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Favole del contagio positivo

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Academic year: 2022

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Favole del contagio positivo

Arianna Liberati e Diana Tiburzi

Emily Sofia Melendez Lillo e Alejandra Lillo Ginevra Minelli e Manuela Bianchi Diamante Minnucci e Alessandra Ciarletti

Dorotea, Sebastiano e Massimo Olimpi Giulio e Giorgio Spagnoli e Laura Antoniozzi

Eva Stefanelli e Rossella Ferrante

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Un progetto di Di Punto in Bianco

La copertina è stata realizzata da Simona Bellanti Copyright © 2020 LibroSì Edizioni

Elzevira di Fabio Graziani

Loc.La Svolta, 49 - 05018 Orvieto Tel. 389 5840794 - info@librosi.it

https://dipuntoinbiancosite.wordpress.com/

https://www.facebook.com/DiPuntoInBianco.Storie/

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Tornano i colori 11 Arianna Liberati e Diana Tiburzi

El perro y el gato 17

Emily Sofia Melendez Lillo e Alejandra Lillo Corzo

Il cagnolino Giulio 23

Ginevra Minelli e Manuela Bianchi

L’uccellino dal becco verde 27 Diamante Minnucci e Alessandra Ciarletti

con illustrazione di Simona Bellanti

Il re Carcadè e il suo tesoro 31 Dorotea, Sebastiano e Massimo Olimpi

La velocità dell’orso 35

Giulio e Giorgio Spagnoli e Laura Antoniozzi

Il delfino e la laguna 41

Eva Stefanelli e Rossella Ferrante

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Prefazione

Le favole del contagio positivo nascono con l’in- tento di lasciare un segno positivo del periodo della quarantena cui siamo stati tutti sottoposti da questo terribile virus chiamato Covid-19.

Per i bambini è stato e in parte è un periodo parti- colarmente difficile perché improvvisamente e senza spesso poter comprendere fino in fondo, sono stati chiamati a cambiare radicalmente le loro giornate:

via la scuola, gli incontri pomeridiani con le ami- chette e gli amichetti, via le passioni, gli sport, gli svaghi domenicali. Al loro posto sono subentrati giorni apparentemente uguali gli uni agli altri, senza la possibilità di uscire e nella necessità di riempire in maniera creativa e costruttiva una quotidianità altri- menti asfittica.

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Le favole nascono da questa necessità, sono la ri- sposta creativa e positiva dei bambini che con dispo- nibilità e coraggio si sono lanciati in questa avven- tura dettata dalla fantasia, accompagnati dai propri genitori. Anche questo è un aspetto che merita una riflessione: questo lavoro è frutto di uno spazio de- dicato dai genitori ai propri figli che, intessendo sto- rie di fantasia, hanno contemporaneamente lasciato un’impronta del loro tempo condiviso e per molti aspetti ritrovato. Perché la quarantena a fronte di tan- te difficoltà ha voluto significare anche una nuova quotidianità della relazione genitori-figli che ha re- galato, come rovescio della medaglia, momenti unici di creatività e condivisione.

Avremmo voluto estendere questo progetto a più bambini e ci riserviamo questa opportunità per il fu- turo, come una finestra sempre aperta di collabora- zione creativa.

Scrivere, disegnare, cantare, danzare sono atti magici che ci mettono in connessione con parti nascoste che aspettano soltanto il momento giusto per ricordarci

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quanto la nostra natura sia bella e luminosa. Ecco, queste favole sono proprio fili luminosi che ricorda- no a ciascuno di noi che anche nei momenti difficili possiamo appellarci ai nostri talenti per ritrovare la strada luminosa da percorrere.

Penso e spero che queste favole, lette ai nostri bam- bini prima di addormentarli o sotto l’ombra di un al- bero o di un ombrellone, possano dare ristoro e sogni tranquilli.

Con molta gratitudine e riconoscenza vi ringrazio piccoli e grandi per aver aderito a questo progetto. E ora auguro una buona lettura a tutti!

Alessandra Ciarletti

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TORNANO I COLORI

Arianna Liberati e Diana Tiburzi

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anto tempo fa in un piccolo villaggio vivevano la signora Macchia Gialla, il signor Macchia Blu e la signorina Macchia Rossa. La signora Macchia Gial- la era una donna formosa e sempre sorridente. Nelle giornate più terse la incontravi ovunque: riempiva con la sua fisicità le viuzze bianche del villaggio, poi si fermava sul ponte nero sopra il fiume bianco e infi- ne si fermava a fare due chiacchiere sul sagrato scuro e polveroso della chiesa. Suscitava in chiunque la in- contrasse calore e simpatia.

Da qualche tempo la vita del villaggio era piombata in una quiete immobile, colorata di bianco e di nero, e dominata da un silenzio che avvolgeva qualsiasi cosa. A volte, accadeva che questo silenzio venisse

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interrotto dai litigi che scoppiavano tra la signora Macchia Gialla e il signor Macchia Blu. Lui era un tipo burbero, sguardo profondo e umore in continua evoluzione. Nei giorni in cui sferzava il vento, si agi- tava e diventava burrascoso come il mare ed era me- glio stargli lontano.

Le discussioni tra i due riguardavano sempre il solito argomento: ciascuno si attribuiva il merito di essere riuscito a compiere l’impresa più importante. «Io ho dato il colore al mare e dall’acqua, si sa, tutto ha avu- to origine: la vita marina e quella terrestre» soste- neva implacabile il signor Macchia Blu. La signora Macchia Gialla controbatteva pacata che lei aveva dato il colore al sole: «È la stella più grande attorno a cui ruota tutto. Senza il Sole non ci sarebbe vita sulla Terra».

Talora si univa alla discussione la signorina Macchia Rossa, una fanciulla delicata e muscolosa, con un ca- rattere sensibile e al tempo stesso forte. Lei, dal can- to suo, era convinta di aver compiuto l’impresa più importante: «Il mio è il colore del cuore, il muscolo

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più importante che sta all’interno di ogni essere vi- vente, grazie al quale la vita è piena di emozioni, ci fa ridere, ci fa piangere e cantare con gioia».

Durante uno di questi diverbi - che detto tra noi, ri- marrà per sempre impresso nella mente degli abitan- ti del piccolo villaggio - il cielo all’improvviso fu coperto da nuvoloni neri. Improvvisamente grosse gocce di pioggia bianca iniziarono a cadere, colpen- do per prima la signora Macchia Gialla e poi anche il signor Macchia Blu e la signorina Macchia Rossa.

Man mano che le gocce cadevano sui loro corpi, si formavano a terra pozzanghere gialle, blu e rosse e in breve si fusero tra loro: come per magia si formò un VERDE INTENSO, un ARANCIONE BRILLAN- TE, un MISTERIOSO VIOLA.

Insomma, in una manciata di minuti colori vecchi e nuovi si mescolarono tra loro, dando vita a macchie di mille altri colori: marrone, magenta, vermiglio, verde smeraldo, ambra, violetto, che a loro volta uni- ti al bianco e al nero del villaggio si moltiplicavano in gradazioni e tonalità diverse. I colori in breve tem-

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po si impossessarono di ciascuna parte del villaggio, tutto tornò a colorarsi e gli abitanti riscoprirono il valore e la bellezza del mescolarsi gli uni agli altri.

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El perro y el Gato

Emily Sofìa Melendez Lillo e Alejandra Lillo Corzo

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ace muchos años en un lugar llamado Ruitoque vivía una familia muy humilde, tenían un bebé de apenas de 1 año. Desde hace muchos tiempo tenían como mascota a un perro de nombre Fausto que por el pasar de los años le costaba mucho moverse. La familia tenía también un gato de nombre Gastón.

Un día la familia estaba hablando de Fausto que siempre estaba cansado, que solo quería dormir y que el lobo siempre se salía con las suyas robando las ovejas porque el perro ya no las podía cuidar. ¡Un gran problema porque las ovejas eran el sustento de la familia!

El gato Gastón al escuchar la conversación, propu-

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so a Fausto una buena estrategia para que la familia volviera a confiar en el .. y así fue que se pusieron de acuerdo con el lobo malvado del bosque para poder llevar a cabo el plan.

Fausto fue al bosque y habló con el lobo y le dijo:

“lobo yo te he ayudado mucho en el pasado y ha lle- gado la hora de que tu me devuelvas el favor. Tienes que robar al bebé y salir corriendo por el bosque, así que la familia se asustará y saldrá a perseguirte. Es muy importante que tu huyas muy rápido para que ellos no puedan alcanzarte. ¡Esa será mi gran oportu- nidad! Saldré tras de ti y traeré de vuelta al bebé sano y salvo así que ellos volverán a confiar nuevamente en mi. ¡Si haces esto por mi yo te daré un regalo!”

“¿Un regalo? .. ¡seguramente Fausto me regalará la mejor de sus ovejas, la mas gorda, ummm que deli- cia!” Pensó el lobo.

Fausto quería darle como regalo su vieja cubierta de lana que era su más apreciado tesoro y la tenia con

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el desde el día que llegó a vivir con la familia a Ru- itoque.

Fue así que el lobo el perro y el gato se pusieron de acuerdo para poder llevar a cabo el plan y así ayudar a Fausto.

El gato contó al lobo que la familia todas las mañanas trabajaba en el campo y que esa era la gran oportu- nidad para que Fausto pudiera volver a ser un héroe porque dejaban al bebé a jugar y siempre se alejaba de los padres. Ese sería el momento ideal para robar al bebé.

Llegó el gran día .. ¡finalmente la familia volvería a confiar en el perro!

La familia como todos los días llegó al huerto a tra- bajar, el bebé se alejó gateando y en ese momento el lobo agarró al bebé y salió corriendo hacia el bosque.

El bebé muy asustado empezó a llorar, el campesi- no empezó a correr detrás de él lobo para rescatar

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al bebé pero el lobo era tan rápido que no logró al- canzarlo. Fue así que llegó la oportunidad de Fausto que empezó a perseguir el lobo. Fausto olvidó por completo que era sólo un plan, un juego y mordió muy fuerte al lobo. El perro logró rescatar al bebé y lo llevó de vuelta a los padres sano y salvo.

Fue así que la familia confío nuevamente en el perro Fausto...

Pasaron muchos días y el lobo esperaba ansiosamen- te su recompensa, pero Fausto aún no daba noticia alguna. Fue así que el lobo decidió ir a buscar el re- galo que Fausto le había prometido. Muy emociona- do entró en el corral para buscar la mejor oveja, la más gorda.

En ese momento el perro Fausto al escuchar mucho ruido se fue a controlar a ver lo que estaba pasando.

Cuando entró en el corral encontró al lobo entre las ovejas y le preguntó: ¿que haces aquí dentro?

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El lobo muy emocionado le dijo “¡estoy recogiendo mi recompensa!”

Fausto le respondió: “¡yo te dije que te daría un re- galo pero en ningún momento te dije que sería una oveja, me refería a que te regalaría mi vieja cubier- ta!”

Muy enfadado persiguió al lobo y le dio una gran paliza para que nunca más se volviera a acercar a la casa. Entonces el lobo, enfadado, decidió vengarse y le envío una carta retándolo a un duelo a muerte.

En la carta estaba escrito: “te espero en el bosque a las 3 de la tarde para solucionar nuestro problema.”

Fue así que Fausto decidió ir al encuentro con su amigo el gato Gastón que siempre estaba encima de la espalda de Fausto con su cola en alto..

Desde lejos el zorro vio a Fausto que se acercaba al lugar del duelo y que traía consigo un arma. Pero no

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era un arma, era la cola de su amigo el gato que a lo lejos parecía un arma de fuego. Fue así que el lobo sintió mucho, mucho miedo... y salió corriendo del lugar y no se presentó al duelo.

¡Fausto esperó hasta las 5 de la tarde pero el lobo nunca llegó!

Fausto y Gastón decidieron regresar a casa y vivieron felices y contentos con su familia. Ahora Fausto era el héroe de la familia y el campesino como recom- pensa cada domingo al regresar del mercado siempre le llevaba como regalo un pan de queso. Fausto con mucha gratitud compartía el pan con su amigo Ga- stón.

¡Y vivieron felices y contentos!

Fin.

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Il cagnolino Giulio

Ginevra Minelli e Manuela Bianchi

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’era una volta un cagnolino di nome Giulio.

Una mattina si svegliò e guardando fuori dalla fine- stra capì immediatamente che qualcosa non andava.

Decise allora di chiamare la mamma, che preoccu- pata gli controllò la febbre e scoprì che Giulio si era ammalato.

Il medico Cavalleonte lo visitò e si raccomandò con mamma Gilda di non far uscire Giulio per nessun motivo.

Giulio si rattristò molto perché anche se lui era mala- to, fuori il sole splendeva alto e gli uccellini, richia- mati dalla primavera, avevano costruito nidi sugli ulivi del suo giardino.

Fuori c’erano tante cose da fare e Giulio sentiva i suoi amici giocare per la strada, gridando di contentezza.

Iniziò a piangere e a disperarsi, quando all’improv- viso due tortorelle si posarono sul suo davanzale.

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Iniziarono a cinguettare tra di loro per poi andar- si a posare sopra il letto di Giulio, lasciando cade- re sulla coperta una piccola lettera colorata. Giulio rimase sorpreso e ignorava chi potesse avergliela inviata. Incuriosito, anche se stanco a causa della febbre alta, aprì la lettera e scoprì con piacere che a scriverla era stato Pippo, il suo migliore amico.

Che gioia!! Che felicità!! Ora non era più solo. An- che se lontano, Pippo aveva trovato il modo di stare vicino a Giulio, scrivendogli parole di affetto e di incoraggiamento, desideroso di rivederlo presto.

Questo aveva reso la febbre di Giulio molto meno fastidiosa e come per miracolo, la mattina seguen- te si svegliò senza nemmeno una linea di febbre.

La mamma gli permise, allora, di giocare in giardi- no, dove le due tortorelle lo aspettavano contente.

Il cinguettio degli uccellini appena nati riempiva l’aria e tutto era reso più bello dagli ulivi in fiore.

Pippo lo stava aspettando dall’altra parte della strada e tutto lasciava presagire che li aspettava una giorna- ta stupenda!

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L’uccellino dal becco verde

Diamante Minnucci e Alessandra Ciarletti

Questa favola è dedicata a tutti coloro che si prendono cura degli altri

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’era una volta in un giardino molto assolato un uccellino dal becco verde.

Il giardino era molto grande, pieno di piante e fiori di ogni genere, ma apparentemente in questo piccolo universo così colorato, l’uccellino dal becco verde era solo. Così una mattina per farsi compagnia iniziò a cantare. Improvvisamente, al suo cinguettare, qual- cuno da un punto imprecisato del giardino rispose con un delizioso fischiettio.

L’uccellino fu talmente felice di sentire che in realtà non era solo che cantò ancora più forte e fu così che da ogni albero e fiore del giardino s’innalzarono suo-

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ni gioiosi: dalla margherita più piccola del prato pro- veniva un fruscìo delicato, dalla quercia più grande e vecchia un coro di voci che cantavano a festa. Tutti ma proprio tutti gli esseri viventi di quel meraviglio- so giardino contribuirono a creare uno straordinario concerto di voci e suoni.

Da quel giorno l’uccellino dal becco verde non si sentì più solo ma soprattutto tutti gli abitanti dell’as- solato giardino impararono a cantare insieme, dando vita a melodie bellissime che il vento trasportava nei giardini vicini. Si verificò in breve un contagio di gioia e di allegria e in tutti i prati, i boschi e i giardini si potevano ascoltare musiche delicate e soavi, tutte diverse eppure tutte in armonia.

E fu così che grazie allo spirito di iniziativa di un solo uccellino, sebbene dal becco verde, tutti gli abi- tanti della natura vissero felici e contenti.

Illustrazione di Simona Bellanti

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Il re Carcadè e il suo tesoro

Dorotea, Sebastiano e Massimo Olimpi

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’era una volta tanto tanto tempo fa, in un castello lontano, lontano, un re ricchissimo di nome Carcadè.

Si diceva che il re Carcadè nascondesse un tesoro dietro una libreria.

Lo stregone Boccalone, che viveva nella Foresta Nera, tramava di rubare tutto il tesoro. Ogni giorno aggiungeva alla sua pozione un ingrediente per fare addormentare il re: code di cavallo, unghie finte, lin- gue di gatto, occhi di vetro, e così via. Finalmente la pozione era completa e quindi era giunto il momento di agire.

In una notte piena di nuvole temporalesche, lo stre- gone Boccalone arrivò al castello del re ed entrò fa- cilmente perché era amico di mantello del fantasma Marasma che abitava nel castello. Chiamò il fanta-

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sma e gli consegnò la fiala di pozione magica per ad- dormentare il re Carcadè. Fulmini, saette, pioggia a catinelle anche il fantasma Marasma tremava di pau- ra e quando arrivò nella cucina del castello svuotò la pozione dentro il bicchiere del re.

Al sorgere del sole il maggiordomo Cardamomo portò il consueto bicchiere di acqua e limone al re, che bevutolo tutto d’un fiato, cadde immediatamente in un sonno profondo. Lo stregone Boccalone arri- vò quindi indisturbato davanti alla libreria, ma non sapendo dove fosse il passaggio segreto, spostò tutti i libri, fece molti incantesimi, provò addirittura con un martello, ma niente da fare, il passaggio non si apriva.

Alla fine, disperato andò a svegliare il re, che per niente sorpreso, gli disse ridendo: «Caro stregone Boccalone per aprire la libreria e conquistare il tuo tesoro devi prima sciogliere l’indovinello». Lo stre- gone ascoltò l’indovinello: «È come la magia, confi- ni non ne ha e in essa puoi sempre pescar. Sai dirmi cos’è?».

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Il povero Boccalone provò e riprovò, ma non riuscì a indovinare; cercando di risolvere l’indovinello del re, passò notti insonni e giorni lunghissimi e alla fine non riuscendo a risolvere l’indovinello, rinunciò. Il povero Boccalone mentre se ne tornava sconsolato nella sua Foresta Nera, si sentì chiamare, era il re, che dall’alto della sua torre lo guardò ridendo e dis- se: «Povero sempre resterai, perché ricco è solo l’uo- mo che possiede la FANTASIA!».

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La velocità dell’orso

Giulio e Giorgio Spagnoli e Laura Antoniozzi

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’era una volta in una giungla una pantera dagli occhi profondi e celesti come il colore del mare.

Ogni giorno trascorreva alcune ore seduta a guardare altri due abitanti della giungla, un leopardo e un ghe- pardo, che litigavano di continuo perché ciascuno sosteneva di essere più veloce dell’altro. I loro litigi creavano, di giorno in giorno, una crescente confu- sione e la pantera si divertiva a dare il via al loro battibecco.

Un bel giorno però decisero di gareggiare per davve- ro e stabilire, una volta per tutte, chi fosse tra i due il più veloce della giungla.

La pantera non era però la sola ad assistere ai vari litigi tra il ghepardo e il leopardo. Poco più in là,

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infatti, c’era anche un grande e grosso orso, tutto marrone, che dormiva o meglio, cercava di dormire, proprio vicino al campo di gara.

In quel periodo si stava preparando l’inverno e per- tanto il grande e grosso orso iniziava a essere stanco, molto stanco, e ad avere meno appetito; era anche molto impegnato a preparare con cura una tana cal- da e confortevole, che lo avrebbe ospitato per il suo lungo sonno durante l’inverno.

Un pomeriggio, l’orso si arrabbiò molto e dopo aver emesso un forte ruglio, si diresse, con passo schivo e diffidente, verso la pantera dagli occhi celesti. «Vuoi scommettere che ora vado dai tuoi amici e gli chiedo di partecipare alla loro noiosissima e rumorosissima gara e la vincerò anche?»

Così si avvicinò al leopardo e al ghepardo e propose loro la sfida.

Naturalmente quei due accettarono immediatamen- te, convinti di batterlo e deriderlo davanti a tutti gli

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abitanti della giungla.

Così si misero tutti e tre sulla linea di partenza, aspet- tando il segnale della pantera. Ma mentre l’orso sem- brava molto concentrato, gli altri due partecipanti se la ridevano allegramente, pensando alla lentezza e alla goffaggine che avrebbe caratterizzato la corsa dell’orso.

Proprio prima che la pantera desse il via, il leopar- do e il ghepardo provarono a fare i furbacchioni e a partire prima del segnale. L’orso però, essendose- ne accorto, diede una grande “zampata” a entrambi, stendendoli immediatamente a terra e proprio in quel preciso istante, la pantera diede il via: l’orso iniziò subito a correre più veloce che poteva mentre gli altri due, ancora intontiti, procedevano con passo lento.

L’orso vinse la gara e la pantera e tutti gli altri abitanti della giungla lo acclamarlo con grandi cori “Evviva l’orso, evviva l’orso”.

La morale di questa breve storiella è che non bisogna

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dare fastidio agli altri, e che anche i più deboli, quan- do le regole vengono rispettate, possono vincere le sfide che la vita mette loro di fronte.

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Il delfino e la laguna

Eva Stefanelli e Rossella Ferrante

In un mare lontano viveva un delfino che desiderava tanto visitare la laguna e le sue meraviglie, che fino a quel momento aveva solo immaginato, ascoltando i racconti dei suoi genitori; questi gli avevano sempre detto che non era più possibile ammirare quel luogo magico, perché era diventato troppo pericoloso per i delfini.

Un bel giorno però, attratto da un misterioso silenzio e dalla scia di mare che diventava sempre più cristal- lina, il delfino si spinse fino alla laguna realizzando quasi inaspettatamente il suo sogno. Rimase incanta- to dalla sua bellezza: era piena di colori e di pesci di tutte le forme. Nuotò lentamente nelle acque di quel luogo magico, ammirando lo spettacolo creato dalla natura, di cui egli stesso era parte.

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Quando tornò a casa, raccontò ai genitori quanta bel- lezza aveva visto nella laguna e si addormentò con- tento. Adesso il desiderio del delfino era quello di tornare ancora ad ammirare la laguna magica.

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Grazie e buona fantasia a tutti, grandi e piccini!

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