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Alan R. H. Baker, A French reading revolution? The Development, Distribution and Cultural Significance of Bibliothèques populaires, 1860-1890, Cambridge, Historical Geography research group, 2018

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Academic year: 2021

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Bibliothecae.it, 7 (2018), 2, 494-496 DOI <10.6092/issn.2283-9364/9012>

Alan R. H. BakeR, A French reading revolution? The Development, Distribution and Cultural Significance of Bibliothèques populaires, 1860-1890, Cambridge, Historical Geography research group, 2018,

74 p., isBn 978-18-7007-427-8, £ 12.95.

L’autore di questo libricino, tra i membri fondatori dell’Historical Geography Research Group che ne accoglie la pubblicazione, è stato docente di Geografia storica e direttore del Dipartimento di Geografia dell’Università di Cambridge.

Da sempre ha orientato i sui studi sulla Francia del diciannovesimo secolo, analizzandone, secondo i principi della propria disciplina, gli aspetti sociali economici e culturali; in questa ricerca si è orientato verso la storia della cultura, tanto cara a Peter Burke – uno degli autori citati nei riferimenti bibliografici generali –, rilevando «quanta scarsa attenzione sia stata riservata dai geografi al ruolo delle biblioteche nella storia del libro» (p. 1). Tra le tipologie di biblioteche, quella che incontra il suo interesse sono le biblioteche popolari che nel corso del Secolo lungo proliferano in Francia.

A ispirare, probabilmente, la ricerca di Baker contribuisce il saggio di James Smith Allen (In the Public Eye. A History of Reading in Modern

France, 1800-1940, Princeton, Princeton Legacy Library, 1991) nel

quale vengono dedicati solo tre paragrafi alle biblioteche popolari, concludendo che la debolezza delle associazioni e la inadeguatezza delle proposte offerte ai lettori ne avevano causato il fallimento. Per Baker il fatto che fossero stati analizzati i soli archivi centrali poteva

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costituire un limite alla validità generale delle valutazioni conclusive, pertanto si propone di intraprendere una ricerca basata sui documenti conservati a livello provinciale, in grado di restituire, in una prospettiva geograficamente e amministrativamente spostata di alcuni gradi, una chiave di lettura delle vicende delle associazioni bibliotecarie.

Applicando una suddivisione della Francia mutuata da Roger Chartier (che tira una linea ideale tra Saint-Malo e Ginevra) Baker analizza l’archivio di un dipartimento collocato sulla linea stessa (Loie et Cher), gli archivi di tre dipartimenti collocati a nord e di cinque a sud. Da questi archivi sono stati tratti documenti inediti di carattere locale, mai utilizzati in precedenza, nonostante la copiosa produzione francese sulle biblioteche popolari (uno sguardo d’insieme, limitato alle opere a libero accesso del proprio patrimonio, è reso disponibile dalla Bibliothèque national de France: <http://www.bnf.fr/ documents/biblio_histoire_bibliotheques_publics.pdf>), che l’autore ricorda a p. 2 introducendo un salto che da Noë Richter, autore del celebre Les bibliothèques populaires edito nel 1978, giunge fino alla recente pubblicazione di Arlette Boulogne Des livres pour éduquer les

citoyens del 2016, completato da una nota a piè di pagina dalla natura

bibliografica.

I tre capitoli affrontano gli aspetti elencati nel sottotitolo dell’opera, seguendo uno schema similare che parte da una definizione dell’ambito da illustrare e prosegue con la narrazione delle esperienze significative individuate nella ricerca archivistica; in molti casi questi esempi sono un efficace strumento per validare le affermazioni, oltre che per dettagliarne la pluralità delle casistiche. Il primo capitolo (p. 6-11) è riservato al tema dello sviluppo delle biblioteche popolari, a partire dalla difficile lettura dei documenti che sovrappongono diverse istituzioni, biblioteche scolastiche, comunali e popolari, fino al rapporto con il Ministero dell’Istruzione. Nel secondo capitolo (p. 12-16) si affronta l’originale questione della distribuzione territoriale delle biblioteche con l’ausilio di carte geografiche approntate ad hoc. Il terzo capitolo, riservato al valore culturale, è quello più esteso e l’unico articolato in paragrafi che ripercorrono i nodi della conoscenza delle biblioteche

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popolari: le motivazioni dei promotori, l’associazione e la gestione, il controllo, le dispute personali e politiche, le collezioni, l’uso e i fruitori [dei libri]. Le informazioni raccolte non sembrano restituire una realtà diversa da quella già conosciuta attraverso lo studio di altre fonti, archivistiche e a stampa, fornendo, questo sì, dati e percentuali dettagliate sulle singole biblioteche.

Nelle conclusioni vengono riprese quelle opinioni sulle biblioteche popolari, come testimoniano le rispettive note, assodate tra gli studiosi di Storia delle biblioteche, offrendo due osservazioni finali sulle associazioni promotrici, una che marca la funzione ambivalente delle associazioni, che sono sia “strumentali” – nella prospettiva dei loro fondatori i benefici creati dall’associazione ricadono anche al di fuori di essa – e “espressive” – i loro membri perseguono attraverso di esse un fine di soddisfacimento personale; l’altra osservazione collega le associazioni all’ideale di fraternità che dopo la Rivoluzione francese si era radicato esprimendosi attraverso associazioni a base volontaria, controllate dallo stato. Per Baker questa caratteristica insieme alle modalità di intervento statale, hanno contribuito a creare un terreno fertile per il proliferare delle biblioteche popolari, se ne contano circa 3000 agli albori del 1900, alla loro distribuzione trasversale che dalle grandi città giunge ai villaggi, e al loro radicamento nelle comunità. Baker considera le biblioteche popolari, pur al netto della difficoltà nel comprendere fattivamente il loro impatto sociale attraverso la lettura, come degli “agenti di cambiamenti culturali” (p. 65) che possono cautamente, ma plausibilmente, essere descritte come rivoluzionarie.

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