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Traduzione C-311/19-1. Causa C-311/19. Domanda di pronuncia pregiudiziale. Nejvyšší správní soud (Repubblica ceca)

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Traduzione C-311/19 - 1 Causa C-311/19

Domanda di pronuncia pregiudiziale Data di deposito:

16 aprile 2019 Giudice del rinvio:

Nejvyšší správní soud (Repubblica ceca) Data della decisione di rinvio:

21 marzo 2019 Ricorrente per cassazione:

BONVER WIN, a. s.

Resistente:

Ministerstvo financí

[OMISSIS]

ORDINANZA

Il Nejvyšší správní soud (Corte suprema amministrativa, Repubblica ceca) [OMISSIS] [composizione della Sezione ampliata], nella causa tra la ricorrente:

BONVER WIN, a.s., con sede [OMISSIS] Ostrava [(Repubblica Ceca)], [OMISSIS], e il resistente: Ministerstvo financí (Ministero delle Finanze, Repubblica ceca), con sede [OMISSIS] Praga 1 [(Repubblica Ceca)], contro la decisione del Ministro delle Finanze del 22 luglio 2014 [OMISSIS], nel procedimento per cassazione promosso dalla ricorrente contro la sentenza del Městský soud v Praze (Corte regionale di Praga capitale, Repubblica ceca) del 15 giugno 2016, [OMISSIS]

ha così deciso:

I. Sono sottoposte alla Corte di giustizia dell’Unione europea le seguenti questioni pregiudiziali:

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1 Se, per il solo fatto che una parte della clientela di un prestatore di un servizio interessato da una normativa nazionale – (regolamento comunale di portata generale) che vieta un determinato servizio in una parte di un comune, – possa provenire o provenga da un altro Stato membro dell’Unione europea, gli articoli 56 e seguenti del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea trovino applicazione riguardo alla suddetta normativa.

In caso di risposta affermativa, se ai fini dell’applicabilità dell’articolo 56 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea sia sufficiente una mera affermazione riguardante la possibile presenza di clienti di un altro Stato membro dell’Unione europea o se il prestatore abbia l’obbligo di dimostrare l’effettiva prestazione dei servizi nei confronti di clienti provenienti da altri Stati membri.

2 Se ai fini della risposta alla prima questione pregiudiziale abbia una qualsivoglia rilevanza che:

a) la potenziale limitazione della libera prestazione di servizi sia significativamente limitata, tanto sotto il profilo geografico, quanto sotto il profilo sostanziale (eventuale applicabilità dell’eccezione de minimis);

b) non sia evidente che la normativa nazionale disciplini in maniera diversa, in fatto o in diritto, da un lato, la posizione dei soggetti che prestano servizi soprattutto a cittadini di altri Stati membri dell’Unione europea e, d’altro lato, dei soggetti che si rivolgono alla clientela nazionale.

II [OMISSIS] [aspetti procedurali di diritto interno]

Motivazione:

I. Oggetto del procedimento

[1] La ricorrente (in prosieguo: la «ricorrente per cassazione») è una società commerciale ceca che, sulla base di un’autorizzazione del resistente, Ministero delle finanze, gestiva nel Comune di Děčín giochi con scommessa. [Or. 2]

[2] Con il regolamento di portata generale [OMISSIS] del Comune di Děčín n.

3/2013, sulla regolamentazione della gestione di giochi con scommessa, delle lotterie e di altri giochi simili (vyhláška města Děčín č. 3/2013, o regulaci provozování sázkových her) è stata vietata, in tutto il territorio del Comune di Děčín, l’organizzazione dei giochi con scommessa, delle lotterie e di altri giochi simili di cui alla legge n. 202/1990 sulle lotterie e altri giochi simili (zákon č.

202/1990 Sb., o loteriích a jiných podobných hrách; in prosieguo: la «legge sulle lotterie»), eccezion fatta per i casinò situati nelle località elencate nell’allegato n.

1 del suddetto regolamento. Per effetto del regolamento, quindi, l’autorizzazione

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concessa ai gestori delle lotterie e dei giochi con scommessa è diventata incompatibile con la normativa, nel caso in cui i locali degli loro gestori fossero situati in uno degli indirizzi elencati nell’allegato del regolamento di portata generale.

[3] Con la decisione del 22 ottobre 2013, il resistente, in forza dell’articolo 43, paragrafo 1, della legge sulle lotterie, ha annullato l’autorizzazione, concessa alla ricorrente per cassazione, ad organizzare giochi con scommessa presso l’indirizzo Kamenická 657/155, Děčín. Esso ha osservato, nella motivazione, che tale autorizzazione era incompatibile con il regolamento di portata generale n. 3/2013 del Comune di Děčín. Contro tale decisione del resistente, la ricorrente per cassazione ha proposto un ricorso in opposizione che è stato respinto con decisione del Ministero delle finanze del 22 giugno 2014.

[4] La ricorrente per cassazione ha impugnato detta decisione con un ricorso che è stato respinto dal Městský soud v Praze (Corte regionale di Praga capitale, Repubblica ceca). Nella motivazione della sentenza, il giudice ha, tra l'altro, respinto l’obiezione di contrasto del diritto nazionale col diritto dell’Unione europea. Il diritto dell’Unione europea non si applicherebbe alla presente fattispecie poiché la ricorrente per cassazione non è un soggetto che si è avvalso della libera prestazione dei servizi nel caso di specie.

[5] La ricorrente per cassazione ha proposto ricorso per cassazione avverso la sentenza del Městský soud v Praze dinanzi al Nejvyšší správní soud (Corte suprema amministrativa, Repubblica ceca). Nel ricorso per cassazione la ricorrente critica il Městský soud, sostenendo che, non avendo applicato il diritto dell’Unione europea, esso aveva commesso un errore. A suo parere, le disposizioni del regolamento di portata generale n. 3/2013 del Comune di Děčín e della legge sulle lotterie (in particolare l'articolo 43, paragrafo 1, in combinato disposto con l’articolo 50, paragrafo 4) sono contrarie al diritto dell’Unione europea. La ricorrente per cassazione ha fatto riferimento, in particolare, alla sentenza della Corte di giustizia Berlington Hungary e a., C-98/14, secondo la quale le misure degli Stati membri, adottate in merito alla restrizione dell’organizzazione di lotterie nei loro territori, devono rispondere ai criteri di proporzionalità che sono stati definiti dalla Corte nel punto 92 della citata sentenza. La regolamentazione delle lotterie nella Repubblica ceca non soddisferebbe tali criteri. La regolamentazione nazionale delle lotterie non è né sistematica né coerente, in quanto consente ai comuni, nell’emanare i regolamenti di portata generale, di procedere in modo totalmente arbitrario senza fissare loro alcuna regola o limite.

[6] Facendo riferimento ai punti 25 e 26 della sentenza della Corte nella causa Berlington Hungary la ricorrente per cassazione ha sottolineato che una «parte della clientela», che frequentava i locali con i servizi di lotteria a Děčín e si avvaleva di dette lotterie in quanto servizi, era composta da cittadini di altri Stati membri dell’Unione europea. A quest’ultimi soggetti la ricorrente per cassazione ha, quindi, prestato servizi ai sensi dell'articolo 56 del Trattato sul funzionamento

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dell’Unione europea (TFUE). A sostegno di detta affermazione ha prodotto una dichiarazione sull’onore di una persona dettagliatamente informata riguardo alla situazione nel locale [e] essa ha chiesto di sentire tale persona anche come teste.

Inoltre, ha sollevato una serie di obiezioni che non è necessario riportare ai fini del rinvio pregiudiziale.

[7] Nel controricorso, il resistente ha affermato, tra l’altro, che il diritto dell’Unione europea non si applica alle situazioni puramente interne. L’argomento relativo alla clientela straniera sarebbe irrilevante.

[8] La Quinta Sezione della Corte suprema amministrativa, in esito ad un esame preliminare della causa, intende mettere in discussione la giurisprudenza elaborata finora dalla Corte suprema amministrativa. Per questo motivo ha rimesso la causa alla Sezione ampliata della Corte suprema amministrativa. La Quinta Sezione ha rilevato che, generalmente, in un caso come quello della ricorrente per cassazione, la Corte suprema amministrativa non ravvisa un «elemento dell’Unione europea»

[e] quindi [neppure] il diritto del gestore delle lotterie e di altri giochi simili di far valere, nella causa in questione, le norme dell'Unione europea, in particolare della libera prestazione di servizi. Tuttavia, la ricorrente per cassazione, nell’integrazione del ricorso e nel ricorso per cassazione, ha richiamato l’attenzione sull’applicabilità del diritto dell’Unione europea, poiché una parte della sua clientela è costituita da cittadini di altri Stati membri dell’Unione europea ai quali la ricorrente per cassazione ha prestato servizi ai sensi dell’articolo 56 TFUE. Inoltre, il Comune di Děčín si trova a circa 25 km dal confine tedesco ed è una località popolare per la prestazione di servizi [Or. 3] a turisti tedeschi. Non può esservi alcun dubbio, pertanto, quanto all’elemento transfrontaliero. Per la Quinta Sezione tale obiezione ha costituito la ragione per rimettere la causa alla Sezione ampliata.

[9] La Quinta Sezione considera il diritto dell’Unione europea applicabile ai fatti di causa proprio per il fatto che una parte della clientela della ricorrente per cassazione è costituita da cittadini di altri Stati membri dell’Unione europea. Se la ricorrente per cassazione sostiene di prestare servizi anche a cittadini di altri Stati membri dell’Unione europea, non è possibile escludere l’applicabilità del diritto dell’Unione europea, semplicemente con l’affermazione che si tratta di una situazione puramente interna senza un collegamento con gli scambi fra gli Stati membri. Dalla sentenza Berlington Hungary, infatti, emerge chiaramente che, ove una parte della clientela sia composta da cittadini di altri Stati membri dell’Unione europea, non si tratta di una situazione puramente interna, bensì di una prestazione transfrontaliera di servizi ai sensi dell’articolo 56 TFUE. La circostanza che la ricorrente per cassazione sia una persona giuridica ceca che offre servizi nel territorio della Repubblica ceca, non esclude, quindi, l’applicabilità del diritto dell’Unione europea al caso di specie.

[10] La Quinta Sezione sottolinea che la normativa sui giochi con scommessa e sulle lotterie non è oggetto di armonizzazione a livello dell'Unione. Ciò non toglie, tuttavia, che gli Stati membri debbano rispettare il diritto dell’Unione europea, in

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particolare le disposizioni del diritto primario sulla libera circolazione dei servizi.

Allo stesso tempo si dovrebbe tenere presente il fatto che la Corte di giustizia, nell’esaminare se una determinata restrizione delle libertà fondamentali del mercato interno rientri nell’ambito del diritto dell’Unione, non applica il criterio

«de minimis». Al contrario, la Corte ha ripetutamente dichiarato che il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea si applica anche ad una limitazione di una libertà fondamentale avente una portata esigua o un’importanza minore.

[11] Alla luce delle suddette conclusioni, ed in particolare [OMISSIS] della giurisprudenza della Corte, la Quinta Sezione non reputa quindi necessario proporre alla Corte una questione pregiudiziale vertente sul punto se nella fattispecie in esame sia presente un elemento dell’Unione europea, In tali limiti, si tratta di un acte eclairé. Ciononostante, in fattispecie simili altre sezioni della Corte suprema amministrativa sono giunte ad una conclusione diversa, e cioè che il diritto dell’Unione europea non fosse applicabile alla causa, sebbene i servizi fossero prestati parzialmente anche a cittadini di altri Stati membri. Per tale motivo la Quinta Sezione ha rimesso la causa alla Sezione ampliata della Corte suprema amministrativa, affinché la Sezione ampliata modifichi la giurisprudenza elaborata fino a quel momento.

[12] In risposta alla remissione della causa dinanzi alla Sezione ampliata, la ricorrente per cassazione ha chiesto a tale Sezione di sottoporre alla Corte una domanda di pronuncia pregiudiziale e di chiarire l’applicabilità del diritto dell’Unione europea.

II. Diritto applicabile dell’Unione europea e normativa nazionale

[13] L’articolo 56 TFUE dispone che, nel quadro delle disposizioni seguenti, le restrizioni alla libera prestazione dei servizi all’interno dell’Unione sono vietate nei confronti dei cittadini degli Stati membri stabiliti in uno Stato membro che non sia quello del destinatario della prestazione.

[14] Ai sensi dell’articolo 50, paragrafo 4, della legge n. 202/1990 sulle lotterie e altri giochi simili, in vigore nel 2013, un comune può prevedere, mediante regolamento di portata generale, che giochi con scommessa, lotterie ed altri giochi simili possano essere organizzati solo in luoghi e orari previsti dal medesimo regolamento o stabilire in quali luoghi e orari è vietato, nel territorio comunale, l’esercizio di dette lotterie e altri giochi simili oppure vietare del tutto l’organizzazione di dette lotterie e altri giochi simili in tutto il territorio comunale.

Al contempo, la legge definisce cosa si intenda per gioco di scommessa, lotteria e altro gioco simile.

[15] In conformità della legge sulle lotterie, i comuni hanno la facoltà di disciplinare, mediante regolamenti di portata generale emanati nell’ambito delle proprie competenze, la gestione dei giochi con scommessa e altri giochi simili. Rientrano in tale loro potere il divieto totale dei suddetti giochi nel territorio comunale, l’autorizzazione selettiva oppure l’autorizzazione generalizzata degli stessi. La

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scelta della regolamentazione specifica rientra nell’ambito della discrezionalità politica del comune nell’ambito dell’esercizio del diritto all’autonomia amministrativa. Alcuni comuni esercitano i poteri ai sensi della legge sulle lotterie [Or. 4] tanto attraverso un divieto totale, quanto, molto spesso, attraverso un divieto selettivo (come, nel caso di specie, ha fatto anche il Comune di Děčín), altri comuni, invece, non procedono alla regolamentazione di tale settore.

[16] Spetta principalmente al Ministero dell’Interno, nell’ambito della sorveglianza sull’esercizio delle competenze autonome dei comuni, verificare che il comune non abbia ecceduto i limiti della discrezionalità politica conferita dai principi costituzionali ed eventualmente dal diritto dell’Unione europea (se applicabile alla fattispecie). Il controllo della legalità e della costituzionalità del regolamento di portata generale è effettuato anche dai giudici amministrativi, come del resto avviene anche nella fattispecie in esame, o dalla Corte costituzionale.

[17] Il Comune di Děčín, conformemente al già menzionato l'articolo 50, paragrafo 4, della legge sulle lotterie, ha emanato il regolamento di portata generale n. 3/2013, sulla regolamentazione dei giochi con scommessa, delle lotterie e di altri giochi simili. Il regolamento vieta in tutto il territorio del Comune di Děčín, l’organizzazione di giochi con scommessa, delle lotterie e di altri giochi simili ai sensi della legge sulle lotterie. Nel contempo, nel suo allegato 1, il suddetto regolamento elenca gli indirizzi precisi nei quali sarà possibile gestire casinò.

[18] Dalla giurisprudenza della Corte suprema amministrativa, fino a quel momento esistente, emergeva che il diritto dell’Unione europea che disciplina la libera circolazione dei servizi nell'Unione europea non fosse applicabile a siffatta forma di regolamentazione, pur se una parte di clientela dei casinò o di locali simili è formata anche da cittadini di altri Stati membri dell’Unione europea.

III. Analisi delle questioni pregiudiziali

[19] Nel caso di specie, la Corte suprema amministrativa deve affrontare la questione se trovi applicazione il diritto dell’Unione europea, in particolare le norme che disciplinano la libera circolazione di servizi all’interno dell’Unione europea (articolo 56 e seguenti del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea), per il solo fatto che una parte della clientela del casinò della ricorrente per cassazione è composta da cittadini di altri Stati membri dell’Unione europea.

[20] Per i motivi di seguito indicati la Sezione ampliata della Corte suprema amministrativa ha ravvisato la necessità di sottoporre alla Corte di giustizia una domanda di pronuncia pregiudiziale.

[21] La libera prestazione dei servizi garantita dal diritto dell'Unione europea riguarda tanto i prestatori di servizi quanto i clienti (vedi Cowan, 186/87, EU:C:1989:47 e la giurisprudenza successiva). La Sezione ampliata osserva che nel caso di specie il nocciolo della controversia riguarda l’eventuale restrizione della libertà dei clienti di ricevere servizi. La ricorrente per cassazione è una società per azioni ceca con sede nella Repubblica ceca, di conseguenza non è stata nemmeno

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sollevata l’obiezione vertente su un’eventuale restrizione alla libera prestazione dei servizi riguardo al prestatore di quest’ultimi.

[22] La Sezione ampliata ammette che dalla giurisprudenza della Corte emerge l’eventuale applicabilità, al caso in esame, dell’articolo 56 e seguenti TFUE. Le persone stabilite in uno Stato membro che si recano in un altro Stato membro in qualità di turisti o nell’ambito di un viaggio di studi devono essere considerate destinatari di servizi ai sensi del diritto dell’Unione europea (Commissione/Spagna, C-211/08, EU:C:2010:340, punto 51 con la citazione giurisprudenziale precedente).

[23] Nella sentenza Berlington Hungary e a, C-98/14, EU:C:2015:386 la Corte di giustizia, in primo luogo, ha osservato che una parte della clientela delle ricorrenti nel procedimento principale era composta da cittadini dell’Unione in vacanza in Ungheria (punto 25) aggiungendo, al punto 26, che «i servizi forniti da un prestatore stabilito in uno Stato membro, senza spostarsi, a un destinatario stabilito in un altro Stato membro costituiscono una prestazione transfrontaliera di servizi ai sensi dell’articolo 56 TFUE». La Corte di giustizia menziona in tale punto anche la sua giurisprudenza precedente (sentenze Alpine Investments, C-384/93, EU:C:1995:126, punti 21 e 22; Gambelli e a., C-243/01, EU:C:2003:597, punto 53, e Commissione/Spagna, C-211/08, EU:C:2010:340, punto 48).

[24] Una normativa nazionale, come quella ceca di regolamentazione delle lotterie e dei giochi con scommessa, che è applicabile indistintamente ai propri cittadini ed anche ai cittadini di altri Stati membri, può rientrare nell’ambito di applicazione delle disposizioni relative alle libertà fondamentali garantite dal Trattato sul funzionamento dell’Unione europea solo nei limiti in cui si applichi a situazioni che hanno un collegamento [Or. 5] con gli scambi fra gli Stati membri (v., in tal senso, sentenza Anomar e a., C-6/01, EU:C:2003:446, punto 39, e Garkalns, C-470/11, EU:C:2012:505, punto 21).

[25] La maggior parte dei casi sui quali la Corte si è, a tale proposito, pronunciata presentava un elemento «transfrontaliero» importante.

[26] Nella causa Alpine Investments si trattava di servizi in materia di futures sulle merci che venivano offerti dai Paesi Bassi per telefono non soltanto a clienti olandesi ma anche a clienti di altri Stati membri dell’Unione europea, la normativa nazionale vietava di offrire tali servizi anche verso altri Stati membri.

La Corte ha quindi concluso che il diritto dell’Unione europea concerne «i servizi che un prestatore offre telefonicamente a potenziali destinatari stabiliti in altri Stati membri e che questi fornisce senza spostarsi dallo Stato membro nel quale è stabilito» (punto 22).

[27] Nella causa Gambelli la Corte, analogamente, è pervenuta alla conclusione che il diritto dell’Unione europea riguarda i servizi che un prestatore con sede in uno Stato membro offre via Internet – e dunque senza spostarsi – a destinatari che si

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trovino in un altro Stato membro (si trattava di un’offerta transfrontaliera di servizi via internet). Ogni restrizione a tali attività costituisce, per tale prestatore di servizio, una restrizione alla libera prestazione dei servizi (punto 54).

[28] Sebbene nella causa Berlington Hungary la Corte avesse richiamato l’attenzione sul fatto che una parte della clientela delle ricorrenti nel procedimento principale era composta da cittadini dell’Unione in vacanza in Ungheria (punto 25), tuttavia ha suffragato l’applicabilità del diritto dell’Unione anche con la considerazione che «non si può assolutamente escludere che operatori stabiliti in Stati membri diversi dall’Ungheria siano stati o siano interessati ad aprire sale da gioco in territorio ungherese» (punto 27).

[29] Risulta, tuttavia, evidente che la giurisprudenza della Corte relativa alla libera prestazione di servizi non ha, sinora, chiaramente indicato se il diritto dell’Unione europea, compreso l’articolo 56 TFUE, sia applicabile per il solo fatto che del servizio prestato in un dato Stato principalmente nei confronti di cittadini del suddetto Stato possa beneficiare o benefici anche un gruppo di cittadini di un altro Stato membro Unione europea.

[30] Tale problematica ha condotto la Sezione ampliata a sottoporre la prima questione pregiudiziale. Se, in un procedimento dinanzi al giudice nazionale, è dedotto l’eventuale contrasto con la normativa in materia di libera prestazione dei servizi ai sensi del diritto dell’Unione europea, chi e in quale misura è tenuto a fornire la prova dell’esistenza di un elemento transfrontaliero che determinerebbe l’applicabilità dell’articolo 56 e seguenti TFUE? È sufficiente, ai fini dell’applicabilità delle disposizioni del Trattato, un’argomentazione (tipicamente) della parte, secondo la quale il suo locale sarebbe frequentato o potrebbe essere frequentato da cittadini di altri Stati membri? Oppure tale parte ha l’obbligo di dimostrare tale circostanza? Una visita di un cliente di un altro Stato membro potrebbe essere sufficiente?

[31] La Sezione sottolinea di non poter condividere la conclusione ipotetica secondo cui (teoricamente) una visita casuale di un unico cittadino di altro Stato membro Unione europea nel locale che fornisce dei servizi, comporterebbe automaticamente l'applicabilità dell’articolo 56 TFUE nei confronti di qualsiasi normativa nazionale disciplinante in maniera generale tale settore interno dei servizi. Se così fosse, nella Repubblica ceca, probabilmente, non esisterebbero locali la cui regolamentazione, ad opera della normativa interna, non ricada nell’ambito di applicazione dell’articolo 56 TFUE. Del resto, al giorno d’oggi, in tutta Europa, probabilmente, non esistono locali, di qualsiasi tipo, i cui servizi non siano utilizzati, almeno occasionalmente, ,da clienti stranieri.

[32] Con la seconda questione pregiudiziale la Sezione ampliata aggiunge il quesito se, nell’esaminare la prima questione, non potrebbero essere rilevanti le considerazioni e i principi che esistono in altri rami (correlati) del diritto dell’Unione.

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[33] Da un lato, parte potrebbe costituire oggetto di discussione se non debba essere introdotta anche nell’ambito della libera prestazione di servizi la regola de minimis esistente, per esempio, in materia di diritto della concorrenza, di aiuti pubblici o (sotto forma di soglia europea, volume/valore [Or. 6] dell’appalto) anche nell’ambito degli appalti pubblici. Sussistono davvero una minaccia o limitazioni per la libera prestazione dei servizi, idonee ad essere oggetto di interesse del diritto dell’Unione europea e della Corte di Giustizia, nel caso in cui ad un unico locale di una piccola città ceca sia stata ritirata la licenza per la gestione di una sala giochi, circostanza che potenzialmente potrebbe comportare che tale locale non venga più frequentato da clienti di un altro Stato membro?

[34] La Sezione ampliata aggiunge che, anche nei casi che potrebbero essere potenzialmente de minimis dal punto di vista del diritto dell’Unione europea, spetterebbe ovviamente ai giudici degli Stati membri garantire che la limitazione della libertà d’impresa e il diritto di prestare servizi, come nella fattispecie, non sia arbitraria e discriminatoria. A tal fine, tuttavia, la normativa nazionale fornisce ai giudici nazionali un supporto sufficiente. I giudici amministrativi sono ovviamente pronti a garantire il rispetto anche delle norme del diritto dell’Unione europea, presupposto per la loro applicazione è tuttavia che sussista un nesso sufficiente con la libera prestazione di servizi nell'ambito dell'Unione europea. Nel caso di specie, la Sezione ampliata non ravvisa un nesso siffatto.

[35] La Sezione ampliata fa anche riferimento, mutatis mutandis, alla sentenza Keck e Mithouard, C-267/91 e C-268/91, EU:C:1993:905, pur essendo consapevole del fatto che tale sentenza si riferisce alla libera circolazione delle merci e non a quella della prestazione dei servizi. La Sezione ampliata ritiene che l’applicazione della normativa nazionale, che vieta o che regola un servizio specifico in un determinato territorio, non possa ricadere nell’ambito di applicabilità dell’articolo 56 TFUE per solo il fatto che una parte dei clienti del prestatore dei servizi provenga da un altro Stato membro dell’Unione europea. Ciò, naturalmente, a condizione che la normativa nazionale sia applicabile a tutti i soggetti interessati che svolgano la propria attività nel territorio nazionale. È parimenti necessario che la normativa nazionale disciplini allo stesso modo, tanto in diritto quanto in fatto, i soggetti che forniscono servizi soprattutto a cittadini di altri Stati membri dell’Unione europea, da un lato, e i soggetti che si rivolgono ad una clientela nazionale (v., mutatis mutandis, il punto 16 della sentenza Keck e Mithouard).

[36] La Sezione ampliata ritiene che, qualora siano soddisfatte tali condizioni (non discriminatorie), non rientri nell’ambito di applicazione dell’articolo 56 e seguenti TFUE l’applicazione di una normativa che vieta o disciplina i giochi con scommessa a livello comunale, come è quella di cui trattasi nel caso di specie. La Sezione ampliata ribadisce che, nel caso di specie, si tratta di un gestore-persona giuridica ceca [e che] il divieto riguarda la gestione di giochi con scommessa soltanto in una parte di una città di circa 50.000 abitanti. Continua ad essere consentita la gestione di giochi con scommessa in una parte della città espressamente menzionata nel regolamento. Nel caso di specie, peraltro, nulla indica che il regolamento di portata generale abbia un impatto diverso, in diritto o

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in fatto, sui soggetti che forniscono servizi soprattutto a cittadini di altri Stati membri dell’Unione europea (la Sezione ampliata rileva che la ricorrente per cassazione neppure asserisce di fornire servizi in maniera preponderante a clienti stranieri).

IV. Conclusioni

[37 ] La Corte suprema amministrativa sottopone alla Corte di giustizia dell’Unione europea le seguenti questioni pregiudiziali:

1 Se, per il solo fatto che una parte della clientela di un prestatore di un servizio interessato da una normativa nazionale – (regolamento comunale di portata generale) che vieta un determinato servizio in una parte di un comune, – possa provenire o provenga da un altro Stato membro dell’Unione europea, gli articoli 56 e seguenti del TFUE trovino applicazione riguardo alla suddetta normativa.

In caso di risposta affermativa, se ai fini dell’applicabilità dell’articolo 56 del TFUE sia sufficiente una mera affermazione riguardante la possibile presenza di clienti di un altro Stato membro dell’Unione europea o se il prestatore abbia l’obbligo di dimostrare l’effettiva prestazione dei servizi nei confronti di clienti provenienti da altri Stati membri.

2 Se ai fini della risposta alla prima questione pregiudiziale abbia una qualsivoglia rilevanza che:

a) la potenziale limitazione della libera prestazione di servizi sia significativamente limitata, tanto sotto il profilo geografico, quanto sotto il profilo sostanziale (eventuale applicabilità dell’eccezione de minimis);

b) non sia evidente che la normativa nazionale disciplini in maniera diversa, in fatto o in diritto, da un lato, la posizione dei soggetti che prestano servizi soprattutto a cittadini di altri Stati membri dell’Unione europea e, d’altro lato, dei soggetti che si rivolgono alla clientela nazionale.

[38 ] [OMISSIS] [aspetti procedurali di diritto interno]

[OMISSIS] [aspetti procedurali di diritto interno]

Brno, 21 marzo 2019

[OMISSIS] [sottoscrizione]

[OMISSIS]

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