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5.4 – Le planimetrie storiche

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Academic year: 2021

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Lo spazio antistante i granai è lasciato al verde e sulla destra del lotto si erge il muro di contenimento del giardino storico, il cui ingresso, ricavato in detto muro, si affaccia proprio sul terreno di pertinenza dei granai.

Fig.21 – Muro di contenimento del giardino

5.4 – Le planimetrie storiche

Al fine di rielaborare i cambiamenti che hanno investito la Fattoria e i granai, è interessante confrontare la descrizione appena fornita dello stato di fatto con alcune planimetrie del complesso datate circa attorno alla metà del XVIII secolo.

Infatti da questo raffronto è possibile sia percepire le differenze di forma e di aspetto dei fabbricati da come erano a come oggi il tempo ce li ha consegnati, sia raccogliere la testimonianza di una cultura che cambia.

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Osservando le piante storiche conservate nell’archivio privato della Fattoria di Nugola, ci accorgiamo ad esempio che la stanza che nel ‘700 era adibita a rimessa, oggi è stata riadattata a officina, oppure la stalla è diventata una falegnameria così come il pollaio e il porcile hanno perso la loro destinazione originaria per lasciare il posto ad altri ambienti misti dal punto di vista funzionale.

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Queste trasformazioni sono il frutto di una società che cambia e si adegua a quello che in chiave moderna è il progresso: se prima l’agricoltura era il motore propulsore dell’economia, oggi passa in secondo piano di fronte all’industria, così come la vita agreste viene sostituita dalla realtà delle città.

Tutto questo per dire che molti edifici che ci sono stati consegnati in eredità dal passato, hanno visto cambiare la propria destinazione d’uso in una nuova, magari diversa, però più attuale e più rispondente alle esigenze del tempo. Questo processo di riattualizzazione ha fatto sì che tali edifici non venissero abbandonati fino ad essere ridotti a ruderi.

Non sempre ciò è stato possibile: ne sono un esempio i granai che una volta persa la loro utilità, sono stati dimenticati: oggi sono soggetti ad un notevole stato di degrado, per cui il recupero sarà più difficile e dispendioso.

Osservando il particolare della veduta dell’abitato di Nugola del 1746, vediamo come inevitabilmente è cambiato pure il paesaggio: strade e abitazioni hanno strappato lo spazio ai campi.

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Ma non è solo il paesaggio a cambiare: rispetto al prospetto e alle piante dell’epoca, vediamo che il corpo aggettante comprendente il porcile, il pollaio e la saletta dei bucati a ovest è stato abbattuto mentre quello ad est è stato rialzato di un piano. Inoltre mancava sia il terrazzo che la torretta colombaia.

Per il resto possiamo affermare che la pianta è rimasta abbastanza fedele al progetto originario.

Confrontando invece le carte storiche dei granai con il rilievo fornito dal Comune di Collesalvetti ci accorgiamo che, in origine, la superficie adibita a granaio era praticamente doppia rispetto a quella rilevata. Il progetto che segue farà riferimento alla pianta del XVIII secolo.

Fig.25 - Pianta dei granai, 1786

5.5 – Interventi previsti

A seguito di un’approfondita analisi rivolta a delineare la realtà dell’abitato di Nugola Nuova con lo scopo di capirne le mancanze

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e le potenzialità e lo stato di fatto degli edifici sottoposti al piano di recupero, la decisione presa è stata quella di adibire la Fattoria ad Accademia della cucina e i granai a pinacoteca civica. Al giardino storico è invece affidato il compito di rimuovere almeno visivamente l’ostacolo posto tra i due edifici rappresentato dalla strada che vi passa nel mezzo.

5.5.1 – L’Accademia della cucina

L'Accademia Italiana della Cucina è nata naturalmente a tavola, come accade spesso per le cose importanti, quando un gruppo di amici, riuniti a cena all'hotel Diana di Milano il 29 luglio del 1953, ascoltarono e condivisero il grido di dolore ”La cucina italiana muore!”, lanciato da Orio Vergani, che per primo percepì il rischio che correva, in un clima di capovolgimento e stravolgimento dei valori tradizionali quale quello degli anni '50, la civiltà della tavola italiana.

Tutti i partecipanti alla cena, personaggi qualificati esponenti della cultura, dell'industria e del giornalismo tra cui ricordiamo lo scrittore Dino Buzzati, l’imprenditore Giannnino Citterio, l’architetto Giò Ponti, decisro di assumere il compito, quasi un obbligo morale, di salvaguardare e di consegnare alle generazioni future i principi del costume gastronomico italiano, che portava e porta con sé la storia, la tradizione, le nuove tendenze, l'identità di un popolo.

Ognuno era motivato dalla passione, dall'esperienza e da una profonda fede nei valori culturali, storici e umani su cui si fondano la civiltà della tavola e la cultura gastronomica di un Paese.

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E da allora, l'attività e la storia dell'Accademia non hanno mai cessato di perseguire e portare avanti, rinnovandoli e adeguandoli all'evoluzione della società e del costume, quei principi che i suoi lungimiranti fondatori avevano individuato come fondamentali da salvaguardare, proteggere e tramandare.

Alla base vi era la convinzione che la cucina non fosse cosa di poco conto, ma degna delle migliori cure da parte di ogni uomo intelligente e colto.

La cucina è infatti una delle espressioni più profonde della cultura di un Paese: è il frutto della storia e della vita dei suoi abitanti, diversa da regione a regione, da città a città, da villaggio a villaggio.

La cucina racconta chi siamo, riscopre le nostre radici, si evolve con noi, ci rappresenta al di là dei confini. La cultura della cucina è anche una delle forme espressive dell'ambiente che ci circonda, insieme al paesaggio, all'arte, a tutto ciò che crea partecipazione della persona in un contesto. È cultura attiva, frutto della tradizione e dell'innovazione e, per questo, da salvaguardare e da tramandare.

Civiltà della tavola vuol dire prima di tutto civiltà e cioè l'insieme di usi e costumi, di stili di vita, di consuetudini e di tradizioni degli uomini che li condividono. E civiltà del gusto, di quel senso preposto al piacere della tavola, quel gusto capace di affinarsi, di perfezionarsi, di riscoprire sapori perduti e di tentare il palato anche con il nuovo, vuol dire l'insieme dei valori che anche attraverso la tavola un popolo si tramanda, rinnovandoli continuamente, e che ne costituiscono l'identità culturale.

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Salvaguardare il gusto, quindi, diventa un elemento essenziale per la difesa non solo della civiltà della tavola, ma dell'identità stessa di un popolo.

L'Accademia è ritenuta unica istituzione intenta, da più di cinquant'anni, a propugnare la preminenza della cultura gastronomica sull'avvilente commercializzazione del cibo e su ogni forma d'ignoranza alimentare, attraverso un'intensa attività culturale condotta e realizzata con grande spirito di servizio, disinteressato ed impegnativo. Questo lungo cammino, percorso in totale autonomia, incurante delle lusinghe e delle sollecitazioni esterne, ha fatto sì che l'Accademia conservasse intatta la propria origine culturale, espressa dai suoi Fondatori, che erano personalità di primo piano nella cultura italiana del tempo.

Nel 2003, il Ministero per le Attività e i Beni culturali ha riconosciuto i meriti culturali, ampiamente documentati, dell'Accademia, conferendole il titolo di "istituzione culturale", ponendola quindi tra le più grandi ed importanti realtà culturali italiane, ricche di glorie passate e presenti, portatrici di esperienza e di saggezza in molti campi della cultura.

Ed è proprio sulla scia di queste considerazioni che nasce l’idea di realizzare un luogo fisico in cui insegnare e divulgare i segreti e le tradizioni della cucina italiana.

5.5.2 – La Fattoria: stato di progetto

Gli interventi possono essere divisi sostanzialmente in tre tipi: il primo è rivolto agli aspetti strutturali, quindi il consolidamento dei muri, dei solai e delle coperture: il secondo cura la ridistribuzione funzionale dei vari ambienti in relazione alla nuova destinazione d’uso; il terzo riguarda le opere di finitura e cioè gli infissi, i pavimenti, la verniciatura….

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Partendo dalla riorganizzazione delle funzioni, possiamo fare una netta distinzione per ogni piano. Infatti nel piano seminterrato sono riunite tutte le attività che hanno prevalentemente una funzione di accoglienza; al primo piano sono concentrate le stanze adibite alla permanenza degli alunni, così come pure nella metà del piano terra, mentre l’altra metà di quest’ultimo è occupata dagli ambienti legati prettamente all’attività dell’Accademia intesa come scuola, quindi aule, sale insegnanti….

Ci accorgiamo che salendo nei vari piani passiamo da una dimensione più pubblica delle attività del seminterrato, a quella più privata delle camere dell’ultimo piano.

Ogni livello è organizzato in modo tale da avere, in posizione abbastanza centrale, una hall attorno alla quale si ridistribuiscono tutti gli altri ambienti.

E’ importante sottolineare che le modifiche apportate sono minime così come si può evincere dallo stato sovrapposto in cui sono evidenziate in giallo le parti demolite e in rosso quelle ricostruite.

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Fig.27 – Pianta piano terra, stato sovrapposto

Fig.28 – Pianta piano primo, stato sovrapposto

L’ingresso principale al piano seminterrato è quello che dà sulla hall, la quale, cingendo le scale su due lati, ha affacci sia sul prospetto nord, sia su quello sud. La prima grossa modifica la incontriamo proprio in questa sala: infatti per ricavare questo ambiente è stata abbattuta la scala originaria per crearne una a due rampe più a destra rispetto a dove era. Questa operazione è

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comunque lecita se consideriamo che la scala esistente non aveva alcun pregio e per di più era difficilmente adattabile per l’abbattimento delle barriere architettoniche. La nuova scala, oltre ad essere di più ampio respiro, ha lo spazio sufficiente per accogliere fra le due rampe il vano ascensore. Dal punto di vista strutturale è stato necessario realizzare due setti in cemento armato per sorreggere il pianerottolo e una delle due rampe, mentre l’altra poggia sul muro portante esistente. Le solette della scala, anch’esse in cemento armato, verranno realizzate in opere e ancorate alla muratura presente per mezzo di barre in acciaio fissate nel muro con delle resine epossidiche a espansione.

Gli altri ingressi sul fronte sud danno uno sulla reception, uno sul corridoio della hall e uno direttamente sulle scale.

Fig.29 – Pianta piano seminterrato, stato di progetto La reception, priva di muri divisori, è concepita come uno spazio libero individuato dal solo bancone. Questa scelta permette alla luce che entra dal portone esterno a vetri di illuminare direttamente la reception e indirettamente gli ambienti retrostanti.

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Un grande arco vetrato introduce nella sala conferenza che può ospitare fino ad un massimo di 42 persone. In fondo alla stanza sono collocati i bagni divisi per uomini e donne.

Alla destra della reception, superato il guardaroba, incontriamo uno spazio adibito per metà alla vendita di prodotti tipici di produzione degli allievi della scuola, e per la restante a uffici racchiusi fra pareti di vetro. Una porta in fondo alla stanza permette di uscire direttamente all’esterno.

Attraversando il disimpegno di fronte alla scala, arriviamo nella mensa avente la duplice funzione di refettorio per gli studenti e ristorante per i visitatori della struttura. Lo spazio è molto ampio e diviso in due porzioni da un’apertura ad arco. Questa sala si collloca ad una quota inferiore rispetto alle altre stanze del piano: il dislivello è superato da quattro scalini che dispongono di un servoscala per i disabili.

La mensa comunica nella parte a sud con una sala degustazione e prima dell’arco una porta immette nella cucina dalla quale vengono servite direttamente le portate.

Sia il refettorio che la sala degustazione hanno due porte a vetri che permettono di raggiungere il giardino antistante.

Gli spazi di pertinenza della cucina, come gli spogliatoi, il magazzino e il locale frigo, restano invece isolati rispetto agli altri e sono comunicanti soltanto con la cucina stessa. Fra l’altro per accedere a questa zona, l’unico ingresso possibile è quello posto sulla facciata a est. Questa scelta oltre a garantire una sorta di compartizione degli ambienti, è dettata dalla possibilità di stoccare i prodotti all’esterno nelle immediate vicinanze: la sosta dei camion è prevista nello spiazzo di fronte al cancello esterno su via

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di Nugola Nuova che si collega al prospetto est per mezzo di una scaletta in pietra di sette gradini.

Infine i locali tecnici trovano sistemazione nelle stanze retrostanti il punto vendita dei prodotti. L’accesso avviene esclusivamente dall’esterno tant’è che per realizzare questa condizione anche per lo spazio dell’autoclave, è stato scavato uno scannafosso: qui è stata ricavata una scala in cemento armato ad un’unica rampa che dalla quota del piano terra, arriva fino al seminterrato. Anche i muri controterra dello scannafosso sono in cemento amato.

Il piano terra invece è destinato ad accogliere per metà gli ambienti relativi alla scuola e le camere degli studenti nell’altra.

Le due parti sono però ben distinte: una porta nel corridoio fra le due aule segna la fine di una e l’inizio dell’altra.

Fig.30 – Pianta piano terra, stato di progetto Il piano è organizzato in modo tale che l’accesso alla scuola possa avvenire direttamente dal piano senza dovere passare necessariamente dal seminterrato.

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Infatti l’ingresso principale su via della Chiesa immette in un atrio dal quale è possibile raggiungere sulla sinistra le aule e sulla destra la biblioteca. Sul fondo si trovano le scale per gli altri piani.

L’atrio, chiuso soltanto su tre lati, risulta uno spazio aperto, quasi come se fosse una “piazza”, che interrompe la linearità del corridoio e dialoga direttamente con gli altri ambienti.

Le aule, che hanno la capienza di 28 posti una e di 26 l’altra, oltre ad avere il tipico arredamento scolastico, accolgono ciascuna un piano cottura ed un lavello per le esercitazioni pratiche in loco. L’aula 2 si affaccia sulla ampia terrazza, la quale è raggiungibile anche dal corridoio adiacente alle scale.

Costeggiando il muro della biblioteca incontriamo la porta che introduce nella sala riunioni: questa comunica con la terrazza tramite una porta finestra e con le scale laterali per mezzo di un ingresso secondario che dà sul pianerottolo di queste.

Giunti qua possiamo dirigersi a destra nella sala relax, mentre a sinistra un disimpegno conduce ai servizi e all’infermeria.

Dalla parte opposta del piano trovano sistemazione le camere degli studenti: la zona dispone di servizi comuni per le 3 camere triple, mentre le due quadruple hanno un piccolo bagno i camera.

L’ultimo piano, fatta eccezione di un piccolo salotto accanto al vano scale, è interamente occupato dalle camere degli studenti: ce ne sono 3 triple, 2 quadruple ed una doppia.

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Fig.31 – Pianta piano primo, stato di progetto

E’ da sottolineare che nella ristrutturazione dell’Accademia è stata posta molta attenzione all’abbattimento delle barriere architettoniche affinché fosse possibile ospitare eventuali disabili e renderli pertanto partecipi di ogni attività che vi si svolge all’interno.

Considerazioni comuni si possono fare indistintamente per tutti e tre i livelli, nella fattispecie per ciò che riguarda gli interventi strutturali e di finitura.

Il consolidamento dei muri si pensa alla realizzazione di un betoncino armato con rete elettrosaldata sulle superfici sia interne che interne delle pareti.

Per i solai, tutti in legno, è possibile conservare le travi esistenti perché in buono stato, mentre è prevista la sostituzione dei travicelli e delle mezzane. Inoltre, essendo cambiata la destinazione d’uso, sono aumentati i carichi, per cui sopra le mezzane è stato previsto il getto di una soletta armata che viene

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ancorata alla muratura per mezzo di barre in acciaio fissate con resine epossidiche ad espansione. Sopra verrà gettata un’altra soletta per l’allettamento dei nuovi impianti.

Per il solaio di terra invece sono stati scelti i cupolex che verranno appoggiati direttamente su uno strato di magrone. Sopra gli igloo verrà gettata una soletta armata con rete elettrosaldata e ancora sopra uno strato per l’allettamento degli impianti.

I tetti invece andranno ricostruiti integralmente: la struttura continuerà ad essere in legno, ordita con terzere e travicelli su travi portanti. Sopra le mezzane è previsto uno strato di calcestruzzo alleggerito sul quale verrà stesa una barriera al vapore e l’isolante per coibentare la copertura. Verrà inoltre mantenuta la disposizione a coppi ed embrici, tipici della casa toscana.

La struttura della copertura verrà lasciata in vista nella maggior parte delle camere, mentre laddove andrà realizzato un controsoffitto, questo sarà fatto con mezzoni e listelli: i primi verrano fissati al muro e i listelli vi saranno chiodati sotto ad un interasse di 50 cm circa in modo da formare una maglia ortogonale. Su questo reticolo si fissa un tessuto continuo di canne schiacciate intrecciate sul quale verrà poi stesa la malta dell’intonaco.

Questa tecnica che ad oggi è un po’ in disuso, rispetta però le soluzioni costruttive passate, tant’è che pure i controsoffitti della Fattoria sono stati così eseguiti come è riscontrabile da uno che ha ormai ceduto.

Per quanto riguarda le opere di finiture, porte e finestre andranno sostituite integralmente con nuovi infissi in legno di colore bianco come quelli originali. In particolare, per i portoni

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esterni del piano seminterrato è stato scelto di utilizzare delle porte a vetri in modo da far filtrare più luce possibile anche negli ambienti retrostanti che si affacciano sul prospetto nord.

Per i pavimenti sarà utilizzato il parquet ovunque fatta eccezione dei bagni, delle camere e della cucina con i relativi ambienti di servizio, in cui sono previsti rivestimenti con mattonelle di ceramica. Per i locali tecnici invece il pavimento sarà realizzato in resina.

L’intonaco esterno verrà verniciato con una tinta giallo-ocra tenue così come era in origine. Anche gli interni saranno tinteggiati dello stesso colore.

All’esterno verrà recuperato il giardino realizzando aiuole e percorsi pedonali. Il percorso delle auto sarà invece individuato da una striscia di mattonelle autobloccanti che dal cancello su via di Nugola Nuova arriverà fino ai posti auto, che in totale sono 9 di cui uno per i portatori di handicap.

La legnaia verrà demolita ed al suo posto verrà messo un gazebo circolare in ferro battuto identico a quello previsto di fronte all’ingresso sul prospetto est.

Questi gazebo richiamano quello presente all’interno del giardino storico: l’intento è infatti quello di creare un collegamento Fig.32 – Particolare della legnaia

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visivo che unisca il giardino della Fattoria con quello storico, in una sorta di continuità di forme, capace di superare la barriere della strada.

5.5.3 - I granai: stato di progetto

L’ intervento sui granai prevede la realizzazione di una pinacoteca.

Poiché la sagoma della struttura non può essere modificata in quanto sottoposto a vincoli, per aumentare l’interpiano interno si è pensato di spostare il piano di calpestio più in basso di 80 cm rispetto alla quota originaria, per di più che i solai di terra andrebbero comunque rifatti.

In questo modo è stato possibile ricavare un secondo piano a differenza dello stato di fatto che presenta un unico livello di 5 m di altezza.

Il nuovo piano è interamente soppalcato; questo perché se così non fosse stato il piano terra sarebbe rimasto buio. Infatti, onde evitare di forare in modo sconsiderato il prospetto, è stato scelto di realizzare un sistema di lucernari in copertura. In questo modo la luce arriva dall’alto e raggiunge gli ambienti del piano terra grazie ai solai dei soppalchi che sono “bucati” in corrispondenza della proiezione dei lucernari.

Lo spazio del piano terra è organizzato nel modo che segue: di fronte all’ingresso è stato mantenuto il vano scale che porta al sotterraneo adibito ad archivio e magazzino e attorno alle scale stesse si sviluppa un ambiente di distribuzione che permette di raggiungere le altre stanze.

Qui, sul fondo, è stata inserita una scala a chiocciola che mette in collegamento il piano soppalcato con quello terra. Sulla destra

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si trovano i servizi, mentre sulla sinistra si incontrano le sale di letture. Queste si affacciano su di un corridoio che taglia trasversalmente l’edificio, toccando tutte le sale presenti.

Fig.33 – Pianta piano seminterrato, stato di progetto

Fig.34 – Pianta piano terra,stato di progetto

Le aule studio sono 4 al terreno e 6 nel soppalco per un totale di 67 posti a sedere. Quelle del primo piano sono molto piccole e i tavoli sono disposti attorno all’”occhio” che da sul piano di sotto.

Il soppalco ricalca completamente il piano terra.

Fig.35 - Pianta piano primo, stato di progetto

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Gli ambienti sono distribuiti in modo tale che l’accessibilità sia garantita al piano terra.

L’annesso in legno all’esterno verrà demolito e al suo posto verrà realizzata una struttura ex-novo in cemento e acciaio che ospiterà una sala conferenze al piano terra e al piano di sopra una sala lettura comunicante con il primo piano della pinacoteca.

Dal punto di vista strutturale sarà necessario consolidare i muri, così come è stato fatto per la Fattoria, con un betoncino armato. I solai del piano terra andranno ricostruito e anche per questi verrà adottata la soluzione con i cupolex su magrone.

La copertura dovrà essere sostituita per di più che è prevista la realizzazione di 6 lucernari prismatici, disposti su due file in corrispondenza delle vecchie bocche di calata del grano, più uno sopra la scala a chiocciola.

Il tetto del corpo nuovo è piano e presenta un lucernario sopra la scala anch’essa a chiocciola. La facciata è articolata da sporgenze in cemento e rientranze in vetro. Ne risulta un ambiente molto luminoso che data la trasparenza di facciata non appesantisce, visivamente parlando, i granai.

I lucernari saranno tutti in allumino e vetro così come gli infissi delle finestrelle che forano il prospetto dei granai.

Il parquet verrà steso ovunque fatta eccezione dei bagni in cui si opterà per delle mattonelle in ceramica.

Le scale a chiocciola avranno struttura in acciaio e pedate in vetro.

L’esterno, così come l’interno, sarà intonacato e verniciato dello stesso colore della Fattoria.

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5.5.4 – Il giardino

Gli interventi sul giardino, il cui stato attuale è stato già descritto al capitolo 3, sono ridotti al minimo: infatti tutto è molto curato ed in ordine.

L’unica modifica è costituita dall’aggiunta di una scala a due rampe rettilinee contrapposte su via della Chiesa.

Questa soluzione oltre a creare un percorso alternativo a quello che prevede l’ingresso dal giardino della pinacoteca, permette di creare un collegamento visivo con la Fattoria della quale riprende, per l’appunto, la forma della scala.

Viceversa, altri rimandi al giardino sono presenti nel verde dell’Accademia: i gazebo, che rappresentano le tappe di un percorso virtuale capace di unire il giardino alla Fattoria.

Inoltre su via della Chiesa sono stati inseriti dei posti auto che costeggiano il muro di contenimento del giardino.

5.6 – Stima del costo globale

Il Costo globale è dato dalla somma dei Costi di produzione più quelli di gestione.

I Costi di produzione comprendono quelli di progettazione, di acquisizione dei terreni e di costruzione veri e propri, mentre i Costi di gestione si riferiscono agli interventi necessari durante il ciclo di vita utile dell’edificio e includono le spese per il riscaldamento e la manutenzione degli impianti, le spese per la pulizia ordinaria e di fine anno e le spese per l’energia elettrica.

La formula che permette il calcolo del Costo globale è la seguente:

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dove: Cg, costo globale;

Cp, Costo di produzione; Cge, Costo di gestione;

n, durata del ciclo di vita dell’edificio stimata in anni f = ( 1 + T ) / ( 1+ t ), fattore di attualizzazione dei costi.

T, tasso medio dei costi differiti, diverso in realtà per ogni categoria di opere;

t, tasso di remunerazione del capitale.

Un altro fattore economico da considerare è il Costo finale che comprende tutte le spese da sostenere al termine del ciclo di vita utile dell’opera, ricordando che per ciclo di vita utile si intende il periodo di vita noto o ipotizzato in cui un’entità sottoposta ad una certa manutenzione, si presenta in grado di corrispondere alle funzioni con le previste prestazioni per le quali è stata programmata.

Spesso si parla pure di valore residuo del manufatto per cui si detrae dagli altri costi.

Alla luce di quanto specificato, l’espressione del Costo globale diventa:

Cg = Cp + Cge * n * f + Cf * f dove: Cg, costo globale;

Cp, Costo di produzione; Cge, Costo di gestione; Cf, Costo di produzione;

n, durata del ciclo di vita dell’edificio stimata in anni f, fattore di attualizzazione dei costi.

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Durante la fase di programmazione si dovrà quindi cercare di minimizzare i costi di globali e non solo i costi di produzione.

In base a ciò è possibile comprendere come è possibile operare scelte in cui i costi di produzione sono elevati ma garantiscono un risparmio sui costi di gestione nel ciclo di vita o portano comunque ad una riduzione sensibile del costo finale con minori oneri per la demolizione o il cambio di destinazione d’uso.

Il calcolo del costo globale nel caso specifico del lavoro svolto, non era oggetto di studio; tuttavia viene fornita una stima approssimata del costo globale per avere un’idea della portata dell’intervento.

Orientativamente si prevede di spendere circa 2500 €/mq, quindi:

1. Fattoria

superficie lorda piano seminterrato = 762 mq superficie lorda piano terra = 741 mq

superficie lorda piano primo = 381 mq 2. Granai

superficie piano terra = 276 mq

superficie piano soppalcato = 226 mq

Superficie totale = 2386 mq Costo totale = 5965000 €

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