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I NABILITÀ TEMPORANEA ED IDONEITÀ AL LAVORO

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Academic year: 2022

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I NABILITÀ TEMPORANEA ED IDONEITÀ AL LAVORO

Prof. Carmelo Abbate

L'espressione del giudizio di idoneità al lavoro specifico rappresenta l'elemento centrale dell'attività del medico del lavoro/competente. La valutazione dell'idoneità pone al medico due quesiti sostanziali:

1. presenta il soggetto capacità fisiche tali da consentire lo svolgimento del compito?

2. è prevedibile che la specifica attività svolta secondo le procedure individuate dal datore di lavoro possa determinare una condizione di rischio grave/danno al lavoratore?

Le risposte che il medico otterrà circa questi quesiti, determinate da situazioni individuali stabili, indirizzeranno la conclusione circa l'impiego del lavoratore.

Una condizione che modifica la idoneità fisica del lavoratore è data dallo stato di malattia acuto: essa per definizione determina nel soggetto una condizione di inabilità temporanea assoluta o parziale. Nel primo caso si avrà una condizione di completa impossibilità allo svolgimento di qualsiasi attività produttiva; nel secondo, la condizione determinata dalla patologia, non limiterà l'idoneità generica al lavoro, ma potrebbe:

a) condizionare il normale espletamento di uno specifico compito.

b) limitare la risposta soggettiva ad un fattore di rischio specifico.

L'inabilità temporanea di interesse del medico del lavoro/competente è determinata da quelle condizioni legate a:

1. riammissione al lavoro dopo un periodo di malattia acuta;

2. riammissione al lavoro dopo infortunio;

Associato Dipartimento di Medicina Sociale del Territorio Sezione di Medicina del Lavoro, Università degli studi di Messina

Tagete n. 1-2003 Ed. Acomep

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3. utilizzazione di soggetti in presenza di malattie acute che non determinano assenza.

La difficoltà a gestire queste condizioni deriva dal sistema di gestione e controllo e da fattori propri della moderna struttura aziendale. Per quanto al primo punto la normativa in materia demanda la gestione della fase acuta a soggetti pubblici come ad es.:

a) il sistema sanitario nazionale attraverso i medici di base ed i servizi di pronto soccorso,

b) l'INPS attraverso i medici di controllo, c) l'INAIL attraverso le strutture territoriali, etc.

Gli interventi delegati a questi soggetti risultano spesso slegati, oseremmo dire conflittuali, determinati da una logica che risponde più ai propri fini istituzionali organizzativi degli Istituti che a reale volontà di contribuire alla soluzione di problematiche sociali complesse. Mi riferisco con questo in modo particolare alla riammissione al lavoro dove:

1. nel caso degli infortuni gli istituti assicuratori , nel rispetto delle loro esigenze gestionali sia economiche che previdenziali, tendono a rinviare al lavoro i soggetti infortunati al momento della guarigione clinica non tenendo in alcuna considerazione il settore di attività del lavoratore ed il periodo di convalescenza, condizioni che comunque potrebbero determinare una impossibilità di impiego lavorativo;

2. nel caso della malattia, decisamente rara la condizione sopra descritta, manca però un reale coordinamento tra il SSN e le strutture aziendali di prevenzione, sia dirette che attraverso i lavoratori.

Per quanto alle difficoltà gestionali derivanti da fattori propri delle aziende va sottolineato che la moderna organizzazione del lavoro, che spesso non tiene conto delle esigenze individuali, specie quando utilizza un sistema basato sul lavoro specialistico, limita notevolmente la possibilità di reinserimento di questi soggetti che nei fatti determinano la necessità di adattamento di procedure consolidate.

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In questa realtà il medico del lavoro/competente incontra notevoli difficoltà non tanto nella espressione del giudizio di idoneità quanto nel reale inserimento indolore del soggetto all'interno della realtà lavorativa senza dover ricorrere ad interventi che pongono il lavoratore ai margini dell'attività produttiva in un limbo dannoso sia all'azienda che al lavoratore. Interventi tampone caratterizzati dalla creazione di posizioni di lavoro improduttive e/o il parcheggio in operazioni inutili, determinano, oltre che un danno all'azienda, una condizione di vessazione psicologica del lavoratore che continua a ritenersi malato, riversa la propria insoddisfazione nei confronti del medico competente e del datore di lavoro e ne ritarda - impedisce l'integrazione nel gruppo.

Ritengo che queste difficoltà potrebbero essere risolte con la messa a punto di interventi istituzionali/sanitari e datoriali. Per quanto ai primi credo sia indispensabile, rivitalizzando quanto previsto dalla legge 833/78, un sistema di interscambio di informazioni tra tutti gli attori di estrazione sanitaria al fine di coordinare gli interventi e, tenendo conto di essere tutti elementi di un sistema di sicurezza sociale, privilegiare gli interessi della collettività su quelli dei singoli istituti. Per quanto attiene ai secondi il datore di lavoro, in una organizzazione del lavoro che privilegi la scelta polifunzionale, in collaborazione con il medico competente ed i rappresentanti dei lavoratori, potrà organizzare un sistema automatico di verifica delle idoneità al rientro al lavoro.

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