• Non ci sono risultati.

Alla scoperta dei vitigni genius loci della Sardegna

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "Alla scoperta dei vitigni genius loci della Sardegna"

Copied!
27
0
0

Testo completo

(1)

Alla scoperta

dei vitigni “genius loci”

della Sardegna

(2)
(3)

REGIONE AUTÒNOMA DE SARDIGNA REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA

Si ringrazia per la preziosa collaborazione

Agenzia Forestas – Azienda U.G.B. Pantaleo Santadi Vigneto didattico e di germoplasma

Giuliano Patteri, Ugo Tanchis, Giuseppe Cubeddu, Nazario Atzeni, Emilio Balia.

In ogni scheda, i testi sulle seguenti tematiche sono stati redatti da:

Alessandra Frau e Maria Pia Rigoldi, Caratterizzazione genetica (dati Agris e DBTBS Università Bicocca) Massimino Farci e Gianni Lovicu, Ampelografia, fenologia e produttività (dati Agris)

Maria Carla Cravero e Fabio Piras, Analisi sensoriale (dati Agris e CREA-ENO) Federica Bonello e Maurizio Petrozziello, Precursori e aromi (dati CREA-ENO)

Progetto grafico: Aurelio Candido Impaginazione: Guglielmo Puligheddu

Redazione: Michela Sardo, Gabriella Minerba, Nicoletta Magnabosco Fotolito: Ilisso Edizioni

Referenze fotografiche: le fotografie a corredo delle schede sono di Massimo Azzena e appartengono all’archivio Agris Sardegna, tutte le altre foto fanno parte dell’Archivio Ilisso e sono state appositamente realizzate da Nelly Dietzel per il volume Il vino in Sardegna.

Stampa: Lito Terrazzi

Hanno lavorato per il progetto AKINAS

Agris Sardegna – Agenzia per la Ricerca in Agricoltura

Ampelografia; analisi sensoriale; caratterizzazione chimica di uve e vini; caratterizzazione genetica;

gestione dei campi di germoplasma; microvinificazioni; fisiologia e resistenza alla siccità.

Gianni Lovicu, Maria Pia Rigoldi, Luciano De Pau, Onofrio Graviano, Fabio Piras, Donatella Delpiano, Alessandra Frau, Dario Campus, Giorgia Damasco, Luca Demelas, Massimino Farci, Massimiliano Mameli, Francesca Manconi, Daniele Marchi, Giorgia Marongiu, Gianluigi Pili, Emma Rapposelli, Daniela Satta, Sara Secci, Mauro Sedda, Germano Schirru, Massimo Azzena.

Collaboratori: Andrea Coni, Mauro Cauli, Gabriele Musa, Bruno Scalas, Carmelo Sciola, Marco Serreli, Antonello Tomasi, Assuntino Zucca.

Si ringraziano inoltre: Sandro Cera, Rosa Pisu, Carla Loi, Giuseppe Orrù.

CREA-ENO – Centro di Ricerca per l’Enologia di Asti

Analisi sensoriale; studio dei precursori nelle uve e degli aromi nei vini.

Maurizio Petrozziello, Eleonora Bertolone, Federica Bonello, Daniela Borsa, Antonella Bosso, Maria Carla Cravero.

Collaboratori: Alessandro Caprio, Maria Rosa Lottero.

DBTBS – Dipartimento di Biotecnologia e Bioscienze Università di Milano-Bicocca Caratterizzazione genetica

Massimo Labra, Ilaria Bruni, Fabrizio De Mattia, Andrea Galimberti, Valerio Mezzasalma, Anna Sandionigi.

Il progetto “Territori del vino e del gusto: in viaggio alla scoperta del genius loci” vede Agris Sardegna, l’assessorato al Turismo della Regione Sardegna e l’agenzia Laore collaborare insieme per la divulgazione e la valorizzazione delle peculiarità della filiera vitivinicola della Sardegna.

Agris ha sempre dedicato molte energie e risorse all’innovazione del comparto vitivinicolo, con particolare attenzione agli aspetti della qualità e della sostenibilità economica e ambientale della filiera. Negli ultimi anni ha avuto grande importanza lo studio sui vitigni autoctoni minori, che sono una parte importante della grande ricchezza della Sardegna, in armonia con il prezioso pa- trimonio ambientale e paesaggistico.

Le ricerche svolte non sono state finalizzate solo ad una generica catalogazione sistematica, ma hanno inteso fornire elementi tecnici diretti di conoscenza all’intera filiera, con un approccio multidisciplinare che hanno visto la collaborazione, ormai da diversi lustri, di istituzioni di as- soluto valore scientifico, in ambito regionale e nazionale, fra cui il DBTBS dell’Università di Mi- lano Bicocca e il Centro di Ricerca per l’Enologia di Asti (CREA-ENO).

I principali risultati sono stati riassunti nel volume Akinas. Uve di Sardegna che descrive, da un punto di vista ampelografico, biologico molecolare, agronomico e chimico-fisico le uve. L’ap- proccio multidisciplinare viene confermato anche sui vini ottenuti, dei quali si studiano sia le caratteristiche principali (alcool, acidità, zuccheri, ecc.), sia gli aspetti sensoriali, strettamente le- gati alle indagini sugli aromi e sui loro precursori. Sono inoltre presentate nel libro le schede dei vini, con gli studi preliminari sul microbioma del Cannonau, e i risultati sulla resistenza alla sic- cità dei vitigni minori.

In definitiva, come si potrà vedere anche in alcune delle schede pubblicate in questo qua- derno, l’approccio è stato globale, con l’idea di dare alle aziende della filiera vitivinicola sarda degli elementi tecnici concreti per ragionare sulle loro produzioni classiche o su nuove tipo- logie di prodotto.

Pertanto, dopo studi iniziati tra la fine degli anni ’90 del Novecento e i primi anni 2000 dagli enti poi confluiti in Agris, che hanno evidenziato il ruolo centrale della Sardegna nella dome- sticazione della vite e le antiche origini della viticoltura sarda, il volume Akinas. Uve di Sardegna e, sia pure più in piccolo, questo quaderno curano sia i vitigni più diffusi che quelli minori. So- prattutto questi ultimi rappresentano una sorta di vero e proprio genius loci di alcune aree della Sardegna e forniscono vini che sono espressione del territorio e opportunità di interesse eco- nomico e valorizzazione di saperi locali.

Perché sono stati scelti questi vitigni? Perché il progetto interessa alcuni territori della Sardegna, caratterizzati dalla presenza di antichi borghi e di un turismo ad essi strettamente legato, in cui sono presenti alcuni vitigni che potremmo considerare veri e propri genius loci (intendendo con questo termine le caratteristiche proprie di un ambiente, strettamente legate all’uomo e alle abi- tudini con cui lo vive): il Cannonau bianco per l’Ogliastra, la Granatza per la Barbagia, il Pansale per la Baronia, il Girò del Mandrolisai per questa regione, l’Alvarega e la Caricagiola per il nord dell’Isola, il Lacconargiu (o Arremungiau) per il Sulcis e Nieddera e Vernaccia per l’Oristanese.

Occorre tuttavia precisare che quelli sopra richiamati non sono gli unici vitigni che potremmo considerare genius loci per queste aree, ed è bene ricordare che non sono le uniche aree, ov- viamente, ad avere simili vitigni.

I quaderni curati da Agris per il progetto “Territori del vino e del gusto: in viaggio alla scoperta del genius loci” sono quindi un contributo della ricerca in corso, e rappresentano pertanto un punto di partenza, e non certo di arrivo, per le aziende della filiera vitivinicola e per i loro territori, con l’obiettivo di fornire alla vitivinicoltura della Sardegna elementi solidi di inno- vazione a supporto dell’alta qualità e tipicità che sono riconosciute e apprezzate dai mercati anche a livello internazionale.

Con la certezza che il Sistema Regione, con la ricerca in agricoltura, l’assistenza tecnica e la pro- mozione di prodotti e territori, continuerà a supportare le aziende vitivinicole sarde nel percorso di innovazione e valorizzazione delle loro preziose risorse.

TERRITORI DEL VINO E DEL GUSTO:

IN VIAGGIO ALLA SCOPERTA DEL GENIUS LOCI

Roberto Zurru

(4)

La vocazione vitivinicola dell’Isola non è un evento recente, ma è profondamente legato alla sua storia, alla sua cultura e al suo ambiente incontaminato. È infatti una storia fatta di dome- sticazione, di colonizzazione di terreni, di ambiente scarsamente antropizzato e quindi capace di creare condizioni favorevoli per lo sviluppo della vite selvatica.

La vite selvatica

È bene dire che quando parliamo di vite selvatica intendiamo quella dioica, ossia con piante a fiore femminile e piante a fiore maschile, diversa dalle viti inselvatichite che provengono da vi- tigni coltivati o da portinnesti spontanei. L’habitat di queste ultime è caratterizzato da vecchi vi- gneti, rupi, muretti a secco o da ambiente arido in genere, mentre la vite selvatica propriamente detta è presente lungo il corso di fiumi o torrenti.

La vite selvatica è a tutti gli effetti vite europea (Vitis vinifera L.) ed è l’antenato delle moderne varietà coltivate di vite. Alcuni studi evidenziano l’importanza, per la diffusione della coltura della vite, di centri secondari di domesticazione nel bacino del Mediterraneo, dove è ben docu- mentata proprio la presenza di colonie di vite selvatica (GRASSI, ET AL. 2003a; LOVICU, ET AL. 2007).

Nei fiumi e torrenti della Sardegna è evidente la presenza di questa specie botanica, con popo- lazioni costituite da un importante numero di individui variegati per età, sesso e dimensioni;

segno sia della presenza di condizioni ideali per la sua crescita e riproduzione, che della minore intensità degli agenti che normalmente ne minacciano l’esistenza (deforestazione, urbanizza- zione, opere di bonifica) (GRASSI, ET AL. 2006).

Quali sono le funzioni della vite selvatica? Innanzitutto è un vero e proprio indicatore ecolo- gico della salute dell’ambiente; oltre ad essere fondamentale per gli studi di filogenetica (ori- gine delle varietà coltivate ad esempio) rappresenta anche una causa molto importante di variabilità genetica.

Dato che fenomeni di domesticazione sono registrati nella storia dell’Isola, vale la pena evi- denziare che tra i pochi casi di vitigni coltivati strettamente legati alla vite selvatica locale, che la letteratura scientifica mondiale riporta, due di questi (Muristellu e Cagnulari-Barbera sarda- Bovali mannu) si trovano in Sardegna (GRASSI, ET AL. 2003b).

E l’idoneità della Sardegna come habitat per la vite selvatica è dimostrato non solo dall’esi- stenza di popolazioni numerose e in buona salute, ma anche dalla presenza di esemplari (ma- schi, quindi a ridotta crescita) con delle dimensioni del fusto di assoluto riguardo che sembrerebbero designare le viti sarde (intese come Vitis vinifera L.) tra le più antiche del mondo:

è il caso della vite selvatica di Bacu Biladesti di Urzulei, vicino a Genna Silana.

Peculiarità della storia della vite e del vino in Sardegna

La presenza di vite selvatica nel territorio porta naturalmente ad ipotizzare che le testimonianze relative alla vitivinicoltura locale siano piuttosto antiche.

Va detto, a questo proposito, che proprio in virtù della notevole abbondanza della vite selva- tica è possibile tornare molto indietro nel tempo per trovare evidenze archeologiche di questa coltivazione.

Probabilmente in Sardegna (e questa è una sorta di ipotesi di lavoro) le tracce della vite e del vino sono molto più antiche della civiltà nuragica. Ma per avere conferma di questo è sicura- mente necessario disporre di un approccio multidisciplinare sia in occasione di nuovi scavi che nel riesame di reperti già catalogati e pubblicati.

Nel pozzo nuragico di Sa Osa, vicino ad Oristano (Sardegna centro occidentale), datato al 1400 a.C. (ORRÙ, ET AL. 2013), sono stati rinvenuti dei vinaccioli che testimoniano un quadro varietale riconducibile ad una viticoltura evoluta – trattandosi in larga parte di vitigni coltivati – e quindi l’esistenza di un’industria di tipo enologico presente durante il periodo nuragico nell’Isola. Il pozzo conserva semi negli strati archeologici che vanno dal 1400 all’800 a.C. (da- tazioni al radiocarbonio) e le analisi statistiche effettuate evidenziano l’assenza di differenze

I VITIGNI MINORI DELLA SARDEGNA: GENIUS LOCI.

SAPERI E SAPORI CON RADICI ANTICHE

Gianni Lovicu

Sulcis, grappoli di vite selvatica. Come si può notare anche la vite spontanea è capace di dare produzioni fruttifere interessanti.

Nella doppia pagina seguente:

Esemplare

monumentale di Vitis vinifera L. subsp.

sylvestris. È presente nella foresta del Marganai tra Iglesias e Domusnovas, sud-ovest della Sardegna. Il tronco alla base presenta una circonferenza di 72 cm.

(5)
(6)

8

Una delle anfore vinarie più antiche della Sardegna, di fine IX-VIII secolo a.C., di forma fenicia ma di fattura nuragica, proveniente dal mare della Baronia. Deposito Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Province di Sassari e Nuoro, sede di Nuoro.

Pressoio, età tardo-romana.

Cheremule, località Tennero.

tra i semi dei diversi strati archeologici: sembrerebbe, dunque, che gli antichi Sardi abbiano coltivato le stesse varietà di uva per circa 600 anni.

Quale era la destinazione di questi vini? La risposta ci viene data dalle anfore nuragiche trovate un po’ in tutto il Mediterraneo. Ad esempio nello strato di fondazione di Cartagine la missione archeologica tedesca ha rilevato, nel corso dei suoi scavi, che il 40% della ceramica ritrovata era costituito da anfore vinarie prodotte in Sardegna (DOCTER, ET AL. 1997). Chiunque sia stato a costruire Cartagine, beveva vino sardo? E il relitto di una nave con queste stesse anfore vinarie è stato ritrovato poco al largo di Malta, segno di un commercio antico di vini dalla Sardegna verso il Mediterraneo orientale circa 900-1000 anni prima di Cristo (SIRONI2014).

Ancora, è curioso il fatto che sia arrivato fino a noi un acino ritrovato in una capanna del Nu- raghe Adoni di Villanovatulo risalente al XII secolo a.C. Per quanto danneggiato e fortemente appassito gli studi pubblicati da Agris sembrano indicare la sua appartenenza a una varietà col- tivata più che ad ecotipi di vite selvatica (CAMPUS, ET AL. 2014).

C’è da stupirsi? Sicuramente no. La presenza della vite selvatica (e anche il buon senso) ci spin- gono ad ipotizzare l’esistenza di una viticoltura e di una enologia evolute molto più indietro nel tempo.

Ricordiamo inoltre che tra le particolarità della storia vitivinicola isolana c’è il fatto di non aver subito una dominazione araba, che in molte aree del Mediterraneo (ad esempio in Africa settentrionale) ha portato alla scomparsa di una viticoltura molto antica, in ragione dei precetti religiosi del Corano. Ciò ci induce a pensare che in Sardegna si è continuato ininterrottamente a produrre vino fino ai nostri giorni.

In aggiunta occorre rimarcare l’attenzione, nell’Isola, per i vitigni che consentono di ottenere vini monovarietali o da varietà più rappresentate rispetto alle altre. È il caso del Cannonau, del Monica, del Vernaccia, del Malvasia, del Girò, del Nasco, del Moscato, del Nuragus che appaiono per la prima volta già in documenti di alcuni secoli fa (fino a 6-7 secoli), e poi arrivano ai giorni nostri senza soluzione di continuità, a dimostrazione che un vino si identificava, ieri come oggi, con lo stesso nome e spesso lo si otteneva da un solo vitigno. Erano i cosiddetti “vini di genia”

descritti in Sardegna nei documenti di epoca spagnola. Ma anche – e questo non deve certo de- stare stupore: in 3500 anni (almeno!) di storia vitivinicola hanno certamente avuto il tempo e la voglia di fare esperimenti, e il caso di Sa Osa lo dimostra! – era altrettanto presente e radicata la presenza di vini comuni o di vini “ a la mescla conforme”, cioè composti da diverse varietà di vite in proporzioni desiderate non casuali e quindi studiate (STORIA DELLA VITE2000).

I vitigni

La conseguenza della presenza di vite selvatica e della storia antichissima del vino in Sardegna è il gran numero di vitigni autoctoni e una industria vitivinicola a forte carattere identitario, basata per la stragrande maggioranza proprio su questi vitigni. E queste peculiarità della vi- tienologia sarda escono rafforzate dai risultati ottenuti nel corso delle indagini svolte nel- l’ambito del progetto AKINAS.

Questi studi hanno potuto documentare l’esistenza di vitigni cosiddetti “unicum”, cioè coltivati e vinificati solo in Sardegna, tra i quali troviamo sia quelli ampiamente conosciuti e inclusi in produzioni DOC (Nuragus, Nasco, Monica, Semidano, Nieddera, ecc.) sia vitigni poco diffusi (Granatza, Licronaxu, Cannonau bianco, per citarne alcuni presenti in questo quaderno mentre per gli altri si rimanda al volume Akinas. Uve di Sardegna). Questa unicità si traduce in una sin- golarità di gusti, sensazioni e storie (di uomini, aziende, territori) che costituiscono il genius loci che Agris, con il progetto “Territori del vino e del gusto: in viaggio alla scoperta del genius loci”, intende mettere in risalto, primariamente proprio alla filiera vitivinicola della Sardegna che spesso non è consapevole – per carenza di informazioni – del patrimonio di biodiversità dell’Isola.

Il lavoro svolto dai ricercatori nel progetto AKINAS cerca di colmare questa mancanza di infor- mazioni andando oltre la semplice ricerca e salvaguardia di biodiversità (parola magica molto

9

(7)

Laboratorio enologico di età romana dove sono stati rinvenuti: una grande vasca rettangolare in calcare con un canale versatoio che sovrastava un’altra più piccola, parzialmente interrata, probabilmente utilizzata per la pigiatura dell’uva; la base di un torchio in basalto; numerosi bacili in arenaria di varie forme e dimensioni.

nuraghe Arrubiu, Orroli.

(8)

di moda) e puntando non solo a mettere un po’ d’ordine nella ampelografia regionale, ma anche a capire quali vitigni possano essere utili alle aziende isolane per la definizione di nuovi prodotti, cioè vini, capaci di andare incontro al gusto del consumatore e, se questo dovesse cambiare, sapere da quali risorse genetiche autoctone si potrebbe attingere per adeguare le produzioni alle mutate esigenze.

Infatti, in una viticoltura sarda caratterizzata da una forte carica identitaria (basata sui vitigni autoctoni), c’è un gruppo di vitigni minori (anche essi a forte carica identitaria, perché sono degli unicum) che possono costituire una vera e propria risorsa, auspicabilmente più economica che genetica.

Vediamo quindi, in breve, quali sono questi vitigni.

Il Cannonau bianco è figlio di Cannonau e di Galoppu ed è presente, almeno oggi, nell’area cen- tro-orientale dell’Isola, in particolare Barbagia, Baronia ed Ogliastra. È dotato di una discreta aci- dità fissa e di maturazione tardiva.

Il Granatza è un vitigno a buccia bianca diffuso in tutta l’Isola, anche se è soprattutto in Barbagia che viene valorizzato con diverse tipologie di vino (bianco secco importante, passito, in uvaggio con altri vitigni). Dotato di una notevole acidità fissa. Il suo quasi abbandono probabilmente è dovuto ad una confusione (quasi fatale!) con le vernacce più conosciute, sarde e non.

Il Monica bianca o Pansale è anch’esso diffuso in tutta l’Isola, anche se la sua valorizzazione come vino è dovuta ad aziende della Baronia, della Marmilla e del Logudoro.

Il Nasco è un vitigno a buccia bianca antico, quasi scomparso e recuperato in tempi recenti.

Tipico del meridione della Sardegna, si trova anche nel Mandolisai. È il vino che nelle mani- festazioni ed esposizioni dell’Ottocento spopolava in assoluto, tanto da essere esportato anche in Russia.

Il Girò del Mandrolisai, varietà a buccia rossa, è diverso dal Girò classico, diffuso negli areali dell’Isola. È adatto per produzioni di vini rosati, freschi, ma le sue potenzialità sono ancora tutte da scoprire.

L’Alvarega è coltivata in tutta l’Isola, ma è ad Ozieri che puntano su questo vitigno. Produttivo, dotato di buona acidità e capace di conferire sentori floreali e fruttai ai suoi vini, merita la mas- sima attenzione. I Francesi – che lo conoscono come Carcajolo blanc in Corsica – dicono che è arrivato dalla Sardegna.

Il Caricagiola è un vitigno a buccia nera. Tipico della Gallura e della Corsica è dotato di un buon contenuto in polifenoli e antociani, piuttosto stabile anche all’invecchiamento. Vale per lui quanto detto per il Girò del Mandrolisai: le potenzialità (e tecniche colturali e di cantina) sono tutte da scoprire.

Il Licronaxu (o Lacconargiu), con la sua mutazione Licronaxu nero, è il vitigno bianco presente nella Sardegna centro occidentale, coltivato un tempo soprattutto nell’Oristanese, ma diffuso come Remungiò nel Sulcis. Il suo areale di coltivazione è rappresentabile indicativamente da un triangolo con vertici a Padria, Teulada e Ortueri. Interessanti le caratteristiche dei suoi vini.

Il Nieddera è un vitigno a buccia nera coltivato ormai intorno ad Oristano mentre un tempo il suo areale era decisamente più vasto.

Il Vernaccia di Oristano non ha bisogno di presentazioni. Rimarco solo il fatto che Dante, Boc- caccio, Chaucer, Shakespeare, Cervantes parlano di questo vino nelle loro opere. È il Vernaccia di Oristano? O è un altro Vernaccia? Al momento non lo sappiamo con certezza. Quello che sappiamo è che l’unico vino Vernaccia oggi prodotto al mondo con le caratteristiche (bianco, alcolico, molto aromatico) apprezzate dai grandi scrittori è il Vernaccia di Oristano.

12

Bibliografia

ANGIUS2006 = V. Angius, Città e villaggi della Sardegna dell’Ottocento, Nuoro, Ilisso, 2006, 3 voll.

(ed. orig. 1833-56).

CAMPUS, ET AL. 2014 = D. Campus, M. Farci, G. Bandino, G. Lovicu, F. Campus, “Characterization by main morphological traits of grape berry and seeds from an archaeological excavation in Sardinia”, in Acta Horticulturae, International Society for Horticultural Science, vol. 1032 pp.

91-98, 2014.

DOCTER1999 = R.F., Docter, “Transport amphorae from Carthage and Toscanos: an economic- historical approach to Phoenician expansion”, in La cerámica fenicia en Occidente. Actas del I se- minario internacional sobre temas fenicios (Guardamar del Segura, 21-24 de noviembre de 1997), Valencia, Direcio general dìensenyaments universitaris i investigacio; Alicante, Instituto de cul- tura Juan Gil-Albert, 1999, pp. 89-110.

DOCTER, ET AL. 1997 = R.F., Docter, M.B. Annis, L. Jacobs, G.H.J.M. Blessing, “Early central italian transport amphorae from Carthage: preliminary result”, in Rivista di Studi Fenici, vol. 25, 1997, pp. 15-58.

GRASSI, ET AL. 2003a = F. Grassi, M. Labra, S. Imazio, A. Spada, S. Sgorbati, A. Scienza, F. Sala,

“Evidence of a secondary grapevine domestication centre detected by SSR analysis” in Theoretical and Applied Genetics, vol. 107, (November) 2003, pp. 1315-1320.

GRASSI, ET AL. 2003b = F. Grassi, S. Imazio, O. Failla, R. Ocete, M.A. Lopez, F. Sala, M. Labra, “Ge- netic isolation and diffusion of wild grapevine Italian and Spanish populations as estimated by nuclear and chloroplast SSR analysis”, in Plant biology, vol. 5, 2003, pp. 608-614.

GRASSI, ET AL. 2006 = F. Grassi, M. Labra, S. Imazio, R. Rubio, O. Failla, A. Scienza, F. Sala, “Phy- logeographical structure and conservation genetics of wild grapevine”, in Conservation Genetics, vol. 7, n. 6, (December) 2006, pp. 837-845.

LOVICU2006 = G. Lovicu, “È certa l’origine sarda del Cannonau”, in L’informatore Agrario, n. 49, 2006, pp. 54-57.

LOVICU2007 = G. Lovicu, “La Sardegna della vite è selvatica, antica, biodiversa”, in Darwin Qua- derni, n. 3, 2007, pp. 79-85.

LOVICU2015 = G. Lovicu, “Il vitigno Vernaccia”, in Vernaccia di Oristano: il vino della principessa Eleonora, Cagliari, SVISA, 2015, pp. 243-265.

LOVICU, ET AL. 2004 = G. Lovicu, M. Labra, F. Grassi, “Il ruolo della Sardegna nella domestica- zione della vite”, in L’informatore Agrario, n. 40, 2004, pp. 51-54.

ORRÙ, ET AL. 2013 = M. Orrù, O. Grillo, G. Lovicu, G. Venora, G. Bacchetta, “Morphological cha- racterisation of Vitis vinifera L. seeds by image analysis and comparison with archaeological remains”, in Vegetation History and Archaeobotany, vol. 22, 2013, pp. 231-242.

SANGES2007 = M. Sanges, “Brindisi nuragici nell’isola del vino”, in Darwin Quaderni, n. 3, 2007, pp. 74-78.

SIRONI2014 = F. Sironi, “Il mistero dei giganti di Mont’e Prama”, in L’Espresso, dicembre 2014, pp. 69-71.

STORIA DELLA VITE2000 = Storia della vite e del vino in Sardegna, Roma-Bari, Laterza, 2000.

TORREZORTIZ2004 = M. Torrez Ortiz, “Un fragmento de vaso askoide nurágico del fondo de cabaña del Carambolo”, in Complutum, vol. 15, 2004, pp. 45-50.

13

(9)

I dati mostrati nella tabella relativi al numero di alleli in comune non sembrano indicare una vicinanza genetica rilevante infatti non risultano confermati dal dendrogramma (vd. estratto in basso). L’Alvarega si colloca in questo cluster ma con bassa significatività del bootstrap. Al momento pertanto rimane in sostanza un po’ isolata, a parte le corrispondenze riportate.

Descrizione ampelografica Origine e cenni storici

Uva da vino bianca, diffusa in tutta la Sardegna, è conosciuta anche come Arriadorza, Barriadorza, Barriadorgia, Carricadorza, Gregu biancu. È citata Corrispondenze sarde accertate per profilo

genetico

Barriadorja, Gregu biancu.

Corrispondenze italiane ed estere accertate per profilo genetico

Carcajolo blanc (Corsica, Francia).

False attribuzioni Greco bianco, Malvasia.

Vitigni che condividono almeno il 50% degli alleli con quello in oggetto

n. alleli Denominazione condivisi

su 44

Martellato di Birori 25

Niedda carta 23

Niedda carta liscia 22

Ttunisi 22

Vitigni che condividono almeno un allele per locus con quello in oggetto

Nessuno.

dall’Angius e risulta presente in diverse località dell’Isola: Barbagia, Gallura, Logudoro, Planargia e Nurra. Agris l’ha trovata anche in vecchi vigneti del

Campidano e in alcune zone montane della Barbagia un tempo sede di aree

maggiormente vocate per la viticoltura. In Corsica il Carcajolo blanc è presente nell’area di Sartene (ROBINSON, ET AL. 2012). La citazione al momento più antica è quella che ne fa il Manca dell’Arca: la «barriadorgia: uva gentile, tardiva, di grani rotondi e delicati».

In poche parole le caratteristiche salienti del vitigno, soprattutto l’epoca tardiva di maturazione. L’Alvarega è citata anche dal Moris con il nome di ‘Bariadorgia’, che è

14 ALVAREGA

VVS2 VVMD5 VVMD7 VVMD25 VVMD27 VVMD28 VVMD32 VrZag62 VrZag79 VVIB01 VMC4F3-1

131 153 222 242 236 244 237 253 189 191 234 234 260 270 186 202 244 246 294 294 166 182

VMC1B11 VVIN16 VVMD21 VVMD24 VVIP31 VVIV37 VVIQ52 VVIH54 VVIP60 VVIV67 VVIN73

166 182 151 151 241 247 206 206 176 178 157 173 81 85 164 164 316 320 358 366 263 263

Caratterizzazione genetica

Sinonimie in bibliografia: nessuna. La sua corrispondente Barriadorja ha come sinonimo Carcajolo blanc (Corsica) [2, 7].

Profilo genetico AKINAS

ESTRATTO DEL DENDROGRAMMA

Michele Palieri Albaranzeuli nero Monica bianca Alvarega Saluda e passa Apesorgia nera 2 Apesorgia nera 1

P

100%

54%

4 0,5 0,6

0,7 0,4 0,3 0,2 0,1

0

detta «dei sassaresi» e che essendo localizzata nella Sardegna settentrionale,

«resta ancora da descrivere» per il Moris.

L’antichità delle citazioni e l’importanza del vitigno, un unicum del sistema sardo- corso, sembrano confermare l’origine sarda dello stesso.

Zone di coltivazione in Sardegna Tutta l’Isola.

Altri areali di coltivazione Corsica (Carcajolo blanc).

Germoglio giovane

Apice del germoglio: completamente aperto, con distribuzione della pigmentazione antocianica dei peli striscianti al margine e di intensità bassa. La densità dei peli striscianti è elevata e quella dei peli eretti è nulla o molto bassa.

Foglia giovane

Il colore della pagina superiore del lembo della foglia giovane è verde chiaro, caratterizzato da una evidente peluria strisciante bianca. La densità dei peli striscianti della pagina inferiore della foglia è molto elevata e quella dei peli eretti è nulla o molto bassa.

Germoglio

Il germoglio si presenta con un portamento semieretto, talvolta eretto, con il colore del lato dorsale e ventrale degli internodi verde e rosso. Anche i nodi presentano il colore del lato dorsale e quello del lato ventrale verde e rosso. Su alcuni individui piuttosto deboli è possibile notare sui lati ventrali di nodi e internodi, talvolta, la presenza di sola colorazione verde. Gli internodi mostrano la densità dei peli eretti nulla o molto bassa, e quella dei peli striscianti bassa o molto bassa.

Viticci: i viticci consecutivi, in numero non superiore a due, si presentano corti, talvolta medi, con una lunghezza media non superiore ai 20 centimetri.

Fiore

Il fiore è ermafrodita autofertile con stami e gineceo completamente sviluppati. La prima infiorescenza è generalmente inserita fra il 3° e il 4° nodo. Nel corso delle osservazioni è stato rilevato un numero medio di infiorescenze per germoglio da 1 a 2.

Foglia adulta

La foglia adulta è media, di forma orbicolare con più di sette lobi. Il colore è verde scuro,

(10)

Angolo tra N1 e N2 misurato alla prima biforcazione: 58° (±1,9).

Angolo tra N2 e N3 misurato alla prima biforcazione: 53,9° (±1,1).

Angolo tra N3 e N4 misurato alla prima biforcazione: 57,5° (±1,7).

Rapporto tra la lunghezza del picciolo e la lunghezza della nervatura N1: 0,5.

Stima dell’area fogliare: mm2 15891,6 (±399,9).

Tralcio legnoso

Il tralcio legnoso, di colore prevalente giallo brunastro, presenta una sezione trasversale appiattita, talvolta ellittica, con una struttura della superficie striata. I peli eretti sono assenti sui nodi e sugli internodi. Il diametro degli internodi ha dimensioni molto piccole o piccole, con misure che oscillano da poco meno di 5 millimetri agli 8 millimetri.

Grappolo e acino

Il grappolo di taglia bassa pesa 256,3 g (±35), presenta una lunghezza media di 174,9 mm (±32) e una larghezza media di 126,9 mm (±7), che lo definiscono rispettivamente come mediamente lungo e mediamente largo. Il peduncolo del grappolo principale presenta una lunghezza media di 41 mm (±1) e risulta pertanto corto. Il grappolo di Alvarega è compatto, talvolta di media compattezza, con una forma conica e con ali presenti in numero di 1-2.

L’acino è di peso basso (g 2 ±0,1);

mediamente lungo (mm 16,2 ±0,1);

mediamente largo (mm 15,7 ±0,1);

sferoidale talvolta ellissoidale, con sviluppo con pigmentazione antocianica sulle

nervature principali della pagina superiore del lembo assente. Il profilo della sezione trasversale della foglia è involuto, raramente contorto. La bollosità della pagina superiore del lembo è bassa. I denti della foglia adulta si presentano di forma mista con entrambi i lati rettilinei ed entrambi i lati convessi. La dimensione dei denti in rapporto alla lamina fogliare è media o grande e gli stessi sono mediamente tanto lunghi quanto larghi, o anche talvolta più lunghi che larghi.

Il picciolo si presenta più corto della nervatura principale della foglia. Il seno peziolare ha una forma a V ed è aperto, raramente chiuso. Nel seno peziolare si nota la presenza di denti e la base del seno della foglia non è delimitata su entrambi i lati dalla nervatura. I margini dei seni laterali superiori, generalmente mediamente profondi, talvolta profondi, si presentano leggermente sovrapposti. La densità dei peli striscianti della pagina inferiore della foglia è media, talvolta elevata, e quella dei peli eretti della stessa pagina è elevata. La densità dei peli striscianti sulle nervature della pagina inferiore della foglia è media, raramente bassa, e quella dei peli eretti sulle stesse nervature è bassa. Sull’accessione Gregu biancu la densità dei peli dritti si differenzia raggiungendo intensità elevata.

Lunghezza della foglia: mm 161,6 (±2,1).

Larghezza della foglia: mm 151,2 (±2,9).

Lunghezza del picciolo: mm 57,4 (±1,5).

Lunghezza della nervatura N1, N2, N3, N4, N5:

mm 110,5 (±3,2), mm 98,7 (±3,7), mm 74,4 (±1,4), mm 49,5 (±0,3), mm 26,8 (±0,8).

dei vinaccioli completo. La buccia si presenta di colore verde-giallo; con una

pigmentazione antocianica della polpa nulla, mediamente succosa, talvolta molto succosa, di consistenza molle. L’acino non presenta sapore particolare e si distacca con molta facilità dal pedicello.

Fenologia

Condizioni d’osservazione

Si considerano quelle riguardanti la collezione di germoplasma dell’azienda agraria di Agris Sardegna San Michele di Ussana.

Fenomeni vegetativi

Germogliamento: prima decade di aprile.

Fioritura: terza decade di maggio.

Invaiatura: prima decade di agosto.

Maturazione dell’uva: seconda decade di ottobre.

Fertilità potenziale per lo sperone: 0,7 (±0,4).

Fertilità potenziale per il capo a frutto: 1,40 (±0,3).

Resistenza alle malattie: lievemente sensibile alla peronospora.

Produzione: nel corso dei tre anni, la produzione media, riscontrata tra le diverse accessioni, è stata di 2,8 kg/ceppo (±0,7).

I dati dell’uva

Tenore in zucchero del mosto: 19,6 °Brix (±2,1).

Acidità totale del mosto: 4,6 g/l (±0,9).

pH del mosto: 3,45 (±0,1).

Acido malico: 0,3 g/l (±0,2).

Acido tartarico: 6,5 g/l (±1).

Polifenoli totali: 461,8 mg/l (±59,9).

IL VINO DI ALVAREGA

I dati del vino (media dei 3 anni del progetto) Contenuto in alcool: 11,6° (±1).

Acidità totale: 5,2 g/l (±0,7).

pH: 3,3 (±0,1).

Acido malico: 0,5 g/l (±0,4).

Acido tartarico: 2,3 g/l (±0,6).

Polifenoli totali: 172,1 mg/l (±32,9).

I vini descritti sono quelli delle annate 2013, 2014 e 2015. Il colore di questo vino è giallo paglierino con riflessi dorati. All’olfatto sono state percepite sensazioni fiorali (fiori di acacia, fiori di arancio, rosa), fruttate (pera, banana), caramellizzate e vegetali (secco e aromatico).

Il vino del 2015 aveva colore giallo paglierino intenso con riflessi dorati, equilibrato nelle sue componenti gustative, poco amaro e mediamente persistente al gusto e all’olfatto.

Dall’analisi dei composti volatili emergono chiaramente le caratteristiche neutre del vino, caratterizzato essenzialmente da una buona presenza di composti fermentativi quali gli acidi grassi a media catena e i rispettivi esteri etilici. Piccole quantità di composti varietali (terpeni) sono stati rilevati nella frazione dei precursori aromatici presenti nelle uve.

0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Giallo paglierino

Riflessi dorati

Fiori di acacia

Fiori di arancio

Rosa

Pera

Banana

Caramellizzato Secco

Aromatico Acidità

Sapidità/mineralità Morbidezza

Struttura Amaro

Persistenza gusto-olfattiva

Alvarega - annata 2015

16 17

I nostri studi indicano che il Cannonau bianco si sia originato da un incrocio tra il Cannonau e il Galoppu. Le vicinanze genetiche riportate in tabella riflettono quelle dei vitigni da cui si è originato.

Al contrario del Cannonau dorato (half- sib = un genitore in comune), per il Cannonau bianco dal dendrogramma (vd.

estratto, in basso) emerge in maniera immediata la parentela con il Cannonau e la collocazione in un cluster genetico piuttosto ristretto le cui motivazioni sono state illustrate nella scheda del Cannonau.

Corrispondenze sarde accertate per profilo genetico

Cannonau bianco di Oliena, Cannonau bianco di Triei, Sinnidanu.

Corrispondenze italiane ed estere accertate per profilo genetico

Nessuna.

False attribuzioni

Grenache Blanc, Garnacha blanca (mutazioni del rispettivo vitigno a bacca nera).

Vitigni che condividono almeno il 50%

degli alleli con quello in oggetto n. alleli Denominazione condivisi

su 44

Cannonau 26

Selezione Vedele 26

Galoppu 25

Nera di Oliena 25

Albaranzeuli bianco 23

Arcadu 1 23

Monica bianca 23

Saluda e passa 23

Zirone bianco 23

Albaranzeuli nero 22

Moscatel romano bianco 22

Vitigni che condividono almeno un allele per locus con quello in oggetto

rapporto Denominazione parentela

Cannonau genitore

Galoppu genitore

Descrizione ampelografica Origine e cenni storici

Antica varietà di uva da vino, è il risultato dell’incrocio di Cannonau e Galoppu. La sua prima citazione è nel Manca dell’Arca. È un vitigno del quale vi sono tracce in tutta la Sardegna, anche se oggi è principalmente coltivato in Barbagia, Baronia e Ogliastra. Varietà a maturazione piuttosto tardiva, necessita di un’attenta gestione della chioma per evitare ritardi nella maturazione. Nelle banche dati non sono state trovate corrispondenze genetiche a questo vitigno e pertanto si può considerare anche questo un unicum.

CANNONAU BIANCO

VVS2 VVMD5 VVMD7 VVMD25 VVMD27 VVMD28 VVMD32 VrZag62 VrZag79 VVIB01 VMC4F3-1

133 135 236 236 240 240 239 253 187 191 242 256 248 254 186 186 240 254 288 294 186 206

VMC1B11 VVIN16 VVMD21 VVMD24 VVIP31 VVIV37 VVIQ52 VVIH54 VVIP60 VVIV67 VVIN73

188 194 151 159 247 247 206 214 184 190 157 159 81 85 164 166 316 316 366 366 263 263

Caratterizzazione genetica Sinonimie in bibliografia: Sinnidanu.

Profilo genetico AKINAS

ESTRATTO DEL DENDROGRAMMA

Cannonau dorato Granatza Cannonau bianco Arcadu Cannonau N

98%

40%

43%

0,5 0,6

0,7 0,4 0,3 0,2 0,1

0

(11)

Fiore

Il fiore è ermafrodita autofertile con stami e gineceo completamente sviluppati. La prima infiorescenza è generalmente inserita fra il 3°

e il 4° nodo. Nel corso delle osservazioni è stato rilevato un numero medio di infiorescenze per germoglio da 1 a 2.

Foglia adulta

La foglia adulta è media, di forma cuneiforme, quinquelobata. Il colore è verde medio, con pigmentazione antocianica sulle nervature principali della pagina superiore del lembo assente. Il profilo della sezione trasversale della foglia è contorto. La bollosità della pagina superiore del lembo è bassa. I denti della foglia adulta si presentano con entrambi i lati rettilinei.

La dimensione dei denti in rapporto alla lamina fogliare è media o grande, e gli stessi sono mediamente lunghi quanto larghi.

Il picciolo si presenta più corto, anche leggermente, della nervatura principale della foglia. Il seno peziolare ha una forma a V ed è generalmente aperto, molto raramente chiuso. Nel seno peziolare si nota la presenza di denti e la base del seno della foglia non è delimitata su entrambi i lati dalla nervatura. I margini dei seni laterali superiori, generalmente mediamente profondi, si presentano molto sovrapposti.

La densità dei peli striscianti e dei peli eretti della pagina inferiore della foglia è nulla o Zone di coltivazione in Sardegna

Barbagia, Baronia, Ogliastra.

Altri areali di coltivazione Nessuno.

Germoglio giovane

Apice del germoglio: completamente aperto, con distribuzione della pigmentazione antocianica dei peli striscianti al margine e di intensità bassa. La densità dei peli striscianti è bassa, quella dei peli eretti è nulla o molto bassa.

Foglia giovane

Il colore della pagina superiore del lembo della foglia giovane è verde. La densità dei peli striscianti della pagina inferiore della foglia è nulla o molto bassa come quella dei peli eretti.

Germoglio

Il germoglio si presenta con un portamento semieretto, talvolta eretto, con il colore del lato dorsale degli internodi e dei nodi verde e quello del lato ventrale sempre verde. Gli internodi presentano una densità dei peli eretti nulla o molto bassa, come quella dei peli striscianti.

Viticci: i viticci consecutivi, in numero non superiore a due, si presentano corti, con una lunghezza media di circa 15 centimetri.

molto bassa. La densità dei peli striscianti e dei peli eretti sulle nervature della pagina inferiore della foglia è nulla o molto bassa.

Lunghezza della foglia: mm 153,4 (±14,5).

Larghezza della foglia: mm 146,5 (±9,7).

Lunghezza del picciolo: mm 68,3 (±10,6).

Lunghezza della nervatura N1, N2, N3, N4, N5:

mm 101,7 (±7,3), mm 90,5 (±7), mm 70,9 (±6,6), mm 45,8 (±6,3), mm 21,6 (±3,5).

Angolo tra N1 e N2 misurato alla prima biforcazione: 65,2° (±2,1).

Angolo tra N2 e N3 misurato alla prima biforcazione: 49,5° (±3,1).

Angolo tra N3 e N4 misurato alla prima biforcazione: 54,5° (±1,3).

Rapporto tra la lunghezza del picciolo e la lunghezza della nervatura N1: 0,7.

Stima dell’area fogliare: mm2 15300 (±2883,8).

Tralcio legnoso

Il tralcio legnoso, di colore prevalente giallo, presenta una sezione trasversale appiattita, con una struttura della superficie striata. I peli eretti sono assenti sui nodi e sugli internodi. Il diametro degli internodi, intorno al centimetro, ha dimensioni medie.

Grappolo e acino

Il grappolo di taglia bassa pesa 211,9 g (±41), presenta una lunghezza media di 164,7 mm (±13,8) e una larghezza media di 120,2 mm (±14,5), che lo definiscono rispettivamente come mediamente lungo e

18

0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Giallo paglierino

Riflessi gialli

Fiori di arancio

Fiori di acacia

Agrumi

Pera

Pesca bianca/gialla Caramelle latte e miele

Acidità Sapidità/mineralità

Morbidezza Struttura

Amaro

Persistenza gusto-olfattiva

Cannonau bianco - annata 2015

mediamente largo. Il peduncolo del grappolo principale presenta una lunghezza media di 38,8 mm (±17,1) e risulta pertanto molto corto. Il grappolo di Cannonau bianco è di media compattezza, talvolta compatto, con una forma conica e con ali presenti in numero di 1-2.

L’acino è di peso basso (g 2,2 ±0,1);

mediamente lungo (mm 16,8 ±0,8);

mediamente largo (mm 16,0 ±0,7);

ellissoidale, con sviluppo dei vinaccioli completo. La buccia si presenta di colore verde-giallo; con una pigmentazione antocianica della polpa nulla. La polpa è mediamente o molto succosa, di consistenza molle. L’acino non presenta sapore particolare e si distacca con molta facilità dal pedicello.

Fenologia

Condizioni d’osservazione Si considerano quelle riguardanti la collezione di germoplasma dell’azienda agraria di Agris Sardegna San Michele di Ussana.

Fenomeni vegetativi

Germogliamento: prima decade di aprile.

Fioritura: terza decade di maggio.

Invaiatura: prima decade di agosto.

Maturazione dell’uva: seconda-terza decade di ottobre.

Fertilità potenziale per lo sperone:

1,21 (±0,4).

Fertilità potenziale per il capo a frutto:

1,60 (±0,2).

Resistenza alle malattie: mediamente sensibile alla peronospora.

Produzione: nel corso dei tre anni la produzione media riscontrata tra le diverse accessioni è stata di 3,0 kg/ceppo (±1,6).

I dati dell’uva

Tenore in zucchero del mosto:

19,8 °Brix (±2,2).

Acidità totale del mosto: 4,8 g/l (±0,8).

pH del mosto: 3,5 (±0,2).

Acido malico: 0,8 g/l (±0,4).

Acido tartarico: 6,4 g/l (±0,9).

Polifenoli totali: 453,7 mg/l (±111,5).

IL VINO DI CANNONAU BIANCO I dati del vino (media dei 3 anni del progetto)

Contenuto in alcool: 10,7° (±1,1).

Acidità totale: 5,9 g/l (±0,8).

pH: 3,2 (±0,1).

Acido malico: 0,8 g/l (±0,6).

Acido tartarico: 2,7 g/l (±0,7).

Polifenoli totali: 183,7 mg/l (±51,1).

Questo vitigno è stato vinificato nel 2013, 2014 e 2015. Il colore è giallo paglierino con

riflessi gialli o grigi. I descrittori aromatici individuati sono riconducibili al fiorale (fiori di acacia e fiori di arancio), al fruttato (limone, banana, ananas, pera, pesca), al caramellizzato (miele, caramelle latte e miele), alla frutta secca (mandorla) e al vegetale (erbaceo fresco).

Nel 2015 questo vino si presentava con

colore giallo paglierino intenso e riflessi gialli. A livello olfattivo sono state percepite note fiorali (fiori di arancio, fiori di acacia), fruttate (agrumi, pera, pesca) e, con minore intensità, note caramellizzate.

La componente gustativo-tattile è stata percepita con valori di intensità media in tutte le sue componenti, ad eccezione del gusto amaro che è stato percepito con intensità bassa. L’analisi della componente volatile delle uve ha evidenziato la

dotazione di un significativo patrimonio di precursori aromatici terpenici e norisoprenoidici, maggiore rispetto ad altre varietà.

19

(12)

riferita alla Corsica, anche se riporta la Sardegna come luogo di origine. La notizia è confermata qualche anno più tardi da Vermorel. Dello stesso periodo è anche la citazione della Carcangliola a La Maddalena da parte dell’Angius. Vitigno molto produttivo (nomen omen, “Caricagiola”

significa “che carica molto”, cioè che porta molti grappoli), il cui nome è stato utilizzato per altre accessioni, che però risultano geneticamente compatibili con Muristellu, nella stessa Corsica e in Spagna (ROBINSON, ET AL. 2012).

Zone di coltivazione in Sardegna Gallura.

Altri areali di coltivazione Corsica, Spagna.

Germoglio giovane

Apice del germoglio: completamente aperto, con distribuzione della pigmentazione antocianica dei peli striscianti al margine e di intensità nulla o molto bassa. La densità dei peli striscianti è media o elevata, quella dei peli eretti è nulla o molto bassa.

Foglia giovane

Il colore della pagina superiore del lembo della foglia giovane è giallo con striature rosso ramato. La densità dei peli striscianti della pagina inferiore della foglia è molto elevata, quella dei peli eretti è nulla o molto bassa.

Corrispondenze sarde accertate per profilo genetico

Nessuna.

Corrispondenze italiane ed estere accertate per profilo genetico

Aubun (Francia), Ambrosina (Spagna, accertata su 9 SSR dell’EUROPEANVITISDATABASE).

False attribuzioni

Carcajolo nero. L’impiego del nome

Bonifaccenco come sinonimo del Caricagiola è controverso poiché in Francia

Bonifaccenco è sinonimo di Aubun [2], mentre in Spagna Bonifacienco viene utilizzato come sinonimo di Carcajolo nero [2] che corrisponde invece al nostro Muristellu, alla cui scheda si rimanda.

Vitigni che condividono almeno il 50% degli alleli con quello in oggetto

n. alleli Denominazione condivisi

su 44 Trebbiano romagnolo Ussana 22 Vitigni che condividono almeno un allele per locus con quello in oggetto

Nessuno.

L’unicità del Caricagiola in Sardegna è confermata dall’estratto del dendrogramma che lo pone in debole relazione solo con il Trebbiano romagnolo e il Syrah e inoltre con una significatività del bootstrap sotto il 30%.

Descrizione ampelografica Origine e cenni storici

Varietà di uva da vino descritta e presente nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite. La prima citazione della Caricagiola è dell’Odart,

Germoglio

Il germoglio si presenta con un portamento eretto, talvolta semieretto, con il colore del lato dorsale degli internodi verde e rosso e quello del lato ventrale verde o talvolta verde e rosso. I nodi presentano il colore sia del lato dorsale sia del lato ventrale verde e rosso. Gli internodi presentano la densità dei peli eretti nulla o molto bassa, e quella dei peli striscianti nulla o molto bassa, talvolta bassa.

Viticci: i viticci consecutivi, in numero non superiore a due, si presentano medi o lunghi con una lunghezza media di poco in feriore ai 20-25 centimetri.

Fiore

Il fiore è ermafrodita autofertile con stami e gineceo completamente sviluppati. La prima infiorescenza è generalmente inserita fra il 3° e il 4° nodo. Nel corso delle osservazioni è stato rilevato un numero medio di infiorescenze per germoglio da 1 a 2.

Foglia adulta

La foglia adulta è media, di forma

pentagonale, con più di sette lobi. Il colore è verde medio, con pigmentazione antocianica sulle nervature principali della pagina superiore del lembo assente. Il profilo della sezione trasversale della foglia è contorto. La bollosità della pagina superiore del lembo è bassa o media. I denti della foglia adulta si presentano con entrambi i lati convessi. La dimensione

20 CARICAGIOLA

VVS2 VVMD5 VVMD7 VVMD25 VVMD27 VVMD28 VVMD32 VrZag62 VrZag79 VVIB01 VMC4F3-1

131 131 228 232 250 254 239 247 177 191 242 256 238 260 192 198 248 248 290 294 166 186

VMC1B11 VVIN16 VVMD21 VVMD24 VVIP31 VVIV37 VVIQ52 VVIH54 VVIP60 VVIV67 VVIN73

168 184 151 153 241 247 206 210 184 190 159 161 81 85 164 164 316 320 362 372 263 263

Caratterizzazione genetica

Sinonimie in bibliografia: Cargajola, Caricagliela, Garricadolza, Carcagiola, Bonifaccenco [1];

Carcajolo nero, Caricagliula, Caricaghiula [7].

Profilo genetico AKINAS

ESTRATTO DEL DENDROGRAMMA

Caricagiola Trebbiano romagnolo Syrah

B

0,5 0,6

0,7 0,4 0,3 0,2 0,1

0

dei denti in rapporto alla lamina fogliare è media e gli stessi sono mediamente lunghi quanto larghi.

Il picciolo si presenta più corto della nervatura principale della foglia. Il seno peziolare ha una forma a V ed è chiuso o con i lembi

sovrapposti. Nel seno peziolare si nota la presenza di denti e la base del seno della foglia non è delimitata su entrambi i lati dalla nervatura. I margini dei seni laterali superiori, mediamente profondi, si presentano chiusi o leggermente

sovrapposti. La densità dei peli striscianti della pagina inferiore della foglia è media, quella dei peli eretti della stessa pagina è nulla o molto bassa. La densità dei peli striscianti sulle

nervature della pagina inferiore della foglia è bassa e quella dei peli eretti sulle stesse nervature è nulla o molto bassa.

Lunghezza della foglia: mm 154,7 (±8,8).

Larghezza della foglia: mm 142,2 (±7,3).

Lunghezza del picciolo: mm 65 (±7,7).

Lunghezza della nervatura N1, N2, N3, N4, N5:

mm 101,8 (±6,9), mm 91,5 (±5), mm 67,1 (±2,1), mm 42,9 (±2,3), mm 21,8 (±0,5).

Angolo tra N1 e N2 misurato alla prima biforcazione: 69,5° (±1,1).

Angolo tra N2 e N3 misurato alla prima biforcazione: 57,8° (±1,1).

Angolo tra N3 e N4 misurato alla prima biforcazione: 58,2° (±3,1).

Rapporto tra la lunghezza del picciolo e la

lunghezza della nervatura N1: 0,6.

Stima dell’area fogliare: mm2 15741 (±1197,2).

Tralcio legnoso

Il tralcio legnoso, di colore prevalente brunastro, presenta una sezione trasversale circolare, con una struttura della superficie striata. I peli eretti sono assenti sui nodi e sugli internodi. Il diametro degli internodi, intorno agli 8 millimetri, ha dimensioni piccole.

Grappolo e acino

Il grappolo di taglia bassa pesa 224,1 g (±60), presenta una lunghezza media di 177 mm (±15,5) e una larghezza media di 132,5 mm (±19,9), che lo definiscono

21

(13)

I dati dell’uva

Tenore in zucchero del mosto: 22,4 °Brix (±1,1).

Acidità totale del mosto: 5,1 g/l (±0,3).

pH del mosto: 3,4 (±0,2).

Acido malico: 0,2 g/l (±0,1).

Acido tartarico: 8 g/l (±1,3).

Polifenoli totali: 1276,3 mg/l (±326,3).

Flavonoidi totali (% rispetto a Cannonau): 146,2%.

Antociani totali (% rispetto a Cannonau):

229,8%.

IL VINO DI CARICAGIOLA

I dati del vino (media dei 3 anni del progetto) Contenuto in alcool: 12,6° (±1).

Acidità totale: 4,9 g/l (±0,4).

pH: 3,6 (±0,1).

rispettivamente come mediamente lungo e mediamente largo. Il peduncolo del grappolo principale presenta una lunghezza media di 45,3 mm (±14,4) e risulta pertanto corto. Il grappolo di Caricagiola è medio o compatto, con una forma conica e con ali presenti in numero di 2-4.

L’acino è di peso molto basso (g 1,8 ±0,28);

corto (mm 15,5 ±0,5); stretto (mm 15,2 ±0,2);

sferoidale o ellissoidale, con sviluppo dei vinaccioli completo. La buccia si presenta di colore blu-nero; con una pigmentazione antocianica della polpa debole, molto succosa, di consistenza molle. L’acino non presenta sapore particolare e si distacca con molta facilità dal pedicello.

Fenologia

Condizioni d’osservazione

Si considerano quelle riguardanti la collezione di germoplasma dell’azienda agraria di Agris Sardegna San Michele di Ussana.

Fenomeni vegetativi

Germogliamento: prima decade di aprile.

Fioritura: terza decade di maggio.

Invaiatura: prima decade di agosto.

Maturazione dell’uva: seconda decade di ottobre.

Fertilità potenziale per lo sperone: 1,46 (±0,39).

Fertilità potenziale per il capo a frutto: 1,91 (±0,11).

Resistenza alle malattie: buona all’oidio.

Sensibile alla peronospora.

Produzione: nel corso dei tre anni, la produzione media riscontrata tra le diverse accessioni è stata di 3,6 kg/ceppo (±1,7).

Acido malico: 0,0 g/l.

Acido tartarico: 2 g/l (±0,3).

Polifenoli totali: 1675,3 mg/l (±200,2).

Flavonoidi totali (% rispetto a Cannonau): 97%.

Antociani totali (% rispetto a Cannonau):

94,6%.

Questo vitigno è stato vinificato nel 2013, 2014 e 2015. Il colore è il rosso rubino con riflessi violacei. I descrittori olfattivi comprendono note fiorali (viola, fiori di arancio), speziate (pepe), fruttate (ciliegia, frutti di bosco), caramellizzate

(confettura/marmellata) e vegetali (erbaceo secco).

Il vino del 2015 all’aspetto si presentava con un colore rosso rubino intenso. Il quadro aromatico era rappresentato da generiche note fiorali, speziate, fruttate, caramellizzate e vegetali, tutte percepite con intensità non elevate. Anche in bocca le sensazioni gustativo-tattili sono state percepite con intensità non elevate, in particolare per quanto riguarda il gusto amaro che è appena avvertito. Vino mediamente strutturato, abbastanza persistente al gusto e all’olfatto. Il profilo aromatico del vino ha carattere

prevalentemente neutro, ma evidenzia la presenza di piccole quantità, però significative, di composti terpenici, in particolare linalolo. Per quanto riguarda i composti di fermentazione è caratterizzato da un contenuto rilevante in esteri acetati dall’intenso profumo fruttato.

22 23

Come evidenziato nell’estratto del dendrogramma tutti i dati indicano che questo vitigno è stato chiamato Girò poiché realmente vicino geneticamente al gruppo dei Girò, dell’Albaranzeuli e anche della Monica bianca. Tuttavia al momento non è stato possibile chiarirne la genealogia.

Descrizione ampelografica Origine e cenni storici

Varietà di uva da vino individuata nel

Mandrolisai, in particolare nei vigneti di Atzara, dove è piuttosto presente. Con il più famoso Girò condivide solo il nome e il colore della buccia. Non sono state trovate corrispondenze genetiche a questo vitigno nelle banche dati del DNA attualmente disponibili e pertanto si può considerare anche questo un unicum.

Zone di coltivazione in Sardegna Mandrolisai.

Altri areali di coltivazione Nessuno.

Germoglio giovane

Apice del germoglio: completamente aperto. La densità dei peli striscianti è nulla o molto bassa.

Corrispondenze sarde accertate per profilo genetico

Nessuna.

Corrispondenze italiane ed estere accertate per profilo genetico Nessuna.

False attribuzioni Girò.

Vitigni che condividono almeno il 50% degli alleli con quello in oggetto

n. alleli Denominazione condivisi

su 44

Albaranzeuli bianco 26

Girò 25

Zirone bianco 25

Monica bianca 24

Argu mannu 23

Galoppu 23

Medrulinu 22

Vitigni che condividono almeno un allele per locus con quello in oggetto

Nessuno.

Foglia giovane

Il colore della pagina superiore del lembo della foglia giovane è rosso ramato.

Germoglio

Viticci: i viticci consecutivi sono in numero non superiore a due.

Fiore

Il fiore è ermafrodita autofertile con stami e gineceo completamente sviluppati.

Foglia adulta

La foglia adulta è di forma pentagonale, talvolta orbicolare, con più di sette lobi. La pigmentazione antocianica sulle nervature principali della pagina superiore del lembo assente. I denti della foglia adulta si presentano con entrambi i lati convessi.

Il seno peziolare è aperto, talvolta chiuso. Nel seno peziolare la base del seno della foglia non è delimitata su entrambi i lati dalla nervatura.

La densità dei peli striscianti della pagina inferiore della foglia è nulla o molto bassa. La densità dei peli eretti sulle nervature è media.

Grappolo e acino

L’acino è di forma sferoidale. La buccia si presenta di colore rosso scuro violetto.

Fenologia

Condizioni d’osservazione

Si considerano quelle riguardanti la collezione di germoplasma dell’azienda agraria di Agris Sardegna Giviamolas di Villasor.

Fenomeni vegetativi

Germogliamento: prima decade di aprile.

Fioritura: terza decade di maggio.

GIRÒ DEL MANDROLISAI *

VVS2 VVMD5 VVMD7 VVMD25 VVMD27 VVMD28 VVMD32 VrZag62 VrZag79 VVIB01 VMC4F3-1

143 149 224 232 236 236 239 253 179 187 234 234 238 270 188 188 240 244 290 306 166 174

VMC1B11 VVIN16 VVMD21 VVMD24 VVIP31 VVIV37 VVIQ52 VVIH54 VVIP60 VVIV67 VVIN73

184 188 151 153 241 247 206 206 176 192 159 167 81 85 166 168 316 320 366 366 255 263

* Per la descrizione ampelografica di questa varietà è stata utilizzata – peraltro integrata da alcuni parametri necessari – la lista di 14 descrittori (short list) come definita dalla risoluzione OIV n. 467 del 22 giugno 2012.

Caratterizzazione genetica Sinonimie in bibliografia: nessuna.

Profilo genetico AKINAS

ESTRATTO DEL DENDROGRAMMA

Albaranzeuli bianco Zirone bianco Girò Mara bianca Girò del Mandrolisai Michele Palieri Albaranzeuli nero Monica bianca A

65% 100%

1 54%

0,5 0,6

0,7 0,4 0,3 0,2 0,1

0

(14)

24 25

Invaiatura: prima decade di agosto.

Agostamento: prima decade di agosto.

Maturazione dell’uva: seconda decade di settembre.

IL VINO DI GIRÒ DEL MANDROLISAI I dati del vino (media di 2 anni del progetto) Contenuto in alcool: 13,7° (±1,6).

Zuccheri residui: 10,6 g/l (±4,4).

Acidità totale: 4,7 g/l (±0,9).

pH: 3,6 (±0,2).

Acido malico: 0,1 g/l (±0,2).

Acido tartarico: 1,6 g/l (±0,5).

Polifenoli totali: 573,5 mg/l (±150,4).

Flavonoidi totali (% rispetto a Cannonau): 19,6%.

Antociani totali (% rispetto a Cannonau): 11,5%.

Questo vitigno è stato vinificato nel 2013. La tonalità del colore era il rosso granato poco intenso con riflessi aranciati intensi.

All’olfatto sono state percepite, con intensità medio-basse, generiche note fiorali, fruttate, caramellizzate e vegetali. In bocca è risultato morbido e poco amaro. Mediamente strutturato e abbastanza persistente.

Riferimenti

Documenti correlati

Ore 10:45 - Paesaggio e politiche: limiti e opportunità della PAC nella città metropolitana di Torino.

Produzione Pulitura Linea A Linea B Dosaggio della pasta di pulitura Residui di pasta pasta pulitura Alta Media.. 12 Riparazione scarti e pulizia

materiali.Richiesta della documentazione che attesti idoneità del materiale a contatto con alimenti. Test report di idoneità del materiale rilasciato dal

Produzione Stampaggio manuale Linea stampaggio tazzine La quantità e il tipo di lubrificante posta sulle due superfici del laminato, varia in funzione della criticità delle forme e

8 presse idrauliche La quantità e il tipo di lubrificante posta sulle due superfici del laminato, varia in funzione della criticità delle forme e del tipo di contenitore

SONDE GEOTERMICHE VERTICALI SONDE GEOTERMICHE VERTICALI La sonda geotermica ha la funzione di scambiatore di calore tra il terreno e la pompa di calore ed è composta da una o

7) DIMENSIONAMENTO DELLE SONDE CASO “B”: IMPIANTI MEDIO. CASO “B”: IMPIANTI MEDIO--GRANDI (potenza invernale all’utenza >30KW) GRANDI (potenza invernale