“Corso di Alta Formazione in
Case Management Infermieristica ed Ostetrica”
Piani di Piani di Piani di Piani di dimissione dimissione dimissione dimissione
ICM Sonia Roveri ICM Sonia Roveri ICM Sonia Roveri ICM Sonia Roveri
Programma della giornata
• Le diverse tipologie di dimissione
• La metodologia per pianificare la
dimissione/trasferimento dall’ospedale
• Discharge room
Perché affrontare questa tematica
La transizione dall’ospedale verso casa rappresenta un momento molto critico per la salute dei pazienti,
soprattutto per quelli più anziani.
Se non adeguatamente seguiti essi rischiano, più di altri, di tornare in ospedale più volte, in un periodo di
tempo anche breve.
Questa eventualità, oltre a provocare notevole disagio
agli stessi anziani e ai loro familiari, determina un
aumento rilevante nei costi sanitari sopportati dalla
collettività.
Studi condotti negli Stati Uniti hanno stimato che le
“riospedalizzazioni non pianificate” dei pazienti più
anziani costano al sistema sanitario tra i 15-20 miliardi di dollari l’anno.
Questo è un problema anche per l’Italia. Nel nostro Paese quasi il 20% degli anziani dimessi da un ospedale sono costretti a farvi ritorno almeno una volta nei successivi 3 mesi [Franchi e al., 2013].
Se a ciò si aggiunge che gli ultra65enni, sono circa il 20%
della popolazione, saranno nel 2043 più del 32% [Istat, 2011], si intuisce quanto i costi legati a questo
fenomeno siano destinati a crescere nel giro di pochi
anni.
Dimissioni ospedaliere:
sempre più difficili …
Contenimento della spesa soprattutto per la gestione degli ospedali (diminuzione della durata della degenza, dei posti letto);
Progressivo invecchiamento della popolazione;
Aumento degli anziani fragili con più patologie croniche;
Famiglie sempre meno in grado di assistere un
congiunto sia durante l’ospedalizzazione sia durante il periodo di convalescenza;
Saturazione territoriale delle strutture residenziali.
Tipologie di dimissioni ospedaliere (1)
Dimissione tempestiva: si verifica quando la
durata della degenza per quel tipo di ricovero, considerata l’età del paziente e la gravità della patologia, è sovrapponibile allo standard
previsto per quel DRG. (Fabbri, 2000; Bonaldi et al, 2002);
Saiani L, Palese A, et al.
“La pianificazione delle dimissioni ospedaliere e il contributo degli infermieri”
Assistenza infermieristica e Ricerca, 2004
Tipologie di dimissioni ospedaliere (2)
Dimissione precoce: quando la durata della degenza del paziente con quel problema
specifico, è inferiore rispetto alle attese per quel DRG.
Il ricovero ripetuto da parte della stessa persona e per la stessa malattia può essere in parte
fisiologico, laddove una degenza non esaurisca il bisogno di trattamento e cura (ricoveri per i
quali il trattamento terapeutico preveda un
trattamento ciclico o frazionato, ad esempio per
la chemioterapia).
Dimissioni del fine settimana o in giornate
atipiche (ad esempio festività): sono quelle che si verificano dal venerdì pomeriggio alla
domenica o nei giorni festivi. Mettono in
difficoltà pazienti e i loro familiari soprattutto nell’approvvigionamento di farmaci e presidi e nell’attivazione del proprio MMG o dei servizi di assistenza domiciliare programmata.
Tipologie di dimissioni ospedaliere (3)
Saiani l, Palese A, et al.
“La pianificazione delle dimissioni ospedaliere e il contributo degli infermieri”
Assistenza infermieristica e Ricerca, 2004
Dimissione ritardata: si verifica quando la durata della degenza di un paziente, supera le
giornate di degenze attese per quel DRG.
Si stima che circa il 30% di tutte le dimissioni siano ritardate per ragioni non cliniche.
Tipologie di dimissioni ospedaliere (4)
Saiani l, Palese A, et al.
“La pianificazione delle dimissioni ospedaliere e il contributo degli infermieri”
Assistenza infermieristica e Ricerca, 2004
Valutazione inadeguata del paziente da parte dell’equipe medico-infermieristica soprattutto nell’individuazione dei bisogni e delle risorse
Scarsa/inadeguata organizzazione nell’attivazione del percorso post dimissione (prenotazione del trasporto o contatti con i servizi esterni)
Limitata disponibilità delle risorse inerenti le cure intermedie (lungodegenze, post acuzie, strutture riabilitative)
Scarsa comunicazione tra l’ospedale e i servizi che dovrebbero occuparsi di quel paziente dopo il ricovero
Il territorio non offre assistenza nel fine settimana
Cause determinanti le dimissioni
ritardate
Dimissione difficile: si verifica quando ad un
evento acuto (come ad esempio, un ictus o la frattura del collo del femore per un anziano),
segue una situazione di disabilità permanente o temporanea, che richiede una riorganizzazione familiare.
Si stima che il 2-3% di tutte le dimissioni siano da classificare come “difficili” (250-300 mila casi l’anno).
Tipologie di dimissioni ospedaliere (5)
Saiani l, Palese A, et al.
“La pianificazione delle dimissioni ospedaliere e il contributo degli infermieri”
Assistenza infermieristica e Ricerca, 2004
L’imprevedibilità dell’evento: la famiglia può trovarsi
impreparata, in tempi stretti, a gestire nuovi ed impegnativi bisogni assistenziali di un suo componente (impegni
lavorativi, adattamento della casa per facilitare l’assistenza reclutamento di una risorsa esterna o procurarsi dei presidi);
Alcuni problemi richiedono una consistente attivazione di risorse, il coinvolgimento di molti professionisti e servizi per garantire la continuità;
La scarsità di risorse non immediatamente disponibili:
come ad esempio, riuscire ad ottenere un posto letto in una struttura riabilitativa.
Cause determinanti le dimissioni difficili
Pianificare Pianificare Pianificare Pianificare
la la la la
dimissione
dimissione
dimissione
dimissione
Un sondaggio condotto nel 2006 negli Stati
Uniti, ha rilevato che oltre il 60% dei pazienti non erano stati coinvolti nella gestione della loro salute al domicilio e che l’80% dei
pazienti necessitavano di assistenza sanitaria
domiciliare, (medico e/o infermieristica e/o
riabilitativa) ma non era mai stata attivata.
Un’ulteriore analisi del 2009 ha rilevato che la metà dei pazienti dimessi furono nuovamente ricoverati entro 30 giorni senza aver visto in questo lasso di tempo il medico curante.
Inoltre, l’analisi ha rilevato che il rischio di ri- ospedalizzazione è più elevato nei giorni
successivi la dimissione, il che suggerisce che il follow-up nei giorni successivi (e non nelle settimane successive) dovrebbe essere una buona pratica.
How-to Guide: Improving Transitions from the Hospital to Home Health Care to Reduce Avoidable Rehospitalizations Institute for Healthcare Improvement, June 2012
Fattori di rischio per la riammissione
Uso di farmaci ad alto rischio (anticoagulanti,
glucocorticoidi, narcotici, antiepilettici, antipsicotici, antidepressivi, ipoglicemizzanti)
Politerapia (cinque o più farmaci)
Condizioni cliniche specifiche (BPCO avanzata, diabete, insufficienza cardiaca, ictus, patologia neoplastica, perdita di peso, depressione)
Bassa alfabetizzazione sanitaria
Solitudine per la maggior parte della giornata
I principi della dimissione pianificata
La dimissione è un processo e non un evento isolato
Richiede l’applicazione di una metodologia basata su 9 steps
Il processo di valutazione e di dimissione deve essere centrato sulla persona
Il processo di dimissione è responsabilità di tutti gli operatori sanitari in collaborazione con il
paziente/famigliare/caregiver
E’ fondamentale un approccio multidisciplinare
Centralità del paziente
Rispetto e attenzione ai bisogni, alle preferenze e ai valori del paziente, garanzia che quei valori guideranno ogni decisione clinica (Istitute of
Medicine).
Non è capitolare di fronte alle richieste del paziente e neppure inondare l’assistito di
informazioni lasciandolo solo nel momento di
prendere le decisioni.
Alla base dell’assistenza centrata sul paziente c’è la relazione di cura tra il team multidisciplinare e paziente/famigliare/caregiver.
Una relazione che si nutre di un continuo scambio
bidirezionale d’informazioni finalizzato a esplorare le preferenze e i valori del paziente, ad aiutare il
paziente e la sua famiglia a fare le scelte giuste, a
facilitare l’accesso alle cure appropriate, a rendere
possibili i cambiamenti negli stili di vita necessari per
mantenere o migliorare lo stato di salute.
Perché
Un’ampia letteratura dimostra che questo approccio migliora la
percezione di benessere del paziente, sia direttamente riducendo
l’ansietà e la depressione, sia indirettamente promuovendo la fiducia e la coesione sociale. Tutto ciò aumenta la capacità del paziente di affrontare le avversità legate alla malattia, di gestire meglio le
emozioni e di navigare più efficacemente nei meandri del sistema sanitario.
I risultati di una più intensa comunicazione tra paziente e team
assistenziale – elemento fondamentale dell’assistenza centrata sul paziente – sono stati studiati in una serie di ricerche che hanno dimostrato il raggiungimento di una serie di outcome, come il
miglioramento della qualità della vita, una più lunga sopravvivenza, il contenimento dei costi assistenziali (es: minori accertamenti
diagnostici, minori ricoveri ospedalieri) e la riduzione nelle diseguaglianze nella salute.
In un contesto socio-sanitario sempre più
complesso, la sfida degli operatori sanitari è
quello di bilanciare le continue pressioni del
SSN e il loro desiderio di fornire un’assistenza
centrata sul paziente.
I nove steps per la
dimissione/trasferimento
STEP 1
Iniziare la pianificazione della dimissione/trasferimento
prima o al momento del ricovero
STEP 2
Identificare la complessità dei bisogni della persona
STEP 3
Sviluppare un piano di trattamento entro 24 ore
dal ricovero
STEP 5
Stimare la durata del ricovero, e la data prevista di dimissione entro 24/48 ore dall’ammissione
STEP 9
Dimissione della persona
STEP 4
Garantire un
approccio multidisciplinare coordinato
STEP 6
Coinvolgere il territorio e il caregiver nelle scelte e fornire
informazioni
STEP 8
Utilizzare una checklist nelle 24/48 ore
precedenti la dimissione
STEP 7
Rivedere giornalmente il piano di trattamento
STEP 1: Iniziare la pianificazione
della dimissione/trasferimento prima o al momento del ricovero
La valutazione pre-ricovero deve essere condotta per i pazienti che fanno ricoveri programmati (procedure e/o interventi chirurgici in elezione) o comunque al momento dell’accesso nell’unità operativa.
Le procedure, i rischi e i risultati attesi devono essere spiegati al paziente/famigliare/caregiver.
Devono essere prese in considerazione le opzioni terapeutiche, la convalescenza, le preferenze e le preoccupazioni del paziente per l’assistenza ospedaliera.
Laddove gli operatori sanitari in tutto il continuum di cura
forniscono assistenza ospedaliera dovrebbero essere coinvolti
nel processo di pre-ricovero.
Cosa valutare …
La salute somatica (diagnosi di malattia, comorbilità)
La salute funzionale del paziente prima del ricovero e attuali (ADL e IADL)
La salute sociale prima del ricovero (presenza e capacità del caregiver, caratteristiche dell’ambiente di casa, situazione economica) e come potrà impattare con la degenza in ospedale
La salute psichica (orientamento T/S, attenzione, linguaggio, memoria, tono dell’umore, compliance ai trattamenti, ecc..)
La terapia farmacologica e la sua gestione
I fattori di rischio (es: cadute, di sviluppare lesioni da pressione)
Anamnesi di precedenti colonizzazioni con un organismo multi-resistente o infezioni associate all’assistenza (esempio: Clostridium Difficile)
La necessità riabilitativa
La possibilità di accedere ai servizi se necessari (stranieri, non residenti, senza fissa dimora, ecc..)
I nove steps per la
dimissione/trasferimento
STEP 1
Iniziare la pianificazione della dimissione/trasferimento
prima o al momento del ricovero
STEP 2
Identificare la complessità dei bisogni della persona
STEP 2: Identificare la complessità dei bisogni della persona
L’80% dei pazienti richiedono delle dimissioni ospedaliere semplici, il restante 20% invece richiedono delle
dimissioni complesse e articolate per cui è necessario il coinvolgimento di diversi professionisti.
Identificare rapidamente la complessità della dimissione
nelle prime fasi del percorso del paziente assicura una
rapida dimissibilità evitando di sottoporlo ai rischi della
prolungata ospedalizzazione.
Identificare il grado di rischio di dimissione difficile,
ritardata o di esiti sfavorevoli nel post-ricovero
Identificare il grado di rischio di dimissione difficile,
ritardata o di esiti sfavorevoli nel post-ricovero
Classi di rischio
0 – 10
Basso rischio
Soggetti a basso rischio per problemi post dimissione: non richiedono un particolare impegno di pianificazione della loro
dimissione; la disabilità è molto limitata.
11 – 20
Medio rischio
Soggetti a medio rischio per problemi post dimissione correlate a situazioni cliniche
complesse che richiedono una pianificazione della dimissione.
> 20 – 40 Alto rischio
Soggetti ad alto rischio correlati a problemi
rilevanti che richiedono continuità di cure e,
frequentemente, l’istituzionalizzazione.
I nove steps per la
dimissione/trasferimento
STEP 1
Iniziare la pianificazione della dimissione/trasferimento
prima o al momento del ricovero
STEP 2
Identificare la complessità dei bisogni della persona
STEP 3
Sviluppare un piano di trattamento entro 24 ore
dal ricovero
STEP 3: sviluppare un piano di trattamento entro 24 ore dal ricovero
I pazienti/famigliari/caregiver dovrebbero essere impegnati in tutte le fasi del ricovero, dalla pre-ammissione fino alla
dimissione e quindi dovrebbero partecipare fin da subito alle decisioni.
In particolare per i pazienti che rientrano al proprio domicilio, l’educazione sanitaria può ridurre le riacutizzazioni e le ri- ammissioni in ospedale.
Parte dell’educazione sanitaria deve occuparsi della gestione farmacologica in quanto spesso le riammissioni in ospedale sono associate a una scorretta gestione del farmaco.
Definire le problematiche clinico-assistenziali,
gli obiettivi e come raggiungerli.
Il piano di trattamento deve:
- Identificare il problema;
- Identificare gli obiettivi del trattamento;
- Identificare le azioni e le modalità da intraprendere;
- Essere basato sulle migliori evidenze disponibili.
Cosa vi ricorda?
STEP 3: sviluppare un piano di trattamento
entro 24 ore dal ricovero
Ancora parliamo di processo di assistenza …
Perché il processo di nursing è il metodo indispensabile per guidare, condividere, dirigere e valutare le attività assistenziali sul paziente assegnato.
La sua documentazione funge da “prescrizione infermieristica” presso i colleghi e gli operatori di
supporto che si avvicendano sul paziente (corrisponde alla prescrizione della terapia per il medico).
E’ fondamentale per assicurare la continuità delle cure
ed è funzionale a tutelare la sicurezza del paziente e
dell’operatore.
Accertare i problemi del
paziente/famigliare/caregiver, determina il prendersene carico per poter attivare tempestivamente le risorse disponibili.
Accertare i problemi del
paziente/famigliare/caregiver, determina il prendersene carico per poter attivare tempestivamente le risorse disponibili.
Attivare e attuare cure infermieristiche centrate sul paziente e sulla famiglia
Coinvolgere la famiglia
Essere presenti: dare tempo
Ripensare all’assistenza che stiamo erogando
Attivare e attuare cure infermieristiche centrate sul paziente e sulla famiglia
Coinvolgere la famiglia
Essere presenti: dare tempo
Ripensare all’assistenza che stiamo erogando
Caring Infermieristico
“Pratica che si realizza attraverso azioni competenti e disponibilità ad occuparsi
intenzionalmente e preoccuparsi della persona assistita”.
Il caring è un valore aggiunto all’assistenza
standard: è possibile assistere senza caring e quando questo avviene il nursing “è solo
lavoro”.
I nove steps per la
dimissione/trasferimento
STEP 1
Iniziare la pianificazione della dimissione/trasferimento
prima o al momento del ricovero
STEP 2
Identificare la complessità dei bisogni della persona
STEP 3
Sviluppare un piano di trattamento entro 24 ore
dal ricovero
STEP 4
Garantire un
approccio multidisciplinare coordinato
STEP 4: garantire un approccio multidisciplinare coordinato
a. L’approccio multidisciplinare favorisce la presa in carico della persona considerando i suoi
bisogni clinici, assistenziali, sociali favorendo un efficace processo di dimissione.
b. E’ indicato identificare un operatore che si
assuma la responsabilità del ricovero e del
processo di dimissione.
In ambito sanitario è un insieme di operatori
sanitari provenienti da diverse discipline e con differenti professionalità che condividono valori comuni e lavorano per raggiungere obiettivi
comuni.
Per attivare, sviluppare e mantenere un valido team è necessario tempo e l’impegno di tutti i suoi membri.
Tosi H.L., Pilati M. et alt. “Comportamento organizzativo. Persone, gruppi e organizzazione” Egea 2006 Basaglia. “Infermiere della riabilitazione”. Edi-ermes 1996
a. Team multidisciplinare
Team multiprofessionale e multidisciplinare
La scelta di lavorare in team è motivata dalla necessità di porre il paziente al centro del sistema e di INTEGRARE i diversi apporti
professionali in un progetto coordinato in ogni
fase.
Integrazione
E’ il processo del lavorare insieme per costruire consenso su obiettivi, approcci e risultati comuni.
È richiesta una comprensione del proprio ruolo e degli altri, rispetto reciproco tra i partecipanti, impegno negli obiettivi comuni, prese di decisioni condivise,
comunicazione efficace delle relazioni e responsabilità sia per gli obiettivi sia per i membri del team.
RNAO Nursing Best Practice Guidelines Program “Collaborative Practice among nursing teams”
novembre 2006
Efficacia del team
Punto di vista del paziente
Punto di vista dei professionisti
- Si sente seguito in modo
coerente da professionisti che svolgono ruoli molto diversi tra loro
- Un senso di sicurezza e protezione
- Si sente al centro del sistema - I professionisti forniscono una risposta univoca ai suoi
problemi
- Garantisce una continuità di cura - Miglioramento della qualità di cure prestate
- Crea un clima di reciproco
collaborazione e di supporto tra i diversi professionisti
- La gravità e la criticità delle condizioni cliniche dei pazienti induce tutti i professionisti a
frequenti scambi di informazioni
Aspetti negativi del team
Possono nascere conflitti se non c’è
condivisione del percorso, degli strumenti e
chiarezza dei ruoli.
b. Identificazione del responsabile del processo di ricovero e di dimissione:
Nurse (or other) facilitated discharge
Nurse (or other) facilitated discharge:
competenze
Capacità di advocacy per il paziente/famigliare/caregiver
Avanzate conoscenze cliniche nell’area di specialità
Spiccate capacità educative
(paziente/famigliare/caregiver/altro personale)
Spiccate capacità comunicative e di negoziazione
Capacità di lavorare in team
Conoscenza dettagliata dei servizi disponibili
Coordinamento della valutazione, pianificazione assistenziale e revisione giornaliera del processo di cura
Identifica, coinvolge, informa il paziente dei diversi aspetti della pianificazione assistenziale
Verifica i bisogni del caregiver
Discute con il paziente/famigliare/caregiver la data di
dimissione (di solito entro le 24 ore dall’accesso) e la registra nella documentazione del paziente
Mantiene aggiornata la documentazione del paziente
E’ parte integrante del team multidisciplinare
Mantiene i contatti con i servizi
Il giorno di dimissione/trasferimento rivaluta le condizioni del paziente e conferma il follow up
Nurse (or other) facilitated discharge:
funzioni
Entro un’ora dal ricovero del paziente deve essere
identificato e assegnato il gestore del processo di cura che in genere è un’infermiera
Deve essere documentata nella cartella clinica del paziente il nominativo dell’Infermiera
Questa Infermiera dovrebbe essere sempre aggiornata su tutti gli aspetti del percorso del paziente, in
particolare relativamente alla condizione clinica e assistenziale
Se il paziente viene trasferito in un altro
reparto/struttura, l’infermiera dove trasferire
formalmente la responsabilità a un altro operatore che si occuperà della gestione della dimissione
Come si realizza …
Come si realizza …
L’Infermiera è la fonte di tutte le informazioni sul paziente e deve coordinare i collegamenti con la famiglia, caregiver, servizi di cure primarie,
associazioni di volontario
Questo processo bi-direzionale dovrebbe essere standardizzato e formalizzato e dovrebbe anche essere concordato le possibili modalità di
comunicazione (@-mail o fax)
Se l’infermiera è fuori servizio, un secondo membro
del team dovrebbe essere identificato e assegnato
per garantire la continuità della pianificazione.
L’infermiera dovrà occuparsi della dimissione solo per quei pazienti in cui è stato documentato la fine del percorso
diagnostico
Prima della dimissione, l’infermiera deve dimostrare di avere realizzato una valutazione olistica del paziente che include i risultati dei test/procedure eseguite
La decisione di dimissione deve essere concordata con il paziente
L’infermiera deve riconoscere quelle situazioni in cui non è opportuno autorizzare la dimissione
E’ responsabilità di ogni infermiere, assicurarsi che tutti i
dettagli relativi alla dimissione siano completi e scritti in modo chiaro e leggibile
Piano di dimissione
I nove steps per la
dimissione/trasferimento
STEP 1
Iniziare la pianificazione della dimissione/trasferimento
prima o al momento del ricovero
STEP 2
Identificare la complessità dei bisogni della persona
STEP 3
Sviluppare un piano di trattamento entro 24 ore
dal ricovero
STEP 5
Stimare la durata del ricovero, e la data prevista di dimissione entro 24/48 ore dall’ammissione
STEP 4
Garantire un
approccio multidisciplinare coordinato
STEP 5: stimare la durata del ricovero, e la data prevista di dimissione entro 24/48 ore
dall’ammissione
La data presunta di dimissione dovrebbe essere definita nel pre-ricovero
Per le dimissioni semplici, la data di dimissione dovrebbe essere definita entro le prime 24 ore dal ricovero
Per le dimissioni complesse, la data di dimissione dovrebbe essere definita entro le prime 48 ore
Tutto il personale sanitario che ruota attorno al paziente deve conoscere la data di dimissione per lavorare sul
raggiungimento di tale obiettivo
Nella cartella clinica del paziente deve essere
formalmente indicata la data presunta di dimissione
Data di dimissione
STEP 5: stimare la durata del ricovero, e la data prevista di dimissione entro 24/48 ore
dall’ammissione
Previsione della conclusione (o quasi) del percorso diagnostico, terapeutico e
assistenziale
Stabilità clinica
Attuare strategie di prevenzione della
disabilità soprattutto per i soggetti a “rischio”
Definiamo “l’instabilità clinica”
Scala di instabilità clinica secondo Halm (
SIC-H)Temperatura corporea > 37.8°C 1
Frequenza respiratoria > 24/min 1
Frequenza cardiaca > 100/min 1
Pressione arteriosa sistolica <= 90 mmHg 1
Saturazione 02 < 90% 1
Alterato livello di vigilanza 0
Incapacità ad alimentarsi autonomamente di nuova
insorgenza 0
TOTALE SCORE
La disabilità, soprattutto nell’anziano è associato ad un
aumentato rischio di ospedalizzazione, istituzionalizzazione e morte oltre che all’incremento della richiesta di servizi e prestazioni socio-assistenziali con conseguente spesa
sanitaria.
Uno studio condotto dall’Università di Yale in reparti di
degenza ospedalieri di Medicina e Geriatria ha messo in evidenza che il rischio di sviluppare disabilità durante un mese di ricovero in ospedale aumenta di 60 volte e vi è
inoltre un ulteriore incremento di rischio pari a circa 6 volte per coloro che hanno già una attività motoria limitata.
Rebellato M., Alonzi D., Rosso B., Vanzetta M., Zanoni S.
“Il ruolo del Nursing nel prevenire la disabilità durante la fase acuta di malattia della persona anziana”
Geriatria 2009
Uno studio condotto nell’Ospedale S. Giovanni
Battista di Torino ha confrontato il numero di casi di delirium insorti durante il periodo di ricovero nel reparto di Geriatria e in un reparto di Medicina. I gruppi di pazienti oggetto di studio erano anziani aventi le stesse caratteristiche cliniche.
Dei 121 pazienti ammessi in Geriatria 8 hanno
presentato delirium, nel reparto di Medicina i casi di delirium sono stati 20.
Bo M., et altri
“Geriatric Ward Hospitalization Reduced Incidence Delirium Among Older Medical In Patients”
American Journal of Geriatric Psych. 2009
Quali differenze …
Nel reparto di Geriatria è stato abolito l’orario di visita per i parenti e pertanto risultano garantiti i contatti affettivi e sociali attraverso la presenza continuativa di famigliari/caregiver durante il ricovero.
L’organizzazione assistenziale è orientata al modello del primary nurse: dal momento dell’ammissione a quello della dimissione, il paziente è assistito da un infermiere identificabile, responsabile della
pianificazione e del controllo generale
dell’assistenza.
I nove steps per la
dimissione/trasferimento
STEP 1
Iniziare la pianificazione della dimissione/trasferimento
prima o al momento del ricovero
STEP 2
Identificare la complessità dei bisogni della persona
STEP 3
Sviluppare un piano di trattamento entro 24 ore
dal ricovero
STEP 5
Stimare la durata del ricovero, e la data prevista di dimissione entro 24/48 ore dall’ammissione
STEP 4
Garantire un
approccio multidisciplinare coordinato
STEP 6
Coinvolgere il territorio e il caregiver nelle scelte e fornire
informazioni
STEP 6: coinvolgere il territorio e il caregiver nelle scelte e fornire informazioni
I pazienti devono essere incoraggiati ad avere la responsabilità della propria salute e del proprio benessere per cui devono essere adeguatamente informati sul loro percorso diagnostico-terapeutico- assistenziale e sull’andamento delle patologie.
La durata del percorso in ospedale e la data di
dimissione deve essere discussa e concordata con il paziente/famigliare/caregiver e con i servizi
territoriali (per garantire la continuità assistenziale).
Dimissione protetta
Processo di passaggio organizzato, da un setting di cura ospedaliero a uno territoriale, che si attiva per l’assistito in condizioni cliniche
stabilizzate, ma che ha ancora la necessità di assistenza sanitaria e/o socio sanitaria.
Si tratta di una dimissione concordata con
l’assistito, i famigliari, il MMG ed i servizi del
territorio attivati per la successiva presa in
carico.
Comunicare è sempre così difficile …
Ambivalenza nella comunicazione operatore sanitario - paziente
L’ambivalenza dello stato del malato si manifesta
chiaramente quando l’operatore sanitario e paziente comunicano. La comunicazione è asimmetrica, in cui
l’operatore sanitario è in posizione di superiorità e il paziente è in evidente dipendenza.
Ci sono vari elementi che testimoniano l’asimmetria:
L’operatore sanitario prende l’iniziativa;
L’operatore sanitario fa domande e il paziente risponde;
Le domande dell’operatore sanitario tendono a essere chiuse;
La trama dell’intervista è chiara solo all’operatore sanitario.
La relazione è impostata sulla “verticalità” degli attori:
Gli operatori sanitari sono “il soggetto” che osserva, studia, analizza desume da regole e leggi generali in cui inserire la corretta diagnosi.
Il paziente è l’oggetto verso il quale il soggetto deve intervenire nel modo più adeguato. E’ più coinvolto emozionalmente, ha minore potere contrattuale, gli è chiesta fedeltà e devozione alle prescrizioni.
Il soggetto ha un’altissima responsabilità, l’oggetto una
bassa responsabilità.
La condizione dell’ospedalizzato è molto complessa e dura:
SRADICAMENTO dalla vita quotidiana: gli interessi, gli
impegni, le abitudini, vengono abbandonati per entrare nella routine della vita del paziente ospedaliero.
SOGGEZIONE di perdita di potere e di sottomissione in cui il
ricoverato viene gettato.
L’infermiera esperta del processo di dimissione aiuta il
paziente/famigliare/caregiver a decodificare il linguaggio medico relativamente alla diagnosi, ai trattamenti terapeutici, al follow- up e ne verifica il grado di comprensione.
I bisogni educativi dei pazienti/familiari/caregiver, sono orientati al conoscere la malattia, gestione dei sintomi, tempi ed i segni di recupero, aspetti economici (assegni integrativi di assistenza, assicurazioni ecc.), come e dove rivolgersi per avere assistenza
infermieristica al domicilio, quando chiamare un medico, gestione della terapia, riconoscimento di effetti secondari della terapia ed i problemi potenziali post-dimissione.
Per una comunicazione efficace con il famigliare/caregiver è necessario:
- Curare il linguaggio del corpo
- Utilizzare una terminologia non troppo tecnica - Avere un luogo dedicato privo di rumori e che
possa garantire la privacy
- Garantire sempre la continuità, la coerenza delle informazioni da parte dei diversi
professionisti
Fornire al paziente/famigliare/caregiver dei
pacchetti informativi scritti relativamente alla gestione dei devices (catetere vescicale, accessi intravascolari, ecc..), dei trattamenti, della cura della persona, delle cadute, del rischio
infettivo…
I nove steps per la
dimissione/trasferimento
STEP 1
Iniziare la pianificazione della dimissione/trasferimento
prima o al momento del ricovero
STEP 2
Identificare la complessità dei bisogni della persona
STEP 3
Sviluppare un piano di trattamento entro 24 ore
dal ricovero
STEP 5
Stimare la durata del ricovero, e la data prevista di dimissione entro 24/48 ore dall’ammissione
STEP 4
Garantire un
approccio multidisciplinare coordinato
STEP 6
Coinvolgere il territorio e il caregiver nelle scelte e fornire
informazioni
STEP 7
Rivedere giornalmente il piano di trattamento
STEP 7: rivedere giornalmente il piano di trattamento
Il piano di cura e di dimissione deve essere soggetto a rivalutazioni giornaliere durante la degenza
ospedaliera in quanto deve tener conto delle
variazioni dello stato di salute del paziente e della situazione sociale.
Ogniqualvolta si evidenzia uno scostamento del piano di cura e di dimissione, il
paziente/famigliare/caregiver deve essere informato
e deve essere documentato nella cartella clinica.
I nove steps per la
dimissione/trasferimento
STEP 1
Iniziare la pianificazione della dimissione/trasferimento
prima o al momento del ricovero
STEP 2
Identificare la complessità dei bisogni della persona
STEP 3
Sviluppare un piano di trattamento entro 24 ore
dal ricovero
STEP 5
Stimare la durata del ricovero, e la data prevista di dimissione entro 24/48 ore dall’ammissione
STEP 4
Garantire un
approccio multidisciplinare coordinato
STEP 6
Coinvolgere il territorio e il caregiver nelle scelte e fornire
informazioni
STEP 8
Utilizzare una checklist le 24/48 ore
prima della dimissione
STEP 7
Rivedere giornalmente il piano di trattamento
STEP 8: utilizzare una checklist 24/48 ore prima della dimissione
La checklist permette di garantire l’effettiva aderenza al piano di dimissione verificando che non vi siano dei ritardi e permette di
evidenziare eventuali azioni rimaste in
sospeso.
Il servizio di continuità assistenziale del territorio deve essere contattato almeno 48 ore prima della
dimissione per confermare i servizi necessari per il paziente.
I famigliari/caregiver devono essere contattati per
confermare e concordare le modalità di dimissione (es. orario, trasporto del paziente, ritiro farmaci, elementi informativi/educativi da rafforzare)
Impostare la lettera di dimissione.
CHECKLIST per le dimissioni
Compito Eseguito da e commenti Data e firma Dati al paziente consigli scritti e verbali
Discussa con il caregiver/famiglia l’assistenza al paziente
Confermati gli arrangiamenti
Avvertita la famiglia/caregiver della data di dimissione
Il caregiver comprende come utilizzare
qualsiasi equipaggiamento specialistico fornito Confermato il trasferimento delle
responsabilità di coordinamento
dell’assistenza e predisposte note per il nuovo coordinatore
Lettera di dimissioni scritta e firmata Scritta la lettera al medico di base
CHECKLIST per le dimissioni
Compito Eseguito da e commenti Data e firma
Lettera inviata via fax o e-mail all’assistenza primaria
Provveduto per il trasporto:
- per conto proprio
- da parte dell’ospedale
Confermati gli accordi per gli ausili a domicilio
Completato l’addestramento per l’utilizzo degli ausili
Chiesto ai parenti di portare abiti da far indossare al paziente per uscire
Chiavi di casa
Riscaldamento acceso Cibo disponibile
Discusse con il paziente e/o caregiver le istruzioni sui farmaci
CHECKLIST per le dimissioni
Compito Eseguito da e commenti Data e firma
Preparate le prescrizioni Consegnate le prescrizioni
Informati i terapisti di comunità Informati gli infermieri di comunità Fissato un appuntamento di controllo Confermato il trasporto
I nove steps per la
dimissione/trasferimento
STEP 1
Iniziare la pianificazione della dimissione/trasferimento
prima o al momento del ricovero
STEP 2
Identificare la complessità dei bisogni della persona
STEP 3
Sviluppare un piano di trattamento entro 24 ore
dal ricovero
STEP 5
Stimare la durata del ricovero, e la data prevista di dimissione entro 24/48 ore dall’ammissione
STEP 9
Dimissione della persona
STEP 4
Garantire un
approccio multidisciplinare coordinato
STEP 6
Coinvolgere il territorio e il caregiver nelle scelte e fornire
informazioni
STEP 8
Utilizzare una checklist le 24/48 ore
prima della dimissione
STEP 7
Rivedere giornalmente il piano di trattamento
STEP 9: dimissione della persona
La dimissione del paziente deve essere effettuata entro e non oltre le ore 11.00 (il letto ospedaliero diventa così disponibile per un nuovo paziente)
Al momento di lasciare l’ospedale, ogni paziente deve essere provvisto di un pacchetto informativo
contenente:
Gestione della salute (riconoscimento di sintomi e segni)
Gestione dei farmaci
Gestione degli ausili/attrezzature/devices
Indicazioni per i pazienti “colonizzati” (es: enterobatteri produttori di carbapenemasi)
Eventuali appuntamenti per visite o esami diagnostici
Tempistica per la ripresa delle normali attività lavorative
La gestione farmacologica
La gestione farmacologica svolge un ruolo molto
importante nel preparare il paziente alla dimissione e ha un forte impatto nel mantenimento delle condizioni cliniche al domicilio.
L’uso dei farmaci è in aumento e molti pazienti
assumono contemporaneamente numerosi farmaci che possono interagire tra di loro.
E’ stimato che un’alta percentuale di ri-ammissioni
ospedaliere (tra il 5% e il 17%) sono dovute a reazioni avverse a farmaci o scorrette assunzioni
farmacologiche.
Numerosi studi hanno valutato il livello di informazione dei
pazienti sui farmaci, alla dimissione dall’ospedale, per arrivare a conclusioni non certo incoraggianti: anche se la
maggioranza dei pazienti conosceva il motivo per cui assumeva la terapia, solo il 27% conosceva gli effetti collaterali.
Gli infermieri dovrebbero avere un ruolo importante
nell’informazione perché sono a stretto contatto con il
paziente, però non sembra che i pazienti riconoscano questo ruolo e spesso neanche gli infermieri.
Spesso i fogli illustrativi nelle confezioni dei farmaci,
costituiscono l’unica informazione scritta di cui il paziente dispone.
Le conoscenze dei pazienti sui farmaci alla dimissione
Studio condotto in alcuni ospedali del Piemonte e Lombardia nel 2008;
Sono state identificate 7 classi di farmaci più prescritte e le aree analizzante sono state: a cosa serve il farmaco, dosaggio, come
assumerlo, quando non assumerlo, cibi/farmaci/comportamenti da evitare, principali effetti collaterali;
Sono stati intervistati 211 pazienti (ricoverati in neurologia,
gastroenterologia, pneumologia, geriatria, nefrologia, cardiochirurgia, cardiologia, medicina generale);
I pazienti sono stati intervistati alla dimissione (possibilmente dopo il colloquio con il medico e dopo aver ricevuto la lettera di dimissione) da personale adeguatamente formato che al termine dell’intervista ha fornito le informazioni mancanti al paziente.
G. Menarello, G. Mutillo, P. Tognoni, D. Manara, F. Macario.
“Le conoscenze dei pazienti sui farmaci alla dimissione”
Assistenza infermieristica e Ricerca, 2009
Le conoscenze dei pazienti sui farmaci alla dimissione: risultati
• 100 (47,3%) pazienti sono stati dimessi con la terapia immodificata
• 80 (37,9%) con 1 o 2 nuovi farmaci
• 31 (14,7%) con 4-9 nuovi farmaci
Le conoscenze dei pazienti sui farmaci
alla dimissione: risultati
Le conoscenze dei pazienti sui farmaci
alla dimissione: risultati
Le conoscenze dei pazienti sui farmaci alla dimissione: conclusioni
Lo studio ha documentato la carenza di informazioni sulle terapie prescritte durante il ricovero e assunte a
domicilio.
Le aree di informazione maggiormente carenti sono le modalità di assunzione, gli effetti collaterali, le
interazioni con farmaci e nutrienti.
La non conoscenza non è influenzata dal tipo di reparto, ad indicare che il problema è ubiquitario.
Il ricovero potrebbe rappresentare un momento importante per dare, verificare e rinforzare le
informazioni, in particolare a coloro con malattie
croniche.
Alcuni problemi riscontrati nella
gestione farmacologica al domicilio
Le informazione fornite al paziente/famigliare/caregiver al momento della dimissione non sono accurate
Al domicilio i pazienti assumono i farmaci prescritti in ospedale e i farmaci che assumevano prima del ricovero
Al domicilio i pazienti non assumono i farmaci prescritti in ospedale ma quelli che assumevano prima del ricovero
La lettera di dimissione non fornisce indicazioni complete (non c’è chiarezza sul cambiamento del farmaco)
Disaccordi sulla nuova prescrizione da parte del medico
curante che modifica la prescrizione
Strategie di miglioramento
Accurata valutazione del paziente e del contesto famigliare
Coinvolgimento del farmacista ospedaliero che ricostruisce con maggiore accuratezza la storia farmacologica del paziente
Immediato coinvolgimento del paziente/famigliare/caregiver
Esperienze positive di coinvolgimento del farmacista di
comunità che effettua una visita di follow-up subito dopo la dimissione per valutare la corretta prescrizione e assunzione
Sportello di erogazione dei farmaci alla dimissione (per almeno 14 giorni) consegnati presso l’unità operativa
Maggiore formazione agli infermieri sulla gestione farmacologica
Coinvolgimento del MMG
Gestione degli ausili/attrezzature
I tempi di consegna delle attrezzature al domicilio a volte possono ritardare la dimissione del paziente per cui è
necessario richiederle tempestivamente ed intraprendere rapidamente un
progetto di educazione terapeutica per il
paziente/famigliare/caregiver.
Strategie di miglioramento
L’ospedale potrebbe disporre di una gamma di
attrezzature da fornire al paziente alla dimissione in attesa che arrivino quelli prescritti
Impiego di personale esperto che si occupi di effettuare piccoli aggiustamenti per rendere
l’attrezzatura correttamente utilizzata al domicilio
Ricovero del paziente in un setting assistenziale a
bassa intensità di cura per permettere gli adattamenti ambientali necessari del domicilio
Informare il paziente/famigliare/caregiver delle
modalità di restituzione dell’attrezzatura in caso in cui
non sia più necessaria al domicilio
Il follow up
Seguire il paziente dopo la dimissione permette di:
- valutare l’impatto degli interventi effettuati - individuare eventuali nuovi problemi
- rafforzare l’educazione sanitaria iniziata in ospedale
- valutare l’efficacia e l’efficienza del processo
di dimissione
Come attuarlo …
Telefonata
Visite al domicilio
Telemonitoraggio
Telefonata
Gli studi hanno esaminato l’impatto di una
telefonata da un membro del team (medico ospedaliero, farmacista) assistenziale al
domicilio.
Risultati:
Efficacia moderata nel ridurre le visite al pronto soccorso
Totale efficacia nel follow up
Riduzione dei ricoveri ospedalieri (in un solo studio)
E. Arper, TA. O’ Malley, J, Greenwald
“Hospital discharge” 2012 www.uptodate.com
Visite al domicilio
Una sola visita al domicilio di un infermiere e di un farmacista ai pazienti con diagnosi di
insufficienza cardiaca (l’obiettivo era di ottimizzare la gestione farmacologica) ha determinato la riduzione quasi del 50% del rischio di riammissione non pianificata (un solo studio).
E. Arper, TA. O’ Malley, J, Greenwald
“Hospital discharge” 2012 www.uptodate.com
Telemonitoraggio
Vari studi hanno dimostrato una efficacia
variabile nelle riduzione delle riammissioni, nei pazienti con insufficienza cardiaca
utilizzando dei dispositivi per il monitoraggio della PA, FC, peso, saturazione di O2.
E. Arper, TA. O’ Malley, J, Greenwald
“Hospital discharge” 2012 www.uptodate.com
Tutti i pazienti hanno la necessità di
attivare questo modello a 9 steps?
il paziente presenta una
patologia fisica o mentale ad Indice di severità elevato o è affetto da polipatologia o da problemi di funzioni vitali richiedenti dispositivi
tecnologici di sostituzione (es.
per nutrizione, ventilazione…)
il paziente non è autonomo nelle varie attività (mobilità, cura della persona, vita domestica, sociale…) e richiede aiuto da parte di altri, anche con l’utilizzo di dispositivi fisici
il paziente presenta criticità legate alla abitazione, al reddito, al nucleo familiare e alle persone che forniscono aiuto, alle relazioni familiari, non ha ancora accesso a servizi, presidi, ausili e facilitazioni economiche
Paziente complesso
(modello bio-psico-sociale)
Spesso a una situazione di complessità sanitaria,
assistenziale, ambientale si aggiunge una condizione di rischio aumentato di complicanze con
deterioramento della qualità di vita e prognosi sfavorevole …
PAZIENTE COMPLESSO FRAGILE
Vantaggi della dimissione pianificata (punto di vista del paziente)
I bisogni sono soddisfatti
Si sentono parte attiva del loro processo di cura (partner attivo e non privo di potere)
Il processo di cura è vissuto come un percorso coerente e non come una serie di attività
indipendenti
Conoscono la tempistica di permanenza in ospedale
Vantaggi della dimissione pianificata (punto di vista del caregiver)
Si sentono dei partners attivi nel processo di cura e di dimissione
Sentono che la loro esperienza di caregiver è stata utilizzata in modo appropriato
Sono consapevoli del loro diritto ad avere i propri bisogni identificati e soddisfatti
Si sentono sicuri nel continuare a sostenere il ruolo di caregiver
Sono consapevoli del diritto di avere tutte le
informazioni necessarie per continuare a svolgere il
ruolo di caregiver
Vantaggi della dimissione pianificata
(punto di vista del personale sanitario)
Sentono che le loro competenze sono riconosciute e utilizzate in modo corretto
Ricevono le informazioni in modo tempestivo
Si sentono parte di un sistema
Possono sviluppare nuove competenze e nuovi ruoli
Hanno la possibilità di lavorare in diversi setting
Riconoscono di poter operare in un sistema che
consente loro di farlo in modo efficace
Vantaggi della dimissione pianificata (punto di vista delle organizzazioni)
Utilizzo delle risorse in modo ottimale
Riduzione dei reclami
Lo staff si sente apprezzato e ciò, porta ad un miglioramento nel reclutamento e nel
mantenimento in servizio del personale
Relazioni positive con le organizzazioni locali
sanitarie e sociali
Esistono ostacoli all’attuazione di
questo modello di pianificazione della
dimissione?
Modelli organizzativi presenti nelle unità operative sono ospedalo-centrici
I parenti/caregiver sono fisicamente fuori dalla porta e vedono il proprio congiunto per poco tempo durante l’ospedalizzazione
Il paziente/famigliare/caregiver non sono partecipi al processo di cura e tantomeno al processo di dimissione
Scarsa formazione degli operatori sanitari
In alcuni contesti gli infermieri hanno un ruolo passivo
Le documentazioni sanitarie dei pazienti sono spesso
carenti di molti dati e il processo di dimissione non è
tracciabile
Discharge room
Unica esperienza italiana al Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena.
E’ un servizio a disposizione del paziente in dimissione che attende di rientrare al proprio domicilio.
In genere è situata in prossimità del Pronto Soccorso.
E’ in comunicazione con l’esterno tramite la “camera calda”, accesso protetto che garantisce ai pazienti un’uscita priva di rischi e un comodo accesso alla ambulanze e ai mezzi privati dei famigliari.
Consente alle persone in attesa al Pronto Soccorso di
essere ricoverate più rapidamente nel reparto di
assegnazione.
Reception dove il personale (infermieri e operatori socio sanitari), coordina l’attività della struttura;
Sala soggiorno, un ambiente accogliente, dove poter
guardare la tv, leggere riviste o semplicemente riposare in poltrona in attesa dell’arrivo del mezzo di trasporto;
Sala pranzo, che consente di consumare i pasti ordinati il giorno precedente nel reparto di degenza, nell’eventualità che l’attesa per la dimissione si debba prolungare al
pomeriggio;
Sala barelle, un ambiente dove sono presente delle barelle che garantiscono l’assistenza necessaria per le persone con problemi di deambulazione;
Bagno, attrezzato anche per i portatori di handicap.
Discharge room: struttura
Prendere in carico il paziente
Occuparsi sia dei bagagli che della documentazione sanitaria
Accoglierlo, insieme ai suoi familiari, nell’ambiente appositamente predisposto
Fornirgli tutte le informazioni sulle modalità di dimissione
Ritirare i farmaci prescritti dal medico di reparto presso la farmacia interna e consegnarli al paziente dandogli le
dovute indicazioni sulla loro somministrazione
Somministrare la terapia secondo le indicazioni della lettera di dimissione
Comunicare l’orario indicativo di arrivo dell’ambulanza
Discharge room: compiti del personale
Reception
Sala soggiorno
Dall’inglese: persona che assiste Oggi: “un individuo responsabile
che, in un ambito
domestico, si prende cura di un soggetto dipendente e/o disabile”.
Chi è il Caregiver?
I caregiver sono solitamente uniti da uno stretto rapporto di parentela con la persona che
assistono.
Il ruolo viene assunto nella maggior parte dei casi da famigliari di primo grado, con lo scopo di
assicurare un sostegno più o meno intensivo a
un congiunto che per diverse ragioni non può
svolgere tutte o alcune delle funzioni di base
della vita quotidiana.
Donna (80% dei casi) Ruolo sociale
Età media 55 anni (range 45 – 64 anni) Coniuge/figlia
Non sempre in condizioni ottimali di salute
Accudisce la persona in modo continuo o quasi
Censis, 2007
Profilo del Caregiver
Categorie di caregiver
• Caregiver organizzativo: persona che si cura degli aspetti organizzativi ed economici
• Caregiver operativo: persona che fornisce prestazioni di aiuto
• Caregiver informale: famigliare, parente, amico che, in forma gratuita, si prende cura di un paziente
• Caregiver formale:
• Assistente domiciliare privato: persona retribuita dalla famiglia
• Caregiver istituzionale: professionista sanitario,
sociale o amministratore di sostegno.
Categorie di caregiver
•
Caregiver logorati e dedicati:donne al di sopra dei 60 anni di età, che assistono a tempo pieno il coniuge ormai in fase
avanzata di malattia. Non ricevono aiuti di alcun genere, che hanno scarse relazioni sociali, qualche situazione conflittuale in famiglia e problemi di salute.
•
Caregiver multiruolo:sono in genere figlie che sono impegnate su diversi fronti e in genere convivono con il malato. Si sentono stanche, sovraccaricate di responsabilità e il loro impegno è
costante che ha una ricaduta negativa prevalentemente sul piano psicologico e delle relazioni sociali.
•
Neo-caregiver e supportati:si occupano della sorveglianza di un malato ancora relativamente autonomo, quindi hanno subito grossi cambiamenti nello stile di vita.
Censis, 2007
CONCRETO
Organizzazione delle cure a casa Controllo dei sintomi
PSICOLOGICO
In quanto esposti allo stesso rischio di stress che soffrono gli operatori sanitari
S. Pellachin - Il caregiver 2008
Aiuti al Caregiver
Il Caregiver familiare potrebbe uscire dalla sua "invisibilità", ricevendo anche in Italia quel riconoscimento giuridico che in gran parte dei Paesi europei ha già ottenuto da tempo.
Le legislazioni nei diversi Stati europei prevedono specifiche tutele per i caregiver familiari, tra le quali supporti di vacanza assistenziali, benefici economici e contributi previdenziali,
come avviene in Francia, Spagna e Gran Bretagna ma anche in Polonia, Romania e Grecia. Non così invece in Italia, dove
manca una piena coscienza e un’adeguata tutela per queste figure.
I Caregiver famigliari saranno
riconosciuti per legge
Chi è la “Badante” o “assistente famigliare”
Il termine, documentato inizialmente nell'ambito burocratico, è stato ripreso e utilizzato più
largamente per indicare persone, nella maggior
parte dei casi immigrate, che si occupano di anziani o disabili soprattutto presso privati.
Ultimamente è entrato nella legge di sanatoria per la regolarizzazione dei lavoratori stranieri.
Accademia della Crusca