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CONTRIBUTI DI ARCHEOLOGIA - 8

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Academic year: 2021

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CONTRIBUTI DI ARCHEOLOGIA - 8 00-Prime pagine_andrea.qxp 25/05/16 12:55 Pagina I

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archeologia classica

e post-classica

tra italia e mediterraneo

scritti in ricordo di maria pia rossignani

a cura di

silvia lusuardi siena, claudia perassi, furio sacchi, marco sannazaro dipartimento di storia, archeologia e storia dell’arte

sezione di archeologia

scuola di specializzazione in beni archeologici

(3)

Questa pubblicazione è finanziata dall’Università Cattolica del Sacro Cuore grazie a un contributo per studi in onore di eminenti docenti dell’Ateneo (linea D.3.1/2015) e con fondi di ricerca messi a disposizione dal Diparti-mento di Storia, Archeologia e Storia dell’Arte (esercizi 2015-2016). Fotografie e disegni sono stati forniti dagli autori dei contributi presenti nel volume, cui si rimanda per le referenze.

Redazione : Filippo Airoldi, Elena Spalla, Simona Plessi

Progetto grafico e impaginazione: Studio Grafico Andrea Musso | Daria Pasolini

www.vitaepensiero.it

Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previ-sto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633.

Le fotocopie effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da CLEARedi, Centro Licenze e Autorizzazioni per le Riproduzioni Editoriali, Corso di Porta Romana 108, 20122 Milano, e-mail: autorizzazioni@clearedi.org e sito webwww.clearedi.org

© 2016 Vita e Pensiero - Largo A. Gemelli, 1 - 20123 Milano ISBN 978-88-343-3115-6

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Premessa XI Profilo biografico e bibliografia di Maria Pia Rossignani XIII Tabula gratulatoria XXI Per Maria Pia Rossignani

Angelo Bianchi XXV Silvia Lusuardi Siena XXVII Introduzione alla Giornata, Marco Sannazaro XXIX Programma della Giornata di studi XXXI Omaggio a Maria Pia Rossignani.

Da Luni a Hierapolis: il suo contributo alla storia dell’architettura romana, Pierre Gros 3

Italia

LUNI E LIGURIA Riflessioni sulla circolazione e il consumo delle ceramiche comuni a Luni e nella Liguria costiera tra III e I secolo a.C. Luigi Gambaro 11

Glittica lunense, Gemma Sena Chiesa 21

Ritorno a Luni: un nuovo frammento di clipeo del Tempio di Luna, Giuseppina Legrottaglie 29

La statua loricata di un imperatore flavio dal teatro di Luni, Matteo Cadario 37

Un tremisse di Anastasio riconiato per Giustino II da Luni, Ermanno Arslan 45

Un ignoto cavaliere medievale sepolto presso la cattedrale di Luni, Silvia Lusuardi Siena, Marco Vignola 53

Ricordi lunensi, Maria Paola Lavizzari Pedrazzini 67

Albintimilium (Ventimiglia, IM). Indagini archeologiche nell’area delle mura settentrionali e del sepolcreto tardo-antico della Porta Nord, Daniela Gandolfi 69

MILANO E LOMBARDIA I segni della trasformazione nel paesaggio urbano di Milano tra II e I secolo a.C. alla luce dell’evidenza archeologica, Anna Maria Fedeli, Carla Pagani 77

Su un singolare monumento funerario mediolanense, Giuliana Cavalieri Manasse 85

Specchietti simbolici in vetro e piombo dalle necropoli milanesi dell’Università Cattolica e di via Madre Cabrini (con appendice di A. Agostino, L. Operti), Marina Uboldi 97

Breve nota su alcuni aspetti della decorazione architettonica nelle Terme Erculee a Milano, Furio Sacchi 107

Il soggiorno di Bernard de Montfaucon a Milano: note su un rinvenimento alto-medievale, Elena Spalla 117

Alda Levi: una pioniera dell’archeologia italiana, Anna Ceresa Mori 125

Attività ispettiva nelle aree archeologiche milanesi. Un esempio: il foro, Chiara Baratto 135

INDICE

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Anfore per l’edilizia: la bonifica e ‘oltre’ la bonifica, Mariavittoria Antico Gallina 143

Melchiorre Brioschi, ricamatore milanese (1701 ca.-1761), Maria Teresa Binaghi Olivari 151

La datazione della fase F del Forcello di Bagnolo San Vito (MN), Raffaele C. de Marinis 159

L’alfabetario latino e le incisioni di età romana sulle rocce di Carona (BG), Stefania Casini, Angelo E. Fossati 173

Calvatone 2005-2014: le novità dell’ultimo decennio di scavi nel vicus padano di Bedriacum, Maria Teresa Grassi 183

Il monumento onorario di C. Erennio Ceciliano a Sirmione (BS), Elisabetta Roffia 189

La Domus delle Fontane: un soffitto dipinto nella X Regio, Barbara Bianchi 197

Il sarcofago di Busto Arsizio: note per un laboratorio di geostoria, Giuliana Ratti 207

La torre tardo-antica e il monastero alto-medievale di Torba (VA), Gian Pietro Brogiolo 225

L’imitazione di crustae antiche nella pittura alto-medievale: l’aula biabsidata dell’Isola Comacina, Marco Rossi 233

Archeologia d’alta quota: le fortificazioni basso-medievali di Tor dei Pagà (Vione, BS), Marco Sannazaro 243

TRIVENETO Ambiente e ritualità nell’area padovana fra età del Ferro ed età romana: i resti macroscopici vegetali di Padova Sant’Eufemia, Elisa Martinelli, Sila Motella, Lanfredo Castelletti 255

Il rilievo con scena di aratura di Aquileia riconsiderato, Monika Verzár Bass 265

Archeologia nell’Arena di Verona: dati preliminari sugli interventi di scavo 2013-2014, Brunella Bruno 275

Osservazioni sulla cronologia e la provenienza dei capitelli più antichi reimpiegati nella basilica di San Marco a Venezia, Luigi Sperti 285

Nuove invetriate alto-medievali dalla laguna di Venezia e di Comacchio, Sauro Gelichi 297

San Giovanni, pieve di Fassa. Indagini archeologiche nel luogo e nell’edificio, Marilena Casirani, Enrico Cavada 319

ITALIA CENTRO-MERIDIONALE Modelli tarantini nell’ornato lapideo siciliano in età ellenistica: un capitello corinzio con protomi femminili nel Museo Archeologico di Agrigento, Lorenzo Campagna 331

I santuari italici nel quadro della romanizzazione, Maria Josè Strazzulla † 341

Il sepolcro dei Vistinii sulla Via Appia a Roma, Daniele Manacorda 361

Non solo spettatrici. Le donne nei teatri della Regio VII Etruria, Raffaella Viccei 369

Viabilità e popolamento dall’età romana al tardo-antico al confine tra VI, VII e VIII Regio: il caso della via Ariminensis, Daniele Sacco, Anna Lia Ermeti 377

Mediterraneo

MALTA Conservazione, riutilizzo, obliterazione: sopravvivenze delle strutture megalitiche tardo-neolitiche di Tas-Silġ nell’ambito degli interventi di età storica, Alberto Cazzella, Giulia Recchia 385

Arredi cultuali iscritti a Tas-Silġ. I frequentatori del santuario, Maria Giulia Amadasi Guzzo 393

Me tene ne fugiam. I ceppi da schiavo dal santuario di Tas-Silġ, Elisa Grassi 403

Un inedito documento di architettura funeraria da Ta’ Qali, Francesca Bonzano 411

Un vaso di ‘forma inusitata’, Filippo Airoldi 421

Un gruzzoletto di antoniniani e imitazioni radiate della National Numismatic Collection maltese, Claudia Perassi 429

Archeologia, restauro, conservazione: l’attività di Maria Pia Rossignani a Malta, Grazia Semeraro 441

Ricognizioni e ricordi maltesi, Enrico Giannichedda 449

«Fertile è Malta, sterile la vicina isola di Pantelleria». Fonti letterarie e archeologia di un paesaggio mediterraneo, Serena Massa 453

HIERAPOLIS, VICINO ORIENTE, MAR ROSSO Hierapolis di Frigia tra ricerca e restauro, Francesco D’Andria 463

Modelli, architetti e maestranze a Hierapolis di Frigia: il caso del Tempio A nel Santuario di Apollo, Tommaso Ismaelli 477

Un’insula residenziale a Hierapolis di Frigia, Annapaola Zaccaria Ruggiu 487

Mosaici bizantini da Hierapolis di Frigia: una prima segnalazione, Elisabetta Neri 503

Sulle rovine di Troia, Roberto Gazich 513

Due lucerne a volute dal teatro di Caesarea Maritima (Israele), Francesca Paola Porten Palange 519

«Fino agli estremi confini della terra». La cristianizzazione ad Adulis (Mar Rosso-Eritrea) e lo scavo della chiesa orientale, Caterina Giostra 525 00-Prime pagine_andrea.qxp 25/05/16 12:55 Pagina VIII

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Cultura, patrimonio e metodi

Riflessione sulle forme di collaborazione fra Istituzioni e Comunità locali: il caso di Venzone (UD),

Maria Pia Rossignani, Remo Cacitti 537

Archeologia e restauro in monumenti segnati dal terremoto: due diverse esperienze insieme a Maria Pia Rossignani, Francesco Doglioni 543

Ricordando una delle battaglie istituzionali di Maria Pia Rossignani: la specializzazione dei professionisti del Patrimonio, Marisa Dalai Emiliani 555

L’adesione dell’Italia alla Convenzione europea per la protezione del patrimonio archeologico (La Valletta, 1992), Alberto Roccella 561

Musei, cultura, sociale: qualche esempio tra musei civici e musei provinciali, Maria Bonghi Jovino 567

Informatica applicata all’archeologia: ‘disciplina ausiliaria’ o fondamentale strumento di educazione alla modellazione e formalizzazione del ragionamento archeologico?, Claudio Cortese 571

Storia, arte e collezionismo

Tra ‘sospetto’ e ‘dissenso’. Parole chiave in Thuc. 5.25-26, Cinzia Bearzot 579

Gli ‘amici’ del re: collaboratori o servi del loro sovrano?, Franca Landucci 587

Cassiodoro e Boezio, Giuseppe Zecchini 595

Gli asklepieia: antichi luoghi di cura fra medicina scientifica e medicina sacra, Nicola M. Papparella 603

Ivimus per undas. Impressioni di viaggio di un cristianista nel bacino del Mediterraneo, Remo Cacitti 611

L’immagine nelle origini cristiane: una contestazione metodologica, Gabriele Pelizzari 619

Archeologia del libro: frammenti di Cicerone nella biblioteca del Capitolo Metropolitano di Milano, Mirella Ferrari 627

Motivi decorativi alto-medievali derivati da ornamenti classici, Paola Piva 635

‘La memoria dell’antico’ Giotto nella volta della basilica superiore di San Francesco di Assisi, Francesca Flores d’Arcais 643

«Ma tu, candido lectore, age il meglio, si questo sai». Fori e basiliche secondo Cesare Cesariano, Jessica Gritti, Alessandro Rovetta 647

L’immaginario archeologico nell’arte contemporanea: Anne e Patrick Poirier al cospetto delle vestigia del passato, Francesco Tedeschi 659

Ricerche su una testa di cavallo dalla collezione Pollak, Elena Cagiano de Azevedo 665

Mantova, Museo Diocesano ‘Francesco Gonzaga’: ritratto virile, Anna Maria Tamassia 671

Il collezionismo di antichità a Milano tra XV e XVI secolo nella silloge epigrafica di Andrea Alciato: prime considerazioni, Maria Grazia Albertini Ottolenghi 675

INSERTO A COLORI

Maria Pia Rossignani a Malta nel settembre 2011

Medusa, Remo Rachini

Isole d’acqua, Antonello Ruggieri

Tavole I-XIII

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XI

Premessa

Una raccolta di scritti di amici e colleghi, che avrebbe dovuto degnamente onorare i 70 anni di Maria Pia Rossignani e il suo lungo magistero, fu a suo tempo so-spesa: la destinataria dell’omaggio, percependo l’inizia-tiva prima della sua organica pianificazione, ci dissuase con argomentazioni di varia natura. Non fu certo estra-nea, a questo suo pressante suggerimento, la volontà di concentrare le energie di alcuni colleghi sui due fronti che l’avevano particolarmente coinvolta negli ultimi an-ni: il santuario di Tas-Silġa Malta e l’agorà settentrio-nale di Hierapolis di Frigia, indagini di scavo di cui in-tendeva portare a compimento le edizioni scientifiche. Purtroppo entrambi i progetti non hanno potuto vede-re la luce. Siamo stati così privati di contributi in cui, ancora una volta, si sarebbero potuti apprezzare il suo valore scientifico, la capacità critica e le felici intuizioni. Al vuoto in campo scientifico, che gli allievi e i collabo-ratori cercheranno con impegno di colmare, si affianca l’assenza umana della Maestra, collega e amica.

Per questo il volume di scritti inizialmente previsto per una festa condivisa prende ora la forma di un volume ‘in memoria’. La pubblicazione raccoglie i contributi presentati nella Giornata di studi in

ricor-do organizzata nel gennaio 2014 – a pochi mesi

dal-la scomparsa di Maria Pia – e molti altri interventi che testimoniano l’ampiezza degli interessi della studiosa e delle sue relazioni personali sul fronte storico-archeologico e storico-artistico, oltre che l’ap-passionata responsabilità nella conoscenza e nella po-litica di tutela dei beni culturali. Era nel carattere di Maria Pia rendere partecipi colleghi e amici degli svi-luppi del suo lavoro e appassionarsi all’avanzamento delle ricerche degli altri, con una costante apertura al-la discussione, alal-la critica di proprie e altrui posizioni, sensibile e attenta a ogni novità e proposta: queste qualità hanno fatto sì che i legami da lei intessuti si riflettano ora negli scritti offerti per quest’opera. I contributi sono dapprima distribuiti all’interno del volume per ambiti geografici, nei quali l’attività di

ricerca di Maria Pia si era principalmente concentra-ta: l’Italia – e in particolar modo l’Italia settentrionale con Luni e Milano – e il Mediterraneo, che la vide partecipe delle Missioni Archeologiche Italiane a Malta e a Hierapolis di Frigia. Seguono altre sezioni che richiamano l’interesse della studiosa per le proble-matiche della conservazione dei beni culturali e il suo appassionato impegno civile: proprio in questi giorni si commemora il quarantennale del devastante terre-moto in Friuli, a seguito del quale si batté con tenacia e fermezza, accanto ad altri generosi colleghi e allievi, nel progetto della ricostruzione filologica del Duomo di Venzone ‘dov’era e com’era’.

In conclusione, desideriamo ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile la buona riuscita di questa operazione editoriale: gli Autori per i loro contributi; Filippo Airoldi ed Elena Spalla per averci costanmente affiancato in tutte le fasi di elaborazione del te-sto e delle immagini con la abituale generosità; Giu-liana Cavalieri Manasse che si è assunta il compito di rielaborare per la stampa l’ultimo scritto di Maria Josè Strazzulla, che in questo modo riesce a essere presente nell’omaggio all’amica. I nostri ringraziamenti vanno anche per il costante sostegno ad Angelo Bianchi, Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia e a tutta la Facoltà; a Giuseppe Zecchini, Direttore del Diparti-mento di Storia, Archeologia e Storia dell’Arte; al-l’Editrice Vita e Pensiero che con la consueta compe-tenza professionale ha portato a compimento un one-re one-redazionale di non poco conto.

Nel giorno in cui ricorre il terzo anniversario della sua scomparsa, un grazie ancora a Maria Pia, per la sua generosità intellettuale e umana che ha generato una pianta ricca di molteplici frutti.

Milano, 4 maggio 2016

Silvia Lusuardi Siena, Claudia Perassi, Furio Sacchi, Marco Sannazaro

(9)

XIII

Maria Pia Rossignani, nata l’8 settembre 1940 a Cra-veggia (VB), si è spenta a Milano il 4 maggio 2013. Riposa nel cimitero della Pieve di Vigo di Fassa. Assistente ordinario dal 1974, dal 1980 professore as-sociato di Archeologia e Storia dell’Arte greca e romana e professore incaricato per la supplenza dell’insegna-mento di Archeologia e Topografia Medievale dal 1985 al 1989 presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Maria Pia Rossignani fu nel triennio 1990-1993 professore straordinario di Archeologia presso l’Università degli Studi de L’Aquila, città cui rimase sempre molto legata. Nel 1993 rientrò in largo Gemelli in qualità di professore ordinario sulla cattedra di Ar-cheologia e Storia dell’Arte greca e romana e qui con-tinuò la sua attività sino al pensionamento nel novembre del 2012. Fu direttore della Scuola di Spe-cializzazione in Archeologia dal momento dell’istitu-zione, nel 1997, fino al 2010, tenendo i corsi di Archeologia e Storia dell’Arte greca e romana, di Storia dell’urbanistica greca e romana e infine di Archeologia Classica. Diresse a più riprese l’Istituto di Archeologia (dal 1981 al 1990, dal 1995 al 1998, dal 2010 al 2012). Ebbe l’incarico di coordinatore del Dottorato di ricerca in ‘Archeologia dei processi di trasforma-zione. Le società antiche e medievali’ dal 1997 al 2008 e della Commissione Didattica del corso di Laurea in Scienze dei Beni culturali dal 2009 al 2012.

Maria Pia Rossignani si era iscritta all’Università Cattolica di Milano per coltivare gli studi storico-artistici, ma l’incontro con Michelangelo Cagiano de Azevedo la indirizzò all’archeologia del mondo classico, che rimase al centro dei suoi interessi di studiosa e di docente.

Dopo il conseguimento della laurea nel 1962 con una tesi su I restauri settecenteschi ai dipinti di Ercolano e

Pompei e nel 1964 del diploma di perfezionamento in

Archeologia sempre nello stesso Ateneo con uno stu-dio sulle Decorazioni architettoniche in bronzo, dal 1965 al 1973 fu assistente volontario e borsista mini-steriale di addestramento didattico e scientifico presso la cattedra di Archeologia.

Il trasferimento della famiglia a Parma costituì un’ul-teriore decisiva tappa nel suo percorso formativo, se-gnato questa volta dall’incontro con Antonio Frova, che la coinvolse nello studio della collezione dei vasi attici figurati conservati presso il Museo Nazionale e dei materiali architettonici romani rinvenuti in città, i cui risultati confluirono nel fascicolo XLV 1,2 del

Cor-pus Vasorum Antiquorum e nella monografia La deco-razione architettonica romana di Parma. Ancora per

iniziativa di Antonio Frova fu coinvolta nelle impor-tanti indagini archeologiche nella colonia romana di Luni (La Spezia), cui dedicherà buona parte della sua produzione scientifica compresa tra gli anni 1970 e 1990. Una lunga fase della sua vita in cui, dopo le espe-rienze di scavo nella chiesa di Sant’Andrea a Orvieto con Cagiano de Azevedo, ebbe modo di svolgere un ruolo-guida per diverse generazioni di più giovani stu-diosi. Allo stesso periodo risale anche la fondazione del ‘Centro Studi Lunensi’, del quale fu a lungo segretaria e animatrice, e della rivista «Quaderni del Centro Studi Lunensi». La collaborazione con Antonio Frova prose-guì anche in ambito lombardo con la ripresa delle in-dagini sul santuario di età tardo-repubblicana scoperto a Brescia al di sotto dei resti del Capitolium flavio. La partecipazione, ancora giovanissima, agli scavi di Malta sotto la direzione scientifica di Cagiano de Aze-vedo la portò a contatto con le culture antiche al cen-tro del Mediterraneo e a intessere con Antonia Ciasca rapporti di stima e di profondo affetto ricon-fermati, a molti anni di distanza, dal coinvolgimento

Profilo biografico di Maria Pia Rossignani

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(10)

XIV

nel progetto di studio del santuario di Tas-Silġ, quando quest’ultima divenne direttore della Missione Archeo-logica Italiana nell’isola.

Occupandosi di Milano, mise a fuoco i problemi sto-rico-archeologici riguardanti i più antichi documenti della plastica architettonica romana, l’anfiteatro di via Conca del Naviglio e il colonnato lungo corso di Porta Ticinese. Da questi ultimi casi di studio scaturirono i preziosi lavori di rilettura del monumentale complesso paleocristiano di San Lorenzo Maggiore, ricerche che confermano l’ampiezza dei suoi interessi culturali anche per il tardo-antico e l’apertura all’età post-clas-sica, che si espresse nella partecipazione alle indagini archeologiche a Castelseprio del 1977-1981.

A partire dal 1986, l’ampliamento della sede milanese dell’Università Cattolica la vide impegnata, insieme ai colleghi Silvia Lusuardi Siena e Marco Sannazaro, in qualità di responsabile scientifico nelle indagini pre-ventive nei cortili dell’Ateneo, da lei fortemente cal-deggiate e che hanno dato esiti di grande interesse, valorizzando anche sotto il profilo archeologico la sede ‘storica’ dell’Università. La pubblicazione dei risultati degli scavi qui condotti fu l’occasione per ‘rifondare’, nel 2003, la collana ‘Contributi di Archeologia’, pro-mossa da Michelangelo Cagiano de Azevedo ed edita tra il 1967 e il 1975, mentre la ricca messe di reperti depositati per studio nei sotterranei dell’Ateneo offrì l’opportunità per la creazione del ‘Laboratorio di Ar-cheologia Michelangelo Cagiano de Azevedo’, spazio didattico e di ricerca, inaugurato nel 2001 e per la cui realizzazione si spese a lungo.

Gli ultimi anni del suo intenso lavoro sono stati as-sorbiti dallo scavo del complesso sacro di Tas-Silġ a Malta, quando, scomparsa nel 2001 l’amica Ciasca, le subentrò in qualità di direttore della Missione archeo-logica italiana. Contestualmente operava anche con alcuni allievi a Hierapolis di Frigia, in Turchia, nella Missione, sempre italiana, diretta prima da Daria De Bernardi Ferrero del Politecnico di Torino e poi da Francesco D’Andria dell’Università del Salento e alla quale partecipava anche Annapaola Zaccaria Ruggiu dell’Università di Venezia: dopo Luni, si ricreò così, anche in Turchia, con gli ultimi due l’antico legame tra i componenti del nucleo milanese degli allievi di Ca-giano de Azevedo. A Hierapolis, Maria Pia Rossignani si prodigò con enorme energia e passione allo studio dei resti strutturali e architettonici della monumentale

stoà-basilica nella cosiddetta agorà settentrionale. La

paziente analisi ricostruttiva, durata anni, di un edifi-cio pubblico a due piani, lungo circa 280 metri, con-servato solo a livello di fondazione e lo studio di centinaia di elementi architettonici raccolti nel corso del tempo senza adeguata documentazione rappresen-tano una convincente metafora della sua determina-zione e delle sue capacità scientifiche non disgiunte da una notevole qualità intuitiva, senza le quali i dati og-gettivi rimangono inanimati.

Fu persona riservata e concreta, ottimista, sempre pronta a raccogliere le sfide anche nelle situazioni più complicate, qualità che si apprezzano nella sua scrit-tura, densa, concisa, che riflette un pensiero limpido, scarno, essenziale. Fu determinata nel porre la sua at-tività didattica davanti a ogni altro impegno profes-sionale e personale, per rispetto degli studenti, ma anche delle proprie conoscenze, che non dovevano rimanere confinate in se stesse, ma diventare patri-monio di una condivisione culturale, al servizio della difesa dei beni archeologici. La sua curiosità e serietà scientifica non si posero mai in alternativa alla pro-fonda umanità nei rapporti con colleghi, collabora-tori, studenti e con quanti venivano in contatto con lei, a prescindere dalla loro condizione sociale, cul-turale e soprattutto accademica. La sua solidarietà verso i meno privilegiati fu sempre trasparente e senza ambiguità e si manifestò più volte nelle situa-zioni di concreto bisogno. È sufficiente ricordare la sua attiva partecipazione nel complesso progetto di riconoscimento degli elementi lapidei e di ricostru-zione filologica del trecentesco Duomo di Venzone (Udine) distrutto dal terremoto che nel 1976 aveva colpito il Friuli-Venezia Giulia, regione alla quale restò fino all’ultimo legatissima. Il libro bianco Le

pietre dello scandalo è eloquente testimonianza della

sua passione civile e dell’impegno profuso sul fronte della salvaguardia dei beni culturali, tema ripreso nella Giornata di Studio Per una definizione di nuove

figure professionali nell’ambito dei Beni culturali

orga-nizzata presso l’Ateneo milanese nel 1999, nei cui Atti ebbe modo di dimostrare la propria attenzione anche al futuro e allo sbocco lavorativo dei giovani laureati.

Ha affrontato con il sorriso la malattia che, in singo-lare e drammatica coincidenza con l’‘uscita dal ruolo’, l’aveva colpita, offrendo un ultimo insegnamento a tutti i compagni di strada.

(11)

XV

A. Monografie, articoli, schede

Schede nn. 235-241; 386-391; 680-682, in Arte e civiltà ro-mana nell’Italia settentrionale dalla Repubblica alla Tetrar-chia (Catalogo della mostra), Bologna 1964-1965. S. Paolo Milqui. Lo scavo nella zona degli impianti agricoli,

in Missione Archeologica Italiana a Malta. Rapporto

prelimi-nare della campagna 1964, Roma 1965, pp. 141-154. S. Paolo Milqui. Note sui pressoi – Trovamenti vari, in Mis-sione Archeologica Italiana a Malta. Rapporto preliminare della campagna 1965, Roma 1966, pp. 101-115.

Saggio sui restauri settecenteschi ai dipinti di Ercolano e Pom-pei, in Contributi dell’Istituto di Archeologia. Milano, Uni-versità Cattolica, I, Milano 1967, pp. 7-134.

S. Paolo Milqui. Ceramica e trovamenti vari, in Missione Ar-cheologica Italiana a Malta. Rapporto preliminare della cam-pagna 1966, Roma 1967, pp. 63-76.

S. Paolo Milqui. Ceramica e trovamenti vari, in Missione Ar-cheologica Italiana a Malta. Rapporto preliminare della cam-pagna 1967, Roma 1968, pp. 57-73.

Frammento di orlo di vaso a rilievo da Agrigento, in Noti-zie dal Chiostro del Monastero Maggiore, I-II, 1968, pp.

63-66.

S. Paolo Milqui. Ceramica e trovamenti vari, in Missione Ar-cheologica Italiana a Malta. Rapporto preliminare della cam-pagna 1968, Roma 1969, pp. 97-105.

La decorazione architettonica in bronzo nel mondo ro-mano. Saggio di ricerca, in Contributi dell’Istituto di Ar-cheologia. Milano, Università Cattolica, II, Milano 1969,

pp. 45-98.

Rivestimenti architettonici in bronzo dagli scavi di Velleia, in Atti del III Convegno di Studi Veleiati

(Piacenza-Velleia-Parma, 1967), Milano 1969, pp. 319-346.

Corpus Vasorum Antiquorum, Italia, Fasc. XLV: Parma,

Museo Nazionale di Antichità, 1, Roma 1970, 4, 14,10, S.

Corpus Vasorum Antiquorum, Italia, Fasc. XLV: Parma, Museo

Nazionale di Antichità, 2, Roma 1970, 8, 7, 6, 5, 5, 4, 5, 4, S.

Tas Silġ, area sud. Ceramica e trovamenti vari, in Missione Archeologica Italiana a Malta. Rapporto preliminare della campagna 1969, Roma 1972, pp. 47-70.

Tas Silġ, area sud. Ceramica e trovamenti vari, in Missione Archeologica Italiana a Malta. Rapporto preliminare della campagna 1970, Roma 1973, pp. 59-72.

Luni, zona sud del Foro. Lo scavo della zona dell’area pubblica – Le classi del materiale (unguentari, ceramica grigia di età imperiale; ceramica comune; tipi ceramici diversi; vasi in marmo; vasi in pietra ollare; decorazione architettonica in marmo; decorazione architettonica fittile; bolli laterizi), in Scavi di Luni. Relazione preliminare delle campagne 1970-1971, a cura di A. FROVA, Roma 1973, coll. 81-195;

355-356; 410-424; 502-536.

Aspetti e problemi di una ricerca pianificata sul territorio, in Benacus, Atti del Convegno di Studi: Musei e gruppi locali in una ricerca archeologica pianificata nel territorio lombardo

(Salò, 1975), Cremona 1975, pp. 19-28.

La decorazione architettonica romana in Parma, Parma 1975. Il Capitolium e la decorazione architettonica romana di Bre-scia, in Atti del Convegno Internazionale per il XIX centenario della dedicazione del Capitolium e per il 150° anniversario della sua scoperta (Brescia, 1973), Brescia 1975, pp. 53-66

(con A. FROVA- G. CAVALIERIMANASSE).

Indagine territoriale sulla Lunigiana, «Quaderni del Centro

Studi Lunensi», I, 1976, pp. 49-54.

Luni. La cultura materiale, in Archeologia in Liguria, I. Scavi e scoperte 1967-1975, a cura della Soprintendenza

Archeo-logica della Liguria, Genova 1976, pp. 44-47.

Bibliografia

(12)

XVI

Saggio nella piazza E2; saggio nella piazza E1; considerazioni conclusive sui saggi 2 e 3; vasi in marmo; decorazione archi-tettonica in marmo; decorazione archiarchi-tettonica in stucco; ter-recotte architettoniche; bolli laterizi; scultura in terracotta; miscellanea, in Scavi di Luni, II. Relazione delle campagne 1972-1974, a cura di A. FROVA, Roma 1977, pp. 9-23;

23-30; 30-31, 304-314; 316-326.

Il nuovo allestimento del Museo di Luni: progetto e prime rea-lizzazioni, «Quaderni del Centro Studi Lunensi», 4-5,

1979-1980, pp. 3-32 (con S. LUSUARDISIENA- G. MASSARI).

Le pietre dello scandalo. La politica dei beni culturali nel Friuli del terremoto, Torino 1980 (Struzzi. Società, 18) (con

M.T. BINAGHIOLIVARI- R. CACITTI- M. DALAIEMILIANI

- G.B. DELLABIANCA- F. DOGLIONI - G. ERICANI - L.

MARCHETTI- A. ROCCELLA- S. SICORI).

Relazione sul progetto culturale per la ricostruzione del Duomo di Venzone, Udine 1980.

Spunti di indagine sugli insediamenti rurali nel territorio co-masco, in I Romani nel Comasco. Testimonianze archeologiche dalla città e dal territorio (Catalogo della mostra), Como

1980, pp. 23-28.

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Presentazione; Il rinvenimento, lo scavo, la ricerca; Le ricerche sulla resina; Il sarcofago della ‘Signora’: segno di una città in trasformazione? La città entro le mura, in La Signora del sar-cofago. Una sepoltura di rango nella necropoli dell’Università Cattolica, a cura di M.P. ROSSIGNANI- M. SANNAZARO- G.

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La Stoà-Basilica dell’agorà settentrionale. Analisi e ricompo-sizione virtuale della facciata: primi risultati della ricerca, in Hierapolis di Frigia I. Le attività delle campagne di scavo e restauro 2000-2003, Atti del Convegno (Cavallino, 2004),

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(15)

XIX

Come conclusione una proposta di rilettura tematica, in La scultura romana dell’Italia settentrionale. Quarant’anni dopo la Mostra di Bologna, Atti del Convegno (Università degli

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L’area del Monastero santambrosiano alla luce delle inda-gini archeologiche (con M. SANNAZARO - S. LUSUARDI

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pp. 3-33 (partic. pp. 5-9).

Storiografia per immagini: riflessione su un caso di studio,

in Studi in onore di Francesca Flores d’Arcais, a cura di M.G. ALBERTINIOTTOLENGHI- M. ROSSI, Milano 2010,

pp. 3-7.

Progetto architettonico e cicli figurativi nella stoà-basilica di Hierapolis di Frigia (con F. SACCHI), in Roman Sculpture

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L’area dello scavo e la città romana, in L’abitato, la necropoli, il monastero. Evoluzione di un comparto del suburbio milanese alla luce degli scavi nei cortili dell’Università Cattolica, a cura

di S. LUSUARDISIENA- M.P. ROSSIGNANI- M. SANNAZARO,

Milano 2011, pp. 3-4.

L’ara e il suo contesto, in R. CACITTI- G. LEGROTTAGLIE

-G. PELIZZARI- M.P. ROSSIGNANI, L’ara dipinta di Thaenae.

Indagini sul culto martiriale nell’Africa paleocristiana, Roma

2011, pp. 31-45.

Il suburbio di Milano nelle ricerche degli ultimi decenni,

«Archeologia, Uomo, Territorio», 30, 30 anni di

trasfor-mazioni nelle conoscenze e metodologie archeologiche a Mi-lano, Atti del Convegno (MiMi-lano, 7 maggio 2010), rivista

on-line, 2011.

La Stoà-basilique, in F. D’ANDRIA- M.P. ROSSIGNANI, La

Stoà-basilique de Hiérapolis de Phrygie. Architecture et contexte urbain, in Basiliques et Agoras de Grèce et d’Asie Mineure, éd. L. CAVALIER- R. DESCAT- J. DESCOURTILS,

Bordeaux 2012 (Ausonius Mémoires, 27), pp. 143-152.

Ricerche sulla Stoà-basilica dell’Agorà Nord, in Hierapolis di Frigia V. Le attività delle campagne di scavo e restauro 2004-2006, a cura di F. D’ANDRIA- P. CAGGIA- T. ISMAELLI,

Istanbul 2012, pp. 515-532 (con C. BARATTO).

Le indagini archeologiche nei cortili dell’Università Cattolica,

in Storia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Le

istitu-zioni (Volume V), I patrimoni dell’Università Cattolica, a

cura di M. BOCCI- L. ORNAGHI, Milano 2013, pp.

491-525 (con S. LUSUARDISIENA- F. AIROLDI).

L’area sacra di Tas-Silġ a Malta da luogo di culto neolitico a complesso cristiano, in Michelangelo Cagiano de Azevedo. Il contributo di un archeologo alla conoscenza della transizione dal mondo classico al medioevo, Convegno a cent’anni dalla

nascita (Roma, 29-30 novembre 2012), Roma c.s. (con M. SANNAZARO).

Le ricerche della Missione Archeologica Italiana nel santuario di Tas-Silġ, in Tas-Silġ. Its Past, Present and Future, Atti del

Simposio internazionale (Valletta, 23-24 novembre 2006), Valletta c.s.

The problems of pottery productions in Malta from the Iron age until the Byzantine period. The research projects of the Italian Archaeological Mission, in Ceramics of the Phoeni-cian-punic World: a Workshop, Atti del Workshop

inter-nazionale (Valletta, 8-13 gennaio 2007), Valletta c.s. (con G. SEMERARO).

B. Attività museale

Brescia romana. Materiali per un museo, 2. Schede

didat-tiche e suggerimenti per la ricerca, Brescia 1980, 83 S., Abb. (Quaderni di didattica dei beni culturali, 5) (con G. MANZONI).

2,9. Laterizi e terrecotte architettoniche. 2,10. Abbigliamento, ornamento e toilette, in Museo di Luni. Schede didattiche,

Sarzana 1981.

Progetto museografico di Santa Giulia, Brescia, Brescia

1981-1987.

Luni, Grande Tempio. Testi per il settore museale, 1988.

C. Recensioni

FROVAA. - SCARANIR. 1965, Parma - Museo Nazionale di

Antichità, Parma.

(16)

XX

Alessandria e il mondo ellenistico-romano. Studi in onore di Achille Mandriani, Roma 1983-1984; «Aevum», LX, 1,

1986, pp. 172-173.

Ricerche a Pompei. L’insula 5 della regio VI dalle origini al 79 d.C., a cura di M. BONGHI JOVINO, Roma 1984;

«Aevum», LX, 1, 1986, pp. 120-121.

Angera romana. Scavi nella necropoli 1970-1979, a cura di

G. SENACHIESA, Roma 1985; «Aevum», LX, 2, 1986, pp.

264-267.

CALVANIMARINIM., Archeologia, in Storia di Piacenza, I.

Dalle origini all’anno Mille, Piacenza 1992, «Aevum»,

LXVII, 1993. 00-Prime pagine_andrea.qxp 25/05/16 12:55 Pagina XX

(17)

285

TRIVENETO

Osservazioni sulla cronologia e la provenienza dei capitelli

più antichi reimpiegati nella basilica di San Marco a Venezia*

Luigi Sperti

Nella storia degli studi sulla decorazione architetto-nica bizantina, il colossale apparato decorativo delle facciate esterne della basilica di San Marco a Vene-zia ha un posto privilegiato: richiamando la IV cro-ciata e una delle sue conseguenze più vistose, la prolungata e instancabile attività di spoliazione operata dai Veneziani a danno dei principali monu-menti della città conquistata, esso offre un reperto-rio ricco ed estremamente diversificato della produ-zione decorativa costantinopolitana, in particolare dell’epoca tardo-antica e giustinianea1. Ma il

nume-ro, l’importanza e la qualità dei manufatti bizantini – e in particolare dei capitelli – hanno fatto sì che passasse in secondo piano la presenza di alcuni esemplari di età romana, che nel fondamentale

Cor-pus pubblicato da Deichmann e collaboratori nel

1981, e in qualche altro contributo successivo, han-no trovato mihan-nor considerazione di quanto meritas-sero. Si tratta di pezzi di tipologia eterogenea – co-rinzi, corinzieggianti, figurati – risalenti in qualche caso alla primissima età imperiale, e che possono te-stimoniare l’utilizzo, nell’approvvigionamento di

spolia architettonici, di fonti eterogenee, che vanno

dalle rovine delle città romane dell’entroterra ai centri adriatici posti lungo le rotte mercantili verso il Levante.

La lista degli ‘antike Kapitelle’ proposta nel Corpus comprende 5 pezzi, ma per un verso è incompleta, per l’altro include qualche esemplare che, pur presen-tando uno schema decorativo e caratteri stilistici ri-conducibili al repertorio architettonico romano, va attribuito con buona probabilità a maestranze vene-ziane di età lombardesca2. Casi come questo, e altri

analoghi, testimoniano una serie di interventi di re-stauro eseguiti a più riprese; restauri particolarmente invasivi nella seconda metà dell’Ottocento, sulla cui entità ed estensione la documentazione superstite la-scia molto spazio a dubbi e incertezze3. Va messo in

conto inoltre, tra i fattori problematici, un altro feno-meno noto e ripetutamente evidenziato nel Corpus, la frequenza di pezzi che hanno subito, in forme e gradi diversi, una rilavorazione4. In alcuni casi la

trasforma-zione è così estesa da mutare persino la tipologia del pezzo5, in altri l’intervento è più discreto: nel piccolo

gruppo di spolia più antichi qui considerato il capi-tello figurato di età severiana collocato nell’ala nord della terrazza ovest (n. 572, si veda infra) mostra una rilavorazione selettiva, in quanto le due corone di fo-glie conservano l’aspetto originario, mentre le figure che occupano il registro superiore, tra summa folia e abaco, sono state estensivamente riscolpite. Ricordo infine il gruppo di capitelli che non sono più in opera,

* In ricordo affettuoso di Maria Pia Rossignani, che ha contribuito così tanto alla conoscenza dell’architettura e della decorazione archi-tettonica romana della Cisalpina.

1Per le spoliazioni della IV crociata, DORIGO2004, pp. 6-13, con

bibliografia precedente. Per i capitelli, BUCHWALD1962-63, pp.

181-185; DEICHMANN1981, pp. 1-7. Per gli arrivi dal Mediterraneo

orientale precedenti al 1204, BARSANTI2002, p. 59 e bibliografia nota 1; BARSANTI2005, nota 5 bibliografia aggiornata sui capitelli costantinopolitani.

2DEICHMANN1981, p. 1, nota 6: si tratta dei capitelli nn. 22, 274,

275, 428, 572 (per l’identificazione dei pezzi ripropongo la nume-razione utilizzata nel Corpus di Deichmann e collaboratori). Come vedremo il n. 428 è con ogni probabilità opera rinascimentale, i nn.

274-275 sono post-antichi. Non prendo in considerazione i capitelli corinzi nn. 3 e 4, in quanto databili in età tardo-antica: su questi, SPERTI2004, pp. 235, note 27, 28.

3Sui restauri ottocenteschi della basilica esiste una letteratura

abbastan-za scarna, e spesso limitata a principi generici, o apertamente polemica: pertanto i dati concreti sui singoli interventi sono relativamente rari. ZORZI1877 denuncia con la benedizione di John Ruskin la disinvol-tura dei restauri del Meduna, e il «soverchio abuso» nella sostituzione di pezzi danneggiati; si veda anche SEGUSO1879. Sintesi recenti, con

particolare attenzione verso i presupposti ideologici e teorici: DALLA

COSTA1983; ROMANELLI1997; CRISTINELLI1999; MINGUZZI2006.

4Si veda DEICHMANN1981, p. 2 e passim. 5FARIOLICAMPANATI1982, p. 101.

(18)

286

e che sono divisi oggi tra il chiostro di Santa Apollo-nia e il Museo di San Marco6. Di questi, per quanto

mi è noto, non si conosce la collocazione originaria. Tra di essi si trova il capitello n. A10 (fig. 1), che è, insieme al successivo, l’esemplare più antico riferibile alla fabbrica marciana7. Si tratta di un capitello

corin-zio canonico, in marmo, di dimensioni piuttosto ri-dotte, che presenta sulla faccia superiore dell’abaco uno scamillus quadrato e tracce del restauro (medie-vale?) di una voluta con angolo dell’abaco. La forma dell’acanto, con costolatura centrale appiattita, lobi aperti a ventaglio con fogliette parzialmente sovrap-poste e occhi di profilo ogivale, e i cauli leggermente inclinati e conclusi da una corona di petali rovesciati, trovano confronti con una serie di capitelli della X

re-gio databili in età giulio-claudia, come quelli della

Porta dei Leoni a Verona8, un esemplare di lesena al

Museo Archeologico di Aquileia9e uno frammentario

al Museo di Altino10.

Considerazioni analoghe valgono per quello che mi sembra l’unico capitello della piena età romana reim-piegato all’interno, l’esemplare corinzio canonico n. 22 (fig. 2), di dimensioni maggiori rispetto al prece-dente, posto in opera nell’ala nord del transetto11.

Nonostante la doratura, comune a molti esemplari posti dell’interno, il pezzo è abbastanza leggibile e conserva in gran parte l’aspetto originario. Dei-chmann lo avvicina al capitello precedente e lo data al II secolo: accostamento corretto dal punto di vista tipologico e stilistico, ma che va rivisto per quanto ri-guarda la datazione, in quanto le proporzioni, la for-ma di ifor-ma e sumfor-ma folia e dei cauli rifor-mandano allo stesso orizzonte cronologico del precedente. Per lo slancio verticale dell’acanto e l’utilizzo di un motivo caratteristico come l’anello tortile posto a corona-mento dei cauli trovo il confronto più vicino in tre pezzi provenienti da uno stesso edificio al Museo Ar-cheologico dell’Istria a Pola12, anche se la resa del

pez-zo marciano è certamente superiore, come mostra ad esempio il raffinato dettaglio dell’orlo seghettato nella costolatura centrale delle foglie d’acanto. Abbiamo a che fare senza dubbio con un pezzo che per qualità si distacca dalla media della produzione nord-italica dell’età giulio-claudia e che faceva parte molto proba-bilmente di qualche importante edificio pubblico. Alla prima età imperiale appartiene probabilmente anche il capitello corinzieggiante n. 601 (fig. 3), reimpiegato nell’angolo est del piano superiore della facciata sud13. Nel Corpus è datato, con beneficio del

dubbio, nel I secolo d.C., e accostato a un gruppo di tre esemplari (fig. 4) dallo schema decorativo in parte simile posti a sostegno del tabernacolo orientale della facciata opposta, a loro volta interpretati in via ipote-tica come rielaborazioni di XIV-XV secolo di modelli antichi14. Questi ultimi a giudicare dallo stile delle

fo-glie, e da soluzioni decorative come il motivo assiale a steli convergenti, sembrerebbero effettivamente di età lombardesca, tipiche riproposizioni di capitelli ro-mani di tipo cd. corinzieggiante, molto di moda nei decenni tra la fine del Quattrocento e l’inizio del se-colo successivo15. Tuttavia la resa grossolana dei

det-tagli e la mancanza di confronti puntuali con il reper-torio decorativo proto-rinascimentale possono indi-care un’origine ben più recente, e non escluderei che si tratti di prodotti ottocenteschi posti in opera nel corso dei nefasti interventi di restauro del Meduna16.

Il n. 601 presenta invece uno schema che, con infini-te variazioni, è estremameninfini-te diffuso nella decorazio-ne architettonica di età imperiale. Nella classificazio-ne di Gans rientra tra i cd. Lyrakapitelle mit

Blattvo-luten und verbundenen Rankenstielen, un gruppo

mol-to numeroso di pezzi databili tra la primissima età imperiale e la metà del II secolo d.C.17, caratterizzati

da una corona di foglie alla base, spesso di tipologia eterogenea, e da una coppia di racemi con calice uniti lungo l’asse allo stelo del fiore dell’abaco. La datazione

6Un gruppo numeroso di frammenti lapidei di varia natura

perti-nenti alla basilica, murato tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento nel cortile della chiesetta di San Teodoro, è stato traspor-tato nel 1969 nel vicino chiostro di Santa Apollonia (FORLATI1975, pp. 185-196; MINGUZZI1995). Nei primi anni del 2000 alcuni dei pezzi meglio conservati sono stati collocati nel Museo di San Marco (Il Museo di San Marco 2003, p. 27: E. Vio).

7Un tempo nel chiostro di Santa Apollonia, ora nel Museo di San

Marco. Alt. cm 45, diagonale abaco cm 52. DEICHMANN1981, p. 144-145, tav. 48; Il Museo di San Marco 2003, n. 18, p. 186 (S. Minguzzi); datato genericamente in età imperiale romana.

8KÄHLER1935, pp. 161-163, figg. 21-22. 9CAVALIERIMANASSE1978, pp. 61-62, n. 28.

10SPERTI- TIRELLI2007, p. 119, n. 44, tav. XXIII. Un pezzo altinate

piuttosto simile, forse un po’ più tardo, si trova nella collezione Ca-nossa Reali a Dosson, presso Treviso (SPERTI- TIRELLI2007, p. 119,

n. 45, tav. XXIII) e un altro a Trento (MICHELINI2002). In generale sullo sviluppo dei capitelli corinzi in Italia Settentrionale durante il I secolo d.C., HEILMEYER1970, pp. 131-133.

11Dettagli di altari 1881, tav. 256, fig. 5 (e non 6, come

erronea-mente indicato); BUCHWALD1964, p. 148, fig. 51; DEICHMANN

1981, p. 34, n. 22.

12CAVALIERIMANASSE1978, pp. 134-136, nn. 103-105, tav. 47.

Alt. cm 70, diagonale dell’abaco cm 101.

13DEICHMANN1981, p. 131, tav. 44; MINGUZZI2000, p. 111.

Al-tezza cm 36, diagonale abaco cm 51. Buona parte della facciata sud è a tutt’oggi (ottobre 2015) sottoposta a restauro e chiusa da impal-cature, per cui non è stato possibile effettuare l’esame autoptico.

14DEICHMANN1981, pp. 133-134, nn. 613-615. 15Vari esempi in IPPOLITO2009-2010.

16Cfr. supra, nota 3.

17Cfr. GANS1992, pp. 90-107, nn. 141-205.

(19)

287

di questi pezzi è più problematica di quella dei capi-telli corinzi normali, in quanto i tipi di foglia più co-munemente utilizzati18sono meno suscettibili di

va-riazioni nel tempo rispetto all’acanto usato nel tipo canonico. Tra i confronti tipologici più vicini al-l’esemplare marciano vanno segnalati due pezzi nel Magazzino del Foro a Pompei, datati in età augu-stea19, un gruppo di esemplari di lesena, opera di

of-ficine locali della seconda metà del I secolo d.C. al Museo Nazionale di Antichità di Parma20, e qualche

capitello databile tra I e II secolo d.C. nel Museo La-pidario (cd. Piccolo Mercato) di Ostia21. In mancanza

di un esame autoptico, e considerate le oggettive dif-ficoltà di inquadramento cronologico di questa classe di materiali, collocherei il marmo veneziano generi-camente all’interno del I secolo d.C., come testimo-nia l’assenza di trapano e la resa ancora piuttosto na-turalistica dell’apparato vegetale.

Al I secolo d.C., seppure dubitativamente, il Corpus attribuisce anche il capitello n. 428 della prima abside orientale della facciata nord (fig. 5), decorato agli an-goli da coppie di cornucopie, e al centro dei due lati visibili da un tridente e da una sorta di caduceo ala-to22. Nonostante una superficiale assonanza con la

classe dei capitelli figurati con cornucopie di età ro-mana, un’origine antica è improbabile: tutti gli esem-plari antichi giunti sino a noi – sia quelli reali in scala più o meno monumentale, sia le versioni miniaturi-stiche riproposte nei registri architettonici degli altari funerari – presentano senza eccezioni le cornucopie in posizione verticale23, e non inclinate verso

l’ester-no, quasi fossero volute figurate. Che si tratti nel no-stro caso di un prodotto rinascimentale è confermato dal confronto con il disegno di un capitello con cor-nucopie poste in posizione analoga che appare nel co-dice detto del Mantegna, considerato «rielaborazione quattrocentesca di motivi derivati dall’antico»24.

Inol-tre in nessun esemplare antico le cornucopie risultano

abbinate, come in questo caso, a un tridente o a mo-tivi di forma simile – il curioso stelo vegetale con fo-glie trasformate in ali che si trova al centro di uno dei due lati visibili25. L’accostamento cornucopia/tridente

rimanda invece al gusto lombardesco per le combina-zioni di motivi antichi di origine e senso eterogenei, in molti casi palesemente prive di un senso compiuto, in altri invece utilizzate come sorta di allusione visiva a valori e idee coevi. Nel caso in questione, credo sia quantomeno verosimile interpretare il collegamento di cornucopia e tridente come simbolo di ricchezza fondata sul commercio marittimo: un significato, per la Venezia dell’epoca, sin banale.

La presenza di capitelli rinascimentali nelle facciate esterne della basilica è rara ma documentata. L’esem-plare composito n. 385 del piano inferiore della fac-ciata sud fu collocato secondo Wolters a seguito del-l’incendio che colpì l’adiacente Palazzo Ducale nel 148226; a un intervento più o meno coevo è da

ascri-vere anche il n. 515 posto nel piano superiore della stessa facciata27, che è probabilmente un prodotto

lombardesco ispirato ai capitelli romani corinzieg-gianti del tipo a volute vegetali.

Un caso interessante ma problematico è il capitello fi-gurato n. 572, all’angolo nord della loggia dei cavalli (figg. 6-7). Deichmann e collaboratori lo datano nel II-III secolo d.C. e segnalano un esemplare identico un tempo a Roma nell’albergo Costanzi, ora scom-parso, e di cui non mi è nota alcuna illustrazione28.

Accennano inoltre alla possibilità che il pezzo sia stato collocato nella sua posizione attuale nel corso dei re-stauri ottocenteschi29. Nel 1903 fu oggetto di un

in-tervento di restauro: fu smontato e fu «compiuta in officina la reintegrazione dell’opera d’arte con rispet-to scrupoloso alla sua autenticità». Si ebbe anche mo-do di constatare che il pezzo, prima di essere riutiliz-zato nella basilica, aveva conosciuto un genere diverso di reimpiego, poiché la faccia superiore dell’abaco era

18GANS1992, pp. 2-3, figg. I-V.

19Dalla Casa degli amorini dorati: RONCZEWSKI1931, coll. 12-14,

n. 3, fig. 1; GANS1992, pp. 23, 25, e passim, n. 36.

20ROSSIGNANI1975, pp. 37-39, nn. 10 e 13, tav. VIII; GANS1992,

pp. 96, 103, n. 162.

21PENSABENE1973, ad es. p. 138, n. 557; p. 139, nn. 559, 560;

GANS1992, pp. 97, 104, nn. 170, 172; pp. 99, 106, n. 197.

22Dettagli di altari 1881, tav. 10, fig. 14; DEICHMANN1981, pp.

100-101, tav. 28; MINGUZZI2000, p. 87. Alt. cm 29, diagonale

aba-co cm 40.

23MERCKLIN1962, pp. 272-275, nn. 640-649, figg. 1251-1264. 24Cod. Destailleur OZ 111, f. 10 r.: LEONCINI1993, pp. 61,

92.e, tav. p. 147. Un altro disegno dello stesso pezzo nel cd. Tac-cuino del Bambaia, forse tratto da una fonte comune (LEONCINI

1993). È possibile che alla base di questi disegni vi fossero esem-plari reali, non frequenti ma attestati nella decorazione architet-tonica del protorinascimento veneto: si veda ad es. il capitello

fi-gurato con cornucopie del porticato del palazzo dei Rettori a Bel-luno, in PAOLETTI1893, p. 259, tav. II, 138, 2, databile alla fine del Quattrocento. Nel f. 12 r. del codice detto del Mantegna vi sono altri due disegni con pezzi simili (LEONCINI1993, p. 93, d.f,

tav. p. 149).

25E che si trova anche, a conferma dell’origine moderna del pezzo,

in uno dei capitelli citati nella nota precedente (f. 12 r., f ).

26DEICHMANN1981, p. 94; DEMUS- LAZZARINI- PIANA- TIGLER

1995, p. 216 (G. Tigler); WOLTERS2007, p. 108. 27DEICHMANN1981, p. 117, tav. 38.

28Alt. cm 51; diag. abaco cm 65. Dettagli di altari 1881, tavv.

157-158, nn. 223-224; DEICHMANN1981, p. 126, tav. 42; MINGUZZI

2000, pp. 105, 112, fig. p. 106. Per la replica a Roma, andata di-spersa probabilmente intorno al 1900, cfr. MATZ- DUHN1881, pp. 4-5, n. 3449; MERCKLIN1962, p. 167, n. 402.

29DEICHMANN1981, p. 1, nota 5; anche MINGUZZI2000, p. 112.

Ma cfr. infra.

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