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LA SUA FILOSOFIA

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Academic year: 2021

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LE MIE CONCLUSIONI

Tenendo fede all'introduzione, cercherò adesso di accennare alla "lezione" che ho ricavato da tutto il suo discorso, anche se è molto difficile farlo perché i concetti e gli spunti sono tanti. Affermerò in primo luogo che il pensiero di Boncinelli è una forma di filosofia, oltretutto garantita dai risultati della scienza. E che egli in tal modo ha descritto molto bene la vita nei suoi meccanismi e nel suo senso, facendocene percepire la sua profonda essenza. Egli non ne tira le fila, come ingenuamente cercherò di fare io - anche se per piccoli cenni e in maniera

assolutamente soggettiva, lasciando che ognuno lo faccia, se vuole, a modo suo-.

LA SUA FILOSOFIA

Sappiamo quanto egli polemizzi con la filosofia, e devo chiedergli innanzitutto scusa se io qui lo qualifico in questo modo. Ma è lui stesso che circoscrive uno spazio per affrontare i problemi di questo tipo.

Facendo eccezione al principio di grande cautela, egli trova il modo di fare affermazioni fuori dalle righe – o, come lui dice, di esprimere delle "idee"- per quanto non scientifiche, non ancora verificate, lasciandole in sospeso in attesa di una verifica che verrà, perché queste si rivelano talvolta predittive e capaci di indirizzare la scienza. Questo spazio se l'è preso più volte, immaginando l'universo appena prima del Big Bang o il primo ingresso del genoma in una cellula oppure parlando a ruota libera di creatività.

Quando poi s'è trovato di fronte al problema della coscienza fenomenica, Boncinelli ha affermato, è vero, che tutto ciò che non può essere affrontato oggettivamente deve essere tralasciato, come se non ci fosse, facendogli intorno una "resezione", che lascia inalterato tutto il resto... ma di coscienza fenomenica ne parla egli stesso, e anche spesso, sebbene non scientificamente.

Che cos'è tutto questo se non uno spazio possibile per la filosofia? Una filosofia certamente attenta alla scienza ma al contempo libera dagli stretti limiti di verificabilità di quest'ultima.

Ma non basta. A più riprese ha rivendicato l'urgenza di raccontare alla gente i risultati della scienza, strappando il compito a giornalisti sciocchi o senza scrupoli, affinché poi la collettività decida con cognizione se utilizzare o meno le nuove possibilità e tecnologie. Chi dovrebbe farlo, se non scienziati capaci di un'analisi ampia e filosofica o – perché no? - filosofi che sappiano restare aderenti alla realtà e che siano ben informati sui risultati della scienza?

E ancor più i filosofi e gli scienziati devono aiutarci a fare pulizia dalle domande

inutili e senza senso e da quelle mal poste.

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Anche se tutto ciò è un po' contraddittorio, che ben venga, se l'apporto alla filosofia è poi così fecondo!

Se invece il problema è di idiosincrasia rispetto a questa parola precisa

– "filosofia" -, chiamiamola pure riflessione, ma la sostanza non cambia e dirò allora che Boncinelli s'iscrive a pieno titolo nella riflessione contemporanea sulla vita.

LA VITA, LA SUA DESCRIZIONE E IL SUO SENSO

Per quanto egli affermi che il senso della vita non può essere indicato dalla

scienza

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, e che "le finalità non fanno parte del mondo naturale"

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, tuttavia ci descrive la vita e i suoi meccanismi. Non risponde direttamente alla domanda su che cosa essa sia, ma lo fa implicitamente nel migliore dei modi, raccontandocela.

Il suo racconto si snoda attraverso molteplici concetti-chiave, che fin qui abbiamo esaminato e che sono l'uno connesso all'altro come tante piccole gemme che incastonandosi insieme formano un bel monile. La connessione è già in tutto ciò che fin qui ho scritto (o meglio ancora in ciò che ha scritto lui nei suoi libri), ma adesso mi proverò a scorrere rapidamente in rassegna alcuni di questi concetti, prendendomi però la responsabilità in prima persona se tali connessioni, quando non sono esplicite, dovessero risultare scorrette.

La vita somiglia ad un cristallo che si autoreplica con infinite piccole mutazioni casuali all'interno di un quadro ripetitivo e deterministico, generando un

cambiamento continuo, a cui l'entropia sembra obbligarci. Piccoli errori – delle mutazioni, ma non solo – creano l'intera evoluzione entrando nelle maglie delle leggi fisiche e chimiche. All'interno di un movimento identico a se stesso, ciclico, circolare, deterministico, queste piccole variazioni inducono uno spostamento che sùbito cerca di riassestarsi finendo col formare un percorso a spirale, che sembra farci muovere in una qualche direzione.

C'era all'inizio un'unica materia indifferenziata, in cui, forse per uno di questi piccoli errori, la forma si separò dal resto, e da allora ha continuato per sempre a farlo, dando luogo ad un processo di segregazione, che creò per prima cosa il DNA.

Continue e "casuali" cadute di simmetria continuarono a creare e creano tuttora nuove proprietà. Tutto procede in questo modo e coerentemente in questa direzione, dai tempi dei tempi, dal passaggio dalle prime cellule procariotiche a quelle eucariotiche fino all'encefalizzazione e all'avvento del linguaggio e della coscienza.

Il DNA sùbito diventò l'elemento-guida di ciascun vivente, trasformandosi in principio a priori con il quale confrontare l'esperienza, in un dialogo all'interno del corpo. L'aspettativa è il motore di ogni apprendimento, perché schemi e nozioni

1 Pag. 167 de "Il posto della scienza".

2 "Verso l'immortalità", pag. 84.

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innate ci orientano nel mondo permettendoci di conoscerlo (e la selezione ci garantisce l'adeguatezza di tale conoscenza).

Immediatamente emerse anche un fine molto chiaro e universale, promosso dalla selezione: la sopravvivenza, intesa specialmente in funzione della vita nel suo complesso, in qualunque sua forma, o della specie, attraverso la molteplicità degli individui.

Lungo questo processo era nata infatti l'individualità, nonostante l'origine unica di tutto il vivente, alla quale ci siamo così affezionati che non vorremmo mai

rinunciarci, e che culmina nella coscienza.

Però per mantenere quel magico "libretto d'istruzioni" indenne, era necessario continuamente seminare, distruggere e ricostruire i suoi portatori, per evitare logoramento e degenerazione (e anche la sovrappopolazione o la noia di individui sempre uguali!); ma la storia continua, grazie a sempre nuove e fresche staffette.

C'è questa selezione naturale (sminuita a parole, ma celebrata nei fatti...), che premia ciò che funziona bene mediante una maggiore prolificità e che permette a tutto ciò che esiste - qualunque sia la sua causa – di venire conservato, di entrare nel nostro futuro, con un meccanismo che Boncinelli ci lascia solo intravedere e che a più riprese ho cercato di immaginare. Sempre "lei" trasforma in intenzione ciò che in origine non ne aveva alcuna, e dirige la complessità, sorprendendoci.

In tal modo è insorta la consapevolezza, dapprima soltanto fisica, ma poi, in noi umani, mentale, così come accanto ad una rudimentale razionalità in noi s'è andata affiancando una ben più consapevole e sofisticata forma di razionalità, che ci rende... costruttori del nostro destino!

Il timone sta infatti passando dalle mani della biologia sempre più nelle mani della collettività, che finora è stata così brava e accorta da riuscire a costruire il

progresso e l'intera evoluzione culturale.

Su tutto ciò domina il concetto della vita come unica fiamma, in cui i nostri avi dialogano con noi per mezzo dei geni, discutendo le nostre percezioni, le nostre esperienze e i nostri apprendimenti, da cui estraiamo una specie di sunto o di somma algebrica rispetto a cui adeguiamo sempre più consapevolmente le nostre azioni spingendoci in tal modo verso il futuro.

Geni, esperienza e caso somigliano alle tre Parche

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, che per quanto cieche o con un unico occhio intessono i fili del reale. Presente, passato e futuro si saldano in una realtà unica, così come di una realtà unica – non solo come origine ma anche come conclusione - facciamo parte tutti noi singoli individui, la nostra specie e le altre. I nostri sforzi individuali non si perdono nel vuoto, ma si saldano con quelli di chi ci ha preceduto o con quelli di chi verrà dopo, anche se non vengono ereditati.

Se sono reali e funzionano, questo basta: entreranno nel futuro.

3 Si tratta di una metafora usata da Carotenuto a pag. 90 di "Pensare l'invisibile"

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Noi sappiamo però anche quanto impariamo dagli errori, e quanto proprio gli errori siano all'origine dei cambiamenti; quindi non affliggiamoci per i nostri sbagli,

perché tutto può risolversi in positivo! Ciò che importa è la linea di tendenza

dell'evoluzione, in particolare di quella umana, di cui individualmente non siamo che una piccola rappresentanza passeggera, che però inevitabilmente lascerà la sua piccola traccia.

Queste e moltissime altre cose ci ha raccontato lo scienziato Boncinelli!

Certamente "il mondo non sa dove sta andando"

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e la direzione non è prevedibile e non è data. Ma dal momento che è emersa questa qualità nuova della consapevolezza mentale e della razionalità, ecco che noi abbiamo cominciato a costruire

deliberatamente il nostro futuro e a prendere in mano le redini della ... vita (quella nostra, ma anche di tutte le altre specie) e del suo senso!

Il senso della vita oggi è ciò che creiamo noi, in maniera sempre più deliberata!

Sappiamo che la nostra libertà sebbene molto limitata sta crescendo, e già è maggiore che negli altri animali e nei nostri progenitori: noi stiamo sempre più prendendo in mano il nostro destino e creando lo spazio della nostra libertà.

Tutto ciò fa anche paura: saremo davvero in grado di guidare la Terra e i suoi abitanti? Io non ho le certezze del buon Edoardo...

Se poi, al culmine di questo lungo processo, l'informazione davvero si è resa autonoma dalla materia, in quei due fenomeni "transmateriali" di coscienza e

Collettivo, tanto da dar luogo a qualcosa come l'anima, io non so rispondere. Ma mi basta tutto quanto il resto, e non avrei immaginato di apprenderlo in qualche decina di libri, con la garanzia di una buona dose di veridicità!

Grazie dunque di cuore al grande Boncinelli, che mi ha fatto un'ottima compagnia per alcuni anni! E spero che mi perdoni se involontariamente ho frainteso o mal riportato i suoi pensieri, ma ho cercato di assolvere al mio impegno con tutte le forze e tutta l'onestà di cui dispongo.

4 "Dialogo su etica e scienza", pag. 59.

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