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CARLO MARIA MARTINI PAROLE PER VIVERE. Lectio divina su alcuni passi dei Vangeli

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Academic year: 2022

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CARLO MARIA MARTINI

PAROLE PER VIVERE

Lectio divina su alcuni passi dei Vangeli

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PAOLINE Editoriale Libri

© FIGLIE DI SAN PAOLO, 2010 Via Francesco Albani, 21 - 20149 Milano www.paoline.it

edlibri.mi@paoline.it

Distribuzione: Diffusione San Paolo s.r.l.

Corso Regina Margherita, 2 - 10153 Torino Le citazioni bibliche sono tratte da La Sacra Bibbia

nella versione ufficiale a cura della Conferenza Episcopale Italiana

© 2008, Fondazione di Religione Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena

Prima edizione nella collana Letteratura biblica, 1993

Nuova edizione aggiornata nella collana Spiritualità del quotidiano, ottobre 2009

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INTRODUZIONE

Fra le tante parole che ogni giorno diciamo, ascoltiamo e leggiamo, ce ne sono alcune che riconosciamo avere una risonanza particola- re in noi: sono parole che ci fanno gioire, che ci consolano, che ci inducono a riflettere sul senso più vero della vita, che ci consentono di esprimere sentimenti, stati d’animo, speranze, desideri. Tutte queste parole importanti, che fanno la differenza nel nostro quotidiano, sono riflesso di una Parola che ci è consegnata per fare di tutti noi « creature nuove », figli di Dio.

La Chiesa, in particolare, è consapevole di essere « continuamente chiamata e generata dalla parola di Dio. Perciò, per poterla pro- clamare con amore e vigore, si mette per pri- ma e costantemente “in religioso ascolto” di essa (…), con fede umile e fiduciosa l’acco- glie, imitando Maria, che ascolta e pratica la Parola… »1. È in questo contesto che si pone

1 Sinodo dei vescovi, XII Assemblea generale ordinaria, « La pa- rola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa », Lineamenta, 25 marzo 2007, n. 18.

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il magistero del cardinale Carlo Maria Marti- ni, grande divulgatore della Parola attraverso il metodo della lectio divina.

Il commento ad alcuni passi del Vange- lo, proposti in occasione di diciassette incon- tri svoltisi tra il 2008 e il 2009 con altrettan- ti gruppi di sacerdoti, per la gran parte della Diocesi di Milano, costituisce un’occasione per riflettere su tanti argomenti, legati dal filo d’oro della vita secondo la parola di Dio.

Il cardinal Martini, in occasione di ogni incontro, esprime commozione, gratitudine,

« grande gioia ma insieme anche trepidazione.

Grande gioia perché posso rivedere voi che siete stati con me nelle mie prove, come dice Gesù nel Vangelo, per ventidue anni, quindi vi posso ritrovare e posso anche vedere i giova- ni che iniziano adesso il ministero... Trepida- zione perché, come dice san Paolo nella Prima Lettera ai Corinti, mi presento a voi con mol- ta fragilità, con molto timore ».

Davanti alla possibilità di trattare negli in- contri vari temi, suggeriti dal contesto eccle- siale (Anno dedicato a san Paolo: 28 giugno 2008 - 29 giugno 2009; Sinodo sulla parola di Dio: 5-26 ottobre 2008; Anno sacerdotale:

19 giugno 2009 - 11 giugno 2010; eventi della vita diocesana, fra cui l’assemblea sinodale del clero, secondo le indicazioni offerte dall’arci- vescovo cardinal Dionigi Tettamanzi nel Per- corso pastorale per l’anno 2009-2010), il car-

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dinale preferisce « restare fedele alla abitudine antica » di lasciarsi stimolare e interrogare dal Vangelo del giorno, nella consapevolezza che

« se la liturgia oggi ci propone questo Vange- lo è perché ha qualcosa da dirci ».

Una testimonianza, quella del cardinal Mar- tini, di passione incondizionata per la Parola, per la Chiesa, per l’umanità chiamata a vivere in pienezza la propria vocazione, passione che diventa ancora una volta una preziosa lezione di vita, certamente per i sacerdoti, ma anche per ogni uomo e ogni donna di buona volontà, che può trovare in queste pagine ragioni per riflettere, per comprendere il senso profondo delle proprie scelte, per vivere.

Metodo della lectio divina

Ogni incontro è suddiviso idealmente in tre parti, secondo il metodo della lectio divina:

lectio, meditatio, contemplatio. Per iniziare, la lectio, cioè lettura e rilettura del testo, cercan- do di coglierne la struttura, le parole chiave, le affinità, i collegamenti, i riferimenti, le relazio- ni con il contesto, così da farne risaltare la for- za e la novità. Una lettura, quindi, approfondi- ta, nuova, in maniera che il testo a cui siamo abituati ci appaia in tutta la sua forza.

Segue la meditatio, che è l’interrogazione sui valori perenni del testo: quale messaggio

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contiene? Che significato hanno queste paro- le per noi? In che senso possiamo dire che ci sono di illuminazione?

Infine la contemplatio, che significa parla- re con Gesù, con Maria, con i santi, con Dio stesso, che si rivelano nel testo preso in con- siderazione a partire dalla personale esperien- za di vita. Si tratta di rispondere a Gesù par- lando come un amico parla all’amico. Questo modo di pregare è stato fortemente stimolato nella Chiesa a partire dal Vaticano II, poi da Paolo VI, da Giovanni Paolo II e infine anche dal recente Sinodo sulla parola di Dio.

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LA SINTESI DEL VANGELO

Mt 6,16-18

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16 « E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che as- sumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: han- no già ricevuto la loro ricompensa. 17Invece, quando tu digiuni, profumati la testa e lava- ti il volto, 18perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segre- to; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ri- compenserà ».

Questo passo è al centro del Discorso del- la montagna, di cui il centro esatto, anche ma- terialmente parlando, è il Padre nostro. Non parliamo però del Padre nostro, ma di quan- to è strettamente connesso, cioè il tema del di- giuno. Gesù affronta nel cap. 6 del Vangelo se- condo Matteo il triplice tema della preghiera, del digiuno e dell’elemosina. Coglieremo subi- to come questa parola di Gesù non ha signifi- cato soltanto per queste pratiche, ma è una pa-

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rola molto generale che ci tocca nell’intimo e ci scuote.

Vediamo chiaramente che non c’è molta struttura da cercare, perché sono due paro- le di Gesù che riguardano lo stesso tema circa l’intenzione con cui digiunare e descrivono per contrario e per diritto, cioè per contrapposizio- ni, la figura del digiunatore: l’ipocrita che assu- me aria malinconica, si sfigura la faccia per far vedere agli uomini che digiuna. Poi viene la fi- gura del vero religioso: « Tu invece, quando di- giuni, profumati la testa… ». Questo modo di descrivere prima il negativo e poi il positivo è seguito nei tre esempi: nella preghiera, nel di- giuno, nelle opere buone (Mt 6,1-18).

Per quanto riguarda le opere buone, c’è l’immagine di chi suona la tromba negli ango- li delle strade; probabilmente queste immagi- ni sono un po’ forzate, sono caricature per in- dicare chi vuole fare bella figura davanti agli uomini, far vedere che digiuna. Lo stesso dica- si per la preghiera e l’elemosina. Poi al contra- rio è descritta la figura del vero adoratore del Padre. Anche qui con qualche esagerazione:

« Quando digiuni, profumati la testa… ». For- se lavarsi il volto era abbastanza comune, pro- fumarsi non tanto; in ogni caso, si vuol dire che il nostro servizio deve essere nascosto, e la ragione è sempre la stessa, ripetuta tre vol- te: la gente non veda che tu digiuni, fai l’ele- mosina, preghi, « ma solo il Padre tuo, che è

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nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segre- to, ti ricompenserà ».

Questa frase per me è come la sintesi di tutto il Vangelo; talvolta, quando mi chiedo- no una frase evangelica che sia significativa, indico questa: « Il Padre tuo, che vede nel se- greto, ti ricompenserà ».

Esiste una nuova versione della Bibbia2 che ha piccole differenze rispetto alla precedente.

« Quando digiunate non assumente aria ma- linconica », diceva la precedente traduzione;

la nuova dice invece: « Non diventate malinco- nici »: esprime di più il divenire; e ancora: « gli ipocriti che assumono un’aria disfatta », al po- sto di « si sfigurano la faccia », più generale;

« far vedere agli uomini » (la versione prece- dente) « agli altri » (la nuova versione); « Ma solo il Padre tuo, che è nel segreto », « solo il Padre tuo, che è nel segreto ». Piccole differen- ze derivate dalla maggiore precisione con cui si vuol seguire il testo greco.

Il brano di Vangelo considerato ha dunque due filoni di importanza: uno è quello della ragione per cui viene detto, cioè il non essere ipocriti; il secondo concerne un altro aspetto della vita, cioè il giusto rapporto con il cibo.

La Bibbia ne parla spesso con prescrizioni ali-

2 La nuova traduzione della Bibbia a cura della Conferenza Epi- scopale Italiana è stata resa pubblica nel 2008; la versione prece- dente è del 1974.

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mentari, perfino troppo minute; è un tema che certamente ci deve stare a cuore perché tutti noi abbiamo diete, consigli medici in abbon- danza, ma è importante sapere che il rappor- to con il cibo deve essere tenuto in mano, non dobbiamo lasciarci andare. Su questo la Bib- bia ritorna abbastanza sovente, non così tan- to invece sul digiuno, perché il digiuno per gli ebrei anche oggi avviene soltanto una vol- ta l’anno: nel giorno dell’espiazione anche i bambini non mangiano e non bevono nulla per tutta la giornata, fino a sera. È una picco- la vittoria su di sé; per il resto non hanno di- giuni significativi.

Poi c’è l’aspetto più importante di questa parola di Gesù: il rischio dell’ipocrisia. Nel cap. 5 si è parlato di « che cosa fare per essere nella volontà di Dio »: non commettere adul- terio, perdonare, ecc. Nel cap. 6, invece, si va al cuore della faccenda e ci si domanda con quale intenzione questo va fatto. È la chiama- ta a una straordinarietà che consiste appunto nel fare le cose non per essere visti – è il gran- de, inevitabile pericolo della sequela – ma sol- tanto per piacere al Padre. Con queste paro- le Gesù tocca il grande, inevitabile pericolo di tutta l’esistenza cristiana; parla di preghiera, elemosina e digiuno, ma il pericolo dell’este- riorità, dell’ipocrisia, del fare perché gli altri vedano, è generale. Per esempio i chierici, che hanno una professione, devono far vedere che

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pregano, che dicono abbastanza bene la Mes- sa, che preparano l’omelia, ma se non stanno attenti si insinua in loro il desiderio di piace- re, il timore di dispiacere, e questo guasta tut- to e toglie la libertà.

Matteo è ben conscio del pericolo delle buo- ne azioni. In ogni azione umana il diavolo può introdurre una menzogna e rendere falsi. Per- ciò il cap. 6 è veramente centrale nel discorso della montagna perché affronta tanto il « che cosa » quanto il « come ». E il « come » è il pia- cere a Dio solo, essere di fronte a lui nel segre- to. Si può naturalmente piacere anche ad al- tri, si può accettare l’approvazione di altri, ma è importante che approvazione o critica non siano determinanti, che si compia tutto davan- ti a Dio nel silenzio, nel segreto, come se nes- suno dovesse vedere.

Quando questo viene esposto da Matteo in una forma più generale di etica, diventa etica delle intenzioni. Al cap. 15, là dove dice: « Ne- anche voi siete ancora capaci di comprende- re? Non capite che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e viene gettato in una fogna? » (vv. 16-17), si intende che tutti i pre- cetti di purità, tutti i precetti esteriori, di cui era ricco il giudaismo, non valgono nulla se non c’è un’azione interiore. « Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende impuro l’uomo. Dal cuore, infatti, pro-

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vengono propositi malvagi, omicidi, adulte- ri, impurità, furti, false testimonianze, calun- nie. Queste sono le cose che rendono impuro l’uomo » (15,18-20). È l’applicazione gene- rale, etica, di un principio fondamentale; ed è molto importante perché mostra che anche nel nostro cuore si annidano omicidi, adulte- ri, invidie e tante altre cose. Se non stiamo at- tenti, possiamo cedere.

Concludendo, questa pagina è molto breve, ma tocca un punto nodale: quello dell’interio- rità, della ricerca di Dio solo. È un contesto di libertà piena, perché si agisce non per pia- cere, o per timore di dispiacere, ma per timo- re di Dio soltanto.

Noi siamo sempre tentati di fare le cose per compiacerci del plauso degli uomini, per essere in qualche maniera seguiti, approvati.

Ma questo deve essere del tutto secondario.

Essenziale è la ricerca di Dio, l’essere nel se- greto davanti a lui. Questa è per me la sinte- si del Vangelo, tema fondamentalissimo, che non per niente Gesù ha trattato al centro del Discorso della montagna. L’ha applicato a tre realtà – potevano essere molte altre –, ma pra- ticamente tutta la vita e il rapporto con Dio e con gli uomini è regolato da questa disposi- zione di fondo.

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INDICE

Introduzione pag. 5

La sintesi del Vangelo » 9

Il mistero della preghiera » 15

La libertà del cuore » 25

I discernimenti sbagliati » 33

Strumenti per pensare » 41

Aprire gli orizzonti » 51

Seminare nel profondo » 59

La notte della fede » 67

Il segreto della vita » 75

L’azione libera di Dio » 85

Il principio dell’interiorità » 91

Il senso del tempo » 103

Di amico in amico » 117

La carta vincente » 127

Mettersi in gioco per Dio » 137

Invito alla gioia » 145

Il tempo della Chiesa, il nostro tempo » 149

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