30 gennaio Piovano
Battigelli
Fondazione
Orchestra di Padova e del Veneto
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Enti fondatori Comune di Padova Provincia di Padova Regione del Veneto
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Consiglio generale Sergio Giordani
Sindaco di Padova, Presidente Paolo Giaretta
Vicepresidente Luca Zaia
Presidente della Regione del Veneto, Consigliere Silvia Sanero Casalini Consigliere
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Marco Angius
Direttore musicale e artistico
—
Via Marsilio da Padova 19 35139 Padova
T 049 656848 - 656626 [email protected] www.opvorchestra.it
Con il contributo di
Comune di Padova
Sostenitore e partner tecnico Mecenati Art Bonus 2019
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astagione concertistica 2019/2020 Giovedì 30 gennaio 2020
Ciclo completo, ciclo parziale Blu Auditorium Pollini – ore 20.45 Concerto n° 6881
Direttore
Luigi Piovano
Arpa
Emanuela Battigelli
4 PROGR AMMA
Maurice Ravel (1875-1937) Pavane pour une infante défunte Claude Debussy (1862-1918)
Danses per arpa e orchestra d’archi L 113 Danse sacrée
Danse profane Claude Debussy
Six épigraphes antiques L 139 orchestrate da Martino Traversa
(commissione OPV, prima esecuzione assoluta)
Pour invoquer Pan, dieu du vent d’été (Modéré, Dans le style d’une pastorale) Pour un tombeau sans nom (Triste et lent)
Pour que la nuit soit propice (Lent et expressif)
Pour la danseuse aux crotales (Andantino, Souple et sans rigueur) Pour l’égyptienne (Très modéré)
Pour remercier la pluie au matin (Modérément animé)
{ intervallo }
Maurice Ravel
Ma mère l’Oye, Balletto
Pavane de la belle au bois dormant (Lent) Petit poucet (Très modéré)
Laideronnette, impératrice des pagodes (Mouvement de marche) Les entretiens de la belle et de la bête (Mouvement de valse modéré) Le jardin féerique (Lent et grave)
Programma
5 NOTE
RAVEL
Pavane pour une infante défunte
Nell’ultimo anno del secolo scorso RaveI scrisse per il pianoforte la più ce- lebre Pavane del repertorio concertistico. Il riferimento compositivo e ideale è a una danza lenta cinquecentesca, popolare anche nel Seicento, dall’andamento composto e solenne. L’impiego di questa forma remota da parte di Ravel rientra nella tendenza arcaicizzante fin de siècle cui il catalogo del compositore si dimo- stra debitore. Non a caso l’eco di questa danza giungeva a Ravel attraverso la mediazione dei virginalisti inglesi come Dowland e Morley, ed evocava sonorità lontanissime dal pianismo romantico e prossime invece al venerando clavicem- balo, importante fonte d’ispirazione per la generazione di Ravel. Il perseguimento di un ‘colore’ storico si somma qui all’inseguimento di un ‘esotismo’ geografico altamente suggestivo: quella Spagna che, nei decenni attorno alla svolta del se- colo, ispirò tutti i maggiori autori francesi, da Saint-Saëns a Chabrier, dal Bizet di Carmen a Debussy. Una Spagna immaginaria che divenne catalizzatore delle esperienze compositive più moderne, come avrebbe dimostrato lo stesso Ravel in una serie impressionante di lavori, dalla Habanera giovanile al Boléro. Nella Pava- ne il compositore evoca l’immagine di un’Infanta rinascimentale: la figura doveva godere di una fortuna non episodica se esattamente dieci anni prima, nel 1889, Oscar Wilde le aveva dedicato una toccante fiaba, The Birthday of the Infanta (dal 1891 nella raccolta The House of Pomegranates). La Pavane è un incantevole lavoro giovanile, nato per il salotto dei principi di Polignac ed espressamente de- dicato alla principessa Edmond de Polignac. L’orchestrazione dell’opera di Ravel (realizzata nel 1910), lungi dall’offuscare la caratteristica limpidezza dei temi e il loro squisito lirismo, esalta quella scrittura da melodia accompagnata, che già in origine rendeva la Pavane una sorta di serenata per orchestra.
[Raffaele Mellace]
Note
6 NOTE
DEBUSSY Danses
Nell’estate del 1903 Debussy iniziò a comporre La mer, una fra le più comples- se e ambiziose delle sue partiture sinfoniche, la cui gestazione avrebbe occupato l’autore per un lungo tempo. All’ombra di questo lavoro principale nacquero così vari brani più dimessi, fra i quali anche un’altra partitura orchestrale, le due Dan- ses per arpa solista e orchestra d’archi. Debussy si accinse alla stesura delle Dan- ses nell’aprile 1904, dietro sollecitazione della casa di strumenti Pleyel. In com- petizione con la casa Erard, che produceva l’arpa diatonica in uso ancora oggi, la Pleyel aveva lanciato sul mercato un nuovo modello di arpa, definito ‘cromatico’
perché abbandonava il vecchio meccanismo del pedale in favore di una specifica corda per ogni semitono. La fortuna dell’arpa cromatica non fu, agli inizi, priva di consistenza, tanto che presso il Conservatorio di Bruxelles venne introdotta una cattedra per l’insegnamento di questo strumento; la composizione di Debussy fu concepita proprio in funzione del Concorso di questo istituto. Tuttavia l’arpa cromatica non riuscì ad imporsi, e le due Danses – praticamente l’unica partitura di rilievo dedicata allo strumento – vengono oggi eseguite sull’arpa diatonica, alla quale si adattano senza difficoltà. Danse sacrée et Danse profane mostrano un altro aspetto del compositore, quello dell’ascetismo arcaizzante. La particolare combinazione timbrica fra l’arpa e l’orchestra d’archi è un elemento peculiare del- le Danses, a cui si aggiunge la scelta di modi arcaici per ciascuna di esse. La Danse sacrée è basata su un pezzo pianistico del compositore portoghese Francisco de Lacerda (1869-1934). La Danse profane, che succede senza soluzione di continui- tà, è anch’essa tripartita, con una breve ricapitolazione; più mossa e virtuosistica, lascia scorgere nel suo clima onirico l’influenza delle Gymnopédies di Satie, che Debussy aveva orchestrato nel 1897.
[Arrigo Quattrocchi]
DEBUSSY/TRAVERSA Six épigraphes antiques
Le Six épigraphes antiques appartengono al gruppo delle composizioni per pianoforte a quattro mani di Debussy, un genere abbastanza praticato nell’Otto- cento e rispondente ad un gusto borghese, quando era diffusa la moda di suona- re in casa le trascrizioni delle opere di successo e più popolari (e magari anche le riduzioni per pianoforte delle sinfonie di Beethoven e dei poemi sinfonici di Liszt). Questi sei pezzi, composti nel 1914, sono un adattamento delle musiche per due flauti, due arpe e celesta scritte nel 1900-1901 come intermezzi per una recitazione dei poemi Chansons de Bilitis di Pierre Louys. Le Epigrafi, della durata di poco più di 13 minuti, sono caratterizzate da accordi sospesi e atmosfere ra- refatte, secondo scelte arcaiche e diatoniche rispondenti a sonorità astratte. Più
7 NOTE
elaborati e vivamente intarsiati risultano il terzo e il quarto pezzo, mentre il quin- to riflette un ritmo orientaleggiante e il sesto ha un andamento impressionistico e apertamente legato ad effetti naturalistici. La composizione è stata trascritta per orchestra nel 1932 da Ernest Ansermet, indimenticabile direttore d’orchestra e appassionato sostenitore, tra l’altro, della musica di Debussy, Ravel e Stravinsky.
La nuova commissione dell’Orchestra di Padova e del Veneto affidata a Martino Traversa, qui eseguita in prima assoluta, si inserisce nel solco di questa tradizione rinnovandola con una nuova elaborazione orchestrale del capolavoro debussiano.
«Debussy completò le Six épigraphes antiques per pianoforte a quattro mani solo qualche giorno prima della dichiarazione di guerra, nel luglio 1914. Molto del materiale utilizzato in questa composizione era di un precedente lavoro del 1901 dal titolo Chansons de Bilitis, appositamente scritto su richiesta del suo amico poeta Pierre Loüys. Debussy aveva concepito questa partitura per un organico estremamente inusuale che includeva due flauti, due arpe e una celesta. Quattor- dici anni dopo riprese la partitura, riutilizzandone più della metà e trasforman- do tutto il materiale nella nuova composizione Six épigraphes antiques. Furono soprattutto esigenze di natura economica che lo portarono a completare nel più breve tempo possibile questa composizione. I tempi erano difficili, la sua salute iniziava a dare forti segni di cedimento, e aveva assoluta necessità di guadagnare dei soldi per far fronte alle spese. È quanto emerge da una lettera inviata al suo editore Jacques Durand l’11 di luglio del 1914, allegata alla partitura di questo piccolo pezzo per pianoforte a quattro mani. Diversi anni prima Debussy gli con- fidava che avrebbe voluto realizzarne una suite per orchestra, ma a causa delle precarie condizioni e difficoltà che stava attraversando, decise di abbandonare quell’idea e completare almeno questo piccolo pezzo, che gli avrebbe consentito di richiedere all’editore non meno di 3.000 franchi. Ho riflettuto a lungo sulla vo- lontà di Debussy di comporre una suite orchestrale delle Six épigraphes antiques, provando ad immaginare come avrebbe potuto realizzare il tipo di orchestrazione e quali invenzioni timbriche ci avrebbe ancora una volta riservato il suo raffina- tissimo universo sonoro. Un pensiero latente che mi ha accompagnato in questi ultimi anni, fino a quando, nel febbraio 2019, Marco Angius mi chiese espressa- mente di orchestrare una composizione di Claude Debussy, per essere eseguita nella Stagione 2019/2020 dell’Orchestra di Padova e del Veneto. È stata questa la grande occasione che attendevo per poter finalmente orchestrare questi piccoli e bellissimi pezzi per pianoforte. L’ho fatto con dedizione, umiltà e assoluto rispet- to della composizione originale, nell’intento di accordare il mondo sonoro caro a Debussy con l’estetica del nostro tempo». [Martino Traversa]
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RAVEL Ma mère l’Oye
Attirato ripetutamente dalle tematiche infantili e dal mondo delle fiabe Ravel diede nel 1908 un proprio contributo alla letteratura pianistica per l’infanzia;
Ma mère l’Oye, una raccolta di cinque brevi brani per pianoforte a quattro mani, ispirati ad alcune celebri fiabe tratte da celebri e meno celebri letterati del Sei- Settecento: Charles Perrault (La belle au bois dormant e Le Petit Poucet), Marie Catherine d’Aulnoy (Serpentin Vert) e Marie Leprince de Beaumont (La Belle et la Bête). Il titolo dell’intera raccolta deriva dall’antologia di Perrault, Contes de ma Mère l’Oye. L’album pianistico fu dedicato ai piccoli Jean e Mimie Godebsky, figli dei coniugi Ida e Xavier-Cyprien, detto Cipa, forse i più cari amici che Ravel abbia avuto; venne scritto a Valvin, nella casa di campagna dei Godebsky. Il lavoro si rivelò però troppo difficile per i piccoli Jean e Mimie, e la prima esecuzione av- venne due anni dopo ad opera di due allieve di Marcel Chadeigne e Marguerite Long, la quattordicenne Génévieve Durony e l’undicenne Jeanne Leleu, futura
‘Prix de Rome’, che Ravel ringraziò con una delicata lettera. Tuttavia le vicissitu- dini della raccolta erano ben lungi dall’essere terminate. Sedotto egli stesso dal fascino dello spartito pianistico, Ravel cedette ben volentieri alla richiesta del suo editore, e approntò una versione orchestrale, eseguita nel 1910 con esito trionfale; d’altronde molte opere sinfoniche di Ravel nascono in realtà come la- vori per pianoforte. Ma la partitura doveva subire una ulteriore trasformazione;
il direttore del Théâtre des Arts convinse Ravel a convertire in un balletto questa musica, che di intrinsecamente coreografico non aveva molto. Ciò nonostante, arricchita con un Preludio, una Danse de Rouet, alcuni brevi intermezzi di collega- mento fra i cinque brani originari (il cui ordine fu peraltro modificato), Ma mère l’Oye approdò il 21 gennaio 1912 al palcoscenico, ottenendo un successo assai più lusinghiero di quello conseguito, a distanza di pochi mesi, dal balletto Daphnis et Chloe, commissionato da Djagilev. D’altronde Ravel riuscì a trasporre la purissima ariosità pianistica in una scrittura orchestrale che raramente fa ricorso alla piena compagine strumentale, ma più spesso sfrutta l’avvicendamento di timbri sapien- temente selezionati.
[Arrigo Quattrocchi]
NOTE
9
LUIGI PIOVANO
Primo violoncello solista dell’Orchestra dell’Accademia di S. Cecilia, Luigi Piovano si è diplomato in violoncello a 17 anni col massimo dei voti e la lode sotto la guida di Radu Aldulescu, con cui in seguito si è diplomato in violoncello e musica da camera anche al Conservatorio Europeo di Parigi. Per diversi anni è stato primo violoncello del gruppo Concerto Italiano, diretto da Rinaldo Alessandrini. Nel 1999 è stato scelto da Maurizio Pollini per partecipare al “Progetto Pollini” al Festival di Salisburgo, ripreso alla Carnegie Hall, a Tokyo e a Roma. Ha tenuto concerti di musica da camera con artisti del calibro di Sawallisch, Chung, Lonquich, Sitkovetsky, Kavakos, Katia e Marielle Labeque. Dal 2007 suona regolarmente in duo con Antonio Pappano e dal 2009 al 2019 ha fatto parte del trio “Latitude 41”. Ha suonato come solista con prestigiose orchestre – Tokyo Philharmonic, New Japan Philharmonic, Accademia di Santa Cecilia, Seoul Philharmonic, Orchestre Symphonique de Montréal – sotto la direzione di direttori come Chung, Nagano, Pletnev, Boreyko, Menuhin, Bellugi. Suona un violoncello Alessandro Gagliano del 1710. Dal 2002 si dedica sempre più alla direzione. Ha registrato per Naxos ed Eloquentia: il suo CD in cui dirige i Kindertotenlieder e i Lieder eines
fahrenden Gesellen di Mahler con Sara Mingardo è stato premiato in Francia nel 2012 come miglior CD di Lieder dell’anno. Dal 2008 al 2016 è stato direttore artistico dell’Estate Musicale Frentana. Dal 2013 al 2017 è stato direttore musicale di Roma Tre Orchestra. Dal 2012 è direttore musicale dell’Orchestra ICO della Magna Grecia, con la quale ha diretto le più importanti pagine del repertorio sinfonico fra le quali l’integrale delle Sinfonie e dei Concerti di Brahms, la Quarta, Quinta e Sesta Sinfonia e i Concerti di Čajkovskij, la Sinfonia in re di Franck, i due Concerti di Ravel.
Dopo il grande successo ottenuto a Roma nel 2013 dirigendo gli Archi dell’Orchestra di Santa Cecilia in un concerto di musiche di Schubert (CD Eloquentia 2014), Piovano ha avviato una collaborazione stabile alla testa degli Archi di Santa Cecilia. Insieme hanno riscosso entusiastici consensi in diverse sedi italiane e ancora a Roma, con le due Serenate di Dvořák e Čajkovskij (CD Arcana 2019), con un affascinante programma dedicato a Rota, Morricone e Piovani (CD Arcana 2017) e con l’integrale della musica di Mozart per archi, registrata per un CD uscito insieme alla rivista
“Amadeus” a novembre 2019 e poi pubblicato da Arcana. Nel frattempo Sony Classical ha pubblicato un CD degli Archi e Piovano con le Quattro Stagioni e altri Concerti di Vivaldi. Di
INTERPRETI
Interpreti
10 INTERPRETI
recente uscita, per Sony International, la prima registrazione mondiale della versione per violoncello e archi delle Stagioni, realizzata da Luka Šulić. Fra gli impegni nel 2020, Tosca al Teatro Bellini di Catania e il debutto con l’Orchestra Haydn.
EMANUELA BATTIGELLI È nata a Gemona del Friuli nel 1980. La sua carriera solistica e cameristica l’ha portata a suonare in prestigiose rassegne come Festival di Aix en Provence, Verbier Festival e Biennale di Musica Contemporanea di Gerusalemme, ed eseguire concerti per arpa ed orchestra insieme all’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI (2015 Ravenna Festival, Toccata di P. D. Paradisi), Tirgu Mures State Philharmonic Orchestra (2013 Concerto n. 1 di Ami Maayani), Orchestra Filarmonia Veneta (prima esecuzione assoluta di La terra di Agreo di Marco Maria Tosolini), The Israel Chamber Orchestra (Georg Friedrich Haendel Concerto in si bemolle) ed Orquestra Classica da Madeira (Claude Debussy Danses).
Fra le sue diverse esibizioni è stata protagonista di trasmissioni televisive e radiofoniche per la RAI, Telecapodistria, Radiotelevisione israeliana ed Arte. Nel 2013 ha eseguito in prima esecuzione assoluta per Radio RAI brani originali per arpa di Germaine Tailleferre. Nel 2014 la casa discografica Artesuono ha pubblicato l’album digitale Tailleferre - Britten – Hosokawa che include la prima registrazione assoluta di lavori per arpa di Germaine Tailleferre e delle Two Japanese Folksongs per arpa di Toshio Hosokawa. Ha avuto
il privilegio di collaborare come arpista di alcune fra le più importanti orchestre a livello mondiale quali Berliner Philharmoniker, London Philharmonia ed Orchestra del Teatro alla Scala, sotto la direzione di Maestri come Daniel Barenboim, Simon Rattle e Kirill Petrenko. Dal 2015 collabora con l’Ensemble Prometeo, eccellenza italiana nell’ambito della musica contemporanea, con la direzione di Marco Angius.
ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO
Fondata nell’ottobre 1966, in oltre 50 anni di attività l’Orchestra di Padova e del Veneto si è affermata come una delle principali orchestre italiane. Unica Istituzione Concertistico-Orchestrale attiva in Veneto, l’OPV realizza circa 120 tra concerti e opere liriche ogni anno, con una propria Stagione a Padova, concerti in Regione e per le più importanti Società di concerti e Festival in Italia e all’estero.
La direzione artistica e musicale dell’Orchestra è stata affidata a Claudio Scimone (dalla fondazione al 1983), Peter Maag (direttore principale, 1983-2001), Bruno Giuranna, Guido Turchi, Mario Brunello (direttore musicale, 2002-2003), Filippo Juvarra. Nel settembre 2015 Marco Angius ha assunto l’incarico di direttore musicale e artistico. L’OPV annovera collaborazioni con i nomi più insigni del concertismo internazionale, tra i quali si ricordano S. Accardo, M. Argerich, V. Ashkenazy, I. Bostridge, R. Chailly, G. Gavazzeni, R. Goebel, P. Herreweghe, C. Hogwood,
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S. Isserlis, L. Kavakos,
T. Koopman, R. Lupu, M. Maisky, Sir N. Marriner, V. Mullova,
O. Mustonen, A. S. Mutter, M. Perahia, I. Perlman, S. Richter, M. Rostropovich, K. Zimerman. Accanto all’esperienza sinfonica l’Orchestra si è distinta anche nel repertorio operistico, riscuotendo unanimi apprezzamenti in diversi allestimenti di Don Giovanni, Le nozze di Figaro, Così fan tutte e Il flauto magico di Mozart, Orfeo ed Euridice di Gluck, Il barbiere di Siviglia, Il turco in Italia e La Cenerentola di Rossini, Norma e I Capuleti e i Montecchi di Bellini, L’elisir d’amore, Don Pasquale, Lucrezia Borgia, Lucia di Lammermoor di Donizetti, Rigoletto e Il Trovatore di Verdi, La vedova allegra di Lehár. Nella Stagione 2015/2016, su ideazione di Marco Angius, l’OPV ha ospitato Salvatore Sciarrino come compositore in residenza realizzando il primo ciclo di Lezioni di suono, esperienza che si è poi rinnovata nelle Stagioni successive con Ivan Fedele, Giorgio Battistelli e Nicola Sani. Sempre nel 2016, l’esecuzione integrale delle Sinfonie di Beethoven dirette da Angius nell’ambito del “Ludwig Van Festival”
è stata accolta da un eccezionale consenso di pubblico e di critica, confermato nel 2017 con l’integrale delle Sinfonie di Schubert. Negli ultimi anni l’Orchestra ha ampliato il proprio impegno in ambito educational, sviluppando programmi specifici per il pubblico delle famiglie e dei bambini e percorsi di formazione dedicati alle scuole dell’infanzia. L’Orchestra è protagonista di una nutrita serie di trasmissioni televisive per Rai5 con i tre cicli di Lezioni di suono, Inori di Stockhausen (dalla Biennale di Venezia) e Sconcerto di Battistelli
con Elio, oltre che di una vastissima attività discografica che conta più di 60 incisioni per le più importanti etichette. Tra le pubblicazioni più recenti i Concerti per pianoforte e orchestra di C.P.E. Bach con Orazio Sciortino (Amadeus); i Concerti per violino e orchestra di Mozart con Sonig Tchakerian (Universal); Quodlibet con musiche di Castiglioni, Abyss con musiche di Donatoni, An Mathilde con musiche di Dallapiccola e Togni, L’Arte della fuga di Bach/Scherchen (Stradivarius) e Altri volti e nuovi 1 e 2 dedicati all’opera di Salvatore Sciarrino (Decca Italia) diretti da Marco Angius. L’OPV è sostenuta da Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione del Veneto e Comune di Padova.
Violino principale Lorenzo Gentili Tedeschi Violini I
Stefano Bencivenga **
Giacomo Bianchi Ivan Malaspina Laura Maniscalco Davide Dal Paos Violini II
Fiammetta Casalini * Chiara Meneghinello Simone Castiglia Rebecca Innocenti David Scaroni Pavel Cardas Viole
Luca Volpato * Giada Broz Silvina Sapere Floriano Bolzonella
INTERPRETI
12 INTERPRETI
Violoncelli
Francesco Martignon * Caterina Libero Giancarlo Trimboli Irene Zatta Contrabbassi
Francesco Di Giovannantonio * Matteo Zabadneh
Flauti
Mario Folena * Riccardo Pozzato Oboi
Paolo Brunello * Erika Rampin Clarinetti Luca Lucchetta * Roberto Scalabrin Fagotti
Aligi Voltan * Matteo Scavazza § Corni
Marco Bertona * Alberto Prandina Trombe
Simone Lonardi * Roberto Caterini Trombone Fabio Rovere Timpani
Alberto Macchini * Percussioni Saverio Rufo Federica Biondi Igor Netti Tiozzo
Arpa
Cristina Centa Celesta
Mariachiara Grilli
* Prima parte
** Concertino
§ anche controfagotto
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Prossimi concerti
PROSSIMI CONCERTI
Giovedì 13 febbraio Auditorium Pollini ore 20.45
Ciclo completo, ciclo parziale Verde
GIAMPAOLO PRETTO Direttore
rihm Nähe fern 2
(Prima esecuzione italiana) brahms
Variazioni su un tema di Haydn op. 56a brahms
Sinfonia n. 2 Percorso Brahms (III concerto) Venerdì 7 febbraio
Sala dei Giganti al Liviano ore 21.00
Nell'ambito di Padova capitale europea del volontariato 2020
MARCO ANGIUS Direttore
CRISTINA ZAVALLONI Voce
LORENZO GENTILI TEDESCHI Violino
dallapiccola Tartiniana Seconda wagner
Idillio di Sigfrido berio
Folksongs
Ingresso libero e gratuito fino ad esaurimento posti
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Bunker / Lucio Schiavon