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Per non dimenticare

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Academic year: 2021

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MCE Movimento di Cooperazione educativa

Per non dimenticare

2 febbraio 2018

L’intervento del Presidente della Repubblica sulla politica del fascismo è stato impor- tante, così come lo è la nomina a Senatrice a vita di Liliana Segre in un periodo di smemoratezze e di rigurgiti. Tanto da convincere un regista dell’opportunità di far uscire un film su questo problema, ‘Sono tornato’.

I due temi su cui ha puntato l’attenzione Mattarella sono stati l’ingresso in guerra al seguito di Hitler e l’emanazione delle leggi razziali.

Vi sono però molti altri elementi che fin dai primi momenti della comparsa delle cami- cie nere macchiano in maniera incancellabile una dittatura feroce. E non consentono nessuna operazione di recupero parziale o di negazionismo.

Le aggressioni squadriste alle cooperative e alle sedi sindacali e dei partiti politici.

L’uccisione di Giacomo Matteotti, la soppressione della libertà di pensiero, di parola, di espressione, di stampa.

I pesanti condizionamenti e le ritorsioni per chi intendesse esprimere diversa opzione di voto rispetto al partito unico, l’eliminazione della segretezza del voto e di ogni resi- duo di democrazia.

I divieti di partecipazione, di riunione, la soppressione di associazioni e organizzazioni cattoliche, socialiste, comuniste. Anche gli scout e l’azione cattolica.

L’invio al confino di prigionieri politici con la consegna di impedire di ‘continuare a pensare’ a quelli ritenuti più pericolosi per il regime (Gramsci fra questi, le cui condi- zioni di prigionia ne causarono la morte).

La politica coloniale in Africa con lo sterminio di popolazioni attraverso l’uso dell’yprite, il dominio violento, la spoliazione di risorse, la propaganda razzista.

Il tentativo di sopprimere identità, lingua, cultura delle popolazioni del Sud Tyrol, della Slovenia, della Croazia e delle altre minoranze linguistiche italiane come l’abresh, ob- bligando a non parlare la lingua materna e ad abbandonare tradizioni secolari.

Le aggressioni all’Etiopia, e poi alla Grecia e all’Albania inseguendo il folle progetto di dare al re e all’Italia un Impero.

Una scuola ferocemente selettiva, di élite e di classe, l’obbligo dei premilitari, delle di- vise, il sabato fascista, il condizionamento precoce della popolazione infantile e giova- nile a pregiudizi etnici e all’idea del ‘diritto di supremazia della razza italica’.

Il veto all’accesso nella scuola, nella ricerca, nella cultura italiana dei portati delle scienze umane e sociali, in omaggio all’idealismo gentiliano e come chiusura a fronte del portato democratico della ricerca, causando forti ritardi nella cultura italiana.

L’insegnamento della storia veniva piegato al mito dell’impero, del natale di Roma. Le Annales, Marc Bloch e altri grandi storici ignorati.

La geografia appiattita su una visione etnocentrica e italo centrica.

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Il familismo, la cura del proprio ‘particulare’, con una visione organicistica della socie- tà come ‘corpo’ in cui tutte le parti devono concorrere al bene dello stato fascista (“tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato”): da cui la poli- tica delle nascite (“l’uomo sta alla guerra come la donna sta alla maternità”), l’imma- gine dell’Italia rurale (‘la grande proletaria’), gli anelli donati alla patria, l’organizza- zione sociale come grande famiglia. Aspetti che hanno avuto e hanno una loro lunga permanenza nelle mentalità e nei costumi.

Lo stimolo e la cura per nuove nascite, con la costituzione dell’Opera nazionale mater- nità e infanzia (ONMI) mirava alla disponibilità di ‘8 milioni di baionette’.

Aggiungiamo il coinvolgimento, la ‘fascistizzazione’ di tutte le istituzioni dello stato, magistratura, polizia, forze armate, scuola e università, amministrazioni locali, eco- nomia, cultura.

Le condizioni igieniche, di salute, di povertà, di sfruttamento di grandi masse di popo- lazione, al di là della propaganda. Le emigrazioni forzate nelle ‘terre redente’, nelle bonifiche, nelle colonie.

La politica eugenetica.

La collaborazione attiva con i nazisti nello sterminio di interi paesi per vendetta nel pe- riodo finale della guerra. La tortura, l’uccisione di partigiani. La messa a disposizione di campi di raccolta (Fossoli) e di sterminio (la risiera di S. Sabba).

Certo non possiamo definirci ‘Italiani brava gente’ a prescindere, né cercare giustifica- zioni e attenuazioni a fronte di tale enorme debito con la storia e con interi gruppi di popolazioni.

La scuola, l’educazione, possono innestare nei giovani gli anticorpi per reagire al fasci- no dell’eroismo malinteso, dell’azione esemplare nichilista, all’odio per il diverso. La scuola ci prova, ma richiede un grande riconoscimento della sua funzione nella società civile e nelle istituzioni. Per costruire solidarietà, cittadinanza, senso del bene comune e dell’etica pubblica, occorre una scuola più attenta all’inclusione e alla cooperazione, al rispetto e alla reciprocità che al merito individuale e alle gerarchie.

Serve, come scriveva Guido Petter, una ‘pedagogia della resistenza’.

Come associazione professionale delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola è questa la ‘mission’ educativa che proviamo a promuovere.

Continui, Presidente, in quest’opera di demistificazione in cui c’è chi afferma che ‘co- munque sono stati fatti grandi progressi, grandi opere’, ‘il fascismo mandava gli oppo- sitori in vacanza’, ‘ha opposto un fronte al dilagare del bolscevismo, che sarebbe stato peggiore’. Sostenga la diffusione di ‘scuole di pace’ quale quella di Marzabotto, le ini- ziative del Tavolo per la pace, il mantenimento del ricordo di quanto il neofascismo ha fatto negli anni della ‘strage di stato’, la risposta ferma a nuove violenze. Aiuti a non sottovalutare.

Dalla neosenatrice Segre ci aspettiamo un forte appoggio a campagne quali ‘Ero stra- niero’ e per lo ius soli/ius culturae, così come per il disarmo e la pace fra i popoli. Le auguriamo un lavoro proficuo e sereno nel prossimo Parlamento.

MOVIMENTO DI COOPERAZIONE EDUCATIVA nel giorno della memoria e ogni giorno

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