Turi Grasso
Testi di canzoni
Un vero uomo
Chi sono? Ma per questo son tacciato d’eresia;
Non faccio inchini, né baciamani, la gente se ne ride della mia filosofia!
non porto borse, né ho rimorsi, Allora mi domando: se a volte vo sbandando, nutro il decoro del vero uomo! se sono pazzo o savio chi lo sa?
Chi sono? Non mi rimane che il trasgredire Cerco la pace, non butto brace in una società così avvilente, sopra quel poco che prende fuoco: capisco, mi ci vuole un bell’ardire:
penso d’agire da giusto uomo! fortuna che son buon impenitente!
Io presto emarginato andrò a finire, Chi sono? eppur non me ne importa proprio niente;
Lascio le mode a chi le gode, compagna ho la mia fede per partire mangio frittata con insalata: e vivere emancipatamente!
amo condurmi da sobrio uomo! E a quanti chiederanno: io chi sono?
Rispondere da re potrò a tono:
Chi sono? Io sono un uomo, un uomo, un uomo, Cammino a piedi, non ho pensieri un vero uomo…
di onorare le cambiali:
vivo tranquillo e allegro uomo!
E v’ha cuntatu u fattu e inoltri lu rifattu, picchì senza rifattu, nun si po cuntari u fattu!
Son comunista
Ci si compiace d’esser democratici moderni con idee fantasmagoriche e c’ispiriamo sino ad Aristotele però culliamo in petto Mefistofele.
Son comunista perché serbo nel cuore da altruista il bel dono d’amore, mi può dar soltanto onore l’etichetta, malgrado a torto vien stramaledetta!
Ma chi se n’importa se il ghiro sonnecchia, non ama la lotta e vive da vecchia,
il nostro modello è giovane e bello:
la vita è impegno nel dare sostegno!
Il giorno impieghiamo nel duro lavoro, dotiam le azioni del giusto decoro, amiamo la moglie, i figli e famiglia e tutti coloro che pace consiglian!
I valori son tesori, le passioni son carboni, la coerenza è sostanza, ci rafforza nella scorza!
E se tu vieni non vorrai più andare,
ma anzi fremi dalla voglia di restare accanto a noi che oggi e poi
saremo qui a gridar sì, che il dover non sia poter o ancor di più, ma sia virtù!
E’ questa la cultura di società matura
Sono timido
Ho-o paura, ho-o paura di avvicinarti perché temo chissà che.
Ho-o paura, ho-o paura di arrossire quando sto vicino a te:
sono timido, sono timido, sono tanto, tanto, tanto, tanto timido!
Perché tremano le gambe e vacillo hoibò?
E’ un panico smarrimento che frenare non si può, ed il cuore salta in gola, come fare io non so:
sono timido, sono timido, sono tanto, tanto, tanto, tanto timido!
Per sopire l’avverso destin, ho deciso di viver così:
chiederò alla mamma di mettermi il panno che isoli dalla pipì!
Tornerò nella culla bébé, i capricci farò coi gnè-gnè:
quest’è l’unica, saggia trovata che forse mi mette al riparo da te!
Ho-o paura, ho-o paura più della neve quando il sole irraggerà.
Ho-o paura, ho-o paura al tuo apparire di squagliarmi, che viltà!
Sono timido, sono timido, sono tanto, tanto, tanto, tanto timido!
Con la testa andata in tilt non mi ci ritrovo più;
si spalanca un abisso e già io sprofondo giù, nell’oceano di stelle che sai procurami tu:
sono timido, sono timido, sono tanto, tanto, tanto, tanto timido!
Giocando, giocando…
Donna: Amore! (risa)…Fai le fusa, briccone d’un puttano! (risa)…
Smetti di frugare nel mio cuore! Stai fermo, dài, stai fermo…
Maschiaccio, che vuoi? Ch’io spenga tutti quanti i crucci tuoi?
Al bando le pene! Purché non mi rifiuti il tuo bene!
Su vieni, mio gattone, sbrighiamoci a far comunione!
Stupendo, amore! Trovare fusi insieme ugual fervore!
Ed or che ti prende? Ti salta il grillo in testa e te ne penti?!
Ah no! Ah no! Ah no!
Orsù dove vai? Di baci mi cospargi, ma che fai?
Che forte!!! Lì resta! Comincio ad avvertire grande festa:
di suoni e colori, profumi deliziosi, mille cori.
Adesso avvampo, in fuoco mi trasformo senza scampo, e brucio di gioia, tesoro, mio demonio fa’ ch’io muoia!
Oh sì! Oh sì! Oh sì!
Perché hai smesso lì. Non pensi di sbagliare? Io credo, di sì!
Ma no, sciocco, scherzo. Sta buono, stringi piano, io mi spezzo.
Ahimè, come vaneggio! Mi sento svaporare in un arpeggio.
E vibro, volando, sospesa ad una nuvola d’incanto, con ritmo crescente, che porta ad impazzire la mia mente.
Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah!
Aah! Aah! Aah!
Uomo: Amore, svegliati amore!
Donna: Ah! Ah!
Uomo: Amore, suvvia…
Donna: Ahahah!
Uomo: (risa)…Oh, amore mio! Sei proprio un amore!
Amo anch’io i gatti
Amo anch’io i gatti, miao, miao, miao.
Amo anch’io i cani, bao, bao, bao,
ma imprigionarli in casa non è affatto giusto o l’avvezzarli al lusso è ancora più ingiusto:
perché allevare lor da gran signori
malgrado tanti bimbi piangon senz’amore e gente al mondo che non può sfamarsi mentr’essi schifiltosi han da abbuffarsi?
In gloria questo d’una strana umanità che coccola le bestie e il simil sa ignorar.
No, scusa no, non lo posso mandar giù, son debole di stomaco: il rospo torna su.
Adotta un bambino segnato da un destino di morte e crudeltà, e brado lascia stare l’amabile animale che la natura sa
condurlo nella vita con sana riuscita e tanta libertà
che certo gradirebbe ben più dei tuoi giulebbe, ma è plagiato già.
Le troppe frustrazioni accendon le passioni, occorre compensar:
e chi puoi manovrare di più dell’animale? Lui a re t’innalzerà!
La smania di comando così andrai spacciando per dono di amor, ma dar benevolenza di fatto con iattanza, è sol bestialità.
Ricorda dei vecchietti lasciati assai negletti, se hai di lor pietà, oppur degli ammalati, dei tanti carcerati, ben stanchi di penar.
Se vuoi far qualcosa, i mali sono a iosa: sta lì l’umanità, ma dar benevolenza di fatto con iattanza, è sol bestialità!
Bella sconosciuta
Bella sconosciuta dal sorriso accattivante, tu sei sempre appartenuta al mio cuore trasognante, non me ne rendevo conto, eri un boccio virtuale, e non coglievo nel profondo che tu fossi il mio ideale.
Ma oggi che ti ho incontrata, la vita mia ha preso gusto, fermenta il sangue più del mosto, ed io m’inebrio, dolce fata,dolce fata!
Un solo istante senza te mi fa soffrire un gran tormento, e mi ritrovo in quei frangenti da capo a piedi un cero spento, perché tu sei, or so che sei l’arcana linfa dentro me. Non vedo altre fuor che te, sul bel gioco degli specchi, che riflettono il tuo viso, ammiccante in sottecchi, una via al paradiso, dove suonano violini, melodie mai sentite, voci bianche di bambini, di gran lena colorite, nel frattempo che dal suolo io mi libro in ebbro volo
Anima gemella dai grandi occhi promettenti, splendi al pari di una stella dentro i miei sentimenti grazie all’empito d’amore che nel volger d’un baleno con folle anelito del cuore mi hai stregato quanto meno!
E oggi che ti ho ritrovata, la vita mia ha preso gusto, fermenta il sangue più del mosto, ed io m’inebrio, dolce fata, dolce fata!
Un solo istante senza te mi fa soffrire un gran tormento,
e mi ritrovo in quei frangenti da capo a piedi un cero spento,
perché tu sei, or so che sei l’arcana linfa dentro me.
Sofisticata signorina
Senta, sofisticata signorina, smetta quel suo snobismo da padrona.
Ella se insiste ancor con tal manfrina, rischia che il sottoscritto sparirà.
Perché io amo tanto la semplicità, e ancor di più:
chi la possiede od ha la voglia di sentirsi contagiar.
Sì, sol così mi va d’amar!
Se s’inghiotte troppa aria come un pallone s’involerà.
E’ una cosa alquanto seria, coi piedi a terra non ci si sta!
Con questo chiudo la qui presente, ed un suo cenno aspetterò.
Oda, o mio romantico colombo:
meco non paga affatto far lo strambo!
Sappi che ai piedi non sopporto il piombo;
dunque potrà svanire se vorrà.
Perché mai tradirò la femminilità, e ancor di più:
la donerò a chi l’avrà in pregio come io so già, vedremo un po’ chi volerà!
Mio tesoro, il ruolo figo non si sa mai che fine avrà!
Ahimè, sbruffone, compianto amico, sarai un pallone che scoppierà!
Son qui che tremo per lo spavento del gran boato che seguirà!
Oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh!
Oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh!
Oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh!
Oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh!
Madre città
Ovunque vada tu sei sempre nel mio cuor, perché non ti potrò giammai scordar lo sai, per esser stato ben nutrito del tuo amor, perciò svezzarmi non so più, madre città!
Il mar cobalto, sì, brilla di smeraldo, e su la brezza, frizzante di alghe olezza.
Lassù il vulcan, maestoso e buon brontolerà, nei parchi a val, il verde in fior profumerà.
Acireale, città solare.
Palazzi e chiese barocchi ed interni e piazze e vie traboccano d’arte, l’han realizzati lor gli antenati, allora, devoti e nobili colti,
e grazie a loro ancora ancor, fai sfoggio tu, di gran beltà e a ognun di noi, dolce e romantica, tu dài serenità.
Acireale, città gioviale
Non solo indigena è la presa che tu hai, ma frotte di visitatori accogli tu,
felici qui a rinfrancarsi come mai:
tra questi, molti, non ti lasceranno più!
Il mar cobalto, sì, brilla di smeraldo, e su la brezza, frizzante di alghe olezza.
Lassù il vulcan, maestoso e buon brontolerà, nei parchi a val, il verde in fior profumerà.
Acireale, città solare.
La città intera
Oh! Oh! Oh! Oh! Oh! Oh! Oh! Oh!
La città intera è presa dalla festa: una grande festa che spesso dà alla testa come tutti i fanatismi, i fascismi ed i divismi, i santoni, l’impostor, le religioni, ma la gente l’esse o esse non lo sente, da ben sorda eccede nel tirar la corda, al punto di scordare la via da praticare:
i doveri, i giuramenti, la famiglia, gli alimenti, cosicché il marito alla moglie che ha appetito le assesta un bel ceffone ricordando la lezione di non chiedere e sopportare quando ad €uri si sta male, mentre in tasca il biglietto dello stadio tiene stretto!
Allora no, tu vien con noi, tu vien con noi, in una piazza dove non ci sono eroi, ma solo tanta musica e sicurezza matematica, senza alcun pericol di rischiare, tutta intera e unita la famiglia puoi portare senza che si espanda il parapiglia, niente rabbia e paranoia, anzi tanta schietta gioia;
il concerto poi è un vero balsamo:
scompariranno le tue pene in un attimo, ed anche tu diventerai un primo attore, cantando e ballando ore ed ore, e a fianco avrai la sposa ed i ragazzi e pioveranno a iosa moine, risa e lazzi senza aver subito un solo graffio, né scritto avrai lasciato il tuo epitaffio, come quando allo stadio vai, perché lì non lo si sa il destino che si avrà, in quel che presto in orgia diventerà una bolgia con botti di petardi, fumogeni bastardi mischiati a bombe carta, i questurini all’erta, lanciati oggetti in campo a volte senza scampo;
è già battaglia vera e monta la paura e lùccican le lame in un’impresa infame, poi fischia la pallottola nell’impazzita trottola;
assale lo sconforto sul campo giace il morto:
è forse sport questo? O arringo è funesto?
Allora no, tu vien con noi………..
Acireale regno di Carnevale
Ad Acireale, la favola ti accompagna dall’Etna sino al mare, tra le colline verdi di agrumi e frutti in fiore e la voglia di sognare!
Ad Acireale, è lunga primavera e le rose multicolori, le acacie, le ginestre, le zagare in splendore, inebriano di odori!
Ad Acireale, tra i bar del vecchio centro e il rigoglio del barocco fa il suo ingresso in pompa magna, il monarca un tantino tocco, l’attuale, sfrenato Bacco!
Chiiiii? Ma chi?
E’ Carnevale, che inneggia all’abbondanza, ci dirige questa danza, abbuffandosi la panza:
pizzette, arancini, cartocciate e cipolline, salsicce e maccheroni, falso magro e polpettoni, e vino, vino a fiumi, che sia però locale e che via via ti tiri su il morale…
… poi frutta di stagione: pere, mele e mandarini, arance, pesche, prugne con banane e clementine, per dolce dei cannoli, cassata e pasticcini , bignè, totò e sfinci a bagno in vino, e quando senti d’esser proprio cotto, via stappa lo spumante con il botto!
Evviva, evviva, evviva Carnevale, l’impenitente re di Acireale!
Canta e balla, bevi e sballa, fino a che si caracolla!
Sebbenedica
Se scendi giù, ma proprio giù, nel vero cuor del più profondo sud, dove il cielo è terso e blu e dove resti imbambolato ancor di più, paesi in cui è rovinoso commettere dei falli, saluta come echeggia supra li ciumi di li valli!
Sebbenedica, sebbenedica,
muscazza pazza ‘ntra la ragna ‘mpica, lu feli si sdivaca da viscica,
e prima o poi finisci ca si ‘mpraca
Sebbenedica, sebbenedica,
la trama si ggh’è forti nun si scica, e si cumpari smagghiatina nica, nall’arruggiatu l’ogghiu si ci frica.
Nun tu scurdari si tu ‘mpaci vo’ campari,
ca l’ogghiu è ‘mpurtanti, ma cci voli puru u sali:
l’ogghiu conza la minesra, e lu sali accorda ‘ntesta, e si t’affacci a la finesra, vidi genti filici ‘nfesta.
§§
In piazza c’è confusion di balli e suon partecipazion all’avvio del tourbillon, frutto di ammicchi e balocchi e gran passion finché non giungerà l’aroma inebriante dei fornelli e saluti come echeggia supra li ciumi di li valli!
Sebbenedica, sebbenedica,
è lu salutu di la pasta antica,
perciò già lu si ‘nsigna ‘ntra la naca, ccu cchiù firvuri di na fidi sacra.
Sebbenedica, sebbenedica,
l’ubbidienza è tènnira e mai spica lu pani lu si suda ccu fatica, e nun c’è malu versu ca si ‘ntrica.
Nun tu scurdari si tu ‘mpaci vo’ campari,
ca l’ogghiu è ‘mpurtanti, ma cci voli puru u sali:
l’ogghiu conza la ninesra, e lu sali accorda ‘ntesta, e si t’affacci a la finesra, vidi genti filici ‘nfesta.
§§
E’ buio già e dorme la natura, ma nelle case sale il commento di chi sa che il fiore dell’amor lì sboccerà, amore eterno, indissolubil, e niente sballi, amore che echeggia supra li ciumi di li valli!
Sebbenedica, sebbenedica, lu vinu di sarmentu ti ‘mbriaca, lu suli ‘nta sti posti spissu acceca, ma, lu rancuri allippa di lurdica.
Sebbenedica, sebbendica, è la risorsa lu sebbenedica,
l’aceddu accortu becca la muddica, e a sorti ti sarà cchiù duci amica.
Nun tu scurdari si tu ‘mpaci vo’ campari,
ca l’ogghiu è ‘mpurtanti, ma cci voli puru u sali:
l’ogghiu conza la minesra, e lu sali accorda ‘ntesta, e si t’affacci a la finesra, vidi genti filici ‘nfesta.
Binvinutu Nicola!
E’ arrivatu Nicola, ‘nu gran pezzu ‘i figghiolu, cavalcannu ‘ncicognu, ‘nna la srata di sognu, senza tantu affannari cu l’avria a ginirari, prisintannusi chetu, anzi tenniru e letu, comu purtassi già dintra lu cori
‘ndonu d’amuri ppi l’aspittaturi!
Beddu Nicola, duci Nicola, Beddu Nicola, duci Nicola, ucchiuni niuri di cirasola, tutti i dilizi cci ll’hai tu Nicola.
si u cchiù beddu tra tutti li ciuri, L’essenza si di prufumi cchiù puri, capulavuru du megghiu pitturi. lu funnamentu di ogni culuri.
Ogni to gestu, suspiru, surrisu, Si ancor cchiù priziusu di l’oru l’impronta porta di lu paradisu. cchiù di li gemmi di raru tisoru, Li peni scacci, riduni la luci si lu rialu di ‘ngranni purtentu, ccu dda milodica di la to vuci. l’astru cchiù splendidu du
firmamentu!
Ccu sta riali scinnuta di celi, lu cori nostru abbuccau ‘nto meli, e matri e patri e nanni e parenti, semu ‘mbriachi, filici e cuntenti.
Binvinutu Nicola, binvinutu Nicola!
A Pippinedda
A Pippinedda, ovvero Giuseppina, che dir si voglia amabile Pudditta
Oh Pippinedda quantu si bedda, Eppure son contento pupilli ambrati di caprittedda, pensando sempre a lei, capulavuru, ben priziuseddu, malgrado il sentimento si l’elisiri di l’angiledda! produca tanti nei!
Oh Giusippina quantu si fina, E’ un qual gustare amaro pari l’aurora ca spunta a matina, l’aroma del caffè, oh Giusippina, si troppu fina, rimane incanto raro, cchiù di la sita ‘mpurtata da Cina! l’amor di più lo è!
Nobil Pudditta, si na pupitta, La luna, il sol, le stelle,
‘na puisia ccu zzuccuru scritta, spettacoli del ciel, nobil Pudditta, duci pupitta, faran da damigelle nesci lu cori ‘i stringiriti fitta| al seguito di te!
Ahu cc’aia fari ppi putiriti vasari, e la bona Pasqua putiriti dari?
A tia inveci ti fumanu li naschi,
e non ci pensi propriu a dari mali Pasqui!
Iu nun ci dugnu abbili a la vita malgradu i vai attiru a calamita ccu peni acciacchi e tanta malasorti:
nun po cchiù scuru fari 'i menzanotti.
Ma di curaggiu sugnu ben dutatu e vardu ccu fiducia a lu fatu di cui la pigghia in filosofia
e sapi stari senza cumpagnia.
Iu mi la sonu, mi la cantu e mi la ballu, ccu 'mpocu 'i vinu mi n'involu tra lu sballu, finu a quannu m'arriddùciu senza forzi comu dd'armaleddi ch'hannu vacui li vozzi!
A chistu puntu gnuni gnuni iù mi iettu aspittannu a cui mi porta o mo rizzettu e lu mangiari mi lu dassi 'nta la ucca e mi svesti, m'imbacucca e poi mi curca!
Ahi! Ahi! Ahi! Ahi! Ahi! Ahi! Ahi! Ahi!
Mi sentu nu pascià candidatu a maragià!
E dimmi citrolu: lu babbu lu fai o no sutta u linzolu?
Ascutami pagghiolu: li fìmmini ccu 'nfriscu, sia di jornu ca di notti, mi ritrovu
arretu i porti, pronti a dàrimi rifriscu!
Il lavoro nobilita l’uomo
“Il lavoro nobilita l’uomo”, l’avrà detto un giorno qualcuno che aveva il grandissimo dono di guardar tutti gli altri sgobbar.
E’ perciò che lo dettano ancora, solo quelli foggiati alla scuola di servire con buona parola chi d’amore bisogno no ha:
il furbacchione agli idioti, il curato ai devoti, il deputato agli elettori, il nababbo ai servitori, all’operaio l’industriale, chi sta bene a chi sta male, il mantenuto al donatore, la fidanzata al grande amore.
Tutto questo succede nel mondo, è inverecondo, è inverecondo!
Tutto questo succede nel mondo, è inverecondo, ahi, ahi, ahi, ahi!
E la frase così armoniosa ha portato soltanto a una cosa:
al successo di chi ha la pretesa di campare sugli altri così.
Ma la gente non vede il tranello, anzi gode d’un detto sì bello, invitando a cantar questo e quello:
“il lavoro nobilita l’uom”.
I consigli di tua nonna!
La vita brilla se tu vuoi, purché ti fai gli affari tuoi, e non t’impicci proprio mai con l’inguaiarti in tanti guai!
Le cose son così, perché immanenti son, e infin la realtà, sarà quel che è già!
Non stuzzicar il diavolo su per le corna, se vuoi salvare immacolata la cotenna, ascolta i consigli che ti dà tua nonna: conservati innocente nella gioventù!
Le streghe sulle nuvole cavalcan scope, i nani sotto i cavoli attizzan beghe, non mangiano mai fragole, ma cercan fichi, ti sembrerà un po’ strano: è la verità!
Ogni fiore ha un odore, la minestra un sapore, e le cose un colore, che nessuno può cambiar!
I draghi nello stomaco avran un vulcano, nei cuori delle amazzoni ci sta un pantano, condanna meritevole, poiché all’uomo pretendono di togliere il vero amor!
Il pianto delle prefiche vien su dal mare, tra i ranghi dei cannibali ci son arcieri che miran stoltamente alle parti nere; potrei andare avanti e non finire più!
Ogni fiore ha un odore, la minestra un sapore, e le cose un colore, che nessuno può cambiar!
Gli antichi, sai, di sbagli non ne fan, perché da bimbi andavano a lezion, dài dunque
tu impara sempre più, da nonna la saggezza e le virtù!
Il valzer della vita
Perché buttare via l’acqua sporca col bambino?
E sospettar che tutto si riveli truffaldino?
Di faccia lo si sa la verità ce ne ha più d’una:
il valzer della vita lo dirige la fortuna!
Impara a scrutare tra le pieghe delle cose, e scoprirai spine a non finire e poche rose;
perciò pazientemente ti conviene sopportare, o meglio reagir con questa cura senza eguali!
Corri dietro ai funamboli Guai a chi ha un cuore tenero con in petto la politica: peggio ancora un polso debole, non t’imbatterai in pericoli diverrà ben presto macero affinando ben la tecnica. sotto il peso delle tegole, Fatti sordo agli scrupoli, ed ingiallirà per l’ittero lascia star la crisi mistica, grazie sempre ai rompiscatole.
se il mondo va a rotoli, Scaccia i dubbi: sii becero, colpa sua se gira in giù! se innalzarti vuoi di più!
Nell’era degli attori non star fuor dalla commedia!
Attento nei banchetti a non restar senza sedia!
Dissimula le angosce con monili e buon profumo;
e dai sogni aspira l’apparenza e spargi il fumo!
Consiglio in La
Stroppia l’adrenalina sotto l’anfetamina, che alletta e avvelena, cinica assassina
Fermati, c’ è il burrone, Lo sballo rode come un tarlo lasciati rinvivire, e il cervello annienterà.
so che tu cerchi come La frustrazione è il male oscuro, da te poter fuggire. sfrutta da padrona l’ansia sul futuro.
Altre son le strade, Che cosa fare e come farlo lo si sa:
tante e decorose, uno scatto di orgoglio, altre le contrade, lascia il ghetto e ascolta il La.
sobrie ed ubertose.
Sii generoso come il sol e amoroso con tutto il cuor.
Affermarti è solo un gioco, se appagarti sai con poco.
Il piacere a pi ù non posso non dà frutti in questo mondo, a inseguirlo in un fosso si cadrà gi ù sino in fondo.
L’illusione dona mosche, il pasticcone ubbie losche.
Salute è la regina e tutti vi aspiriamo, e quando va in rovina, di pi ù si agognerà.
Abbraccia la regina, fidente e deciso, risalirai la china, rispunterà il sorriso, condito nel mattino d’un bacio condiviso, sull’onda d’un violino, vibrante in
paradiso.
Con uno scatto di orgoglio, via, lascia il ghetto e ascolta il La
CORO
Accogli la ricetta, la droga è maledetta, ti porta senza scampo ad una morte lampo.
E’ ora che decida, la droga è omicida… la droga è omicida… la droga è omicida!
Lui
Sentite, sentite, parrebbe nei fatti una roba da matti se non capitasse sia a cani che a gatti!
I nati in una specie non sono uguali, ma sembrano invece unici esemplari.
Così pretenderebbe la legge naturale senza sconti per alcuno sia nel bene che nel male.
Questo vale per mammiferi, pesci, uccelli e vegetali!
Inoltre la durata non è una mia minchiata, nel suo gran variare ben trova il prosperare, per dirla in soldoni, si è coglion coglioni, non scorgere il Danubio e metterlo in
dubbio!
Ci stanno i magri e i grassi, sì come gli alti e i bassi, di più i deficienti, che non gl’intelligenti,
e poi gli attraenti, gl’insonni, i dormienti, i deformi, gli aitanti, i cafoni ed i galanti, gli straricchi, i disperati, donnaioli e rigettati, rugantini e ladroni, gli arlecchini ed i cialtroni,
i fortunati, gli sfigati, e ancora, ancora, ancora, e tanto altro ancora!
Da una tal congerie, assai lunghe son le serie, ma tra tutti i mortali uno solo è il portento,
che con estro magistrale ha imposto l’alt al tempo, ed è fonte di calore, di eterna giovinezza,
di amore , di vigore, vera e solida certezza!
E meno male che sì, che lui, lui c’è. E meno male che sì, che lui c’è … ( ad
libitum)
Siam grillini
Siam grillini reclamanti, sol perché non ci va più la politica teatrante, che la star fa in TV.
Siamo seri e indipendenti, detestiam l’effetto clou, e la megalomania la omaggiamo a fare in cul!
Vaffa ‘ncul, vaffa ‘ncul, vaffa ‘nculo, vaffa ‘ncul!
Femmena, tu si ‘na mala femmena!
Se vuoi aderire assieme a noi, sii nelle piazze, ci troverai determinati di certezze,
ti accorgerai che si può trovare uniti, l’azzeramento di padroni, caste e miti, e allor convinto griderai pure tu:
Vaffa ‘ncul, vaffa ‘ncul, vaffa ‘nculo, vaffa ‘ncul!
O sole mio!
Che razza di onorevoli! Davvero son sgradevoli!
Sfacciate le lor favole di sovvenire i deboli, e dar lavoro ai giovani, le case ad equi canoni, e far ricerca, ecologia, istruzione e sanità,
giustizia giusta e certa con rigore e qualità.
Si può realizzare questo, ma con un team desto, persone motivate, non incartapecorite,
men che mai compromesse da molteplici interessi, o indagate nel penale, spesso in più di un tribunale e approdate in parlamento a trovare il salvamento:
se dunque il marcio è dall’alto in giù, reiteriamo sempre più:
vaffa ‘ncul, vaffa ‘ncul, vaffa ‘nculo, vaffa ‘ncul!
Ma che mu… ma che mu… ma che musica maestro!
Chi ci dipinge da aspiranti dittatori
per il fatto che ci gonfia e scoppia il cuore di fronte ad un Paese in sfacelo
vorrebbe stender su un pietoso telo, avallando così ogni abuso,
intanto che il cervel febbricita ottuso, e a noi dà sprone a gridar da nord a sud:
vaffa ‘ncul, vaffa ‘cul, vaffa ‘nculo, vaffa ‘ncul!
Quando il sole tornerà!
Amabil governante
Mi dispiace amabil governante se noi ridotti siamo già in mutande, ma da amanti di democrazia,
ci empiam la bocca almeno in allegria!
Il lavoro, sai, è legal diritto,
ma se non l’hai, non devi stare afflitto, e se la casa per la notte manca,
un dormitorio il porton spalanca.
Sarà tutto rose e fiori, puoi dormire tra gli allori, il benessere è alle porte, ed è pien di lieta sorte!
Se a volte mancan cure e medicine, ed il sapere devi ancor pagare,
tintinnan gli €uri, si sprecano i festini:
non c’è bisogno di apparecchiare.
In sintonia con i tuoi alleati, sfornate del progresso i teoremi, e quando spesso tra di voi stonate, a reintonarvi non ci son problemi.
Sarà tutto rose e fiori, puoi dormire tra gli allori, il benessere è alle porte, ed è pien di lieta sorte!
Però ci abbuffi di televisione
che male lingue chiaman spazzatura, gli spot invece danno lezione
di come offrir la vita meno dura!
E se affiora l’ansia dell’incerto, il teatrino non si fa più amaro,
trovar sapran la strada del concerto:
saranno i pupi ligi al puparo!
Sarà tutto rose e fiori, puoi dormire tra gli allori, il benessere è alle porte, ed è pien di lieta sorte!
Così le cifre ballano e ballan,
la danza impazza e mai, mai rallenta:
-I comunisti creano la falla,
e ribadir dovrò: mi si consenta!-
Mi dispiace amabil governante Se noi ridotti siamo già in mutande, ma da amanti di democrazia,
ci empiam la bocca almeno in allegria!
Sarà tutto rose e fiori, puoi dormire tra gli allori, il benessere è alle porte, ed è pien di lieta sorte!
Sei un pallone
Sei un pallone rigonfio di presunzione, ti credi saldo al centro dell’attenzione, invece non sei altro da aria che tuona che dalle viscere in culo ben rintrona!
Ehi, ehi, ehi ti senti di essere un pozzo di sapienza.
Ehi, ehi, ehi, e ti presenti ad emblema d’onniscienza, non rendendotene conto che le belle tue trovate non procurano interesse: sanno solo di cazzate!
Per essere coscienza ci vuole coerenza.
Ehi, ehi, ehi, se t’inginocchi all’attuale altarino, ehi, ehi, ehi, reciterai da clown e non da malandrino.
Son stati affatto inutili gli appelli nel tuo foglio, perché s’è sparso in fretta l’odoraccio dell’imbroglio.
Se vuoi la coerenza rinuncia all’apparenza!
Ehi, ehi, ehi, non servon no le iperboliche parole, ehi, ehi, ehi, e men che mai contare troppo sulla mole.
In quanto sarà il talento che sprigiona la scintilla, da produrre il bagliore da far sì che tutto brilla, respingi l’apparenza e abbraccia la pazienza!
Ehi, ehi, ehi, è tempo di capire e smetter di atteggiare, ehi, ehi, ehi, se vuoi scansare le figure più somare.
Non rimeritan gl’inviti a lanciare gli ortaggi, le rose son deputate ad offrire gli omaggi, Ma la gran faccia tosta, ben vela la batosta!
La fine del pollo
Se ancora oggi si muore di fame, la società in cui vivi è infame.
Se ancora oggi si muore di gelo, il solidale è andato in congedo.
Se ancor si muore di duro lavoro, la schiavitù è tornata di ruolo.
E se si muore per cure negate, tornano a galla l’eterne cainate.
Alzati, sveglia, non ti cullare, per il rispetto si deve lottare!
Se i mezzi mancan per studiare, l’uomo politico devi svegliare.
Se la giustizia ti tiene in ostaggio, trovalo, scuotilo, abbi coraggio.
E se vai in giro vestito di stracci, allor deciditi a prenderlo a calci.
Se nelle carni ti succhia il pidocchio, non indugiare a sputargli in un occhio.
Tienilo a mente, non lo scordare, per il rispetto si deve lottare!
Se ti trattiene la vaga speranza, riempirai sol d’aria la panza, e calpestato vedrai il tuo diritto,
mentre la vita vivrai derelitto.
Lui, il politico, cerca il potere E se ne fotte del tuo miserere.
Merita, or dunque, tirato il collo E al posto tuo far la fine del pollo!
Tienilo a mente, non lo scordare, per il rispetto si deve lottare!
Evviva la civiltà
Evviva la civiltà della grande nazione faro, dinamica società insaziabile di denaro, orgogliosa di mentir sulla pena di morte sulla bassa sua viltà e apparir solo forte.
E tale infamia accresce il consenso elettorale, nonché enormemente le sue piaghe sociali.
Se il rovo bruci, sbocciato già in rosa, la sorella uccidi, la madre, la tua sposa.
La natura umana è incline a sbagliare:
quel che conta solamente è tornare ad amare.
Queste cose tu le sai con limpida chiarezza, ma non fai che bollarle come sciocca debolezza, per il sadico impulso che subito prevale
quale D.N.A. d’un archetipo del male.
Sarà la tua arroganza a tarparti le ali, perché non le s’infrangono le regole morali e la cultura infine annegherà tra la barbarie con tutti i mostri e i boia ed i gratuiti calvari.
Trionferà l’umanità incisa in ogni cuore,
e sempre più progredirà malgrado i vostri orrori.
Giù le mani da Caino se non sei un assassino;
il diritto di vendetta, è licenza maledetta.
Civiltà?
Oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh!
Ancor l’umanità ha da trovar se può la civiltà;
perché così non va in seno alle sue società:
l’avidità comune del profitto le strangolerà, mentr’essa lascia far e il collo porgerà con gran stupidità, credendo sempre più in tale civiltà che con fatalità si autoinghiottirà!
La terra è proprio stanca: la guerra mai manca e dove non si sfoga, violenza, mafia, droga, fiammate di razzismo, recondito schiavismo accendono la spia di mal democrazia!
Vergogna, che vergogna!
Chi prima addenta l’osso non sente alcun rimorso se gli altri all’asciutto rimangono di tutto, la giungla è legale, si torna animali, ma pieni di premura di offender la natura con folle intelligenza e putrida coscienza per stolta civiltà di pura inciviltà!
Ma allora cosa far? Non è possibile poter cambiar?
Oh sì che lo si può, purché si voglia, sì, che lo si può, ricominciando ad amare gli ideali spenti ormai invece dell’effimero così che il fiore possa germogliar con sempre più cultura da consolidar di umana civiltà, concreta civiltà!
Oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh, oh!
Salire, salire
Che gran sventura fu il Socialismo! provvidenziali rivoluzioni,
E ancor di più lo fu il Comunismo, rinacquero le popolazioni, ma grazie al cielo con il Liberismo, donando a tutti il viver da padroni,
il Consumismo ed il Capitalismo, sì come vuol Globalizzazione.
Salire, salire Le menti son ebbre la scala sociale di sottocultura senz’altro ideale che tutto snatura che quel di servire con cinica febbre la gran paranoia per delle chimere di giungere in vetta che rendono vano più presto che in fretta lo sfoggio mondano finché non si muoia! di gioie insincere.
Perciò da somari, si esce di scena, facendosi pena, degli esiti amari.
Si comprende col senno del poi Tentatore fatale è il comando che si è perso da effimeri eroi che nel mondo van tutti bramando quando ormai non c’è altro da fare per quell’estro d’imporsi su gli altri che in silenzio le colpe scontare e passar per politici scaltri
per avere sprecato la vita in ossequio ai precetti del dio senz’averla per niente capita che esige il successo dell’io
accecati dai falsi valori pur dovendo immolare il pudore
più che mai tiranni dei cuori, per nuotare in un mare d’orrore più che mai tiranni dei cuori, dei cuori! per nuotare in un mare d’orrore!
Un sentimento che non muore mai
Anima, regina dei miei sogni sei bellissima, anima, danzar nel ciel con te è assai dolcissimo,
anima, ammalia la tua voce, eccelsa musica, che mi rapisce in un concerto lirico,
e di moine avvolge inesausta, la nostra simbiosi gaia e fausta…
Un sentimento che non muore mai, O mia compagna, siamo uno io e te, come l’amore non esiste, sai; l’un l’altra imprescindibili perché andare puoi su un altro mondo ma, un equilibrio si diffonda in noi, la nostalgia ti tormenterà. in modo da saper lottare e poi, Non è possibile sottrarsi più con vero ardor di solidarietà alla magia delle tue virtù, che splender fa qualunque nostra età, che muterà le pene in gioia di cuor, rendendoci felici di volar, in modo che la vita sia splendor da non voler giammai più giù tornar, avvolta dentro una favola assaporando l’incantesimo cullata in gondola. d’un blu intensissimo!
Senz’orma d’amor non c’è sole che splenda, le gesta dell’uomo rimangono zero, nevrotici e cinici, sì, si diventa, le tinte più belle somigliano al nero;
il tempo è crudele, le api dan fiele, il mar non spumeggia, la gente dileggia, difetto d’amore, ci vuole l’amore, evviva l’amore, l’amore, l’amore…
E’ l’amore
E’ l’amore, il sole sbaraglia nuvole che il cuore riscalderà!
E’ l’amore, il faro luminosissimo che la vita rischiarerà!
E’ l’amore, il fiore immarcescibile che sempre profumerà!
E’ l’amore, la musica intramontabile cantabile ad ogni età!
Ragazzo, corri da noi, non invaghirti del mito degli eroi, la gloria è mania, vogliamo che le imprese sian di gioia, a posto della foga, nonché del gran veleno della droga.
Marciamo su pel sentiero, verso l’arcana magia del mistero, che poco più di niente, saprà rinfocolar felicemente, la voglia sconfinata di ritrovarsi presto con l’amata.
E assiem con lei, lasciandoci alle spalle i vecchi guai, far sogni ad occhi aperti, realizzarli tutti intatti e certi, sull’onda dell’amore, d’eterno, quieto, immenso, dolce mare, che ci farà più lieti, scambiandoci parole da poeti, intensi amplessi, exploit spirituali tra due sessi, tu prova e scoprirai, che tale sfarzo non morrà giammai!
Che tale sfarzo non morrà giammai!
Ti amo
Quando alla brezza s’inchinano le canne, Oh amore mio quant’è bello svegliarsi il mattino l’azzurro mare s’increspa di bianco, con ugual pensiero, ugual desiderio della prima volta, le foglie in danze volteggiano cadendo, e intenerito carezzare con lo sguardo sul cuscino, un dolce suono s’arrampica d’intorno,
il tuo viso, il tuo respiro, la dolcezza lì raccolta!
Di gioia palpita l’angolo di mondo, Io so che tal miracolo vien proposto dal giorno nuovo, l’oriente incendia la diana di sole e che si ripeterà per l’intero corso della vita, gli uccelli trillano pronti ai lor voli, così che puntualmente riproverò quel che ora provo:
malia d’alba dorata si diffonde, magnifica poesia d’una felicità infinita!
Allora avverto che l’aura mi sfiora, Tu sei la quintessenza del più eccellente ideale, la voce porta di chi mi vuol bene,
l’ineffabile fantasia d’un bellissimo ricamo, di nostalgia infervora le vene,
tu sei l’àncora, il conforto, l’esorcista d’ogni male, rapisce l’anima avida d’amore.
senza te io non sarei, perché ti amo…io ti amo…sì, ti amo…
Lontan da te
Lontan da te, che vita grama!
Lontan da te, l’umore frana!
Il gatto la felicità, grintoso la riaffilerà.
Non c’è poesia, ma tanta ipocondria e nostalgia di te!
Chissà, chissà che mai sarà di questo cuore affranto Che sul dolor riposerà e il pianto è il suo alimento.
Perduta la felicità, nessun domani ci sarà, e il tempo croci solamente mostrerà.
Ma io vorrò, tenacemente, rimembrar Le risa tue soffocate in dolci fusa,
l’agile tuo canto e il mio rimpianto per tutto quanto ci ha regalato il nostro amor.
Non gusterò più miele inghiotto tanto fiele;
vien fuor la voce fioca e l’energia è poca, restar così fedele è terapia crudele!
Nel cuor la neve fiocca, son algida bicocca e tutto si sfarina, da sale da cucina,
mi nego agli amici, supposti miei nemici!
Rimpicciolisce il mondo, ma il vuoto è senza fondo,
la vita si scolora, io vado in malora,
non trovo alcun appiglio e in tale guazzabuglio mi accorgo che sprofondo, più mi agito e sprofondo, sprofondo… sprofondo… sprofondo… no… no… noooh!
Lontan da te, che vita grama…
Il colombo tuberà
Più tardi, sul tetto il colombo tuberà.
Stasera, anch’io ho bisogno di sussurrar le mie timidezze regalate da te
che turban l’anima, i sensi e stringono il cuor, profuman tristi di violette in bouquet,
atterrano infine in morale ed umor.
Lo sai bene anche tu e forse ne ridi di me, e non ti importa del tempo che fu,
degli anni felici goduti da te.
E’ triste or, ma tanto amor, più non si può.
Non sai che io non son più io per colpa del…
dell’inquietudine, patemi d’animo, giorni durissimi nell’ansietà,
sì, sono il pane quotidiano, i miei gioielli d’un viver gramo, soffocanti come spire, mi manchi troppo da morire.
Brancolerò su strade buie, per i meandri delle noie, con l’equilibrio che più non ho, un’altra guida trovar non so.
E vado incontro al mio destino, di tormento sopraffino,
al quale io mi aggrapperò.
Custodirò con gran costanza un lumicino di speranza, di ritrovarci, perché no?
Ormai il colombo dorme già, io resto sveglio a sussurrar la nostalgia che ho di te, che non mi vuol lasciare ahimè, per chi sa quanto, con gran rimpianto!
Giusuzza
Nella notte, quando in sogno prendo botte, il tuo nome grido forte… Giusuzza!
Per le lotte della vita la mia forza resti tu!
Fuori spiove, sbuca il sole,spolverando dalle nuvole il grigiore… Giusuzza!
Nel mio mondo sarà buio se mancar dovessi tu!
Un tuo addio il bonumore disintegrerà, e mai io, la forza avrei di sapermi rassegnar, Giusuzza, Giusuzza…
ogni istante penso a te!
Giusuzza, Giusuzza…
morirò se perdo te!
Dolce gioia mia apri la finestra, sul davanzale troverai un fiore, prendilo con cura, portalo al tuo cuore, ed esso ti dirà la mia passion.
Son sincero, sì davvero, nei miracoli d’amore io ci spero… Giusuzza!
Sì sul dubbio spesso avvien che il sentimento vincerà!
Che succede, non mi credi? E’ andata disillusa la mia fede… Giusuzza!
Finirò con l’ impazzire per la mia infelicità!
D’ora in poi l’odiata noia mi opprimerà perché tu vuoi riconsegnarmi all’insipido trantran.
Giusuzza, Giusuzza…
ogni istante vivo in te!
Giusuzza, Giusuzza…
sei la linfa che c’è in me!
Donna: No,signore, mi piange il cuore, sono nata sfortunata, la sfiga mia è la malattia, che addenta e mi tormenta, e non voglio addolorarti, tanto men sacrificarti|
Uomo: Amore mio è questo un segno, sarem l’un l’altro d’impagabile sostegno, non è il corpo che unisce: è l’amor che mai finisce fino a che noi vita abbiamo, perciò ti amo, ti amo, ti amo|
Donna: Anch’io ti amo|
Insieme: Ti amo, ti amo, ti amo…
Dolce gioia mia apri la finestra, sul davanzale troverai un fiore, prendilo con cura, portalo al tuo cuore, ed esso ti dirà la mia passion.
A te che non ci sei più
Ricordi tu, il primo incontro concordato a tarda sera morale su, tra quattro amici che ci hanno presentato per stare assieme, a far baldoria sino a che ci fosse fiato sì come avviene a carnevale nella folle atmosfera.
Ricordi poi, il cielo freddo, terso e pien di astri e sotto noi a raggelar con aliti di fumo, intanto che si stabiliva l’ora in cui ognuno pensasse ben per il rientro a cercare gli altri.
Finiti i convenevoli, entrammo nel salone, ci sparpagliammo increduli di tanta confusione, le danze c’inghiottirono, corremmo l’avventura, gli slanci turbinaron con gli ardori dell’arsura.
Al bacio che posai sulle guance profumate, seguiron due siluri dai tuoi occhi lampeggiati;
il corpo irrigidisti come statua di marmo, lasciandomi sgomento, apparentemente calmo|
Però non sopportai la tua posa schizzinosa e ai bordi della pista ti lasciai con una scusa, giurandomi all’istante d’imboccare altra strada, rendendomi ostile il tuo esser complicata.
Ma per mia fortuna s’ingerì S.Valentino
che ci assegnò per sempre un analogo destino
di viver da compagni per quasi quarant’anni,
ed or che non ci sei, mi assediano gl’inganni,
perché in questo mondo che vive di viltà,
non c’è né unione, amore, né pietà!
L’eternità
Il treno della vita corre troppo, Rimpicciolisce il tempo nella gioia, non si riesce ad appagar le brame, invece si dilata nel dolore, si è tal qual chi ha un buon malloppo godendovi persino, infame boia, ma è costretto a patir la fame. Nel coglierci a soffrire il mal d’amor.
Però se soffocar sappiamo il pianto, e a credere nell’altro c’impegniamo,
le vite noi vedrem mutar d’incanto con il respiro dell’immensità!
Eternità sarà per noi, se tu lo vuoi, ci apparterrà.
Nelle altre età ti cercherò, ti troverò, ci si amerà.
Si sa il D.N.A. che vita ha: tassativamente, mai morirà.
Mancava prima solo il ricordo, ma adesso grazie a te, io più non scordo.
Tu sei la mia monomania, ispiratrice e fantasia, magnifica mia àncora, rigeneri vitalità.
Son suddito, ma libero, son ebbro di felicità, sol grazie a te, a fianco a te, nei secoli dei secoli.
Scomparirà la quarta dimensione che nemmeno si conoscerà.
La vita al presente si vivrà, decisamente la speranza va in congedo ormai definitivo, senz’ansia né paure e con sollievo:
allor sarà l’immortalità!
Elegia della vita
Noi siamo le comparse di una specie della natura, i soldati della conservazione e della sua evoluzione,one ed è questo che ci toglie la paura.
E viviamo di speranze ed abbaglianti illusioni, da presuntuosi e troppo stolidi padroni, e siamo invece disgraziate prede da cattura senza che vi sia una sola eccezione.
Siamo immersi nello stesso calderone, spiriamo al giusto grado di cottura, regalando al suolo come testimone un po’ di cipria a memoria futura.
Tutto il resto è ciarla ed impostura, determinante a mantenere un potere, che grazie a utopici modelli, c’incanta con la presa pei fondelli.
Si comincia con il lavaggio del cervello, con inferno, purgatorio e paradiso, capillarmente di fratello in fratello, lasciando il danno nella testa ben inciso.
Ma chi non sa deve sapere che la vita è una trappola, da cui non c’è fuga come vuole dura regola E non hai potuto dir né un no né un sì per venire fino a qui!
Ma sei stato reclutato con la scusa di un afflato dichiarato dall’innamorato, e allora non dimenticare che sei schiavo e non affatto bravo:
sono le convenzioni ad ingannare la prigione, da dove evaderai mai, ma ne uscirai afflitto e derelitto e infin sconfitto,con il fiato rotto ed un
salvacondotto da carcerato morto
L’ultimo treno
Pier Giorgio a guai sei già in disco rosso. La vita alfin ti ha impedito il passo, rubandoti pian pian con colpi bassi l’ardor dei sentimenti più veementi, la stima coltivata sulla scienza, la pazienza colma di speranza, tenendoti ancor vivo, lucido, ma energico qual sasso.
Pier Giorgio, sai, malgrado ciò, vi è il censore, l’intenditore, colui che tutto detta, disquisendo sul valore del dolore, con grave dànno, l’alemanno, candido di panno, e poi i bioetici, politici, procuratori, e l’uomo perso, confuso dalle ciarle e ottuso spesso, che altro far non sa se non il verso.
Pier Giorgio vai, e non arrenderti al destino a te imposto da sciacalli e iene a fin di bene!, combatti con la forza dell’onore come chi soffrendo ti sorregge con amore e reclama il tuo diritto ad entrare nell’immenso dell’oblio, perché tu possa presto ricongiungerti al tuo Dio.
Pier Giorgio mai, ci si accanisca più siccome a te su specie umana, pietà puttana, ben esperta a tessere infame l’infelicità con le lusinghe di un nirvana, per beffarti con molta ipocrisia, inchiodandoti alla malattia, e costringendoti pertanto a subire l’altare maledetto consacrante il tuo soffrire!
Hai ragione Welby, non è respiro quello con polmoni di riserva, disumano è esacerbare i nervi, la salute òlea gl’ingranaggi della vita, e quando quella tutta la si perde, allora proprio è finita, e non è un atto estremo saltare sopra un treno, che ci doni la fortuna di una morte opportuna.
Smettete le sevizie sugl’inermi, subite in dissenso dichiarato;
legittimo è il lavoro per i vermi, solleciti sol quando cessa il fiato!
Amore fuori dal tempo
Il tempo scava, ahimè, e ci segna, scultore cinico mai a riposo, che puntualmente ad ognuno assegna fatale destino calamitoso,
e non fa sconti a chicchessia, il mondo sfregia da eterno insolente, e ci avvelena la dolce poesia per soverchiarci di atti impudenti.
Ma non tien conto del bell'arciere disceso in campo con dardi tempranti a ravvivare affetti e pensieri e cancellar le afflizioni agli amanti,
che lo invocano: Amore, Amore, chiedendo aiuto, inermi mortali, impantanati tra pianti e dolore, Natura vuol che dilaghi il prodigio, in una vita servile e brutale. la linfa erompe da tutti i pori,
Rischiara timida il ciel l'aurora la primavera orchestra in arpeggio i sentimenti ingrossano in fiume, nei gesti dei doni da cuor a cuore!
ruzzante, ilare sulla pianura, con creste di gioia e fusa di spume,
risorge l'eden e il fior d'innocenza nel qual s'appianano balze e dirupi, frattanto si placa la trepidanza per avvoltoi, vipere e lupi!
Amore, amor, or sono fenice, e dalle ceneri fuori dal tempo, risorgo con grinta più che felice, finché vorrai tu scortarmi all'Olimpo.
Amore, amor, profumo di rose, accanto a te l'incertezza è svanita, mi scopro leone con te in simbiosi, di abbracci avido, giovane a vita!
Amore mio fuori dal tempo!
Amore mio fuori dal tempo!
Sicilia madre
Questa canzone a una madre la dono con l'amore di un figlio chiedendo scusa per esser manchevol di qualcosa di meglio
la canto con lena, la mente ed il cuore, la canto con enfasi, gioia e onore
profumo di alghe tra le narici,
maccheroni, finocchiello di timpa, pangrattato ed alici!
Dai tempi più remoti, nel Mediterraneo ... l'isola più grande, la Sicilia ... marinara, bucolica e georgica, … crocevia di culture, invasa da clandestini … costumi, etnie, dialetti e cugini ... regala mirabilia ... Terra antesignana della lingua italiana ... terra di Federico II “stupor mundi” ... che i principi di tutte le scienze, ha così bene riassunti ... terra dei Vespri ... rivoluzioni e conflitti aspri ...
liberata dall'eroe dei due mondi Garibaldi … e dall'ardir di mille giovani baldi … terra di maltrattamenti e di gesti magnificenti …//
“Terra di luce e di lutto” … dove grazie a picciotti “cambi tutto … affinché nulla cambi” … terra delle Madonie … regno del brigante Giuliano … ritenuto buon samaritano … ma a Portella delle ginestre disumano ... terra di sole accecante ... sferzata dallo scirocco ... dove erompe la bellezza … da dentro le pieghe del barocco ... terra di industri indigeni produttori e valenti commercianti … allietati da tavolate … folkloristici balli e canti … terra del Etna, vulcano buono, terra d'onore … di affezione alla “roba” … di fatica con sudore ... //
Terra del carnevale ... processioni e “vare” ... solennizzati da cantastorie, marionettisti e pupari … carretti siciliani … tirati da maestosi palafreni … bardati finemente e scalpitanti ... granaio di Roma annosa ... ricca di arte e archeologia a iosa … di bellezze turistico paesaggistiche, di frizzanti albe e vesperi sognanti … abbracciata terra da glauchi mari e tersi … dalle cui spume Venere emerse … terra di brune fanciulle, ossidiana per pupille ... terra fragrante di ginestre, zagare e gelsomini ... di oli eccezionali e rinomati vini ... //
terra di Colapesce ... Giufà e sirene … di sfavillii celesti … di attaccamento alle radici ... Sicilia agreste … Sicilia, madre … di indomiti amici, sensibili e prodighi di fervidi baci! Sicilia madre!
Sicilia madre!
Mongibello o Etna
A volte ci s'immagina di assistere ad un miracolo, talmente è lo stupore che suscita lo spettacolo,
ed è così che l'Etna quando maestoso appare, ci lascia senza fiato, imbambolati ad ammirare.
Al tempo dei tempi ... sull'isola ritrovo di giganti ... in un ampio golfo dello Jonio sfarzoso di onirici incanti ... // noto ai tragedi greci e ad Omero … cantor dei faraglioni scagliati da Polifemo ...
all'odisseo in fuga salvato dal veliero … in seno alla litosfera … dal montarsi di due placche ... e dal fuoco sputato dallo sprofondato gigante arrogante tu, … Sicilia madre parturisti “a muntagna”
d'Europa il vulcano più buono e imponente ... Mongibello o Etna, gran cuccagna//
Fatato Etna ... sede del castello di re Artù ... del Tartaro ... l'inglobata altra terra dei morti …// e dell'anima della prima Elisabetta d'Inghilterra ... barattata col diavolo ... per governare a dispetto della sorte … Etna fucina di Efesto gran faticatore … per produrre con i ciclopi saette da soffio al cuore … // Etna, di carattere giocondo ... che aizzato da sofi, maghi e giganti ... sulle vette ammicchi e gavazzi tra ceneri ardenti ... fontane di lava, bombe e lapilli ... di rado ferali tra tanti assilli//
Fratello Etna, di flora olente … su basaltiche pendici di timpe verdi e nere sciare circondato da santuari ... // Etna, dall'alto pennacchio venerando chiassosi armenti pei nativi allevi e pittoreschi pei turisti massivi ... Etna, patrimonio del mondo, che d'inverno, sferzato dal vento ... indossi il niveo manto da vero portento … // Etna, che produci precoce … da Reggio al Simeto sino alla foce
… ridanciano e degno di lode … l'ingegno degli àlacri figli ti godi //
Etna …, il sangue della tua gente cordiale e savia ... pulsa di vivida, vermiglia lava, Etna! Etna!
Etna!