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Il ruolo di Paolo Esposito: Ad Autuori e Bisogni fece stringere la mano

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Academic year: 2022

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Il ruolo di Paolo Esposito:

“Ad Autuori e Bisogni fece stringere la mano”

Di Pina Ferro

Aldo Autori avrebbe dovuto fornire i suoi camion per l’attività di traffico di stupefacenti condotta da parte di Paolo Esposito (ex affiliato al clan Maiale). Traffico di cocaina, in particolare, che veniva posto in essere sull’asse Olanda-Spagna-Germania-Italia con destinazione finale Salerno.

E’ ricco di particolari il racconto che il neo collaboratore di giustizia, Pompeo D’Auria fornisce al magistrato della direzione distrettuale antimafia di Salerno. Il collaborato ha spiegato agli investigatori che i fratelli Bisogni non hanno nulla a che vedere con l’omicidio dell’imprenditore di Pontecagnano Aldo Autori. Omicidio per il quale è in corso il processo. Secondo il collaboratore di giustizia a trucidare, la sera del 25 agosto del 2015, Aldo Autori sarebbero stati “i calabresi” per punire l’imprenditore di un ammanco di stupefacente.

“Ho conosciuto Aldo Autuori direttamente, all’inizio dell’anno 2015. A presentarmelo fu Paolo Esposito di Eboli. Con l’

Autuori, sempre alla presenza di Esposito, – spiega il collaboratore di giustizia – vi furono svariati incontri tenutesi tutti a Pontecagnano, sia presso gli uffici della società Erra Service di Erra Emilio ubicati sul piazzale dove sono i camion della società, sia presso altri uffici della medesima, società situati in una diversa collocazione ma sempre in Pontecagnano.

So che tra Erra e Autuori vi era un rapporto fraterno. Il primo era il titolare formale della società, mentre l‘Autuori ne era il gestore di fatto”. Pompeo D’Auria, agli inquirenti

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ha anche riferito di essere a conoscenza che tra Paolo Esposito e Aldo Autori vi era era un rapporto di conoscenza almeno ventennale, risalente al periodo antecedente all’inizio della carcerazione di Aldo Autori.

“… in particolare, ricordo che, anche alla mia presenza, i due (ndr Autori e Esposito) discutevano in relazione all’apporto che l’Autuori avrebbe dovuto fornire con i suoi camion, cioè quelli della Erra Service, all’attività di traffico di stupefacenti condotta da parte di Paolo Esposito. In particolare, il traffico veniva condotto sull’asse Olanda- Spagna-Germania-Italia, con destinazione finale Salerno, della cocaina oggetto del traffico stesso”. Riguardo alla mia conoscenza con Paolo Esposito, preciso che la stessa è cominciata a settembre-ottobre 2014, quando il predetto era in semilibertà, e si è rafforzata nel tempo soprattutto quando Paolo Esposito si è fidanzato con mia cugina, sua attuale compagna. Preciso che, di fatto, quando ho conosciuto Paolo Esposito , il fidanzamento tra i due era già in atto”. Pompeo D’Auria agli investigatori ha anche illustrati i motivi che lo hanno portato a conoscere Aldo Autori. “Il motivo per il quale Esposito mi presentò Autuori fu legato all’intenzione di permettere a quest’ultimo di realizzare una serie di truffe in pratiche di leasing e finanziamento a beneficio della Erra Service, attività da me condotta per molti anni. Al riguardo, posso anche dire che avevo cominciato le pratiche fasulle per per la Erra Service che però non ho avuto il tempo di portare a compimento; in ogni caso, la documentazione relativa dovrebbe essere stata acquisita dalla Guardia di finanza nel procedimento in cui sono stato sottoposto a misura cautelare il 27.03.2018”. Poi spiega come ha saputo dell’omicidio di Aldo Autori. “Sono venuto a conoscenza dell’omicidio di Aldo Autuori il giorno dopo il delitto, che ricordo essere avvenuto nel periodo estivo, credo del 2015. A riferirmelo fu direttamente Paolo Esposito, il quale mi disse “sann fatt a Aldo”. Quando mi fu data la notizia io pensai immediatamente ad un accadimento di 10/15 gironi prima, avvenuto presso il

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piazzale della Erra Service, a cui avevo direttamente assistito: si trattò di una discussione tra Aldo Autuori ed uno dei gemelli Bisogni di Bellizzi che io conosco di vista.

In particolare, credo si trattasse di Enrico Bisogni, in quanto sentivo Aldo ed anche Paolo, chiamarlo per nome.

Preciso che la discussione avvenne all’interno degli uffici della Erra Service ubicati sul piazzale della medesima società ed eravamo presenti, oltre a me, Paolo Esposito, col quale ero giunto a bordo della sua autovettura, nonché Aldo Autori ed Enrico Bisogni. Io ricordo che la causale della discussione tra i due era relativa a questioni di trasporti: a riguardo, ricordo che l’Autuori riferì a Bisogni “io nonfaccio l’insalataro” per dire che non si occupava di clienti che trattavano prodotti ortofrutticoli, tuttavia non ricordo ulteriori particolari a riguardo.

Non so se Enrico Bisogni sia stato mai titolare di società di autotrasporti

La discussione non degenerò, nonostante il Bisogni utilizzasse un tono di voce un po‘ alterato, anche perché, non appena sembrava eccedere, Paolo Esposito lo richiamava all’ordine, facendogli presente che si trovavano in casa di Aldo ed in sua presenza e quindi bisognava rimanere tranquilli.

Ricordo che al termine della discussione, durata circa 20 minuti, Paolo Esposito gli fece stringere la mano invitando entrambi a porre fine “a questo bordello”.

Ricordo che sulla via del ritorno ESPOSITO mi disse che il gemello “doveva fare il bravo con Aldo”, che di fatto era un suo ”partner” nell’attività illecita”.

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«Volevo gambizzare Fiorillo»

Pina Ferro

“Non volevo solo punire Fiorillo, volevo fare di più. Io volevo gambizzarlo….”. A parlare in videoconferenza è il collaboratore di giustizia Sabino De Maio. L’udienza è quella del processo per il tentato omicidio di Vito Freda per il quale è ritenuto sia il mandante che l’esecutore Luciano Fiorillo, ex cognato del collaboratore di giustizia. L’agguato avvenne a Colliano.

E’ stato proprio Sabino De Maio a puntare il dito contro Fiorillo raccontando, a suo tempo, di aver saputo che questi avrebbe organizzato e messo in atto l’agguato che poi non è andato a buon fine.

Sabino De Maio nel rispondere alle domande del pubblico ministero e dell’avvocato della difesa ha ricostruito i rapporti che aveva instaurato con Fiorillo, quasi di fratellanza un tempo, e che poi sono deteriorati.

Nel testimoniare Sabino De Maio non ha lesinato di far percepire tutto il rancore che provava nei confronti di Fiorillo. Un tempo i due erano come due fratelli, cresciuti insieme. Un legame che si era rafforzato col matrimionio di Sabino con la sorella dell’amico d’infanzia. Tanti i rancori che de Maio nutriva nei confronti di Luciano Fiorillo. In aula il collaboratore ha raccontato di aver riconociuto l’ex cognato dinanzi alla sua abitazione di Montecorvino, mentre impugnava una pistola e tentava di mettere in atto un atto intimidatorio a suo danno. «Mi sono affacciato al balcone, dopo aver sentito alcune persone in strada che urlavano e dicevano “ha una pistola”. Ho visto Fiorillo scendere da un motorino davanti alla mia abitazione. Aveva un passamontagna e la pistola. Ho visto che ha sbagliato portone e si è diretto verso quello di mio padre».

“Se aveva un passamontagna come ha fatto a riconoscere Fiorillo” ha chiesto l’avvocato della difesa e, De Maio senza esitare ha risposto affermando di non avere dubbi, “era lui, lo conosco bene e l’ho riconosciuto anche allora”.

E non ha tentennato neppure quando il legale dopo avergli fatto ammettere di non vedere con un occhio gli ha chiesto come faceva, alla luce delle sue condizioni, a non avere dubbi

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su chi fosse colui che impugnando una pistola si trovava dinanzi alla sua abitazione. “Era Fiorillo! Ne sono sicuro”.

Secca la risposta di De Maio.

«I miei rapporti con Fiorillo sono cominciati a incrinarsi a partire dal 2006. Poi qualche anno dopo si sono rotti definitivamente. Io avevo aiutato Fiorillo concedendogli lo spaccio in alcune piazze, ma lui ha tenuto tutto per se». Già in precedenza il collaboratore aveva spiegato che dall’ex cognato si sarebbe aspettato che questi gli consegnasse una parte dei proventi dell’attività di spaccio. Attività che lo aveva arricchito non poco. Invece ciò non accadde. Tanti i rancori, molti di natura personale. Rabbia che lo avevano indotto addirittura ad organizzare, nel 2008, un agguato a suo danno. Agguato che doveva essere posto in atto con la complicità di Biagio Parisi e Francesco Cesaro così come riportato in uno dei tanti verbali di collaborazione.

Sabino De Maio alla Corte ha poi spiegato di essere stato prima un solidale del clan Pecoraro Renna e successivamente un promotore dell’organizzazione presente sul territorio della Piana del Sele. Le attività principale erano quelle dello spaccio e delle estorsioni. La decisione di collaborare con la giustizia sarebbe arrivata mentre era detenuto ad Oristano.

Era il maggio del 2017 quando ha reso le prime dichiarazioni.

Dalla Sardegna, dove era detenuto per una pena definitiva, fu trasferito a Salerno per prendere parte ad un’udienza. Da allora ha cominciato a raccontare fatti, e crimini compiuti in nome del clan da lui e da altri. Molte delle cose che fino ad oggi ha riferito ai giudici sono per “sentito dire”. Fatti e circostanze che gli sarebbero state riferite dai suoi uomini.

Così come per l’agguato a Fiorillo.Fuorono i suoi uomini a dirgli cosa era accuto, quegli stessi uomini a cui aveva

“ordinato” di tenere d’occhio l’ex cognato.

Marino a confronto con De

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Maio

Pina Ferro

Per sei lunghi mesi al magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia Vincenzo Senatore e, ad altri magistrati ha raccontato di tutto: nomi, situazioni, episodi criminali di cui era a conoscenza e ai quali avrebbe partecipato. Trascorsi i sei mesi durante il quale ha reso fiumi di dichiarazioni, Carmine Marino ha sottoscritto il verbale di collaborazione con la giustizia e contestualmente ha aderito al programma di protezione che lo Stato riserva ai collaboratori di giustizia.

Da poco più di un mese Nino Marino è in una località protetta.

Anche i familiari del pentito hanno accettato il programma di protezione a loro riservato e, accompagnati dalle forze dell’ordine hanno lasciato la regione Campania. Anche per loro il luogo dove ora vivono resta top secret. In questa fase i magistrati della Direzione Investigativa Antimafia stanno mettendo a confronto le dichiarazioni rese dal neo collaboratore con quelle di Sabino De Maio, ex reggente del gruppo Pecoraro Renna che operava nella Piana del Sele, che ha deciso di cambiare vita da alcuni mesi. Sembra che i due abbiano fornito la propria versione dei fatti su numerosi episodi che li avrebbero visti protagonisti o di cui erano comunque a conoscenza. Al momento sono state depositate agli atti solo le dichiarazioni, di entrambi i collaboratori, che riguardano un processo su delle truffe assicurative consumatesi diversi anni fa tra la Piana del Sele e, i Picentini. Sono ancora molti gli interrogativi che attendono delle risposte. Risposte che dovrebbero arrivare dalle dichiarazioni che stanno rendendo i due collaboratori di giustizia. Sabino De Maio, fino ad oggi ha riferito di diversi episodi, e di alcune confidenze che gli sarebbero state fatte in carcere da alcuni detenuti (omicidio di Fratte). Alcune di queste rivelazioni sono state prontamente smentite dagli interessati. Ora bisognerà accertare se quanto affermato da De

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Maio, su determinati fatti, trova riscontro in quanto dichiarato da Marino sui medesimi fatti. Per anni Carmine M a r i n o , s e c o n d o g l i i n q u i r e n t i , è s t a t o a c a p o d i un’associazione criminale che avrebbe gestito il malaffare, e soprattutto lo spaccio delle sostanze stupefacenti.

C’è un nuovo collaboratore:

Nino Marino

Pina Ferro

Un nuovo collaboratore di giustizia sta svelando la rete del malaffare della Piana del Sele. A Sabino De Maio, che ha deciso di collaborare con la giustizia nella scorsa primavera, si aggiunge Carmine (Nino) Marino, arrestato e processato nell’ambito dell’inchiesta Sistema. In primo grado Marino è stato condannato a sei anni. nel corso del processo di primo grado a carico di Marino e di altri numerosi imputati, il neo collaboratore aveva reso solo delle dichiarazioni spontanee.

Successivamente, quando i legali hanno incardinato il processo di Appello, Carmine Marino, era l’inizio del novembre scorso, ha deciso di voltare pagina e cambiare vita. Così ha sottoscritto il verbale che ha dato il via alla sua collaborazione con la giustizia. Ovviamente, nei primi sei mesi vi è la fase in cui il collaboratore viene considerato

“dichiarante”. Nome di un certo spessore nella criminalità della Piana del Sele Carmine Marino conosce molti segreti e assetti delle organizzazioni presenti tra Battipaglia, Picentini e Piana Del Sele. Quasi sicuramente le dichiarazioni rese fino ad oggi da Sabino De Maio sono state messe a confronto con quelle di Marino. I due opervano sulle stesso territorio. E, i magistrati della direzione distrettuale

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antimafia presso la Procura di Salerno hanno gia depositato una parte delle rivelazioni di Carmine Marino unitamente a quelle di Sabino De Maio. Da alcune indiscrezioni trapelate sembra che i due abbiano ricostruito (in maniera del tutto indipendente) alcuni eventi legati a dei soggetti, oggi a processo per delle truffe assicurative consumatesi tra la Piana e i Picentini. A breve tali dichiarazioni potrebbero già essere nella disponibilità dei legali dei soggetti a processo.

Marino ha reso già diverse dichiarazioni ai magistrati della Dda. Dichiarazioni che al momento sono ancora coperte da segreto e che saranno depositate agli atti in prossimità della celebrazione delle udienze a cui si riferiscono fatti e circostante “raccontate” da De Maio e Marino.

Per anni è stato a capo di un’associazione criminale

Per anni Carmine Marino, secondo gli inquirenti, è stato a capo di un’associazione criminale che avrebbe gestito il malaffare, e soprattutto lo spaccio delle sostanze stupefacenti. Secondo quanto emerso dall’inchiesta Marino sarebbe stato privato della sua leadership sulla Piana del Sele dal gruppo guidato da Podeia, Magliano e Pastina. Nel corso della fase investigativa, risalente ad alcuni anni fa e che si conckuse con l’operazione Sistema, Marino avrebbe sarebbe stato ascoltato più volte dal pubblico ministero antimafia Rosa Volpe. Elementi utili per la ricostruzione degli affari illeciti sulla Piana nel Sele e, probabilmente, per altre vicende ancora coperte dal segreto istruttorio.

Marino non è l’unico è stato ascoltato in più di una circostanza dal pubblico ministero antimafia. Dichiarazioni che potrebbero aver avviato, tra l’altro, altri procedimenti.

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