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i l c a s o

8 M.D. Medicinae Doctor - Anno XXIII numero 7 - ottobre 2016

P

oter ricusare un assistito ad- ducendo come motivo la turbativa del rapporto di fi- ducia: dovrebbe essere questa la regola (Acn comma 3 art. 41), ma un caso avvenuto a Torino potreb- be rimescolare le carte in tavola visto che la Sisac, chiamata in cau- sa, ha sottolineato che la turbativa del rapporto di fiducia pur essendo un’importante causa di ricusazio- ne, deve essere adeguatamente supportata da ragioni di ecceziona- le e accertata gravità in modo da non poter essere utilizzata come strumento di ‘ritorsione’ nei con- fronti di pazienti un po’ ‘scomodi’.

Del caso in questione ne abbiamo parlato con Luigi Di Caprio, me- dico di medicina generale e mem- bro dell’OMCeO di Milano che ha confermato questa eventualità.

“La turbativa del rapporto fiducia- rio non basta più - precisa Di Ca- prio -. Abbiamo ricevuto dalla Si- sac una comunicazione che met- te in luce proprio questo: noi me- dici saremo costretti a motivare dettagliatamente la ricusazione di un assistito”.

Ma da dove arriva questa decisio- ne della Sisac (che, ricordiamo, ha voce in capitolo nelle questio-

ni riguardanti l’Acn)?. Ricostruia- mo i fatti, facendoci aiutare pro- prio da Di Caprio.

¼

¼ Il caso

“Pare che a Torino - spiega - un pa- ziente ricusato (lo chiameremo Si- gnor X, ndr) abbia fatto un esposto alla Asl di riferimento chiedendo spiegazioni sulla ‘semplicistica’ mo- tivazione data dal suo medico di fa- miglia per ricusarlo. La Asl per mo- tivi di privacy e adducendo ragioni legate all’applicazione della conven- zione, ha dato ragione al medico”.

Questo in sintesi, ma al riguardo va precisato che anche il Comitato Consultivo Regionale (l’organismo istituto presso l’Assessorato delle politiche per la salute con funzioni consultive e propositive rispetto alla qualità dei servizi sanitari ero- gati dai servizi sanitari regionali) ha dato ragione al medico di famiglia.

Capita però che un cittadino non si fermi di fronte alle prime risposte ricevute e faccia appello. Così è stato nel caso del nostro Signor X, che si è appellato al Difensore Civi- co Regionale, una figura istituita per tutelare i diritti dei cittadini nei confronti della Pubblica Ammini-

strazione. Detto, fatto. Il Difensore Civico si rivolge direttamente alla Sisac, la quale, dopo aver consulta- to anche il Ministero della Salute ha diramato la sua decisione.

“Il caso in questione va avanti or- mai da quasi due anni!” - sottoli- nea Di Caprio.

“La direttiva della Sisac - continua - intende obbligare noi medici di fa- miglia a specificare i motivi della ri- cusazione di un assistito oltre la cessazione del rapporto fiduciario”.

“Il vero nodo del problema - tiene ad evidenziare Di Caprio - è: per- ché la Sisac tra le motivazioni della sua decisione elenca anche la sen- tenza della Corte di Cassazione che si riferisce alla corresponsabili- tà tra Asl e medico di famiglia in caso di danno procurato dallo stes- so medico (sentenza del 17 marzo 2015 n. 6243) che non ha alcuna attinenza col caso del Signor X?”.

La ricusazione si complica, il medico deve spiegare i perché

La turbativa del rapporto di fiducia potrebbe non essere più motivazione sufficiente.

È quanto si evince da un caso avvenuto a Torino e dalle disposizioni in merito arrivate dalla Sisac in cui sottolinea che l’atto di ricusazione deve essere

adeguatamente supportato da ragioni di eccezionale e accertata gravità

Francesco Gombia

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Attraverso il

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presenteQR-Code è possibile ascoltare con tablet/smartphone il commento di Luigi Di Caprio

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