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Guarda Mura, A. (a cura di) (2018). Orientamento formativo e Progetto di Vita. Narrazione e itinerari didattico-educativi

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Educational Reflective Practices (ISSNe 2279-9605), 1/2021 Doi: 10.3280/erpoa1-2021oa11527

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Available online: 27/4/2021 Mura, A. (a cura di) (2018). Orientamento formativo e Progetto di Vita.

Narrazio-ne e itiNarrazio-nerari didattico-educativi. Milano: FrancoAngeli

di Caterina Garofano

Il volume a cura di Antonello Mura fornisce un quadro completo e articolato sul tema dell’orientamento formativo. Declinato all’interno del testo come insieme di azioni che prestano attenzione alla persona, al bisogno di crescita, di posiziona-mento e di sviluppo, l’orientaposiziona-mento viene inquadrato in un contesto storico-culturale sempre più minacciato da forme di disorientamento individuale e colletti-vo. All’interno del testo emerge chiaramente la necessità di riconoscere all’educazione il compito di colmare il gap tra ciò che l’individuo è e ciò che non è ancora ma che potrebbe essere, supportandolo nella sua proiezione verso il futuro e nella definizione del Progetto di Vita. L’azione orientativa è un atto continuo e non circoscrivibile esclusivamente al contesto scolastico: famiglia, società, Istituzioni devono collaborare per garantire a ogni individuo lo sviluppo di quelle competenze trasversali che gli assicurino l’indipendenza nel rispondere autonomamente alle sfide che la vita pone, affrontando il rischio dell’errore e inserendosi attivamente nel mondo.

In maniera particolare viene sottolineata l’importanza di progettare azioni orientative che siano efficaci per tutti gli studenti e in particolar modo gli studenti con disabilità per cui l’intervento educativo deve garantire l’azione orientativa in una prospettiva di lifelong learning. A questo scopo l’orientamento deve favorire la capacità di scelta per il proprio futuro professionale e in aggiunta la formazione delle competenze esistenziali per interpretare i propri bisogni e i desideri.

Ampio spazio all’interno del volume viene dedicato alla narrazione come me-todo, linguaggio e strumento in grado di interpretare e connettere dimensioni, sape-ri e conoscenze. La narrazione consente di apsape-rirsi a stosape-rie altre, alla dimensione del diverso: raccontando noi stessi o ascoltando testimonianze altrui siamo indotti a metterci in discussione e a creare e ricreare noi stessi, a riprogettare la nostra esi-stenza, la nostra identità e il nostro futuro. L’intervento educativo è a tal proposito un incontro di storie che partendo dal passato si proiettano verso il futuro, nella

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dimensione progettuale della relazione di aiuto. Forte è il riferimento all’integrazione tra formazione e narrazione come paradigma trasversale che ci ac-compagna per tutta la vita; non solo viene sottolineata la sua importanza nei pro-cessi di sviluppo ma ne è sottolineato la valenza formativa anche per chi si occupa di educazione e in particolar modo per i professionisti che lavorano nel mondo del-la disabilità. Essi tramite il racconto di sé, del-la scrittura di diari di bordo e pratiche di scrittura riflessiva possono affinare la propria capacità di mettersi in ascolto delle storie altrui. L’approccio narrativo consente quindi non solo a persone con disabili-tà ma anche agli insegnanti e a tutti i professionisti di attivare processi formativi di natura trasformativa e di riprogettarsi in una rinnovata professionalità.

Molto funzionali appaiono essere i diversi progetti didattici, laboratori, attività formative, buone pratiche che vengono narrate e da cui poter prendere spunto per la progettazione di azioni orientative. Diverse sono anche le storie di vita e le espe-rienze riportate dai professionals dell’educazione che in maniera calzante mostrano con forza la potenza delle narrazioni in cui il lettore può rispecchiarsi e riconoscer-si.

Le sfide educative che il volume propone tra le righe sono diverse e quanto mai attuali: si ravvisa la necessità di mettere in discussione le competenze e il bagaglio formativo dei professionisti della cura per progettare efficaci processi di accompa-gnamento di tutti gli alunni; ripensare l’approccio narrativo autobiografico come strumento per consentire la partecipazione di tutti; lavorare alla formazione del professionista inclusivo che eviti interventi educativi fondati sulla normalizzazione del deficit. Per questo appare particolarmente indicato a tutti coloro che si occupa-no di orientamento e formazione e soprattutto a coloro che lavoraoccupa-no quotidiana-mente con bambini, ragazzi e adulti con disabilità.

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