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La sedia nell'anima - recensione

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Academic year: 2021

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Marisa Lavelli

LA SEDIA NELL’ANIMA Il Filo Srl

Roma, 2008 Euro 13,00

La calma autobiografica spinge l’autrice a dibattersi nelle continue contraddizioni della vita.

Esistere o sognare di esistere?

Sprofondare nell’esistenza trascinata o nella confusione del silenzio? Essere riflessiva o gridare al mondo?

Nella fantasia dell’autrice si mescola il sacro e il profano, la voglia di raccontare ad una bambina cresciuta e la voglia di raccontare a se stessa cose che potrebbero essere dimenticate per sempre.

Le lettere inserite a pagina 38 nella narrazione, l’inizio e la fine di un sogno, ripropongono l’eterno mercanteggiare dei sentimenti che non lasciano spazio agli altri, sentimenti in grado di combattersi tra loro, tra la donna e la femmina, tra l’essere presenti e l’essere immaginati.

L’assenza di punteggiatura di pagina 45 mette l’ansia giusta del rincorrersi vano, risalta il vivo pulsare dell’anima che cerca di spingere fuori la sedia (del titolo) dell’apatia e delle false riflessioni a cui seguono parole inutili di chi si rivede pur essendo sempre esistito.

E’ un rincorrersi continuo e scontato tra lo Ying e lo Yang, tra la vita e tutto il resto che continua a “scappare dall’amore e dal dolore”.

Il finale rivaluta notevolmente tutto il lavoro che, pur muovendosi con eleganza, rischiava di rimanere imbrigliato nel rosa del gossip, di essere scontatamente una triste storia d’amore.

Rimane, invece, una storia d’amore trafitta dagli accadimenti che rifiutano verità assolute, con una bambina, una figlia, forte della sua esistenza senza limiti e compromessi.

La verità, le verità tutte sono sempre più piene di “no” piuttosto che di “si”.

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