C APITOLO 17
Il consumo
Domande di ripasso
1. In primo luogo, Keynes ha congetturato che la propensione marginale al consumo – la par- te di ogni euro addizionale di reddito che viene consumata – abbia valore compreso tra 0 e 1. Questo significa che se il reddito di un individuo aumenta di 1 euro, il consumo e il ri- sparmio aumentano entrambi.
In secondo luogo, Keynes ha ipotizzato che il rapporto tra reddito e consumo – detto propensione media al consumo – diminuisca all’aumentare del reddito. Questo implica che i ricchi risparmiano una porzione più alta del proprio reddito rispetto ai poveri.
In terzo luogo, Keynes ha ipotizzato che il reddito sia la principale determinante del con- sumo. In particolare, egli riteneva che il tasso di interesse non avesse grande rilievo nelle decisioni di consumo.
Una funzione di consumo che soddisfi queste tre ipotesi è:
C ⫽ C – ⫹ cY dove C –
e il livello del «consumo autonomo», Y il reddito disponibile e c la propensione mar- ginale al consumo, che ha valore compreso tra 0 e 1.
2. Le ipotesi di Keynes sono coerenti con alcuni studi empirici sul comportamento dei nuclei familiari e con le serie storiche di breve periodo dei dati sul consumo. Dall’analisi dei dati relativi ai nuclei familiari sono emerse due osservazioni: i nuclei familiari con reddito più e- levato consumano di più e risparmiano di più, a indicare che la propensione marginale al consumo ha effettivamente un valore compreso tra 0 e 1; e i nuclei familiari con un reddi- to più alto risparmiano una porzione maggiore del proprio reddito rispetto alle famiglie a basso reddito, confermando l’ipotesi di una propensione media al consumo decrescente al crescere del reddito.
Le serie storiche di breve periodo offrivano anche tre ulteriori spunti di riflessione: negli anni in cui il reddito aggregato era basso, sia il consumo sia il risparmio erano bassi, a con- fermare che la propensione marginale al consumo è compresa tra 0 e 1; negli anni in cui il reddito era basso, il rapporto tra consumo e reddito era alto, a confermare che la propen- sione media al consumo diminuisce al crescere del reddito; e la correlazione tra reddito e consumo appariva così forte che nessun’altra variabile oltre al reddito sembrava avere un peso nella determinazione del consumo.
Il primo riscontro empirico in contrasto con le congetture di Keynes venne con il manca- to realizzarsi di una «stagnazione secolare» dopo la seconda guerra mondiale. Sulla base del- la funzione di consumo di Keynes, alcuni economisti avevano previsto che, con l’aumento del reddito nel tempo, anche il saggio di risparmio sarebbe aumentato; di conseguenza, temevano che non ci sarebbero stati sufficienti progetti di investimento redditizi per assor- bire tutto il risparmio, e questo avrebbe fatto precipitare l’economia in una depressione di durata indefinita. Ma ciò non accadde.
Il secondo riscontro empirico in contrasto con le ipotesi di Keynes venne dagli studi delle
C ⫽ ␣W ⫹ Y
Nel breve periodo, quando la ricchezza è fissa, otteniamo una funzione di consumo keyne- siana «convenzionale». Nel lungo periodo, all’aumentare della ricchezza, la funzione di con- sumo di breve periodo si sposta verso l’alto, come mostra la figura 17.1.
C
Y Reddito
w
w
Consumo
Figura 17.1
Anche l’ipotesi del reddito permanente implica che gli individui cerchino di perequare il consumo nel tempo, pur ponendo l’accento su fenomeni diversi. Invece di concentrarsi sull’andamento del reddito di un individuo nel corso della sua vita, l’ipotesi del reddito permanente sottolinea che il reddito individuale è soggetto di anno in anno a variazioni temporanee e casuali; di conseguenza, il reddito corrente può essere visto come la somma di due componenti: il reddito permanente Y
pe il reddito transitorio Y
t. Milton Friedman ha ipotizzato che il consumo dipenda da reddito permanente:
C ⫽ ␣Y
pL’ipotesi del reddito permanente spiega il dilemma della funzione di consumo keynesiana asserendo che tale funzione utilizza una variabile errata per misurare il reddito. Per esem- pio, un nucleo familiare che abbia un elevato reddito transitorio non avrà un consumo più elevato; pertanto, se gran parte della variabilità del reddito è transitoria, i ricercatori trova- no che le famiglie ad alto reddito hanno mediamente una propensione media al consumo più bassa del previsto. Questo vale anche per le serie storiche di breve periodo, se gran par- te delle variazioni del reddito da un anno all’altro sono transitorie. Nelle serie storiche di lungo periodo, invece, le variazioni del reddito sono per la maggior parte permanenti; per- ciò i consumatori non risparmiano gli aumenti di reddito, ma tendono a consumarli.
4. Il modello del consumo di Fisher esamina il modo in cui un consumatore che vive per due
periodi assume le proprie decisioni di consumo, in modo da massimizzare il proprio benes-
sere. La figura 17.2(A) mostra gli effetti di un aumento del reddito nel periodo 2, nel caso
in cui il consumatore non abbia un vincolo di indebitamento stringente. Il vincolo di bilan-
cio si sposta, allontanandosi dall’origine degli assi cartesiani e il consumatore aumenta il
consumo in entrambi i periodi.
C
2Y
2Y
2Y
2Consumo del periodo 2 I
2I
1C
1Y
1Consumo del periodo 1 B
A
Vecchio vincolo di bilancio
Nuovo vincolo di bilancio
Figura 17.2A
La figura 17.2(B) mostra ciò che accade se invece il vincolo di indebitamento è stringente:
il consumatore vorrebbe indebitarsi per aumentare il consumo nel periodo 1, visto che il reddito nel periodo 2 aumenta, ma non è in grado di farlo. Di conseguenza, il consumatore consuma in ciascun periodo l’intero reddito di cui dispone in quel periodo. In altre parole, se il consumatore desidera indebitarsi ma non è in grado di farlo, il consumo dipende e- sclusivamente dal reddito corrente.
Nuovo vincolo di bilancio
Vecchio vincolo di bilancio
B
A C
2Y
2Y
2Y
2Consumo del periodo 2
Y
1C
1
Consumo del periodo 1 I
1I
2Figura 17.2B
5. Secondo l’ipotesi del reddito permanente, il consumatore cerca di spalmare uniformemen- te il consumo nel tempo, sulla base delle aspettative correnti sul reddito permanente. Ne consegue che le variazioni del consumo riflettono variazioni inattese del reddito permanen- te. Se il consumatore ha aspettative razionali, tali variazioni sono imprevedibili, quindi an- che le variazioni del consumo sono imprevedibili.
6. Il paragrafo 17.6 del testo (p. 411) riporta diversi esempi di comportamento temporal-
mente incoerente, nei quali il consumatore modifica le proprie decisioni solo perché è tra-
scorso del tempo. Per esempio, un individuo può legittimamente desiderare di perdere pe-
Vecchio vincolo di bilancio
Y
2C
2Consumo del periodo 2
I
1I
2C
1Y
1C
1Consumo del periodo 1
B A
Possiamo scomporre l’effetto finale dell’aumento del tasso di interesse sul consumo in ef- fetto di reddito ed effetto di sostituzione. L’effetto di reddito è dato dalla variazione di con- sumo dovuta allo spostamento a un’altra curva di indifferenza. Poiché il consumatore si in- debita, l’aumento del tasso di interesse peggiora la sua condizione in quanto, in corrispon- denza del nuovo tasso, egli non è in grado di raggiungere la stessa curva di indifferenza precedente. Se in ogni periodo il consumo è un bene normale, l’aumento del tasso di inte- resse riduce il consumo in entrambi i periodi.
L’effetto di sostituzione, invece, è la variazione di consumo dovuta al cambiamento del prezzo relativo del consumo nei due periodi. L’aumento del tasso di interesse rende il con- sumo nel periodo 2 relativamente meno costoso: il consumatore decide di consumare di più nel periodo 2 e di meno nel periodo 1.
Se un consumatore si indebita, quando il tasso di interesse aumenta, il consumo del pe- riodo 1 diminuisce, in quanto sia l’effetto di reddito sia l’effetto di sostituzione hanno lo stesso segno. Nel corso del periodo 2, invece, il consumo aumenta o diminuisce a seconda di qual è l’effetto maggiore. La figura 17.3 descrive il caso in cui l’effetto di sostituzione è maggiore dell’effetto di reddito e il consumo nel secondo periodo, C
2, aumenta.
2. (a) Per ottenere il tasso di interesse utilizziamo il vincolo di bilancio intertemporale di Ma- ra:
C
1Y
1€100 €0 r 10%
C
21 r
€100 1 r €210 1 r Y
21 r
Mara si è indebitata per 100 euro per consumare nel periodo 1, mentre nel periodo 2 ha utilizzato il reddito di 210 euro per ripianare il debito (110 euro, pari a capitale più interessi) e per consumare (100 euro).
(b) L’aumento del tasso di interesse incentiva Mario a consumare di meno oggi e di più domani. Ciò è dovuto all’effetto di sostituzione: consumare oggi costa più che consu- mare domani, a causa del più alto costo-opportunità degli interessi ai quali rinuncia.
Ciò è descritto nella figura 17.4.
B
A
100 191 C
1Consumo oggi
Consumo domani 100
210
C
2Figura 17.4
Grazie alle preferenze rivelate sappiamo che Mario vede migliorare le proprie condizio- ni: in corrispondenza del nuovo tasso di interesse egli potrebbe ancora consumare 100 euro in ciascun periodo, quindi l’unico motivo per modificare il consumo è che tale cambiamento migliori la sua situazione.
(c) Mara oggi consuma di meno, mentre il suo consumo di domani può sia aumentare sia diminuire, a seconda di come agiscono l’effetto di reddito e l’effetto di sostituzione.
Poiché il consumo di oggi è più costoso, Mara preferisce ridurre il consumo oggi per tra- sferirlo a domani. Inoltre, poiché tutto il suo reddito si concentra nel periodo 2, l’aumento del tasso di interesse fa lievitare il costo dell’indebitamento e riduce il suo reddito. Ipotizzando che il consumo del periodo 1 sia un bene normale, Mara ha un ul- teriore incentivo a ridurlo. La nuova scelta di consumo è nel punto B della figura 17.5.
B A
Consumo domani
100 200
C
2Figura 17.5
C
1⫹ C
2/(1 ⫹ r
s) < Y
1⫹ Y
2/(1 ⫹ r
s)
(b) Chi nel periodo 1 consuma di più del suo reddito è un prenditore di fondi; il tasso di interesse con cui si confronta è r
b. Il suo vincolo di bilancio è:
C
1⫹ C
2/(1 ⫹ r
b) < Y
1⫹ Y
2/(1 ⫹ r
b)
(c) La figura 17.6 mostra i due vincoli di bilancio, che si intersecano nel punto (Y
1, Y
2), dove il consumatore non si indebita e non risparmia. L’area ombreggiata rappresenta le combinazioni di consumo nel periodo 1 e nel periodo 2 che il consumatore può sceglie- re. Alla sinistra del punto (Y
1, Y
2) il tasso di interesse è r
b.
C
1Y
1Consumo del periodo 1 Y
2C
2Consumo del periodo 2
Tasso di interesse rs
Tasso di interesse rb
Figura 17.6
(d) La figura 17.7 descrive tre casi. La figura 17.7(A) mostra il caso di un risparmiatore con una curva di indifferenza tangente al vincolo di bilancio lungo il segmento alla sini- stra del punto (Y
1, Y
2). La figura 17.7(B) mostra il caso di un prenditore di fondi, con una curva di indifferenza tangente al vincolo di bilancio lungo il segmento alla destra del punto (Y
1, Y
2). Infine, la figura 17.7(C) mostra il caso di un consumatore che non si indebita e non risparmia: la curva di indifferenza più elevata che l’individuo può raggiungere è quella che passa attraverso il punto (Y
1, Y
2).
I C
2C
2Y
2Consumo del periodo 2
C
1Consumo del periodo 1
Y
1C
1Figura 17.7A
I C
2C
2Y
2Consumo del periodo 2
C
1C
1Y
1Consumo del periodo 1
Figura 17.7B
I C
2Y
2Consumo del periodo 2
C
1Y
1Consumo del periodo 1
Figura 17.7C
(e) Se il consumatore risparmia, il consumo del periodo 1 dipende da [Y
1⫹ Y
2/(1 ⫹ r
s)], ovvero dal reddito in entrambi i periodi e dal tasso di interesse r
s; se, invece, il consu- matore si indebita, il consumo del periodo 1 dipende da [Y
1⫹ Y
2/(1 ⫹ r
b)], cioè dal reddito in entrambi i periodi e dal tasso di interesse r
b. Si deve notare che i prenditori di fondi scontano il reddito futuro di più dei risparmiatori.
Infine, quando il consumatore non si indebita e non risparmia, il consumo nel perio- do 1 dipende solo dal reddito del periodo 1, Y
1.
4. La capacità della politica fiscale di influenzare la domanda aggregata dipende dall’effetto che sortisce sul consumo: se il consumo è molto sensibile, la politica fiscale avrà un moltipli- catore molto alto. Se invece il consumo è poco sensibile, la politica fiscale avrà un moltipli- catore basso. In altre parole, quanto maggiore è la propensione marginale al consumo, tanto maggiore sarà il moltiplicatore della politica fiscale.
(a) Consideriamo un diagramma di Fisher a due periodi. Un taglio temporaneo delle im- poste determina un aumento del reddito disponibile nel primo periodo, Y
1. La figura 17.8(A) mostra gli effetti di questo taglio su un consumatore soggetto a un vincolo di indebitamento non stringente, mentre la figura 17.8(B) mostra l’effetto del taglio delle imposte su un consumatore soggetto a un vincolo di indebitamento stringente.
Il consumatore con vincolo stringente vorrebbe indebitarsi per aumentare il consu- mo del periodo 1, C
1, ma non gli è consentito. Il temporaneo taglio delle imposte au- menta il reddito disponibile: il consumo di questo individuo aumenta nella stessa misu- ra della riduzione delle imposte. Quindi il consumatore con vincolo stringente aumenta il consumo del periodo 1, C
1, di più di quanto non faccia il consumatore con vincolo non stringente: in altre parole, la propensione marginale al consumo è maggiore per un consumatore con un vincolo di indebitamento stringente che per un consumatore con un vincolo non stringente. Perciò la politica fiscale è più efficace in presenza di vincoli di indebitamento stringenti.
C
2Figura 17.8A
A B Y
2Consumo del periodo 2
Consumo del periodo 1 Y
1+ Y
1I
1Y
1C
1I
2(b) Consideriamo nuovamente un diagramma di Fisher a due periodi. L’annuncio di un futuro taglio delle imposte fa aumentare Y
2. La figura 17.9(A) mostra gli effetti del ta- glio delle imposte su un consumatore con un vincolo di indebitamento non stringente, mentre la figura 17.9(B) mostra gli effetti di questa stessa politica su un consumatore con vincolo stringente.
B
A
I
1C
1Y
1Y
2C
2Y
2+ Y
2Consumo del periodo 2 I
2
Nuovo vincolo di bilancio
Figura 17.9A
B
A
Consumo del periodo 2
C
2Y
2+ Y
2Y
2C
1Y
1I
2Nuovo vincolo di bilancio
Consumo del periodo 1 I
1Figura 17.9B
Il consumatore con vincolo non stringente aumenta immediatamente il consumo C
1;
invece il consumatore con vincolo stringente non può aumentare C
1, perché il suo
reddito disponibile non è aumentato. Perciò l’annuncio di un futuro taglio delle impo- ste non ha alcun effetto sul consumo o sulla domanda aggregata se i consumatori han- no un vincolo di indebitamento stringente: in questo caso la politica fiscale è meno ef- ficace.
5. In questo esercizio esaminiamo l’effetto della crescita del reddito sul consumo e sull’accumulazione di ricchezza di un individuo nel corso della sua vita. Per semplicità, ipo- tizziamo che il tasso di interesse sia zero e che il consumatore cerchi di rendere il consumo il più omogeneo possibile nel corso degli anni.
(a) La figura 17.10 descrive il caso di un consumatore che non ha vincoli di indebitamen- to. Il reddito aumenta nel corso della sua vita fino al momento in cui egli va in pensio- ne: in quel momento il reddito diventa nullo.
Il consumo desiderato è costante per tutta la vita. Fino all’anno T
1il consumo è maggiore del reddito e quindi il consumatore si indebita. Superato T
1il consumo di- venta inferiore al reddito: il consumatore risparmia. In altre parole, fino a T
1la ricchez- za è negativa e decrescente; dopo T
1la ricchezza comincia a crescere, ma è solo dopo T
2, quando tutto il debito è stato ripianato, che la ricchezza diventa positiva.
L’accumulazione della ricchezza continua fino al momento della pensione, quando il consumatore comincia a utilizzare i risparmi per finanziare il consumo.
Ricchezza
Reddito
Risparmio positivo Risparmio
negativo
Consumo C
Livelli di reddito, consumo e ricchezza
Fine della vita Inizio del pensionamento
T
1T
2
Figura 17.10
(b) La figura 17.11 mostra invece il caso di un consumatore che ha vincoli di indebita- mento: la sua ricchezza non può essere negativa. Prima di T⬘
1il consumatore vorrebbe indebitarsi, come nel caso precedente, ma non può. Perciò tutto il consumo è pari al reddito, e il consumatore non può né risparmiare né indebitarsi. Dopo T ⬘
1il consuma- tore comincia a risparmiare per la pensione e il livello di consumo rimane costante e pa- ri a C⬘ per tutta la vita.
Notiamo che C⬘ è maggiore di C e che T ⬘
Reddito
Risparmio