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CAPITOLO 5 : DISCUSSIONE E CONCLUSIONI

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Academic year: 2021

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CAPITOLO 5 : DISCUSSIONE E CONCLUSIONI

Dai risultati del presente lavoro il popolamento coralligeno livornese studiato rivela una notevole complessità e un’elevata biodiversità, con una media di 34 specie per campione e un buon sviluppo degli strati vegetazionali.

Questo risultato è in accordo con i precedenti studi effettuati nella stessa zona (Piazzi et al. 2004) ed in altre aree del Mediterraneo e conferma l’elevato valore ecologico attribuito a questo ecosistema (Laborel 1961, Hong 1982, Bianchi 2001).

Dal punto di vista floristico la maggior parte delle alghe trovate sono tipiche di questa comunità. (Boudouresque 1973, 1984, Piazzi et al. 2004).

Sono state evidenziate differenze significative nella distribuzione e nell’abbondanza delle macroalghe presenti alle due profondità studiate, nonostante il ridotto dislivello batimetrico, come già messo in evidenza dallo studio di Balata et al. (2006), che comprendeva la componente animale, effettuato nello stesso tratto di mare a profondità paragonabili, ma su substrato verticale e con campionamento fotografico.

Differenze tra popolamenti coralligeni superficiali e profondi sono state messe in evidenza anche da Ballesteros (2006) in un lavoro descrittivo che sintetizza le attuali conoscenze sul coralligeno Mediterraneo.

Queste differenze sono dovute sia a differenze qualitative della composizione specifica, sia a differenze quantitative nell’abbondanza delle specie. Nei siti più profondi la riduzione delle specie erette e del feltro è in accordo con quanto osservato nel lavoro già citato di Balata et al. (2006).

Anche il ricoprimento totale algale diminuisce all’aumentare della profondità, in accordo con numerosi studi che attribuiscono all’irraggiamento un ruolo preminente in questo fenomeno (Schiel e Foster 1986, Irving e Connell 2002); infatti l’ombreggiamento

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40 inibisce lo sviluppo delle alghe (Balata 2005), probabilmente a causa della diminuzione dell’attività fotosintetica (Levring 1966, Glasby 1999).

Il numero totale di specie osservato in questo studio è più basso rispetto a quello di altri popolamenti macroalgali profondi studiati nel nord-ovest del Mediterraneo (Piazzi et al 1999, Boudouresque 1973).

Questo aspetto potrebbe essere legato, soprattutto nei campioni più superficiali (25 m), allo sviluppo del feltro.

Le specie algali del feltro sono considerate più resistenti alla sedimentazione ed alla torbidità dell’acqua rispetto alle specie erette ed incrostanti (Gorgula e Connell 2004, Balata et al 2005), e più efficienti nel colonizzare il substrato, dal momento che si diffondono soprattutto vegetativamente e non con le spore (Kendrick 1991, Airoldi e Virgilio 1998, Airoldi 2000).,

L’area di studio secondo indagini effettuate in passato è interessata da un’elevata sedimentazione, che si intensifica nei periodi autunnali e invernali per l’aumento delle piogge e dell’idrodinamismo (Airoldi et al. 1996).

La specie più diffusa ed abbondante del feltro è rappresentata in questo studio da una specie recentemente introdotta insieme ad Acrothamnion preissii che però nei siti studiati è diffusa ma con scarso ricoprimento. Womerseiella setacea è presente con valori di abbondanza inferiori a quelli osservati in popolazioni più superficiali (Airoldi et al 1995, Piazzi e Cinelli 2001).

Le specie che formano il feltro sembra che abbiano causato una riduzione della biodiversità nei popolamenti subtidali rocciosi più superficiali e nelle praterie di Posidonia oceanica del Mar Mediterraneo (Airoldi et al. 1995, Piazzi e Cinelli 2000).

Dal momento che sedimentazione e abbondanza del feltro sembrano direttamente collegati (Airoldi et al. 1996), un aumento della sedimentazione potrebbe rappresentare un pericolo per la biodiversità del coralligeno mediterraneo.

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41 L’inclinazione del substrato non sembra modificare, alle due profondità considerate nel presente lavoro, l’andamento qualitativo e quantitativo degli strati vegetazionali che si rivela analogo a quello osservato a profondità paragonabili, ma su substrato verticale nella stessa area di studio (Balata et al 2006), sebbene il substrato orizzontale sia considerato più interessato alla deposizione di sedimento e quindi al seppellimento (Piazzi et al 2002). I risultati di questo studio inoltre suggeriscono che i popolamenti coralligeni presentano una maggiore variabilità a piccola scala spaziale tra campioni, evidenziata dagli elevati valori di Error Standard che presentano le medie per sito di numerose delle variabili considerate e quindi confermano i risultati di studi precedenti (Ferdeghini et al. 2000, Balata et al. 2005).

Nei popolamenti coralligeni infatti gli organismi costruttori creano una elevata eterogeneità topografica alla scala di centimetri, che influenza il reclutamento degli organismi (larve e spore) creando microhabitat con differenti condizioni fisiche, come irraggiamento, flusso dell’acqua, sedimentazione e con differenti interazioni biotiche (Abbiati et al. 1996, Cocito et al. 2002) .

In conclusione il presente studio ha messo in evidenza come la componente macroalgale dei popolamenti coralligeni del litorale livornese sia qualitativamente e quantitativamente diversa alle due profondità considerate.

Sono comunque necessari ulteriori ricerche per valutare se questo andamento è presente anche in acque con un livello di sedimentazione minore.

A tal fine sarebbe auspicabile approfondire le conoscenze sulla variabilità spaziale di questi popolamenti utilizzando disegni di campionamento più complessi, seguendo l’approccio già usato in habitat del Mediterraneo più accessibili (Benedetti-Cecchi 2001, Fraschetti et al 2005).

L’approfondimento di queste problematiche si può inserire inoltre nel monitoraggio delle componenti fondamentali del sistema litorale attualmente previsto da una direttiva

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42 europea entrata in vigore nel 2000, con la quale gli stati europei si impegnano ad affrontare i problemi della salvaguardia e della tutela degli ambienti acquatici (European Water Framework, WFD, 2000/60/EC).

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