• Non ci sono risultati.

Caratterizzazione geotecnica dei sedimenti di colmata del porto di Livorno

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Caratterizzazione geotecnica dei sedimenti di colmata del porto di Livorno"

Copied!
154
0
0

Testo completo

(1)Università di Pisa Dipartimento di Ingegneria dell'Energia,dei Sistemi,del Territorio e delle Costruzioni (DESTeC) Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Idraulica, dei Trasporti e del Territorio. TESI DI LAUREA. Caratterizzazione geotecnica dei sedimenti di colmata del porto di Livorno Relatori Prof. Ing. Diego Lo Presti Dott. Ing. Nunziante Squeglia Ing. Ilaria Giusti Ing. Stefano Stacul. Candidato Girolamo Gervasi.

(2) INDICE INTRODUZIONE ............................................................................................................ 3 1. 2. CASO DI STUDIO.................................................................................................... 5 1.1. Inquadramento geografico ................................................................................. 5. 1.2. Inquadramento geologico ................................................................................... 9. 1.3. Scopo delle indagini ......................................................................................... 12. INDAGINI GEOTECNICHE .................................................................................. 14 2.1. Indagini in sito.................................................................................................. 15. 2.1.1. Ubicazione delle indagini ......................................................................... 15. 2.1.2. Prove penetrometriche statiche con piezocono (CPTu) ............................ 17. 2.1.2.1 Generalità .............................................................................................. 17 2.1.2.2 Esecuzione............................................................................................. 21 2.1.2.3 Prove di dissipazione............................................................................. 24 2.1.2.4 Ricostruzione profilo stratigrafico ........................................................ 25 2.1.2.5 Classificazione con la carta di Robertson ............................................. 27 2.1.2.6 Prove CPTu a diverse velocità .............................................................. 28 2.1.3. Prelievo campioni cubici indisturbati superficiali .................................... 32. 2.1.4. Prelievo campioni profondi con campionatore Osterberg ........................ 36. 2.2. Prove di laboratorio .......................................................................................... 38. 2.2.1. Granulometria ........................................................................................... 41. 2.2.2. Limiti di Atterberg .................................................................................... 45. 2.2.3. Sostanze organiche ................................................................................... 46. 2.2.4. Peso specifico dei grani ............................................................................ 47. 2.2.5. Prove edometriche .................................................................................... 48. 2.2.5.1 Prova edometrica a incrementi di carico (IL) ....................................... 48 2.2.5.2 Prova edometrica a deformazione controllata (CRS)............................ 55. 3. 2.2.6. Prove triassiali........................................................................................... 57. 2.2.7. Prove di colonna risonante ........................................................................ 63. ELABORAZIONE DEI DATI ................................................................................ 65 3.1. Elaborazione prove di laboratorio .................................................................... 65. 3.1.1. Classificazione dei terreni ......................................................................... 65. 3.1.2. Prove edometriche .................................................................................... 81. 3.1.2.1 Prove IL................................................................................................. 81. 1.

(3) 3.1.2.2 Prove CRS ............................................................................................. 94 3.1.3. Prove triassiali......................................................................................... 100. 3.1.4. Prove di colonna risonante ...................................................................... 107. 3.2. Prove penetrometriche statiche CPTu ............................................................ 116. 3.2.1. Ricostruzione profilo stratigrafico .......................................................... 120. 3.2.2. Parametri di resistenza ............................................................................ 126. 3.2.3. Confronto CPTu alle diverse velocità ..................................................... 131. 3.2.4. Prove di dissipazione .............................................................................. 141. 3.3. Confronto tra i risultati delle prove CPTu e di laboratorio ............................ 143. 3.3.1. Classificazione ........................................................................................ 143. 3.3.2. Parametri di compressibilità ................................................................... 144. 3.3.3. Parametri di permeabilità ........................................................................ 146. 3.3.4. Parametri di resistenza ............................................................................ 147. CONCLUSIONI ........................................................................................................... 151 BIBLIOGRAFIA .......................................................................................................... 152. 2.

(4) INTRODUZIONE Nell’ambito dello sviluppo delle infrastrutture all’interno dell’area portuale di Livorno, l’autorità preposta ha commissionato delle indagini sui terreni derivanti dal dragaggio dei bacini portuali dello stesso porto di Livorno e del porto di La Spezia, attualmente stoccati in una vasca di colmata. Le indagini hanno lo scopo di verificare la natura geotecnica della zona d’interesse, quindi la programmazione di prove in sito e prove di laboratorio al fine di conoscere al meglio lo stato d’essere dei sedimenti presenti all’interno della vasca, nonché le relative caratteristiche meccaniche utili, nella fase successiva, all’analisi progettuale ed esecutiva secondo le esigenze richieste dalle attività presenti all’interno del porto.. La presente tesi affronta la fase d’indagine geotecnica, l'elaborazione e l'interpretazione dei dati ottenuti dalle varie prove eseguite in sito e in laboratorio secondo una tipologia d'indagine speditiva, ma completa, da impiegare su larga scala anche nelle altre sottovasche, nell'ottica di fornire importanti indicazioni per le future fasi progettuali indirizzate alla crescita della fruibilità della zona in oggetto. In particolare, si evidenzierà la capacità delle prove penetrometriche CPTu di restituire una stratigrafia del terreno, che risulti il più possibile fedele alla realtà, effettuando prove a diverse velocità di penetrazione oltre a quella standard e confrontando i dati ottenuti con le indagini in laboratorio.. L'elaborato si sviluppa in una prima fase di acquisizione dei dati utili all’inquadramento del problema. Inizialmente si descrivono l’ubicazione geografica e geologica della vasca all’interno del porto ed il territorio adiacente, nonché le attività lavorative confinanti, quindi la proposta progettuale avanzata dall’autorità per la sua trasformazione d’uso. La seconda fase prevede la descrizione delle prove penetrometriche con piezocono (CPTu) svolte in sito a varie velocità di penetrazione, delle prove di dissipazione, del prelievo di campioni indisturbati da cui poi verranno ricavati i provini per le prove in laboratorio e infine la descrizione delle prove di laboratorio svolte. La terza fase prevede la restituzione e l’elaborazione dei dati ottenuti dalle prove in sito ed in laboratorio al fine di ottenere un insieme di dati che descrivono globalmente la natura del terreno indagato. Attraverso lo studio in laboratorio dei. 3.

(5) campioni prelevati in sito si determinano le caratteristiche granulometriche e meccaniche dei diversi campioni ottenuti. Attraverso correlazioni empiriche e con l’aiuto di software, si interpretano i risultati delle prove penetrometriche CPTu al fine di individuare la stratigrafia del terreno. L’ultima fase consiste nell’eseguire una visione d’insieme dei risultati ottenuti per poi trarre da questi le conclusioni del caso.. 4.

(6) 1 CASO DI STUDIO 1.1 Inquadramento geografico Il lavoro di indagini si posiziona all’interno della zona produttiva del porto di Livorno nella parte più settentrionale. La zona confina ad est con il terminal darsena Toscana, a sud con la nuova darsena Petroli, ad ovest ed a nord l’area presenta un frangiflutti in blocchi rocciosi verso il mar Tirreno. L’area è raggiungibile da nord da Tirrenia per viale del Tirreno (SS224) e da est dalla S.G.C. FI-PI-LI oppure da via Vasco Natale Jacoponi da Livorno. Entrambe le direzioni di comunicazione si immettono in via Mogadiscio dove è presente il varco doganale per l’ingresso nel terminal darsena Toscana e quindi con l’ingresso alla zona interessata.. Figura1.1 : Indicazioni della viabilità per la zona interessata. 5.

(7) Il porto di Livorno è suddiviso in zone adibite alle diverse attività commerciali e passeggeri, l’area indagata invece, fa parte di un'area a servizio della fruibilità del bacino portuale, in quanto è adibita al riversamento dei fanghi di risulta dal dragaggio dei fondali dei bacini di attracco dell’area portuale. La vasca di colmata in cui si inserisce l’area di studio ha una superficie complessiva di circa 40 ha ed è suddivisa in 14. sottovasche,. confinate. tra. di. loro. attraverso. degli. argini. e. riempite. successivamente,tra il 2001 ed il 2004, con sedimenti non inquinati di varia natura granulometrica e provenienza, isolati dal resto della struttura geologica del fondale marino in cui si appoggia, per mezzo di alcuni teli impermeabili per rendere il tutto meno impattante possibile.. Figura1.2: La vasca di colmata (non ancora terminata) all'interno della darsena Toscana. 6.

(8) Figura 1.3: La vasca di colmata complessiva. Sebbene l’autorità portuale nei suoi piani preveda la stabilizzazione di tutta l’area della vasca di colmata ormai satura, le indagini si sono concentrate nella vasca riempita per prima e quindi con terreni sedimentati da più tempo. La suddetta vasca ha una forma esagonale allungata ed è confinata per tre lati da degli argini di riporto e per un lato da un muro di sostegno. A sud ed a ovest di quest’ultima, gli argini confinano con le altre vasche, a nord confina con il tratto ferroviario interno del terminal, mentre verso est, la vasca confina con un muro di sostegno di un canale di scolo dell’adiacente via Mogadiscio, all’interno della darsena Toscana. La vasca è stata riempita con sedimenti derivanti dal dragaggio dei bacini del porto di Livorno e del porto di La Spezia. Durante la sua evoluzione era stato predisposto al suo interno un canale di scolo, arginato e impermeabilizzato, venne ricoperto successivamente da sedimenti in quanto andò in disuso.. 7.

(9) Figura 1.4: La sottovasca interessata dalle indagini. Figura 1.5: Planimetria della vasca di colmata con indicazione della sottovasca indagata. 8.

(10) 1.2 Inquadramento geologico Tralasciando lo sviluppo paleogeografico susseguitosi nelle varie ere geologiche remote, possiamo sintetizzare la trasformazione geologica della zona di Livorno. Durante il Pleistocene medio si ha un lento sollevamento dell’area livornese che porta alla formazione di terrazzi che degradano dai monti livornesi al mare. Il principale di questi terrazzi, modellato dall’azione dei corsi d’acqua, va a formare la scarpata oggi nota come “gronda dei lupi” che va a confinare morfologicamente con gli strati di appoggio dell’area indagata. Questo bordo viene inciso in modo sostanziale nell’ultima glaciazione di Wurm da una ramificazione fluviale dell’Arno. L’attuale assetto del territorio è conseguenza dell’ultima glaciazione e rimane all’incirca costante per tutto l’Olocene. La “gronda dei lupi” invece, negli ultimi 2000 anni è rimasta immutata nel suo complesso, salvo, una trasformazione morfologica dovuta esclusivamente all’azione dei corsi d’acqua provenienti dall’entroterra. Successivamente alle oscillazioni del livello del mare della cosiddetta trasgressione versiliana, si ha l’attestamento della costa al piede del terrazzo di Livorno ed inoltre, nella pianura pisana, si vanno a depositare sedimenti dell’Arno e del Serchio. Dalla trasgressione versiliana si ha una lenta regressione fino ai tempi protostorici e storici nei quali si ha un avanzamento della linea costiera a causa del susseguirsi di transizioni di aree marine, lagune e paludi. In questo periodo ( protostorico o etrusco - romano) si ha la massima estensione marina dell’area livornese per come la conosciamo oggi. Oltre alla componente naturale dell’evoluzione geologica iniziano ad essere determinanti nel periodo protostorico le modifiche apportate dall’uomo. Infatti, i bacini idrografici dei principali corsi d’acqua del litorale pisano-versiliese come l’Arno, il Serchio e il Magra sono oggetto di frequentazione antropica già dal Paleolitico inferiore. Le sedimentazioni dell’Arno, avvenute in tempi storici all’interno dei lidi formatisi con la regressione ha contribuito alla progressione delle zone di deposito palustre, le quali rimangono invariate fino agli inizi del 1800 con le colmate delle prime bonifiche. La rapida formazione dei lidi sulla costa pisano-livornese è dovuta al notevole apporto di sedimento fluviale dell’Arno destinato principalmente alle zone del delta,il quale però era stato ridotto artificialmente ad una bocca sola per motivi di bonifica. Questo scarico diretto in mare di tutto il sedimento fluviale ha contribuito così alla formazione di ampie spiagge, quindi seppur in un momento di innalzamento del livello marino, si ebbe un avanzamento della linea di costa e le zone sottratte al mare divennero lagune e paludi.. 9.

(11) La progressione della linea di riva è continuata fino a tempi recenti e nota di interesse per i nostri scopi, sappiamo che fin da epoca romana la zona in cui si trova la vasca di colmata è sempre stata in mare. Questa zona in epoca romana è stata interessata in modo frequente da grandi depositi di alghe, sintomo di una dinamica di correnti tali da permettere la distribuzione ed il deposito di materiale in questo sito. Sempre a partire dall’epoca romana (periodo storico certo) si può riscontrare un avanzamento della linea costiera a nord di Livorno, confinante con lo scolmatore, fino ad epoche recenti. Questo è causa del trasporto e deposizione di sedimento dai corsi d’acqua, quali l’Arno ed altri fiumi e torrenti della zona. Questi creavano dei sedimenti che le correnti marine provvedevano a ridistribuire per formare depositi assortiti in barre longitudinali parallele alla linea di costa creando zone lagunari, trasformatisi con l’apporto di acque dolci dalle colline retrostanti, in paludi. Altra causa dell’avanzamento della linea di costa livornese è senza dubbio l’azione antropica attraverso programmi di bonifica per recuperare terreni utili alla coltivazione ed al pascolo. Sebbene l’uomo abbia contribuito a questa progressione costiera e ne considerasse il potenziale sfruttamento territoriale, questi non lo sfruttò con attività portuali ed industriali fino agli anni ’40 del secolo scorso. A livello geomorfologico attuale la zona di interesse ha subito nel corso dei secoli una spiccata antropizzazione cancellando in parte i segni morfologici naturali. I segni morfologici di nostro interesse sono quelli che possono interagire nel sistema con la nostra area. A settentrione sulla destra idrografica dello Scolmatore in direzione di Tirrenia possiamo individuare sistemi dunali e di retro duna, nonché, sistemi di tomboli in arretramento dalla linea costiera. Questi sistemi si sviluppavano anche sulla sinistra idrografica dello Scolmatore verso Livorno prima della loro eliminazione. Queste formazioni sono individuabili attraverso residui di radici di dune conservatesi dalle azioni antropiche. Questi cordoni confinavano a meridione con il terrazzo di Livorno, il quale è formato da calcareniti sabbiose di Castiglioncello, dai conglomerati di S. Stefano e dalle sabbie d’Ardenza. Questo specchio di scarpata è stato interessato dai depositi alluvionali che hanno creato un vasto assortimento granulometrico sulla scarpata del terrazzo e creato sistemi di conoidi di scarico ed accumulo di detriti attraverso i vari eventi alluvionali oltre la “gronda dei lupi”. A livello idrografico superficiale quindi si può riscontrare una importanza di trasporto e deposizione dovuta ai corsi d’acqua naturali presenti nei vari torrenti e rii che scendono. 10.

(12) giù dalle colline livornesi, mentre si può riconoscere la presenza, nella zona limitrofa alla darsena toscana, di canali artificiali realizzati sulla base di antichi corsi d’acqua con lo scopo di regolamentare e disperdere le piene del bacino dell’Arno e permettere la navigazione verso l’interno, quali lo Scolmatore ed il canale dei Navicelli. Altri corsi d’acqua di natura artificiale sono quelli derivanti dalle opere di bonifica degli acquitrini e paludi che si sono susseguiti e costruiti nei vari secoli. In sintesi finale si può riscontrare nella zona del livornese sedimenti superficiali di natura pressoché sabbiosa fine in accumulo, deposizioni di natura alluvionale di natura grossolana, depositi palustri e di successiva colmata e di presenza di calcareniti sormontate da sabbie d’Ardenza che costituiscono la formazione geologica del terrazzo di Livorno.. 11.

(13) 1.3 Scopo delle indagini Attraverso il D.lgs. 22/97 (Decreto Ronchi), la Legge 426/98 con la dicitura “Nuovi interventi in campo ambientale”, aveva individuato un certo numero di aree quali Siti di Interesse Nazionale. Tra questi siti rientra l’area portuale di Livorno. Quest’ultima attraverso il D.M. 24febbraio 2003 è stata dichiarata Sito da Bonificare di Interesse Nazionale. Essa ha una superficie d’estensione complessiva pari a circa 2000 ha, di cui 1400 ha di superficie marina includendo: l'intero ambito portuale, le aree industriali collocate in ambito portuale e l'area marina antistante. Perciò la vasca di contenimento dei sedimenti di dragaggio rientra anch’essa tra i S.I.N. e quindi anche lo scopo delle indagini. Il terminal darsena Toscana dispone di una linea ferroviaria, attualmente non elettrificata, di proprietà dell’autorità portuale. Il terminal ferroviario occupa una superficie di 30.000 m² ed è attrezzato con 3 binari di lunghezza 500 m. La linea ferroviaria interna alla darsena è d’importanza strategica per i trasporti merci in quanto la zona di attracco della darsena Toscana è adibita esclusivamente al carico e scarico di container commerciali. Questa è servita bene dal collegamento stradale attraverso la FIPI-LI e dall’antistante ampio piazzale di deposito contenitori. Un sistema di mezzi meccanici (gru e forklift) gommati e a binario gestisce i container all’interno del piazzale e gli smista tra deposito, automezzi, treni o navi. A sud della vasca di colmata la nuova darsena Petroli è adibita allo scarico del greggio e gas dalle petroliere e gasiere ed è anch’essa servita per mezzo gommato da via Mogadiscio, però, essa è isolata dalla ferrovia, infatti, quest’ultima si blocca dove di fatto sorge la sottovasca indagata nel nostro studio, quindi a circa 3/4 dello sviluppo della banchina della darsena. Pertanto, preso atto della necessità di potenziare l’efficienza dello smistamento container dalla zona di stoccaggio provvisoria della darsena Toscana ai treni, della necessità di creare zone di manovra delle merci e della necessità di collegare la darsena Petroli alla rete ferroviaria, l’autorità portuale ha sviluppato una proposta progettuale nella quale si prevede il prolungamento naturale del tratto ferroviario attuale, il quale si andrebbe a predisporre al di sopra della sottovasca di colmata più vecchia e sedimentata. Constatando la notevole aliquota di carico d’esercizio che la ferrovia fornisce, l’autorità competente ha commissionato uno studio di indagine geotecnica sulla sottovasca. 12.

(14) interessata, al fine di verificare la natura dei sedimenti apportati dalle opere di dragaggio ed il loro stato di consolidazione nonché, la presenza di falda acquifera. Scopo delle indagini, pertanto, è andare a conoscere i parametri geotecnici della sottovasca al fine di poter impostare una scelta progettuale di stabilizzazione dell’area per fornire la portanza adeguata all’esercizio di carichi derivanti dalla circolazione e lo stazionamento di treni merci e container nonché mezzi operativi vari. Occorre tuttavia evidenziare i seguenti aspetti tecnici riguardanti le caratteristiche fisiche, meccaniche e idrauliche (compressibilità e permeabilità) dei sedimenti di dragaggio: •. presenza di sostanze inquinanti nei sedimenti;. •. i sedimenti risultano generalmente sottoconsolidati. Questo aspetto è dovuto al fatto che i sedimenti sversati hanno un elevato contenuto d'acqua e la vasca è interamente confinata da una membrana impermeabile che limita la consolidazione, nella stagione asciutta, ad una crosta di limitato spessore per effetto dei fenomeni di evapotraspirazione;. •. in conseguenza della loro diversa provenienza, si osserva una significativa variabilità litologica che a sua volta si riflette in un diverso grado di consolidazione;. •. la diversa natura litologica dei sedimenti può comportare l’impiego di differenti procedure finalizzate al conseguimento di un grado di consolidazione idoneo al loro impiego come sedime di fondazione;. •. il notevole volume di sedimenti interessati pone il problema di individuare metodologie di indagine capaci di fornire una caratterizzazione geotecnica accurata con costi e tempi di esecuzione ragionevoli.. 13.

(15) 2 INDAGINI GEOTECNICHE In questa fase si andranno a descrivere tutte quelle operazioni svolte in sito ed in laboratorio ormai assodate nel settore della geotecnica. Si fornirà l’ubicazione e la descrizione delle indagini in sito svolte dalla ditta appaltatrice, “Geoservizi di Cosco e Spadaro s.n.c.”, la quale è autorizzata all’attività di prova e certificazione delle prove penetrometriche ai sensi dell’art.59 del D.P.R. n.680 del 6 Giugno 2001. Si descriverà inoltre l’attività svolta dal laboratorio di Geotecnica del Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università di Pisa, su campioni cubici indisturbati prelevati in superficie (circa 1.2 m sotto il piano campagna) e campioni più profondi (1.5-3 m sotto il piano campagna) prelevati con campionatore Osterberg. Il campionamento dei terreni profondi è stato eseguito dalla ditta appaltatrice "Ichnogeo". Entrambi i metodi di prova sui terreni, in sito ed in laboratorio, portano con se dei vantaggi e degli svantaggi, sebbene le prove di laboratorio vengano eseguite con: condizioni al bordo ben definite, libertà di applicazione di cicli di carico di nostro interesse, conoscenza delle condizioni di drenaggio e la conoscenza della natura del terreno da analizzare, esse hanno lo sconveniente di non fornire l’esatto comportamento su scala reale, peggiorato, da un ineliminabile disturbo del campione ed infine, dei relativamente lunghi tempi d’esecuzione. Le prove in sito invece offrono il vantaggio di poter indagare il terreno con volumi maggiori e quindi su scala reale, eseguire le prove con continuità di registrazione dei parametri di risposta, indagare terreni impossibili da campionare ed ottenere un risparmio economico nella loro esecuzione. Tuttavia, anch’esse presentano degli svantaggi, quali, il grado di disturbo e le problematiche al contorno tali da indurre una analisi di tipo empirico, infine, non si è a contatto diretto con la natura del materiale. Pertanto, entrambi i metodi di prova non sono esaustivi singolarmente a fornirci una risposta di tutti i fattori a noi utili, quindi bisognerà andare a programmare, a seconda delle nostre esigenze progettuali, una campagna di indagine nella quale si vadano ad ottimizzare e rendere complementari le diverse tipologie di prove.. 14.

(16) 2.1 Indagini in sito Le indagini svolte in sito sono: •. Prove penetrometriche statiche con piezocono (CPTu) a diverse velocità; attraverso la punta elettrica si sono misurate: la resistenza alla punta, l’attrito laterale, la pressione dell’acqua interstiziale e la deviazione angolare della punta. Le verticali sono state eseguite a tre diverse velocità di penetrazione: -. velocità standard di 2 cm/s,. -. bassa velocità (0.8 cm/s). -. alta velocità (4.8 cm/s). •. Prove di dissipazione;. •. Estrazione di campioni indisturbati; -. cubici superficiali;. -. campioni più profondi.. 2.1.1 Ubicazione delle indagini Le indagini sono state svolte nell’area della sottovasca interessata, in due punti specifici, uno più a Nord e uno a Sud. Già in una precedente indagine erano state eseguite molte prove CPTu in diversi punti sparsi nell'intera sottovasca, ma anche prove geolettriche, di permeabilità e svariati sondaggi che hanno evidenziato la presenza di due principali classi di terreno. In questa fase ci si è concentrati su due soli punti rappresentativi delle classi di terreno presenti nella sottovasca. Su ciascun punto sono state eseguite tre prove CPTu a diverse velocità (0.8; 2; 4.8 cm/s) e prelevati i campioni indisturbati (1 cubico superficiale e 1 o 2 campioni profondi). Le prove CPTu sono state effettuate fino ad una quota tale da non interagire con il telo impermeabile (circa 4m). Di seguito le coordinate dei due punti, da intendersi riferite alle verticali delle prove CPTu standard (2 cm/s), per quanto riguarda le altre due prove CPTu, queste si scostano di pochi centimetri ( circa 50 cm) dal punto in questione, mentre il prelievo dei campioni risulta comunque nell'intorno di 1.5- 2 m dal punto, in questo modo risulta. 15.

(17) lecito considerare le prove in sito e le successive prove in laboratorio eseguite sullo stesso tipo di materiale terroso. •. Punto 1 Nord : 43.56875° N , 10.302° E. •. Punto 2 Sud. : 43.56796° N , 10.30189° E. Figura 2.1: Planimetria d’ubicazione indagini in sito. 16.

(18) Figura 2.2: Disposizione prove nella zona di indagine. 2.1.2 Prove penetrometriche statiche con piezocono (CPTu) 2.1.2.1 Generalità Le prove penetrometriche (ASTM D3441) a consistono nell’infissione di una punta conica metallica a pressione con velocità costante pari nel caso di prova standard a 2 cm/s. Lo sforzo per la penetrazione viene applicato per mezzo di un dispositivo di spinta, che agisce su una batteria di aste cave alla cui estremità inferiore è collegata la punta. Le dimensioni della punta e del manicotto laterale (quando usato) sono precisamente le seguenti: •. Diametro di base del cono = 37.5 mm;. •. Angolo di apertura del cono = 60°;. •. Il manicotto ha una superficie laterale compresa fra 150 e 200 cm2 ;. •. Le aste cave hanno il diametro esterno da 36 mm.. In base al tipo di dispositivo di misura dello sforzo per la penetrazione si distinguono:. 17.

(19) a) Penetrometri elettrici: nei quali lo sforzo è misurato mediante dispositivi elettrici (es.estensimetri) montati direttamente nella punta. b) Penetrometri meccanici: nei quali lo sforzo per l’infissione della punta è misurato mediante manometri collegati al martinetto che esercita la spinta.. Il dispositivo di spinta è costituito da un martinetto idraulico in grado di esercitare sulla batteria di aste cave la spinta di progetto (10 – 20 ton, per esempio): la corsa è preferibilmente 1 m. La penetrazione standard della batteria deve avvenire ad una velocità costante e pari a 2 cm/sec (± 0.5 cm/sec), indipendentemente dalla resistenza opposta dal terreno. Il dispositivo di spinta deve essere ancorato e/o zavorrato in modo da non muoversi rispetto al piano di lavoro durante l’infissione. Deve essere posizionato in modo da garantire la verticalità iniziale della spinta sulle aste cave (deviazione della verticale ≤ 2%). Tali prove non vengono di norma spinte oltre la profondità di 60 m dalla superficie del suolo o del fondale.. La prova deve essere sospesa se:. 1) la resistenza totale, o alla punta, o al manicotto è tale da non consentire il raggiungimento della profondità descritta; 2) la deviazione dalla verticale accertata (caso di punta con inclinometro) è superiore a 20°;. Nel caso di impiego di punte prive di inclinometro incorporato, la prova deve essere sospesa una volta raggiunta la profondità di circa 30 metri, in quanto, senza il controllo degli spostamenti dalla verticale, i risultati stessi possono perdere di significatività. Prove penetrometriche di tipo statico possono venire eseguite in tutti i tipi di terreno compresi tra argille e sabbia a grana grossa. Difficoltà possono aversi per l’attraversamento di livelli di ghiaia o di terreni cementati. L’esecuzione di prove penetrometriche consente di ottenere, accoppiata all’esecuzione di fori di sondaggio, valide informazioni ai fini della ricostruzione dei profili stratigrafico e geotecnico. Dal punto di vista qualitativo, l’andamento della variazione della resistenza alla punta. 18.

(20) con la profondità consente di individuare la presenza nel sottosuolo di strati di terreni con consistenza bassa o molto bassa. Dal rapporto tra la resistenza all’avanzamento della punta e la resistenza laterale locale è possibile mediante correlazioni empiriche, risalire con una certa approssimazione alla natura dei terreni attraversati.. Le “Raccomandazioni – AGI, 1997” suggeriscono per un riconoscimento di massima dei terreni attraversati di utilizzare il rapporto:  =.    

(21)  . =.    

(22)  .       . che dipende dalla composizione granulometrica dei terreni, come mostrato da varie esperienze.. A fini orientativi l’AGI indica i seguenti valori di F caratterizzanti terreni con diversa granulometria: TERRENO Torbe ed argille organiche Limi e argille Limi sabbiosi e sabbie limose Sabbie e sabbie con ghiaia. F F ≤ 15 15 < F ≤ 30 30 < F ≤ 60 F > 60. La validità di tali indicazioni deve comunque essere controllata mediante l’esecuzione di perforazioni di sondaggio, infatti questo modo di procedere è basato su studi effettuati su terreni saturi. Nel loro uso va tenuto presente che il rapporto Rp/RL può essere influenzato in misura notevole dal valore delle pressioni capillari nel terreno. Nell'interpretazione quantitativa dei risultati deve tenersi conto che le prove penetrometriche sono assimilabili a prove rapide in condizioni di drenaggio impedito. Le misure di resistenza alla penetrazione in terreni argillosi consentono perciò una stima del valore della resistenza al taglio in condizioni di drenaggio impedito (coesione cu). Le “Raccomandazioni – AGI, 1977”, per i terreni coesivi saturi, suggeriscono l’utilizzo di una relazione del tipo:  = .  . In cui:. 19.

(23) •. Cu = resistenza al taglio in condizioni non drenate;. •. Ncp = coefficiente adimensionale del carico limite riferito alla prova penetrometrica statica con valore compreso tra 15 e 25.. Il valore di Ncp in generale decresce al crescere della Rp. La correlazione tra Rp e cu non può essere ritenuta valida nei seguenti tipi di terreno: •. argille sensitive con sensitività > 5;. •. terreni coesivi sovraconsolidati appartenenti alla categoria delle “argille fessurate”;. •. limi di bassa plasticità.. Nei terreni sabbiosi è possibile valutare lo stato di addensamento e, in particolari condizioni, anche il valore dell’angolo di attrito. Esistono in letteratura varie correlazioni che legano: •. Rp e l’angolo di attrito dei terreni sabbiosi f', espresso in termini di tensioni efficaci;. •. Rp ed il modulo di deformazione dei terreni coesivi saturi in condizioni non drenate Eu.. Le “Raccomandazioni – AGI, 1977” ricordano comunque che restano non corretti dal punto di vista teorico le correlazioni che le legano la resistenza penetrometrica Rp alle caratteristiche di resistenza al taglio (f',c’) e di deformabilità (E’, Eed) dei terreni coesivi in condizioni drenate. Le prove penetrometriche inoltre possono essere impiegate per ottenere una valutazione del valore del carico limite di pali di fondazione infissi. E’ comunque da tenere sempre presente che, in fase di interpretazione, l’estrapolazione delle esperienze acquisite in una zona nota ad altre zone apparentemente simili può essere causa di errori anche notevoli. Per la corretta interpretazione dei risultati delle prove penetrometriche è, quindi, in ogni caso opportuno disporre del profilo stratigrafico e dei risultati di prove di laboratorio su campioni indisturbati.. 20.

(24) 2.1.2.2 Esecuzione La prova con piezocono viene eseguita con un’attrezzatura per prove penetrometriche statiche nella quale la punta elettrica è strumentata per la misura in forma continua di quanto sotto elencato: •. resistenza alla penetrazione statica qc della punta conica e resistenza per attrito laterale fs;. •. pressione. idrostatica. del. terreno,. inclusa. la. sovrappressione. indotta. dall’avanzamento della punta; •. dissipazione nel tempo della sovrappressione idrostatica indotta nel terreno, a quote predeterminate.. La prova si esegue infiggendo a velocità costante nel terreno una punta conica tramite un dispositivo di spinta che agisce su una batteria di aste cave, alla cui estremità inferiore è connessa la punta. La velocità di infissione standard della batteria di aste è di 2.0 cm/sec (± 0.5 cm/sec), costante nel corso della prova, indipendentemente dalla resistenza offerta dal terreno. Il dispositivo di spinta è ancorato in modo tale da poter usufruire per intero della propria capacità totale di spinta. La punta permette la misura di: •. resistenza alla punta qc;. •. resistenza per attrito laterale fs;. •. pressione interstiziale u+Du.. La punta di tipo elettrico è strumentata con celle di carico estensimetriche con i seguenti fondo scala: •. 50 MPa per qc;. •. 0.5 MPa per fs.. Inoltre grazie al piezocono è possibile effettuare misure di “dissipazione” dell’eccesso di pressione nei pori (Du) dovuto alla penetrazione, indagando così i parametri di consolidazione e di permeabilità dei terreni fini saturi; nei terreni granulari sotto falda la prova di dissipazione consente di misurare il valore della pressione idrostatica agente alla profondità della punta (livello di falda).. 21.

(25) Figura 2.3: Particolare della punta del piezocono. Figura 2.4: Sezione della punta del piezocono. La punta è dotata di sensore inclinometrico per la misura della deviazione verticale. Il piezocono ha il vantaggio di essere più sensibile a strati di terreno di piccolo spessore rispetto ad una punta normale. Infatti, la resistenza alla punta risente degli effetti di scala sulle lenti di sabbia, quindi, per essere individuato in questo modo dovrebbe avere una dimensione significativa. Attraverso la misura della pressione interstiziale invece, si ha una sensibilità maggiore ed attraverso la caduta repentina dei valori di pressione si possono riconoscere queste lenti. Le prove penetrometriche statiche denominate CPTU, sono state eseguite con penetrometro della ditta Pagani modello Pagani TG63-200, le cui caratteristiche sono di seguito riportate.. 22.

(26) Figura 2.5: Scheda tecnica del Pagani TG63-200. Figura 2.6: Penetrometro Pagani TG63-200. 23.

(27) 2.1.2.3. Prove di dissipazione. Il piezocono permette l’esecuzione di prove di dissipazione e quindi la stima delle caratteristiche di permeabilità e di consolidazione del terreno. Infatti, se durante la penetrazione in un terreno a grana fine saturo e sotto falda, la punta viene arrestata ad una data profondità, si può registrare la dissipazione della sovrapressione interstiziale nel tempo. Per l’interpretazione della prova di dissipazione con piezocono sono state suggerite diverse procedure. La più utilizzata è la seguente (Baligh e Levadoux,1980):. 1. Si traccia il grafico sperimentale della sovrapressione interstiziale, normalizzata rispetto al suo valore iniziale, (∆u(t)/∆u0), in funzione del logaritmo del tempo; 2. Si sovrappone la curva sperimentale con la curva teorica, in cui il rapporto di dissipazione, (∆u(t)/∆u0), è posto in funzione di un fattore di tempo adimensionale, .  = ℎ ∙  ove: ch = coefficiente di consolidazione orizzontale, t = tempo, R = raggio delle aste del piezocono.. La curva (∆u(t)/∆u0) - T dipende dal tipo di piezocono e dalla posizione del filtro. Per il piezocono con angolo di apertura 60° e filtro alla base del cono le coordinate dialcuni punti della curva teorica sono le seguenti:. 3. Se le curve sperimentale e teorica sono sovrapponibili, a conferma dell’applicabilità del metodo, si ricava il tempo corrispondente al grado di dissipazione del 50%, t50, e si stima il valore del coefficiente di consolidazione orizzontale in condizioni di scarico-ricarico,ovvero per terreno sovraconsolidato, con l’equazione:. 24.

(28) ℎ = 3.65 ∙. ". #$. 4. Se il terreno è normalmente consolidato il coefficiente di consolidazione orizzontale può essere stimato con l'equazione: ℎ = ℎ ∙. % &. in cui Cr e Cc sono rispettivamente gli indici di ricompressione e di compressione vergine. In assenza di dati sperimentali si assume Cr/Cc= 0,14.. 2.1.2.4 Ricostruzione profilo stratigrafico La ripetitività delle misure e la possibilità di indagare un volume di terreno superiore a quello corrispondente a un campione in laboratorio e di ottenere registrazioni continue di parametri che mettono in luce peculiarità stratigrafiche, rendono le prove CPT e CPTu ideali per l’identificazione di variazioni litologiche e la ricostruzione del profilo stratigrafico. La verifica dell’applicabilità delle principali correlazioni presenti in letteratura è ancora oggi oggetto di studi. Lo Presti, Meisina e Squeglia, ne "Applicabilità di prove penetrometriche statiche nella ricostruzione del profilo stratigrafico (2009)", ci forniscono alcune importanti considerazioni, che saranno utili nell’individuazione del metodo interpretativo e delle correlazioni più idonee. Nel lavoro descritto nel testo appena citato, gli autori hanno selezionato alcuni siti rappresentativi di terreni italiani appartenenti a diversi contesti geologici e caratterizzati dal punto di vista geologico e geotecnico tramite indagini geognostiche, prove in situ (CPT e CPTu) e prove geotecniche di laboratorio. Le prove CPT e CPTu sono state eseguite nelle immediate vicinanze di sondaggi geognostici e in alcuni casi sono state ripetute in diversi periodi dell’anno corrispondenti al periodo più umido e più secco. La stratigrafia descritta nel sondaggio è stata messa a confronto con le stratigrafie desunte dalle prove penetrometriche con i vari metodi di classificazione utilizzati (Begemann [1965], Schmertmann [1978] e Searle [1979] per le CPT; Robertson [1986], Senneset. 25.

(29) [1989], Robertson [1990], Eslami e Fellenius [1997; 2000] per le CPTu) ed è stata calcolata la percentuale di successo di ogni metodo. Dall’analisi dei risultati dello studio citato, gli autori riportano le seguenti considerazioni finali (che verranno utilizzate per una migliore interpretazione delle prove penetrometriche in esame): •. le carte di classificazione utilizzate riescono ad identificare correttamente i litotipi incontrati nel caso di depositi omogenei saturi. Le percentuali di successo sono prevalentemente buone nel caso delle argille soffici o argille organiche e delle sabbie, mentre diminuiscono notevolmente nel caso dei terreni intermedi (limi, limi-argillosi e sabbiosi, argille-limose e sabbie fini con limo);. •. la presenza di una zona superficiale parzialmente satura (soprattutto nei terreni a grana fine) conduce ad una sovrastima della granulometria del terreno. L’impiego della carta di classificazione di Robertson [1990] tende ad accentuale tale sovrastima;. •. la prova CPTu conduce ad una stima migliore del profilo stratigrafico rispetto alla prova CPT. Un miglioramento notevole nella capacità predittiva di alcuni metodi si ha a seguito del filtraggio dei dati;. •. i risultati sottolineano che le metodologie di classificazione litologica in letteratura dipendono strettamente dalle condizioni geologiche dei terreni sui quali sono state messe a punto, non sono perciò applicabili acriticamente. Le prove penetrometriche necessitano di essere sempre tarate con sondaggi geognostici;. •. per le prove CPT, i metodi di Begemann e soprattutto quello di Schmertmann hanno buone percentuali di successo nel caso di argille tenere, argille organiche o sabbie. Il metodo di Searle mostra minori percentuali di successo, tuttavia i litotipi vengono in genere classificati in classi “attigue” o simili per cui il metodo conduce ad errori più accettabili in pratica;. •. per le prove CPTu, tutti i metodi esaminati consentono una corretta identificazione dei passaggi stratigrafici. Tra i tre metodi considerati, quello di Eslami e Fellenius sembra condurre alle più basse percentuali di successo.. 26.

(30) Viste dunque le sopra elencate considerazioni, riteniamo corretto (o perlomeno idoneo) interpretare le prove CPTu mediante il metodo di Robertson [1990], implementato all’interno del software CpeT-IT (Geologismiki).. 2.1.2.5 Classificazione con la carta di Robertson La carta di Robertson è suddivisa in 9 zone, a cui corrispondono altrettante classi di terreno. Le curve che delimitano le zone corrispondenti alle classi da 2 a 7 possono essere approssimate, nel piano bi-logaritmico (Resistenza alla punta normalizzata (Qt1) – Rapporto d’attrito normalizzato (FR)) , con archi di cerchio concentrici. Il raggio dei cerchi è l’indice del tipo di terreno:. ' = 3.47 − log ./ " + log  + 1.22" $.#. le coordinate del centro comune valgono: X0 = -1.22 ; Y0 = 3.47. Ne consegue che per identificare i terreni delle classi da 2 a 7 (sono escluse le classi 1, 8 e 9) è sufficiente calcolare l’indice del tipo di terreno e verificarne la classe di appartenenza. •. Classe 2 – IC > 3.60 – Terreno organico, torba. •. Classe 3 – 2.95 < IC ≤ 3.60 – Argille. Da argille ad argille limose. •. Classe 4 – 2.60 < IC ≤ 2.95 – Limi. Da limi argillosi a argille limose. •. Classe 5 – 2.05 < IC ≤ 2.60 – Sabbie. Da sabbie limose a limi sabbiosi. •. Classe 6 – 1.31 < IC ≤ 2.05 – Sabbie. Da sabbie pulite a sabbie limose. •. Classe 7 – IC < 1.31 – Da sabbie ghiaiose a sabbie. 27.

(31) La Classe 1 corrisponde a: “terreni sensitivi a grana fine”; La Classe 8 a: ”da sabbie molto dense a sabbie argillose fortemente sovraconsolidate o cementate”; La Classe 9 a: “materiali fini granulari molto duri, fortemente sovraconsolidati o cementati”.. Figura 2.7: carta di classificazione di Robertson (1990). 2.1.2.6 Prove CPTu a diverse velocità Nell'ambito della presente tesi è stata proposta una metodologia di indagine sperimentale nuova e più veloce per migliorare l'identificazione del tipo di suolo, che consiste nello svolgimento di CPTu contigue eseguite a diverse velocità di penetrazione. Nel paragrafo precedente abbiamo constatato che i metodi attualmente utilizzati (Robertson e al.) non riescono ad identificare correttamente i "suoli intermedi", ossia terreni relativamente impermeabili, come suoli limosi, dove la penetrazione avviene sotto la condizioni di drenaggio parziale. Il nuovo metodo proposto, invece, sembra fornire dei risultati apprezzabili anche per questo tipo di suoli come già evidenziato nello studio di LoPresti, Squeglia, Meisina e. 28.

(32) Visconti "Use of CPT and CPTu for soil profiling of“intermediate” soils: a new approach" (2010). Nel lavoro appena citato gli autori hanno esaminato due siti di prova per verificare il nuovo metodo proposto e più specificamente osservare l'influenza delle diverse velocità di penetrazione sui risultati del test in diversi tipi di suolo. Pertanto, le due CPTU contigue sono state effettuate in ciascun sito utilizzando due diverse velocità di penetrazione (2 cm/s ed 1 cm/s). La distanza in pianta tra la CPTU standard e quella eseguita con velocità di penetrazione ridotta era di circa 1 m. Erano disponibile per ogni sito anche dei carotaggi. La distanza in pianta tra CPTU e il foro di carotaggio era di 4 m. Il sito 1 corrispondeva a depositi lacustri del fiume Serchio a Paganico (Lucca, Toscana). Lo strato superiore, di spessore variabile, è principalmente un deposito alluvionale costituito da sabbie limose o limi sabbiosi e sovrastante il deposito lacustre (argilla e argilla limosa). Il sito 2 corrispondeva a sedimenti continentali - marini della costa di Livorno (Toscana), che il mare ha depositato durante i cicli multipli di ingresso e regresso. La CPTU è stata interpretata con il diagramma di Robertson ( 1990), ottenendo una corretta classificazione della maggior parte dei suoli testati, solo i terreni intermedi mostrano risultati insoddisfacenti. In figura 2.8 e 2.9 c'è il confronto tra le stratigrafie dedotte dall'interpretazione delle CPTU per mezzo di Robertson (1990) e quella ottenuta dal carotaggio.. Figura 2.8 : Sito 1 (Paganico) Confronto CPTu standard con carotaggio.. 29.

(33) Figura 2.9 : Sito 2 (Livorno) Confronto CPTu standard con carotaggio.. Le Figure successive mostrano invece la variazione di qc , fs e u2 sperimentalmente osservata nel caso di CPTu effettuata a velocità di penetrazione ridotta nei due siti. Le variazioni sono espresse come percentuali e sono calcolati dopo l'applicazione di una media mobile sulla base di 10 valori. Alcuni valori estremi sono probabilmente a causa di eterogeneità del suolo locale.. Figura 2.10 : Sito 1 (Paganico) Confronto tra prova a velocità standard (linea rossa) e a velocità ridotta (linea nera).. 30.

(34) Figura 2.11 : Sito 2 (Livorno) Confronto tra prova a velocità standard (linea rossa) e a velocità ridotta (linea nera).. Alcuni sistematici aumenti o diminuzione dei valori misurati ci permettono di delineare le seguenti conclusioni: •. in corrispondenza di terreni intermedi la resistenza alla punta (qc) e l'attrito laterale del manicotto (fs) aumentano (rispetto a quelli misurati con velocità standard) mentre la pressione dei pori (u) diminuisce.. •. dove risultano argille, sabbie o limi le variazioni sono trascurabili;. Pertanto ci aspettiamo di osservare gli effetti di una velocità di penetrazione ridotta in limi argillosi e sabbiosi (terreni intermedi) ed effetti quasi trascurabili in argilla e sabbia. Sarà quindi possibile identificare i terreni "intermedi" confrontando, ad una scala appropriata, i risultati delle due prove.. Il confronto tra le prove CPTu a diverse velocità in entrambi i siti ha evidenziato che: •. La velocità di penetrazione ridotta causa una riduzione dell' attrito laterale del manicotto e della resistenza della punta a causa di effetti di scorrimento (creep) tipici dei terreni argillosi. Inoltre, gli effetti di scorrimento possono essere responsabili di un aumento della pressione dei pori;. 31.

(35) •. La velocità di penetrazione ridotta produce un aumento della resistenza di punta e dell' attrito del manicotto quando si avvicina alle condizioni drenate e ciò avviene nei terreni tendenti a sabbiosi. Per lo stesso motivo è possibile aspettarsi una riduzione della pressione dei pori.. Concludendo,con una velocità di penetrazione ridotta, ci aspettiamo un aumento della resistenza di punta e dell'attrito laterale del manicotto in terreni intermedi, se gli effetti relativi alle condizioni di drenaggio prevalgono sugli effetti di scorrimento e ci aspettiamo inoltre una riduzione della pressione dei pori.. In pratica sembra più utile considerare i confronti di attrito laterale e pressione dei pori, che quella relativa alla resistenza di punta. Infatti, l'aumento della resistenza punta è meno evidente perché, mentre questa aumenta, avvicinandosi alla condizione drenata, diminuisce la pressione dei pori.. 2.1.3. Prelievo campioni cubici indisturbati superficiali. Questo metodo permette l’estrazione di campioni indisturbati che hanno una forma cubica. Un campionamento di questo genere è in grado di fornire un campione di terreno totalmente indisturbato, in grado di rappresentare tutte le caratteristiche fisiche dell’opera da esaminare e dai cui è possibile ricavare in laboratorio le caratteristiche geotecniche del terreno. L’estrazione di campioni cubici deve avvenire secondo una sequenza precisa di fasi, al fine di ottenere un campione totalmente rappresentativo del terreno in esame: -. scavo e sagomatura del blocco;. -. rivestimento con paraffina fusa o pellicola isolante;. -. inserimento campione nella cassetta;. -. distacco e spianatura faccia inferiore.. 32.

(36) La prima fase consiste nel ricavare manualmente nel terreno mediante pale e cazzuole un cubo, il più regolare possibile, delle solite dimensioni interne della casetta, facendo attenzione a non disturbare il terreno in sito per preservarne tutte le caratteristiche presenti che si riscontrano al momento dell’estrazione stessa.. Figura 2.12: Sagomatura campione cubico nella sottovasca in esame.. Finita la sagomatura, con lo scopo di conservare l’umidità del terreno e le altre sue caratteristiche, il blocco viene rivestito con paraffina, quest’ultima viene fusa in un apposito fornetto, e viene colata sul campione da estrarre in modo da ricoprirlo nel modo più omogeneo possibile; molte volte non avendo la possibilità di portare, o meglio di collegare alla presa elettrica, il fornetto per fondere la paraffina, il terreno viene rivestito con della pellicola che svolge la solita funzione di conservazione. In tal modo si riesce ad impermeabilizzare le pareti del campione estratto minimizzando la perdita di umidità fino all’apertura in laboratorio. Figura 2.13: Rivestimento con pellicola.. 33.

(37) Figura 2.14: Inserimento in cassetta. A questo punto si procede con la disposizione del blocco all’interno di una cassetta in legno; essa è costruita in modo da avere un apertura sul fondo e una sulla parte superiore, viene fatta scivolare lungo le pareti del blocco di terreno fino a che il terreno non tocchi il coperchio superiore, mediante una semplice sega, poi, si va a separare la parte inferiore dal terreno in sito.. Figura 2.15: Taglio e distaccamento base cubo. L’ultima operazione da effettuare, prima di chiudere la cassetta, consiste nella regolarizzazione della faccia inferiore del blocco, servendosi di un semplice coltello o di. 34.

(38) una sega, rasando il materiale in eccesso. Naturalmente anche su questa faccia viene fatta una colata di paraffina fusa, o rivestita con pellicola, in modo da ottenere l’isolamento globale del terreno dall’ambiente esterno.. Figura 2.16: Regolarizzazione faccia inferiore cubo. Mediante questa procedura, si riescono quindi ad ottenere dei campioni rappresentativi del terreno in sito, ed inoltre è possibile ottenere dei provini più piccoli tramite fustellamento con i quali si determina la massa volumica e che possono essere usati per altre prove con le quali si ricavano le caratteristiche meccaniche (prova edometrica, di taglio, triassiale, ecc.). L’unico problema legato all’utilizzo di questa metodologia è quello dovuto al fatto che si riescono ad analizzare solo gli strati superficiali di terreno, inoltre dato il quantitativo di terreno da spostare manualmente le operazioni diventano lente con conseguente riduzione del numero di campionamenti nell’arco di una giornata.. 35.

(39) 2.1.4 Prelievo campioni profondi con campionatore Osterberg Per avere una visione più attendibile e completa del materiale presente nella sottovasca, è stato necessario prelevare dei campioni indisturbati ad una profondità variabile tra 1.5 e 3.5 m. Per la precisione sul primo punto (nord) è stato prelevato un campione, d'ora in poi denominato campione profondo 1, tra 1.5 m e 2m. Ne secondo punto(sud) sono stati prelevati 2 campioni, uno tra i 2 e i 2.5m e l'altro tra i 2.5m e i 3 m sempre sullo stesso foro di sondaggio, che chiameremo rispettivamente campione profondo 2 e campione profondo 3.. Data l'impossibilità di prelievo di campioni cubici, mediante la procedura appena vista nel capitolo precedente, si è disposto il prelievo per mezzo di un campionatore. Sono stati prelevati campioni di qualità utilizzando un campionatore del tipo Osterberg (campionatore a pistone infisso a pressione).. Figura 2.17: Campionatore Osterberg.. La ditta appaltatrice che ha eseguito l'operazione è l' "ICHNOGEO s.a.s." di Chetoni Roberto & co.. 36.

(40) Ogni campionamento è stato preceduto dalle seguenti operazioni: •. adeguata stabilizzazione del foro mediante rivestimento provvisorio o fluido di perforazione,con pulizia di fondo;. •. controllo della profondità dopo l’introduzione del campionatore.. Ultimata l’infissione, il campionatore è stato estratto usando gli accorgimenti necessari per staccare il campione dal terreno sottostante e per ridurre il disturbo dovuto alla decompressione ed al risucchio. Il campione è stato conservato nello stesso tubo di prelievo, ripulito alle estremità, sigillato ermeticamente con paraffina e tappi a tenuta ed etichettato indicando: •. il committente, il cantiere ed il sondaggio;. •. profondità del prelievo (da/a metri rispetto al p.c.);. •. data di prelievo.. Figura 2.18: Macchina perforatrice.. Figura 2.19: Campione fustellato.. 37.

(41) 2.2 Prove di laboratorio Le prove di laboratorio svolte dal Dipartimento di Ingegneria civile dell’Università di Pisa sono: •. Granulometria; attraverso setacciatura e aerometria si determina il fuso granulometrico di ogni campione.. •. Limiti di Atterberg; si determina il limite liquido e il limite plastico per calcolare l’indice di plasticità.. •. Proprietà fisiche (Caratteristiche proprie dei campionamenti); Attraverso il trattamento in forno si determina il contenuto d’acqua, nonché il peso specifico dei grani.. •. Prove edometriche; con questa prova si cerca di conoscere la compressibilità del terreno campionato.. •. Prove triassiali; si possono determinare parametri di resistenza e deformabilità sia in condizione drenata che non drenata e sia a tensioni totali che efficaci.. •. Prova di colonna risonante; determina il modulo di taglio G e lo smorzamento dei terreni a bassi livelli di deformazione.. nome campione cubico 1 cubico 2 profondo 1 profondo 2 profondo 3. posizione punto 1 nord punto 2 sud punto 1 nord punto 2 sud punto 2 sud. profondità superficiale superficiale da 1.6m a 2.2m da 2m a 2.5m da 2.5m a 3m. Figura 2.20: Tabella riepilogativa dei campioni indisturbati per le prove in laboratorio.. In primo luogo si è effettuata l’apertura dei campioni indisturbati, redigendo un verbale con l’ indicazione dei dati del campione (data, committente, cantiere, sondaggio, campione, profondità, n. di registro ecc.). Per quanto riguarda i campioni profondi prelevati col campionatore Osterberg si è estruso attraverso un apposito pistone, il campione dalla fustella, si è eseguito la prova penetrometrica con il pocket ogni 5cm e si è fotografato il campione a confronto con una tabella colorimetrica standard.. 38.

(42) Successivamente per ogni campione si è predisposta una parte di materiale per eseguire le prove granulometriche e i limiti di Atterberg, poi sono stati ricavati, tramite appositi campionatori metallici, i provini per le prove edometriche (1 per ogni campione), triassiali (3 per ogni campione) e di colonna risonante (3 per ogni campione) ,mentre la rimanente parte è stata sigillata e ricollocata in camera umida. Figura 2.21: Foto di identificazione campione cubico.. Figura 2.22: Confezionamento provino prova edometrica.. Figura 2.23: Confezionamento provino prova colonna risonante.. 39.

(43) Figura ura 2.24: Pistone estrattore del campione.. Figura ura 2.25: prova penetrometrica col Pocket.. Figura ura 2.26: Foto di identificazione campione profondo.. 40.

(44) 2.2.1 Granulometria Per determinare le frazioni granulometriche di un terreno si ricorre a dei setacci standardizzati dalla normativa ASTM C136 e D422, con i quali si può determinare la quantità percentuale in peso trattenuta. Questa operazione di vagliatura è operabile fino al setaccio ASTM 200 che corrisponde ad un’apertura di 75mm, per materiale più fine, si ricorre all’analisi per sedimentazione o aerometria (ASTM D1140). La vagliatura può essere svolta per via secca dopo avere disgregato il terreno senza alterarne la struttura, dopo aver essiccato e pesato una quantità di campione e passato alla serie di setacci indicata, annotando i rispettivi trattenuti. Determinate di conseguenza le percentuali sul totale dei singoli passanti ad ogni setaccio si può costruire la curva granulometrica.. Figura 2.27: Materiale e attrezzature per le analisi granulometriche.. Sul materiale passante al setaccio n° 4 ASTM di maglia 4.76 mm si opera un’analisi per via umida, dopo aver essiccato e pesato una quantità di campione (120g), si procede al lavaggio vaglio per vaglio. I singoli trattenuti vengono poi essiccati e pesati per determinarne la percentuale dei rispettivi passanti. Per il passante al setaccio 200 si esegue la prova per aerometria che consiste nel determinare il tempo di sedimentazione delle particelle di terreno in una soluzione di acqua, terreno e anticoagulante. Si mescola la soluzione di terreno, esametafosfato di. 41.

(45) sodio, carbonato di sodio e acqua distillata in quantità indicate dalle norme in un recipiente fino a renderla omogenea, poi si mette in una vasca termostatica dove si eseguono misure con aerometro del peso di volume a determinati intervalli di tempo in progressione geometrica. La prova si basa sulla legge di Stokes: 3=. G5 − 1 " ∙ d = c ∙ d" 1800 ∙ h. <==. Quindi:. >. ?@. 3=. H t. Dove: v = velocità di caduta (cm/s). d = diametro della particella (mm). h = viscosità del fluido (gs/cm2), funzione della temperatura. Gs = peso specifico dei grani, funzione della temperatura. H = altezza di caduta. T = intervallo di tempo considerato (s). La percentuale in peso dei grani aventi diametro minore di d vale: A% = Dove:. 100 ∙ G5 ∙ DEm + 1000 ∙ r + c − 1HI P5 ∙ G5 − 1. Ps = peso del terreno. Gs = peso specifico dei grani. r = lettura effettuata al tempo t. m = fattore correttivo che tiene conto della differenza di temperatura alla quale viene eseguita la prova dalla temperatura di taratura dello strumento. c = fattore correttivo che tiene conto dell’innalzamento del livello di sospensione per effetto menisco.. 42.

(46) Figura 2.28: Materiale nella soluzione di prova.. Osservando la curva granulometrica è possibile dare un giudizio qualitativo sulla composizione del campione, infatti la pendenza, quindi l'estensione, della curva è proporzionale all'omogeneità del campione. Si definisce: •. ben assortito un campione che contenga tutte le frazioni granulometriche, quindi con andamento della curva regolare e con concavità verso l'alto;. •. poco assortito un campione a cui manca una o più classi granulometriche o che omogeneo, cioè costituito da particelle che hanno tutte lo stesso diametro.. Per un'analisi quantitativa del campione si calcolano dei coefficienti che descrivono il grado disuniformità del materiale:. 43.

(47) •. Il coefficiente di uniformità Cu è inversamente proporzionale al grado di uniformità della granulometria del terreno, è un numero puro e si calcola come rapporto tra il diametro equivalente corrispondente al 60% del passante (D60) e il diametro equivalente corrispondente al 10% del passante (D10) .  = . J60 J10. Al diminuire di Cu la curva granulometrica è più ripida e il materiale meno gradato. Quando Cu < 2 il terreno è considerato uniforme, mentre quando Cu > 3 la curva è ben distribuita. •. Il coefficiente di curvatura Cc descrive l'andamento della curva e la presenza di eventuali cuspidi, dovuti alla mancanza di elementi di un certo diametro. E' anch'esso un numero puro ed è dato dal rapporto: & = . " JK$ JL$ JK$. dove i vari Di sono i diametri equivalenti corrispondenti all'i-esimo percentile di passante. Per valori di compresi tra 1 e 3 il terreno manca di elementi di un certo diametro.. 44.

(48) 2.2.2 Limiti di Atterberg La consistenza di un terreno coesivo dipende dal contenuto d’acqua in modo tale che esso si presenti in uno stato liquido, plastico, semisolido o solido. I limiti del contenuto d’acqua che definiscono il comportamento plastico del terreno, ossia la capacità di modellazione di un materiale senza fessurarlo, si definiscono limite liquido e limite plastico. Questi limiti sono comunemente conosciuti come limiti di Atterberg, la cui determinazione segue gli standard: ASTM D4318, D427, D4943. Il limite plastico è definito come il contenuto d’acqua per il quale il terreno perde plasticità, punto di passaggio fra lo stato plastico e quello semisolido. Esso è determinato attraverso il contenuto d’acqua all’istaurarsi delle fessurazioni durante l’esecuzione manuale di cilindri di terreno da 3,2 mm di diametro. Il limite liquido invece si determina con l’ausilio del cucchiaio di Casagrande. Si inserisce all’interno del cucchiaio 100g di materiale omogeneizzato con acqua distillata passante al setaccio 40, successivamente si realizza un solco e si mette in movimento il cucchiaio fermandosi alla chiusura del solco nella misura di circa 1cm di lunghezza. Si preleva parte del terreno che si è chiuso nel solco e se ne misura il contenuto d’acqua e si relaziona in un grafico con il numero dei colpi ottenuti. Si ripete l’operazione, togliendo umidità con una spatola, per altre tre volte, successivamente, s’interpolano i punti nel grafico ottenuto e si determina il contenuto d’acqua a 25 colpi. Il valore in percentuale che si ottiene indica convenzionalmente il limite liquido, punto di passaggio fra lo stato liquido e lo stato plastico.. Figura 2.29: Materiale per determinare il limite liquido.. Figura 2.30: Chiusura del solco nel cucchiaio di Casagrande.. 45.

(49) Inoltre, bisogna osservare che per i terreni organici, i limiti di Atterberg dipendono dalla capacità di assorbimento dell’acqua da parte della materia organica e dal suo stato d’aggregazione particellare. In particolare, a causa della maggiore influenza della capacità di assorbimento dell’acqua rispetto all’aggregazione particellare, entrambi i limiti liquido e plastico tendono ad aumentare con la presenza di sostanza organica. Altro fattore di interesse per la classificazione USCS è l’analisi della plasticità attraverso l’omonimo indice, il quale, viene determinato attraverso la differenza aritmetica tra il limite liquido e plastico.. Pertanto:. 2.2.3. IP = LL - LP. Sostanze organiche. I campioni prelevati dalla sottovasca di colmata contengono alla vista del materiale organico. Per classificare queste tipologie di terreni bisogna quantificare la quantità percentuale di sostanza organica. A tal fine si ricorre al metodo diretto della perdita per ignizione (LOI) (ASTM D2974 Method C) la quale è eseguita posizionando un crogiuolo con 10g di terreno passante al setaccio 10 in un forno alla temperatura di 440°C per il tempo indicato dalla norma. La ragione principale di usare questa temperatura non è solo per la decomposizione delle materie organiche ma anche per eliminare l’acqua interstiziale nelle argille. Essiccare il terreno a 105°C prima della prova LOI può portare a degli errori nella determinazione del contenuto organico. In terreni molto organici questa temperatura iniziale potrebbe far ossidare parzialmente la sostanza organica e quindi sottostimare la quantità di materiale organico. A tal fine la temperatura iniziale consigliata è di 90°C (Landva et al. 1983). Infine la quantità percentuale di sostanza organica si ottiene dalla formula: M. N. % =. PESO/$#°R − PESOSS$°R x 100 PESO/$#°R. 46.

(50) 2.2.4 Peso specifico dei grani Il peso specifico dei grani (Gs) (ASTM D854-02) viene determinato attraverso l’uso del picnometro il quale ha la caratteristica principale di avere per una determinata temperatura, misurata all’inizio della prova e per un determinato liquido, solitamente acqua distillata, un volume noto.. Figura 2.31: Picnometro vuoto.. Figura 2.32: Picnometro pieno di soluzione.. Per l’esecuzione della prova si pesa la tara del picnometro vuoto e con il materiale, successivamente si riempie con una quantità d’acqua sufficiente affinché si saturi il terreno all’interno del picnometro per almeno due ore. Si procede togliendo l’aria all’interno del picnometro, in questo modo avremo solo acqua e terreno al suo interno, quindi si pesa e conoscendo il suo volume totale si riesce a ricavare per semplici passaggi il valore della densità del solido e quindi rapportandolo alla densità dell’acqua, si ricava Gs.. 47.

(51) 2.2.5 Prove edometriche 2.2.5.1 Prova edometrica a incrementi di carico (IL) Per quantificare la compressibilità di un terreno e la sua storia geologica in base al suo grado di sovraconsolidazione, si utilizza la prova edometrica (ASTM D2435-04). L’apparecchio edometrico è costituito da un anello metallico che impedisce le deformazioni laterali del provino; sulle superfici libere, superiore ed inferiore, sono poste due pietre porose, all’interno è inserito il provino di terreno cui sono permesse le sole deformazioni assiali. Le pietre porose consentono, in fase di consolidazione, di drenare l’acqua in direzione verticale o di riassorbirla. La dimensione dei provini è di 50,8mm di diametro e 20mm di altezza. L’incremento di carico avviene secondo progressione geometrica ossia si carica il provino con un incremento pari al carico raggiunto precedentemente. L’applicazione del carico è fornita da un braccio di leva con rapporto 1:10 ossia ad ogni kg applicato fornisce 10kg di carico al provino. Solitamente ogni gradino di carico è mantenuto per 24h per permettere la completa consolidazione del provino, che avviene sia per dissipazione delle sovrappressioni interstiziali, sia per fenomeni viscosi. La consolidazione primaria si ha in genere in meno di un’ora, quindi a 24h, si ottiene una deformazione che ha risentito delle deformazioni viscose (consolidazione secondaria) e perciò si potrebbe avere una sottostima della tensione di sovraconsolidazione di circa il 10%. Le deformazioni verticali vengono misurate da un apposito trasduttore ad intervalli di tempo prestabiliti. Le operazioni da effettuare per l’esecuzione della prova si sviluppano preparando il provino rettificandone i lati nell’apposito anello successivamente si pesa il tutto e s’inserisce l’anello con il provino in un apposito supporto che ha lo scopo di impedire gli spostamenti del provino e garantire, attraverso l’inserimento in esso di acqua, che il provino non secchi. Il provino viene posto nel supporto con una pietra porosa ed un filtro cartaceo sulle due basi superiore ed inferiore, dopodiché si posiziona un supporto metallico al di sopra del provino che ha lo scopo di permettere il trasferimento del carico sulla superficie del provino.. 48.

(52) Figura 2.33: Supporto del provino per l’apparecchio edometrico. Figura 2.34: Apparecchio edometrico.. Successivamente si posiziona il supporto nell’apparecchio edometrico dove si inserisce acqua all’interno della scatola e si posiziona un trasduttore LVDT ed uno meccanico per non perdere la deformazione totale ad ogni gradino di carico in caso di problemi con l’acquisizione dei dati. I dati acquisiti vengono poi elaborati per determinare il modulo edometrico e altri parametri utili nelle modellazioni.. Figura 2.35: Schema apparecchio edometrico.. Durante l’applicazione dei carichi vengono registrati ne tempo: la tensione verticale efficace applicata al provino (σv’ ), l’altezza del provino (H) e l’indice dei vuoti (e). Durante la prova edometrica si possono redigere due grafici, dai quali si ottengono i. 49.

(53) parametri d’interesse: (t;H) tempo(log)-cedimento e (σv’;e) tensione efficace(log)indice dei vuoti.. Figura 2.36: Decorso degli assestamenti del provino nel tempo.. Nel primo grafico (Fig.) s’individua il punto B, che rappresenta l’assestamento corrispondente alla dissipazione delle sovrapressioni interstiziali, dall’intersezione di due rette: la prima condotta per la tangente al punto di flesso F e la seconda tangente al tratto finale della curva. Tale punto divide il grafico in due tratti: il tratto AB relativo alla consolidazione primaria ed il tratto BD della consolidazione secondaria. Il punto D, poi, rappresenta l’assestamento dovuto in parte alla dissipazione delle sovrapressioni interstiziali e in parte dovuto a fenomeni viscosi.. Da questo grafico otteniamo il coefficiente di consolidazione Cv: V#$ " ∗ 0.197 U = . #$ H50 è l’altezza del provino al 50% della consolidazione che è pari a :. 50.

(54) V#$ = V$ +. YV/$$ 2. H0 si ricava con il metodo di Casagrande: si scelgono due istanti t1 e t2 tali che t2=4t1 e ∆H2=2∆H1 (in figura H1=0,2 sec e H2=0,8sec ), quindi da H1 si riporta verso l’alto un segmento pari a ∆H1= ∆H2 /2 (in figura è il segmento PR=RT ). Il coefficiente di consolidazione serve per risolvere l'equazione della consolidazione Z[. Z[. monodimensionale ( Z = U Z\  ), con la qual è possibile prevedere il cedimento del terreno sotto un determinato carico e il tempo necessario affinché esso si sviluppi completamente.. Sempre dal diagramma del decorso degli assestamenti del provino è possibile ricavare l’ indice di compressione secondaria Cα : ] =. ∆ ∆ log. Questo è riferito alla consolidazione secondaria che provoca deformazioni viscose e rappresentata dal tratto CD del grafico (gli intervalli ∆ sono riferiti a tale intervallo).. Un altro procedimento suggerito da Casagrande è usato per determinare la tensione di preconsolidazione (in corrispondenza del punto B del grafico in Fig. )dal grafico (log σ’-e):. Figura 2.37: Procedura di Casagrande per la determinazione della tensione di preconsolidazione.. 51.

(55) Secondo tale procedura s’individua il punto di massima curvatura A della curva, per tale punto si traccia l’orizzontale e la tangente, quindi la bisettrice B dell’angolo formato da queste due rette; prolungando poi il tratto di compressione si trova il punto D come intersezione di tale retta di compressione e della bisettrice B. La tensione corrispondente al punto D è la tensione di preconsolidazione σp’. Nota la tensione di preconsolidazione si può quantificare il grado di sovra consolidazione del terreno analizzato attraverso l’over consolidation ratio OCR (grado di sovraconsolidazione):  =. _′a _′bc. (σ'vo è la tensione geostatica cui è sottoposto il terreno in sito a una determinata profondità) se l’OCR risulta pari a 1 il terreno è normalconsolidato (NC), cioè la tensione geostatica attuale è la maggiore tensione cui sia mai stato sottoposto durante la sua storia geologica; se l’OCR risulta maggiore di 1 il terreno è sovraconsolidato (OC), cioè durante la sua storia geologica è stato sottoposto ad una pressione superiore a quella geostatica attuale.. Un’altra rappresentazione notevole dei dati della prova è sotto forma di diagramma (eσv’ o log σv’):. Questa rappresentazione permette di caratterizzare il comportamento del campione nelle diverse fasi della prova:. 52.

(56) •. fase di ricompressione: lo stato di sforzo è assunto elastico e la compressibilità è modesta (tratto AB, in B la tensione è paria quella di preconsolidazione σp’). •. fase di compressione: la deformazioni sono sia elastiche che plastiche e la compressibilità aumenta molto (tratto BC). •. fase di scarico: è il tratto CD, durante questa fase si ha il recupero delle deformazioni elastiche, che sono rappresentate dall’intervallo dell’ordinata tra C e D, mentre le deformazioni plastiche sono rappresentate dall’intervallo dell’ordinata tra A e D.. La fig. rappresenta un’approssimazione schematica della curva sperimentale (e- log σv’ ) (Fig. ) e le pendenze dei vari tratti di tale grafico sono rapporti che descrivono il comportamento del materiale:. f∆g. Indice di ricompressione de = hij kl Indice di compressione. f∆g. dm = hij kl f∆g. Indice di rigonfiamento dn = hij kl. 3. 3. 3. (con gli intervalli riferiti ai tratti specifici di ciascuna fase). Se al posto dell’indice dei vuoti e si diagramma log σ'v con o

(57) =. ∆p pq. =. ∆r rq. l’andamento. del grafico non varia, ma l’asse delle ordinate è diretto verso il basso. Anche in questo caso le pendenze dei tratti distinti rappresentano rapporti notevoli:. 53.

Riferimenti

Documenti correlati

Sono stati visualizzati sulle mappe i valori ottenuti applicando il modello relativo alle larve, mentre per le uova è stato visualizzato il risultato derivante dal prodotto

symbols of communist rule, including &#34;shrouded busts of Lenin and tom Communist Party flags spread across the floor for the visitors to walk on.” As Horn observed,

Indeed, it was shown in Chapter 1 that OPT measures were adopted first by national authorities, and then at the Community level under the pressure of business strategies of

Wiskow C, Albreht T, De Pietro C. How to create an attractive and supportive working environment for health professionals. Policy Brief 15. Copenhagen: WHO Regional Office for

The city’s anatomical studies, in the university and especially in the many hospitals, were in full swing.26 Between 1548 and 1565 the city was host to anatomists of the calibre

In particular, an analysis of the debate on civil society lends itself to enhance the understanding of political modernity in its relation to the culture of modernity, modern

economato dell’ente; i dipendenti del comune, in questo caso un dipendente dell’ufficio dove è prevista l’attività di sportello con pagamento delle somme anche in contanti, che

The consultation process took part mainly between the drafting team and lower level bureaucrats (NCPs and policy planning units in national ministries for foreign affairs,