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Academic year: 2021

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FOCOLAIO DI GASTROENTERITE DA NOROVIRUS CON CARATTERISTICHE CLINICO-EPIDEMIOLOGICHE ATIPICHE Goglio A1-3, Castellucci E4, Grigis A1-3, Caglioni GC1,

Averara F1, Locati F1-2, Marziali B4, Di Bartolo I5, Ruggeri FM5

1Dipart. Prevenzione Sorveglianza Infezioni (DiPSI)1, 2Direzione Sanitaria,3Microbiologia e 4Urologia,

5Ospedali Riuniti, Bergamo; Dipart. Sanità alimentare e animale,

Istituto Superiore di Sanità, Roma

Premessa. Sono sempre più numerosi i casi di gastroente-riti da Norovirus segnalati dai Paesi che aderiscono al Foodborne Viruses in Europe network (http://www.eurosur-veillance.org), con centinaia di outbreak segnalati tra il 2004 e il 2006 in Germania, Inghilterra, Olanda, Ungheria. La stessa fonte non riporta dati per il nostro Paese. I foco-lai di diarrea da Norovirus sono di solito ben riconoscibili per: breve incubazione (15-48 ore), durata della malattia di 12-60 ore, vomito in più del 50% dei malati sintomatici, contemporanea infezione di malati e operatori sanitari. Obiettivo. Descrivere una piccola epidemia, verificatasi in un reparto degli Ospedali Riuniti di Bergamo, sostenuta da Norovirus, con caratteristiche clinico-epidemiologiche inu-suali.

Dati clinico-epidemiologici. Il 26/1/2007 il Gruppo Operativo del DiPSI veniva informato di un possibile foco-laio di gastroenterite nella USC Urologia (tre casi di diar-rea, senza febbre, né vomito). L’indagine epidemiologica rilevava altri tre casi nei giorni precedenti nella stessa USC (il 19, 23 e 24 gennaio, con la stessa sintomatologia). Venivano messe in atto le misure previste per le infezioni da Norovirus, pur in presenza di un quadro clinico ed epi-demiologico che sembrava escludere tale eziologia: precau-zioni da contatto, ma anche da droplet, e ricovero dei mala-ti in stanze e bagni dedicamala-ti. E’ stato così possibile conte-nere il focolaio (19 persone colpite tra il 26/1 e il 7/2, in un reparto con 55 posti letto che ha continuato ad operare durante questo periodo). Non è stato invece possibile iden-tificare la fonte.

Indagini microbiologiche. Le indagini microbiologiche sono risultate negative per: Salmonella, Shigella,

Campylobacter, Rotavirus, Adenovirus, C. difficile. Tre

campioni su undici sono risultati positivi per Norovirus con un test immunoenzimatico (Ridascreen Norovirus, 2a

gene-razione, r-Biofarm). Le indagini molecolari, RT/PCR con primer diagnostici JV12 e JV13 su regione polimerasica hanno dato esito negativo, mentre l’Rt/PCR condotta utiliz-zando i primer GIISKR/GIISKF che amplificano un fram-mento della regione capsidica hanno dato esito positivo in 4 campioni su 11.

Conclusioni. L’episodio descritto suggerisce di considera-re la possibile eziologia da Norovirus nei focolai di diarconsidera-rea, anche quando le caratteristiche cliniche ed epidemiologiche non siano suggestive per una infezione da Norovirus.

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VALUTAZIONE ESTERNA DELLA QUALITÀ DELLA RICERCA DI CMV-DNA IN SANGUE ESSICCATO

Mammoliti A., Binda S., Battezzati V., Didò P., Barbi M.

Sez. Virologia - Dipartimento di Sanità Pubblica-Microbiologia-Virologia, Università degli Studi di Milano

Introduzione. La ricerca del DNA di CMV su sangue neonatale essiccato su carta da filtro (CMV-DBS test) costituisce un valido mezzo diagnostico di infezione con-genita con importanti ricadute cliniche ed epidemiologi-che. La maggior parte dei laboratori usa metodi sviluppa-ti “in house” per cui non sono disponibili controlli interni standardizzati. Inoltre controlli di qualità esterni hanno dimostrato che la qualità dei diversi metodi di amplifica-zione del DNA varia da laboratorio a laboratorio. Per que-sti motivi, QCMD (Quality Control for Molecular Diagnostics) e ECCI (European Congenital CMV Initiative) hanno organizzato uno studio di controllo di qualità del CMV-DBS test.

Metodi. Ogni pannello era composto da 9 campioni consi-stenti in 2 spot di sangue essiccato su carta da filtro: 6 dei campioni derivavano da sangue intero negativo per CMV addizionato del ceppo Towne di CMV a diverse concentra-zioni (7.3 x 102 - 9.6 x 105 copie/ml), 1 era un campione

clinico positivo per CMV e 2 campioni erano costituiti da sangue intero CMV negativo senza aggiunta di virus. Ogni laboratorio doveva fornire dettagli sulla metodica usata ed in particolare sul sistema di amplificazione (PCR conven-zionale “in house” e Real-time PCR commerciale e “in house”).

Risultati. Ventinove dei 33 laboratori partecipanti, hanno riportato complessivamente 33 serie di risultati ottenuti mediante PCR convenzionale (n=5) o Real-time PCR (n=28). Il 91% dei partecipanti ha identificato i campioni contenenti concentrazioni virali pari ad almeno 8.8 x 104

copie/ml, il 59% concentrazioni fino a 9.4 x 103 copie/ml,

mentre solo il 12% ha individuato come positivi i campio-ni a minor carica virale. In 5 casi è stato riportato un falso positivo (7,6%).

Conclusioni. I risultati evidenziano la necessità di miglio-rare le metodiche utilizzate in termini di sensibilità. In alcuni laboratori deve essere inoltre risolto il problema delle cross-contaminazioni.

volume 22, numero 3, 2007 POSTER

Microbiologia

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