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5 - Il modello organizzativo e gestionale di riferimento

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Academic year: 2021

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5 - Il modello organizzativo e gestionale di

riferimento

5.1 “chi fa e chi fa cosa”.

La messa in atto del modello organizzativo e gestionale del progetto che viene preso in considerazione in questa tesi, anche se nella fase iniziale della sua attuazione prevede delle proporzioni modeste proprio per non cadere in errori gestionali che potrebbero far eclissare l’impianto già nella sua fase di creazione, non può che essere attuato da una cooperativa sociale. La scelta di una figura no profit non è solo di ordine etico, ma è una scelta praticamente obbligata: il terreno sul quale mettere in atto la “city farm” dovrà essere messo a disposizione di un soggetto terzo, da parte dell’ente proprietario, per motivi legati ad aspetti logistici, assicurativi e gestionali. Infatti l’Azienda Sanitaria Locale non potrebbe garantire continuità gestionale e organizzativa per la conduzione di una “fattoria” anche se di minute dimensioni e per aspetti terapeutici. Inoltre, i soggetti a bassa contrattualità che escono da un percorso terapeutico di carattere psichiatrico, hanno bisogno di essere gradualmente reinseriti nel mondo del lavoro, tramite organismi che sappiano valorizzarne capacità e attitudini.

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5.2 descrizione dello spazio disponibile.

Sin dai primi momenti dell’apertura del Centro di Igiene Mentale (C.I.M.) fu allestito in via provvisoria e in modo precario, uno spazio per la pratica di attività all’aperto, ovvero pratica di orticoltura e piccolo allevamento di animali da cortile (pollaio).

Figura9, l'appezzamento da destinare alla coltivazione

Questo piccolo appezzamento di terreno di circa 1000 m2

che si trova fra la via Guerrazzi e il lato nord della tabaccaia, è stato condotto fino ad ora, con libero spirito di iniziativa da parte degli animatori del centro C.I.M., ma senza finalizzare l’utilizzo di quest’area utile ai fini terapeutici e trattamentali, secondo un programma coordinato.

Considerata la storica vocazione agricola della ex Fattoria della Badia e gli indiscussi benefici terapeutici legati alla

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pratica di attività all’aperto ed in particolare di attività volte alla coltivazione di piante eduli, è parso spontaneo, proporre di realizzare una attività concreta e ben organizzata, secondo uno schema di “city farm”, per usare un lessico importato da quei paesi che ormai da decenni adottano queste metodiche per la riabilitazione sociale di soggetti affetti da disagio psichico, proprio nello spazio che spontaneamente era stato destinato ad attività di orticoltura.

Come meglio evidenziato dalla cartografia allegata in appendice, il lotto di terreno da progettare, corrisponde alle particelle catastali n° 640 e 642 del foglio di mappa 16, relativo al patrimonio fondiario del Centro. Complessivamente si tratta di circa (7000 m2) sui quali

realizzare:

1. un’area funzionale da destinare ad attività ludiche e ricreazionali,

2. un’area per la coltivazione di specie aromatiche e orticole protette sotto tunnel freddo,

3. un’area per la coltivazione di specie orticole locali, stagionali, in pieno campo,

4. costituire un filare di viti di uva da tavola di antiche cultivar locali o toscane.

5. Acquisire una dotazione di attrezzature per la lavorazione del terreno (almeno un motocoltivatore e altri attrezzi manuali),

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6. approntare un locale per il primo stoccaggio dei prodotti da avviare alla commercializzazione, organizzata o ai Gruppi di acquisto.

È in questo contesto spaziale che si vorrebbe avviare, in concreto, un programma per il reinserimento lavorativo di soggetti che altrimenti avrebbero poche opportunità di riavviarsi verso un percorso lavorativo e di inclusione sociale.

Per questo scopo, l’individuazione della COOPERATIVA SOCIALE PEGASO, sembra essere la scelta inopinabile, considerato che questa stringe rapporti strettissimi col centro C.I.M. della Badia, inserendo nel mondo lavorativo proprio quei soggetti che hanno ricevuto percorsi terapeutici di ordine psichiatrico.

La Cooperativa sociale Pegaso venne costituita ed Empoli il 12 maggio 2000, con sede in via Sottopoggio per San Donato, n°171.

Gli scopi che la cooperativa intende conseguire, senza fini di lucro, sono eminentemente sociali ed ispirati ai principi della mutualità e della solidarietà. Promozione alla vita attiva e reinserimento nel mondo della produzione e del lavoro di persone svantaggiate con riferimento al disagio psichico.

Ai sensi dell’articolo 4 della Legge 381/1991 le persone svantaggiate, di cui al comma 1 dello stesso articolo, devono costituire almeno il 30% dei lavoratori della cooperativa e compatibilmente con il loro stato soggettivo, essere soci della cooperativa stessa.

Per statuto la cooperativa realizza i propri scopi sociali attraverso lo svolgimento, da parte dei soci, di attività agricole, industriali, commerciali e di servizi.

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Dopo l’atto costitutivo la “Pegaso”, inizia concretamente la sua attività di lavoro nel giugno del 2002, con il Comune di Montelupo Fiorentino, che le affida lavori di pulizia dei locali del Museo archeologico e della ceramica, della Fondazione museo e della biblioteca Nautilus.

Sempre nel 2002 viene stretto un altro rapporto di lavoro con la società Acque spa e Acque industriali, per il

prelevamento e trasporto di campioni di acqua potabile ai laboratori di analisi.

Nel giugno del 2003 inizia il rapporto di collaborazione con il Comune di San Miniato per la manutenzione di aree verdi.

Nel 2004, viene affidato alla cooperativa, da parte di

Pubbliservizi spa, il servizio di posta interno, tra le sedi di Empoli, Pistoia e Pisa.

Nel 2005 il Comune di Certaldo, le affida lavori di piccola manutenzione e pulizia di alcune aree verdi pubbliche. L’attuazione per la realizzazione di una piccola fattoria sociale, (o city farm), parte da una fase preliminare di rilevamento e analisi di altre realtà già esistenti. Grazie all’ARSIA (Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione in Agricoltura) Toscana, che ha avviato da tempo iniziative volte a far conoscere consolidare le pratiche di agricoltura sociale e l’inserimento delle risorse disponibili nelle realtà agricole nelle reti di protezione sociale, in attuazione, anche, del programma della Regione Toscana, che prevede programmi volti a rafforzare la coesione sociale, la cultura e la qualità della vita nel territorio regionale. Altro obiettivo delle politiche regionali è rappresentato dalle dallo sviluppo sostenibile, sotto il profilo ambientale, territoriale e sociale. In questo contesto sembra si possano collocare azioni, quali il progetto che stiamo discutendo, volte a consolidare un sistema di welfare capace di contemplare l’insieme dei

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diritti sociali di persone che per diversi motivi, presentano difficoltà ad esercitare il diritto all’integrazione sociale.

Le numerose iniziative presenti in toscana, che di solito non hanno mai una degna visibilità, richiedono la necessità di affrontare con maggior attenzione alcuni aspetti tra cui:

 consolidamento di evidenze scientifiche sull’efficacia di pratiche di agricoltura di tipo “sociale”

 definizione di reticoli organizzativi per favorire l’affermazione di pratiche agricole in specifici contesti territoriali

 l’individuazione di strumenti procedurali capaci di consolidare le pratiche di agricoltura sociale.

In questo ambito l’ARSIA, si è fatta promotrice del progetto regionale per consolidare le singole esperienze con la creazione di un sistema denso di relazioni e raggiungere in

questo modo due fondamentali obiettivi:

1. lotta all’esclusione sociale di soggetti appartenenti a fasce deboli,

2. sostegno e diffusione di funzioni extra-produttive dell’agricoltura.

A questo punto entra in gioco anche un soggetto preposto agli aspetti specifici della ricerca scientifica, pilastro fondamentale dell’attuazione del modello che possa rappresentare la chiave per l’attuazione di concrete realtà locali: il Centro Interdipartimentale di Ricerche Agro-Ambientali dell’Università di Pisa con sede a San Piero a Grado.

Il gruppo di ricerca, guidato dal Prof Di Iacovo, mira a verificare sul piano scientifico, l’efficacia di pratiche di

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agricoltura sociale, promuovendo la formazione di competenze interdisciplinari nel campo della progettazione sociale al fine di valorizzare le risorse dell’agricoltura, rendere trasferibili pratiche di agricoltura sociale consolidate, promuovendone la diffusione di conoscenze nelle reti di protezione sociale.

In questa direzione il progetto tende alla sperimentazione di iniziative di sostegno e rafforzamento dei soggetti che operano nel quadro dell’inclusione sociale e intende contribuire al rafforzamento istituzionale dei soggetti operanti nella società civile.

La progettazione di una piccola fattoria a carattere sociale (o city farm) da realizzarsi sui terreni di proprietà della AUSL 11, proprio su quelle terre che furono della ex Fattoria della Badia, (ora centro CIM) grazie all’operatività della Cooperativa Sociale Pegaso, rientra nel programma di supporto per azioni di formazione e informazione del progetto del centro CIRAA dell’Università di Pisa.

5.3 Tappe fondamentali per l’attuazione del progetto. Stabilito che la Cooperativa Pegaso rappresenta il soggetto che si è fatto promotore per la realizzazione di questa iniziativa e che si farà carico degli aspetti gestionali e organizzativi, il percorso dovrà articolarsi secondo i seguenti punti:

1. acquisizione del terreno e del locale da adibire a magazzino, con regolare contratto di comodato o affitto,

2. individuazione dei soggetti (abile e disabili) da destinare alla realizzazione del presente progetto

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3. reperimento del materiale vegetale (semi e piante) per le coltivazioni, da reperire presso vivai specializzati nella moltiplicazione di antiche varietà e cultivar locali, 4. realizzazione dello spazio ludico-ricreazionale

individuato in un’area non interessata dalle coltivazioni,

5. acquisto e costruzione di strutture e attrezzature per la coltivazione e protezione delle colture (tunnel),

6. individuazione delle modalità di approvvigionamento idrico: pozzo o cisterna di raccolta,

7. fase di coltivazione e raccolta prodotti ottenuti con metodi di agricoltura integrata, e successivamente con metodi biologici.

1. commercializzazione dei prodotti attraverso la vendita diretta in fattoria, tramite i Gruppi di Acquisto Solidale o anche tramite strutture commerciali negli appositi spazi dedicati a questo tipo di produzioni.

5.4 Descrizione dei punti:

1. dopo gli adempimenti di carattere amministrativo per l’acquisizione dell’area, si dovrà procedere ai lavori preliminari per la messa a coltura dei terreni che attualmente non sono coltivati da alcuni anni e presentano una ricca flora infestante rappresentata quasi esclusivamente da Artemisia (Artemisia vulgaris) . dovrà essere valutata la fertilità del suolo tramite lo scrining dei parametri fondamentali e se il caso attuare gli opportuni ammendamenti in funzione delle colture che saranno messe in campo.

2. la cooperativa, soggetto attuatore del progetto, individuerà nel proprio organico il personale da

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destinare alla conduzione delle attività agricole, con l’obiettivo finale di coinvolgere nelle fasi di lavoro i soggetti con bisogni inclusivi. La vicinanza col centro CIM, faciliterà l’inserimento di persone che dopo aver superato la fase terapeutico-trattamentale, il personale medico riterrà idonee alle pratiche terapeutico-riabilitative tramite l’affidamento alla Cooperativa Pegaso.

3. l’indirizzo colturale prevede la coltivazione di specie orticole, preferibilmente di varietà o cultivar locali, sia per la spiccata adattabilità alle condizioni ecologiche del posto di coltivazione, sia per la maggior resistenza ad attacchi parassitari e fitopatologici, oltre che per motivare il lavoro di coltivazione che non vuole entrare in competizione con altre realtà imprenditoriali,

4. la realizzazione di uno spazio ricreazionale si rende fondamentale per consentire la fruizione della “fattoria”, anche solo a livello visivo, da parte di coloro che non possono dedicarsi attivamente alle fasi di lavoro, oltre che per gli ospiti che avranno l’opportunità di visitare il centro CIM, che avranno così uno spazio nel quale vivere dei momenti all’aria aperta. Da un punto di vista architettonico, lo spazio ludico potrebbe essere strutturato realizzando cinque zone tematiche che si rifanno ai concetti della biodanza (attività svolta nel centro CIM tali concetti sono: vitalità, sessualità, creatività, affettività, trascendenza (ovvero il sentirsi tutt’uno con l’universo esteriore). Ogni zona esprimerà un concetto per mezzo dell’uso di opportune specie vegetali ornamentali che sappiamo evocare, tramite una lettura di tipo sensoriale, i cinque concetti alla base della riscoperta di se stessi,

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5. sul terreno opportunamente reso idoneo alla coltivazione ed eliminata la presenza di specie infestanti, saranno realizzate le strutture per la protezione delle piante, costituite da 2 tunnel con intelaiatura metallica e coperti con film plastici, della dimensione, ognuno, di metri 6 di larghezza e metri 60 di lunghezza; entro queste strutture saranno protette le colture orticole tardive, al fine di ottenere il ciclo produttivo il più lungo possibile. Un’area delle dimensioni di metri 60 x 15, da adibire alla coltivazione di specie orticole in pieno campo. Una piccola area di circa 500 metri quadrati per l’allevamento di animali da cortile.

La scelta delle varietà orticole sarà attuata per ottenere una certa variabilità nell’offerta commerciale dei prodotti privilegiando la coltivazione delle cultivar locali.

6. sarà trovato il modo per poter irrigare le colture, tramite la perforazione di un pozzo o la realizzazione di un bacino per l’accumulo di acqua da destinare all’irrigazione.

7. il metodo per la coltivazione dovrà evitare, per quanto possibile, l’uso di prodotti di sintesi per la concimazione e la difesa delle colture, soprattutto per scongiurare pericoli derivanti dalla manipolazione di sostanze pericolose, da parte di personale che non sempre avrà le competenze tecniche a tali utilizzazioni. 8. a maturazione raggiunta i prodotti verranno raccolti e

dopo una prima selezione operata in un idoneo locale da adibire a tale funzione, i prodotti verranno stoccati e avviati alla commercializzazione. Al momento non è dato sapere con precisione quale sarà la procedura che verrà seguita, ma le scelte più praticabili, almeno

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inizialmente, saranno quelle di vendere direttamente in azienda i prodotti o affidarsi alla rete di gruppi di acquisto, che hanno già manifestato un certo interesse per il progetto.

Cosa sono i Gruppi di Acquisto Solidale (G.A.S.)?

Un gruppo d’acquisto e' formato da un insieme di persone che decidono di incontrarsi per acquistare all’ingrosso prodotti alimentari o di uso comune, da ridistribuire tra loro.

Si ma... perché si chiama solidale?

Un gruppo d’acquisto diventa solidale nel momento in cui decide di utilizzare il concetto di solidarieta' come criterio guida nella scelta dei prodotti. Solidarieta' che parte dai membri del gruppo e si estende ai piccoli produttori che forniscono i prodotti, al rispetto

dell’ambiente, ai popoli del sud del mondo e a colore che - a causa della ingiusta ripartizione delle ricchezze - subiscono le conseguenze inique di questo modello di sviluppo.

Perché nasce una G.A.S.?

Ogni GAS nasce per motivazioni proprie, spesso però alla base vi è una critica profonda verso il modello di consumo e di economia globale ora imperante, insieme alla ricerca di una alternativa praticabile da subito. Il gruppo aiuta a non sentirsi soli nella propria critica al consumismo, a scambiarsi esperienze ed appoggio, a verificare le proprie scelte.

Come nasce un G.A.S.?

Uno comincia a parlare dell’idea degli acquisti collettivi nel proprio giro di amici, e se trova altri interessati si forma il gruppo. Insieme ci si occupa di ricercare nella zona piccoli produttori rispettosi dell’uomo e

dell’ambiente, di raccogliere gli ordini tra chi aderisce, di acquistare i prodotti e distribuirli... e si parte!

Criteri solidali per la scelta dei prodotti

I gruppi cercano prodotti provenienti da piccoli

produttori locali per avere la possibilita' di conoscerli

direttamente e per ridurre l’inquinamento e lo spreco di energia derivanti dal trasporto. Inoltre si cercano

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prodotti biologici o ecologici che siano stati realizzati

rispettando le condizioni di lavoro.

Una rete

I gruppi di acquisto sono collegati fra di loro in una rete che serve ad aiutarli e a diffondere questa esperienza attraverso lo scambio di informazioni. Attualmente in Italia sono censiti un centinaio di GAS.

Di seguito viene illustrato come dovrebbe essere

organizzato il modello di gestione, ovvero come si ritiene di realizzare la produzione orticola da destinare alla vendita e realizzare così un bilancio economico, il cui utile andrà a costituire la remunerazione degli addetti a questa attività.

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SCHEMA DEL MODELLO DI PRODUZIONE

Obiettivo principale: ottenere un cesto di prodotti orticoli da commercializzare.

Coltivazione di colture orticole, nella misura per poter garantire un minimo ventaglio di assortimento commerciale.

Mantenere l’assortimento dei prodotti per un periodo, il più lungo possibile (almeno 20 settimane)

Scelta delle specie e cultivar più idoneo a raggiungere questo obiettivo.

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5.5 Individuazione delle specie e cultivar

Il paniere di ortaggi sarà costituito dai prodotti ottenuti dalla coltivazione delle piante ortive, ed avranno una spiccata stagionalità, al fine di ottenere frutti di elevate caratteristiche organolettiche, l’assenza o il minimo ricorso ad imput energetici per la forzatura delle coltivazioni e mantenere un alto livello di genuinità.

Ogni paniere dovrà avere un peso complessivo non inferiore ai 10 Kg, garantendo così per intero il fabbisogno settimanale per una famiglia di 4 persone adulte. I panieri dovrebbero essere pronti per la commercializzazione dalla metà di giugno fino alla metà di novembre (circa 20 settimane).

Indicativamente la composizione commerciale “tipo” dei panieri dovrà essere costituita da:

1. un mazzetto di basilico 2. un mazzetto di prezzemolo

3. un mazzo di aromatiche (salvia e rosmarino) 4. 1 kg di cetrioli

5. 1 kg di cipolle (bianche e/o rosse) 6. 4 cespi di insalata

7. 1 kg di melanzane 8. 1 kg di peperoni

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9. 3 kg di pomodori 10.2 kg di zucchini

I clienti dovranno trovare, oltre la convenienza in termini di qualità dei prodotti acquistati, anche la convenienza economica, rispetto agli acquisti nei centri commerciali o mercati rionali, considerando che la produzione viene loro consegnata fino al domicilio, e non sopporta circoli viziosi di distribuzione, i frutti dell’orto, giunti a idoneo punto di maturazione verranno raccolti e subito consegnati, garantendo ai clienti prodotti freschi e di costo contenuto, vista la cortissima filiera di distribuzione, dal produttore al consumatore finale.

Il costo indicativo per ogni paniere non dovrà superare i 15,00 - 16,00 €, facendo pagare la produzione ad un costo medio di 1,50 -1,60 € al kg.

5.6 Indicazione del fabbisogno di lavoro

L’obiettivo di raggiungere la produzione di prodotti orticoli per il confezionamento dei cesti da distribuire ai gruppi di acquisto, potrà essere conseguito attraverso l’impiego di due soggetti svantaggiati e un soggetto abile.

Il soggetto abile avrà la funzione di coordinare i lavori e di eseguire le lavorazioni che i soggetti disabili non potranno svolgere a causa di vari problemi che potrebbero nascere, legati alle loro condizioni fisiche.

Ipotizzando una rete di 34 gruppi di acquisto, la produzione da garantire per 20 settimane, dovrebbe

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essere di 6800 Kg di produzione complessiva che venduta ad un prezzo di € 1,50 al Kg (€ 15,00 per una cassetta di complessivi Kg 10 di prodotti assortiti come già detto) determinano un ricavo di € 10.200,00; tale cifra è sufficiente per far fronte al pagamento dei compensi di un soggetto abile e due disabili, impiegati part-time, per tre ore giornaliere per quattro giorni alla settimana e per complessive trenta settimane.

unità costo orario costo settimanale costo 30 settimane

soggetto abile 1 10,00 120,00 3600,00

soggetto disabile 2 9,00 108,00 3240,00

totali 3 28,00 336,00 10080,00

Tabella costi delle persone in €

Tab. I individuazione del fabbisogno finanziario per la copertura dei compensi

Figura

Tabella costi delle persone in €

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