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TERZO MILLENNIO OSSERVATORIO GIURIDICO E CULTURALE Corriere bimestrale

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Anno II – n. 5 – settembre - ottobre 2008 – Distribuzione gratuita

TERZO MILLENNIO

OSSERVATORIO GIURIDICO E CULTURALE Corriere bimestrale

_______________________________________________________________________________________

La gioia è amore, la conseguenza logica di un cuore ardente d’amore La gioia è una necessità e una forza fisica

La nostra lampada arderà dei sacrifici fatti con amore se siamo pieni di gioia Madre Teresa di Calcutta

Fondatore, direttore editoriale: Gr. Uff. Dott. Giuseppe Mario Potenza – Direttore responsabile: Dott.

Salvatore Resta, giornalista – Direzione, redazione: Via Francesco Belotto 15° - 1° piano, Nardò (Lecce) – Sede estiva: Via Erodoto 24, 1° piano, Nardò, Cenate – E-mail: [email protected] – Iscrizione al n.

961 del registro della stampa del Tribunale di Lecce in data 19 marzo 2007 – La collaborazione in ogni forma è gratuita.

- Spigolature di legislazione e giurisprudenza

……..………... pag. 2

- La crisi finanziaria …..……...…… pag. 3 - Per un europeo quanto vale

un euro ?... pagg. 3 s.

- Alessandra Borghese presenta

Lourdes – Recensione ……..…………p. 4 - Madre Teresa di Calcutta a 11 anni

dalla morte..…………...………. pagg. 6 s.

- Le pazzie dell’Amore …....…… pagg. 7 s.

- Il focus del sindacato …….….. .pagg. 9 ss.

- Il lavoro e l’etica …….……… pag. 11 - Note di cronaca varia e

costume.………..…. pagg. 13 ss.

(tra cui: Paradossi all’italiana, L’ex br Morucci dà lezioni di libertà a Napolitano,

Dove porta il “laicismo” quando si sostituisce a un sano concetto di laicità XX settembre: gli Stati si formano con la forza)

- La stanza del poeta ……...……… pag. 16

Madre Teresa di Calcutta

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Spigolature di legislazione e giurisprudenza

di Giuseppe Mario Potenza 1

Legislazione

- Legge 23 luglio 2008, n.124, Disposizioni in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato, con riferimento al d.d.l. n.1442 –Camera;

- Conversione in legge (6 agosto 2008, n.133) con mod., del d.l. 25 giugno 2008, n. 112, in materia di edilizia abitativa. Tra le modifiche : il piano nazionale di edilizia abitativa da approvarsi con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, previa delibera del CIPE, nuova disciplina dei servizi pubblici locali di rilevanza economica e individuazione, da parte del Governo, delle disposizioni di rango regolamentare implicitamente abrogate in quanto connesse esclusivamente alla vigenza degli atti legislativi di cui all’Allegato A ( salva l’applicazione dei commi 14 e 15 dell’art. 14 della legge 28 novembre 2005, n. 246) al decreto. Inoltre: disposizione “taglia-enti”; durata della carta d’identità (10 anni) e, dal 2010, corredo della stessa con fotografia e impronte digitali della persona ; razionalizzazione e progressiva riduzione dei distacchi, delle aspettative e dei permessi sindacali con decreto del ministro per la pubblica Amministrazione e l’innovazione; ulteriori misure di riduzione della spesa;

contenimento dell’uso degli strumenti derivati e dell’indebitamento delle regioni e degli enti locali;

modifiche in materia di patto di stabilità interno, di patto di stabilità interno per gli enti locali e di patto di stabilità interno delle regioni e delle province autonome ;

- D.l. 1° settembre 2008, n.137, Disposizioni urgenti in materia di istruzione e università, convertito nella legge 30 settembre 2008, n. 137.

Giurisprudenza

Potere inibitorio e sanzionatorio nella denuncia di inizio di attività (d.i.a.)

Con recente decisione (di cui non si conosce il numero nel momento in cui si formula la presente nota, avendo questa redazione ricevuto solo il testo della decisione) della quarta Sezione il Consiglio di Stato si è pronunciato sul ricorso in appello del condominio

1 Già segretario generale della Provincia di Alessandria, autore di pubblicazioni in materia amministrativa e penale, conferenziere.

“Torino” di Laigueglia (prov. di Savona) avverso la sentenza del T.A.R. Liguria, Sez.I, n. 76 del 24 gennaio 2008, con la quale era stato dichiarato irricevibile un ricorso per silenzio-rifiuto posto in essere dall’Amministrazione comunale su espressa diffida dell’appellante.Due condomini avevano eseguito delle opere abusive che venivano poi condonate.

Successivamente le stesse proprietarie avevano presentato una denuncia di inizio di attività (d.i.a.) per nuove opere di trasformazione immobiliare, senza che venisse adottato alcun provvedimento inibitorio da parte del Comune, sicché il Condominio chiedeva interventi di controllo sull’abuso, ma senza esito. Il problema emergente era se la fattispecie (relativa al complesso procedimento della d.i.a e dell’eventuale inibitoria dell’Amministrazione) fosse da considerare un atto implicito (una “fictio iuris del tipo del silenzio- assenso), così come il T.A.R. aveva (“maldestramente”, si legge nella decisione) opinato, oppure dovesse considerarsi una vicenda diversa, in cui il mancato intervento inibitorio del Comune

“funge solo da presupposto legittimante per l’esecuzione delle opere così come richieste e programmate dal privato”.

A tal proposito il Consiglio di Stato ha osservato che le norme giuridiche “allorquando si riferiscono all’annullamento d’ufficio, hanno e non possono che avere un valore sostanziale, nel senso che l’Amministrazione, al di là del silenzio serbato, conserva comunque, non più un potere inibitorio, che ha comunque consumato, ma un potere sanzionatorio per verificare che i fatti denunciati e le opere eseguite siano conformi alle fattispecie regolamentari esistenti”.

E’ stato pertanto considerato illegittimo il rifiuto silenzioso opposto dal Comune con conseguente accoglimento del ricorso in appello e ordine all’Amministrazione comunale di eliminare il silenzio- rifiuto nel termine di trenta giorni, dando concreta risposta alla domanda formulata dal richiedente Condominio ai fini del controllo di legittimità delle opere eseguite. E’ evidente l’importanza della decisione che mette ordine in un istituto, qual è quello del silenzio-rifiuto, sul quale proliferano facilmente ipotesi concettuali prevaricatrici della stessa natura delle norme giuridiche, come è accaduto al T.A.R.

Liguria, con conseguenze nefaste in ordine al ruolo dell’Amministrazione comunale in materia edilizia.

OSSERVATORIO GIURIDICO

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La crisi finanziaria

di Giuseppe Mario Potenza E’ nota la grave crisi che ha scosso i mercati finanziari di tutto il mondo. La mancanza di regole ha creato una falsa ricchezza per una sorta di droga finanziaria, a cominciare dall’America, dove per decenni sono state calamitate grandi masse di risparmi – che hanno consentito un tenore di vita superiore ai normali livelli – grazie al convincimento globale dell’efficienza economica di quel Paese, vista come la più evoluta nel mondo. Da questa crisi l’America esce certamente delegittimata e il suo capitalismo sarà competitivo con quello degli altri Paesi perché conterà, non più la grandezza e la potenza del Paese, ma l’intelligenza della gestione governativa.

A seguito del crollo della Banca d’affari Lehman e l’assorbimento di Merril Lynch in Bank of America, la Camera degli Stati Uniti, dopo il Senato, ha approvato l’intervento statale di salvataggio del sistema finanziario, prelevando dall’erario 700 miliardi di dollari. L’intervento è tornato a favore degli speculatori di Wall Street, ma si è reso necessario per rimettere in moto l’intero sistema bancario.

Si è discusso su un intervento analogo in Europa, ma a quel che sembra non tutti i Paesi europei versano nelle condizioni di rito a tale scopo, sicché la banca centrale europea ha deciso di mantenere il costo del denaro al 4,25 per cento.

Non si è tardato e sentire gli effetti della crisi neppure da parte di chi non ha nulla a che fare con le banche e con le azioni e con la Borsa. Le banche sono diventate più prudenti per quanto riguarda i titoli che hanno fatto crollare istituzioni finanziarie finora considerate solide.

Ed effetti negativi sono scaturiti a carico delle imprese, anche se estranee alle manovre di speculazione azionaria, e quindi a carico delle stesse esportazioni.

Ne è derivato un indebolimento del sistema finanziario globale, destinato ad affliggere, in particolare, le famiglie a basso reddito.

Per quanto riguarda le misure prese in via d’urgenza

“per garantire la stabilità del sistema creditizio” è stata prevista tra l’altro, con d.l. 13 ottobre 2008, n. 157, l’autorizzazione al ministero dell’Economia e delle finanze a concedere la garanzia dello Stato, fino al 31 dicembre 2009, a condizioni di mercato, sulle passività delle banche italiane, con scadenza fino a cinque anni e di emissione successiva alla data di entrata in vigore del decreto, nonché, fino al 31 dicembre 2009, a condizioni di mercato, analoga autorizzazione sulle operazioni stipulate da banche italiane, al fine di ottenere la temporanea disponibilità di titoli utilizzabili per operazioni di rifinanziamento presso l’Eurosistema.

Fino alla stessa data il ministero potrà effettuare operazioni temporanee di scambio tra titoli di Stato e strumenti finanziari detenuti dalle banche italiane o passività delle banche italiane controparti aventi scadenza fino a cinque anni e di emissione successiva alla data di entrata in vigore del decreto.

Il tema merita un approfondimento da parte di esperti della materia. Al Governo e a quanti di competenza

conviene rimboccarsi le maniche per recuperare all’insegna dei principi che questa crisi ha tirato fuori dal dimenticatoio.

Per un americano un dollaro vale un dollaro, e per un europeo quanto vale un euro?

di Raffaele de Dominicis 2 E’ stato pubblicato dalla Rizzoli il saggio di economia,

“IL PARADOSSO DELL’EURO”, di Lorenzo Bini Smaghi, esperto di finanza e commercio internazionale e componente del Comitato esecutivo della BCE (Banca Centrale Europea).

Il quesito che pone, assai garbatamente, il libro è il seguente: quale fondamento può avere la caduta d’entusiasmo sull’euro, dopo che la nuova moneta è stata salutata, fin dalla sua prima apparizione, circa dieci anni fa, con grande e motivato ottimismo?

Si manifesta subito giusta la valutazione dell’A., secondo cui, grazie all’euro, il nostro Paese è rimasto ai margini della recente bufera monetaria, causata dai mutui subprime ed, inoltre, appare esatta l’affermazione che la moneta europea ci ha preservato dalla perdurante inflazione e dalle cicliche crisi di bilancio dovute all’enorme debito pubblico accumulato a partire dagli anni ottanta.

Ma – attenzione! – in coincidenza con l’euro si è aperto anche il processo di globalizzazione e di liberalizzazione dei capitali nel mondo. E, come se non bastasse, “milioni di persone, soprattutto in Asia, sono uscite dalla povertà mettendo sotto pressione la domanda di risorse naturali”. E’, dunque, un errore – sostiene Bini Smaghi – ritenere che l’insoddisfazione del cittadino europeo possa dipendere solo dall’euro.

Ci sono state altre coincidenze ed interconnessioni dietro la caduta d’entusiasmo: come l’innovazione tecnologica e l’incremento del commercio internazionale che hanno prodotto una redistribuzione del reddito sul piano mondiale ed impresso, altresì, una grandissima accelerazione alla finanza internazionale.

Si aggiunga che l’euro, quale moneta forte e stabile, adottata, come si sa, con il Trattato di Maastricht, si è imbattuto pure nella crisi del dollaro e nella conseguente fibrillazione dei mercati finanziari asiatici.

Se non che – continua a sostenere Bini Smaghi – contrariamente a ciò che la gente comune percepisce, l’euro è stato un formidabile strumento di stabilità e di protezione dall’inflazione.

E’ in virtù dell’euro che si è avuta la nascita della BCE, che non è solo l’istituto di emissione in ambito europeo, ma anche una delle Banche più indipendenti al mondo.

Inoltre, è proprio grazie alla funzione di governo della moneta europea, affidata alla predetta

2 Vice procuratore generale presso la Corte dei conti, direttore di riviste amministrative.

OSSERVATORIO CULTURALE

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BCE che l’euro è diventata la seconda moneta “di riserva”, dopo il dollaro; sicché, al pari del dollaro, può dirsi che “un euro è un euro!”.

Ho conosciuto personalmente l’Autore del bellissimo saggio in commento e devo dire che di lui mi ha sempre colpito la specialissima capacità di sintesi e la dote di cogliere l’essenziale dei problemi in materia di economia internazionale.

Dal suo libro, che reputo essere un rilevante contributo alla comprensione della moneta europea, ho potuto estrarne non poche “verità difficili”, come quella deducibile dalla seguente proposizione: “i tassi d’interesse nei paesi avanzati si sono ridotti contribuendo a determinare una dinamica non sostenibile dei prezzi delle attività finanziarie e degli immobili”.

E’ il sistema bancario, dunque, che deve fare qualche passo indietro, così ridando alle cose il loro giusto valore ed il giusto prezzo.

Alessandra Borghese presenta Lourdes.

Recensione dell’opera di Alessandra Boorghese Lourdes. I miei giorni al servizio di Maria, Mondadori, Milano, 2008

di Giuseppe Mario Potenza

Quest’opera non è, propriamente, né un saggio di natura scientifica, né un servizio giornalistico sul Luogo di interesse planetario qual è, ormai, da qualche secolo, Lourdes. Alessandra Borghese, autorevole giornalista e scrittrice, discendente di Paolo V – Papa della famiglia Borghese – ci vuole solo fornire spunti di sua testimonianza su Lourdes, dove ella da tempo è di casa, quale assistente volontaria dei malati che si recano lì in pellegrinaggio (in gran numero, ogni anno, su oltre 6 milioni di pellegrini). Non è facile questa attività volontaria, spiega l’Autrice, che riporta casi vissuti di atroci malattie inguaribili riscattati alla serenità dalla spiritualità del Luogo anche quando non si verificano le guarigioni : “Quello che posso dire, dopo tanti anni di servizio, è di aver visto molti malati sereni a Lourdes, pochissimi tristi o peggio ancora disperati”(p.27). Guarigioni che peraltro continuano pure a verificarsi :

“…un pauroso incidente automobilistico avvenuto il 16 gennaio 2006…Don Vittorio…era finito per più di un mese in coma. Sulle prime , i medici lo avevano dato per spacciato… Aveva poi dovuto subire diversi interventi chirurgici, ritrovandosi infine bloccato su una sedia a rotelle…”(p.10). Successivamente:

“… Suona il telefono. Dall’altra parte c’è don Vittorio… ‘Donna Alessandra, la chiamo per dirle che ho iniziato a stare in piedi da solo…’. Rimango sbalordita, quasi impietrita dalla notizia…” (p.100).

“…D’altra parte, chi cerca Dio in un certo senso è già stato trovato da lui. E chi chiede aiuto a Maria difficilmente rimarrà inascoltato. Certamente, non sempre quello che chiediamo avviene secondo i nostri desideri e i tempi che noi vorremmo. Però sappiamo che, mentre noi non conosciamo quale sia davvero il nostro bene e, dunque, possiamo avanzare richieste

sbagliate, il Signore invece sa bene ciò che davvero ci giova. E se ci fidiamo di lui, lo scopriremo, magari anche a distanza di anni” (p.81).

“…Qui a Lourdes ciascuno di noi avverte che Maria sta ai piedi della nostra Croce proprio come stava ai piedi di quella di Gesù sul Calvario, duemila anni fa…”

(p.26).

“Lei ci porta a Gesù – Dall’esperienza di Lourdes è nata e si è approfondita anche la mia devozione mariana. Seguire Cristo sembra talvolta difficile, abbandonarsi con fiducia alla Madonna appare più dolce. Stare con lei ai piedi della croce rende, almeno per me, meno sconvolgente quel Mistero di morte così atroce. Cristo è il Salvatore, ma Maria rappresenta la possibilità privilegiata di entrare in contatto con lui”(p.41).

Nella realtà di Lourdes si inquadra la figura di Bernadette, che viene data con rapidi flash su alcuni fatti significativi della sua storia: tale realtà così meglio si penetra conoscendo la Santa Veggente :

“...A quelli che provarono a farla passare per pazza e isterica lei rispondeva con serenità e modestia : ‘La Signora mi ha detto di riferirvi tutto questo, non di convincervi’. Questa fanciulla scelta da Dio non desiderava essere nulla di più che uno strumento, una messaggera del Cielo. Per questo non voleva fare cose più grandi di lei come, appunto, convincere i diffidenti” (pp. 59 s.).

“Quando penso che l’unica testimone delle Apparizioni di Lourdes è una ragazzina di quattordici anni che non sapeva né leggere né scrivere, di salute fragile e che non aveva neanche fatto la prima comunione, mi commuovo. Quando penso a Bernadette, al fatto che fin da piccola ha sofferto d’asma, poi di tisi, fino ad avere infezioni di ogni genere durante gli ultimi anni di vita, mi emoziono. E quando la osservo nelle fotografie che le ha fatto Paul Dufour, in bianco e nero, nel 1864, quando vedo quel suo sguardo serio, solitario ma, al contempo, determinato, penso che, contrariamente a quel che crediamo, in realtà sono gli umili a fare la vera storia, quella che conta sul serio. La fanno con la loro forza mite che è la forza di Dio” (p.62).

Nella Casa Madre delle Suore di Nevers è conservato il piccolo corpo, trovato sempre perfettamente conservato (“come se la morte non avesse avuto nessun potere su di esso”), dopo le riesumazioni prima nel 1909 e poi nel 1919. Con Bernadette l’Autrice entra in intimo contatto che è, sì, spirituale, ma nello stesso tempo percepibile quasi con una presenza fisica della Santa :

“…ho la netta sensazione che la santa voglia dirmi qualcosa. Passano alcuni secondi quando una voce che sale dal profondo del cuore mi dice : ‘In guardia ! Attenzione ! Non ci può essere una vera conversione senza la penitenza’ ” (p. 97).

Continua, rispetto al numero precedente di questa rassegna, il testo dell’articolo “Bernadette Soubirous fra cielo e terra”.

“M’inginocchiai e recitai il rosario insieme alla bella signora. Al termine mi fece cenno di avvicinarmi, ma non osai ed ella scomparve.

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Mi tolsi l’altra calza per attraversare il canale che passava davanti alla grotta : quindi, siamo tornate a casa.

Sulla strada di ritorno chiesi alle compagne se avessero visto qualcosa. Mi risposero :

- No.

- E tu hai visto qualcosa ?

- Oh no ! Se voi non avete visto nulla, nemmeno io ! –.

Non volevo parlare, ma insistettero talmente che mi decisi a raccontar tutto a condizione di conservare il silenzio. Me lo assicurarono. Invece, appena giunte a casa furono talmente invase dal desiderio di parlare che raccontarono tutto.

Ecco ciò che accadde la prima volta.

Era giovedì 11 febbraio.

Sono tornata alla grotta per la seconda volta la domenica seguente ed insieme ad alcune ragazze.

Prima di partire andammo a riempire una boccetta d’acqua benedetta in parrocchia.

Una volta sul posto, ciascuna prese la propria corona e c’inginocchiammo per la recita del rosario.

Avevo appena terminato la prima decade che notai la medesima signora. Subito l’aspersi con l’acqua benedetta dicendole di restare se venisse da Dio ; altrimenti, di andarsene. L’aspergevo con sempre maggior insistenza. La signora sorrideva e chinava la testa. Più l’aspergevo e più sorrideva. Terminato il rosario, andammo via. Ecco quanto è accaduto la seconda volta…” 3.

La sedicesima Apparizione “presenta la sua carta d’identità. Firma il suo messaggio trasmesso a Bernadette per il mondo. Fuga ogni ombra di dubbio.

‘Questa volta levò gli occhi al cielo, congiunse le mani all’altezza del petto e mi disse di essere l’Immacolata Concezione. Sono le ultime parole che mi ha rivolto’ ”4.

Continua, rispetto al numero precedente di questa Rassegna, il testo dell’articolo “ ‘Le Croci sono i monili dello Sposo’. I carismi di San Pio”, tratto da Voce di Padre Pio, mensile dei Frati Cappuccini della Provincia Religiosa “Sant’Angelo e Padre Pio”, San Giovanni Rotondo (Foggia), calendario 2006.

- “Passavo e ripassavo !... – Alcune ‘signore’ in abiti succinti che facevano parte di una compagnia teatrale, per mera curiosità volevano incontrare Padre Pio. Fra Gerardo, sperando nella conversione delle stesse, cercò il Padre in tutto il convento, ma non lo trovò. Le donne, infastidite, ripartirono in macchina. Subito dopo, sulla soglia della chiesa, comparve Padre Pio. A fra Gerardo, che gli chiese dove si fosse cacciato, rispose : ‘Passavo e ripassavo davanti a te, ma non te ne sei accorto’ ”.

- “ l’osmogenesi – Dio a volte permette che dal corpo di alcuni Santi, in maniera costante o a tratti, si sprigioni un soave effluvio, interpretato da molti come segno delle loro particolari virtù. Il profumo non viene percepito da tutti, ma solo da persone privilegiate, siano esse vicine o assai lontane dal soggetto. Questo fenomeno è chiamato ‘osmogenesi’, e in Padre Pio

3 Bernadette racconta le sue Apparizioni, Edizioni Doucet, Lourdes, 2007, p.70.

4 Ivi, p.105.

ebbe caratteri diversi : di rose, d’incenso, di acido fenico o di altro. Una figlia spirituale, al Santo di Pietrelcina, chiese spiegazioni in merito a questi effluvi odorosi. Padre Pio rispose : ‘Indicano solo la mia presenza’.

Anche dopo la sua morte – Padre Agostino da San Marco in Lamis, che avvertiva solo gli odori forti perché aveva le papille olfattive atrofizzate, nel suo Diario attesta : ‘Sentii parecchie volte il profumo che molti sentono. Anche dopo la partenza da San Giovanni Rotondo lo sentii’. Il fenomeno del misterioso ‘profumo di Padre Pio’ è continuato anche dopo la sua morte. Molti l’avvertono non solo nei suoi luoghi, ma anche in America e nelle più lontane parti del mondo”.

- “ le estasi – L’estasi, dal greco ékstasis, indica

‘l’uscire fuori di sé’. E’ un’esperienza mistica che consente uno stato di comunione col Divino. Essa costituisce la tappa culminante di un processo che conduce a Dio attraverso il progressivo abbandono di ogni percezione sensoriale e attività intellettuale.

Alcuni la considerano come la forma più alta di contemplazione e come eccezionale dono dello Spirito.

Famose, nella vita di Padre Pio, sono le ‘estasi di Venafro’, di cui furono testimoni il dott. Nicola Lombardi e i padri Agostino da San Marco in Lamis e Guglielmo da San Giovanni Rotondo.

- Era rosso in viso – Il medico dott. Nicola Lombardi attestò : ‘Nel convento dei cappuccini di San Nicandro, in Venafro, vidi Padre Pio disteso sul letto con gli occhi aperti fissi in alto come in qualche cosa che gli fosse stata davanti. Egli rivolgeva la parola a Cristo Gesù, alla Madonna, all’Angelo Custode. Era rosso in viso. Trovai il cuore e il polso che erano normali. Tutto appariva fisiologico. Accesi allora un cerino e lo tenni fermo davanti alla pupilla del Padre. Non avvertiva nulla’ ”.

- “le visioni – Si dicono visioni quelle percezioni soprannaturali di personaggi celesti naturalmente invisibili all’uomo. Possono essere sensibili o corporali; immaginarie o immaginative, se prodotte nell’immaginazione ; e intellettuali, quando sono percepite dalla mente senza forme sensibili. Padre Pio ebbe il dono delle visioni in tutte le specie sopra citate.

Nell’arco della sua vita vide più volte, e non solo con gli occhi della mente, Nostro Signore Gesù, la Vergine Santissima, l’Angelo Custode e il Serafico Padre San Francesco d’Assisi.

- Sin dall’età di cinque anni – Si legge nel Diario di Padre Agostino : ‘Le apparizioni cominciarono (in Padre Pio) al quinto anno di età, quando ebbe il pensiero ed il sentimento di consacrarsi per sempre al Signore e furono continue’ (pag. 47). Una mattina, solo tra i banchi, il piccolo Francesco se ne stava ad ascoltare nel silenzio il crepitio della lampada votiva, che si agitava davanti al tabernacolo. Ad un tratto gli apparve Gesù, gli fece cenno di avvicinarsi e gli mise una mano sulla testa”.

- “ le guarigioni – Gesù, ai suoi discepoli, ‘diede la potestà di guarire ogni sorta di malattie e d’ infermità’

(Mt, 10, 1). Ed ‘essi partirono e giravano di villaggio in villaggio, annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni’ (Lc,9, 6). Il dono di risanare gli

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infermi (gratia sanitatum) venne concesso a Padre Pio, che si servì di questo carisma, come degli altri, unicamente per convertire le anime o per ricondurle a Dio. I moltissimi episodi, registrati dalle cronache, contribuirono non poco a diffondere e a consolidare la fama di santità del venerato Padre.

- Qualche esempio – Antonio D’Onofrio, rachitico e deforme, si rialzò dall’inginocchiatoio senza più la gobba, dopo che la stessa era stata toccata dalle mani piagate di Padre Pio. La piccola Di Chiara, al comando del Santo di Pietrelcina, depose l’apparecchio ortopedico che avvolgeva le sue esili gambe colpite da una poliomielite infantile e cominciò a camminare. E il celebre chirurgo prof. Valdoni, disse : ‘La nostra scienza non è in grado di spiegare quello che succede lassù’ ”.

- “ spirito di profezia – Nelle lettere scritte dall’Apostolo delle genti ai Corinzi e ai Romani, il dono delle profezie viene presentato come la capacità di parlare sotto l’influsso dello Spirito Santo per l’edificazione della comunità dei credenti. Padre Pio fu arricchito anche di questo carisma. Ricevuti da Dio particolari messaggi, li trasmetteva sotto forma di insegnamenti, esortazioni e consigli, a precisi destinatari. Ciò avveniva durante la confessione, nella direzione spirituale o negli occasionali incontri, con semplicità, chiarezza, e in adesione perfetta alla verità.

Davanti a Gesù Sacramentato – Una signorina, durante la funzione serotina, mentre Padre Pio, ai piedi dell’altare e di spalle ai fedeli, recitava davanti al Santissimo la ‘Visita a Gesù Sacramentato’, nascosta tra la folla si pose genuflessa in fondo alla chiesa ma, per stare più comoda, piegò la sua sciarpa in quattro e se la mise sotto le ginocchia. Dopo qualche giorno andò a confessarsi dal venerato Padre che, appena la vide, le disse : ‘Ti insegno io a metterti gli stracci sotto le ginocchia quando stai davanti a Gesù Sacramentato ! “...”.

- “ la chiaroveggenza – Questo particolare carisma, conferito da Dio ad alcuni santi, consente di conoscere situazioni presenti o remote e di prevederne gli sviluppi futuri senza il concorso dei sensi e delle normali capacità intellettive. Fu concesso anche a Padre Pio, che in diverse circostanze riuscì con esso a dare serenità a quanti gli domandavano notizie sui loro congiunti che si trovavano al fronte o a chi era preoccupato per l’esito di un esame clinico o di un difficile intervento chirurgico. Prediceva anche eventi, che puntualmente si verificavano nel giorno e nell’ora indicata.

- ‘Beh, m’è uscito mo’ ’ – Racconta fr. Eusebio da Castelpetroso : ‘Era morto da poco Papa Giovanni XXIII e i cardinali erano riuniti in conclave per l’elezione del successore. Io ero ansioso di sapere in anticipo chi sarebbe stato l’eletto e, pertanto, tormentavo continuamente Padre Pio. Un giorno, nell’uscita dal refettorio, gli rifeci la stessa domanda alla presenza di un altro confratello. Allora il Padre, con estrema sicurezza, esclamò : ‘Ma sarà Montini !’.

Poi aggiunse : ‘Beh, m’è uscito mo’ ’ ”.

- “ l’immagine – Per una speciale permissione di Dio, Padre Pio aveva il potere di far misteriosamente imprimere o di far scomparire la sua immagine. Molti

hanno visto il suo profilo delinearsi su di una parete o sulla roccia mentre per lunghi anni i fotografi che si introducevano nel convento costatarono che gli scatti dei loro apparecchi, perfetti nel riprendere altre scene, andavano a vuoto allorché veniva inquadrato Padre Pio. Nessuno riuscì a fotografare il Padre fino a quando i superiori non ordinarono allo stesso di non rendere più insensibili le pellicole.

- Voleva ‘un ricordo’ – Il signor Remigio Maccari di Visnà di Vazzola (Treviso), figlio spirituale di Padre Pio e benefattore del convento, desiderava tanto un ricordo del venerato Padre. Un frate gli donò allora un fazzoletto bianco, usato dal Santo, che Remigio depose con cura in un cassetto. Quando, dopo qualche tempo, lo riprese, il fazzoletto portava impressa l’immagine del volto di Padre Pio. Ne fanno fede le foto che, del singolare reperto, il signor Maccari ha prodotto”.

Madre Teresa di Calcutta a 11 anni dalla morte

di Giuseppe Mario Potenza

Madre Teresa di Calcutta, al secolo Agnes Gonxha Bojaxhiu, nasce a Skopje, in Albania, il 26 agosto 1910 da una benestante famiglia di fede cattolica. A 18 anni prende i voti con il nome di Madre Teresa, ispirandosi a Santa Teresa di Lisieux, e va in India per completare gli studi. Insegna nel collegio cattolico di St. Mary’s High School nei pressi di Calcutta, dove poi diviene direttrice.

Nel 1948 è autorizzata dal Vaticano ad andare a vivere da sola nella periferia di Calcutta, continuando nella vita religiosa. Nel 1950 fonda la Congregazione delle Missionarie della carità dedicata alla cura dei poveri, la cui divisa è un sari bianco a strisce azzurre : tra le prime aderenti (12) alcune ex allieve del collegio St.

Mary. Nel 1952 si trasferisce in un tempio indù abbandonato cedutole dall’Arcidiocesi di Calcutta, dove sono assistiti i malati poveri che possono affrontare la morte con dignità, seguendo i riti della loro fede, musulmana, indù o cattolica. Sorgono tensioni provocate dalla reazione dei funzionari indiani, che accusano Madre Teresa di proselitismo, ma poi si arriva ad una convivenza pacifica. Madre Teresa apre poi diversi lebbrosari e un orfanotrofio.

Nel 1965 alle Missionarie della carità è dato il titolo di

“Congregazione di diritto pontificio” con possibilità di operare anche fuori dall’India : si realizzano così sedi in tutto il mondo. Nel 1981 nasce il “Corpus Christi”, movimento aperto ai sacerdoti secolari.

Nel 1979 è conferito il Nobel per la Pace a Madre Teresa, che lo accetta esclusivamente a nome dei poveri, ai quali vengono devoluti i 6000 dollari del Premio (servono per sfamarli per un anno) . Ma vi sono, nel corso del tempo, altri prestigiosi.

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riconoscimenti, tra i quali il Premio Nerhu per la pace e la comprensione internazionale, il Premio Internazionale Albert Schweitzer, il Premio Balzan, il Premio Bharat Ratna, la più alta onorificenza civile dell’India, la Legion d’Honneur, la cittadinanza onoraria degli Stati Uniti, diverse lauree honoris causa.

Madre Teresa si attiva in campo etico in occasione degli incontri internazionali, condannando l’aborto, i metodi di contraccezioni artificiali, il divorzio. Scrive libri di spiritualità cristiana e preghiere.

A seguito di un infarto subìto nel 1989 ha problemi cardiaci, si ammala poi di polmonite e si rompe la clavicola. Nel marzo 1997 lascia la guida della Congregazione e il 5 settembre di quell’anno muore a Calcutta. La sua scomparsa suscita una profonda commozione in tutto il mondo. Ai solenni funerali di stato c’è un’immensa partecipazione popolare, e la partecipazione di autorevoli personaggi intervenuti da ogni parte del pianeta. Il Pontefice Giovanni Paolo II, che aveva stretto amicizia con lei, dopo soli due anni dalla morte (per la prima volta nella storia) apre il processo di beatificazione e il 19 ottobre Madre Teresa è proclamata Beata. Nel 2005 l’Arcidiocesi di Calcutta apre il processo di canonizzazione.

La figura di Madre Teresa di Calcutta rimane per le generazioni future fulgido esempio di dedizione ai più bisognosi e di fratellanza fra i popoli per un ideale di vita improntato a onesti principi. Trascriviamo qui di seguito alcune considerazioni formulate dal Dott.

Antonio Caturano, che le ha mandate per l’occasione : sono parole che, attraverso la figura di Madre Teresa, costituiscono un particolare conforto per la fede di chi crede e particolare motivo di riflessione per chi non crede, e per questo rivolgiamo un sentito grazie all’autore.

Le pazzie dell’Amore

di Antonio Caturano5 Vorrei discutere della credibilità della Religione cristiana non affastellando considerazioni razionali di grosso respiro o di piccolo cabotaggio a sostegno di una ipotesi ideologica, ma facendomi guidare da talune tappe del sacro di cui ho fatto personale esperienza.

In questo contesto il primo “fatto” col quale mi sono scontrato, rimanendone folgorato per sempre, si chiama Teresa di Calcutta.

Di Lei mi resta nel cuore soprattutto un fotogramma a tutta luce che mi…perseguita inevitabilmente tutte le volte che ripenso alla Sua incredibile storia : un paria abbandonato su un marciapiede, che, coperto di escrementi, fetido di orina, insozzato di vomito, immerso nella irreversibile condanna di una solitudine che è il frutto di un rifiuto sociale totale e senza appello, ansimando, sta esalando l’ultimo respiro.

Accanto a lui, però, d’improvviso, si piega al suolo una piccola Suorina che lo prende in carico, lavandolo delicatamente da capo a piedi, ripulendolo dello schifo di cui è totalmente impregnato, rivestendolo di panni profumati di pulito, e, insieme, ricreando per lui il dono di una dilatata accoglienza attraverso un sorriso che è soffice come il tocco leggero di una carezza di mamma ma “pesantissimo” in termini di recupero di valori.

La filosofia di fondo di un quadretto così essenziale, secondo il chiarimento dato dalla stessa Santa, è semplice da scoprire : un soggetto che per tutta la sua esistenza non è mai riuscito a farsi riconoscere come titolare delle prerogative essenziali di qualunque membro della comunità umana, e che, perciò, ha trascinato le sue giornate nel ghetto di una generale indifferenza e nella viacrucis di una sofferenza che

5 Già presidente di sezione della Corte dei conti, scrittore.

Madre Teresa di Calcutta e Giovanni Paolo II

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moltiplica oltre ogni misura miseria e abbandono, ha il diritto, almeno nelle ultime ore della sua esistenza, di recuperare la sua originaria dignità umana, che può effettivamente essere ripristinata solo se sul selciato del suo ultimo tragitto si china una sconosciuta mano amica che, detergendo le sue sporcizie e aprendogli il cuore, sottoscrive con lui, per conto degli altri miliardi di esseri umani, un definitivo protocollo di pace.

L’inquietudine corposamente sottesa al quadretto appena descritto è annidata in un unico interrogativo di fondo : perché e per Chi la minuscola Religiosa si fa carico in maniera così scandalosa di uno scarto della casta degli “intoccabili”, tra l’altro assai prossimo al traguardo dell’oblio irreversibile di una discarica di rifiuti? Cosa o Chi la induce a infognarsi in un

“mestiere” così ripugnante, dal quale, stranamente, mostra addirittura di essere gratificata, al punto di attribuire significato di tesoro preziosissimo agli avanzi di letamaio che stringe così premurosamente tra le braccia?

La ragione profonda di una tale esplosione amorosa non può che essere rintracciata nel Dio, quello dei cristiani, che ha deposto nel cuore della suora il seme terribile di un amore che aggredisce livelli tanto più profumati di paradiso quanto più drammatica è la tragedia sulla quale la sua piccola mano disegna la carezza di una sorridente benedizione. E quale altra divinità potrebbe mai competere con questo Dio tanto potente che riesce ad insegnare ad amare fino ad un traguardo così umanamente inaccessibile da rasentare la follìa pura di una acrobazia che ricama nei cieli arabeschi di fiaba, accecati dal fulgore del sole perché legati ad una promessa solennissima di un gaudio consacrato per l’eternità ?

E lei, la Suorina, quale profondo struggimento interiore riuscirà a vivere quando potrà contemplare la miracolosa trasformazione che le Sue mani hanno operato, rivestendo di umanità occhiaie senza pupille, moncherini senza più dita, ossa appena rivelate da immondi gomitoli di rughe, respiri arrochiti in sibili e rantoli, ormai incapaci perfino di imprigionare gli ultimi singhiozzi di agonia ? Come farà a reggere psicologicamente alla rivoluzione che avrà visto scoppiare nel cuore del miserabile paria quando costui, totalmente stordito, ha avvertito di essere stato investito dalle note più ricche di una sinfonia musicata appositamente per lui, diventato tanto importante che addirittura tutto il mondo gli si inginocchia davanti?

Per parte mia, capace di intuire soltanto per inadeguati monosillabi tutta la pienezza dei sentimenti regali che arricchiscono in maniera tanto superlativa il cuore della religiosa, provo più facile tentare di capire il composito guazzabuglio dei sentimenti che si situano nell’anima del paria quando l’amore lo accoglie nel suo abbraccio più caldo. Un tale tentativo affonda le radici in una piccola esperienza che ho fatta di persona quando, nel gennaio del ’70, praticamente stazionando ventiquattro ore al giorno nell’ospedale che curava mia moglie all’indomani del tragico incidente mortale che era costato la vita ad una sua collega si scuola, nel passare per uno dei corridoi sentii, implorante e ripetuta, una nitida richiesta di aiuto.

Per avvicinarmi al letto da cui il lamento saliva, fui costretto a superare un tanfo di urina che letteralmente avvolgeva la vecchina quasi cieca che vi era deposta e che manifestava il desiderio di assaggiare un po’ di marmellata: procurata subito la confettura, ne ho potuto farle ingerire solo qualche cucchiaiata accostando necessariamente la mia destra al suo volto; fu perciò facile per lei …rubarmi a sorpresa la mano, riuscendo a baciarla avidamente più volte…Era la gratitudine istintiva per il mio aiuto che, oggettivamente di spessore appena percettibile, dovette apparire alla donna di inestimabile valore, per il fatto che un tizio qualunque, a lei del tutto estraneo, si era piegato sulla sua sofferenza per condividerne almeno qualche momento…

Avendo, perciò, incontrato di persona la (esagerata) reazione di gratitudine scatenata nella mia ammalata da gesto modestissimo d’una cucchiaiata di marmellata, posso farmi una idea più precisa dello spessore della riconoscenza che il comportamento della Religiosa ha generato nell’animo dell’intoccabile morente, il quale, sperimentando una emozione mai provata in tutta la sua vita, e come investito da una polla d’acqua freschissima sgorgata sull’inferno di un deserto tropicale o dalla insopportabile luminosità di uno spicchio di luce calato, improvviso, sovra una cecità secolare, ha dimenticato di colpo l’odio e la rabbia covati contro tutto e contro tutti lungo l’intera tragedia della sua esistenza, - snodatasi come un misto esecrando di bestemmia e di maledizione senza risparmi e senza riposi – scoprendo per la prima volta che tutto e tutti sono degni di essere amati per il fatto che imparava a benedire il sapone, le mani, il sorriso, la Religiosa, ma , anche, il Soggetto ignoto in nome del quale quel sapone, quelle mani, quel sorriso, quella Religiosa si stavano spendendo, tutti, soltanto per lui…!

Sulla scorta di questo duplice rilievo il “fotogramma”

da cui ho iniziato le mie considerazioni disegna, perciò, una sorta di partita di Amore ...andata e ritorno, che comincia con la scoperta di un fratello che ha bisogno letteralmente di tutto e si conclude con l’inno di gratitudine cantato proprio da quel fratello, diventato d’improvviso esuberante di ricchezze per la forza di una Divinità sconosciuta che gli disvelato finalmente il senso autentico della sua vita nel momento stesso in cui la sta perdendo…

E questo Soggetto altissimo è l’unico arbitro e l’unico guardalinee di questa stupefacente partita misteriosamente imperniata su un Amore incessantemente erogato e ricevuto, nel cui ricchissimo fluire si intrecciano bisogni e gesti di carità in tutti gli angoli del pianeta e si rinnovano speranze concrete per le sorti finali del mondo, sulle quali ha scommesso da sempre Colui che lo ha creato.

E di fronte a questa realtà sconvolgente, punteggiata dalle tante Terese sparpagliate sulla terra a raccontare tutte le fasi di una identica, tenerissima fiaba intrecciata in milioni di copie tra terra e Cielo, come faccio io ad impostare le mie scelte esistenziali prescindendo da questo Dio che mi regala quotidianamente la luminosa trasparenza di un Amore che si piega dolcemente sull’abisso per trasformarlo

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nella cima più alta del monte, si incatena all’orrore della morte per regalarle il profumo della vita, asciuga le lacrime più profonde con la suadente filosofia del sorriso, indirizza le sofferenze più atroci su sentieri di letizia e di grazia?

Nella partita della mia vita, che mi può vedere spettatore o protagonista, posso permettermi il lusso di accontentarmi soltanto di sostare sulle gradinate a fare il tifo?

In alcuni versetti Madre Teresa di Calcutta ha trasfuso i suoi criteri di vita:

Se fai il bene,

ti attribuiranno secondi fini egoistici ; NON IMPORTA, FA’ IL BENE.

Se realizzi i tuoi obiettivi, troverai falsi amici e veri nemici ; NON IMPORTA, REALIZZALI.

Il bene che fai

verrà domani dimenticato ; NON IMPORTA, FA’ IL BENE.

L’onestà e la sincerità ti rendono vulnerabile ;

NON IMPORTA, SII FRANCO E ONESTO.

Quello che per anni hai costruito si può distruggere in un attimo ; NON IMPORTA, COSTRUISCI.

La gente che aiuti

forse si risentirà di essere stata aiutata ; NON IMPORTA, AIUTALA.

Da’ al mondo il meglio di te, e ti prenderanno a calci ;

NON IMPORTA, DA’ IL MEGLIO DI TE.

Alcuni aforismi di Madre Teresa di Calcutta : Io sono come una piccola matita

nelle Sue mani, nient’altro.

E’ Lui che pensa.

E’ Lui che scrive La matita non ha nulla a che fare con tutto questo.

La matita deve solo poter essere usata.

Se vuoi salire fino al cielo, devi scendere fino a chi soffre e dare la mano al povero.

Le parole gentili sono brevi e facili da dire, ma il loro eco è eterno.

Dovreste conoscere ciò che vuole dire povertà, forse la nostra gente

ha molti beni materiali, forse ha tutto, ma credo che se guardiamo

nelle nostre case, vediamo

quanto è difficile trovare un sorriso e il sorriso è il principio dell’amore.

Non capiremo mai abbastanza quanto bene è capace di fare un sorriso.

Incontriamoci con un sorriso e una volta che abbiamo cominciato l’un l’altro a amarci diviene naturale fare qualcosa per gli altri.

Il focus del sindacato: rappresentanza e diritti, un obiettivo sempre più impegnativo

di Salvatore Resta 6 Il sindacato, a nostro avviso, non è “L’altra casta”(come il titolo del volume scritto da Stefano Liviadotti, giornalista de L’Espresso). Vediamo perché! “In Italia, il sindacato confederale, -come ha sostenuto Emanuele Macaluso- era nato con due obiettivi: la solidarietà di “classe” fra tutti i lavoratori e la necessità di far prevalere lo sviluppo e l’interesse generale sul particolare. Un grande interprete di questa linea fu certo Giuseppe Di Vittorio, in un momento particolare del Paese, il dopoguerra, con una disoccupazione che toccò due milioni di persone, soprattutto nel Mezzogiorno”. Ma, su questa linea di pensiero, si è mosso anche un altro sindacalista di valore storico, Vittorio Foa (recentemente scomparso), il quale, legato da un “filo” con Di Vittorio, si esprimeva con la “dottrina dell’esperienza”(di Bacone).

Egli si batteva per l’autonomia e per l’unità del sindacato; per il radicamento del sindacato nel territorio, per un ammodernamento dello stesso, prestando, sempre, grande attenzione ai cambiamenti degli assetti produttivi. “Il sindacato, oggi – ha sostenuto, Macaluso – è, forse, ancora, l’unica forza che aggrega parti importanti della società” (cfr. “Il Messaggero” del 18 settembre 2008).

Noi, pertanto, condividendo in pieno il pensiero di Emanuele Macaluso, diciamo che il focus del sindacato: rappresentanza e diritti, non perdendo mai di vista l’interesse generale, ovvero il bene comune del Paese, è un obiettivo impegnativo che, oggi, risulta difficile, ma non impossibile, da attuare, da parte del sindacato, in quanto, in Italia, si sta vivendo con uno stato d’animo comune, instabile e variegato specie nel mondo produttivo e del lavoro ( un esempio per tutti:

la recente vicenda dell’Alitalia), caratterizzato, in molti e diffusi casi, dalla precarietà, l’irregolarità del lavoro e l’immigrazione clandestina. In tal senso, il sindacato ha pensato già ad una modernizzazione delle attuali regole della contrattazione che non sempre sono in grado di dare risposte all’altezza delle necessità dei lavoratori e delle imprese. In particolare, bisogna lavorare sul merito, sul collegamento fra produttività e salario.

Quindi la strada da seguire è quella di attuare un

6 Giornalista pubblicista, scrittore.

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contratto nazionale che lasci spazio alla contrattazione aziendale per creare un virtuoso collegamento, tra aumenti salariali e il raggiungimento di obiettivi di produttività, redditività, efficienza e qualità. E’ questo che vuole, in sostanza, il Documento unitario di Cgil, Cisl e Uil sulla riforma dei contratti. Esso rappresenta un passo avanti significativo, in quanto ha creato le condizioni, affinché tutte le organizzazioni sindacali concorrano alla modernizzazione delle relazioni industriali. Un esempio per tutti di modernizzazione può essere questo: lo Statuto dei lavoratori compie 38 anni e non è un sintomo di giovinezza per una legge.

Peraltro, lo stesso Gino Giugni, il padre dello Statuto dei lavoratori (mio docente di Diritto del lavoro all’Università degli studi di Bari, negli anni ’70) già, nel 2001, ebbe a dire: “Oggi, quella norma dello Statuto (l’art.18) non la riscriverei come allora (anno 1970) (cfr. “Il Messaggero” del 28 novembre 2001, pag. 9). In conseguenza l’approdo al più moderno Statuto dei lavori sembra sempre più a portata di mano.

Così pure l’eredità culturale e scientifica di Marco Biagi, dopo gli anni della tragedia e dell’oscurantismo, è diventata patrimonio condiviso.

Forse è la volta buona: all’orizzonte ci sono nuove forme di tutela disegnate sulle reali forme del lavoro, forme partecipative dei lavoratori alla competitività dell’impresa, nuove misure di flessibilità d’impiego che, però, non diano alibi ai profeti della precarietà.

Questa strategia impone anche alle imprese di chiarire quale debba diventare il rapporto con le rappresentanze dei lavoratori, soprattutto nelle singole aziende. Per questo trova un nuovo senso una stagione di laboriosa tessitura di accordi che metta in gioco tutti i rappresentanti dei corpi intermedi, tra l’altro, interessati, anche, ad aumentare reciprocamente la propria legittimazione. In tal senso, Raffaele Bonanni, leader della Cisl, chiede una stagione di unità di tutte le forze responsabili.

C’è pure da dire che le federazioni di categoria, a seguito della partenza della trattativa tra le confederazione per il nuovo modello contrattuale, stanno mettendo a punto i loro piani per la prossima stagione di rinnovi aziendali. Ma c’è di più. La Cisl nazionale ha allargato la sua presenza, oltre i livelli contrattuali, nell’ambito dell’accoglienza- immigrazione: ha nominato coordinatrice nazionale delle donne del sindacato, Liliana Ocmin, peruviana, laureata in giurisprudenza, immigrata in Italia, con compiti di lavoro inizialmente diversi, venditrice ambulante, baby sitter e badante. La Cgil di Modena, ancora, è la prima in, Italia, per numero di iscritti immigrati. E’ un trend in costante aumento, che riguarda anche Cisl e Uil modenesi e che segna un incremento dal 2002 ad oggi, fra il 10% e il 30%.

Complessivamente, 800 mila lavoratori stranieri sono iscritti al sindacato. L’alto tasso di iscrizione ai sindacati – ha rilevato il rapporto della Caritas- Migrantes – è indicatore della forte presenza nel mondo del lavoro degli stranieri. Le richieste degli stranieri ai sindacati sono: assistenza per permessi di soggiorno e ricongiungimento familiare, aiuto per la casa e nidi d’infanzia. Per rispondere a queste richieste degli stranieri, uomini e donne, è partito da Oristano un

Progetto pilota, il primo in Italia, nato da un’idea della Cgil (cfr “La nuova Sardegna” del 27 ottobre 2008). E, dulcis in fundo, diciamo che il sindacato, sempre per stare al passo con i tempi, ha provato a mettere in pratica la lezione del padre dell’evoluzionismo Charles Darwin, il quale ebbe a dire: “Non è la più forte della specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva”.

L’Ibm Italia, nel 2007, aveva tagliato il premio di risultato: circa mille euro, in meno nella busta paga dei cinquemila lavoratori nazionali. Ebbene, scioperi, raccolta di firme e petizioni non avevano, infatti, avuto successo. A quel punto, i lavoratori si davano appuntamento per porre in atto la prima protesta sindacale virtuale, nel senso di tecnologia: 2.000 persone collegate per 12 ore a un computer da più di 30 Paesi per rivendicare diritti reali. Così, nell’era del telelavoro che guarda ad un futuro senza uffici, il telesciopero, oltre a clamore e solidarietà internazionali, ha portato esiti concreti. I dipendenti hanno riavuto il premio di risultato. E’ nato così in Ibm il Sindacato 2.0 che, grazie alle evoluzioni della Rete (3D, web2.0 e social networking) mette in contatto i colleghi sparsi nel mondo ricalcando un modello di azienda globale.

Per ultimo, il Tribunale del lavoro di Bari ha

condannato per comportamento antisindacale l’Acquedotto pugliese, riconoscendo il ricorso

presentato dalla Filcem_Cgil, in relazione al mancato rispetto di una intesa sull’inquadramento del personale, sottoscritta, il 18 gennaio scorso, con i sindacati di categoria Cgil, Cisl e Uil, a conclusione di un lungo confronto, poi disdettata solo due mesi dopo, il 31 marzo scorso. Nella sentenza il giudice ha sottolineato che la soluzione era ritenuta dalle parti di “reciproca soddisfazione”. L’accordo prevedeva la definizione di una griglia che riconosceva la professionalità di ogni lavoratore, nel rispetto della contrattazione collettiva e raggiungeva la uniformità di classificazione del personale, superando la disparità esistente tra lavoratori di identiche mansioni distanti tra loro, anche, tre o quattro livelli. Dopo la disdetta dell’accordo, l’Aqp ha proceduto, unilateralmente, all’attribuzione degli inquadramenti, che a seguito della sentenza in parola, queste attribuzioni sono state rimosse e ripristinando, così, la validità degli accordi disdetti (cfr. “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 6 ottobre 2008).

In conclusione, diciamo che queste nostre opinioni, basate su dati concreti positivi, della realtà sindacale del nostro Paese, e viste, sempre, in un contesto globalizzato, sono state suscitate dal volume : “L’altra casta” rivelatosi nei fatti una sorta di “libro nero” sul sindacato.

Lo scritto merita qualche osservazione, almeno per la qualità dell’autore, dichiarata accanto alla firma – ex dirigente sindacale – , che potrebbe destare sospetti di campanilismo corporativo. Chi fa questa annotazione non dispone del parere in risposta dell’Autore della pubblicazione censurata, né dispone di dati e documentazione idonea per una responsabile osservazione critica, che infatti dovrebbe andare al di là della mera constatazione, che pure non si ha dubbio

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di poter fare, di una diffusa levata di scudi del Paese nei confronti della parte sindacale, da tempo considerata apportatrice di una negatività superiore alla positività effettiva del ruolo, ora sfociata, evidentemente, nell’opera di Stefano Liviadotti. Ci si limita, perciò, a riportare l’opinione (apparsa su Style, allegato al Corriere della Sera , dicembre 2008, p.33), sia pure attraverso i passaggi più salienti del suo autore, Ernesto Galli Della Loggia, scrittore di chiara fama (G.M.P.).

“Come mai secondo uno degli attendibilissimi sondaggi pubblicati settimanalmente da Renato Mannheimer sul Corriere della Sera, ben il 50 per cento degli italiani ritiene che il sindacato rappresenti ormai solo gli interessi di una minoranza di lavoratori ? Come si è giunti a questo risultato, così in controtendenza rispetto a un’opinione per tanto tempo prevalente nel nostro Paese che, viceversa, assegnava al sindacato un ruolo indiscutibilmente positivo ? Penso che a chiederselo dovrebbe essere per primo il sindacato stesso, aprendo su questo dato una grande riflessione… Il grido unanime “licenziateli tutti” !, risuonato negli aeroporti italiani all’indirizzo degli addetti dell’Alitalia, protagonisti di un’improvvisa astensione dal lavoro, indica perfettamente il senso del mutamento verificatosi nell’opinione pubblica. Che i sindacati sembrano abbastanza lontani dall’afferrare e di fronte al quale appaiono ancora più incapaci di fare qualcosa per contrastarlo il movimento operaio dovrebbe impegnarsi per conferire un’immagine positiva di dignità e di autostima al lavoro terziario e impiegatizio. I cui addetti esprimono spesso un senso di disaffezione per il proprio lavoro, di non larvato disprezzo per le proprie mansioni, talvolta di vero e proprio disgusto nell’assolverle, che non solo colpisce molto sgradevolmente chi entra in contratto con essi, ma che forse è un’importante causa psicologica per offrire prestazioni scadenti, adottare modi sgarbati, e infine per abbandonarsi troppo spesso ad agitazioni che hanno un sapore più di rivolte ludiste che di moderni conflitti di lavoro. Non scordiamolo : la maggior parte delle volte la ragione per cui si ha un atteggiamento sprezzante verso gli altri sta nel disprezzo che si nutre per se stessi”.

Stando all’ esperienza di chi fa questa breve annotazione di commento al suesteso scritto, il quadro non è esaltante. Per quanti rappresentarono la categoria professionale di appartenenza lo scopo primario si rivelò quello di strumentalizzare l’incarico per le brave, facili scalate personali (mentre altri per andare avanti nella carriera sudavano e lottavano contro l’imperante sistema clientelare di chi ha operato nell’ istituzione, nella specie Ministero dell’interno, che – è risultato – è sempre stato in armonia con il sindacato stesso), e solo di rado si vide qualcuno avere un vero interesse alla tutela della categoria. Perciò da parte di chi scrive si rispetta il sindacato di per sé ma non il sindacato con caratteristiche abnormi(G.M.P.).

Il lavoro e l’etica

di Giuseppe Mario Potenza Nel destino dell’uomo c’è il lavoro, ma il lavoro non può rendere strumento l’uomo, che deve conservare la sua dignità di persona. Questo principio è proprio dell’etica cristiana, che considera il lavoro come un dono del Signore, non come una conquista umana, e di fronte al lavoro l’uomo deve considerarsi non come proprietario, ma come amministratore. Il lavoro è un dovere dell’uomo : se uno non svolge il proprio dovere, la comunità ne risente. Ma chi governa la comunità non deve concepire il lavoro in funzione del mero criterio economico, perché il lavoro va al di là dell’economia per salvaguardare la persona umana, e ciò sotto il duplice aspetto dell’autonomia del lavoratore e della solidarietà sociale.

In questa ottica ha importanza il riposo, in particolare il riposo festivo, concepito, nella dottrina biblica ed evangelica, come l’occasione per l’uomo di fermarsi un po’ per un contatto con Dio : di riflesso, e contestualmente, questa occasione serve per ritemprare il corpo e lo spirito. E in questa concezione appare distinguersi , anche nel riposo, l’uomo dall’animale.

Il lavoro non è solo bisogno economico, perché si lavora per realizzarsi come persona umana, oltre che per procurarsi i mezzi di sostentamento. Non è valore aggiunto, che presupponga di pensare solo al profitto economico. Nel segno della solidarietà sociale, che richiede amore nei confronti dei fratelli, l’uomo non deve essere mai soddisfatto, in quanto deve avere sempre la spinta positiva ad andare oltre, per realizzare nel lavoro la volontà di Dio : in tal senso si parla di salutare inquietudine, di positiva insoddisfazione dell’uomo.

Il criterio economico non deve mai trionfare a scapito dell’onestà e della giustizia. Ma il dramma di un sistema che impone criteri di lavoro mortificanti e prevaricatori di questi principi indirizza, tuttavia, all’amara constatazione di tutti quei casi in cui, pur in presenza di tale prevaricazione, è consentita la sopravvivenza del popolo, che altrimenti non ci sarebbe senza il lavoro così come imposto (l’esempio tipico appare individuarsi nella Cina, a parte la realtà delle multinazionali), nel senso che, nell’alternativa che vede negata tale sopravvivenza, il lavoro, è stato detto, rappresenta non il male minore ma il bene possibile.

Ciò non esclude, tuttavia, la negatività di questo sistema di lavoro, basato sullo sfruttamento mirato esclusivamente all’egoistico e cinico business : il relativo problema, che sfugge alla logica dell’economia, può aversi solo sul piano politico.

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Paradossi all’italiana - Brevi note critiche a margine di articoli di stampa

Dalla cronaca del 1986 :

“Hanno portato il tè in laboratorio

Due carabinieri, in veste di clienti, hanno portato a far analizzare, invece dell’urina, uno strano intruglio di tè, aranciata e acqua minerale – Dopo quattro giorni hanno ritirato il referto e sono stati assicurati con queste parole : ‘Potete stare tranquilli, è tutto nella perfetta norma’ – Accade anche questo, nelle Usl italiane : che i responsabili di un laboratorio di analisi, ai quali è stato portato uno strano cocktail di aranciata e tè al posto della urina, lo sottopongano ai regolari esami come fosse davvero urina, e alla fine accertino non soltanto il ‘color oro paglierino’ (il che può anche non sorprendere, visto che aranciata-tè e pipì hanno colori spesso analoghi), ma anche la presenza di globuli bianchi.

Come è possibile, ci si domanda, scambiare delle cellule vegetali (quelle, appunto, presenti nel tè e nella aranciata) con le cellule biologiche, i leucociti o globuli bianchi, del corpo umano ? E scrivere in referto, ad accertamento effettuato, che ‘valori e sedimenti sono nella norma’ ? I casi sono due : o l’esame di laboratorio non è stato eseguito per nulla, e il referto è stato inventato secondo la più comune delle formule, o l’esame è stato fatto male, in maniera superficiale o da incompetenti. E francamente, dei due casi, non si può dire quale sia il più inquietante.

E’ successo a Torino, in una regione che vanta strutture sanitarie pubbliche tra le più efficienti d’Italia e i laboratori di analisi forse meglio attrezzati…” (Gaetano Saglimbeni in Gente, n. 34 del 22 agosto 1986, p. 4).

Nei tempi attuali non si sentono episodi come questi (decessi per malasanità, magari sì), però non si può negare una evoluzione della coscienza sociale nel senso di distinguere tra fatti gravi – e punibili – come quello delle analisi delle urine e fatti che gravi non sono sentiti – e neppure punibili – , come, per esempio, quello che segue : che si consideri quest’ultimo fatto meno grave è giusto, ma che non lo si consideri in alcun modo punibile, sia pure a livello disciplinare interno alla scuola, forse no (che sia un paradosso lo stesso progresso civile ?

“Prof aggredita nella scuola senza punizioni – Risate, urla, insulti, forse anche minacce. Gli alunni che si trasformano in branco, circondano una professoressa. E le mura di una classe diventano un vero e proprio set dove vanno in scena i bulli. Accade a Palermo, dove un’insegnante di educazione fisica della scuola media ‘Giulio Bonfiglio’, in Via Imera, nel quartiere Zisa, uno dei più degradati del capoluogo siciliano, è stata aggredita da cinque studenti di terza media.

La professoressa, trentenne, è andata al pronto soccorso e si è fatta medicare. L’insegnante, secondo l’indagine effettuata dalla Polizia di Stato, sarebbe stata

circondata in classe durante la lezione. La donna sarebbe stata prima schernita e successivamente un alunno di 13 anni, già identificato, l’ha fatta cadere spostando la sedia della cattedra mentre stava per sedersi. Nel momento in cui infuria la polemica sulle nuove norme del governo della scuola e sul ritorno del sette in condotta, da Palermo arriva il paradosso : l’alunno resterà impunito…”(Calogero Russo ne Il Giornale, 26 settembre 2008, p.22).

“L’ex br Morucci dà lezioni di libertà a Napolitano

- ...A fare notizia sono le parole dell’ex brigatista, Valerio Morucci, che approfitta della presentazione del suo ultimo romanzo parabiografico (Patrie galere, Ponte delle Grazie) per parlare della sua esperienza detentiva, ma anche di libertà di espressione, di regimi più o meno totalitari, del problema di cittadinanza degli ex brigatisti…Morucci cesella due affermazioni che sicuramente non passeranno inosservate. La prima prende spunto dalla contestazione del presidente dell’associazione delle vittime Domus Civitas, Bruno Berardi : ‘La contestazione della libertà di espressione non può avvenire in una democrazia, ma solo negli Stati etici, nei regimi totalitari. Purtroppo, in questi tempi, e sono state le cariche più importanti della Repubblica, da molte voci è arrivata questa posizione :

‘Tu non puoi parlare’. Io lo considero un anticipo di Stato totalitario’ Il riferimento, nemmeno tanto velato, alle cariche della Repubblica è ovviamente per il presidente Giorgio Napolitano, che si è espresso pubblicamente sull’opportunità del silenzio per chi si è macchiato di reati di sangue. Ma Morucci si spinge più in là, e, con il gusto della provocazione che gli è proprio, si diverte a giocare con il paradosso : ‘Queste provocazioni continue, questa messa in discussione dei diritti civili più elementari, mi inquieta. Mi fa pensare non tanto al regime fascista, perché nel 1922, soprattutto grazie al ministro Bottai, c’era un regime che garantiva una grandissima libertà di espressione. A me sembra, invece, che con la morale repressiva e autoritaria di chi vuole negare a qualcuno il diritto di parola, ci avviciniamo molto di più al 1984 di Orwel’…” (Luca Telese ne Il Giornale, 28 settembre 2008, p. 15).

Questo è davvero il curioso paradosso di uno che provoca (e non solo i parenti delle vittime, ma anche l’opinione pubblica che, come tale, non è difficilmente individuabile, nonostante la frangia degli incoscienti che tirano acqua al mulino di signori come questo ex br e che così infangano l’immagine della nostra Italia) e poi dice di essere provocato. Chiunque può avere il prurito, magari per motivi di business, di pubblicare romanzi parabiografici, e di parlare di diritti civili, ma non proprio chi quei diritti li ha calpestati fino a macchiarsi di sangue, atteggiandosi quasi a personaggio “riscattato dalla storia”, se storia non fa il direttore di Liberazione che ha introdotto l’incontro

“culturale” della presentazione del libro dell’ex br.

Nessuno vuole vendette o conserva acredini, ma per

NOTE DI CRONACA VARIA E COSTUME

di Giuseppe Mario Potenza

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sua natura si configura almeno il pudore, per chi ha sbagliato, di tenersi discretamente da parte, senza sfottere.

Sindacato e Alitalia: molte cose da chiarire

“Dai furbetti dell’Alitalia. Ma chi paga ? – Prima il piano di Air France, poi la cordata italiana. La vicenda di Alitalia dimostra il volto di un capitalismo italiano ancora incompiuto, dove si privatizzano gli utili e socializzano le perdite.

…prima il piano di Air France…poi il progetto coordinato da Banca Intesa con l’avallo del nuovo esecutivo di Berlusconi. Nel primo caso il salvataggio sarebbe avvenuto inserendo di fatto Alitalia (e l’Italia) all’interno delle strategie internazionali di un vettore europeo, mentre nel secondo l’obiettivo dichiarato è stata la creazione di una sorta di ‘campione nazionale’

in grado di competere con i ‘big’ a partire da un forte presidio dei voli sul territorio nazionale. Come si è visto, poi, entrambe le soluzioni hanno incontrato la forte opposizione delle rappresentanze sindacali. ‘Su Alitalia il potere di veto di corporazioni e lobby è stato da sempre impressionante – osserva Carlo Scarpa, docente di economia politica all’Università di Brescia – ma la cosa che ha colpito di più, negli ultimi mesi, è stata la mancanza assoluta di trasparenza : abbiamo assistito, come se niente fosse, al trionfo dello scambio politico sotto banco, per di più a spese del contribuente’. Con un’aggravante : il peso del fallimento della compagnia per molto tempo non è stato quantificato ufficialmente da nessuno. ‘Il costo complessivo dovrebbe aggirarsi tra i 3 e i 4 miliardi di euro – spiega Scarpa…

Secondo Scarpa, ‘la situazione di Alitalia è davvero unica nel suo genere. Perché riunisce in una sorta di neo-consociativismo i grandi partiti e le grandi imprese, facendo capire che ciò che più conta in Italia è la disponibilità a ragionare secondo logiche di scambio invece che secondo logiche di mercato’. La vecchia tradizione tricolore di “privatizzare gli utili e socializzare le perdite’ esce ancora una volta vincente : una volta erano i governi democristiani o di centrosinistra a garantire trattamenti privilegiati, ad esempio a grandi aziende come la Fiat, con provvedimenti come le rottamazioni. Oggi tocca a un esecutivo di centrodestra fare lo stesso, ‘ma la vera anomalia – continua Scarpa – resta quella di un paese in cui la trasparenza negli atti pubblici rimane un miraggio e la politica e le imprese sono legate a doppio filo in un intreccio purtroppo insanabile’… ” (Diego Motta in Segno , ottobre 2008, pp. 26 s.).

Non mancano altre autorevoli opinioni espresse in merito, come, ad esempio, quella di Stefano Zecchi, Professore ordinario di Estetica all’Università di Milano (L’élite dei cieli impari dalle colf la meritocrazia, ne Il Giornale, 22 settembre 2008, p. 5):

“…Se la baby sitter di mio figlio non è in grado di svolgere il suo compito bene come dico io, in cinque minuti la licenzio. Se lo svolge meglio di quanto pretendo io, la gratifico economicamente…

Perché costoro si sentono un’élite ? Dalle loro

Dichiarazioni si comprende che sono convinti di rappresentare un ganglio vitale del Paese. Ma vitale è il trasporto aereo, non chi lo fa andare. Stiamo invece assistendo a una sovrapposizione delirante : chi fa andare l’aeroplano si sente lui stesso aeroplano. Non sembri una battuta di spirito : è come se io, professore universitario, mi identificassi con l’università stessa e dicessi io sono l’università e senza di me l’università non funziona…

…quando si ha la presunzione (talvolta più che giustificata) di ritenersi figure di eccellenza nella società, si deve anche pensare di non essere degli intoccabili, altrimenti l’eccellenza che si ostenta è frutto non del merito ma di qualche privilegio clientelare, sindacale, politico…”.

Dove porta il “laicismo” quando si sostituisce a un sano concetto di laicità

“Violenze contro i cristiani : una vergogna nazionale – Quattordici vittime accertate, quarantadue chiese bruciate, tre conventi, cinque ostelli, sette case pastorali e trecento case dati alle fiamme o danneggiati.

E’ il bilancio degli ultimi giorni in Orissa…Sono in molti…ad accusare il governo dell’Orissa di incapacità colpevole nella gestione della situazione, dall’uccisione dello swami Laxamanananda Saraswati in poi. In particolare, si rimprovera al governo di aver lasciato mano libera ai membri del Vishwa Hindu Parishad (Vhp) e del Bajrang-Dal (un’altra organizzazione nazionalista estremista di destra ) e, soprattutto, di aver consentito al leader del Vhp Parveeen Togadia di visitare le zone in cui i disordini si erano verificati.

Togadia, che è stato interdetto dalla partecipazione a pubbliche manifestazioni, è un anziano signore che circola armato del tridente di Shiva mettendosi alla testa di facinorosi pronti a spaccare tutto in nome di Dio. E’ stato arrestato un paio di volte, l’ultima perché aveva cercato di marciare su Ayodhya. La città in cui, anni fa, la distruzione di una moschea aveva causato uno scontro che ha provocato a cascata, nel corso degli anni e in tutta l’India, circa cinquemila morti…”(Francesca Marino ne Il Messaggero, 29 agosto 2008, p. 15).

“Chiuse 25 mila scuole cristiane – In piazza per solidarietà anche studenti e insegnanti indù e islamici” (Francesca marino ne Il Messaggero, 30 agosto 2008, p. 17).

“Allarme della Santa Sede ‘La ‘cristianofobia’

cresce in tutto il mondo’ – Allarme ‘cristianofobia’. Il Vaticano denuncia la crescita di questa malapianta che prolifera indisturbata a ogni latitudine. E chiede che venga estirpata sul nascere, assieme all’antisemitismo e all’islamofobia, poiché la difesa della libertà di religione impone una doverosa par condicio. ‘La Santa Sede non si stanca di sottolineare che il fondamento del diritto alla libertà religiosa si trova nella pari dignità di tutte le persone’ ha fatto presente monsignor Mamberti, ministro degli Esteri del Papa…La mala pianta, ha fatto capire Mamberti, ha piantato radici pure nel vecchio continente visti i tentativi di relegare la religione a fatto privato, separandolo dalla vita pubblica, in nome del

‘laicismo’ e non di ‘un sano concetto di

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