6. TRATTI DELL’ITALIANO IN MOVIMENTO
6.1. Un elenco di tratti dell’italiano in movimento
Nel capitolo 1 si sono elencati i tratti specifici dell’italiano parlato e nel capitolo 2 si sono descritte le caratteristiche dell’italiano televisivo. Scopo del presente lavoro è ora quello di individuare e analizzare i principali tratti morfosintattici all’interno del nostro corpus di analisi.
Sarà rivolta particolare attenzione alle differenze tra le due puntate del nostro corpus: un’analisi contrastiva delle due, infatti, funzionerà per evidenziare e quantificare le caratteristiche di due livelli di conversazione legati all’argomento e al tipo di interlocutori, uno più informale, più vicino, come già ribadito nel capitolo precedente, ad un parlato quotidiano autentico, e l’altro più tecnico e formale.
Si è scelto inoltre di rivolgere particolare attenzione a quei fenomeni che sono stati definiti “tratti dell’italiano in movimento”, tratti in via di espansione che conferiscono una rinnovata fisionomia alla lingua italiana, definita “in movimento” in quanto come strumento di comunicazione e di interazione tra gli uomini non può rimanere statica, ma è sempre soggetta a trasformazioni, così come si trasforma la società di cui è contemporaneamente specchio e principale espressione.
Questi tratti, indicati analizzati e variamente giudicati dagli studiosi1, sono stati negli ultimi anni oggetto di numerose analisi. Ad uso sostanzialmente didattico, sono stati raccolti e schedati all’interno del Dipartimento di Studi Italianistici dell’Università di Pisa da Tavoni e Maffei, in un Elenco di tratti dell’italiano in movimento (cfr. Appendice C), corredato da esempi, che è stato il principale strumento e punto di partenza per le nostre ricerche.
In più, la nostra analisi si è soffermata soprattutto intorno a quei fenomeni comunemente giudicati come “sub-standard”: tratti che in “un modello della varietà pluridimensionale orientato stanno al di sotto dello standard, verso l’estremo basso di ogni asse di variazione” (Berruto 1993a). L’occorrenza, se pur occasionale e con bassa frequenza, di questi in una conversazione spontanea in televisione, condotta da parlanti di livello culturale e sociale medio-alto2, è a nostro parere un’interessante segnale della strada che l’italiano parlato come lingua in movimento sta percorrendo. Anche da questo punto di vista sarà interessante notare i differenti comportamenti degli interlocutori delle due puntate.
Precisiamo, infine, che per lo spoglio dei dati in questo caso si è solo parzialmente e in modo non sistematico fatto uso di strumenti computazionali di analisi, procedendo prevalentemente con una schedatura manuale: metodologia quindi più soggetta ad errori che non quella che utilizza sistemi computazionali.
Abbiamo ritenuto opportuno per chiarezza di esposizione tenere distinti i tre livelli di morfologia, sintassi e lessico, malgrado le naturali sovrapposizioni.
1 Per una esposizione delle diverse linee di pensiero dei vari studiosi cfr. Masini (2003: 79 – 83). 2 cfr. § 2.2. per una schedatura delle due puntate e una caratterizzazione dei personaggi: età, sesso, provenienza geografica e professione.
Per alcuni fenomeni notevoli saranno riportate rappresentazioni grafiche di sintesi, inoltre qualche caso sarà corredato dalla documentazione completa dei contesti, mentre per altri saranno evidenziati solo degli esempi.
6.2. Fenomeni di italiano neo-standard e sub-standard
6.2.1. Morfologia
Come già precisato nel § 1.2.2.2., i fenomeni più rilevanti a livello morfologico riguardano il sistema verbale e il sistema dei pronomi personali: l’italiano parlato semplifica il sistema dei tempi e dei modi verbali e fa un uso più insistito dei pronomi personali, con sostituzioni ed estensioni di alcune forme.
Nel presente paragrafo illustreremo i fenomeni di neo-standard e di sub-standard individuati nel nostro corpus di analisi, con particolare attenzione nei riguardi dei due sistemi dei pronomi e dei verbi, così da evidenziare sia i tratti caratteristici dell’italiano parlato e la loro incidenza nelle due puntate, sia i tratti di devianza dalla norma.
6.2.1.1. Articoli
Nel § 1.2.2.2. avevamo segnalato come tratto dominante dell’italiano parlato l’uso degli aggettivi dimostrativi desemantizzati e usati come articoli. Fenomeno in linea con quello più generale della maggior frequenza d’uso dei dimostrativi nel parlato (v. § 6.2.1.3), in virtù della loro valenza deittica e dell’esigenza di farsi capire tipica dell’oralità.
Nell’Elenco di tratti dell’italiano in movimento sopra citato viene riportato questo come un fenomeno di italiano neo-standard.
Nel nostro corpus di riferimento abbiamo riscontrato un discreto numero di casi di questo fenomeno, specialmente nella Puntata 1, dove si contano 23 occorrenze, contro le 7 occorrenze della Puntata 2. Di seguito se ne elencano i contesti.
Nella Puntata 1:
1. DEP –> PAS
perché le donne hanno questo coraggio di lasciare gli uomini invece creano situazioni parallele
2. VES
scusate io ne ho vista qualcuna poi quando le concessioni economiche se le era fatte dare era na'dialect tigre ^ cioè trattava questo suo uomo che non aveva l'età di quel signore era ^ ma era uno zerbino lei lo portava come un cagnolino a spasso insomma via
3. DEP
però è carina l'idea no si può avere una camera da soli però si può avere questa camera dove ci si sposta # due letti nella stessa stanza
4. MAN
allora il nostro primo cartello riguarda un tema di cui abbiamo già parlato e questa questione del dormire in camere separate
5. MAN
è stato chiesto se uno è d'accordo o non d'accordo su questa idea di
dormire in camere separate ::: e la maggioranza ::: è non è d’accordo
6. MAN
[…] il dodici per cento è d'accordo ci sono tra costoro più persone anziane più pensionati che hanno questa idea delle ma insomma assolutamente minoritario
7. VES
[/] in America in America questa storia di separarsi in età in cui in genere si riteneva che si tirassero i remi in barca è diventata una malattia
8. VES –> DEP
com'è questa cosa della ferocia delle donne tra i trenta e i quarant'anni
9. DEP
perché sono persone che sono nate tra il settantacinque e l'ottanta e quindi sono vissute con padri e madri che vivevano * questa liberazione *
10. DEP
e quello era sbagliato perché c'era noia come dice nel suo libro ^ Willy c'èquesta situazione di ripetitività d'angoscia […]
11. DEP
[…] c'è questa divisione degli oggetti delle cose testimoni delle fotografie e che crea più panico addirittura magari del denaro
12. MAN
io cucino rarissimamente ma sono molto d'accordo con questa cosa del matrimonio […]
13. DEP –> PAS
*però questa coppia che tu stai proponendo* è la coppia di due separati civili […]
14. DEP –> PAS
[…] perché pensa se in questa coppia che stai descrivendo tu ci sono anche figli quando [///] uno fanno le vacanze separate i figli con chi stanno
15. MAN
sì [///] vorrei posso dire però che è tutto vero razionalmente però sul momento del matrimonio se c'è questa voglia di simbiosi di cui dicevamo prima […]
16. VES –> INS
ma tu da persona anziana come ti senti quando vedi questi tuoi colleghi così
17. DEP
+ ma quante donne comunque si mettono con uomini sposati rimangono in casa gli fanno da governanti curano i figli di questi separati divorziati […]
18. VES
Allora # sentiamo un pochino queste ricette di Pasini che ha raccolto in un libro La vita a due. Le coppie a venti quaranta e sessant'anni
19. IZZ
no e camminano io vedo dei sessantenni cambia la postura li vedi camminare vicino a queste donne giovani trattengono il respiro mima una posa impettita
20. DEP
+ c'è stato recentemente una valutazione fatta dagli psicologi nella quale si diceva che queste ragazze che cercano uomini anziani sono le figlie del divorzio
21. IZZ
non si possono utilizzare solo le straniere ma però posso dire che
queste donne dell'est sono molto agguerrite […]
22. VES
23. DEP
[…] quelle duemilaesettecento separazioni di cui abbiamo parlato si riferiscono al momento della pensione perché finché non c'è la pensione il marito non è pensionato c'è comunque una gestione anche abbastanza autonoma della moglie in casa anche dei figli degli affetti il padre che ritorna
Nella Puntata 2:
1. LET
[…] *su questo tema* di una *legge finanziaria * *che colpisce le cooperative perché c'è una tassa * *di quattrocentosessantacinque milioni di euro sulle cooperative # il governo solo*
2. PIR
ecco non credo che serva molto dico [/] questo come dire questo tirarci dietro i numeri
[…]
3. CRI
^ molto poco direi [=! ] ^ io sono critico perché [/-] trovo [/-] è importante c'è un aspetto positivo che è questo innalzamento delle deduzioni ^ per i figli a carico ^ però è ancora molto modesto rispetto alla reale condizione italiana
4. BRU
xxx * questo tono sempre tragico
5. LET
quindi l'OCSE ha detto questa cosa qui *che è uno dei punti chiave* +/.
però domando due cose la prima è piccola però si è venduta questa cosa che si passa da settemila e cinquecento a quattordici mila di no tax area […]
7. LAR
questa spocchia *quando dite* una parola voi su di noi non è niente quando qualcuno vi dice una parola […]
Da notare nell’occorrenza 5 della Puntata 2 l’uso dell’avverbio qui per rafforzare il valore deittico di questa. Altro fenomeno notevole è l’uso del termine cosa, parola passe-partout, delle quali parleremo nel § 6.3.3.
6.2.1.2. Nomi
Nell’Elenco di tratti dell’italiano in movimento viene segnalato quale fenomeno di italiano sub-standard, l’uso di non davanti a nomi in funzione aggettivale (Quella che stai ascoltando è decisamente non musica).
Nel nostro corpus si è riscontrato un solo caso di tale uso, nella Puntata 1:
FRA
interessante sapere come mai e quanti sono i matrimoni che si sfasciano non ::: appena o poco dopo insomma no quindi le vacanze separate non possono che essere il sintomo [/] di un di un non
dialogo di una necessità di separazione
Letto nel suo contesto, notiamo che l’esempio occorre dopo un fenomeno di retracing dovuto ad una incertezza (v. § 5.3.1.): il parlante ha usato questa forma quindi a causa della difficoltà nel
selezionarne una più adeguata. Si tratta quindi di una scelta per non perdere il turno di parola e comunicare ugualmente l’informazione.
6.2.1.3. Aggettivi
Per quanto riguarda l’insieme degli aggettivi interrogativi, nell’Elenco è segnalata come fenomeno di italiano neo-standard la prevalenza di che su quale, tratto riscontrato nel nostro corpus nei seguenti contesti, nella Puntata 1:
1. DEP –> PAS
Scusa ma che mogli frequenti tu
2. VES
cioè in che modo si mette di traverso
3. TOG –> IZZ
che prezzo fai
E nella Puntata 2:
1. LAR
[/] che governo era che governo era era il governo di Giuliano Amato
2. BER
ma che conti hai fatto
3. VES
però mancano le deduzioni e allora che senso ha
Mentre quale come aggetti interrogativo è usato una sola volta nella Puntata 2:
LAR
ma quale proposta è scusi
Altra tendenza dell’italiano neo-standard è quella alla semplificazione, estesa anche ai pronomi, con l’affermazione delle forme cosa e che sulla forma che cosa per introdurre un’interrogativa. Tendenza ampiamente riscontrata nel nostro corpus, in cui si trovano 10 occorrenze nella Puntata 1 e 7 nella Puntata 2. Di seguito riportiamo i contesti.
Puntata 1:
1. VES –> PAS
Allora cos'è questa storia
2. IZZ –> VES
ma sai che succede +/.
3. VES –> INS
vi siete messi d'accordo là fuori — allora che diciamo —
4. VES
tanto tempo tu che intendi […] 5. INS
[…] ma che vuol dire
6. VES –> INS
scusa per cosa avete litigato alla nascita del primo figlio
7. TOG –> IZZ
8. TOG –> IZZ
cosa dici
9. VES –> PAS
no *quella stagionata qual è che significa*
10. INS
[…] che succede
Puntata 2:
1. LAR –> BER
cos'è la foglia di fico
2. BRU
[…] cosa ha fatto questo governo […]
3. LAR
avete cambiato tutti i presidenti del consiglio che vuol dire questo
4. LET
ma cosa stiamo dicendo
5. LET
[…] questo cosa vuol dire […]
6. BRU
cosa fece Tremonti l'anno dopo […]
7. BER
cosa volete sapere
Un fenomeno segnalato dall’Elenco come appartenente alla varietà di italiano sub-standard è il rafforzamento delle preposizioni
interrogative per mezzo di intercalari tipici del linguaggio colloquiale (diavolo, cavolo ecc.). Nel nostro corpus si sono riscontrati due casi, nella Puntata 2:
1. VES –> BER
[…] come diavolo bisogna chiamarla questa alleanza
2. LET
[…] ma che razza di comparazione è *questa qui* […]
La presenza di queste due occorrenze nella Puntata 2 e la non presenza di questo tratto nella Puntata 1 sono da imputare al già più volte ricordato carattere di maggior animosità della puntata politica.
Infine, un fenomeno a cui abbiamo già accennato riguarda l’uso insistito dei dimostrativi: usati frequentemente anche desemantizzati, come nei casi elencati al § 6.2.1.1, oppure con la loro normale funzione di aggettivi e come pronomi, anche in sostituzione di pronomi personali, come vedremo nel seguente paragrafo.
6.2.1.4. Pronomi
Nell’italiano parlato i pronomi personali sono più usati che nello scritto, ciò vale sia per i tonici che per gli atoni, e sia per i soggetti che per gli oggetti.
Nel nostro corpus la frequenza maggiore è dei pronomi di prima persona: io occorre nella Puntata 1 167 volte e 100 volte nella Puntata 2, mentre di noi abbiamo 25 occorrenze nella Puntata 1 e 68 nella Puntata 2.
Questo perché nel parlato faccia a faccia c’è spesso un atteggiamento egocentrico da parte degli interlocutori, che vogliono affermare la loro opinione e attraverso questa la loro persona.
Per quanto riguarda la Puntata 2, inoltre, c’è anche una ragione legata alla retorica: ricorre spesso il pronome noi in contrapposizione con il voi (10 occorrenze nella Puntata 1 e 30 nella Puntata 2), il primo riferito alla parte politica che il parlante rappresenta, il secondo alla parte avversa. E’ questo un espediente per mettere in contrapposizione le differenti ideologie e linee di comportamento, generalmente allo scopo di evidenziare la bontà delle proprie e l’inaccettabilità di quelle degli avversari.
La maggior frequenza del pronome io nella Puntata 1 rispetto alla Puntata 2, e viceversa la frequenza del noi, maggiore nella Puntata 2 e minore nella Puntata 1, si può spiegare con la differente caratterizzazione delle due conversazioni, con il diverso argomento e con la diversa tipologia di parlanti: la conversazione di argomento politico della Puntata 2 richiede una maggior professionalità, l’uso di convenzioni linguistiche che invece non competono ai personaggi che intervengono nella Puntata 1, i quali parlano usando la prima persona singolare ed esponendo liberamente la propria personale opinione sull’argomento trattato. I partecipanti alla conversazione della Puntata 2, invece, non parlano per se stessi ma, come già precisato, rappresentano un partito, uno schieramento politico, le sue idee e decisioni.
I pronomi di terza persona hanno una frequenza più bassa, ma comunque discreta. Tra i pronomi tonici le forme lui, lei, loro sono normalmente usate anche come soggetti a scapito di egli, ella, essi/esse: egli ed ella non occorrono mai, mentre esse è usato una volta nella Puntata 2 e in un contesto in cui il parlante sta leggendo da un articolo di giornale:
PIR
legge * le rate successive * quando verranno meno * le entrate del condono edilizio* esse verranno sostituite da vari dazi a balzelli * un miliardo * di maggiori tasse sulle xx ed altri balzelli sui cittadini
E di essi si ha una occorrenza nella Puntata 1, ma solo a scopo ludico, come si può capire dal contesto:
PAS
assolutamente allora questo è il problema di oggi l'io e il tu è più importante che il noi
[...] INS
poi [...] INS
no pensavo che le declinasse tutte PAS
io non ne so altre io tu noi INS
essi
Mentre loro in funzione di soggetto si è rilevato 9 volte nella Puntata 1 e 8 nella Puntata 2, e lui e lei sono usati complessivamente 73 volte nella Puntata 1 e 31 volte nella Puntata 2. In quest’ultimo caso la causa della maggior frequenza nella Puntata 1 è da ricercare nel coinvolgimento più personale che hanno i diversi interlocutori tra loro: frequentemente nella conversazione si verificano situazioni in cui uno parla dell’altro o si riferisce a quello che un altro interlocutore ha detto; cosa che accade in minor misura nella Puntata 2, in cui la discussione sempre accesa non lo permette ed in cui sono più frequenti gli scontri frontali.
Per quanto riguarda il tu, la frequenza è 51 occorrenze nella Puntata 1 e 25 nella Puntata 2.
Riportiamo di seguito due rappresentazioni grafiche che mostrano le distribuzioni dei pronomi nelle due puntate e dai quali è immediatamente evidente la suddetta predominanza del pronome personale io. Puntata 1 50% 15% 22% 7% 3% 3% io tu lui/lei noi voi loro Grafico 1 Puntata 2 38% 10% 12% 26% 11% 3% io tu lui/lei noi voi loro Grafico 2
Accanto all’assenza dei pronomi esso/essa si deve registrare anche una scarsa frequenza del neutro ciò: occorre solo una volta nella Puntata 1 e tre nella Puntata 2.
Di seguito i contesti, nella Puntata 1:
TOG
trovo tutto ciò molto romantico
Nella Puntata 2:
1. BER
[…] somma algebrica di tutto ciò fa tre miliardi e ottocentosettanta milioni di prelievo in più […]
2. LET
il segretario Brunetta per difendere per questa manovra * proprio tutto ciò che è spesa pubblica*
3. LET
[…] ciò che oggi manca al nostro sistema per cercare di dare più ^ [///] birra [///] più corsa più capacità di ^ andare a cercare mercati e quindi di far crescere l'economia
Il riferimento a oggetti e ad eventi avviene invece, preferibilmente e in linea con la tendenza dell’italiano neo-standard, tramite i dimostrativi, i quali hanno una funzione attualizzante e di deissi, fondamentale per la comunicazione orale.
Si vedano, ad esempio, i seguenti casi tratti dal nostro corpus, il primo dalla Puntata 1 e il secondo dalla Puntata 2:
mentre in questo tutto quello che ho sentito fino ad ora il professor Pasini mi perdonerà ma a me sembra un'assurdità […]
2. VES
Allora titolo della trasmissione Taglio delle tasse facciamo i conti vediamo i nostri ospiti stasera tutti armati di tabelle speriamo che riescano a farci capire con esattezza che cosa ha deciso il governo e cosa contropropone l'opposizione tutto questo in una giornata dello sciopero generale […]
I dimostrativi nell’italiano neo-standard sono usati anche come pronomi personali, spesso con una sfumatura negativa. Se ne hanno due esempi nel nostro corpus, nella Puntata 1:
1. MAN
[…] e questo signore qui meno giovane che è stato con questa però in fondo tre anni +/.
2. DEP
[…] questa magari lascia l'università non si lavora non si organizza
In questa sede, riteniamo opportuno accennare anche ad un altro fenomeno: l’alta frequenza di pronomi atoni, facilmente riscontrabile all’interno del nostro corpus, è imputabile soprattutto alla frequenza di strutture sintattiche non canoniche, quali le dislocazioni (v. § 6.3.2.1). Questa alta frequenza d’uso provoca un indebolimento semantico: i pronomi usati per riprendere sul verbo elementi nominali dislocati tendono cioè ad acquisire lo statuto di morfemi verbali (Berretta 1993).
Mentre per quanto riguarda l’oggetto principale della nostra analisi, ovvero i tratti sub-standard nel nostro campione di analisi, abbiamo
riscontrato un uso di te in funzione di soggetto al posto del tu, 2 occorrenze entrambe nella Puntata 1:
VES –> FRA
stasera secondo me quando torni a casa te scuote la testa non è che andranno poi tutte lisce
TOG –> IZZ
l'altro del dialogo tu chiami l'altro del monologo perché io ascolto e te parli
Un altro fenomeno riguarda invece l’uso del clitico gli per a lei, riscontrato in due casi, sempre nella Puntata 1:
FRA –> INS
senti [/-] io hai vicino mia moglie che sta trasecolando gli piacerebbe sapere
PAS
no perché [/-] lei indica IZZ [///] le gli piace molto [///] toccare Ricki indica TOG # ogni volta
Il secondo caso per altro è molto curioso, dal momento che occorre dopo un retracing con correzione: il parlante corregge la forma giusta le con quella scorretta gli, una scelta apparentemente inspiegabile, sintomo della, già più volte ricordata nel capitolo precedente, difficoltà ad elaborare il discorso in tempo reale.
6.2.1.5. Verbi
Il sistema verbale subisce nel parlato, come già visto nel capitolo 1, numerose semplificazioni, che riguardano soprattutto l’abbandono di
modi e tempi verbali a favore del modo indicativo e del tempo presente.
Nel nostro corpus non si assiste ad usi particolarmente devianti dalla norma.
Si hanno casi di uso dell’indicativo presente o futuro al posto del congiuntivo in completive introdotte da pensare che e credere che: fenomeno frequente nel parlato, soprattutto se l’evento si configura come reale o come tale è fortemente sentito dal parlante (Berretta 1993: 216) .
Si sono riscontrati i seguenti casi nella Puntata 1:
1. PAS
no io penso che ^ una scappatella può anche arrivare però non è terapeutica # ecco quindi in questo senso ^ il tradimento non è utile alla coppia
2. FRA
*nel senso che * credo che l'avvocato indica DEP [/-] mi potrà anche ha delle esperienze in proposito
3. DEP
io credo che [/] quei quei duemilaesettecento divorzi anzi quelle duemilaesettecento separazioni di cui abbiamo parlato si riferiscono al momento della pensione
4. DEP
perché pensa che in quel momento sta facendo qualcosa per il suo partner l'uomo per la donna la donna per l'uomo torna a casa e c'è quella seduzione intraconiugale che dici tu indica PAS
LAR
credo che meglio di me se vuoi te lo spiegherà Brunetta
Più frequenti sono comunque le occorrenze della forma corretta con congiuntivo.
Nell’ambito dei tratti considerabili come sub-standard, invece, è stato rilevato un caso di congiuntivo imperfetto esortativo, nella Puntata 1:
IZZ
però voglio dire andasse dall'avvocato perché anche il tragitto per andare dall'avvocato ti fa pensare in qualche modo l'e-mail [///] ti scappa ti parte e via
Altro fenomeno sub-standard riguarda l’uso del doppio imperfetto indicativo nelle ipotetiche dell’irrealtà (Era meglio se venivi di persona), riscontrato in un’occorrenza della Puntata 1:
IZZ
se era a motore io andavo
6.2.1.6. Preposizioni
Un fenomeno segnalato dall’Elenco come ascrivibile alla varietà di italiano sub-standard è la sovraestensione o scambio di preposizioni (Ci tenevo di andare a pescare).
Sono stati riscontrati due casi, nella Puntata 1:
1. PAS
+ [/] mia moglie mia moglie dice la stessa cosa di lei indica IZZ
2. VES
Nel primo caso l’espressione corretta sarebbe: “mia moglie dice la stessa cosa che dice lei”, o anche solo “mia moglie dice la stessa cosa”, nel secondo esempio la preposizione corretta è da.
6.2.1.7. Avverbi
Un fenomeno già ricordato nel § 1.2.2.2 e segnalato anche dall’Elenco come appartenente all’italiano neo-standard è l’uso della particella ci con valore attualizzante con i verbi essere, avere, sentire, vedere e, modificandone il valore semantico, con verbi come entrare, capire, credere, volere.
Di particolare rilevanza è l’uso del ci davanti al verbo avere per indicare possesso, uso ampiamente diffuso nel parlato e ultimamente anche nello scritto, pur con le comprensibili incertezze riguardo la rappresentazione grafica più adeguata3: nella nostra trascrizione si è adottata la grafia del tipo c’ho, per facilitare il reperimento della forma in fase di ricerca. Di questo fenomeno si sono trovate 8 occorrenze nella Puntata 1 e 4 nella Puntata 2. Riportiamo di seguito gli esempi di questo uso tratti dal nostro corpus di analisi.
Nella Puntata 1:
1. TOG
Sono l'unico che c'ha [/] la la chiave del bagno fuori cioè chiudo il bagno da fuori invece di chiudermi dentro # così lei non entra naturalmente
2. INS
3 In proposito Serianni (1997: 11): “Col verbo avere si è sempre più diffusa nell'italiano parlato di ogni regione l'inclusione dell'elemento ci, dando quasi luogo a un paradigma diverso: non ho, hai, ha, ma ciò, ciai, cià. Quando forme del genere, tipiche dell'oralità, devono ricevere rappresentazione scritta sorgono problemi. Naturalmente non è possibile adottare scrizioni come *c'ho... D'altra parte anche la grafia ci ho, ci hai - che è quella a cui ricorse un grande scrittore sensibile alla rappresentazione del parlato, il Verga - non è soddisfacente, perché suggerisce una pronuncia della vocale [i] che in realtà non esiste”
siamo messi col letto a due piazze e ::: mezzo perché c'abbiamo i bambini che intervengono a creare un po' [/] di ::: di +/.
3. INS
no a sto' puntodialect è diventata l'ultima notte due piazze per il bambino che c'ha dieci mesi e non si capisce perché diventa lungo tre metri nel letto e io e lei indica LAN col +/.
4. INS
io ormai c'ho tutti i crampi qualsiasi cosa [/] sì sì
5. VES
se uno c'ha ripensato non fa più in tempo a fermare la separazione che è partita
6. INS
[…] si parla sempre delle corna che c'hanno le donne io nella mia vita sono stato sempre fatto cornuto non ne ho trovate +/.
7. DEP
ma non possiamo ragionare così perché gli uomini non sono tutti dei bambocci ognuno c'ha la donna che si merita
8. IZZ
io devo vedere se c'ha il calzino bucato
Nella Puntata 2:
1. BER
[…] se uno c'ha ventimila euro prende cinque euro al mese della vostra riduzione e se uno ha trecentomila euro prende cinquecento euro al mese # questi son sotto l'acqua per via di questa cosa qua prima di tutto # * se voi non capite questo*
2. BER
*abbiamo ritmi di crescita* che c'hanno messo in fondo alla classifica europea abbiamo avuto un'inflazione più alta degli altri […]
3. VES
e dicono che il barbiere che c'ha la bottega in Piazza del Popolo
*guadagna di più del barbiere che c'ha la bottega a * 4. BRU
sa quant'è il fiscal drag *negli anni in cui ha superato* dati CER [/]
c'ho qui [/] c'ho qui c'ho qui [/-] il dato * [/] dati CER dati CER* il fiscal drag +/.
6.3.2. Sintassi
6.3.2.1. Fenomeni di tematizzazione
Il parlato è caratterizzato dal punto di vista della sintassi di frase dai fenomeni di tematizzazione (v. § 1.2.2.3): dislocazione a sinistra, dislocazione a destra, tema pendente, frase scissa, c’è presentativo. Di questi solo il tema pendente (I figli, ci pensa lei) è considerato, secondo la classificazione cui facciamo riferimento, un tratto sub-standard, gli altri sono neo-standard.
La dislocazione a sinistra è, come già precisato in 1.2.2.3 il fenomeno di tematizzazione più frequente. Consiste nel collocare in apertura di frase l’elemento tema e nel riprenderlo poi per mezzo di un clitico. Nel nostro corpus si sono riscontrati in tutto 17 casi di dislocazione a sinistra: 9 nella Puntata 1 e 8 nella Puntata 2.
Di seguito riportiamo i contesti. Nella Puntata 1:
1. PAS
[…] l'ossitocina lo fanno le donne che devono avere dei bambini [//] per perché vogliono legarsi al bambino quindi nella coppia che dura c'è l'ossitocina
2. FRA
[…] questo pericolo non lo corro perché li ho chiamati tutti quanti Salvatore — — bene — dico — e da che cosa li distingue — — dal cognome —
3. VES –> DEP
e questo dove lo metto
4. VES
io questo non lo capisco francamente perché +/.
5. VES –> PAS
e col piede come la mettiamo
6. VES
scappatella come la mettiamo settantotto per cento
7. INS
se vedi [/-] i lividi i lividi li ho fatti tutti qua sotto alla giacca
8. VES
[…] consigli non ce li permettiamo […]
9. VES
l'ormone chi ce l'ha no perché qua sennò
Nella Puntata 2:
1. LAR
2. LAR
Il Riformista il vostro giornale di oggi lo leggiamo […]
3. LAR
[…] ma un vantaggio minore lo abbiamo ottenuto noi di Alleanza Nazionale
4. VES –> LET
che non c'erano le deduzioni lo sto scoprendo in questo momento
5. BER
[/] questo lo diciamo questo lo diciamo* in xx
6. LET
mi scusi + quella del Ministero dell'Economia la diciamo completa
7. BER
però seconda cosa questi i soldi in tasca o li metti alla gente o provi anche l'altra volta non andò molto bene ma provi a metterli in tasca alla gente che deve davvero spendere […]
8. LET
[/] questa [/] questa non l'avevo mai vista questa non l'avevo mai vista
Nella dislocazione a destra invece viene anticipato il complemento con un clitico. E’ meno frequente della dislocazione a sinistra, come abbiamo anche riscontrato nel nostro corpus: 3 occorrenze nella Puntata 1 e 3 nella Puntata 2.
Di seguito i contesti. Nella Puntata 1:
1. VES
oddio [//] prima di sera prima di notte chi lo sa che succederà
2. VES –> DEP
la chiedono più le donne la separazione
3. MAN
^ vabbe' esattamente la tecnica non la so ancora
Nella Puntata 2:
1. LAR –> LET
[…] allora la faccio io l'affermazione
2. LAR –> LET
chi l'ha detto questo mostra il foglio
3. LAR –> LET
posso dirti xx una cosa visto che non l'ho portata io quella tabella [/] sarebbe sarebbe +/.
Il tema pendente, o anacoluto, consiste nell’aprire la frase con il tema, così come nella dislocazione a sinistra, ma mentre in questa l’elemento anticipato viene ripreso, nella costruzione del tema pendente non c’è ripresa.
Nel nostro corpus abbiamo rilevato 4 occorrenze di tema pendente nella Puntata 1:
1. PAS
[…] vacanze separate bisogna essere una coppia inossidabile [/] per per poterla gestire
Non sopportava le cremine diceva — tutti questi soldatini che ci farai con tutte queste creme — ho detto — vabbe' voglio il mio bagno —
3. BAS
il letto mi piace un bel lettone matrimoniale unito caldo ho bisogno di
calore umano è molto meglio il letto unito
4. TOG –> IZZ
l'altro del dialogo tu chiami l'altro del monologo perché io ascolto e
te parli
Non si hanno occorrenze di questo fenomeno invece nella Puntata 2. Altro fenomeno non presente nel corpus è il “c’è presentativo”, mentre si sono riscontrati numerosi casi di frase scissa, i quali verranno analizzati nel seguente paragrafo.
6.3.2.2. Che polivalente
Un altro tratto sintattico in espansione è il cosiddetto “che polivalente”, con il quale si istituisce una relazione sintattica di debole subordinazione, con valore semantico vago (Berretta 1994: 254). Il “che polivalente” nel nostro corpus è usato prevalentemente come introduttore di frase scissa: sia con la funzione di pronome relativo che come semplice congiunzione.
Come relativo lo troviamo in 12 occorrenze nella Puntata 1:
1. VES –> IZZ
[…] è soltanto lei che può andare a trovare lui
2. IZZ
[…] è lei che decide
sono io che russo […]
4. DEP
no è la coppia che cerca l'avvocato *on-line*
5. FRA
questo è il pericolo che si corre poi alla fine
6. PAS
ci sono delle verità cattive che sono dette +/.
7. FRA
[…] sono cose che succedono […]
8. INS
sono dieci anni che siamo insieme
9. INS
[…] io tra dieci anni è la prima volta che sto con una di trenta 10. INS
[…] fra nove anni è la prima volta che sto con una di trenta […]
11. INS
[…] lei tra quattro anni è la prima volta che sta con uno di cinquanta […]
12. VES –> INS è lei che parla
Mentre come congiunzione abbiamo 8 occorrenze nella Puntata 1 e 3 nella Puntata 2.
Puntata 1:
1. INS
è che [/-] un uomo una donna gestisce diversamente certe cose […]
2.VES
è lì che erasbagliato il rapporto 3. VES –> FRA
[…] non è che andranno poi tutte lisce
4. DEP
non è che c'è proprio una legge
5. INS –> PAS
quant'è che le fanno al chilo ora
6. IZZ
[…] non è che posso dirgli tutti i giorni che sto male # anche se poi lo faccio [=! ]
7. MAN
[…] la cosa interessante è che sono tutti d'accordo […]
8. DEP
[…] cioè non è che hanno solo la sindrome della * lumaca sono anche convinte*
Puntata 2:
1. BER
[…] ma com'è che questa occhiata agli autonomi voi l'avete scritta in finanziaria […]
2. LAR
e certo che siamo d'accordo
3. BER
[…] non è che quando lui va in tabaccheria e può^^ a cinquantamila lire gli fanno lo sconto sul pacchetto di sigarette
Da notare i casi 3, 4, 6 e 8 della Puntata 1 e l’occorrenza 3 della Puntata 2: casi nei quali si sono usati costrutti negativo con l’indicativo anziché il congiuntivo richiesto dalla norma (non è che ci sia proprio una legge).
Per sintetizzare i risultati della ricerca sui fenomeni di tematizzazione, ne riportiamo di seguito una rappresentazione grafica mediante la quale si sono messe a confronto le occorrenze dei quattro fenomeni analizzati nelle due puntate.
Fenomeni di tematizzazione 9 3 4 20 8 3 0 3 0 5 10 15 20 25 Dislocazione a sinistra Dislocazione a destra Tema pendente Frasi scisse Occo rr en ze Puntata 1 Puntata 2 Grafico 3
Dal Grafico 3 risulta evidente come la frequenza delle dislocazioni, sia a destra che a sinistra, si equivalga nelle due puntate, mentre le
occorrenze delle frasi scisse siano molto più numerose nella Puntata 1, inesistente invece il fenomeno del tema pendente nella Puntata 2.
Come già ribadito più volte, il campione da noi preso in analisi è troppo esiguo per poter essere rappresentativo dell’intera produzione di parlato televisivo, ad ogni modo è a nostro parere interessante evidenziare questa minima discrepanza da noi riscontrata e le conclusioni che ne possiamo trarre: i due fenomeni del tema pendente, dal nostro Elenco di riferimento indicato come tratto sub-standard, e della frase scissa tendono ad essere usati prevalentemente ad un livello di conversazione più informale e meno tecnico.
Altra occorrenza del “che polivalente” nel nostro corpus è con la funzione di congiunzione consecutiva: si sono riscontrati tre casi, riportati di seguito, 2 nella Puntata 1 e uno nella Puntata 2.
1.DEP
no chiariamo subito degli aspetti tecnici che così 2. IZZ
[…] cucinava faceva una cosa meravigliosa e ho detto — ma questo marito mio straordinario che io mi sveglio […]
3. LET
oggi proviamo abbiamo il tempo davanti *a far* capire *ai* nostri ascoltatori *che sennò vuol dire*
Altra occorrenza è con la funzione di congiunzione causale: 3 casi nella Puntata 1:
1. VES –> DEP
2. INS
è che [/-] un uomo una donna gestisce diversamente certe cose che ha bisogno d'innamorarsi assolutissimamente [/] di una di un'altra persona […]
3. VES
e cerchiamo di non farla guastare dai consigli del professor Pasini mi raccomando che sono consigli estremi
Da notare nell’occorrenza 3 l’uso del termine assolutissimamente: è tratto tipico del parlato la formazione del superlativo avverbiale allo stesso modo del superlativo aggettivale.
L’unico caso in cui il “che polivalente” può essere considerato come tratto sub-standard è quando occorre come relativo indeclinato, in particolare nel nostro corpus abbiamo rilevato un solo caso di “che invariabile + clitico di ripresa”. Nella Puntata 2:
BER
uno che gli dài cinquantamila lire di vecchie lire […]
Non si sono riscontrati invece nel nostro corpus fenomeni di concordanze a senso, fenomeno sintattico che invece ci si aspetterebbe in un parlato colloquiale autentico.
6.3.3. Lessico
6.3.3.1. Espressioni cristallizzate
Nel § 1.2.2.6 si era precisato che il lessico dell’italiano parlato non si differenzia sostanzialmente da quello dell’italiano scritto: le differenze
stanno nei meccanismi di selezione, nelle proporzioni quantitative e nelle scelte semantiche.
E’ proprio del parlato l’uso di espressioni cristallizzate: affatto e assolutamente usati con significato negativo per esempio, tratto considerato come standard; oppure, altro fenomeno di sub-standard, il verbo dire usato impersonalmente sulla scia di pare, sembra.
Del primo tratto non si hanno occorrenze nel nostro corpus, mentre del secondo ne abbiamo rilevata una, nella Puntata 1:
PAS –> TOG
Ricky le giovani coppie pensano come te dice — questi accordi rovinano l'atmosfera romantica —
Altro caso di espressione cristallizzata frequente nel parlato, indicato nel nostro elenco di riferimento è l’uso delle espressioni quello che è e quelli che sono come riempitivi. Nel nostro corpus se ne sono rilevate tre occorrenze, entrambe nella Puntata 2:
1. LAR
questa inversione di tendenza epocale * # * epocale perché perché introduce un meccanismo nuovo cioè finalmente quello che è
*l'apparato dello stato immobile* +/. 2. CRI
in Italia ^ le famiglie con figli a carico subiscono un'iniquità perché pagano le tasse non in modo proporzionale a quello che è il loro carico […]
[…] se noi leviamo se noi veramente pensiamo di levare quello che è un importo minimo di sussistenza [/] per ogni persona per ogni persona [/] che che +/.
Da notare come due delle tre occorrenze sopra riportate appartengano ad uno stesso parlante: la sigla CRI si riferisce, come si può verificare dal TEI Header della Puntata 2 (cfr. § 3.2.2.6), a Fabio Cristofari (cfr. § 2.2.2), intervenuto dal pubblico. Si tratta quindi di un parlante estraneo alle dinamiche proprie di questa specifica puntata, durante la quale si alternano a parlare quattro politici e due giornalisti, oltre al presentatore, e di un parlante che si presume non abituato a partecipare a trasmissioni televisive. In questo senso il parlato di questo interlocutore si può considerare più simile, più vicino, ad un parlato spontaneo, quotidiano, di quanto lo siano gli interventi degli altri interlocutori, in questa e nella Puntata 1, i cui partecipanti sono personaggi dello spettacolo. Sarebbe stato interessante a nostro parere poter confrontare quindi, anche all’interno della stessa puntata, due livelli diversi di parlato, ma purtroppo gli enunciati prodotti dal parlante Fabio Cristofari e dall’altro intervenuto dal pubblico, Walter Giovarelli, sono troppo pochi (14 nel caso di Cristofari e 18 nel caso di Giovarelli) rispetto agli enunciati prodotti dagli altri parlanti (ad esempio, 186 quelli prodotti dall’On. Bersani o 347 quelli prodotti dall’On. La Russa) perché possano costituire un campione indicativo.
6.3.3.2. Parole passe-partout
Altro tratto tipico della lingua parlata è l’uso di parole passe-partout, ovvero di una gamma ridotta di termini semanticamente non specializzati (cosa, roba) e frequenti locuzioni contenenti le parole fatto e storia, spesso desemantizzate e utilizzate come semplici
riempitivi: si vedano a titolo esemplificativo i seguenti casi tratti dal nostro corpus.
Dalla Puntata 1:
1. INS
io ormai c'ho tutti i crampi qualsiasi cosa [/] sì sì
2. VES –> FRA
e tu soprattutto fai il marito da quarant'anni una roba terribile no
3. INS
[…] tutto questo fino adesso che ha trent'anni per distoglierla dal fatto
che lei tra quattro anni è la prima volta che sta con uno di cinquanta
per cui ho completamente verginizzato per salvarmi un po'
4. VES
[/] in America in America questa storia di separarsi in età in cui in genere si riteneva che si tirassero i remi in barca è diventata una malattia
Dalla Puntata 2:
1. LAR
questa è una cosa che noi di Alleanza Nazionale sottolineamo
2. LET –> BRU
non sono le regole questa è una roba che avete messo lì 3. BER
vedi sarebbe conveniente per tutti partire dai dati realtà ma non c'è nessuna tabella che possa negare il fatto che voi portate di questi sei miliardi la più gran parte verso i due tre gradini più alti della scala
4. VES
+ vorrei leggervi la riga e mezzo con la quale è stata chiarita questa
storia e cioè circa tredici virgola due milioni di persone cioè il sessanta
per cento di coloro che non beneficierà di maggiori sconti con l'arrivo delle aliquote attuali dell'IRPEF sono soggetti già del tutto esenti da imposte
6.3.3.3. Tecnicismi
Nel precedente capitolo avevamo introdotto l’uso di lingue speciali, parole dialettali e forme straniere, specificandone la funzione ludico-espressiva o tecnica.
Nella presente sezione analizzeremo nello specifico le tipologie di forme usate, la loro frequenza e di volta in volta la funzione.
In relazione ai tecnicismi, è necessario fare per quanto riguarda il nostro studio una distinzione, in quanto le occorrenze da noi marcate si riferiscono a due tipologie di tecnicismi: le parole appartenenti a un linguaggio settoriale ma entrate a far parte del lessico quotidiano, come nel caso di termini informatici, e le parole invece appartenenti ad una lingua speciale che sono usate qui come tali, in riferimento quindi ad un discorso tecnico, professionale, come nel caso del linguaggio economico utilizzato nella Puntata 2 o di termini giuridici o medici usati nella Puntata 1.
Nel nostro corpus sono state marcate come tecnicismi 29 voci nella Puntata 1 e 124 nella Puntata 2.
Delle 29 occorrenze della Puntata 1, 8 appartengono al linguaggio dell’informatica, e sono nello specifico:
1. on-line (3 occorrenze) 2. e-mail (3 occorrenze)
Per quanto riguarda la prima occorrenza, è stata confermata come tecnicismo anche dalla consultazione del Dizionario della lingua italiana curato da De Mauro (2000). Mentre l’occorrenza 2 nel medesimo dizionario viene indicata come esotismo dall’inglese, ma non come tecnicismo, come invece noi abbiamo ritenuto opportuno marcare, trattandosi di termine inglese coniato per indicare un particolare oggetto relativo ad internet, la posta elettronica. La terza occorrenza, di cui noi abbiamo ritenuto opportuno in fase di trascrizione usare la grafia relativa alla pronuncia italiana della sigla, per ragioni di comprensibilità, è pure indicata nel nostro dizionario di riferimento come esotismo, ma come per e-mail abbiamo scelto di marcarla come tecnicismo.
Delle altre occorrenze, 12 sono di tipo medico, in particolare: 1. dopamina (4 occorrenze)
2. ossitocina (6 occorrenze) 3. lifting (2 occorrenze).
La dopamina è definita nel Dizionario di De Mauro come “catecolammina del sistema nervoso centrale degli animali superiori che svolge importanti funzioni di neurotrasmettitore, la cui carenza è causa, nell’uomo, del morbo di Parkinson”, ed è segnalata come un tecnicismo medico. L’ossitocina è un “ormone peptidico secreto dal lobo posteriore dell’ipofisi che regola la contrattilità uterina durante il parto e stimola la secrezione lattea”, allo stesso modo anche questo vocabolo fa parte della terminologia medica. Il lifting è invece un vocabolo inglese, ma che comunque è collegato alla sfera medica dal momento che è definito come un “intervento di chirurgia estetica per eliminare le rughe del viso e del collo, mediante innalzamento e tensione della pelle”.
Nel caso delle prime due occorrenze ci troviamo di fronte a tecnicismi in senso stretto, mentre l’ultimo caso è un vocabolo entrato a far parte del linguaggio quotidiano, vista l’ampia diffusione che ha l’argomento e la risonanza che ne viene data da parte dei mass media.
Cinque occorenze sono di tipo giuridico: 1. stato (2 occorrenze)
2. coniugati 3. liberi di stato 4. ricorsi
Di tutte e quattro le voci si è avuta conferma dal Dizionario che si tratta di tecnicismi di ambito giuridico, comunque termini molto comuni e di grande diffusione, visto l’alto coinvolgimento che ogni cittadino italiano ha con questi temi.
Tre voci sono legate al mondo dell’aviazione 1. coppit (2 occorrenze)
2. steward
L’ultimo vocabolo invece appartiene al linguaggio economico: bot, che è una sigla che indica i “buoni ordinari del tesoro”.
Da quanto esposto, quindi, l’uso dei tecnicismi all’interno della conversazione della Puntata 1 possiamo considerarlo occasionale e riferito prevalentemente ad un lessico tecnico ma ampiamente usato e condiviso.
Di seguito riportiamo una rappresentazione grafica che mostra la distribuzione delle occorrenze di tipi di tecnicismi nella Puntata 1.
Tecnicismi Puntata 1 3% 28% 42% 17% 10% economia informatica medicina diritto aviazione Grafico 4
Diverso è per i tecnicismi usati nella Puntata 2. Per prima cosa, le occorrenze sono molto più numerose e si tratta di termini tecnici in senso stretto, necessari per portare avanti il discorso politico ed economico intrapreso.
Delle 124 occorrenze, 84 sono infatti di tipo economico: deficit, aliquote, monoreddito, detrazioni, deduzioni ecc. Tutti termini usati dai parlanti in riferimento all’argomento centrale della puntata da noi analizzata il cui titolo ricordiamo essere “Taglio delle tasse: facciamo i conti”: un tema quindi strettamente economico.
Mentre 39 sono voci specifiche del linguaggio politico: sinistra, centro sinistra, centro destra.
Una è un neologismo appartenente al mondo del giornalismo: un’ANSA. Questo il contesto:
LAR
xxx sull'OCSE perché tutti stanno citando l'OCSE io per caso mi sono
Il termine non è presente nel nostro Dizionario di riferimento, ma è diffuso nell’ambito del linguaggio giornalistico e televisivo. Indica una notizia diramata dall’agenzia ANSA, la principale agenzia di stampa italiana. Il neologismo “ANSA” si è formato attraverso il procedimento retorico della metonimia4, come conseguenza dell’ellissi che ha contratto l’espressione “notizia diffusa dall’agenzia ANSA” prima in “notizia dell’ANSA” e poi semplicemente in “ANSA”, trasformando il nome proprio in nome comune.
Riportiamo di seguito una rappresentazione grafica delle percentuali di occorrenza dei tecnicismi nella Puntata 2, dalla quale è evidente la predominanza sugli altri dei tecnicismi economici.
Tecnicismi Puntata 2 68% 31% 1% economia politica giornalismo Grafico 5
4 “Secondo la tradizione retorica, si ha una metonimia quando si designa un’entità qualsiasi mediante il nome di un’altra entità che sta alla prima come la causa sta all’effetto e viceversa, oppure che le corrisponde per legami di reciproca dipendenza (contenetne/contenuto; occupante/luogo occupato; proprietario/proprietà materiale o morale ecc.)” (Mortara Garavelli 1993: 42).
6.3.3.4. Dialetto
Nel § 5.4 abbiamo indicato le inserzioni di espressioni dialettali nel parlato televisivo come usi a scopo di intrattenimento.
L’analisi delle occorrenze nel nostro corpus conferma questa affermazione: i pochi casi riscontrati di questo fenomeno appaiono chiaramente come manifestazioni non di una scarsa competenza del parlante ad utilizzare l’italiano standard, quanto a una libera scelta stilistica.
Le occorrenze sono molto poche: nella Puntata 1 sono 18, tutte di dialetto romanesco, nella Puntata 2 sono invece 2, assimilabili ad una in quanto occorrono in ripetizione, ed appartengono al dialetto di area campana.
Queste le occorrenze nella Puntata 2:
BRU –> VES
[/] c'aggi’a fàdialect c’aggi’a fàdialect [=! ]
Il parlante usa chiaramente il dialetto con funzione ludica: se così non fosse non lo userebbe solo in questo caso, ma ci sarebbero più fenomeni di commutazione di codice5 nei suoi enunciati. Al contrario il parlante usa un italiano standard e controllato, pur con sporadici fenomeni di neo-standard, precedentemente rilevati.
Nella Puntata 1 le occorrenze di tratti dialettali sono poco più numerose: 18 occorrenze. Di queste, 13 sono prodotte dallo stesso parlante: Pino Insegno (INS). Riportiamo i contesti:
1. INS
^ lui se è scordata 'iela dico iodialect più tardi adesso indica VES
5 Con “commutazione di codice” si intende “l’uso alternato di italiano e di dialetto nel corso dello stesso evento comunicativo da parte dello stesso parlante” (Berruto 1993).
2. INS
no a sto' puntodialect è diventata l'ultima notte due piazze per il
bambino che c'ha dieci mesi e non si capisce perché diventa lungo tre metri nel letto e io e lei indica LAN col +/.
3. INS
uno si addormenta come un pupodialect adesso
4. INS
xx e famodialect la scappatella
5. INS –> IZZ
quello dipende da artrite de tu maritodialect
6. INS –> IZZ
sì lui già c'è entra'dialect perché fai queste domande a me facendo finta
7. INS
come io e Robbertadialect siamo +/.
8. INS
io comunque non sto' a capìdialect noi st'estate no' annamodialect io
non ho capito il concetto della situazione mo'dialect io devo annàdialect
che succede
9. INS
che è dura co i'dialect sci co i'dialect sci è diffici
Anche in questo caso si può pensare ad un uso a scopo di intrattenimento del dialetto, sia per la bassa frequenza del fenomeno (13 occorrenze in 95 enunciati prodotti dal parlante), sia per le caratteristiche del personaggio. Come si può confrontare dal § 2.2.1. il parlante in questione è un attore e tra le sue occupazione c’è anche
quella di doppiatore: la formazione e la professione quindi fanno pensare ad un parlante consapevole e competente, e ciò lo possiamo riscontrare anche nel nostro corpus, confrontando tra loro i vari enunciati da lui prodotti. Considerando infine che prevalentemente il parlante è un attore comico, è verosimile che usi il dialetto per ragioni di spettacolo.
Delle altre occorrenze, 4 sono prodotte dal conduttore Bruno Vespa, per il quale vale lo stesso discorso precedentemente fatto per Pino Insegno: oltre tutto in questo caso le occorrenze sono anche minori. Questi i contesti:
1. VES
ma perché ci avrà tre polacchi gay lui ma non puoi di'dialect che i
polacchi son gay ma dài su ma andiamo
2. VES
scusate io ne ho vista qualcuna poi quando le concessioni economiche se le era fatte dare era na'dialect tigre ^ cioè trattava questo suo uomo
che non aveva l'età di quel signore era ^ ma era uno zerbino lei lo portava come un cagnolino a spasso insomma via
3. VES
tac il telecomando se ci stessedialect il telecomando
4. VES –> TOG
na'dialect tribù
Infine, l’ultima occorrenza è prodotta dall’avvocato Annamaria Bernardini de Pace (DEP):
DEP
na'dialect tragedia disastro poi magari si dividono anche i letti a quel
6.3.3.5. Lingue straniere
I forestierismi e gli inserti in altre lingue sono sempre più diffusi nell’italiano neo-standard: sia per la diffusione di linguaggi settoriali che per ragioni di moda. Il carattere sempre più “globale” della nostra società favorisce gli scambi interculturali e di conseguenza quelli linguistici.
Nel nostro corpus di analisi si sono riscontrate 40 occorrenze totali di parole straniere: 29 nella Puntata 1 e 11 nella Puntata 2.
Delle 29 occorrenze della Puntata 1, la maggioranza, 21, sono di inglese: 1. baby-sitter (7 occorrenze) 2. single (6 occorrenze) 3. week-end (3 occorrenze) 4. beauty-farm, 5. hobby 6. partner 7. fetish 8. thriller
Delle altre, 4 sono in francese, tour e ménage (3 occorrenze), e 4 in giapponese, geishe (3 occorrenze) e kishe.
Nella Puntata 2 si ha una frequenza più bassa di parole straniere, causata soprattutto dal carattere più specialistico della conversazione, per cui, l’impasto lessicale risulta più ricco di tecnicismi che non di forestierismi. Predominante risulta comunque essere l’inglese: delle 11 occorrenze, 6 sono inglesi, nello specifico
1. single
2. ok (4 occorrenze) 3. stop
Tre espressioni sono latine: una tantum (2 occorrenze) e ipse dixit. Due sono voci francesi: en passant e gaffe.
Di seguito riportiamo due rappresentazioni grafiche relative all’uso di parole straniere nelle due puntate.
Parole straniere Puntata 1
72% 14% 14% inglese francese giapponese Grafico 6
Parole straniere Puntata 2
55% 18% 27% inglese francese latino Grafico 7
Dai Grafici 6 e 7 risulta evidente come predominante sia l’uso dell’inglese: predominanza questa in linea con le tendenze dell’italiano neo-standard.
Attualmente l’inglese risulta essere la lingua di maggior prestigio, per varie ragioni: supremazia tecnologica che favorisce la diffusione di anglismi nel linguaggio tecnico (v. § 6.3.3.3), egemonia economica e politica degli Stati Uniti, alta distribuzione dei prodotti culturali e commerciali provenienti dall’America (cinema, musica, abbigliamento, cibo ecc.). Per questi motivi parole inglesi sono entrate a far parte del vocabolario italiano e sono comunemente usate ad ogni livello di conversazione.
Per quanto riguarda le altre lingue usate nel nostro corpus: il francese è stato, prima dell’inglese, la lingua della divulgazione scientifica e della modernità, e ad oggi la Francia è ancora un importante centro culturale, specie per quanto riguarda l’ambito della moda e del cinema.
Mentre il giapponese si sta guadagnando negli ultimi anni un posto di primo piano, grazie allo sviluppo economico e tecnologico che il Giappone sta vivendo e che favorisce anche la diffusione della cultura. Per quanto riguarda invece le due occorrenze di latino presenti nella Puntata 2, si tratta di due modi di dire ampiamente usati, ad un livello di italiano comunque medio alto.
Per concludere, riportiamo di seguito due rappresentazioni grafiche che sintetizzano le percentuali di tecnicismi, parole straniere e inserzioni dialettali usate nelle due puntate del nostro corpus.
Puntata 1 38% 38% 24% Tecnicismi Parole straniere Dialetto Grafico 8 Puntata 2 91% 8% 1% Tecnicismi Parole straniere Dialetto Grafico 9
Dall’analisi dei Grafici 8 e 9 si ha la conferma di quanto affermato in precedenza: ovvero, la maggior frequenza dei tecnicismi nella Puntata 2 e la bassissima frequenza degli altri due fenomeni. Nella Puntata 1, invece, i tre tratti si equivalgono.
La Puntata 1 è, come più volte ribadito, un esempio più pertinente di parlato spontaneo quotidiano, di conseguenza si può affermare con ragionevolezza che siano queste le percentuali di frequenza dei tre
fenomeni in una conversazione faccia a faccia non particolarmente caratterizzata dal punto di vista del tema di discussione.
Infine, per un confronto ancora più completo, riportiamo una rappresentazione grafica dei tre fenomeni in entrambe le puntate.
29 29 18 124 11 2 0 20 40 60 80 100 120 140
Tecnicismi Parole straniere Dialetto
Occo rr en ze Puntata 1 Puntata 2 Grafico 10