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ESPERIENZE SULLA PRESSIONE DELLA LUCE ').

A. G. ROSSI.

1 . - La l)ressione della luee su una superficie ~ propor- zionale alia densitk media W dell'energia contenuta nell'ond~

elettromagnetica incidente, e consiste in una eomponente nor- male e una taugenziale, dipendenti dal potere riflettente p della superficie. L a pressione normale 6 proporzionale a W (1 + p) cos ~, con l'incidenza ~; cosiceh6, se la superficie fosse perfet- tamente riflettente, la pressione normale sarebbe il doppio di quella su una superficie nera. L a pressione tangenziale 6 pro- porzionale a W (1 - - ?) sen ~r cosicch6 6 nulla sopra uno specehio perfetto e massima su u n a superfieie completamente assorbente.

L a pressione della luee non dipende dunque solo dalla in- tensit5~ o dalla densitb~ dell'energia; ma anehe dalla direzione del vettore incidente, in quanto ne dipende il potere riflettente ~.

U a apparecchio destinato alia ricerea di questa pressione deve in princlpio comprendere uno (< speeehio ~> in forma di lamina, mobile sotto l'azione di forze debolissime. Tutti gli sperimentatori usarono appunto a tale scopo una bilancia di torsione assai sensibile, sostenente alla estremit5~ di un braecio lo <~ specchio ~ talora metallieo, talora di vetro, talora fran- camente assorbente.

I1 procedimento d'esperienza deve per6 mirare anzitutto ad eliminare le azioni termocinetiche (o radiometriche)dovute all'aria, e che helle condizioni in cui si deve osservare la pres- sionc della luce sono quasi sempre pih importanti di questa;

il Lebedew, il Poynting, Nichols e Hull, . . . . eliminarono, pifl o meno totalmente, l'effetto radiometrico ponendo la bilanei~

in un recipiente rarefatto, ma sopratutto procedendo per espe- rienze differenziali.

') A t t i della R . A c e a d e m l a delle Scienze di T o r i n o , vol. 48.

SeJ ie VI. l~l VI.

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146 A. (~. ~ossz

A. Amerio, al Congresso di Padova del 1909 1), presentb una elegante esperienza dimostrativa della pressions della lzece, ideata allo seopo di eliminare fondamentalmente le azioni ter- mocinetiche, consistente in principio nelU adoperare luee po- l a r i z z a t a : siceome la pressione normale della radiazione su uno << specchio >> dipende dalla direzione del vettore lumi- noso, oltre che dal]a sun intensitg, mentre 1' effetto termoci- netieo dipende soltanto dalla intensitY,, ne nasee la possibilit~

sperimentale di eliminare coznpletamen~e quest' ultima.

Amerio ha anehe una bilaneia di torsione senslbil% posta entro a n pallone di vetro sottile, nel quale << si spinge la ru- e refazione in modo t h e la pressione non superi qualehe ram.

<< di mereurio~ per evitare perturbazioni prodotte da moti

<< eonvettivi ~>.

Lo sl)ecchio g un vetrino eoprioggetti, flssato all' estre- mitg del braeeio del bilaneiere, nel piano vertieale del braeeio e della sospensione, ehe all'ultra estremit/~ porta un altro ve- trino ugaale e simmetrieo. Uno dei vetrini rimane all'oseuro, l'altro viene illumlnato con un faselo polarizzato ~el 2iano d'iTtcldenza, ehe g orizzontale. I / e s p e r i e n z a , quale fu eseguita al Congresso di Padova, eonsiste nel mostrare ehe questo faseio, eadente sul vetrino con la ineidenza di polarizzazione, gli imprime una notevole deviazione nel senso della pressione della luee, la quale si arresta e diminuisee quando si girl il ni- col polarizzatore di 90 ~ eiog si illumini t o n luee vibrante nel piano d'ineidenza e ehe non viene pifl affatto riflessa dallo speccMo. L'osservazione eontemporanea del raggio riflesso, ehe ha la massima intensit~ quando la pressione apparisee piff grande e si spegne quando, per la rotazione di 900 , si vede diminuire la deviazione, eiog la presslone, rende l'esperimento assai dimostrativo.

Perb, il prineipio del metodo e la disposizione adottata eonsentono a questo esperimento un grado di rigore ben pilt grande, al quale non si dovrebbe rinuneiare neanthe in u n a esperienza didattiea. I1 seeondo vetrino ehe rimane all'oseuro e eui fu dato apparentemente il solo uffieio di eontrappeso,

~) Nuovo Cin, ento, Nov.-Die. 1909.

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E S P E R I E N Z E SULLA PRESSIONE D E L L A LUCE 1 4 7

pub venire illuminato a sun volta al posto del primo o anche contemporaneamente. Illuminando uno solo dei due specehi simmetrici, l'esperienza manea di quella simmetrlca fisica che caratterizza i metodi differenziali, i pifl adatti precisamante a d eliminare effetti sealari perturbatori, del genera di quello termocinetieo. Questo non dipende dalla direzione del vet- tore laminoso, ma, per un dato specchio, soltanto dalla sun intensit'~. P e r potere affermare sieuramente the ((iII questa esperienza non ~ il easo di parlare di azioni radiometriehe )~

,~ necessario illuminare entrambi gli specchi (supposti ottica- mente identici e meceanicamente simmetrici) con una stessa intensith luminos% variando d a l l ' u n o all'altro soltanto la di- rdzione del vettore.

L'eliminazione dell' effetto tcrmoeinetico deve ottenersi

~t rigore soltanto con u n a disposizione e u n a serie di espe- rienze aventl carattere nettamente differenzial% q ualunque sin il prineipio del metodo. A cib si presta egreglamente la eoppla di vetrini simmetrici che costituiseono il bilaneiere di Ameri%

q~eando si illuminino ciascuno con ciascuno dei f a s c l di u g u a l i intensit~ the escono per u n T r l s m a birefrangente da luce na- t~erale. Se i due fasei si faeciano agire sulla eoppia di specehi con uguali momenti~ l'uno vibrando vertiealment% l'altro oriz- zontalment% ~ chiaro ehe l'azione termoeinetica sar~ sen- z' altro identiea sa entrambi (se gli specehi sono identiei) e d a r s luogo a due coppie uguali e contrarie; mentre la pres- sione del vettore luminoso si eserciter~ soltanto su quello specehio che gli ~ parallelo e che lo riflette.

2 . - t i e eseguito serie di esperienze con un appa-

~ecchio poeo diverse da quello descritto da Ameri% rappre- sentato nella fig. 1.

Un pallone P di 20 cm. di diametro, ha il cello tagliato brevemente in c e port% con giunto a smerigli% un tube verticale T lunge 35 cm. e chiuso in alto con un tappo ben smerigliato. Questo serve di attacco alla sospensione b, un file di bozzolo di 40 cm., cui si pub imprimere cosl a piacimento qualunque orientazione senza spostare il pallone. I1 bilanciere e~ costruito con fili di vetr% comporta due vetrini tondi co-

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148 A.G. Ross:

pri-oggetti, del diametro da 1 a 2 cm., ed eventualmente u n o specchietto argentato. Questo non ~ perb necessarlo per espe- rienze dlmostrative, essendo pifl che suflleiente la luee riftessa dai vetr.ini, che d'knno sopra uno schermo a tre o quattro metri due disehi lttminosi di 40 cm., quando sieno e n t r a m b i illumiaati dai due fasci usciti da un prisma birefl-angente, con una lampada ad arco di una vent;ha di ampere.

I1 filo di bozzolo ha lo svantagglo di dare u n a posizione di quiete o di zero poeo stabile; se ~ sufficiente per un ap- parecchio dimostrativo, non vale se si vogliano eseguire delle re;sure. Gli ho quindi sostituito nella disposizione r a p p r e s e n t a t a di ~qanco a slnistra (fig. 1), ull filo di quarzo q di 0,002 ram.,

c;

l y

.

Fig. 1.

?

,p

M

h n g o 6 cm., portato da una asticciuola di vetro pendente verficale lunga 3 cm. e sostenuta da un b r e v e filo di seta a, attaccato all' estremo di un grosso filo di ottone ~', passante nell' asse di un sughero s che ~ calzato entro il tabo T. L' a- sticciaola di vetro ~ a r m a t a in alto da un ago magnetizzato m, che serve ad assegnare all' equipaggio la voluta orienta- zione reed;ante una coppia di magnet; h disposti orizzontal- mente e parallel; a fianco di un manicotto molleggiante che

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E S P E R I E N Z E S U L L A P R E S S I O N E D E L L A L U C E 149 si adatta sul tube T e che si pub girare dolcemente di fronte a d un areo graduate in a n piano orizzontale (non rappresen- tato in figure). Cosl ~ possibile determinate a volontk l' an- golo di ineidenza sul piano dei vetrini e a partire dull' inci- denz~ dl polarizzazione, per gli seopi ehe vedremo. Con il file di quarzo di 6 era., due vetrini rotondl di 18 ram. e gli orli distanti di 20 ram., e con uno specehietto eli 5 mm. per le letture al eannoeehiale, il sistema aveva un periodo di 147"

c u n o zero abbastanza stabile.

I vetrini eoprioggetti, rimasti esposti all' aria per molto tempo come quelli ehe avevo a disposizione, aequistato facil- mente u n a velatura superficiale in forms eli alone, che non si pub allontanare con sempliei lavature alcaline o altre. Siceome neeessario che i due

s2ecchi

sieno otticamente identici, oltre che forniti del lore massimo potere rifletteute, ebbi cure dl ripolire tutte le eoppie di vetrini, poeo tempo

prima eli metterli in opera, con rossetto inglese

finissimo in olio da maeehiue, fra due lastrine ][

ben plane di eristallo spesso, lavandoli poi con Ir aleali, aleool, e serbandoli immersi in etere fine

all'ultimo memento. Ottenni eosi risultati disereti.

Ma per meglio assieurare la identit'k della super- m -tr . fieie per rispetto ai due raggi, finii eel preferire

l'uso di un unieo vetrino ben terse, del diametro @ di 30 mm., sospeso ad un filamento di vetro I] H[

hinge 8 ram. per portare lo specehietto, come

indiea la fig. 2. Con un file di quarzo di 6 em., Fig. 2.

il sistema ha un periodo di 126". S' intende al-

lore ehe i due raggi si faranno battere a destr~ e a sini- stra del diametro vertieale di sospensione.

I n altre esperienze, il disco venne direttamente appeso eel sue orlo all' estremo del file di q u a r z o : al centre del vetrino fu deposto uno speeehio eireolare di argento di 5 ram. per l'uso del eannoeehiMe. Con quest'ultima disposizione g possi- bile eale~lare con buena approsslmazione il memento d ' i n e r - zia dell'equipaggio, per dedurre il modulo di torsione. Indi- eherb con I, l I , I I I questi tre equipaggi suecessivamente

~doperati.

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150 A . G . ROSS[

Nella fig. 1 si vede come il pallone P 6 congiunto per 1,'~

eondotta C a l l a pompa in P7 con l'intermediario di uu baro- metro B g r a d u a t o in ram. e di un provino Mac L e o d M.

3. E s p e r i e n z e con l'equipaggio I . - Queste ebbero~

prineipalmente per iseopo la rieerca dell' influenza del grado.

ds rarefazlone esistente nel pallon% quando si illumini uno.

solo degli specchi con un polarizzato all'incidenza brewste- riana, - - n e l l e eondizioni cio~ volute da Amerio.

I n queste esperienze, e in tutte le successive, il pallone P e il tubo T erano ricoperti con una camicia di ovatta, fa- sciata inoltre con un foglio di stagnola spessa, ci6 che trovai necessario per limitare i moti convettivi interni causati da movimenti d ' a r i a esterni e da i r r a g g i a m e n t i aceidentali. La~

camicia a v e v a due piccole aperture, 1' u n a per l ' e n t r a t a del faseio attivo, l ' a l t r a in corrispondenza dello specchietto rivolto al connocchiale; inoltre era i n t e r r o t t a per l ' a l t e z z a di 1 cm.

intorno a un arco d' equatore del pallone, o r e era incollata con paraffina u n a striseia di earta traslueida, divlsa in gradi~

per ricevere il raggio riflesso, e che si estendeva da c in d (fig. 3).

.

' .if/

Fi~. 3.

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E S P E R I E N Z E S U L L A I ' R E S S I 0 ~ E D E L L A L U C E 151 L ' a p p a r a t o ottico era press'a poeo quello descritto da Amerio, col nieol n prossimo alla superficie del pallonc, e un sistema di lenti tale che il vetrino riitettesse una immagine abbastanza nitlda della sorgente sttlla graduazione equatoriale cd, eve si poteva controllare approssimativamente l'inclina- zione dell' eqnipaggio. L a sorgente lumlnosa era la papilla di un diaframma p, traversata da un reticolo a 45~ illuminata, con a n condensatore opportune, da una Nmpada Nernst a corrente continua, N, da 220 volt, 4 amp., di circa 1400 hefner.

L a corrente per questa era presa da una batteria di accumu- latori a 256 volt.

P e r assicurarmi della costanza d' emissione della lampada durante ogni serie di esperienze, oltre che sorvegliare la ten- sione costante e i l milliamperometro in e i r c u i t o , - lateral- mente, la lace d i u n o dei filamenti della Nernst, debitamente frazionata da una fessura a scrupolo, veniva rieevuta in ano spettrofotometro (del tipo Crova) S, in conDonto alia lace di u n a lampadlna eampione L a filamento metallieo mantenuta alla sun tensione di taratura. Con l'esame di tre regioni de- terminate dello spettro, esegnito a intervalli durante le osser- vazionl, ebbi cos[ mode di aeeertarmi che l'energia emessa dalla Nernst rimase lungamente costante, nei limiti di preci- sione concessi dallo spettrofotometro. Quando, dope circa 250 ore di accensione, cominciai a notate le prime traccie di in- debolimento agli estremi dello spettro, preferii rinnovare il r incandescente, 616 ehe d ' a l t r a parte aeeadde al prineipio di nuove serie di e~perienz6, 18 ultime eh~, saranno qui de- scritte. T a t t e queste esperienze non riehiedevano ehe di man- tenersi eonfrontabili fra lore, non avendosi per iseopo di eseguire misure assolute.

Sulla fig. 3 rimane a notare uno speeehio di vetro nero m, fissato vertiealmente oltre il pallone P, il quale rimandava la lace della sorgente, passata attraverso il vetrino dell' equi- paggio e 16 pareti del pal[one, nel campo di un piccolo ean- noeehiale su cerchlo diviso orizzontal% eollimante in una di- rezione all'ineirca parallela a quella del eannoechiale di lettura delle deviazioni (a 2 m.). E r a cos[ possibile in ogni ease controllare la posizione del centre dell' immaglne luminosa o

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152 A. c,. ~ossi

del faseio battente sul vetrino mobile, affinch~ agisse con un memento costante, portando a coincidere l'immagine del re- ticolo in 20 con quello del eannoechiale, mediante lo sposta- mento nel suo piano d i u n a grande lente 1 interposta fi'a il nicol n e i l pallone P. Questa lente poteva spostarsi Ira due arresti a, b, che limitavano i centri del fascio sa punti sim- metrlci, rispetto alla sospensione, del vetrino di destra o di sinistra~ ci8 che corrispondeva a due determinate posizioni angolari del piccolo cannocchiale sul suo cerchio diviso. Si collimava con questo cannocchiale in maniera da vedere di- stlntamente il centro della pupilla p, e a d ogni esperienza si spostava la lente 1 fino a c h e il disco luminoso prendesse la posizione giusta sul vetrino, prefissata sul cannocchiale.

Finahnente, uno sehermo metallico f p o t e v a farsi scattare a distanza per interrompere o ristabilire l'illuminazione.

I risultati delle migliori serie di esperienze eseguite sono riassunti nelle curve della fig. 4, che hanno per ascisse le pressioni in ram. di mercurio, indicati dal barometro 23 o dal 3iac Leod 3[, e per ordinate le lettnre, in ram. delia seMa a 2000 r a m , delle deviazioni dell' cqaipaggio mobile a p a r t i t e dallo zero, determinato dalla incidenza brewsteriana sul ve- trino influenzato. Il quale ft: uno solo, e sempre lo stesso.

Ogni osservazione proeedeva cosi. Aggiustata o verificata sullo specehio m la direzione del fascio (velando la pupilla p con un vetro lattlginoso) in maniera che l'immagine ovale ca- desse sul vetrino sempre nella stessa posizione, si calava lo schermo f , si orientava il nicol, e si aspettava al calmoechiale che l'equipaggio si portasse al sao zero, per valutarne infine la posizione esatta nel solito modo allor~h~ le oscillazioni fossero divenute abbastanza plccole. Nel fi'attempo si controllava allo spettrofotometro e ai reometri, 1' intensit~ della lampada N.

:Fissato lo zero, si allontanava io schermo f : la deviazione co- minciava dopo pareeehi seeondi e eresceva verso un massimo:

questo veniva raggiunto con oscillazioni finali, interminabili, in un tempo pi{: o meno lungo a seeonda della rarefazione; se ne caleolava infine la posizione, leggendo le ultime pifi piecole ampiezze. Poi si interrompeva la lace, calando f ; si girava il nieol di 90~ e si proeedeva alla seconda esperienza con lo stesso

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ESPERIENZE S.ULLA PI~ESSI0I, IE DELLA LUCE 1 5 3

grado di rarefazione. Ogni coppia di esperienze dava cosi due punti omologhi delle curve h~ e hp (fig. 4).

L a pompa era una coppia rotativa capsulismo-mercurio di Gaede; fatte le connessioni dalle maeehine al pallone con ogni cura, lo stabilire e il variare la rarefazione era il compito pifl facile e piil rapido. Dopo aver fatto girare le maechine o dopo aver fatto rientrare un po' di aria, bisognava per6 aspet- tare qualche tempo perchb si spegnessero le oseillazioni in P.

L e letture della presslone al barometro B o al Mac Leod venivano fatte al prineipio e alia fine di ogni coppia di osserva- zioni; la quale richiedeva in media un tre quarti d' ora.

5OO

~50 IO0

;5 mm HS ,o IS

5oo I

20

S {

B

' t,

9 5 r a m

25 30 5S +0

,E

~s B

Fig. 4.

L e due curve h, ed hp nel diagramlna fig. 4 riassumono esperienze fatte in varii giorni suecessivi: i punti indicati con circolett{ eorrispondono a serie di osservazioni fatte con rare- fazioni crescenti, quelli indicati con croci a osservazioni fatte lasciando rientrare aria nel pallone. :La curva superiorc h,,, rap- presenta l'azione di luce vibrante parallelamente al piano del vetrino; la curva lb~ l'azione di luee vibrante nel piano d'inci- denza. Superiormente a destra, sono ricostruiti con altre espe- rienze pill fitte i rami iniziali delle due curve per pressioni sotto i 3 mm. di mercurio, lette la maggior parte al Mac Leod ; l' asse delle ascisse fu qui allungato al deeuplo, quello dello ordinate al triple.

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154 A . o . aosst

Si vede d u n q u e che l'azione r e p u l s i v a dcl fascio lmninoso sul v e t r i n o t r a s p a r e n t e v a r i a assai e in v a r i o modo in p r e s e n z a d ' a r i a a diverse pressioni. I n partieolare, per e n t r a m b i i pola- rizzati (,,) e (p), l ' a n d a m e n t o di questa reprdsione ha forme ana- loghe: eresce r a p i d a m e n t e alloreh~ la pressione diminuisee sotto i 5 ram., si m a n t i e n e p r e s s ' a poeo costante da 10 e 35 r a m , poi diminuisce col creseere della prcssione. P a r e e e h i e osserva- zioni fatte verso 100 e 200 ram. di m e r e u r i o diedero punti molto dispersi, non possibili a eollegarsi con continuitk. A pres- sioni molto basse, le due c u r v e s e m b r a n o tcndere a u n ' o r d i n a t a limite m a s s i m a con g r a d i a n t e nullo. I n u t i l e n o t a r e c h e l a e u r v a h,~

essendo superiore alia hz), la differenza fra le ordinate delle due c u r v e d o v r e b b e r a p p r e s e n t a r e la pressione di Maxwell.

L a massima deviazizne a v u t a in questa seric di esperienze, quella all'origine, come si vede, non r a g g i u n g e i 10 ~

Senza t e n t a r e per ora l ' i n t e r p r c t a z i o n c d e l l ' a n d a m e n t o di queste due c u r v e (che deve dipendere anche dalla v a r i a z i o n e dew ineidenza), limitiamoei a e o n s t a t a r e il fatto c h e l a p r e s e n z a del gas ha u n a notevole influenza sull'azione repellente che le due luci esereitano su uno speechio, anehc t r a s p a r e n t e e omo- geneo come ~ il v e t r i n o di Amerio. Esso a p p a r i s c e scaldarsi, ciob, con e n t r a m b i i raggi polarizzatl in modi poco diversi, e la <( faccia ~ eolpita in modo p r e v a l e n t e .

R i m a r r e b b e a studiarsi se, e come, 1o strato di gas ade- rentc a / v e t r i n o e a v c n t e s e m p r e m a g g i o r densit5, d e l l ' a t m o s f e r a circostante i n t c r v c n g a , sotto l'azione delle radiazioni, per mo- dificare c o m p l e t a m e n t e le condizioni del s che, nei t e r m i n i enuneiati da A m e r i o , d o v r e b b e i n d u b b i a m e n t e attri- buirsi alia pressione delia luce. I n appoggio a q u e s t % d u z i o n % v a l g a il r i c h i a m a r e le conelusioni delle reeenti ricerche del ]?roe Naecari (~ S t d l ' i n f l u e n z a delle r a d i a z i o ~ i di~,'ne s u l l ' a t t r i t o ehe i n c o n t r a u n mobile nell" ari,t )) '), secondo le quali (, quando

(< u n a radiazione cade sulla superficie . . . la sun e n e r g i a deve

(( a n d a r e in gran p a r t e i m p i e g a t a ad a u m e n t a r e la veloclt~

r delle molecole d ' a r i a dello strato a d e r e n t e alla superfieie . . . e ancim ad a u m e n t a r e il n u m e r o delle molecole d' aria ehe se

l) Nuovo Cimento, Aprile 191_~

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.ESPERIE.NZE SULLA PRESSIONE DELLA LUCE 1 5 5

<~ ne staccano >>. Basterebbe attribuire a questo strato aderente e co~densato un potere assorbente maggiore clle all'atmosfera circostante~ per ispiegare una parziale trasformazione superfi- ciale dell'energia ragg'iante in energia termocinetiea gassosa:

indipendente dalla direzione (]_el vettore, ossia del potere riflet- tente dello speechio propriamente detto.

4. - - E perb necessario il pensare ad un metodo sehiet- tamente differenzlale, qual'b quello di cui sopra parlavo, per separare l'azione maxwelliana da quella termocinetica dovuta inevitabihnente al gas.

Lo stesso apparecchio suddeseritto si presta anehe all'uso di questo metodo~ quando si possegga un prisma birefrangente ehe dia su~elente divergenza ai due fasei polarizzati ortogo- nalmente~ per colpire con momenti abbastanza grandi i due vetrini del bilanciere. Adoperando il noto apparato di polariz- zazione per proiezione del Dubosq, the comprende d'ordinario un birefl'angente artifieiale di grande apertura, l'esperienza con- serva i suoi caratteri dimostrativi per un esteso uditorio. Con una lampada ad areo da 25 amp. e due vetrini ben politi di 1,5 cm. di diametro separati da orlo a orlo di altrettanto e sospesi a 4 o 5 cm. di filo di quarzo, si possono proiettare senz'altro le due immagini da essi riflesse. Quando la sezione principale dcl birefrangente b orizzontale, con l'incidenza di polarizzazione l'uno dei vetrini riflette vivamente il fascio (,), l'altro q~asi n~dla nel faseio (p), e ls coppia di dischi luminosi si sposta sullo schermo in direzione da quello oscuro verso quello brillante, mentre gli splendori variano mantenendosi complementari. Girando il birefrangente di 180 ~ si scambiano di posto i due fasei (e vanno centrati di nuovo sui due vetrini con nno spostamento opportuno della lente l, (fi.,~. 3): si osser- vano invertirsi tanto le due immagini riflesse, come il verso delia deviazione.

]~ conveniente rimandare sullo sehermo di proiezione anche i due fasci residui che hanno oltrepassato il pallone~ rifletten- doll con lo specchio vertieale m, disposto per l'incidenza brew- steriana; allora invertendo il birefi'angente, si assiste all'intera evoluzione d'intensit~ dei due raggi riftessi da m/poi~ le ira-

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156 A. ~. aossI

magini di questi rimangono fisse sallo sehermo e servono di riferimento per il moto di qaelle riftesse dai vetrini.

Con una serie di esperienze fatte a varic rarefazioni ho dapprima verificato con questo apparecehio chc l'azione del gas effettivamente eliminata, quando si illuminano entrambi gli

<< specchi >> con ]aci uguali e vibranti ortogonalmente. L a c u r v a h tracciata sul diagramma ingrandito nella fig. 8, r e a d e conto di

]

queste esperienze, fra 0 e 4 mm. di mercurio. Si illuminavano i due r e t r i a l all'incidenza b r e w s t e r i a n a e si d e t e r m i n a v a il mas- simo di deviazione raggiunto (sempre leggendo le oscillazioni).

L ' a n d a m e n t o della c u r v a h si pub bensl a m m e t t e r e rettilineo, ma non ~ orizzontale; col crescere della pressione, la deviazione tende a diminuire; con pressioni verso i 25 o 30 ram. la tendenza v a aceentuandosi. Non saprei spiegare questa pendenza se non attribuendone la causa ad a n n eventuale non identit~ ottica o altrimenti superficiale dei due r e t r i a l . ~ Col crescere della pressione si osserva inoltre che il temp% neeessario a r a g g i a n - gere l'elongazione definitiva~ va crescendo; e questo si comprende, data la piccolezza della coppia e i l volume di gas r e l a t i v a m e n t c g r a n d e che ogni vetrino ruotando deve spostare.

5. E s p e r i e n z e con l ' e q u i p a g g i o I I . - - Ho eseguito anche altre determinazioni con questo metodo, tanto con l'equipaggio I, ora adoperato, quanto con l'equipaggio I I , che consiste in un solo vetrino di 30 ram. sospeso per a n diametro al filo dl quarzo.

Riferirb i risultati di queste ultime.

Non avevo per iseopo con esse di ottenere misure assolute della pressione della radiazione, cib che a v r e b b e richiesto di d e t e r m i n a r e l'energia integrale incidente; desideravo unicamente verificare se la differenza delle pressioni normali esercitate <( con uguali momenti >> dai dne raggi birifratti (ammessi di uguali intensitY) sullo specehio, corrispondesse senz'altro alle leggi q u a n t i t a t i v e di Fresnel-Maxwell.

Se un pennello cilindrico di luce naturale, d'intensit~ uni- forme, incide sul disco I I con l'angolo ? in un piano d'incidenza orizzontale e con l'asse tagliante il diametro verticale di so- spensione del disco, la lace riflessa non produrrb~ alcuna azione meecanica. L a lace trasmessa dalla lamina, che ~ anche par-

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E S P E R [ E N Z E SULLA PRESSIONE DI~LLA LUCE ] O 7

zialmente polarizzata, esereita inveee una eoppia di rotazione intorno all'asse di simmetria del cilindro rlfratto, parallelo alia lamina e normale al piano d'incidenza ~

eoppia che risulta proporzionale allo spes- sore della lamina (nel nostro caso 0,15 ram.) e alia intensitg del vettore vibrante nel piano d'ineidenza. Un pennello pola-

rizzato normalinente al piano d'ineidenza Fig. 5.

(fig. 51 che colpisea la lamina di spessore s con l'angolo ?, la oltrepassa subendo uno spostamento parallelo x

s e n (? -- Z)

fleD_

ehe rappresenta il braeeio della eoppia esereitata nel piano di ineidenza dalla differenza degli impulsi eontemporanei della energia ineidente e della energia rifratta. Questa eoppia ~ quindi proporzionale al potere trasmettente della lamina e al cos z : con le nostre notazioni '):

- - - - X " ~ - ? - 4 - X ~" X ~ - I

= 2 l~'s

~ ~/~N~ ~ ; ~ )

(n~ - - 1)

Essa si annulla tanto per ? = 0 , ( X = n ) , quanto per

? = 9 0 ~ passa per un massimo con la eondizione

X ~ = W (n: -4- 2) assumendo il valore

~ n ~ -4- 1 n ossia tg ? ~--- n ~--~- ---_=

C1 ... = k , s n ( < .

Questa coppia ~ nel nostro caso estremamente debole; ten- tativi per metterla in evidenza, richiederebbero l'uso di una lamina sospesa piuttosto spessa e di grande indice di rifi'azione

1) V. n o t a p r e c e d e n t e : ~ A l c u n e t r a s f o r m a z i o n i d e l b formole etc. ~.

(14)

158 A.G. Ross~

quindi in generale non ieggera. Sul nostro disco sottile ~ affatto insensibile.

Se con l'interposizione di un prisma birefrangente, o di altro sistema pig complesso, sdoppiamo ora il pennello ineidente in due metg uguali e polarizzate ortogonalmente, costituenti due fasci diverge,tti in un piano orizzontale, nascerk una eoppia ben pig notevole, tendente a far ruotare iI vetrino nel verso o r e batte il polarizzato (~) che ~ qnello massimamente riflesso.

I poteri rifiettenti della lamina parallela per i polarizzati (~) e (e) sono, con le nostre notazioni,

2 X 2 n ~ X

(13) R , , - = 1 ~ 1 -+---~X~ ' R,,--- 1 ~ n~ q ~ x z .

Se sulle due metk del disco I I (fig. 6) rispetto al diametro vertieale per l'asse di sospensione, ineidono con Fan-

golo ~ due polarizzati ortogonali di uguali intensitk e con uguali momenti (ano dei vettori essendo verti- cale, l'altro orizzontale), la co29pia dovuta alla pres.

sione normale della luee ~ proTorzio',ale alla diffe- renza dei due Toteri riflettenti; e si pub scrivere:

Fig. 6.

(24) C = k ( R , ~ - - R , ) e o s ? = = k 2(n'a - - 1 ) ( X ~ - - n2)X ( n ~ + X : ) ( X ' + 1) cos

ove k sia un coefficiente dipendente dalle dimensioni dell'equi- paggio (braecio del momento . . . ) e dalla intensit~ ineidente.

Conosciamo gib. come v a r i a il fattore in X : si annulla tanto per

= 0 quanto per ~ = 90~ per l'ineidenza brewesteriana diventa (n ~ - 1)~J(n*d-1); e raggiunge il valor massimo (n ~ - 1)j(n~ + 1) per una certa incidenza, maggiore di quella. I1 fattore

T t 2 ] cos ? = X ~ --~1

ha per effetto di spostare il massimo della coppia C verso le ascisse minori e di depriiaerlo; come mostrano Ie curve delia fig. 7.

(15)

E S P E R I E N Z E S U L L A P R E S S I O ~ E D E L L A L U C E 159 Salvo dunque i[ fattore cos % la coppia in questo caso 2,'oForzionale alla quantit& dl luce polarizzata che verrebbe

rzJtessa dalla lamina quando un ~lscio diluce naturale ]a col- ylss~.

X

Fig. 7.

Ho cereato di realizzare una disposizione all'uopo adatta, che permettesse ciob~ partendo da un fascio di luce naturalo incidente sul centro del vetrino I I , di sdoppiarlo a volontb, e con varia divergenza nei sttoi due componenti ortogonali, in tm piano normale alla sospensione. L a fig. 8 eorrisponde a uno dei metodi sperimentati. Da un birefi'angonte composto B (acromatizzato) escono due faseetti paralleli n, p (cib che si pus non troppo faeilmente ottenere regolando la convergenza e l'inclinazione, mediante un prisma di vetro addizionalo, dol

Fig. 8.

fascio entrante) i quali vengono ricevuti sopra una lento L ; questa l i f a convergere nel suo foeo, ove essi ricostituiscono luee naturale. Spostando la lento lungo il suo asse, si pub tra- sportare avanti o indiotro la regione di convergenza dei due fascetti polarizzati, prima della quale e dopo, l'ordine di essi si inverte sopra un piano fisso the li tagli. E cosl possibile far battere sul vetrino V i due polarizzati nell'ordino n i p I ov- veto p~n2, invertendo cio~ dalla posizione Vi alla posiziono V 2

(16)

160 . . ~. Rossl

la eoppia, ehe in V o b nulla. I n c a u s a della i n c l i n a z i o n e del v e t r i n o , d i v e r s a sui due r a g g i , su di esso si p r o i e t t a n o due disehi luminosi di diverse g r a n d e z z e e di f o r m e ovali d i v e r s e : m a s e i d u e faseetti iniziali sieno r i g o r o s a m e n t e paralleli e ci- lindrici e tutto sia s i m m e t r i e o rispetto all'asse della lente, v ' h a r rispetto ai ,, m o m e n t i >, sul disco. Tali c o n d i z i o n i sono perb a l q u a n t o diffieili a realizzarsi, se non a forte disca- pito della intensit~ l u m i n o s a ; la disposizione s a r e b b e a l t r i m e n t l molto comoda, poichb col solo s p o s t a m e n t o l o n g i t u d i n a l e della lente L fra due arresti p r e d e t e r m i n a t i s ' i n v e r t i r e b b e l'espe- r i e n z a i). M e n o c o m m a , a questo seopo, ho t r o v a t o i n v e e e la r o t a z i o n e dello stesso b i r e f r a n g e n t e , giaceh~ ad ogni i n v e r s i o n e necessario eseguire anehe s p o s t a m e u t i laterali p e r r i p o r t a r e i due faseetti suile direzioni primitive, non essendo p e r essi in g e n e r a l e Passe di r o t a z i o a e del p r i s m a B, o se vttolsi il r a g g i o incidente, u n asse di s i m m e t r i a .

Ho perb finalmente rieorso ad u n p r i s m a W o l l a s t o n , che, c o m e ~ noto, possiede la p r o p r i e t k di d a r e per u n r a g g i o en- t r a n t e normale, fasei birifratti molto p r o s s i m a m e n t e d i v e r g e n t i di uno stesso a n g o l o + cr dalla n o r m a l e e in uno stesso piano con questa. CosicchS, faeendo r u o t a r e il p r i s m a e n t r o la s a a eustodia cilindrica i n t o r n o al r a g g i o incidente coassialment% i due fascetti b a t t e n t i sul disco m a n t e n g o n o lo stesso << m e m e n t o >~.

4) Se i due raggi incidenti sullo , specchio ,, mentre esso oseilla, si invertano a intervalli uguali al suo mezzo periodo e in fasi opportune della elongazione, si riesce, anche con deboli intensitY, a fargli raggiungere ample oscillazioni. Questo metoclo dinamieo per dilnostrare la pre~sione del raggio luminoso, potrebbe praticarsi con maggior evidenza dirisultati e con luce naturaie, se si riuscisse a costruire la bilaneia di torsione con un periodo dell'ordine di un secondo invece che di cento secondi tuttavia mantenendo 1~

eoppia direttrice debolissima. Facendo oscillare a destra e sinistra sullo specchio, posto nel vuoW, un foco luminoso intenso~ con lo stesso periodo pro- prio dello specchio, e costituendo questo coll una laminetta di argento (ben brunita) per rendere rapido l'equilibrio della temperatura, si potrebbe forse trasmettergli una oscillazione abbastanza ampia pel tramite del fascio lumi- noso oscillante. 11 metodo eliminerebbe ancora l'azione termocinetica, poich6 si pub ammettere chela laminetta d'argento assumerebbe presto in tutti i suoi punti una stessa temperatura, e ailora non resterebbero che gl'impulsi periodici della luce per produrre la vibrazione.

(17)

E S P E R I E N Z E S U L L A P R E S S I O N E DE1A,A L U C E 161 L a disposizione definitivamente utilizzata ~ quindi quella indieata al disopra della fig. 3 prec., ore si vede il Wollaston W nel quale entra un fascio parallelo proveniente dalla N e r n s t N e dal quale escono i due polarizzati, eondotti poi al parallelismo da una lente c fissa alla sua distanza locale, ehe li dirlge sul disco I I entro il pallone. L a disposlzione degli altri appareeehi quella preeedentemente descritta. I1 piccolo eannocehiale di- retto allo speeehio fisso m serv~ ora a fissare ogni volta la linea vertieale di tangenza (o d'intersezione) dei due ovali luminosi proiettati sul disco preeisamente in eoineidenza col diametro di sospensione di quest'ultimo, el6 ehe riehiedeva sempre qualehe piccolo spostamento della lente 1 (ab) ad ogtfi rotazione del bire- frangente, regolazione d'altra parte assai spieeia ehe si eseguiva a distanza con eordieelle, dopo aver velato la lampada.

Mantenendo eostantemente nel pallone P una rarefazione di aleuni 0,01 di ram. di mereurio, venne eseguita una serie di misure, distribuite in pareeehi giorni suecessivi, con intensitk luminosa eostante e fecendo variare l'a~qolo d'i~cidenza sul ve- trino. Per questo seopo, si spostava, angolarmente di volta in volta il sistema di magneti hh, di fronte all'areo diviso oriz- zontale, di 40 em. di diametro, posto a loro livello, e si eon- trollava l'angolo di rotazione con la determinazione del nuovo zero riflesso ogni volta nel eannoeehiale di lettura. Indi si tra- sportava il eannoeehiale con la scala in direzione della nuova normale allo speeehietto dell'equipaggio, rettifieando ovviamente le eondizioni di simmetria del sistema con la massima eura.

Ciaseuna esperienza eonsisteva allora in un gruppo di osser- vazioni conjugate della deviazione massima raggiunta a illuml- nazione eostante partendo dallo zero determinato, e con l'inver- sione, dall'una all'ultra, dei due polarizzati, eio~ con la rotazione di 180 o del birefrangente. Delle deviazioni ottenute, alternati- vamente di versi oppostl, si prendeva la media. Ciaseun gruppo eomprese sempre almeno tre eoppie di inversioni~ spesso quattro:

eosieehg eiaseuna media, ehe db. un punto, proviene da almeno sei letture, alternamente a destra e a sinistra dalla scala. Am- messo ehe il disco I [ fosse in tutta la sua estensione ottiea- mente e superficialme~,te omogeneo, si doveva eosl eliminare, oltre l'effetto termoeinefieo, anehe la variazione del potere ri-

Se~ie V[. 1%1. !'I 11

(18)

1 6 2 a. G ~ o s s l

flettente dello < specchio ~ dovut,'t alla variazione d'incidenza durante le deviazioni. Queste d'altra parte furono tenute ab- bastanza piccole, regolando convcnientemente la intensitk la- minosa. Per es, la deviazione pifl forte osservata, quclla the comparisee sat calm]he della curva, fig. 9, nel ffiorno 3. rap- presenta 143 ram. della scala a 2000 ram., ossia circa 40 .

I-I I ' i '~ ! I . i . . . : ....

--__L.._L__L_ ! ' ..-+-_-~ I I <~--~ L--_L l i

i I I ? . ~ ( I~ ,;--:~ " -

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I_-'l ! , t ! I T T ! i , t , I , - i \ i I

~ - i - - - ~ ' - - - - ~ - - - ~ ~ ~ T - - - ' t - - " - r - - - - r - . . . - i - - - F - . - b + - - . - - .---!

... I I i ! ! ~ / , T 9 '~ ,,

, - -I ' ' I , r t , I . . .

F--T--rq---i---i---[---,F--q----;----[--~--i----~- i I I i \1

Iv->!', ~ I~o' 1 12o" i ,~o'i i<~o" ! i~0 i t6o" I 170" 1 i i~-!. XJ Fig. 9.

I1 campo delle esperienze venne estcso per una venfina di grad] a destra e a sinistra della incidenza brewsterlana, rica- vandosi in totale 39 punti in hove giorni successivi.

Costruita in ]scala conveniente la curva teorica (19) della differenza de] peter] riflettenti del vetrino (di indice 1.48~, de- terminate al microscopio), come mostra la fig. 9, furono riportati sul diagramma i punt] sperimentali, dope averli rldotti all~

stessa scala prendendo per unitk l'ordinata teorica corrispon- dente alia incidenza brewsteriana, cui si riferisce il primo gruppo dl esperienze eseguite il giorno 1 e verificate serupolosamente il giorno 10.

(19)

E S P E R I E b T Z E S U L L A PRESSI0xNE D E L L A L U C E 163 E n t r o ciascuno dei circoletti, n u m e r a t i da 1 a 9 sul trac- ciato, sono contenuti punti determinati in uno stesso giorno;

come si scorg% esperienze eseguite in giorni diversi trovansi inserite le une fra le altre, seeondo il easo delle ineidenze de- terminate.

L a discreta unis di distribuzione dei puntl speri- mentali sulla e u r v a teorica nel ramo studiato, stabilisee u n a p r o v a sufilciente ,q dimostrare la bont~ del metodo.

Che se si voglia a m m e t t e r e questo a p r i o r i , l'esperienze fattc equivalgono, con un certo grado di probabilitY, a una misura quantitativa della pressione della luce.

Torino, R. Politecnico, 1911-1~.

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