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SICUREZZA SUI LUOGHI DI LAVORO CONSULENZA FORMAZIONE FORNITURA DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

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(1)

CORSO DI FORMAZIONE SPECIFICA DEI LAVORATORI - PRIMA PARTE - Accordo Stato Regioni n. 221 del 21 dicembre 2011 -

(2)

VALUTAZIONE DEL RISCHIO INCENDIO

M.P.M. di Plazzo Matteo e C. S.a.s. - 71043 Manfredonia (FG) Tel. 0884 586276 - cell. 348 2600915 - e.mail: direzione@sicurezzampm.it

www.sicurezzampm.it

SICUREZZA SUI LUOGHI DI LAVORO – CONSULENZA – FORMAZIONE – FORNITURA DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

M P M

(3)

Il datore di lavoro deve effettuare la valutazione del rischio incendio.

A seguito della quale il luogo di lavoro verrà classificato in una delle seguenti categorie: basso, medio, elevato.

D.M. 10 marzo 1998

art. 46 del D.lgs. 81/08 e s.m.i.

(4)

La valutazione del rischio incendio

Rientrano in tale categoria le scuole con meno di 100 presenze.

Formazione dei lavoratori addetti alla squadra antincendio della durata di 4 ore.

Luoghi di lavoro a rischio di incendio basso

(5)

Si intendono a rischio di incendio basso i luoghi di lavoro o parte di essi, in cui sono presenti sostanze a basso tasso di infiammabilità e le condizioni dei locali e di esercizio offrono scarse possibilità di sviluppo

di principi di incendio ed in cui, in caso di incendio, la probabilità di propagazione dello stesso è da ritenersi limitata.

Luoghi di lavoro a rischio di incendio basso

(6)

La valutazione del rischio incendio

(7)

Rientrano in tale categoria di attività i luoghi di lavoro compresi nell‘Allegato I del D.P.R. 1 agosto 2011, quindi soggette al controllo del comando provinciale dei VV.F. (67. Scuole di ogni ordine, grado e tipo, collegi, accademie con oltre 100 persone presenti. Asili nido con oltre

30 persone presenti).

Formazione dei lavoratori addetti alla squadra antincendio della durata di 8 ore.

Luoghi di lavoro a rischio di incendio medio

(8)

La valutazione del rischio incendio

Si intendono a rischio di incendio medio i luoghi di lavoro o parte di essi, in cui sono presenti sostanze infiammabili e/o condizioni locali e/o di esercizio che possono favorire lo sviluppo di incendi, ma nei quali, in caso di incendio, la probabilità di propagazione dello stesso è

da ritenersi limitata.

Luoghi di lavoro a rischio di incendio medio

(9)
(10)

La valutazione del rischio incendio

Si intendono a rischio di incendio elevato i luoghi di lavoro o parte di essi, in cui per presenza di sostanze altamente infiammabili e/o per le

condizioni locali e/o di esercizio sussistono notevoli probabilità di sviluppo di incendi e nella fase iniziale sussistono forti probabilità di

propagazione delle fiamme.

Luoghi di lavoro a rischio di incendio elevato

RISCHIO ELEVATO

(11)

Rientrano in tale categoria di attività scuole di ogni ordine e grado con

oltre 1.000 persone presenti, di cui all’Allegato IX, punto 9.2, lettera m) del D.M. 10 marzo 1998.

Formazione dei lavoratori addetti alla squadra antincendio della durata di 16 ore.

Luoghi di lavoro a rischio di incendio elevato

(12)

La valutazione del rischio incendio

Chi lo rilascia?

Quali sono le modalità?

Certificato di Prevenzione Incendi

(13)

MISURE TECNICHE - INTERVENTI DI ADEGUAMENTO

(14)

La valutazione del rischio incendio

MISURE GESTIONALI

(15)

Le scuole vengono suddivise, in relazione alle presenze effettive contemporanee in esse prevedibili di alunni e di personale docente e non docente, nei seguenti tipi:

tipo 0: scuole con numero di presenze contemporanee fino a 100 persone;

tipo 1: scuole con numero di presenze contemporanee da 101 a 300 persone;

tipo 2: scuole con numero di presenze contemporanee da 301 a 500 persone;

tipo 3: scuole con numero di presenze contemporanee da 501 a 800 persone;

tipo 4: scuole con numero di presenze contemporanee da 801 a 1200 persone;

tipo 5: scuole con numero di presenze contemporanee oltre le 1200 persone.

1.2 Classificazione

(16)

D.M. 26 agosto 1992

Gli edifici da adibire a scuole, non devono essere ubicati in prossimità di attività che comportino gravi rischi di incendio e/o di esplosione.

2.0 Scelta dell’area

(17)

2.2 Accesso all’area Per consentire l'intervento dei mezzi di soccorso dei V.V. F. gli accessi all'area ove

sorgono gli edifici scolastici devono avere i seguenti requisiti minimi:

larghezza: 3,50 m;

altezza libera: 4 m;

raggio di volta: 13 m;

pendenza: non superiore al 10%. (…)

(18)

D.M. 26 agosto 1992

Le attività scolastiche (…) devono essere separate dai locali a diversa destinazione, non pertinenti all'attività scolastica, mediante strutture di caratteristiche almeno REI

120 senza comunicazioni (…).

E' consentito che l'alloggio del custode, dotato di proprio accesso indipendente, possa comunicare con i locali pertinenti l'attività scolastica mediante porte di

caratteristiche almeno REI 120

2.4 Separazioni

(19)

Resistenza meccanica. Stabilità: attitudine di un elemento da costruzione a conservare la resistenza meccanica sotto l'azione del fuoco.

R

Esposizione. Tenuta: attitudine di un elemento da costruzione a non lasciar passare né produrre (se sottoposto all'azione del fuoco su un lato) fiamme, vapori o gas caldi sul lato non esposto al fuoco.

E

Isolamento termico: attitudine di un elemento da costruzione a ridurre, entro un dato limite, la trasmissione del calore.

I

(20)

D.M. 26 agosto 1992

d) i materiali suscettibili di prendere fuoco su entrambe le facce (tendaggi, ecc.) devono essere di classe di reazione al fuoco non superiore a 1

3.1 Reazione al fuoco dei materiali

(21)

La larghezza minima delle scale deve essere di m 1,20 (…). I gradini devono essere a pianta rettangolare, devono avere alzata e pedata costanti, rispettivamente non

superiore a 17 cm e non inferiore a 30 cm.

4.1 Scale

(22)

D.M. 26 agosto 1992

Ogni scuola, deve essere provvista di un sistema organizzato di vie di uscita

dimensionato in base al massimo affollamento ipotizzabile in funzione della capacità di deflusso ed essere dotata di almeno 2 uscite verso luogo sicuro.

5.2 Sistema di via di uscita

(23)

Gli spazi frequentati dagli alunni o dal personale docente e non docente, qualora distribuiti su più piani, devono essere dotati, oltre che della scala che serve al normale afflusso, almeno di una scala di sicurezza esterna o di una scala a prova di

fumo o a prova di fumo interna.

5.2 Sistema di via di uscita

(24)

D.M. 26 agosto 1992

La lunghezza delle vie di uscita deve essere non superiore a 60 m e deve essere misurata dal luogo sicuro alla porta più vicina allo stesso di ogni locale frequentato

dagli studenti o dal personale docente e non docente.

5.4 Lunghezza della via di uscita

(25)

Il numero delle uscite dai singoli piani dell'edificio non deve essere inferiore a due.

Esse vanno poste in punti ragionevolmente contrapposti.

Per ogni tipo di scuola i locali destinati ad uso collettivo (spazi per esercitazioni, spazi per l'informazione ed attività parascolastiche, mense, dormitori) devono essere

dotati, oltre che della normale porta di accesso, anche di almeno una uscita di larghezza non inferiore a due moduli, apribile nel senso del deflusso, con sistema a

semplice spinta, che adduca in luogo sicuro.

5.6 Numero delle uscite

(26)

D.M. 26 agosto 1992

Le porte devono avere larghezza almeno di 1,20 ed aprirsi in senso dell'esodo quando il numero massimo di persone presenti nell'aula sia superiore a 25 e per le

aule per esercitazione dove si depositano e/o manipolano sostanze infiammabili o esplosive.

Le porte che si aprono verso corridoi interni di deflusso devono essere realizzate in modo da non ridurre la larghezza utile dei corridoi stessi.

5.6 Numero delle uscite

(27)

Il carico di incendio di ogni singolo locale non deve superare i 30 kg/mq ; qualora venga superato il suddetto valore, nel locale dovrà essere installato un impianto di

spegnimento a funzionamento automatico.

Ad uso di ogni locale dovrà essere previsto almeno un estintore, di tipo approvato, di capacità estinguente non inferiore a 21 A, ogni 200 mq di superficie.

6.2 Spazi per depositi

(28)

D.M. 26 agosto 1992

I depositi di materiali infiammabili liquidi e gassosi devono essere ubicati al di fuori del volume del fabbricato (…).

Per esigenze didattiche ed igienico-sanitarie è consentito detenere

complessivamente, all'interno del volume dell'edificio, in armadi metallici dotati di bacino di contenimento, 20 l di liquidi infiammabili.

6.2 Spazi per depositi

(29)

Le scuole devono essere dotate di un impianto elettrico di sicurezza alimentato da apposita sorgente, distinta da quella ordinaria.

Esso deve alimentare le seguenti utilizzazioni, strettamente connesse con la sicurezza delle persone:

a) illuminazione di sicurezza, compresa quella indicante i passaggi, le uscite ed i percorsi delle vie di esodo che garantisca un livello di illuminazione non inferiore a 5 lux;

b) impianto di diffusione sonora e/o impianto di allarme.

Nessun'altra apparecchiatura può essere collegata all'impianto elettrico di sicurezza.

L'autonomia della sorgente di sicurezza non deve essere inferiore ai 30'.

7.1 Impianto elettrico di sicurezza

(30)

D.M. 26 agosto 1992

Le scuole devono essere munite di un sistema di allarme in grado di avvertire gli alunni ed il personale presenti in caso di pericolo.

Il sistema di allarme deve avere caratteristiche atte a segnalare il pericolo a tutti gli occupanti il complesso scolastico ed il suo comando deve essere posto in locale

costantemente presidiato durante il funzionamento della scuola.

8. Sistema di allarme

(31)

Il sistema di allarme può essere costituito, per le scuole di tipo 0-1-2, dallo stesso impianto a campanelli usato normalmente per la scuola, purché venga convenuto un particolare suono.

Per le scuole degli altri tipi deve essere invece previsto anche un impianto di altoparlanti.

8. Sistema di allarme

(32)

D.M. 26 agosto 1992

Le scuole di tipo 1-2-3-4-5, devono essere dotate di una rete idranti (…).

9.1 Rete idranti

(33)

Devono essere installati estintori portatili di capacità estinguente non inferiore 13 A, 89 B, C di tipo approvato dal Ministero dell'interno in ragione di almeno un estintore

per ogni 200 mq di pavimento o frazione di detta superficie, con un minimo di due estintori per piano.

9.2 Estintori

(34)

D.M. 26 agosto 1992

12.1. Le vie di uscita devono essere tenute costantemente sgombre da qualsiasi materiale.

12. Norme di esercizio

(35)

12.8. Negli archivi e depositi, i materiali devono essere depositati in modo da consentire una facile ispezionabilità, lasciando corridoi e passaggi di larghezza non inferiore a 0,90 m.

12.9. Eventuali scaffalature dovranno risultare a distanza non inferiore a m 0,60 dall'intradosso del solaio di copertura.

12. Norme di esercizio

(36)

D.M. 26 agosto 1992

12.10 Il titolare dell'attività deve provvedere affinché nel corso della gestione non vengano alterate le condizioni di sicurezza. Egli può avvalersi per tale compito di un responsabile della sicurezza, in relazione alla complessità e capienza della struttura scolastica.

12. Norme di esercizio

(37)
(38)

Dopo

(39)

LIQUIDO

SOLIDO

GASSOSO

CALORE

INNESCO

(40)

CLASSI DI INCENDIO

LIQUIDO SOLIDO

A

B

C

(41)
(42)

ESTINTORI

(43)

 Acqua

 Schiuma

 Polveri

 Gas inerti

(44)

LE FASI DELL’INCENDIO

FASE DI IGNIZIONE Dipende dai seguenti fattori:

infiammabilità del combustibile;

possibilità di propagazione della fiamma;

geometria e volume degli ambienti;

(45)

FASE DI PROPAGAZIONE Caratterizzata da:

produzione dei gas tossici e corrosivi;

riduzione di visibilità a causa dei fumi di combustione;

aumento rapido delle temperature.

(46)

LE FASI DELL’INCENDIO

INCENDIO GENERALIZZATO (FLASH-OVER) Caratterizzata da:

brusco incremento della temperatura;

crescita esponenziale della velocità di combustione;

(47)

ESTINZIONE E RAFFREDDAMENTO

Ad esaurimento del combustibile inizia ad abbassarsi la temperatura all'interno del locale a causa della progressiva diminuzione dell'apporto termico residuo e della

dissipazione di calore attraverso i fumi ed i fenomeni di conduzione termica.

(48)

PRINCIPALI EFFETTI DELL’INCENDIO SULL’UOMO

Anossia:

diminuzione di ossigeno nei tessuti o nel sangue

Azione tossica dei fumi

Riduzione della visibilità

Azione termica:

ustioni di 1° - 2° - 3° grado

(49)

Protezione contro le scariche atmosferiche;

Installazione di dispositivi di sicurezza per le centrali termiche;

Stoccaggio delle sostanze infiammabili;

Riduzione del carico di incendio;

Utilizzo di materiali incombustibili;

Compartimentazione delle aree a rischio specifico;

Istallazione di mezzi antincendio (estintori ed idranti);

Segnaletica di sicurezza;

(50)

MISURE DI PREVENZIONE INCENDI

(51)

RESISTENZA AL FUOCO DEI MATERIALI SISTEMI DI VIA DI USCITA

(52)

PROTEZIONE ATTIVA

ESTINTORI PORTATILI E CARRELATI NASPI E IDRANTI

(53)
(54)

IL RISCHIO CHIMICO

M.P.M. di Plazzo Matteo e C. S.a.s. - 71043 Manfredonia (FG) Tel. 0884 586276 - cell. 348 2600915 - e.mail: direzione@sicurezzampm.it

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SICUREZZA SUI LUOGHI DI LAVORO – CONSULENZA – FORMAZIONE – FORNITURA DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

M P M

(55)

Le sostanze chimiche possono trovarsi sotto forma di:

 Solidi: paste - polveri

 Liquidi: soluzioni - gel - sospensioni - emulsioni

 Aeriformi: gas - vapori - fumi - nebbie - aerosol - spray

(56)

MODALITÀ DI ASSUNZIONE O DI INTERAZIONE

 Ingestione: per assorbimento e/o discioglimento nella saliva e sulle mucose della bocca

 Contatto: attraverso piccole lesioni della pelle, le aperture naturali dei pori cutanei e attraverso gli occhi

 Inalazione: attraverso le vie aeree naso e bocca

(57)

che cosa s’intende per prodotto pericoloso

come riconoscere un prodotto pericoloso

quali sono le precauzioni da adottare

come reagire in caso di infortunio

(58)

SOSTANZE PERICOLOSE

è in grado di provocare incendi ed esplosioni

è pericolosa per la salute

è pericolosa per l’ambiente

(59)
(60)

1 Identificazione preparato/produttore

2 Composizione/informazioni sui componenti 3 Identificazione dei pericoli

4 Misure primo soccorso 5 Misure antincendio

6 Misure per fuoriuscita accidentale 7 Manipolazione e stoccaggio

8 Controllo esposizione/protezione individuale 9 Proprietà fisiche/chimiche

10 Stabilità e reattività

11 Informazioni tossicologiche 12 Informazioni ecologiche

13 Considerazioni sullo smaltimento 14 Informazioni sul trasporto

15 Informazioni sulla regolamentazione

SCHEDA DI SICUREZZA

(61)
(62)

SCHEDA DI SICUREZZA

(63)
(64)

SCHEDA DI SICUREZZA

(65)

Le sostanze e i preparati possono essere suddivisi in 4 categorie primarie:

 Non pericolose: l’acqua che beviamo e l’aria che respiriamo.

 Non pericolose, ma impiegate in condizioni tali da poter costituire un pericolo: acqua ad alta temperatura, aria compressa.

 Pericolose - non classificate: acqua reflue, miscele, rifiuti e tutte le

sostanze non etichettate.

 Pericolose - classificate: sostanze etichettate.

(66)

E

Pericolo: Sostanze o preparati che possono esplodere a causa di una scintilla o che sono molto sensibili agli urti o allo sfregamento e alle temperature.

Precauzioni: Evitare urti, attriti, scintille, calore.

+

(R2-R3)

H200-H201-H203 H241

SIMBOLOGIA - ESPLOSIVO

(67)

Pericolo: Liquidi con punto di infiammabilità inferiore a 0°C e con punto di ebollizione/punto di inizio

dell'ebollizione non superiore a 35°C. Es.: Idrogeno, Acetilene, Etere etilico.

Precauzioni: Conservare lontano da qualsiasi fonte di innesco.

Pericolo: Sostanze gassose infiammabili a contatto con l'aria a temperatura ambiente e pressione atmosferica.

Autoreattive.

Precauzioni: Evitare la formazione di miscele aria-gas infiammabili e tenere lontano da fonti di innesco.

(R12)

H220-H224-H242

(68)

F

Pericolo: Sostanze auto-infiammabili. Prodotti chimici infiammabili all'aria. Es.: Benzene, Etanolo, Acetone.

Precauzioni: Conservare lontano da qualsiasi fonte di innesco.

Pericolo: Prodotti chimici che a contatto con l'acqua formano rapidamente gas infiammabili.

Precauzioni: Evitare il contatto con umidità o acqua.

Pericolo: Liquidi con punto di infiammabilità inferiore a 21°C.

Precauzioni: Tenere lontano da fiamme libere, sorgenti di calore e scintille.

Pericolo: Sostanze solide che si infiammano facilmente dopo breve contatto con fonti di accensione.

(R11-R15-R17)

SIMBOLOGIA - FACILMENTE INFIAMMABILE

(69)

Pericolo: Sostanze o preparati in grado di fornire ossigeno e, pertanto, di alimentare un incendio anche in assenza di aria. Es.: Ossigeno, Nitrato di potassio, Perossido di

idrogeno.

Precauzioni: Tenere lontano da materiale combustibile.

(R7-R8-R9)

H270-H271-H272

(70)

I criteri di classificazione dei pericoli per la salute possono essere di diversa natura. E’ possibile distinguere effetti tossici locali (corrosione, irritazione degli occhi, della pelle e delle mucose) da effetti tossici sistemici (su organi bersaglio diversi dal sito di applicazione), effetti immediati (che provocano danni acuti quali, ad esempio, ustioni) da effetti ritardati (che causano danni dopo esposizione continua o ripetuta ed effetti sulla riproduzione), effetti reversibili (alterazioni dei parametri ematici) da effetti irreversibili SOSTANZE PERICOLOSE PER LA SALUTE

(71)

Pericolo: Sostanze molto pericolose per la salute per inalazione (R26), ingestione (R28) o contatto con la pelle (R27), che possono anche causare morte.

Possibilità di effetti irreversibili da esposizioni occasionali, ripetute o prolungate.

Precauzioni: Evitare il contatto, inclusa l'inalazione di vapori e, in caso di malessere, consultare il medico.

H300-H301 H310-H311 H330-H331 (R26-R27-R28)

(72)

T

Pericolo: Sostanze tossiche per via orale (R25), per via cutanea (R24) o per

inalazione (R23). Sostanze o preparati che possono provocare, anche in piccole quantità, seri danni alla salute con effetti anche letali.

Precauzioni: Essere evitato il contatto.

H300-H301 H310-H311 H330-H331

SIMBOLOGIA - TOSSICO

(R23-R24-R25)

(73)

H340-H341 (R46)

Pericolo: Sostanze che possono provocare alterazioni genetiche ereditarie Precauzioni: evitare il contatto.

(R68)

(74)

SIMBOLOGIA - TOSSICO/NOCIVO

T

H350-H351 (R45-R49)

Xn

(R40)

Pericolo: R45 Può provocare il cancro. R49 Può provocare il cancro per inalazione.

Es.: polvere di legno, amianto, idrocarburi policiclici aromatici, silice.

Precauzioni: evitare il contatto.

(75)

H302-H312-H332 (R20-R21-R22)

Pericolo: Nocivo per inalazione, ingestione o contatto con la pelle. Possibilità di effetti irreversibili da

esposizioni occasionali, ripetute o prolungate.

Precauzioni: Evitare il contatto, inclusa l'inalazione di vapori e, in caso di malessere, consultare il medico.

(76)

Pericolo: Prodotti chimici che per contatto distruggono sia tessuti viventi che materiali inerti.

Precauzioni: non inalare i vapori ed evitare il contatto con la pelle, occhi ed indumenti.

C

(R34-R35)

SIMBOLOGIA - CORROSIVO

(77)

(R36-R38)

H315-H319

Pericolo: Prodotti chimici che possono avere effetto irritante per pelle, occhi ed apparato respiratorio.

Precauzioni: non inalare i vapori ed evitare il contatto con la pelle.

(78)

Xi

Sostanze o preparati che possono provocare irritazioni cutanee e

l'inalazione dei vapori può provocare sonnolenza e vertigini (R38-R67) H315-H336

H225 (R11)

SIMBOLOGIA - IRRITANTE

(79)

Pericolo: Sostanze nocive per l'ambiente acquatico (organismi acquatici, acque) e per l'ambiente terrestre (fauna, flora, atmosfera) o che a lungo termine hanno effetto dannoso.

Precauzioni: Le sostanze non devono essere disperse nell’ambiente.

(R51-R53)

H400-413

(80)

ESITO DELLA VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO

Se i risultati della valutazione dei rischi dimostrano che, in relazione al tipo e alle quantità di un agente chimico pericoloso e alle modalità e frequenza di esposizione a tale agente presente sul luogo di lavoro, vi è

solo un rischio basso per la sicurezza e irrilevante per la salute dei lavoratori e che le misure di cui al comma 1 sono sufficienti a ridurre il rischio, non si applicano le disposizioni degli articoli 225, 226, 229, 230.

art. 224, comma 2 del D.lgs. 81/08 e s.m.i.

(81)

IL RISCHIO ELETTRICO

(82)

DEFINIZIONIE RISCHIO ELETTRICO - CEI 1127 - CEI 1148 - CEI 014

Combinazione della probabilità e della gravità del possibile infortunio di una persona esposta a pericoli elettrici, shock

elettrico e arco elettrico.

INFORTUNIO (ELETTRICO)

morte (art. 589 c.p.: omicidio colposo) o lesione personale (art.

590 c.p.: lesioni personali colpose) causati da shock elettrico, da

ustione elettrica, da arco elettrico, o da incendio o esplosione

originati da energia elettrica a seguito di qualsiasi operazione di

(83)

cui effetto sull’organismo umano dipende essenzialmente da cinque fattori.

Natura della tensione

Intensità di corrente

Durata del contatto

Percorso della corrente

Condizioni fisiche di isolamento

(84)

PERCORSO DELLA CORRENTE ELETTRICA

(85)

 Tetanizzazione: blocco della muscolatura totale o parziale.

 Fibrillazione ventricolare: moto scoordinato del muscolo cardiaco.

 Ustione della cute: in forma più o meno grave.

 Asfissia: per paralisi dei muscoli respiratori.

(86)

TIPI DI CONTATTO

Contatto diretto

Si ha quando il corpo umano viene a contatto con una parte metallica normalmente in tensione: conduttori scoperti,

spine difettose, ecc.

(87)

Contatto indiretto

Si ha quando il corpo umano viene a contatto con una parte metallica normalmente non in tensione: cedimento

dell’isolante, guasti improvvisi, ecc.

(88)

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE

Isolamento delle parti in tensione.

Messa a terra dell’impianto e delle apparecchiature.

Adozione di dispositivi e apparecchiature di protezione.

(89)

Rappresenta il principale apparecchio di protezione a sgancio automatico.

La sua caratteristica è quella di rilevare la differenza di potenziale tra una fase del circuito e la messa a terra dell’impianto. Limitando in

questo modo la cosiddetta dose di corrente che potrebbe attraversare

il corpo umano.

(90)

INTERRUTTORI AUTOMATICI MAGETOTERMICI

È un dispositivo di sicurezza in grado di interrompere il flusso di corrente elettrica in un circuito elettrico in caso di sovracorrente;

quest'ultima può essere causata da un malfunzionamento

(sovraccarico) oppure da un guasto (corto circuito).

(91)
(92)

I VIDEOTERMINALI

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SICUREZZA SUI LUOGHI DI LAVORO – CONSULENZA – FORMAZIONE – FORNITURA DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

M P M

(93)

Stabilisce le prescrizioni minime in materia di sicurezza e di salute per le attività lavorative svolte su attrezzature munite di videoterminali.

Titolo VII del D.lgs. 81/08 e s.m.i.

(94)

RIFERIMENTI NORMATIVI

Lavoratore: Operatore che utilizza un’attrezzatura munita di videoterminale in modo sistematico o abituale, per venti ore settimanali.

Art. 173 del D.lgs. 81/08 e s.m.i.

(95)

È dovuta per chi utilizza i videoterminali sistematicamente o abitualmente per almeno 20 ore settimanali.

È esercitata dal medico competente.

Sono previste visite mediche periodiche.

(96)

 Periodicità:

o biennale per i lavoratori/trici classificati idonei con prescrizioni e/o quelli con più di 50 anni;

o tutti gli altri ogni 5 anni

 Controlli:

o degli occhi e della vista

o alla colonna vertebrale e agli arti superiori

LA SORVEGLIANZA SANITARIA

(97)

 I lavoratori sono sottoposti inoltre a controllo oftalmologico:

o quando sospettano alterazioni delle funzioni visive, confermate dal medico competente

o qualora la visita periodica ne evidenzi la necessità

 le spese:

o per gli accertamenti sono a carico del datore di lavoro

(98)

 DISTURBI OCULO VISIVI

o Bruciore, lacrimazione o Affaticamento visivo o Stanchezza alla lettura

NEL COMPLESSO SONO DISTURBI REVERSIBILI

 Principali cause:

o Illuminazione inadatta o Riflesso o abbagliamento

o Impegno visivo protratto nel tempo

 DISTURBI MUSCOLO SCHELETRICI

 Principali cause:

DISTURBI

(99)

 Gli operatori ai VDT hanno diritto ad una interruzione del lavoro mediante:

o pausa

o cambiamento di attività

 Pausa di 15 min. ogni 120 min.

(100)

verificare che la parte alta del monitor sia al livello degli occhi

verificare la distanza del monitor e della tastiera

stare seduti ben eretti con i piedi ben poggiati

regolare bene l’altezza e l’inclinazione della sedia

ai primi sintomi di dolore al collo o alle estremità concedersi una pausa alzandosi e muovendosi

MISURE DI PREVENZIONE

(101)
(102)

ILLUMINAZIONE

POSIZIONE SCORRETTA

(103)

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