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30 giorni di passione per la linea 27

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Academic year: 2021

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Editore: Associazione culturale QUATTRO. Registrato al Tribunale di Milano al n. 397 del 3/6/98. Sede legale: viale Umbria 58, 20135 Milano Redazione: via Tito Livio 33 - tel. 02 45477609 – 3381414800 - e-mail: quattro@fastwebnet.it Sito internet: www.quattronet2.it Videoimpaginazione: SGE Servizi Grafici Editoriali Stampa: Centro Servizi Editoriali srl - Stabilimento Galeati Via Selice, 187/189 - IMOLA (BO). Direttore responsabile: Stefania Aleni.

Redazione: Vanda Aleni, Fiorenza Auriemma, Patrizia Avena, Lorenzo Baio, Sergio Biagini, Athos Careghi, Luca Cecchelli, Giovanni Chiara, Rita Cigolini, Lidia Cimino, Antonella Damiani, Elena Gadeschi, Valentina Geminiani, Giovanni Minici, Gianni Pola, William Porzio, Francesco Pustorino, Alberto Raimondi, Emiliano Rossi, Azzurra Sorbi, Riccardo Tammaro, Alberto Tufano. Hanno collaborato a questo numero: Alberto Di Bello, Marika Kahan, Margherita Maroni, Francesco Tosi. Tiratura 17.000 copie COPIA OMAGGIO

Giornale di informazione e cultura della zona 4

ATHOS

Buone feste

M

entre l’impaginatore sollecita l’arti- colo di prima pagina senza il quale non può chiudere il numero di dicem- bre di QUATTRO, sono qui che non ho ancora fatto mente locale sul taglio da dare allo scritto su quello che per i residenti di viale Corsica e dintorni, soprattutto gli utenti delle linee 27 e 73, è stato un mese esatto di passione.

Mettiamo i fatti in fila: il 15 ottobre gli utenti del tram e dell’autobus si trovano senza pre- avviso la soppressione di una fermata per sen- so di marcia; la fermata davanti al Kolbe in direzione piazza Ovidio, la fermata all’angolo con via Battistotti Sassi in direzione centro.

Una sgradita sorpresa, perché i lavori di rifaci- mento delle banchine per metterle a norma e ren- derle accessibili ai disabili, favorendo l’accesso ai mezzi per tutti, non necessariamente lasciava prevedere la soppressione delle due fermate.

Qualcosa di analogo però era già successo per la linea 27 nel trat-

to da via Repetti al capolinea di viale Ungheria, con lo spostamento di due fermate e la sop- pressione di altre tre. Anche questo intervento aveva creato malcontento anche per alcuni la- vori strutturali che avevano peggiorato la viabilità (ne ave- vamo parlato nel- l’articolo su viale Ungheria alcuni

mesi fa), ma il confronto in Commissione mu- nicipale con l’assessore Granelli aveva portato alla condivisione di alcuni miglioramenti che però a distanza di mesi non sono ancora stati realizzati.

Uno si chiede: a cosa servono questi lavori?

Nel Piano Urbano della Mobilità Sostenibile PUMS si prevedono delle linee di forza del mezzo pubblico, fra cui le cosiddette Linee T con elevato valore trasportistico su direttrici non servite dalla metropolitana, in grado di qua- lificare l’accessibilità, la messa in sicurezza, la riconoscibilità delle fermate e rendere accessi- bili a tutte le categorie di utenti sia le fermate sia i mezzi di trasporto utilizzati (tram a pianale ribassato). Ecco, l’attuale linea 27 è una di que- ste linee T.

Che ci fosse la necessità di un adeguamento delle banchine lungo corso XXII Marzo e l’ini- zio di viale Corsica, è cosa nota e richiesta da anni e anni perché erano e sono veramente di- sagevoli e pericolose, che sia positivo miglio- rare i tempi di percorrenza dei mezzi è sicura- mente obiettivo condiviso. Quello che è finora mancato, invece, è una verifica sul campo della bontà dei progetti, un confronto e una condi- visione degli obiettivi e degli strumenti con le

istituzioni zonali e i cittadini coinvolti, un esa- me più puntuale delle caratteristiche di un’area (densità residenziale, servizi pubblici e privati presenti, scambi con altre linee). Cattiveria dell’Amministrazione o di chi ha elaborato e prodotto il documento di Piano? No, io la chia- mo sottovalutazione delle conseguenze sulla vita concreta dei cittadini abituati a un servizio

“di prossimità” che se lo vedono togliere di punto in bianco senza capirne il motivo.

Infatti i residenti si sono subito attivati in modo spontaneo e hanno raccolto in pochi giorni più di 2000 firme, consegnate all’assessore; c’è stata poi una audizione dei rappresentanti dei Comitati nella Commissione comunale Mobi- lità e Trasporti e una commissione municipale al Centro Kolbe con l’assessore Granelli e cen- tinaia di residenti lo scorso 12 novembre.

La richiesta è molto semplice: ripristinare le due fermate soppresse in viale Corsica, il che non richiede inter- venti strutturali o extra costi.

Il 21 ottobre è stato approvato in Muni- cipio 4 un docu- mento in cui si chiede il ripristino delle fermate di viale Corsica, e si aggiunge anche la richiesta del ripri- stino delle fermate nell’altro tratto ol- tre i Tre Ponti. No- nostante la buona volontà di qualche consigliere di maggioranza e di opposizione per arrivare a un documento unitario su viale Corsica, alla fine non ci si è riusciti, purtrop- po.

Il mio parere (per quel che può contare)?

Ripristino delle due fermate di viale Corsica in tempi stretti e avvio immediato di un grup- po di lavoro che esamini le criticità riscontrate anche negli altri tratti; esame congiunto del tratto non ancora realizzato non dando seguito allo spostamento delle fermate di corso XXII Marzo/Bronzetti ma riqualificandone le ban- chine; monitoraggio della linea a completa- mento lavori, ivi compreso l’asservimento se- maforico, per verificarne i miglioramenti.

Il lavoro non manca.

Nel frattempo, i cittadini aspettano in tempi brevissimi la risposta o una convocazione da parte dell’assessore Granelli, senza la quale, secondo le parole del signor Marco, uno dei referenti dei comitati, «abbiamo programmato un’ulteriore serie di iniziative a sostegno della richiesta di ripristino delle fermate di viale Corsica che i cittadini fortemente ci chiedo- no...». Speriamo non ce ne sia bisogno.

Stefania Aleni

30 giorni di passione per la linea 27

R

itagliatevi uno spazio durante le Feste per re- galarvi e per gustare in compagnia una allegra, colo- rata Zuppa Inglese. Che ingle- se non è, almeno secondo una delle molte versioni, ma fu creata all’inizio del secolo scorso da una cuoca toscana per una famiglia inglese che,

allora, come molti cittadini britannici upperclass, sverna- vano nelle ville della campa- gna intorno a Firenze, affasci- nati dal Rinascimento italiano, ma anche dal Chianti, dal ci- bo, dalle nudità marmoree del Davide e dałl’esotica gioia di vivere mediterranea. Si dice che, avendo bruciato il des- sert previsto per la cena, presa

dal panico, improvvisò un dol- ce freddo al cucchiaio mi- schiando quanto aveva nella dispensa: biscotti, cioccolato, crema e, per dargli colore e corpo (e questo fu il colpo di genio che rese il dolce italia- no per sempre), un liquore to- scano, già noto alla corte dei Medici: l’alchermes.

Il nome deriva dall’arabo e significa cocciniglia, un in- setto dalle cui femmine gravi- de veniva estratto l’acido car- minico, una molecola che da- va il colore ai tessuti e anche al liquore, composto inoltre da acqua di rose, chiodi di garo- fano, cardamonio, cannella, alcool.

Niente paura, ora il colore ver-

miglio ha una origine meno cruenta ed è dato da una so- stanza di origine sintetica (o forse era meglio prima?).

Quindi “ZUPPA per gli IN- GLESI “ e non Zuppa Inglese.

Per comporre questo dolce al cucchiaio ci sono due possibi- lità: cucinare la crema pastic-

cera bianca, dividerla in due e aggiungere, a una delle due, cioccolato fondente o cacao per ottenere due creme separate di colore e gusto di- verse. Potete trovare facilmen- te la ricetta della crema pastic- cera su Internet o su un ricet- tario di dolci.

La ricetta di QUATTRO

Zuppa inglese di Natale

segue a pag. 5

A

nche quest’anno vogliamo mantenere l’appuntamento prenatalizio di tenere aperta la sede agli amici e ai cittadini per uno scambio di auguri con i redattori di QUATTRO.

Quest’anno l’appuntamento è

domenica 15 dicembre dalle 15 alle 19 Vogliamo anche mostrarvi i nuovi libri pubblicati da QUATTRO, che possono diventare un gradito regalo da fare o da farsi.

A pagina 11 vi presentiamo il nostro catalogo.

Buone Feste a tutti i nostri lettori!

Fate un salto da noi!

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Qualche sommovimento in Municipio 4

A fine settembre la consigliera del Partito Democratico Stefania Aleni ha comunicato al presidente del Consiglio di Municipio 4 le sue dimissioni dal gruppo PD e il passaggio al Gruppo Misto come esponente di Italia Viva; dimissioni poi formalizzate in sede di Consiglio il 10 ottobre.

Altra modalità invece per Pietro Celestino e Silva Vidal eletti in Forza Italia che hanno affidato prima ai social la comunica- zione del loro passaggio a Fratelli d’Italia con un video insieme alla senatrice Santanché del 25 novembre. Da quanto riferito da Il Giorno, il presidente di Municipio Paolo Bassi non l’ha presa bene, poiché non è stato informato preventivamente, es- sendo Pietro Celestino un membro della Giunta municipale.

Tolte quindi le deleghe alla Sicurezza e alla Cultura e assegnate alla consigliera di Forza Italia Elisabetta Carattoni.

Sette botteghe storiche sette

Sessanta nuove botteghe storiche, sette in Zona 4 o appena al di là dei suoi confini. Questi i numeri del riconoscimento che ogni anno premia le botteghe meneghine che da almeno 50 anni operano sul territorio milanese. La caratteristica targa a forma di disco da un mese fa bella mostra nelle vetrine degli esercizi premiati l’11 novembre scorso:

Mariotti, merceria e sartoria in viale dei Mille Mav Arreda, arredamento in via Salmini Da Giacomo, ristorante, in via Sottocorno Fortunato, parrucchiere in viale Montenero La Fiera del Libro, libreria in corso XXII Marzo Giannasi, rosticceria in piazza Buozzi

Lazzari, parrucchiere in via Carabelli.

Sette premi che vanno ad aggiungersi a quelli “conquistati” negli anni scorsi da altri esercizi della nostra zona e che per la cronaca fanno salire a 549 i negozi insigniti dalla targa di Bottega Storica del Comune da quando è stata istituita questa iniziativa.

QUATTRO non poteva non aggiungere i propri auguri ai freschi vincitori.

Problemi di degrado in via Bessarione

Dopo aver letto su QUATTRO l’intervista all’Assessore alla Si- curezza Anna Scavuzzo, una lettrice le ha scritto una mail da un lato per contestare sue affermazioni, dall’altro per denunciare i problemi che assillano il quartiere in cui vive.

Riportiamo alcuni passi della sua segnalazione:

«Dal lontano anno 2000, molti cittadini come me, hanno con- tinuato a segnalare, denunciare, partecipare alle varie riunioni serali proposte dal Comune, riguardo la sicurezza e degrado in zona. Gli amministratori dei vari condomini hanno anche provveduto a fare segnalazioni scritte alle Forze dell’Ordine.

Io, come purtroppo tanti, abitiamo in via Bessarione e piazza Angilberto, zona che 20 anni fa era molto vivibile; ora è un ghetto giorno e notte. Abbiamo costituito addirittura un Co- mitato di zona e io ho un pacco alto 5 cm soltanto di alcune segnalazioni e denunce fatte soltanto da me. Vi sono vari ne- gozi di minimarket, da via Mincio a tutta via Bessarione com- preso quello di piazza Angilberto II: gli avventori sono sol- tanto, ripeto soltanto ubriachi che schiamazzano e molestano i passanti, soprattutto dal venerdì sera, sabato e domenica fino alle ore quattro/cinque di notte. Ovviamente vi sono ogni fine settimana le relative risse, urla ecc. per non parlare di bottiglie vuote dappertutto, anche nella “nuova” piazzetta Angilberto II.

end fino all’alba nessuno in zona può riposare in pace perché uo- mini e donne gridano in strada ubriachi, a volte si menano, fanno i loro bisogni contro le nostre recinzioni urinando sul nostro prato e anche sul marciapiede. Gli unici che intervengono, ma quando vi sono pestaggi o risse con coltelli, sono i Carabinieri.

La Questura di via Mecenate ha chiuso, ma solo temporanea- mente, più volte alcuni locali, ma dopo due settimane la festa ricomincia.»

Urge soluzione, il servizio è al limite

Carenza di personale, e quindi mancanza di servizio, oltre che degrado esterno, “accolgono” quanti si recano in viale Molise 64 per la scelta/revoca del medico di base.

Così scrive una nostra lettrice che si è rivolta all’assessore re- gionale Giulio Gallera:

“Sono una mamma lavoratrice con due figli e un marito che la- vora e non posso permettermi di prendere in continuazione per- messi per poi non riuscire ad avere alcun risultato.

Domani proverò ad andare alle ore 8 e poi delegherò mia figlia maggiorenne che anziché andare in università pro- verà a stare in coda spe- rando che possa conclu- dere la pratica....

Scrivo anche per tutte le persone anziane (miei ge- nitori compresi) che de- vono utilizzare questo ser- vizio e hanno serie diffi- coltà a ritornare più volte per ottenere un semplice cambio medico di base.”

Le foto che ci allega e che pubblichiamo sono elo- quenti!

Lo scorso gennaio, ripren- dendo un comunicato stampa proprio dell’asses- sore regionale, scrivevamo:

Nuova sede per centro vaccinale e ufficio scelta medico A fine novembre 2018 è stato firmato un Protocollo di Intesa fra l’assessore al Welfare del- la Regione Lombardia Giulio Gallera, il presi- dente di Enpam (Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza Medici ed Odontoiatri) e il direttore generale dell’Azienda So- cio-sanitaria Territoriale (ASST) Fatebenefratelli-Sacco, per trasferire il Centro vaccinale di via Brenta 41 e l’Ufficio Scelta e Revoca di viale Molise 64 all’interno di un immobile sito in via Brenta 27-29, di proprietà di Enpam. Il nuovo spazio di circa mille metri quadrati, dovrebbe essere pronto entro marzo.

Siamo a dicembre: per il prossimo numero cercheremo di capire i motivi del ritardo e vi informeremo.

E.Ro.

Quando i marciapiedi diventano pericolosi

Diventa sempre più spesso complicato per i pedoni camminare sui marciapiedi. Oltre alla irregolarità della superficie per cui

di biciclette sfreccianti, una nostra lettrice novantenne ci segnala la pericolosità dei nuovi runners.

Lei e il marito infatti sono rimasti vittime di una donna in corsa che li ha letteralmente scaraventati a terra procurando una frattura e danni muscolari. La donna ha proseguito la sua corsa dopo aver girato la testa e pronunciato malamente uno “scusa”! Questo è successo sul marciapiede di viale Corsica all’altezza del Sim- ply, non proprio un marciapiede stretto. La coppia è stata soc- corsa dai passanti ma è stato necessario il trasporto in Pronto Soccorso.

Senso civico sempre più scarso, purtroppo.

Il filo rosso delle periferie

Lo scorso 24 ottobre, presso il salone della parrocchia di San- t’Eugenio in via del Turchino, si è concluso con una grande festa il progetto “Il filo rosso delle periferie – spazi, partecipa- zione, inclusione”, che ha visto protagonista il quartiere Molise – Calvairate – Ponti in un percorso lungo un anno e mezzo.

Il progetto, finanziato dal Bando Volontariato di Regione Lom- bardia e Fondazione Cariplo, ha riunito sotto la guida dell’As- sociazione Aiutiamoli ODV diverse realtà nell’area pubblica e del privato sociale, alcune delle quali fortemente radicate nel territorio interessato dal progetto.

Le attività partite nel mese di aprile 2018 sono state veramente molte:

- iniziative di socializzazione quali feste, aperitivi nei cortili e nei condomini, incontri a tema, momenti ricreativi e di convi- vialità; progettazione partecipata di riqualificazione di uno spazio pubblico dedicato alla salute mentale (CPS 4) e realizzazione di un orto di quartiere dentro la parrocchia di Sant’Eugenio;

riappropriazione di luoghi del quartiere ricchi di memorie e vis- suti, attraverso occasioni di incontro, informazione, formazione e sostegno;

- laboratori artistico – culturali come danza, fotografia, teatro…

Tutte queste iniziative hanno avuto come minimo comun deno- minatore la ricerca della partecipazione attiva dei cittadini in tutti i processi, incentivando l’inclusione di tutti i protagonisti di questo quartiere, così fortemente caratterizzato da sensibilità e criticità diverse.

Alla fine di un lungo viaggio, ricco di attività ma anche di in- contri significativi e sinergie positive con le altre associazioni della zona, concludiamo il progetto e lasciamo al quartiere - oltre a un rigoglioso orto cogestito e a uno spazio riqualificato per la cura del disagio mentale - il capo del nostro “filo rosso”

simbolico, augurandoci che i cittadini residenti possano racco- gliere il testimone di questa piccola scintilla accesa, custodirla e alimentarla con le loro energie e le loro risorse.

Marika Kahan

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G

rande festa al Centro Diurno Disabili di via Anfossi lo scorso 19 novembre con la direttrice dot- toressa Ornato, gli assessori Gabriele Rabaiotti (Politiche sociali e abitative) e Filippo Del Corno (Cultura), educatori e utenti del Centro.

Insieme per l’inaugurazione del murale che ha colorato la

bianca facciata che ha preso vita animandosi con il “campo di fiori” creato dal gruppo ar- tistico OrticaNoodles. Il lavoro eseguito nelle parti basse, più agevoli, ha avuto la collabora- zione fattiva di alcuni ospiti del Centro che hanno contri- buito a dipingere e colorare i muri: una festa per tutti per la conclusione del lavoro, realiz- zato per iniziativa della Fon-

dazione Arrigo e Pia Pini in collaborazione con APS Non Riservato, Wit Design, Istituto Italiano di Fotografia e soste- nuto da Fondazione Comunità di Milano, che ha consentito di «… portare questo progetto artistico in uno spazio come questo deputato al welfare», come detto nel suo intervento da Veronica Pini, presidente

della Fondazione omonima.

I diversi componenti della squadra di OrticaNoodles si sono alternati a dipingere la facciata e la parte tondeggian- te dell’edificio che oggi assu- mono un aspetto vivace e mol- to gradevole, abbellendo la struttura inaugurata un anno fa. «Una pagina – ha ancora detto Veronica – non più bian- ca ma da oggi visibile e godi-

bile da parte delle persone che vengono in questo Centro e fruibile anche da chi passa in via Anfossi».

La realizzazione del murale, è un progetto pilota che lancia una proposta: che la Fondazio- ne Pini e l’amministrazione comunale possano portare in tutti i municipi di Milano ini- ziative come questa per rende-

re gradevoli spazi oggi grigi e senza vita, dando loro colore e bellezza perché «La bellezza riempie la vita e le dà un signi- ficato profondo».

Quanto poi sia stato utile coin- volgere i ragazzi del Centro in questa iniziativa è stato testi- moniato dalle semplici e toc- canti parole di una delle utenti e “pittrice”.

©S.B.

CDD a colori

S

abato 9 novembre, in via Einstein, 6, proprio accanto alle nuove resi- denze universitarie del Poli- tecnico di Milano, è stato inaugurato, in collaborazione con il Comune di Milano – Municipio 4, il murale ‘Il gior- no della libertà’, del designer e artista milanese Stefano Ros- setti. Il murale, come ci rac- conta l’autore intervistato per l’occasione, è stato scelto at- traverso un bando pubblico e collocato all’interno del giar- dino dedicato a Norma Cos- setto. L’opera celebra i 30 anni dalla caduta del Muro di Ber- lino e la memoria di tutte le donne rimaste uccise attraver- sando il muro e di tutte quelle spesso dimenticate dalla storia che in ogni epoca e luogo han- no vissuto la guerra.

I 90 metri, realizzati in circa 10 giorni dall’autore e dal suo team di collaboratori, sono un viaggio per immagini che ri- percorre dall’ingresso del giar- dino, la conclusione della guerra fredda, la libertà ritro- vata e l’esplosione della feli- cità che solo l’amore, la vici- nanza e l’unione possono re- stituire. Tra figure iconiche, visi e simboli, si riaccende la gioia di stare insieme, rifiori- sce la fratellanza e ogni cosa è pervasa da quel sentimento collettivo di allegria che il 9 novembre 1989 ha investito tutti i cittadini del mondo che hanno a cuore la democrazia.

In questo racconto, Rossetti fa spiccare uno spazio bianco: è quello occupato da due mani

che si stringono, diverse eppu- re desiderose di stare insieme, come tutte le persone libere.

Molti i riferimenti ad immagi-

ni iconiche del Muro di Berli- no: dalla Trabant in fuga, agli slogan scritti, ai ragazzi ab- bracciati in cima al muro, ai tentativi del salto dello stesso, come quello di Hans Conrad Schumann, che, mentre era in costruzione il Muro, approfittò di un momento di distrazione dei colleghi militari, saltò il fi- lo spinato che divideva il con- fine, conquistando a tutti gli effetti lo status di rifugiato po- litico. Il salto fu immortalato da uno scatto fotografico che fece il giro del mondo e diven- tò una delle icone-simbolo del- la Guerra Fredda, dato che a fuggire non fu un semplice cit-

tadino, ma un soldato il cui compito era proprio quello di evitare fughe dall’est verso l’ovest. Lo stile semplice, al-

legro e di immediata compren- sione – che caratterizza lo stile delle opere dell’artista - alleg- gerisce un tema così comples- so, creando una cornice festosa di accoglienza per tutti i bam- bini che popoleranno e gioche- ranno nel giardino. Tutte le im- magini presenti nel murale so- no invito coraggioso, ma de- ciso a non dimenticare il pas- sato; ad aprirsi al futuro con la profonda consapevolezza che l’umanità possa evolvere verso il bene e l’unione per creare così una bellezza restauratrice e mai sazia.

Azzurra Sorbi

Il giorno della libertà

Il nuovo murale di via Einstein

A

Veronica Pini, presidente della Fondazione Arrigo e Pia Pini, chiediamo il senso del loro impegno in questa rea- lizzazione. Infatti, da sempre promotrice sia da un punto di vista finanziario sia organizzativo di tanti progetti sul territorio meneghino, ultimamente la Fondazione si è impegnata partico- larmente nella street art intesa come arte partecipata in grado di coinvolgere davvero tutti. L’impegno nel settore della street art ha permesso anche di attuare degli interventi di riqualifica- zione edilizia a favore di tutta la comunità. Come lei stessa ci spiega: «Spesso gli edifici più bisognosi di aiuto sono proprio sedi di centri diurni per persone con patologie e disabilità, quindi il nostro supporto assume una doppia valenza» E conclude: «In questo momento l’arte partecipata per noi è un elemento che sentiamo davvero molto perché da un lato ci regala la possibilità di portare avanti la mission della nostra Fondazione, dall’altro ci permette di coinvolgere attivamente tante persone che ne ri- sentono positivamente in termini di qualità della vita». In par- ticolare, la Fondazione ha attivato un quadro di progetti inno- vativi che nel prossimo triennio porteranno l’arte urbana a so- stegno di chi quotidianamente si impegna per facilitare la vita ai giovani con patologie e disabilità e alle loro famiglie. Un’oc- casione davvero unica, quindi, quella che offre la Fondazione Arrigo e Pia Pini: spazi degradati o deturpati diventeranno opere d’arte permanenti.

Margherita Maroni

La Fondazione Arrigo e Pia Pini

O

rticanoodles. Un nome particola- re, «Ortica dal quartiere dove vi- viamo e operiamo e noodles (spa- ghetti, in inglese) perché ci è piaciuta la parola e poi perché l’ortica è una pianta presente ovunque, infestante che nasce nel cemento, un po’ come piace a noi la- vorare nel territorio», per definire un gruppo di circa venti artisti, quasi tutti con alle spalle studi artistici, che operano a gruppi a seconda della complessità del lavoro da eseguire, che abbelliscono muri abbandonati o facciate senza identità, cre- ando disegni che con i colori e le geome- trie danno luce e vitalità a spazi prima anonimi.

Una dei fondatori di questa compagine è Alita che ci parla a margine della inau- gurazione di via Anfossi del loro collet- tivo di artisti. In attività dal 2004, hanno iniziato dapprima incollando manifesti colorati per vivacizzare spazi, poi sono passati per le bombolette fino ad arrivare

ad eseguire i loro lavori mutuando una tecnica, già usata nel Rinascimento, detta dello spolvero. Tracciano un disegno su carta, la forano seguendo il disegno, ap- poggiano il foglio sulla superficie e col pennello attraverso i buchi lasciano la traccia da seguire. Nulla di nuovo in quanto la stessa tecnica, usando allora delle polveri colorate, era utilizzata dai pittori di quel periodo storico. Fatta la traccia si passa poi a riempire gli spazi di colori e il gioco è fatto.

Con il tempo le istituzioni si sono ac- corte delle potenzialità di questa tecnica e delle idee di Orticanoodles e hanno commissionato loro diversi lavori.

«Per dare una bella botta di colore – rac- conta Alita – abbiamo pensato per questa struttura di rappresentare il fiore della genziana. Un fiore che ha una simbolo- gia e un significato preciso: determina- zione. Come determinati sono i ragazzi del Centro nel lottare quotidianamente

con i loro problemi».

Giovani con problematiche, ma anche giovani studenti vengono coinvolti nei progetti di questo gruppo perché, secondo Alita, la collaborazione e la partecipazio- ne da parte loro è molto sentita e far parte della nascita e della realizzazione di un progetto è estremamente positivo e gra- tificante. Gli Orticanoodles operano anche all’estero: nel 2008 a Londra, in occasione di una iniziativa di Banksy, hanno realiz- zato uno stencil di 12 metri quadri sui mu- ri della stazione di Waterloo. Non ultima la realizzazione di un murale a Detroit dove il gruppo ha rappresentato un’eccel- lenza italiana in campo scientifico dipin- gendo Samantha Cristoforetti, la prima donna astronauta italiana.

A differenza di altri artisti di questo ge- nere gli Orticanoodles non si firmano mai:

lo stile li identifica e li fa apprezzare.

©Sergio Biagini

OrticaNoodles: spazi e colori

Al centro, l’artista Stefano Rossetti

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I

l fatto che poco capiamo del gioco del calcio, e che non riusciamo a seguire una partita per più di una deci- na di minuti non ci esime dal nutrire in materia qualche sim- patia. Essendo appassionati di Storia la cosa ci condiziona, sicché da sempre abbiamo guardato con occhio di riguar- do la squadra di Bergamo chia- mata Atalanta, non tanto per i suoi meriti calcistici, ma perché il maggiore contributo nume- rico ai Mille di Garibaldi ap- punto da Bergamo era stato of- ferto. Sulla bontà dell’impresa molto ci sarebbe da dire e pre- sto o tardi provvederemo a far- lo, ma per il momento tornia- mo alla Atalanta, che così co- me la Juventus è soprannomi- nata “la vecchia signora”, il Milan “il Diavolo” e l’Inter “la beneamata”, i cronisti sportivi si ostinano ad appellare “la dea”, riferendosi alla sua ori- gine mitologica.

In verità però Atalanta dea non era, e tanto vale raccontarne il mito, che va a incrociare quello di Meleagro.

(*) Meleagro era figlio di Eneo, re dell’Etolia, e di Altea, e fu lei che un giorno, mentre stava allattando il piccolo, si vide apparire davanti le tre in-

quietanti Parche.

Cloto, traendo dal- la rocca un filo do- rato, affermò che il neonato avrebbe avuto un’indole nobile e generosa, Lachesi presagì che sarebbe diventato fortissi- mo, ma Atropo, che era la gua- stafeste del trio, disperse gli en- tusiasmi della madre concludendo che il bimbo sarebbe vissuto esattamente quanto avrebbe impiegato a in- cenerirsi il ceppo che stava nel camino. Altea corse allora a sottrarre il legno alle fiamme, e lo chiuse in uno scrigno al quale lei sola poteva avere accesso. Melea- gro venne così votato alla immortalità, ma ci si mise di mezzo il cin- ghiale Calidonio, enor- me e feroce, inviato quale castigo da Arte- mide (Diana) a Eneo, che s’era scordato di consacrare alla suscet- tibile dea della caccia le primizie del raccolto.

Non si trattava di un cinghiale qualunque.

Animato dalla malevo- lenza divina di cui era strumento, agiva con subdola determinazio- ne devastando i raccolti. Eneo, disperato, fece appello a chiun- que avesse mano salda e cuore saldissimo, e dall’intera Grecia fu un accorrere di ardimentosi

personaggi. Da Sparta giunsero i Dioscuri, Castore e Polluce, fratelli di Elena che più tardi avrebbe causato la Guerra di Troia, dalla Tessaglia l’ancora non incollato per l’eternità a un infernale sedile Piritoo in com- pagnia di Giasone e Admeto, da Ftia arrivò Peleo, futuro pa- dre di Achille, da Atene si fece vivo Teseo, che ancora non

aveva rapito e violentato Elena e perciò non avrebbe dato ori- gine a incidenti diplomatici con i Dioscuri, mentre da Salamina arrivò il possente Telamone, fu-

turo padre dell’ancora più pos- sente Aiace.

Ma c’era un inconveniente non da poco: dall’Arcadia era giunta Atalanta, taciturna e fascinosa.

Non era una viola mammola. Il padre, che avrebbe preferito avere un maschio, l’aveva ab- bandonata sul monte Partenio, dove era stata allattata da un’or- sa prima che la trovassero dei

pastori. Ne era uscita una ragaz- zona piena di tornite attrattive, per giunta messe in evidenza dal silvestre vestiario, coraggio- sa e abile con le armi, che al ri-

trovato e perdonato padre, che avrebbe voluto procurarle un marito, aveva dichiarato che si sarebbe concessa solo a chi l’avesse battuta nella corsa, con la postilla degna di Turandot che chi si fosse in tal senso ci- mentato e avesse perduto sareb- be finito sgozzato, e già parec- chi s’erano sentiti sulla gola il filo del suo pugnale, visto che la ragazza era velocis- sima.

Meleagro ne era inna- morato fino dai tempi della spedizione in Colchide per la con- quista del vello d’oro alla quale entrambi avevano partecipato, e volle che venisse ac- cettata per la battuta di caccia nonostante le ri- serve di alcuni, in par- ticolare i tre fratelli della madre Altea. La situazione si fece criti- ca quando, una volta stanato il cinghiale, fu Atalanta a colpirlo per prima. Meleagro lo fi- nì, ma cavalleresca- mente offrì la spoglia alla bella. I tre zii del giovane giudicarono il gesto ingiurioso nei confronti del predomi- nio maschile sulle don- ne, e ne scaturì una guerra, nel corso della quale i tre irriducibili maschi- listi cercarono di eliminare Ata- lanta tendendole un agguato.

Meleagro sopraggiunse, li im- pegnò tre contro uno e li ucci-

se. Altea, la madre, non la pre- se bene. In un impeto di collera aprì lo scrigno dove teneva cu- stodito il ceppo e lo gettò fra le fiamme. Ne morì Meleagro e, a mente fredda, resasi conto di ciò che aveva fatto, ne morì suicida lei.

Afrodite (Venere) decise in ogni caso che Atalanta fosse troppo bella per restare estra- nea ai piaceri dell’amore. Tolse dal giardino delle Esperidi tre mele d’oro e le diede a Meila- nione che le era caro, con il suggerimento di farne il mi- gliore degli usi. Meilanione sa- peva che se si fosse presentato al cospetto di Atalanta speran- do di arrivare a goderne le sode grazie semplicemente con un cadeau, per quanto prezioso, sarebbe stato scannato senza indugi, e allora la sfidò alla corsa, avendo cura, preso il leggero vantaggio che lei di so- lito concedeva agli avversari per illuderli, di lasciare cadere una dopo l’altra le tre mele. La appetitosa virago, per quanto di indole selvatica e indomabi- le, era pur sempre una donna, e si fermò per ammirarle e rac- coglierle, rimediando così una sconfitta e un marito. (*) Perciò, voi di Bergamo, tutta la simpatia per la vostra bella squadra, che però non porta il nome di una dea, ma quello di un capolavoro di ragazza dal brutto carattere.

Giovanni Chiara (*) Da “Il mito e l’opera”, ed. QUATTRO

71. SCUSATE, BERGAMASCHI, MA ATALANTA NON ERA UNA DEA

storie di storia

I

l progetto dell’Assessorato alle Po- litiche Sociali del Comune di Mi- lano “Cittadini più Coinvolti &

più Sicuri”, meglio conosciuto come progetto Busta Rossa, fa un nuovo passo avanti.

Nato ormai sette anni fa, ha visto un importante ruolo pilota nella nostra zo- na, in particolare nel quartiere Corvet- to. In sintesi, e riprendendo l’articolo pubblicato su QUATTRO lo scorso gennaio a cura della dottoressa Stefa- nia Zazzi del Comune di Milano, re- sponsabile del Progetto, lo stesso con- sisteva inizialmente nella messa a di- sposizione dei cittadini della “BUSTA NUMERI E DATI UTILI”, del nume- ro telefonico I.C.E. - In Caso d’Emer-

genza - da chiamare appunto in situa- zioni d’emergenza, e della C.I.S. - Car- ta d’Identità Salvavita. In definitiva semplici strumenti ad personam, gra- tuiti, finalizzati alla sicurezza indivi- duale e del domicilio e per superare l’anonimato medico-sanitario in caso di necessità. A questi si è poi aggiunto lo scorso anno il nuovo nato, ovvero il BRACCIALETTO SALVAVITA con un codice QR, la cui “lettura”, da parte ad esempio del personale dell’ambu-

lanza, comunica agli operatori i numeri telefonici personali di emergenza da chiamare (numeri I.C.E.) e li informa che la persona soccorsa è portatrice di Carta di Identità Salvavita (C.I.S.), contenente le sue informazioni socio- sanitarie di base. Finora al progetto hanno via via aderito specifici Servizi del Comune di Milano che si prendono cura di particolari frange di popolazio- ne come i Centri Diurni per Anziani e quelli per Disabili, i Centri socio-ri-

creativi, i Custodi Sociali, la Casa Me- dica, i servizi per l’Alzheimer, ecc., ma sarebbe importante poter offrire l’azione Salvavita in modo inclusivo per tutti i cittadini. In questo quadro si inserisce l’iniziativa pilota, resa pos- sibile dalla collaborazione dell’Agen- zia Regionale di Emergenza Urgenza (AREU), del Politecnico e della onlus Medici Volontari Italiani presentata a novembre dal Municipio 3 che doterà alcuni anziani volontari del Municipio

3 dello speciale Braccialetto.

L’idea poi sarebbe di estendere l’ini- ziativa negli altri municipi di Milano, metropoli caratterizzata da una elevata presenza di residenti anziani.

Chi fosse interessato alla Busta rossa può telefonare per appuntamento alla sede operativa, la RSA “Casa per Co- niugi” di via dei Cinquecento 19 (quar- tiere Corvetto) al numero 02 5392964 il martedì e il giovedì dalle 14.30 alle 20.

Per chi vuole saperne di più del Braccia- letto salvavita con QR code c’è la mail bustarossa.municipio3@gmail.com e i telefoni del Municipio 3: 02 884 58350 – 3519787874.

E.Ro.

Busta rossa e Braccialetto salvavita

per la prevenzione e l’inclusione sociale

(5)

Io, però, vi consiglio di rifor- nirvi di una confezione di una buona crema pastic- cera già pronta in busta da cu- cinare seguendo le istruzioni.

Il risultato sarà “quasi uguale”

ma ovviamente molto più ve- loce e assolutamente accetta- bile per questo tipo di dolce.

E poi basta non dirlo ai vostri ospiti...

Ingredienti per 6 persone:

Savoiardi morbidi medi o grandi da dividere: quanti- tà 30/35 circa; Alchermes li- quore 200/300 ml. + 150 ml di acqua fredda secondo livel- lo alcoolico desiderato; crema pasticcera: una confezioni di due buste di “Il Molino Dolce Mondo Antico “ o simili; cioc- colato fondente extra 50 gr.

Emilia Zaini o simili, frutti di bosco misti e mandorle (non obbligatori).

Contenitore trasparente di vetro o simile (quello della foto 24x24 cm)

Lavorazione:

Versate due buste di crema pa- sticcera in due diversi pento- lini seguendo le istruzioni. La- sciarne una bianca mentre nel secondo far sciogliere a caldo

il blocco di cioccolato finché il tutto prenda colore. Portare a bollore 150 ml di acqua e sciogliere 60 gr. di zucchero, łasciar raffreddare e aggiun- gere il liquore. Immergete per non più di 3/4 secondi i savo- iardi nel liquido: devono es- sere umidi, colorati ma non in- zuppati.

Assemblaggio del dolce:

sul fondo del contenitore spal- mate per prima la crema al cioccolato poi i savoiardi in- trisi di liquore e continuare gli strati alternando biscotti e cre- ma bianca, biscotti e crema al cioccolato. Potete chiudere con uno strato di savoiardi o con la crema pasticcera, a vo- stro piacimento. Coprire con pellicola e lasciare in frigori- fero per almeno due ore. Se volete potete aggiungere qual- che frutto di bosco al naturale tra uno strato e l’altro per dare maggiore freschezza al tutto e anche qualche scaglia di man- dorla per la croccantezza.

È un dolce leggermente alcoo- lico e quindi adatto solo agli adulti.

Buon lavoro e BUONE FESTE.

Francesco Tosi

Zuppa inglese di Natale

I

l Presidente del Centro ricreativo Tulipano di via Calvi 31, Palmino Mercuri, vuole ringraziare attraverso il nostro gior- nale tutti i partecipanti e i volontari che sono intervenuti ai festeggiamenti dei 20 anni del Tulipano.

Queste le sue parole:

“Gentili soci, desidero ringraziare a nome del Comitato Direttivo, dei volontari e, mio personale, tutti coloro che con sentita par- tecipazione hanno contribuito al successo dell’Anniversario “20 anni Tulipano”.

Sono stati giorni d’intensa attività e coinvolgimento, ma pos- siamo ritenerci soddisfatti della buona riuscita e in particolar modo dell’impegno profuso nella pianificazione e nell’organiz- zazione dell’evento. Il Vostro affetto e la vostra condivisione hanno rinvigorito, ulteriormente, la spinta che ci è indispensabile per il proseguimento dell’impegno.

Un doveroso riconoscimento alla generosità dello Sponsor “Mer- cato Contadino piazza S. Maria del Suffragio” che ha creduto nella nostra festa e al Catering Crespi per l’ottimo servizio reso.

Un grazie alla presenza del Corpo Musicale Pietro Mascagni di S. Donato Milanese e agli Artisti di strada.

Un grazie sincero alla presenza dell’Assessore Politiche Sociali Abitative, allo staff Ufficio Coordinamento CSRC del Comune di Milano, dei Consiglieri Comunali e del Municipio 4, per la stima ed il sostegno che ci accordano nel nostro percorso.

Un grazie ancora di cuore a tutti voi.”

Il Tulipano ringrazia

I

l Presidio Ospedaliero Ma- cedonio Melloni è interes- sato proprio in questi mesi a nuovi progetti, in parte già realizzati e altri in corso. Ne ha dato una panoramica com- pleta il dottor Alessandro Vi- sconti durante una Commis- sione Politiche Sociali dello scorso 15 ottobre.

Il Macedonio Melloni diven- terà un ospedale solo materno- infantile. La trasformazione in parte è già iniziata e ancora non si sa quando giungerà a compimento, ma l’Asst (Azienda Socio Sanitaria Ter- ritoriale) Fatebenefratelli Sac- co di cui, oltre a questi due no- socomi, fanno parte Macedo- nio Melloni e Buzzi, sta pro- cedendo in questa direzione.

Già da alcuni mesi al POMM (Presidio Ospedaliero Mace- donio Melloni) non arrivano più ambulanze con urgenze che non siano femminili o pe- diatriche, ma è solo il primo passo verso un cambiamento più ampio. Presto, quando un paziente maggiorenne si pre- senterà al P.S. per problemati- che internistiche, diverse quin-

di da quelle ostetrico-gineco- logico, verrà informato che il P.S. si occupa di patologie ma- terno-infantili. A quel punto potrà decidere di rivolgersi a un altro Ospedale, oppure es- sere trasferito con l’ambulanza al Fatebenefratelli.

Un cambiamento importante, perché l’Ospedale Melloni, si- tuato proprio nella nostra zo- na, è stato per molto tempo un punto di riferimento per la cu- ra di patologie di diverso tipo.

I dati parlano chiaro. Nel 2018: 5.523 ricoveri ordinari;

1.204 accessi Day Hospital - 93% chirurgici; 2.609 inter-

venti chirurgici; 263.537 pre- stazioni ambulatoriali, di cui 35.594 visite; 23.704 accessi al Pronto Soccorso.

Intensa l’attività nell’area ma- terno-infantile: 9.194 accessi al P.S. pediatrico; 139 pazienti trattati in terapia intensiva neo-

natale; Melloni e Fatebenefra- telli: 1.163 ricoveri ordinari in pediatria e 1.923 parti.

Ora il Melloni sta a poco a po- co diventando un Ospedale

“di genere” nel quale la medi- cina interna ha un ruolo fon- damentale. Ci sono percorsi trasversali: il centro per la sa- lute della donna con malattie

autoimmuni; il centro per la prevenzione e la gestione delle malattie tromboemboliche nel- la donna in età fertile, in gra- vidanza e in menopausa, e an- cora quello per la valutazione del rischio cardiovascolare in menopausa. Attiva anche una collaborazione multidiscipli- nare relativamente a: iperten- sione arteriosa gravidica e pre- gravidica; valutazione interni- stico/cardiologica pre-opera- toria per pazienti ostetriche e ginecologiche; problematiche internistiche in gravidanza tra- scurate. Da non dimenticare la valutazione multidimensio- nale della donna in età geria- trica (oltre i 65 anni): analisi dei bisogni; programmazione degli interventi per garantire la continuità assistenziale tra Ospedale e Territorio; preven- zione del rischio delle patolo- gie della senescenza . Passo dopo passo, i pazienti avranno modo di conoscere e apprezzare anche i nuovi per- corsi di diagnosi e terapia di- sponibili in questo ospedale.

Lidia Cimino

Nuovi progetti in corso

all’Ospedale Macedonio Melloni

A

maggio, in un sopral- luogo a Ponte Lam- bro, avevamo registra- to il mancato completamento dei lavori e conseguente uti- lizzo del cosiddetto Labora- torio Renzo Piano in via Ucel- li di Nemi, con la speranza che desse un esito positivo la gara di “Concessione di co- struzione e gestione” fatta dal Comune di Milano per indi- viduare soggetti privati in gra- do di presentare proposte in- tegrate sia di completamento delle opere sia di gestione di un servizio.

Chiediamo informazioni e ag- giornamenti a Gabriele Rabaiot- ti, Assessore Politiche sociali e abitative del Comune di Milano, che incontriamo alla inaugura- zione del murale di via Anfossi.

L’assessore ci conferma che quel bando ha avuto un parte- cipante, ma nel momento di precisazione di alcuni aspetti, in particolare legati alla fide- iussione, il proponente non è riuscito a completare il suo iter.

C’è però una novità recentis- sima: un soggetto, la Fonda- zione garagErasmus, ha ma- nifestato l’interesse per svi- luppare un’operazione all’in-

terno del Laboratorio di Renzo Piano, che rispetti gli obiettivi del bando ma che preveda una forma di partecipazione pub- blico - privato.

«Si chiamano partenariati di iniziativa privata – ci dice l’as- sessore – perché nei fatti na- scono da una sollecitazione che arriva direttamente dal merca- to. Il contributo comunale non può superare il 49% del finan- ziamento delle opere e in que- sto caso si potrebbe attestare

intorno ai 2 milioni e mezzo di euro dato che la cifra comples- siva stimata per completare la struttura, arredarla e adeguarla alle nuove funzionalità è di cir- ca 5 milioni di euro».

Gli obiettivi dell’Amministra- zione comunale erano (e sono) di finalizzare al mondo giova- nile l’uso degli spazi disponibi- li: una parte come struttura ri- cettiva e ospitalità, una parte per servizi aperti anche al quartiere e una parte per servizi legati ai

temi della ricerca del lavoro.

La manifestazione di interesse della Fondazione va proprio in quella direzione in quanto propone la realizzazione di posti letto per studenti Era- smus e spazi per servizi di af- fiancamento allo studio e orientamento al lavoro. La Fondazione, da noi contattata, non può ancora anticiparci i dettagli della proposta in quanto ancora nelle fasi preli- minari, ma lo farà appena ci saranno sviluppi.

Qual è ora l’iter?

«Questa manifestazione di in- teresse sta arrivando alla sua conclusione – ci spiega Raba- iotti -. Il Comune ha 90 giorni di tempo per valutare se è me- ritevole, ovvero se è di inte- resse pubblico, e se questa co- sa accadrà metteremo a gara questa proposta in modo che il mercato si misuri su questo nuovo modello. La Fondazio- ne potrà ovviamente parteci- pare, come anche altri, e nel caso vinceranno quelli che riu- sciranno a migliorare la pro- posta messa a base di gara dal Comune».

Stefania Aleni

E se a Ponte Lambro arrivassero gli studenti Erasmus?

segue da pag. 1

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(7)

Per i lettori di QUATTRO

Rubrica a cura di Lorenzo Baio

CURIOSI PER

N

essun panico. Nessun allarme. Quello che descriviamo è un ospi- te raro, ma comunque da ri- spettare… meglio se fuori da casa. Il protagonista dell’arti- colo è il famoso ragno violino (Loxosceles rufescens), una delle due specie italiane real- mente pericolose per l’uomo (l’altra è la malmignatta). Al- cuni articoli negli ultimi anni hanno generato il terrore nelle persone che, ovviamente, lo hanno immaginato con i suoi occhietti in tutti gli anfratti di casa. In realtà i pochi casi rac- contati di morti o avvelenati coinvolgevano persone molto deboli o debilitate.

Il ragno violino è piuttosto piccolo e non supera i 9 mm di corpo e i 4-5 cm contando anche le zampe. Non è aggres- sivo e generalmente tende ad allontanarsi. Il vero problema è che può rintanarsi fra vestiti

o in angoli nascosti delle case, aumentando le probabilità di interazione “non gradita” fra aracnide e uomo. Gli effetti del morso di un ragno violino, cambiano molto da persona a persona. Inizialmente è indo- lore e i sinto-

mi compaiono solo dopo al- cune ore; ge- n e r a l m e n t e causa solo moderato pru- rito e arrossa- mento locale, che passano da soli in poco

tempo. Purtroppo, in rari casi, invece, può causare loxosce- lismo, ossia la formazione di un edema, che poi si trasforma in un’ulcera necrotica più o meno estesa che può rimanere anche per alcuni mesi prima di guarire e solo con operazio- ni di ricostruzione dei tessuti

morti. In rarissimi casi, può portare alla morte soggetti molto debilitati.

Detto ciò, piuttosto che partire con una crociata sanguinaria contro tutti i ragni di casa, che, non dimentichiamocelo, ci p r o t e g g o n o anche da zan- zare e altri in- setti sgraditi, se abbiamo qualche dub- bio, meglio studiare le fo- to dei siti scientifici e, nel caso di un avvistamento, puntare ad al- lontanare l’ospite non gradito con un bicchiere. Ciò non pre- senta alcuna complessità. Ov- viamente non scaricatelo sulla testa del vicino! Insomma, possiamo parafrasare il cele- bre motto: “non disturbare il ragno che dorme!”

Ragno violino, violoncello o contrabbasso?

L

a maestria artigianale e artistica di Roberto Cassella è in continuo di- venire e si conferma in un suo pro- getto ideato per una linea di borse in pezzi unici.

Scultore e pittore, Cassella applica la sua esperienza duttile sia all’arte sia alla pel- letteria, come modellista e artigiano. Nel

suo significativo e dinamico percorso la- vorativo realizza con abilità oggetti vari in pelle per firme di alta moda e oggi pre- senta la realizzazione di

BORSE D’ARTE PER LA VITA

Quale concetto ha ispirato la sua idea?

«Il mio desiderio è creare capi unici e per- sonali, ed emerge dal savoir faire di arti- giano. Creare borse che siano originali, con una ricerca attenta di materiali, in- tende dare l’opportunità di possedere un’opera d’Arte, a tiratura limitata e di elegante funzionalità.

Per me modulare una scultura, l’argilla e creare modelli per borse dà la stessa sod- disfazione».

Come si sviluppa il progetto di pro- duzione e vendita?

«È pensato in collaborazione con Valen- tina Santi, una scelta reciproca collegata

all’amicizia e al rapporto di stima con I Santi.

In partenza vi sono 12 disegni e fantasie e i materiali sono tessuto e pelli scamo- sciate.

Le borse sono presentate e in vendita esclusivamente online sul sito www.isan- ti.it»

La vostra concezione di stile come si riflette?

«L’ impegno è far conoscere la professio- nalità del Made in Italy, la tradizione ar- tigianale e l’attenzione verso le varie for- me d’arte e di imprenditoria che sa curare e conservare valori e idee di design e ma- nualità articolata ed espressiva».

A.D.

Roberto Cassella

Creazioni artistiche uniche e di qualità

Una Piazza aperta in piazza Imperatore Tito: una proposta “dal basso”

A

vevamo presentato a settembre i “Patti di collaborazione per la gestione dei beni comuni” pro- mossi dall’Amministrazione comunale e rivolti a cittadini, associazioni, enti. Adesso vi presentiamo un aggiornamento e uno sviluppo che riguarda la progettazione, realizzazione, cura e attivazione di nuove Piazze Aperte da parte di realtà locali.

L’obiettivo è ripensare le strade e le piazze dei quartieri come luoghi di interazione sociale, vitalità e ritrovo, restituendo lo spazio urbano alla vita pubbli- ca, incrementando la sicurezza di cittadini, pedoni, ciclisti at- traverso interventi di pedona- lizzazione e di moderazione del traffico, riconvertendo gli spazi pubblici esistenti grazie a in- terventi di arredo e decoro ur- bano a basso costo e alta par- tecipazione, prima di interve- nire con sistemazioni struttura- li.

Per ogni Municipio il Comune ha indicato una serie di piazze e aree che ben si prestano per le loro caratteristiche a inter- venti di riqualificazione e rivi- talizzazione, ma anche altre proposte possono essere esa- minate..

Per il Municipio 4 sono state segnalate le seguenti aree:

Via Monte Cengio / Via Monte Peralba - Piazza Emilio Salgari - Piazza Imperatore Tito - Piaz- zale Corvetto angolo viale Martini - Piazzale Libia - Via

Brembo / via Benaco - Piazza Bonomelli (queste ultime due al confine con il Municipio 5).

La procedura prevede la pre- sentazione delle manifestazioni di interesse da parte di realtà locali che vogliono realizzare la loro Piazza aperta (la sca- denza è stata lo scorso 20 no- vembre), dopo di che sarà va- lutata l’idoneità delle proposte e individuati gli interventi prio- ritari. In collaborazione con i cittadini sarà seguito l’iter tec- nico e amministrativo necessa- rio all’implementazione del progetto, fino alla firma del patto di collaborazione e alla realizzazione dell’intervento, che avrà un carattere sperimen- tale e temporaneo, cui seguirà una fase di attivazione e moni- toraggio.

L’Amministrazione Comunale mette a disposizione alcuni ele- menti di progetto da utilizzare, un kit che comprende: tavoli da picnic, ping pong e tavoli da gioco, petanque e bocce, se- gnaletica stradale, rastrelliere per biciclette, cassoni per orti, vasi e fioriere, cordoli ed esten- sioni del marciapiede, giochi a terra per un contributo massi- mo per singola Piazza aperta di 50.000 €.

E adesso veniamo alla proposta che un folto gruppo di realtà associative, commerciali e pro- fessionali della nostra zona ha presentato per piazza Impera- tore Tito.

Partiamo dal soggetto propo-

nente: Associazione culturale La loggia di Calvairate, asso- ciazione con sede nel quartiere Calvairate nata nel 2019 (ma attiva dal 2014 come social street) che si occuperà delle at- tività di coordinamento della rete di progetto, co-progetta- zione, programmazione e cu- ratela delle attività.

Lungo l’elenco dei partner:

ISAD – Istituto Superiore di Architettura e Design;

Lorenzo Noè Studio di Archi- tettura;

Associazione culturale-gior- nale di zona QUATTRO (da- remo il nostro supporto nella promozione delle attività e col- laboreremo al progetto di radio in piazza);

Scuola di musica OMM Of-

ficina della Musica Milano;

Vivaio Fratelli Ingegnoli;

Comitato Inquilini Molise- Calvairate-Ponti;

Associazione culturale Todo- Modo;

Ferrfort Ferramenta Elettri- cità Idraulica;

L’Angolo delle Erbe;

Agenzia indipendente di co- municazione non convenzio- nale Jungle.

Tutte queste realtà contribui- ranno alla realizzazione di at- tività ricreative, ludiche, cultu-

rali, laboratoriali in base alle proprie competenze e specifi- cità.

Sostiene il progetto: Netmobi- lity, società di ingegneria che si occupa di pianificazione del- la mobilità.

Dopo le presentazioni, queste le linee del progetto: innanzi- tutto si intende completare la piazza estendendone gli spazi pedonali. I nuovi spazi pedo- nali sono ricavati ridisegnando l’incrocio con via Baldassare Oltrocchi, eliminando le corsie di svolta e connettendo le isole spartitraffico ai marciapiedi.

L’ampliamento dei marciapiedi è ottenuto con la posa di cor- doli temporanei e tiene conto delle necessità di accesso car- rabile ai civici 5 e 8. La nuova configurazione dell’incrocio, con la diminuzione dei raggi di curvatura, obbliga i veicoli a svoltare a velocità moderata.

Si propongono due nuovi attra- versamenti pedonali della piaz- za che connettono le aree pe- donali fra loro e con il giardino pubblico. Si prevede di utiliz- zare lo spartitraffico esistente come isola salvagente, dimi- nuendo la distanza di attraver- samento e aumentando la sicu- rezza per i pedoni.

Il nuovo spazio avrà una super- ficie complessiva di 550 metri quadrati che verranno utilizzati per la socializzazione, la colti- vazione e lo sport. Nella parte centrale della nuova piazza si propone di realizzare una per- gola in legno, che potrà essere utilizzata per momenti di con- vivialità quotidiana e per incon- tri organizzati. La pergola ha una parete che potrà essere uti- lizzata dagli appassionati di bouldering da un lato e per pro- iezioni cinematografiche, spet-

tacoli di strada e come sfondo per lezioni di danza classica dall’altro. La pergola è auto- portante e provvista di nove va- si per piante rampicanti.

In prossimità della pergola so- no previste panche in legno modulari, che si possano uti- lizzare per sedersi ma anche per saltare e fare esercizi fisici.

Le panche possono contenere vasche con alberi, per om- breggiare gli spazi pedonali. A sud dell’accesso al civico 8 è prevista l’installazione di 23 cassoni per orti e nell’area a nord di via Oltrocchi sono col- locate altre panche e vasi.

Importante anche l’uso del co- lore per gli elementi geometrici disegnati sui marciapiedi: quat- tro nuance di azzurro che ren- dono immediatamente ricono- scibile l’intervento e si adegua- no bene alla piazza.

Negli incontri preparatori tan- tissime le idee e le proposte di attività che sono state avanzate, in grado di far vivere quell’area con continuità.

Ora però restiamo in attesa del- la valutazione da parte del- l’Amministrazione per poter procedere nei passi successivi.

Pensiamo che sia una proposta molto forte e speriamo di “pas- sare” (lo sapremo a gennaio).

Vi terremo aggiornati e intanto chiediamo anche ai lettori: vi piace? Avete suggerimenti?

Inviate una mail a laloggiadi- calvairate@gmail.com

Stefania Aleni

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ualche settimana fa un amico, an- ch’egli studioso e appassionato della storia della Milano produttiva, mi ha inviato un corposo pdf intitolato I LUOGHI DEL LAVORO, un censimento delle aziende attive a Milano fra il 1900 e il 1970. Il cen- simento è basato su una ricca bibliografia di dieci opere, le più recenti delle quali sono tre nostri libri (e questa è la piacevole sorpresa!):

Storie industriali. Passato e presente nel sud est di Milano, Milano sud. Ritratti di fabbri-

che 35 anni dopo e A sud dello Scalo roma- na. Vocazioni e suggestioni di un’area in tra- sformazione.

Le aziende presenti sono catalogate in base ai settori produttivi e merceologici e ogni scheda contiene una descrizione dell’attività svolta, date principali, indirizzo e riferimento bibliografico.

Il documento è stato redatto dall’Ufficio Con- servazione e valorizzazione raccolte storiche della Biblioteca Sormani ed è scaricabile da

questo indirizzo http://milano.biblioteche.it/li- brary/biblioteca-sormani/storialocale/

Analogo lavoro è stato realizzato per le CHIE- SE DI MILANO e per i PALAZZI PRIVATI DI MILANO DAL XIV SECOLO ALL’ETÀ NEO- CLASSICA.

Abbiamo chiesto ad Alberto Di Bello, curatore delle bibliografie, di presentare ai nostri lettori questo lavoro, e lui ci ha mandato questo in- teressantissimo testo.

S.A.

La Biblioteca Sormani custode della storia locale

N

ella primavera scorsa presso la Biblioteca Trivulziana di Milano si è tenuta in anteprima la presentazione di una mostra che si sarebbe aperta di lì a poco a New York nella sede di una collezione privata, dal titolo Tiepolo in Milan: The Lost Frescoes of Palazzo Ar- chinto. L’esposizione ha inte- so riunire una serie di dipinti preparatori e disegni relativi alla prima significativa com- missione eseguita da Giam- battista Tiepolo tra il 1730 e il 1731 fuori Venezia. Palazzo Archinto fu pesantemente bombardato nel corso dell’ul- tima guerra e gli affreschi so- no andati perduti per sempre.

L’unica documentazione ri- masta della loro realizzazione in loco è costituita da una se- rie di fotografie in bianco e nero prese tra il 1897 e il 1930. Malgrado questa testi- monianza iconografica e lo spazio temporale relativamen- te ristretto (qualcuno ancora vivente potrebbe aver visto quegli affreschi), nessuno è

stato in grado di ricostruire la disposizione originaria del ci- clo negli ambienti del palaz- zo. La memoria collettiva non diversamente da quella indi- viduale è straordinariamente fragile!

Anche per quanto riguarda gli edifici, le “case da nobile”

minori sono progressivamen- te scomparse dalla città senza lasciare traccia alcuna, se non sulle mappe catastali, dimen- ticate come alberi genealogici di famiglie ormai estinte. I pa- lazzi maggiori (come palazzo Archinto) sono andati invece perlopiù in fiamme nel corso dei bombardamenti, tra il 1942 e il 1943, e durante la ricostruzione ci si preoccupò spesso di abbatterli comple- tamente piuttosto che di rie- dificarli. Sul modello della sorte toccata ai loro congeneri di palazzo Salina, descritto da Tomasi di Lampedusa, anche gli dei olimpi dei soffitti am-

brosiani, affrescati per esalta- re le glorie di casate mortali che si credevano eterne, furo- no destinati alla polvere come i loro committenti da qualche bomba fabbricata oltremare.

Se il ricordo (e la bibliografia) dei palazzi privati è soprattut- to legata alla committenza ar- tistica, ciò vale anche in parte per il grande patrimonio sto- rico costituito dalle chiese di Milano che racchiude tanta parte della memoria di una città che, forse come nessu- n’altra in Italia, si è esposta alle trasformazioni della mo- dernità. Certo nel redigere l’elenco delle chiese, oggetto della ricerca bibliografica di storia locale relativamente ai materiali posseduti dalla bi- blioteca Sormani, i titoli degli edifici religiosi scomparsi ri- sultano molto più numerosi di quelli tuttora presenti ma in merito esiste una biblio- grafia ragguardevole, magari

difficile da individuare, di- spersa fra opere di carattere più generale e riviste e bollet- tini storici in cui la trattazione assume un taglio specialistico, legata comunque alla conti- nuità di famiglie e ordini re- ligiosi.

Per quanto riguarda invece l’epoca d’oro delle manifat- ture milanesi, tranne che per alcuni eclatanti esempi, la memoria, legata alla legge spietata della concorrenza economica, ha vincolato la re- dazione di una bibliografia ra- gionata alla definizione di precisi parametri. Il primo, cronologico, ha fissato i ter- mini dell’attività delle aziende considerate tra il 1900 e il 1970, ed è meno arbitrario di come potrebbe apparire. Se ci si riferisce infatti alla situa- zione della manifattura mila- nese per gli ultimi decenni del XIX secolo, come riportata ad esempio dalla Guida Sa-

vallo, appare chiaro che la co- stellazione di attività, spesso presumibilmente piccole o piccolissime, non consente un adeguato approfondimento della loro produzione rispetto al XX secolo che ha visto af- fermarsi in termini sempre più perentori, in concomitan- za con lo sviluppo delle stra- tegie pubblicitarie, l’identità dei prodotti legata al “mar- chio”. La scelta del 1970 co- me termine cronologico è sta- bilita invece sulla fine del pre- potente sviluppo industriale, sancito dalla crisi petrolifera del 1974, col conseguente crollo, fatto registrare nel de- cennio tra il 1970 e il 1981, degli addetti al settore indu- striale (circa il 27%), com- pensato dall’aumento degli occupati nel settore terziario che, a Milano, in quel periodo arrivarono a superare in modo consistente i primi. Il secondo parametro, geografico-urba-

nistico, ha circoscritto la ri- cerca all’area amministrativa dell’attuale Comune di Mila- no e alla presenza in esso de- gli stabilimenti produttivi (e non solo della sede legale) delle ditte considerate, pur con qualche eccezione, come nel caso delle Acciaierie Falck, le cui fabbriche di Se- sto San Giovanni erano troppo prossime alla città per negarne il carattere meneghino.

L’esito di quest’ultima ricerca, per quanto significativo, resta ampiamente insufficiente già per quel che riguarda l’indi- viduazione delle attività ma- nifatturiere nel magma della realtà urbanistica ed economi- ca della città, in cui si può dire che la trasformazione sia tut- tora ancora in corso, ma risul- tati significativi sono attesi, più che dagli strumenti della ricerca bibliografica, dalla consultazione di archivi e do- cumenti cartografici.

Alberto Di Bello Comune di Milano Area Biblioteche

Una memoria fragile

N

uova nata nel palinse- sto delle settimane te- matiche (pardon, “we- ek”, che fa molto più globale):

dal 5 all’8 marzo prossimo si terrà infatti una quattro giorni dedicata alle economie civili, alle politiche per la sostenibi- lità e al mondo del volontaria- to. Se il calendario delle ini- ziative promosse in città, su stessa ammissione del sindaco,

“è quasi saturo”, la civil week promossa dal Corriere in siner- gia con i Forum del Terzo Set- tore, le Fondazioni di Comu- nità e il CSV metropolitano (con il patrocinio di Regione Lombardia, Comune di Mila- no e Città metropolitana di Mi- lano) va effettivamente a col- mare un vuoto. Mettendo per un attimo in pausa la narrazio- ne dei mali storici nostrani, i tanti incontri previsti su tutto

il territorio milanese si propon- gono di portare al centro del dibattito pubblico l’impresa del bene con le sue mille fac- ce, tra azioni solidali collettive, associazionismo diffuso e re- sponsabilità d’azienda.

Il principio è quello di riportare al centro le persone, studiando esempi di riscatto, innovazione sociale e alleanze orizzontali confluiti sovente in processi di riappropriazione urbana, con un inevitabile focus su Milano.

I dati, d’altronde, sono piuttosto eloquenti: la città vanta il re- cord di social street, le coope- rative sociali della regione sono tra le più riconosciute a livello internazionale, con oltre un mi- lione di volontari attivo nella sola Lombardia. Assunto che la priorità rimane accorciare le di- stanze tra centro e periferia ri- costruendo, attraverso il dialogo

e l’ascolto, un tessuto comu- nitario che risulta sempre più frammentato, obiettivo della civil week è anche l’indivi- duazione di nuovi impegni da fissare nell’agenda pubblica,

in una visione del futuro più costruttiva.

Altro fulcro delle interviste, dei talk e delle conversazioni al momento in via di defini- zione sarà il concetto di citta-

dinanza, tra piccoli contributi individuali, senso civico, pro- getti di inclusione, tutela della fragilità e cura dell’ambiente.

A leggere le linee ispiratrici del progetto, l’ambizione è

quella di creare delle oppor- tunità per conoscersi, crescere e divertirsi, valorizzando le tante storie di rinascita, dedi- zione e impegno troppo spes- so omesse dalle cronache.

Per questo è aperta fino al 10 gennaio una “chiamata alle idee” destinata a enti del settore, gruppi informali (co- me comitati di cittadini, patti di collaborazione, associazio- ni culturali), così come altre istituzioni (scuole, teatri, bi- blioteche, musei) che potran- no candidare il proprio con- tributo: dagli open day delle realtà attive sul territorio, a seminari di natura più conve- gnistica, sino alle presenta- zioni pubbliche, ai laboratori, alle performance artistiche e allo sport, con il filo rosso del terzo settore e della cittadi- nanza attiva.

Le proposte selezionate saran- no programmate durante la ci- vil week e riceveranno soste- gno organizzativo dal coordi- namento centrale. L’auspicio è che anche la zona 4 possa dare

evidenza delle sue eccellenze nell’ambito dell’economia cir- colare, della partecipazione, della salvaguardia dei beni co- muni, dell’attivismo e della sussidiarietà. Se è vero che un clima sociale di fiducia si rende indispensabile per restituire slancio e fervore all’intero si- stema Paese, il punto di parten- za non può che essere un punto di vista sulle cose in netta con- trotendenza con altre retoriche che finiscono spesso per domi- nare la scena. Perché vedere il bicchiere mezzo pieno e le tan- te piccole belle cose di cui sia- mo circondati può davvero fare bene: che per una volta i riflet- tori possano essere puntati su tutto il buono che c’è.

Tutte le info utili sul sito www.civilweek.it

Emiliano Rossi

Prossima fermata Civil Week

Persone, solidarietà, economia civile: una nuova iniziativa in cerca di proposte

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