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ESERCIZI SPIRITUALI E FILOSOFIA ELLENISTICA IV

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(1)

Esercizi spirituali e filosofia

ellenistica

Quarta parte: imparare a leggere

Cfr. P. Hadot, Esercizi spirituali e filosofia

(2)

L’unità degli esercizi spirituali nelle

diverse filosofie

• Al di là delle differenze di accento, gli esercizi spirituali nella filosofia greca hanno una unità di fondo

nei mezzi impiegati: le tecniche dialettiche e retoriche di persuasione, le prove di

padroneggiamento del linguaggio interiore, la concentrazione mentale;

nel fine cercato: il miglioramento, la realizzazione di sé, cioè il passaggio da uno stato di inquietudine infelice ad uno stato di serena perfezione

(3)

libertà

• Tutte gli esercizi presuppongono la libertyà

della volontà cioè la possibilità di scegliere

tra stili di vita diversi e di modificare le

proprie scelte grazie alla consapevolezza di

pregi e difetti

(4)

Il nocciolo di sé

• La scelta liberà di iniziare un cammino di

conversione ad una vita più autentica connessa

all’idea che è possibile “scolpire la propria statua”, conduce ad un ritorno all’essenziale, cioè a

ritrovare il nocciolo di sé, il sé vero, che le preoccupazioni della vita quotidiana, le sue

chiacchiere e la sua incoscienza avevano nascosto sotto una coltre di materiale di scarto. L’idea

dunque è quella di purificare l’anima dalle

aggiunte di superficie, dall’alienazione in cui è caduta

(5)

La sapienza

• Ciò che si raggiunge in questa purificazione è la sapienza, un ideale di vita perfetta, serena, quasi divina (propriamente divina nell’epicureismo). Ma tale ideale in realtà non è raggiungibile in toto:

l’uomo che si stacca dalla vita quotidiana e inizia il cammino di purificazione, a causa dell’altezza dell’ideale che persegue, è condannato a rimanere filo-sofo, senza mai poter divenire perfettamente sapiente.

(6)

Il filosofo

• E’ colui che si è emancipato dalle passioni

del corpo e dalle convenzioni sociali, ma se

non continua a produrre uno sforzo di

esercizio, rimane sempre a rischio di

ricadervi. E’ impossibile rimanere sempre ai

vertici della vita filosofica: essa è una

condizione che va sempre continuamente

riconquistata (semper incipe).

(7)

La filosofia

La filosofia è quella pratica degli esercizi spirituali che permette di continuare il cammino e di

riprendersi dalle cadute nella difficile strada verso la sapienza.

Dunque diventa impossibile capire le teorie

filosofiche dell’antichità senza tenere conto di

questo sfondo concreto e pratico che ne determina il significato autentico. Bisogna cioè capire la

filosofia antica, e nello specifico quella ellenistica, alla luce della prospettiva esistenziale che

(8)

I testi antichi

• Così i testi antichi appariranno sotto una

nuova luce. Non si cercherà in essi la

coerenza teoretica e la sottigliezza

argomentativa ma un metodo per risolvere

problemi e un esempio di come questi

problemi, concretamente esistenziali,

venivano risolti all’interno delle scuole.

(9)

Aristotele

• I testi di Aristotele che più di tutti gli altri nella filosofia greca hanno l’aspetto del trattato puramente teorico, in realtà nascono dalle questioni dibattute all’interno della sua scuola e mostrano come i problemi della vita e del

sapere possano essere affrontati partendo da premesse più solide e accettabili rispetto al senso comune, e secondo un rigore logico che rende il discorso più convincente. Ciò che conta in essi è il metodo, un metodo nuovo di

affrontare le questioni che sfocia in un modo nuovo di atteggiarsi nei confronti della vita

(10)

Coerenza?

Quanto prima detto è così vero che la coerenza va cercata

all’interno dei singoli testi, ma non tra testi diversi, poiché propriamente ciascun testo nasceva da una situazione

particolare e da domande ben precise. Dunque il testo

pretendeva validità in quanto risposta a quelle domande e non ad altre, alle quali eventualmente l’ Autore avrebbe risposto in ulteriori trattazioni. Di qui la diversità di punti di vista da testo a testo e la presenza di testi che trattano argomenti molto simili (le tre etiche per esempio)

accentuando però elementi diversi a seconda della precisa questione nata nella scuola.

(11)

Platone

• Un discorso simile vale per Platone che,

come detto presenta nei suoi dialoghi dei

modelli di esercizio spirituale dialogico, e

che vuole cercare di produrre un modello di

come vada condotto un discorso filosofico

sempre in base al livello spirituale, culturale

e alla situazione sociale dell’interlocutore

(cosa che diventerà un elemento tipico di

tutte le trattazioni filosofiche greche)

(12)

esperienza

• Se si leggono i testi filosofici con una tale

consapevolezza si potrà anche notare che essi traevano i propri argomenti in maniera

preponderante da una concreta esperienza

esistenziale che diveniva oggetto di meditazione e dunque di esercizio spirituale. Tutto ciò in vista di una trasformazione delle persone, degli

interlocutori del dialogo filosofico e dei partecipanti alla vita della scuola.

(13)

Decadenza degli esercizi spirituali

• Hadot, dopo aver sostenuto che l’impostazione della filosofia antica è stata recepita pari pari dal primo cristianesimo che presentava se stesso come una “filosofia”, cioè come una scuola di vita a

carattere filosofico (così per esempio in Clemente Alessandrino, Origene, Agostino e nel

monachesimo), giunge a stabilire che la decadenza di questo modo di vedere la filosofia inizia con la scolastica cristiana, nel medioevo.

(14)

La scolastica

• La scolastica distingue chiaramente

filosofia e teologia e attribuisce a

quest’ultima la funzione di produrre una

vita diversa e degna della salvezza eterna.

La filosofia viene confinata nell’ambito del

puramente teorico, nell’ambito della

speculazione razionale e coerente che lascia

poi alla teologia e alla fede i compiti e le

(15)

Filosofia moderna

• Tale carattere astrattamente teorico sarebbe

poi stato assunto in maniera radicale dalla

filosofia moderna che, pur abbandonando i

presupposti cristiani, ne avrebbe mantenuta

la metodologia.

(16)

Tommaso

• Tuttavia, basta leggere i trattati di etica di Tommaso per scoprire quanto la sua filosofia abbia un legame stretto con la vita concreta. Ma in generale nelle università il metodo delle quaestiones rappresentava proprio un’applicazione di quel modo di fare filosofia legato strettamente alle

domande poste dagli interlocutori in quelle comunità di studenti e di maestri che erano le universistates medievali. Dunque anche nella scolastica medievale si trattava di dare risposte che aiutassero gli studenti a vivere in modo

(17)

Bonaventura

Anche la grande alternativa all’aristotelismo

medievale, rappresentata dal filone

platonico francescano, aveva una

concezione dialogica, “atletica” e

“tirocinante” della filosofia, come appare

molto bene da quello straordinario esempio

di esercizio spirituale che è l’ “Itinerario

(18)

Il vero spartiacque

• Il vero spartiacque, a mio parere, è invece Cartesio, che fa della coerenza sistematica l’ideale sommo della filosofia (anche se nel “Discorso sul metodo” permane un aspetto autobiografico ed esistenziale), all’interno del quale si

statuisce la radicale differenza tra pensiero (res cogitans) e corpo (res extensa) in cui ciascuno dei due aspetti viaggia su binari propri e incomunicabili. Di qui sorgerebbe la definitiva teoreticizzazione della filosofia, confinata

nell’iperuranio dell’esattezza more mathematico, di contro alla vita dominata dalle passioni.

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