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Una mostra a Venezia su Venezia Venezia è il mio grande amore. Da quando sono in Italia, cioè da più di quarant anni, molto spesso,

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Academic year: 2022

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Istanti catturati dall’obiettivo e manipolati da un pennello, crepuscoli elaborati da un computer e distesi su una tela. Approdi, rive, briccole, rii e barche, masegni e stati d’animo. Momenti

veneziani di un artista che ama il colore e sa come maneggiarlo, specie se sono i colori della sua città preferita. Parliamo delle tele di Michel Patrin, in questi giorni in esposizione presso la Vi.P Gallery, proprio dietro le Gallerie dell’Accademia. Sono opere di quarant’anni di frequentazione della città dei dogi, doviziosamente fotografata in ogni suo angolo, foto incosapevolmente, a volte, destinate a trasformarsi in quadri pittorici.

Michel Patrin, parigino d’origine, vive e lavora a Roma. Vetrocreare, l’azienda fondata con Laura Belforti nel 1983, ha realizzato oltre duemila opere in Italia e nel mondo, ottenendo numerosi riconoscimenti. Il suo brillante percorso professionale è andato di pari passo con l’attività di artista, sicuramente stimolata anche dall’amore per Venezia. A cui ha dedicato numerosi quadri oggi con un certo orgoglio ed emozione in mostra nella “sua” città.

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Michel Patrin

Una mostra a Venezia su Venezia…

Venezia è il mio grande amore. Da quando sono in Italia, cioè da più di quarant’anni, molto spesso,

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almeno una volta ogni due anni vengo qui. Ho fatto sempre fotografie di Venezia e avendo l’occasione di fare questa mostra ho pensato di farla su Venezia con quadri proprio dedicati a questa città fantastica. Ci sono due filoni in questa mostra. In alcuni quadri mi sono ispirato a grandi Maestri, come Canaletto, come William Turner, autore di bellissimi acquerelli. Tutti gli altri sono frutto d’idee mie, molte partono da fotografie come base, che ho letto e rielaborato al

computer e poi ridipinte, immagini con la bruma, con la nebbia veneziana oppure con il sole forte.

Sono vedute di Venezia con climi diversi, in ore diverse della giornata. Una varietà di atmosfere.

Vedo qui paesaggi comuni, case, canali, rive, campi, e monumenti ed edifici conosciuti…

Pochi i luoghi monumentali, per lo più dipingo paesaggi, il tramonto sulla Madonna dell’Orto, il sole dietro le case, fantastico. A un quadro tengo molto: la barca di un fruttivendolo ormeggiata a San Barnaba.

Non sono grandi le dimensioni dei tuoi quadri.

Vero. Sono di misure medio-piccole. Intanto la galleria veneziana che mi ospita non è enorme, quindi non si presta a quadri grandi. E comunque a me piace la dimensione intimista delle cose,

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non troppo grande, non troppo forte.

La tua tecnica?

È una tecnica mista. Sono opere su tela, la base di partenza è una fotografia, fotografie che ho fatto nel corso degli anni e che ho rielaborato al computer, intervenendo poi con la pittura, cambiando o manipolando i colori, dandogli certi movimenti, esprimendo le emozioni che intendo far emergere.

Non sei dunque uno di quei pittori col cavalletto che spesso incroci a Venezia.

Il cavalletto lo uso quando disegno, però non mi metto qui a Venezia a dipingere col cavalletto. La mia è un’attività più mentale, su diversi piani. Tutti questi quadri sono realizzati nel mio

laboratorio a Roma, neanche a Venezia. A Roma, con i ricordi di Venezia.

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Una città dipinta da tantissimi pittori nel corso dei secoli. Come ci si sente avendo addosso un accumulo così esorbitante di capolavori?

Non voglio misurarmi con nessuno, è ovvio, io vado per la mia strada, faccio le cose che mi piacciono, mi diverto molto. E in alcuni Maestri indubbiamente trovo ispirazione per certe mie opere. Per esempio, Turner, Canaletto, che citavo prima.

Anche la grande letteratura su Venezia è infinita. Che altro possono aggiungere gli autori e gli artisti contemporanei?

Una città, anche Venezia, ogni persona la vede in modo diverso. Non è vero che è già stato detto tutto su tutto. Venezia, poi, è talmente fantastica, con tantissimi posti, anche sconosciuti. Io faccio parte di un piccolo gruppo, si chiama Hidden Corners of Venice, i posti nascosti di Venezia, e tantissima gente posta foto di luoghi della città che nessuno conosce. Anche i dettagli qui hanno un loro fascino. Il quadro Per Peggy, è un’interpretazione del grigliato del cancello della Peggy Guggenheim.

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Il tuo mestiere di architetto-artigiano del vetro e l’attività di pittore: in che relazione sono?

Sono attività totalmente diverse e distinte. Una vetrata artistica, per me, non è arte, è artigianato, artigianato d’arte, certo, nel senso che io devo sempre esserci. Una vetrata però è per un cliente, a cui devo rendere conto, devo vedere se gli piace o meno. A volte ne faccio due, di bozzetti, perché così ne sceglie uno di suo gradimento. Dipingere, è una grande libertà, faccio quello che piace a me. Se i miei quadri piacciono ad altre persone, ne sono contento, però essenzialmente mi diverto, mi piace fare cose che piacciono a me.

Secondo certe categorie della pittura, ormai obsolete, ma utili per capire, come ti si può definire?

A me piace molto sperimentare, non ho uno stile definito preciso. Non faccio sempre le stesse cose, anzi, cerco sempre di fare cose diverse. Potrebbe anche essere un difetto, perché non ho un’unità nella mia produzione, però a me piace così.

La tua tecnica è peculiare, è riconoscibile, a partire dall’uso dell’acrilico.

Rispetto all’olio l’acrilico è più facile. Ci vuole meno tempo perché si asciughi, quindi è più rapido e malleabile, più veloce. Uso anche inchiostri, o materie come cemento, anche gli acquarelli, c’è come una stratificazione che affronto sempre in modo un po’ casuale. Comincio a fare qualcosa per un’oretta, poi la lascio, la riprendo dopo due giorni, poi la fotografo, mi accorgo di quello che

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non va, intervengo… Ci vuole un mese più o meno per fare un quadro.

Quali sono i posti che più t’ispirano di Venezia?

Tolti ovviamente i posti pur belli ma affollati, San Pietro di Castello, la Madonna dell’Orto, le Zattere.

Se uno visita la Biennale di arte in corso a Venezia e poi visita la tua mostra, potrebbe pensare che non c’è più posto per il tuo tipo di lavoro artistico…

Ho passato tre giorni alla Biennale di quest’anno, ho guardato bene tutte le cose in esposizione. È un altro tipo di creazione, di espressione. Ma anche alla Biennale ci sono dei quadri, eh. Pochi, però ci sono…

Quindi non ti senti un po’ fuori tempo?

Può darsi che lo sia, a me piace così, non lavoro nell’ottica di sfondare e diventare famoso nel mondo dell’arte, anche perché il mercato dell’arte è un mondo di vipere…

La differenza principale, forse, tra una tua opera e una esposta in Biennale è che la tua la puoi immaginare appesa alla parete di una casa o di uno spazio pubblico, non si può dire lo stesso di molte delle opere della Biennale.

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spazio a un certo tipo di opere, che chiedono una reazione emotiva forte. Di solito io, la mia arte, chiedo solo una reazione emotiva tranquilla.

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