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Riprogettare il Welfare: uno sguardo al Mediterraneo

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www.bollettinoadapt.it 1

@bollettinoADAPT, 9 dicembre 2013

Convegno internazionale – Fondazione Cariplo e Compagnia di San Paolo, Milano,

29 novembre 2013

Riprogettare il Welfare:

uno sguardo al Mediterraneo

Relazione di sintesi

di Daniela Del Duca

Tag: #1R2W #welfareaziendale #welfareterritoriale #welfarestate #welfare #Cariplo

Il convegno internazionale Riprogettare il Welfare: uno sguardo al Mediterraneo si inserisce all’interno della due giorni di Welfare, organizzata a Milano da Fondazione Cariplo e Compagnia di San Paolo e ha visto, quali protagoniste fondazioni appartenenti a quattro diversi paesi europei affacciati sul Mediterraneo (Italia, Spagna, Portogallo e Grecia), che si sono interrogate sul ruolo della filantropia e, più in particolare, sugli spazi di intervento che i soggetti del Terzo settore hanno nel campo del Secondo Welfare.

Appare chiaro come l’azione portata avanti dagli organismi non istituzionali in questo settore vada letta alla più ampia luce del sistema di protezione sociale presente nei singoli ordinamenti europei. Con questo punto di vista, i lavori del convegno hanno permesso di fare un quadro degli aspetti che maggiormente caratterizzano il sistema di protezione sociale dei paesi del Sud Europa, tutti accomunati da un approccio bismarkiano al problema sociale.

I diversi paesi, infatti, utilizzano un sistema di tipo assicurativo, frammentato e basato su particolarismi che contrappongono insider ed outsider al mercato del lavoro, fatta eccezione per l’assicurazione sanitaria, garantita a tutti i cittadini senza nessun collegamento con la professione svolta.

Le conseguenze di un tale sistema comportano elevati livelli di povertà di reddito e un’alta intensità di familismo, vincolo solidaristico che incide in special modo sulle donne, soggetti tradizionalmente deputati alla cura della famiglia, limitandone la loro crescita professionale e la permanenza nel mercato del lavoro.

Inoltre, come è emerso anche dal Primo rapporto sul Secondo Welfare (reperibile al link

http://secondowelfare.it/primo-rapporto-2w/contenuti-del-rapporto-per-capitolo.html), la famiglia assume un ruolo paracadute di protezione e sussidio sociale nei confronti di tutti i soggetti che non riescono ad accedere oppure sono espulsi dal mercato del lavoro, evitando così il generarsi di dinamiche di forte esclusione sociale e sopperendo, quindi, ad una funzione che nei paesi del Nord Europa è prettamente riservata al potere pubblico.

Quindi, appare necessario ricalibrare le risposte sociali necessarie per soddisfare anche i nuovi bisogni, ponendo in affiancamento ai soggetti pubblici, attori privati in grado di attuare un intervento di sostegno sociale integrativo, finanziato con risorse economiche private di soggetti appartenenti sia ai settori non profit che con fini di lucro, oltre che dalla componente di risparmio delle famiglie italiane.

(2)

www.bollettinoadapt.it 2 Il fine ultimo che il Secondo Welfare dovrebbe porsi è quello di riuscire a spostare l’impiego dello stock di ricchezza presente in determinati strati della società, creando un nuovo equilibrio tra la responsabilità individuale e quella collettiva, azione che può essere portata avanti da organismi ancorati sì alla comunità locale, ma non portatrici di interessi particolaristici o territorialmente limitati.

Proprio in tale ottica, il convegno ha fatto emergere interessanti e riuscite esperienze di Secondo Welfare, sviluppate sia in Italia che all’estero, quali, ad esempio, l’housing sociale, l’integrazione per i cittadini stranieri, il sostegno ai soggetti che assistono persone malate di demenza ed il sostegno, fornito a diverso livello e in diversi campi, all’economia greca prostata dalla grave crisi economica che l’ha colpita.

Dalle esperienze presentate è emersa la volontà di catalizzare l’efficienza di questi laboratori di sperimentazione sociale, non limitandosi ad attivare progetti validi, ma puntando a misurarne i risultati, sia in termini di risparmio che di vantaggi (economici e sociali), così da indurre anche gli enti pubblici ad apprezzarli ed, eventualmente, seguirne la scia.

Pare opportuno, infine, sottolineare come le risorse e le idee provenienti dal Terzo settore permetteranno di incrementare ancor più il successo di queste iniziative nel momento in cui la solidarietà verso i nuovi portatori di interesse riuscirà ad assumere una dimensione ampia e coordinata a livello europeo.

Daniela Del Duca

Scuola internazionale di dottorato in Formazione della persona e mercato del lavoro ADAPT-CQIA, Università degli Studi di Bergamo @DelducaD

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