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TERZO CAPITOLO

LA VITTIMA DI STALKING

1. PROFILO DELLA VITTIMA

Sulla base degli studi che hanno inquadrato il fenomeno dello stalking sul piano statistico, in relazione alle caratteristiche delle vittime è emerso che l’ottanta per cento di quest’ultime è di sesso femminile, con un’età compresa tra i 18 e i 45 anni, anche se le vittime maggiormente molestate hanno un’età tra i 18 e i 30 anni. Gli studiosi, inoltre, hanno evidenziato che spesso le donne che subiscono stalking adottano strategie di coping inadeguate e ciò le rende ancora più vulnerabili di altre al rischio di subire atti di aggressione e violenza.

Fornari, nel Trattato di psichiatria forense, sostiene che queste vittime femminili presentino dei problemi psicologici e di conflittualità irrisolte: consapevolmente o no, queste donne, istaurano con il loro persecutore un rapporto ambivalente basato su incomprensioni, su cose non dette, su un rifiuto verbale e non emotivo. Le vittime di stalking non riescono a far rispettare i limiti, i modi e i tempi su cui

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111 poggiano le normali relazioni umane; inizialmente queste apprezzano le premure e le attenzioni dei propri compagni, accettando la loro invasione nella propria vita privata ma successivamente, quando l’uomo sente accrescere la percezione di avere il potere sulla partner, si sviluppano fantasie rivendicative, ipercompensatorie o restaurative. Le donne, prima o poi, si accorgono di essere divenute prigioniere di una relazione da loro stesse alimentata e cercando di liberarsi da questa morsa, più si allontano e più questa si stringe.

Gli studiosi Mullen, Pathè e Purcell75 hanno classificato varie

tipologie di vittime basandosi non solo su una precedente relazione tra la vittima e quello che poi è diventato il persecutore, ma hanno anche considerato il contesto in cui le molestie si sono svolte e il tipo di molestatore che le ha poste in essere. La prima grande distinzione che hanno fatto è tra vittime primarie (o dirette) e vittime secondarie (o indirette). La prima categoria è composta da:

• Ex intimi: è il gruppo più rappresentativo; comprende gli

individui, solitamente donne, che hanno avuto una relazione intima con il persecutore. L’intimità il più delle

75

Mullen P. E., Pathé M., Purcell R., Stalkers and Their Victims, Cambridge University Press, 2000.

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112 volte è di tipo sessuale ma può includere anche relazioni di amicizia o familiari. Le persecuzioni iniziano, in particolare se dalla coppia sono nati dei figli, appena la vittima mostra il desiderio di concludere il rapporto. Queste donne sono maggiormente esposte al rischio di subire violenza, minacce, aggressioni e danni alla proprietà.

• Amici e conoscenze occasionali: categoria costituita in

particolare da uomini; questo gruppo è molestato da vicini rancorosi, conoscenti rifiutati, amici arrabbiati a causa della fine del rapporto e soggetti innamorati della vittima che hanno lo scopo di iniziare una relazione sentimentale con quest’ultima. Le molestie rivolte a questa categoria di persone sono meno pericolose e durature rispetto a quelle indirizzate agli ex intimi.

• Contatti professionali: riguarda quei soggetti che svolgono

delle professioni di aiuto verso altre persone ed alcune di queste, fraintendendo il sostegno e l’empatia rivolta loro, perseguitano i professionisti perché, o hanno sviluppato un’infatuazione morbosa o si sono sentiti offesi o rifiutati oppure ritengono di aver subito negligenze o torti; è la categoria denominata “help profession”, costituita da insegnanti, medici, avvocati, operatori sanitari, psicologi. E’ stato osservato che “… ciò sembra trovare due spiegazioni: da un lato questi professionisti entrano in

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113 contatto con bisogni profondi di aiuto delle persone e possono facilmente divenire vittime di proiezioni di affetti e relazioni interiorizzate; dall’altro le eccessive speranze di alcuni “pazienti” possono essere tradite dalla quotidianità professionale e lo stalking diventa una domanda di attenzione o una ricerca di vendetta per l’attribuzione di responsabilità sulla salute o sulla vita propria o dei propri cari, aspetti che non sono in realtà mai completamente nelle mani di nessuno”76. Uno studio

svolto su 108 psichiatri, psicologi e specializzandi ha evidenziato come il 20 per cento di questi avesse subito stalking, perdurante da più di un mese e con più di dieci

episodi singoli di intrusione77. Gli stalkers che perseguitano

questo gruppo di vittime fanno parte delle categorie di rifiutati, rancorosi, cercatori di intimità o corteggiatori inadeguati.

• Altri contatti lavorativi: è costituita dai soggetti che sono

vittime di stalking nell’ambiente di lavoro; le molestie sono attuate da datori di lavoro, colleghi, dipendenti e clienti, i quali inizialmente realizzano la loro opera persecutoria solo in ambiente lavorativo ma con il tempo arrivano a coinvolgere anche la vita privata della vittima. Questi

76

Moschettoni M., La vittima di stalking e il legame con il suo persecutore, in www.stalking.it

77

Curci G., Galeazzi G.M., Secchi C., La sindrome delle molestie assillanti (stalking), Bollati Boringhieri, 2003, p.84.

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stalkers rientrano nelle tipologie di corteggiatori

inadeguati, di cercatori d’intimità o di rancorosi.

• Sconosciuti: è proprio l’attività persecutoria che mette in

contatto la vittima con il molestatore, il quale altrimenti non sarebbe mai stato conosciuto. Questa tipologia è costituita da un’ampia gamma di vittime: possono essere sia adulti che bambini, uomini o donne; il molestatore sceglie un soggetto da perseguitare perché ne è attratto o da caratteristiche personali o dal suo status sociale. Il persecutore telematico, in questo caso, molesta in base alle caratteristiche, frutto della sua fantasia, che egli ha attribuito alla vittima. Questi stalkers rientrano nei gruppi dei cercatori d’intimità o dei predatori.

• Personalità pubbliche: tale categoria è formata da

personaggi noti come star dello spettacolo, politici, governanti, atleti. Questi persecutori sostengono di avere un legame elettivo con la vittima, alimentato dalla conoscenza che acquisiscono tramite i mass media sulla vita privata di quest’ultima. I molestatori appartengono alla tipologia dei corteggiatori inadeguati, dei cercatori d’intimità o dei rancorosi.

La seconda grande categoria, quella delle vittime secondarie, è formata da tutte quelle persone che si trovano nella traiettoria dello stalker perché vicini alla vittima da lui

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115 designata, ovvero familiari, amici, coinquilini, nuovi partner. Questi soggetti possono essere visti dallo stalker come un ostacolo al suo intento di molestare la vittima e quindi divengono anche loro oggetto di minacce, aggressioni e ritorsioni. Gli stalkers che perseguitano questo gruppo sono cercatori d’intimità, rifiutati o rancorosi.

Un’altra categoria, anche se non ampia come le precedenti, è costituita dalle cosiddette false vittime, ovvero quelle persone che sostengono di essere vittime di stalking pur non essendolo; questo comportamento può essere frutto di

menzogne consapevoli o di un disturbo psicopatologico78.

2. LE CONSEFUENZE SULLA VITTIMA

Gli studi clinici hanno evidenziato come le condotte persecutorie abbiano degli effetti traumatici sulle vittime e la loro condizione può essere sintetizzata con l’espressione “vivere un incubo” (Draucker, 1999).

Gli studiosi Mullen e Pathè, nel 1997, analizzarono un campione di vittime australiane e riscontrarono le notevoli ripercussioni che la persecuzione aveva portato nella vita di queste persone: il 94 per cento degli esaminati modificò il

78

Mullen, P. E., Pathe, M., Purcell, R., & Stuart, G. W. (1999). A study of stalkers. American Journal of Psychiatry, 156, p. 1244-1249.

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116 proprio stile di vita o le proprie attività giornaliere, il 70 per cento diminuì le attività sociali, il 50 per cento ridusse o cessò l’impegno lavorativo, il 40 per cento decise di cambiare residenza, l’80 per cento sostenne di soffrire di un aumento di apprensione e stati ansiogeni, il 75 per cento sviluppo disturbi cronici del sonno, il 55 per cento fu afflitto da pensieri ricorrenti e flashback riguardanti l’evento traumatico, il 50 per cento riportò disturbi dell’appetito, stanchezza, debolezza e cefalea, il 25 per cento incrementò l’abuso di sostanze alcoliche, nicotina e pensieri suicidari.

Cupach e Spitzberg79 hanno descritto i sintomi che

caratterizzano coloro che subiscono stalking:

• effetti generali (effetti deleteri vaghi o mutevoli sulla

qualità della vita);

• effetti comportamentali (interferenze negli schemi di

comportamento);

• effetti sulla salute affettiva (cambiamenti nella qualità

emotiva della vita)

• effetti sulla salute cognitiva (cambiamenti nella qualità

della vita relativi alla volontà/razionalità);

• effetti sulla salute fisica/fisiologica (cambiamenti nella

qualità della vita relativi alla sfera fisica);

79

Cupach William R., Spitzberg Brian H., Attrazione, ossessione e stalking, Astrolabio Ubaldini Editore, 2011.

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• effetti sulla salute sociale (cambiamenti nella qualità degli

aspetti sociali della vita);

• effetti sulla salute delle risorse (cambiamenti nelle

proprietà e nella sfera economica della vita);

• effetti spirituali (cambiamenti riguardanti le credenze e la

fede);

• effetti a livello sociale (effetti culturali, cambiamenti

collettivi nel sistema di credenze culturali);

• effetti ambivalenti (effetti misti coesistenti, in particolare

sia positivi sia negativi);

• effetti minimi (sperimentare pochi effetti, effetti minori o

non apprezzabili).

E’ possibile che gli effetti deleteri fisici e psicologici possano rientrare negli schemi di un disturbo psicologico, più o meno

associato all’esperienza traumatica80:

• Disturbo post traumatico da stress (Ptsd): è conseguente a

eventi traumatici forti come il subire minacce di morte, gravi lesioni, minacce all’integrità fisica propria o altrui; questi eventi sottopongono l’individuo a un livello di stress tale da rendere insufficienti le normali capacità di coping dello stesso. La vittima anche dopo essersi liberata dal suo persecutore continua a rivivere gli episodi che l’hanno

80

Barsotti A., Desideri G., Stalking. Quando il rifiuto di essere rifiutati conduce alla

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118 traumatizzata attraverso i sogni, i ricordi e i flashback; è così sopraffatta da un senso di impotenza e di angoscia. Questa situazione porta la persona ad evitare qualsiasi stimolo che possa essere legato all’evento traumatico; ciò

provoca un allontanamento dalle attività sociali,

un’affettività ridotta, un distacco emotivo dall’ambiente e una visione negativa del futuro.

• Attacchi di panico: la profonda paura vissuta durante la

persecuzione dello stalker, dalle vittime può diventare panico. La persona continua a percepire la presenza di qualcuno che la osserva e la controlla; il pensiero di uscire di casa e incontrare il molestatore le provoca un aumento del battito cardiaco, un senso di soffocamento, sudorazione, una sensazione di apprensione al petto, confusione e una forte paura che le invade la mente e la blocca.

• Disturbo ossessivo-compulsivo: la vittima di stalking può

iniziare ad assumere, senza poterne fare a meno, comportamenti “strani” che dovrebbero evitare che lo stalker la molesti ancora; la persona perseguitata agisce in un particolare modo per un certo numero di volte fino a quando non “si sente a posto”. Questi atteggiamenti sono ripetuti quotidianamente e servono alla vittima per gestire la paura; tali comportamenti diventano dei veri e propri

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119 rituali e il soggetto sente di avere il controllo solo su quest’ultimi poiché la sua esistenza non è più controllata da lui ma da qualcun altro.

• Disturbi alimentari: spesso come conseguenza della

persecuzione possono insorgere nel soggetto che l‘ha subita dei disturbi alimentari compensatori. Nel caso di anoressia nervosa la vittima distoglie l’attenzione dalla propria condizione concentrandosi sull’astinenza da cibo; con il digiuno protratto, il dimagrimento, comporta lo sviluppo di una reale e progressiva anestesia emotiva e percettiva. Se il soggetto sviluppa, invece, la bulimia nervosa allora tenderà a rifugiarsi nel cibo poiché ritiene che sia l’unica cosa che non lo farà soffrire; attraverso il cibo evita di affrontare una realtà che per lui è insormontabile.

• Comportamenti autolesivi: la vittima inizia a compiere dei

gesti, come bruciature o piccoli tagli, per anestetizzare la sofferenza provocata dalla persecuzione dello stalker oppure per punirsi a causa del senso di colpa indotto dal sentirsi responsabili della situazione in cui si trova.

• Depressione, chiusura emotiva e relazionale: come

conseguenza dello stalking, la vittima si chiude in se stessa, isolandosi dal resto del mondo. Più il tempo passa e più la persona sente che non è in grado di condurre la stessa vita

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120 di prima, che non ha le forze per gestire la rabbia e il dolore che l’affligge.

Sulla base di questi studi, è innegabile che il subire stalking comporti degli effetti negativi sulla vita sociale, lavorativa e sulla salute psicofisica della vittima; per questo è importante che la persona, una volta riconosciuta la propria condizione di vittima di stalking, si rivolga alle Forze dell’Ordine e ai professionisti capaci di aiutarla nel gestire le molestie e di indirizzarla verso strategie che possano proteggerla dal sviluppare gravi disturbi psicologici.

3. LA RELAZIONE VITTIMA- STALKER

Il bisogno di istaurare con gli altri un legame è un’esigenza profonda e universale comune a tutto il genere umano; per questo motivo siamo portati a ricercare un partner per condividere la vita. Nelle relazioni di coppia, i soggetti che la formano si scelgono reciprocamente, spinti da una

compatibilità emotiva e psicologica di cui non

necessariamente sono consapevoli; i partner proiettano le aspettative, i desideri, le speranze e le ambizioni nella coppia e considerano l’altro come unica fonte di soddisfazione, l’unica persona in grado di capire i desideri più intimi. Questa condizione rende il partner estremamente importante e porta

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121 lo sviluppo del desiderio di possesso dell’altro e della paura di perdere questa relazione ideale. Quando uno dei due membri della coppia decide di concludere la relazione, il partner rifiutato, anche se non ne comprende il motivo e non vuole farlo deve accettare questa decisione per terminare definitivamente il rapporto. Gli stalkers rifiutano questa rottura e ciò provoca in loro il generarsi di sentimenti quali tristezza, rabbia, angoscia che lo spingono a tentare di riconciliarsi con il partner riluttante; questi tentativi, se eccessivi e assillanti, possono acquisire la natura di una persecuzione.

Nell’ipotesi in cui un individuo tenti di instaurare un rapporto con un altro soggetto non ugualmente interessato, si crea un conflitto tra i due che conduce alla tipica condotta di stalking: paradossalmente, proprio questa condizione conflittuale tra lo stalker e la vittima, genera una relazione tra loro.

Si è osservato che “la relazione vittima-persecutore è contraddistinta da una complementarietà rigida, che genera un incastro all’interno del quale la vittima non può modificare la sua posizione rispetto al persecutore; la vittima acquisisce una funzione passiva, di sottomissione; al

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122 contrario lo stalker riveste un ruolo attivo, dominante (Siracusano, 2009)”81.

La maggioranza di questi rapporti nasce dal desiderio di creare un legame con un’altra persona, ma possono essere generati anche da ragioni differenti. Solitamente lo stalker inizia la sua opera di persecuzione mosso dalla volontà di stabilire e mantenere un contatto con la persona perseguitata; tuttavia, una percentuale non trascurabile di casi di stalking nasce dalla vendetta. In questo caso l’individuo si rende conto che non potrà mai creare una relazione con l’oggetto del suo desiderio e umiliato dal rifiuto, inizia a molestare la persona che lo ha rifiutato.

Sulla base di queste costatazioni possiamo quindi dedurre che, nonostante lo stalking sia costituito da un rapporto conflittuale tra lo stalker e la vittima, ciò che si crea tra i due è comunque una relazione intima. In particolare, Cupach e Spitzberg, sostengono che il persecutore e il perseguitato siano legati da un “incastro relazionale”, dove le motivazioni e gli obiettivi dello stalker risultano essere distorte e la vittima non è in grado di affrontare le molestie e le minacce che diventano assillanti; tale incapacità potrebbe essere dovuta ad

una personalità insicura, dipendente e ansiosa di

81

Diaz Rossella - Garofano Luciano, I labirinti del male, Infinito edizioni, op. cit., p. 90.

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123 quest’ultima. Quando si crea un incastro relazionale la co-dipendenza tra i due membri della coppia fa sì che il partner “sano” dedichi la propria vita ad accudire l’altro, nella sua malattia, nel tentativo impossibile di curarlo e salvarlo a qualsiasi costo; di conseguenza questo diventa disposto ad accettare anche gli abusi e i maltrattamenti. Tale situazione comporta che i ruoli dei due soggetti divengano rigidi, immutabili e che la relazione acquisisca una strutturazione simbiotica.

4. COSA FARE IN CASO DI STALKING

Non esiste un'unica strategia per affrontare il fenomeno dello stalking poiché i singoli casi sono diversi gli uni dagli altri, quindi una soluzione rivelatasi corretta in una determinata situazione può non valere in un’altra. Si possono comunque seguire alcune linee guida: il primo consiglio è sicuramente quello di rivolgersi alle forze dell’ordine, alle associazioni o ai gruppi di sostegno che possano valutare il singolo caso e fornire strategie disegnate sulla persona e le sue esigenze di sicurezza. Oltre a questo si può cercare di adottare degli accorgimenti in caso di molestie poiché se non si può cambiare i comportamenti del persecutore, possiamo almeno

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124 modificare le nostre azioni per prevenire alcune situazioni di rischio.

E’ importante che avvenga la presa di coscienza da parte della vittima della propria condizione, in modo che questa abbia la consapevolezza che ciò che sta subendo è ingiusto e immotivato, così da poter superare il senso di impotenza che prova e innescare una sua reazione.

Riporto qui di seguito la guida realizzata dall’Adoc Marche in collaborazione con la Regione Marche, che offre dei consigli da seguire quando ci si rende conto di essere vittima di stalking.

Gestire i tentativi di contatto dello stalker82

Per prima cosa è bene chiarire allo stalker che non si ha alcun interesse ad aver una relazione o altro tipo di rapporto con lui/lei.

Un unico rifiuto fermo e deciso, con il quale si comunica allo stalker che non si gradiscono le sue attenzioni e che non si desidera alcun tipo di relazione con lui/lei. La comunicazione non deve essere aggressiva o ricorrere a minacce, inoltre non si deve cercare di convincere il

82

Stalking: conoscerlo per difendersi!, Breve manuale realizzato da ADOC Marche nell’ambito del progetto Stalking: Insieme Contro, p. 9.

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125 molestatore o cercare di farlo ragionare, ma se possibile non lasciare la possibilità di replicare.

In seguito, la vittima dovrebbe cercare di ignorare lo stalker ed evitare ogni ulteriore contatto; ogni azione e comunicazione viene percepita dallo stalker come un incoraggiamento a continuare le molestie, un segnale che la sua perseveranza potrebbe essere in futuro ripagata con una relazione da parte della vittima.

Si dovrebbe anche evitare di rispondere alle telefonate o sms, magari utilizzando il caller ID per identificare numero del chiamante.

Inoltre nel caso in cui si incontri, anche casualmente, lo stalker si dovrebbe cercare di mantenere la calma, cambiare percorso o comunque cercare di allontanarsi senza dare inizio ad alcun tipo di comunicazione verbale. Se si viene seguiti, cercare di raggiungere un luogo frequentato o meglio ancora un posto di polizia.

Se il molestatore è un ex-partner che ha diritto di vedere i propri figli, far accompagnare i minori nel luogo dell’incontro da una terza persona.

Evitare di minacciare a propria volta o far minacciare il molestatore per farlo desistere.

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Aumentare la propria sicurezza83

Lo stalker attraverso le molestie esercita un controllo sulla propria vittima che va a minare direttamente il suo senso di sicurezza nelle attività quotidiane. Elaborare una strategia per aumentare la propria sicurezza e quella dei propri familiari dovrebbe quindi essere una priorità per le vittime di stalking. Ecco alcune semplici azioni da mettere in atto:

Informare le persone che ci sono vicine della situazione e inserire i loro numeri nella lista di contatti. Descrivere il molestatore (anche eventuali veicoli che conduce) ai familiari, ai vicini di casa, colleghi di lavoro, personale scolastico degli istituti frequentati dai figli, e non ultimo alla polizia. Ancora meglio se si hanno delle foto del soggetto.

Informare le persone vicine su come dovrebbero comportarsi nel caso in cui venissero contattate dallo stalker, ad es. non dare numeri di telefono o altre informazioni personali né proprie né della vittima.

Evitare di seguire sempre gli stessi tragitti negli spostamenti per tornare a casa, recarsi al lavoro ecc., e privilegiare gli orari più frequentati.

83

Stalking: conoscerlo per difendersi!, Breve manuale realizzato da ADOC Marche nell’ambito del progetto Stalking: Insieme Contro, p. 10.

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Se ci si accorge di essere pedinati cercare di raggiungere un luogo affollato, se si ha un cellulare chiamare i numeri di soccorso. Se lo stalker continua a seguirci è meglio non recarsi direttamente a casa o da amici ma rivolgersi alle forze dell’ordine.

Non sostare in luoghi isolati, preferire parcheggi ben illuminati o sorvegliati. Quando possibile non viaggiare soli.

Tenere sempre a portata di mano un telefono cellulare per chiamare in caso di bisogno, impostare la funzionalità di chiamata rapida, con i numeri di persone che ci potrebbero soccorrere.

Conoscere sempre i movimenti dei propri familiari. Accompagnare o far accompagnare i figli a scuola o alla fermata dell’autobus.

Inoltre, per rendere più sicura la propria abitazione è possibile:

Assicurarsi che porte e finestre siano sempre chiuse e non facilmente accessibili.

Cambiare le serrature se si ha il sospetto che qualcuno si sia impossessato della chiave.

Installare un impianto di allarme e/o di videosorveglianza.

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Se si ha un giardino o un cortile nel perimetro della casa, (e si ha la possibilità di prendersene cura!) prendere un cane da guardia.

Rendere la zona antistante l’abitazione ben illuminata e facilmente controllabile dall’interno della casa (es. tenere basse le siepi, installare luci con rilevatore di movimento…).

Usare una casella di posta privata, non accettare pacchi eccetto quelli ordinati direttamente. Non inserire indirizzo e numero di telefono negli elenchi pubblici, ed invitare gli amici che li possiedono a non divulgarli.

5. LE MISURE A SOSTEGNO DELLE VITTIME

L’art. 11 della legge n. 38 del 2009 stabilisce, quali misure a sostegno alle vittime del reato di atti persecutori, che “Le forze dell'ordine, i presidi sanitari e le istituzioni pubbliche che ricevono dalla vittima la notizia del reato di atti persecutori, di cui all'articolo 612-bis del codice penale, introdotto dall'articolo 7, hanno l'obbligo di fornire alla vittima stessa tutte le informazioni relative ai centri antiviolenza presenti sul territorio e, in particolare, nella zona di residenza della vittima. Le forze dell'ordine, i presidi sanitari e le istituzioni pubbliche provvedono a mettere in

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129 contatto la vittima con i centri antiviolenza, qualora ne faccia espressamente richiesta.” Ad ulteriore tutela delle vittime, il successivo art. 12 dispone che “Presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le pari opportunità è istituito un numero verde nazionale a favore delle vittime degli atti persecutori, attivo ventiquattro ore su ventiquattro, con la finalità di fornire, nei limiti di spesa di cui al comma 3 dell'articolo 13, un servizio di prima assistenza psicologica e giuridica da parte di personale dotato delle adeguate competenze, nonché di comunicare prontamente, nei casi di urgenza e su richiesta della persona offesa, alle forze dell'ordine competenti gli atti persecutori segnalati.”

Con l’art. 11 il legislatore vuole creare una rete territoriale di assistenza che possa agire in modo tempestivo e capillare per fornire supporto psicologico e giuridico alle vittime. I destinatari delle indicazioni dell’art. 11 sono: le forze dell’ordine, i presidi sanitari e le istituzioni pubbliche. Mentre risulta possibile individuare facilmente le prime due categorie di destinatari, desta qualche difficoltà la formula usata di “pubbliche amministrazioni” che definisce la terza categoria poiché può indicare un numero indefinito di enti, organi e

soggetti agenti in diversi settori della pubblica

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130 terza categoria i soggetti che possono essere destinatari di una notizia di reato di atti persecutori perché operano in particolari strutture quali istituzioni scolastiche, convitti o centri assistenziali. Tuttavia non si può escludere che queste segnalazioni siano fatte a responsabili di pubblici uffici ovvero a soggetti che rivestono la funzione di pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio, i quali “sarebbero in tali casi tenuti a denunciare – laddove l’ipotesi di cui all’art. 612-bis c.p.p. risulti nello specifico procedibile di ufficio- il fatto “all’autorità giudiziaria o ad altra che a quella abbia obbligo di riferirne”. In caso di omesso o ritardata comunicazione, i soggetti menzionati potranno rispondere rispettivamente dei delitti di cui agli artt. 361 e 362 c.p.”84

Grazie all’art. 11 la vittima non è più solo la parte offesa dal reato, che trova ristoro dal pregiudizio subito con la condanna penale dell’autore del reato e il relativo risarcimento del danno, ma diventa soggetto destinatario di una tutela ad hoc, che possa garantire una difesa multidisciplinare, delle forze dell’ordine, dei presidi sanitari e degli operatori socio-assistenziali, a vari livelli.

Questa novità importante permette di parlare di una sorta di istituzionalizzazione del ruolo dei Centri Antiviolenza presenti

84

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131 su tutto il territorio nazionale. Questi istituti, già prima dell’entrata in vigore delle legge n.38 del 2009, lavoravano per favorire l’emancipazione delle vittime di violenza, ottenendo degli ottimi risultati, senza che ci fosse alcun intermediario tra loro e le vittime e quindi senza essere favoriti dall’obbligo di comunicazione da parte delle Autorità pubbliche istituito ora dall’art. 11.

Con l’art. 12 della legge n. 38 è offerto un ulteriore strumento di appoggio e tutela alle vittime dei reati; si tratta del numero di pubblica utilità 1522 il quale nasce come strumento per le donne vittime di violenza ma che dal 2009 offre assistenza anche a chi subisce atti persecutori, indipendentemente dal loro sesso. Questo numero è attivo 24 ore su 24, per 365 giorni l’anno, è multilingue e accessibile dall’intero territorio nazionale gratuitamente, da rete fissa o mobile.

Il 1522 fornisce una prima risposta ai bisogni delle vittime, dando informazioni utili, sostegno culturale, eventualmente ospitalità e, in particolare, offre un orientamento ai servizi presenti nel territorio. Sicuramente uno degli scopi principali di questo servizio è quello di far emergere le domande di aiuto, al fine di consentire un graduale avvicinamento da parte della vittima ai servizi di assistenza, con l’assoluta garanzia dell’anonimato.

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132 Il servizio è svolto da un gestore scelto con apposita gara di appalto e presenta le seguenti caratteristiche:

• Impiego di operatori in servizio, a turno, durante l’intera

giornata per fornire una prima assistenza, sia giuridica che psicologica, alle vittime di atti persecutori;

• creazione di un archivio elettronico, in grado di generare

tabulati e statistiche sugli atti persecutori in Italia;

• attivazione di centri territoriali che prestino ausilio al

Dipartimento per le pari opportunità ai fini della comunicazione tempestiva degli atti segnalati alle forze di polizia competenti;

• formazione periodica del personale operante presso il

Riferimenti

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