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Guerra totale tra Giudici e Premier

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Academic year: 2022

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Anno XVII N° 6/2008 - 10 giugno

DIREZIONE - REDAZIONE - AMMINISTRAZIONE - Via Lucifero 40 - Crotone 88900 - Tel.(0962) 905192 - Fax (0962) 1920413 Iscr.Reg.Naz. della Stampa n. 4548 del 12.02.1994 - ROC n. 2734 SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 45% art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Poste Italiane Filiale di Catanzaro - Gruppo 3° - mensile pubblicità inferiore al 50% - tassa pagata - tax paid - Direttore Editoriale Pino D’Ettoris - Direttore Responsabile Tina D’Ettoris - Abbonamenti: euro 26,00 - Contributo Sostenitore euro: 50,00 - Estero euro: 100,00 c.c.p. 15800881 intestato a IL CORRIERE DEL SUD

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Anno XVII N° 6/2008 - 10 giugno

DIREZIONE - REDAZIONE - AMMINISTRAZIONE - Via Lucifero 40 - Crotone 88900 - Tel.(0962) 905192 - Fax (0962) 90.25.28 Iscr.Reg.Naz. della Stampa n. 4548 del 12.02.1994 - ROC n. 2734 SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 45% art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Poste Italiane Filiale di Catanzaro - Gruppo 3° - mensile pubblicità inferiore al 50% - tassa pagata - tax paid - Direttore Editoriale Pino D’Ettoris - Direttore Responsabile Tina D’Ettoris - Abbonamenti: euro 26,00 - Contributo Sostenitore euro: 50,00 - Estero euro: 100,00 c.c.p. 15800881 intestato a IL CORRIERE DEL SUD

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Continua a pag 2 Continua a pag 2

Giorgio Lambrinopulos

Silvio Berlusconi accusa alcuni magistrati di sovvertire la democrazia

Guerra totale tra Giudici e Premier

Uno scenario che diventa incompatibile con qualsiasi politica della mano tesa verso il PD

S

ilvio Berlusconi ac- cusa (alcuni) magi- strati di sovversione della democrazia e dichiara la propria innocenza giu- rando sui figli; l’opposizio- ne annuncia manifestazioni di piazza contro il governo per un autunno che si an- nuncia caldo. E’ uno spetta- colo per certi versi nuovo, per altri versi antico quello offerto dal sistema politico.

Dopo alcune settimane all’insegna del fair play fra maggioranza ed opposizio- ne e di una incipiente “pax”

fra magistratura e politica, tutto sembra così tornare ai nodi irrisolti della seconda repubblica; a cominciare dalla conflittualità fra ordi- ne giudiziario e istituzioni politiche su cui, a seguito delle dimissioni da ministro di Clemente Mastella, era caduto il governo Prodi ed era stato reso possibile il ri- torno di Berlusconi. A san- cire definitivamente la fine della breve stagione del dia- logo sono stati direttamente i due protagonisti principa- li, cioè Berlusconi e Veltro- ni. Il presidente del consi- glio ha infatti portato al culmine il crescendo delle polemiche rinate attorno al processo che lo vede impu- tato per corruzione in atti

giudiziari, negando recisa- mente di avere un interesse personale all’approvazione della norma che blocche- rebbe i processi per una se- rie di reati. Per Berlusconi, la verità è un’altra, e cioè che saremmo di fronte al tentativo di ripetere quanto accaduto nel 1994, quando il suo governo fu indebolito dalle prime inchieste sul suo conto e cadde in pochi

mesi. Uno scenario che Berlusconi avverte di voler impedire che si ripeta. Ma il rischio, allora, è che si ripe- ta invece il periodo 2001- 2006, quando Berlusconi, tornato al governo, è stato costantemente impegnato in uno scontro con i magi- strati titolari di processi contro di lui, e con un’op- posizione che interpretava la maggior parte degli inter-

venti del governo sulla giu- stizia come tentativi di co- struire regole su misura di queste necessità. Uno sce- nario che diventa incompa- tibile con qualsiasi politica della mano tesa verso il Pd e verso il suo segretario.

Anche contro Veltroni, in- fatti, Berlusconi torna a sfo- derare i toni più duri, accu- sandolo di fallimento per la sua gestione economica da

“bancarotta” del comune di Roma. Per Veltroni, che ha impostato la propria leader- ship nel Pd scommettendo sul cambiamento di scena- rio e sul superamento della conflittualità permanente con il centro destra, il mo- mento si fa delicato: l’as- semblea nazionale di oggi lo ha visto quindi miscelare elementi di novità ed ele- menti di continuità per riu- scire a tenere in mano un partito dove, fra la questio- ne irrisolta della posizione di Romano Prodi e la nasci- ta di iniziative come ‘Red’

(l’associazione vicina a Massimo D’Alema che mette assieme varie anime del Pd), si moltiplicano i se- gnali di irrequietezza e le situazioni di possibile diffi- coltà. L’annuncio della ma- nifestazione per l’autunno, quando potrebbero venire al pettine di Berlusconi i nodi di una situazione economi- ca e sociale difficile da go- vernare, è la sanzione della necessità di tenere verso il governo una linea che sepa- ri in maniera ancor più chia- ra le sue posizioni da quelle del governo. Anche in que- sto cambiamento, Veltroni vuole perà tenere ferme le coordinate di fondo della linea seguita da quando è segretario: a cominciare da quella scelta di “correre da soli” alle elezioni, che non è nata da una situazione con- tingente ma da una rottura strategica con l’area della

sinistra radicale. Una situa- zione che, avverte Veltroni, non potrà essere superata finché a sinistra del Pd, ed in particolare nel Prc, reste- rà viva l’illusione di poter essere partito “di lotta e di governo” (come Enrico Berlinguer definiva il Pci).

Non sarà quindi la ricerca di una “spallata” al governo il filo conduttore delle ini- ziative autunnali di lotta, avverte Veltroni, ma la vo- lontà di portare avanti la semplificazione radicale del sistema politico, rifiutando quindi lo schema ‘tutti uniti contro Berlusconi’. Le di- chiarazioni di disponibilità al confronto più significati- ve da parte di Veltroni sem- brano dunque quelle rivolte all’Udc, chiamata a sua vol- ta a gestire la sua inedita posizione di opposizione autonoma di centro in uno scenario che non è più quel- lo di inizio legislatura Le polemiche del presidente del Consiglio Silvio Berlu- sconi contro una parte della magistratura vanno avanti da anni. Ecco un riepilogo delle ‘esternazioni’ più re- centi: 25 febbraio 2006 - In un comizio a Milano Berlu- sconi annuncia che vuole restare in politica fino alla separazione delle carriere dei magistrati e aggiunge:

“Giudici e Pm fanno la stes- sa carriera, bevono lo stesso cappuccino, leggono la stessa ‘Repubblica’ e ‘Uni- ta’”. 11 marzo - Dopo la ri- chiesta di rinvio a giudizio per la vicenda Mills, Berlu- sconi dichiara:”Ogni volta che ci avviciniamo al voto, torna la giustizia a orologe- ria (...) Anche per quanto mi riguarda sono sicuro che non si riuscirà a dimostrare nulla di rilevante. E’ tutta una cosa che si ferma a que- sto avvocato, l’ho giurato sulla testa dei miei figli”. 21 marzo - A Sky Tg24, ri- spondendo a una domanda sugli imprenditori che accu- sa di avere scheletri nell’ar- madio, dice:”Tutto quello che riguarda la sinistra vie- ne puntualmente insabbiato da quel cancro della demo- crazia italiana che è la poli- ticizzazione della magistra- tura”. 5 aprile - In un’intervista a RTL 102.5 sulla vicenda Mills, Berlu- sconi dice che “i rappresen- tanti della magistratura co- munista nei miei confronti

Caso Ustica 30 anni dopo

L

e dichiarazioni ai magistrati della pro- cura della Repubbli- ca di Roma di un testimone eccellente come il presiden- te emerito della Repubblica Francesco Cossiga potreb- bero dopo 28 anni ridare slancio alla ricerca della ve-

rità sulla strage di Ustica.

La procura di Roma ha, in- fatti, riaperto l’inchiesta sull’abbattimento del Dc 9 dell’Itavia in cui morirono 81 persone, dopo aver con- vocato e sentito come testi- moni due dei protagonisti del tempo: il presidente

emerito della Repubblica Francesco Cossiga e Giulia- no Amato, ai tempi sottose- gretario alla presidenza del Consiglio. L’iniziativa dei pm Maria Monteleone e Er- minio Amelio fa seguito alle dichiarazioni dell’ex presidente della Repubblica

Francesco Cossiga secondo il quale ad abbattere il DC 9 dell’Itavia il 27 giugno del 1980 sarebbe stato un missile “a risonanza e non ad impatto” lanciato da un aereo della Marina militare francese. La apertura della nuova indagine - di cui ha dato notizia il Tg3, dopo l’archiviazione disposta del giudice istruttore Rosario Priore - verificherà anche attraverso una rogatoria con la Francia, fatta anche per identificare i responsabili militari transalpini, le di- chiarazioni di Cossiga.

Quest’ultimo nel febbraio dello scorso anno spiegò a vari emittenti, radiofoniche e televisive che “furono i nostri servizi segreti che, quando io ero Presidente della Repubblica, informa-

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2 P olitica

N° 6/2008 - ANNO XVII - 10 giugno

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Segue dalla prima Segue dalla prima

hanno svolto una persecuzione, mai fatta nei confronti di nessun altro lea- der politico”. 16 maggio - Nel giorno delle consultazioni per la formazione del governo Prodi, Berlusconi dichiara:”Eh...la magistratura politi- cizzata...fa male vedere squadre di gente che inventa cose a danno dello Stato e della collettività...ma mi to- glierò la soddisfazione di dire a que- ste persone cosa penso di loro...”. E’

guerra totale tra Silvio Berlusconi e i magistrati. Dopo la lettera della setti- mana scorsa al presidente del Senato Renato Schifani, nella quale parlava di “fantasiosi processi intentati” nei suoi confronti da “magistrati di estre- ma sinistra”, il presidente del Consi- glio torna all’attacco di una parte del- la magistratura. E, da Bruxelles, subito dopo la riunione del Consiglio europeo, torna a prendersela con cer- te toghe che “infiltrandosi nel potere giudiziario, vogliono sovvertire la democrazia in Italia”. Accuse pesan- tissime alle quali i giudici replicano altrettanto duramente. “Basta con gli insulti alla magistratura - tuona il se- gretario dell’Anm Giuseppe Cascini - che sono un danno per la democra- zia e il Paese. Il premier parla di Pm sovversivi? Faccia i nomi o si conti- nua con invettive prive di aggancio con le vicende concrete”. Non solo, i

rono l’allora Sottosegretario Giuliano Amato e me che erano stati i francesi, con un aereo della Marina, a lanciare un missile non ad impatto, ma a risonanza.

Se fosse stato ad impatto non ci sareb- be nulla dell’aereo”. Cossiga spiegò ai media che “i francesi sapevano che sarebbe passato l’aereo di Gheddafi.

La verità è che Gheddafi si salvò perché il Sismi, il generale Santovito, appre- sa l’informazione, lo informò quando lui era appena decollato e decise di tornare indietro. I francesi questo lo sapevano e videro un aereo dall’altra parte di quello italiano e si nascose die- tro per non farsi prendere dal radar”.

Nel gennaio dello scorso anno la prima sezione penale della Cassazione chiuse definitivamente una vicenda giudiziaria parallela a quella della strage, ovvero il processo ai generali dell’aeronautica sui cosiddetti depistaggi. La suprema corte dichiarò inammissibile il ricor- so avanzato del Procuratore generale della Corte d’Appello di Roma che aveva chiesto una riformulazione della sentenza d’assoluzione, che avrebbe la- sciato uno spiraglio per il risarcimento.

I generali dell’Aeronautica Lamberto Bartolucci e Franco Ferri, accusati di aver omesso al governo informazioni sul disastro avvenuto 26 anni fa, furo- no assolti, in maniera definitiva “perché il fatto non sussiste”. Quasi trent’anni dopo si riapre l’inchiesta su Ustica per- chè Cossiga ha dichiarato che ad abbat- tere, nel giugno dell’80, il Dc9 dell’Ita- via fu un missile della marina militare francese. Ci sono sempre due verità:

quella giudiziaria e quella giornalistica.

Quella giornalistica sostiene da tempo la stessa tesi. Quella giudiziaria inve- ce ha assolto tutti, con l’aggravante del mancato risarcimento dei familiari delle ottantuno vittime. Ben venga la riaper- tura, anche se dolorosamente dobbiamo constatare che già lo sapevamo. C’è solo una novità: che forse finalmente si farà giustizia. La notte del 27 giugno 1980 l’aereo dell’Itavia in volo tra Bo- logna e Palermo con a bordo 81 per- sone, scompare dai tracciati dei radar di Fiumicino. Dopo alcune ore si ha la certezza che è caduto in mare a nord di Ustica. Non ci sono superstiti. Ecco le principali tappe della vicenda in 28 anni di indagini e misteri che hanno prece-

magistrati, chiamano in causa diretta- mente il presidente della Repubblica, come “garante della legalità costitu- zionale”, chiedendo di essere ricevuti al Quirinale. Un’iniziativa per la qua- le l’Anm attende ora una risposta dal Colle, visto che oggi non ne sono ar- rivate, almeno di ufficiali, con il capo dello Stato che era in vista privata a Lione, prima di un appuntamento eu- ropeo che si svolgerà domani. Gli attacchi del premier “nei confronti dell’intera istituzione giudiziaria”, scrivono intanto nella lettera al capo dello Stato Cascini e il presidente dell’Anm, Luca Palamara, “ci allar- mano e ci preoccupano perché ri- schiano di minare alla radice la credi- bilità delle istituzioni e di compromettere il delicato equilibrio tra funzioni e poteri dello Stato de- mocratico di diritto”. E lunedì la pri- ma commissione del Csm inizierà a discutere delle accuse di Berlusconi ai pm del processo Mills. A fianco dei giudici si schiera subito l’ex pm di

‘Mani pulite’, Antonio Di Pietro:

“Berlusconi - attacca il leader dell’Idv - accusa la magistratura di fare ciò che in realtà sta facendo lui: sovverti- re l’ordine democratico”. Mentre Si- nistra Democratica propone a tutte le opposizioni, dentro e fuori dal Parla- mento, di chiedere un incontro urgen- te a Napolitano perché, attacca il co-

ordinatore di Sd, Claudio Fava, “le accuse lanciate sono troppo gravi per essere derubricate al gusto di battute di un capo di governo in trasferta”.

Ma non è meno pesante la reazione dei democratici. “Le nuove dichiara- zioni di Berlusconi sui magistrati - accusa il ‘ministro ombra’ della Giu- stizia del Pd, Lanfranco Tenaglia - sono gravissime. Siamo davanti a denigra- zioni e invettive inaccettabili da chi riveste una carica istituzionale così importante”. Parole “prima che gra- vi, semplicemente ridicole”, è invece il commento tranchant di Anna Fi- nocchiaro. Secondo i democratici, in ogni caso, l’obiettivo è chiaro: “Si tratta - per Tenaglia - di una dramma- tizzazione che punta giustificare il nuovo lodo Schifani”. D’altra parte, su questo punto, il Cavaliere è deter- minato a tirare dritto, tanto che il mi- nistro della Giustizia Angelino Alfano è già al lavoro sul provvedimento. Il premier, tra l’altro, sembra avere il via libera di tutta la maggioranza, che si schiera compatta in sua difesa a partire dal Carroccio, che sembrereb- be aver messo da parte per un giorno il malumore sui temi del Trattato Eu- ropeo e dei rifiuti. “Bisogna fare una norma - dice l’ex Guardasigilli, il le- ghista Roberto Castelli - che metta al riparo le più alte cariche e forse così l’Italia diventa un Paese normale e ci

liberiamo dal sospetto che i magistra- ti agiscano sempre in modo politico”.

In effetti, si associa il vice presidente dei deputati del Pdl Italo Bocchino,

“per l’Anm Berlusconi è l’unico im- putato”. E, conclude l’ex colonnello di An, la sinistra va all’attacco su questi temi perché “l’antiberlusconi- smo è l’unico dato che li tiene uniti”.

L’unico argomento sul quale accusa, difesa e giudici si sono trovati d’ac- cordo, nell’aula del processo Mills- Berlusconi al pianoterra del palazzo di Giustizia di Milano, è stato l’uso dell’aria condizionata. Per il resto, c’é stata la conferma che tra i legali del premier e la magistratura milanese è finita la tregua, se mai c’é stata. Il pre- sidente della Decima sezione, Nico- letta Gandus, con un’ordinanza emes- sa dopo un paio d’ore di camera di consiglio, ha sostanzialmente boccia- to tutte le richieste degli avvocati di Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini e Piero Longo, ma, soprattutto, non ha sospeso il dibattimento a causa della ricusazione presentata nei suoi con- fronti dal premier qualche giorno fa.

Il processo riprenderà il 7 luglio, quando saranno interrogati alcuni consulenti che riferiranno di alcune movimentazioni bancarie. In realtà, gli avvocati di Berlusconi volevano che i consulenti fossero sentiti dopo la deposizione del manager di Arner Bank Paolo Del Bue che, però, dall’estero ha fatto sapere di non vo- ler venire a deporre in Italia, dove è imputato in procedimento connesso (quello sulle presunte irregolarità nel- la compravendita di diritti cinemato- grafici e televisivi da parte di Media- set). Niente da fare, il presidente ha stabilito che la testimonianza di Del Bue non è così strettamente correlata a quella dei consulenti e, pertanto, si potrà fare più avanti. L’udienza è sta- ta anche vivacizzata dalla polemica tra gli avvocati del premier e il pm Fabio De Pasquale, perché il pm ave- va sollecitato chiarimenti allo studio Marrache, i cui titolari sono testimoni nel processo. Per gli avvocati, in que- sto modo il pm continuerebbe a fare indagini senza sottostare al controllo del Tribunale. Alla fine i giudici si sono ritirati in camera di consiglio, complici anche della martellate assor- danti provenienti da lavori al piano di sopra, e sono usciti con la decisione:

il processo va avanti, perché l’istanza

di ricusazione “non sospende la pro- secuzione dell’istruttoria dibattimen- tale”, e sono state fissate altre date, oltre a quella del 7 luglio. La decisio- ne non è piaciuta agli avvocati di Ber- lusconi. Per Ghedini, “questo proces- so non si può fare davanti a questo collegio” perché la Gandus “ha svolto attività di contrasto politico nei con- fronti di Silvio Berlusconi per tutta la legislatura 2001-2006”. L’avvocato parlamentare non ha risparmiato stoc- cate anche al sostituto pg Laura Ber- tolé Viale, la quale ha espresso parere negativo sull’ istanza di ricusazione che sarà discussa il prossimo 10 lu- glio. “I pg a Milano sono molti e si poteva sceglierne uno che non avesse condiviso le tesi di Borrelli”. Il riferi- mento è al “resistere, resistere, resi- stere” dell’ex procuratore generale di Milano durante l’inaugurazione dell’Anno giudiziario del 2002. Un appello che Laura Bertolé Viale disse di condividere in alcune mail manda- te sulla mailing-list della corrente

‘Movimenti’. 12 dicembre 2007 - Dopo la notizia dell’inchiesta della Procura di Napoli per corruzione, Berlusconi dichiara:”C’é odore di elezioni e di campagna elettorale e subito l’armata rossa della magistra- tura si rimette in moto”. 9 gennaio 2008 - In un’intervista al Corriere del- la Sera, Berlusconi dice che “il pro- blema grave è costituito da quei ma- gistrati che usano il loro potere non a fini di giustizia ma a fini di lotta poli- tica”. 1 aprile - A Radio 24, durante la campagna elettorale, il leader Pdl dice che “per risolvere la grande palla al piede del paese, quella della giustizia, c’é bisogno di una grande riforma (...) altrimenti non si riuscirà a vincere questo potere dello Stato che, non è un caso che uso la parola potere, non è più solo un ordine”. 8 aprile - In un comizio a Savona, Berlusconi dice che “il Pubblico accusatore dovrebbe essere sottoposto periodicamente ad esami che ne attestino la sanità men- tale”. 16 giugno - Parlando dell’emen- damento al decreto sicurezza Berlu- sconi dice:”I miei legali mi hanno informato che tale previsione norma- tiva sarebbe applicabile ad uno fra i molti fantasiosi processi che magi- strati di estrema sinistra hanno inten- tato contro di me per fini di lotta poli- tica”.

lambrinopulos duto la sentenza di assoluzione del ge-

nerale Lamberto Bartolucci, ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica, e del suo vice generale Franco Ferri. 27 giu- gno 1980 Ore 20.59’.45”. Il Dc9 I-Tigi Itavia in volo da Bologna a Palermo partito con due ore di ritardo, si inabissa a nord di Ustica. Ottantuno le vittime fra passeggeri ed equipaggio: tra loro 13 bambini, due dei quali non avevavo ancora compiuto due mesi. Il gruppo neofascista dei Nar rivendica la strage:

per i giudici si tratterà di un vero e pro- prio depistaggio operato dal cosiddetto Super Sismi. Luglio 1980 Il ministro socialista della Difesa Lelio Lagorio riferisce in Senato sul disastro, esclu- dendo il coinvolgimento di aerei milita- ri. Le autorità aeronautiche sostengono l’ipotesi del “cedimento strutturale” del velivolo. Il generale Romolo Manga- ni, comandante del Centro operativo regionale di Martina Franca, respon- sabile del controllo radar dei cieli del sud verrà accusato di “alto tradimento per aver depistato le indagini”. Luglio 1980 Sui monti della Sila viene trovato un Mig 23 libico, forse caduto la notte del 27 giugno, la stessa della tragedia del Dc9. Il maresciallo Mario Alberto Detto- ri, radarista della base di Poggio Ballone (Grosseto), confessa alla moglie: “Quella notte è successo un casino, per poco non scoppia la guerra”. Dettori morirà suici- da nel marzo dell’87 ossessionato da una frase che, dice, non lo abbandona mai:

“Il silenzio è d’oro e uccide”. Dicembre 1980 L’Itavia, l’azienda del Dc9 esploso, dirama un comunicato stampa che indi- ca come unica ipotesi valida a spiegare la caduta dell’aereo quella di un missile.

Marzo 1982 La prima commissione d’in- chiesta parlamentare (presidente Carlo Luzzati) sostiene che senza l’esame del relitto non è possibile chiarire se il Dc9 cadde per esplosione interna (bomba) o esterna (missile). Agosto 1986 Il presi- dente della Repubblica Francesco Cos- siga chiede al presidente del Consiglio Bettino Craxi di disporre il recupero del relitto. Marzo 1989 Dopo cinque anni di lavoro sul relitto, i periti della com- missione Blasi concludono che il Dc9 è stato abbattuto da un missile. Maggio 1990 A sorpresa, due componenti della commissione voluta da Bucarelli fanno marcia indietro riproponendo l’ipotesi della bomba. Marzo 1993 Alexj Pavlov, ex colonnello del Kgb, rivela la sua verità:

il Dc9 fu abbattuto da missili americani, i sovietici videro tutto dalla base mili- tare segreta che nascondevano vicino a Tripoli: “Fummo costretti a non rivelare quanto sapevamo per non scoprire il no- stro punto di osservazione. Quella notte furono fatte allontanare tutte le unità so- vietiche della zona perché sapevamo che ci sarebbe stata un’esercitazione a fuoco delle forze americane”. Dicembre 1993 Andrea Crociani, imprenditore toscano, viene interrogato dal giudice Rosario Priore, titolare dell’inchiesta. Crociani rivela le confessioni a lui fatte da Mario Naldini, il tenente colonnello che prestava servizio all’aeroporto di Grosseto e che la sera del 27 giugno si alzò in volo con il suo caccia Tf140 per un’esercitazio- ne Nato. “Mario mi disse: Quella notte c’erano tre aerei. Uno autorizzato, due no.

Li avevamo intercettati quando ci disse- ro di rientrare. All’aeroporto di Grosseto, dopo l’atterraggio, ci informarono della tragedia del Dc9”. Naldini era il capo squadriglia delle Frecce Tricolori, morto a Ramstein nell’agosto dell’88 durante la disastrosa esibizione che causò la morte di 51 persone. Dieci giorni dopo doveva essere ascoltato da Priore per i fatti di Ustica. 26 novembre 2003 La tragedia di Ustica non fu certamente provocata dal cedimento strutturale del Dc9 dell’Itavia, ma probabilmente da un missile esplo- so dall’esterno dell’aereo. Il tribunale di Roma, a 23 anni dalla tragedia, dichiara responsabili i ministeri dei Trasporti, del- la Difesa e dell’Interno, e li condanna in solido a risarcire all’Itavia i danni, quan- tificati in circa 108 milioni di euro (210 miliardi delle vecchie lire). 30 aprile 2004 La terza sezione della Corte d’Assise di Roma assolve da tutte le accuse contesta- te i generali dell’Aeronautica Lamberto Bartolucci, Franco Ferri, Zeno Tascio e Corrado Melillo individuando responsabi- lità nelle condotte dei generali Bartolucci e Ferri in merito alle informazioni che i due militari fornirono, in maniera errata, alle autorità politiche. 15 dicembre 2005 Bartolucci e Ferri sono assolti in appel- lo. 10 gennaio 2007 La prima sezione penale della Corte di Cassazione si pronuncia definitivamente sul processo confermando la sentenza di assoluzione pronunciata in appello e cancellando quindi la possibilità ai famigliari delle vittime di chiedere un risarcimento.

lambrinopulos

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N° 6/2008 - ANNO XVII - 10 giugno

C ultura

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’angolo dei sette Savi:

Pare che i sette Savi fosse- ro ventidue (la battuta ap- partiene a Luciano De Crescenzo), ma questo non deve meravigliarci tanto. I Savi riportati negli antichi testi sono così numerosi per col- pa degli storici che non sono mai riusciti a mettersi d’accordo sui nomi. (così riferisce il mio frater- no amico Prof. Luigi Altobella il Past Governatore del Lions Club di Foggia Host, in un suo libretto).

A parte quattro e cioè Talete, Pi- tocco, Biante e Solone (che sono citati da tutti) gli altri tre andreb- bero sorteggiati fra un gruppo si diciotto nominativi che sarebbe- ro troppo lungo elencare. in ogni modo sia, tutti questi cosiddetti savi avevano in comune il fatto di essere di poche parole (a diffe- renza dei nostri contemporanei) o addirittura laconici, come si suole dire. Sono famose alcune loro af- fermazioni come “Sapendo taci”

(Solone), “Odia di parlare svel- to” (Biante), “Sii avido di ascol- tare e non di parlare”(Cleobulo),

“La tua lingua non corra davanti al pensiero” (Chifone), ”Ciò che stai per fare non dirlo” (Pittaco) e tante altre. Tutte espressioni che ci fanno capire come, con questa sintesi, essi siano stati probabil- mente gli inventori dei proverbi.

Sempre a proposito dei sette Savi, voglio ricordare un aneddoto che mi pare molto istruttivo per la vita di tutti i nostri giorni: Dio- gene Laerzio nella sua “Vita dei Filosofi” ricorda che i sette Savi, volendo fare una riunione in” log- gia”, si siano dati appuntamento a Delfi presso l’oracolo d’Apollo e che giunti sul posto, siano stati Alberto Trabucchi, giurista

A

Te, Maria, giovane figlia d’Israele, che hai co- nosciuto il turbamento del cuore giovane, dinanzi alla proposta dell’Eterno, guardino con fiducia i giovani del Ter- zo Millennio”. Questo è quan- to affermava il Papa, Giovanni Paolo II, per dare un’immagine problematica dei giovani d’og- gi. Successivamente, dello stesso avviso è stato il suo suc- cessore, Benedetto XVI che ad un Convegno della diocesi di Roma, svoltosi, a S.Giovanni, ha detto:”C’è una ‘crescente difficoltà’ a trasmettere i valori alle nuove generazioni. Genito- ri ed insegnanti- ha rimarcato il Papa- si riducono a ‘trasmettere determinate abilità’ o a colma- re i giovani di oggetti di con- sumo e gratificazioni effimere.

E’ ormai emergenza educativa a causa del relativismo” (Ansa notizie). Su questo tema c’è un Rapporto governativo “Come cambia la vita dei bambini”, re- alizzato dal “Centro Nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza”, in collaborazione con l’Istat e con il contributo del Ministero della Solidarietà sociale che, in real- tà, rappresenta una fotografia nitida del difficile percorso, già registrato dalla cronaca di tutti i giorni, tra infanzia, adolescen- za e maturità dei nostri giovani.

Lo studio si basa su un’inda- gine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana” dell’Istat, che è stata condotta su circa 24mi- la famiglie italiane, di cui il 29,2% con figli minorenni; essa mette in evidenza gli aspetti che riguardano la vita dei bam- bini in casa e nel tempo libero, toccando l’intera realtà italia- na. .Così, se il tempo trascor- so davanti al piccolo schermo dai ragazzi pugliesi dai 3 ai 17 anni(la “dose” giornaliera è di circa 3 ore) costringe gli stessi, a sorbirsi decine di spot, c’è, da registrare, dai dati statistici, an- che, una grossa sorpresa: nes- sun ragazzo, in Italia, segue le trasmissioni politiche(tribune, dibattiti) più dei ragazzi pu- gliesi. E qui, sempre, in tema di Tv, riteniamo che i genitori di bambini piccoli, in particolare, al di sotto di tre anni, debbano fare tesoro dell’ultima indagine americana pubblicata sulla Ri- vista “Archives of Pediatrics and Adolescent Medicine”, se- condo la quale, “guardare trop- pa televisione mette a rischio lo sviluppo cognitivo e comporta- mentale dei più piccoli”. Infatti, secondo Frederick Zimmerman, autore dello studio, esporre un bambino al di sotto dei tre anni ad un’eccessiva dose di Tv, può provocargli deficit di attenzione e atteggiamento aggressivo. Nei casi più estremi, il pericolo è ad- dirittura, di sviluppare patolo- gie molto serie come obesità o, addirittura, autismo. Ma, l’alto e impegnativo ruolo educativo dei genitori non si ferma,oggi, più di ieri, ad una regolamen- tazione della dose della Tv per i propri piccoli, specie se a questa dipendenza si aggiunge

“Se metà di ciò che dico è in- sensato, lo dico p e r c h é l ’ a l - tra metà possa raggiungerti”.

(Kahlil Gibran, poeta libanese)

ß Tra adolescenza e maturità ß

I nostri giovani d’oggi, presi da un percorso difficile, a partire dall’infanzia, ma con tante opportunità

quella della droga. Purtroppo, in Italia esiste un’emergenza educazione; nel Sud, in parti- colare, ci sono cause connesse alle realtà familiari e socio- economiche. A conferma di questa nostra osservazione, c’è il Rapporto sulla sussidiarietà 2006, presentato, a Napoli, dal- la Fondazione per la Sussidia- rietà e dalla Compagnia delle Opere della Campania. Infatti, da questo studio è emerso che il 65% delle famiglie intervistate ha sottolineato, principalmente il problema dell’educazione.

Ma c’è di più. Secondo un’in- dagine della Cisl, Scuola sul- la dispersione scolastica, ogni anno, in Campania sono 34.535

bambini e degli adolescenti, in particolare, è necessario, che la politica al Governo coinvolga, responsabilmente, la famiglia, con la scuola e con la società, le quali insieme, devono parti- re dal senso del bene e del giu- sto e vivere l’esperienza di vita familiare e sociale, con umiltà e umanità. E sulla scia di que- sto nostro orientamento per un

“modus vivendi” all’insegna del più vivo “senso civico”, ab- biamo registrato due iniziative di elevato valore sociale. Ecco la prima: il “Premio TRABUC- CHI alla PASSIONE CIVILE, a Verona, ispirato alla vocazione naturale di coniugare lavoro e impegno sociale, un’idea di Giuseppe Trabucchi, assegnato, nella prima edizione, ad un gio- vane talento narrativo e dram- maturgico, romano, Ascanio Celestini. Egli si è mosso, cul- turalmente, nel senso voluto dal Premio Trabucchi: la “Passione Civile”, storicamente trasmes- sa dalla famiglia Trabucchi, in Italia ed in Europa, in partico- lare, dal mio Maestro, Alberto Trabucchi, per aver ricoperto il ruolo di docente di Diritto Pri- vato all’Università di Padova e per aver ricoperto, per 15 anni, in particolare, del bullismo, so-

stenendo, a chiare lettere, che i bulli vanno puniti severamente.

Pertanto, la Suprema Corte, ac- cogliendo il parere del procura- tore generale, ha confermato la decisione della magistratura di sorveglianza di Genova che im- pediva di uscire in ore nottur- ne, a due ventenni( dalle 21 di sera alle 8 di mattina dovevano trattenersi in casa dei genitori), indagati per violenza e danneg- giamento fisico, reati consu- mati, appunto in ore notturne, a danno di un loro coetaneo.

Così, riteniamo che per poter iniziare un’opera di bonifica, nel campo dell’educazione dei

la carica di Giudice e Avvoca- to della Corte di Giustizia della Comunità europea di Lussem- burgo. Pertanto, il Premio alla passione civile affonda, così, le sue radici nella storia e ne ravviva la memoria, oggi, de- dicandosi al futuro delle nuove generazioni. E, dulcis in fundo, sempre su questo tema, la se- conda iniziativa è consistita in una vacanza originale, in Italia, di elevato valore sociale per un migliaio di giovani tra italiani e provenienti da tutta Europa.

La proposta, denominata “E!

state Liberi”, è venuta dall’As- sociazione Libera, presieduta dal Don Luigi Ciotti ed è con- sistita nel trascorrere, per que- sti giovani, le vacanze estive 2007, nei campi della legalità:

un’esperienza di lavoro e nuove conoscenze sui terreni confisca- ti alle mafie in Sicilia, Puglia, Calabria, Campania, Sardegna, ma anche in Piemonte. Questa iniziativa, programmata, anche, per l’estate 2008, a nostro avvi- so, è, senza ombra di dubbio, un’occasione importante, per i giovani partecipanti, per sentir- si ben motivati e utili agli altri!

Salvatore Resta

La caverna

ricevuti con grandi onori dal più anziano dei Sacerdoti. Costui, ve- dendo riuniti davanti a se il meglio della saggezza greca, ne approfit- tò per chiedere a ciascuno di loro di scolpire una massima su di una tavola di pietra. E fu così che Chi- lone di Sparta, per primo, scrisse sul frontone d’ingresso il famoso

“Conosci te stesso”; poi Clobolo scrisse “Ottima è la misura”, Pe- riandro scolpì “La cosa più bella del mondo è la tranquillità”, So- lone scrisse “Impara a ubbidire e imparerai a comandare”, Telete lasciò come testimonianza “Ricor- dati degli amici”, mentre Pittaco, il più eccentrico dei sette, scrisse un incomprensibile “Restituisci il deposito”. Alla fine mancava all’appello solo Biante sembrava irremovibile e affermava che sa- rebbe stato meglio per tutti se non avesse scritto niente. Le insisten- ze furono tante e quindi Biante, con mano tremante, scolpì questa frase: “La maggioranza degli uo- mini è cattiva”. Orbene, cari amici lettori, questa che sembra una fra- se da niente, rappresenta invece il più drammatico verdetto espresso dalla filosofia greca. Io so che il nostro nobile cuore di uomini, e di persone per bene, si rifiuta di accettare il pessimismo di Biante, ma mi convinco sempre più che forse il vecchio pazzo aveva ra- gione. L’unica speranza c’è la dà il moderno Bergson quando dice

“L’umanità diventa lentamente sempre più buona”. Accettiamo l’augurio e confidiamo nei prossi- mi secoli. L’angolo della caverna di Platone: Spesso ci interroghia- mo sul futuro dell’Umanità mon- diale. E spessissimo pronunciamo

il luogo comune; “le nostre aspet- tative sono proiettate nel futuro”.

Un concetto simile a quello della caverna di Platone. Come molti ricorderanno, Platone, nello sfor- zo di conciliare l’essere di Parme- nide con il divenire di Eraclito, ci racconta il mito della caverna.

Egli immagina appunto una gran- de caverna con all’interno uomini incatenati in modo da non poter guardare verso l’uscita. Alle spal- le di questi, appena fuori, c’è una strada attraversata da altri uomini che portano sulle spalle oggetti di varia forma, discutendo vi- vacemente fra loro. Alle spalle di tutti c’è il sole. Naturalmente gli uomini della caverna, che nella loro posizione vedevano solo delle ombre e sentendo solo delle voci, pensano che quelle ombre e quelle voci sia- no l’unica realtà esistente. Se potessero uscire fuori, invece, superato un primo momento di accecamento da parte della luce del sole, si accorgerebbero che la realtà è ben diversa. Il mito della caverna ci è stato spiegato già sui banchi del Liceo: il sole è l’essere, cioè la conoscenza, le ombre sono il non essere, cioè l’apparenza e fra l’uno e le altre c’è l’opinione. La co- noscenza differisce dall’opinio- ne in quanto la prima vede le cose come affermative sono, la seconda le immagina in forma approssimativa. Orbene, il tut- to serve a farci capire che nella vita vi sono falsi obbiettivi che sono soltanto le ombre della re- altà. Teniamolo presente….

Pietro Vitale gli studenti che abbandonano la

scuola, dato questo tra i più alti d’Italia. Ancora, sono circa 700 gli alunni che abbandonano alle elementari, mentre circa cin- quemila giovani, appartenenti soprattutto a ceti sociali medio- bassi, abbandonano per sempre la scuola media inferiore, per trovare rifugio nella sacca del

“lavoro nero”. C’è da rileva- re, ancora, un fenomeno ado- lescenziale più grave. In Italia la devianza giovanile aumenta:

negli ultimi 5 anni del 2,6% ri- spetto al quadriennio preceden- te. E aumentano, anche i casi di cronaca nera che vedono come protagonisti ragazzini, sempre più piccoli. Nel 2006 sono stati circa 40mila i reati commessi da minori, il 60% dei quali im- putabili a baby gang . E a causa di tale inarrestabile fenomeno di microcriminalità, la Suprema Corte di Cassazione, a nostro avviso, ha dato spessore giuri- dico ad un allarme sociale, in tema di scippo e furto in casa, ad opera di minorenni. Pertanto, la Cassazione, con una prima, sentenza emessa dalla IV sezio- ne penale, l’11 settembre 2007, ha disposto il carcere preventivo per i minorenni che si rendono protagonisti di furto, in apparta- mento o di scippi, risolvendo un conflitto giurisprudenziale che in passato, impediva l’arresto in flagranza e la custodia cautela- re, nei confronti dei minori che si macchiavano di simili reati.

Successivamente, la Corte di Cassazione, con una seconda sentenza, del 4 febbraio scor- so, ha continuato a dare il via libera alla linea dura nella re- pressione della criminalità ad opera dei ragazzi e dei giovani,

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N° 6/2008 - ANNO XVII - 10 giugno

P olitica

V oce all ’o pinione

L

e consultazioni elettorali del 13 e 14 Aprile 2008 hanno segnato col loro esito una svolta epo- cale nella storia politica italiana . Ben cinque fra Camera e Senato i gruppi parlamentari che siederanno tra gli scranni in questa sedicesima legislau- tura. A beneficio di inventario vanno così rielencati: Popolo delle Libertà, Lega Nord, Movimento per le Auto- nomie, Partito Democratico, Italia dei Valori e Unione di Centro. Si è assi- stito, come ampiamente documentato dal collega Lamprinopulos nel suo Articolo di apertura del numero del 15 Aprile u.s. ad un autentico Tnusnami della politica nostrana. Con l’esclusio- ne di Partiti e Partitini con alle spalle un glorioso trascorso si è difronte ad una esemplificazione del quadro parla- mentare e politico sul quale si impone una profonda analisi opportunamente sostenuta da dati e cifre. Il Pseudopar- titismo che ha contraddistinto l’ultima campagna elettorale evidenzia in pri- mo luogo che il Partito Democratico ha ottenuto il 37,5 % alla Camera asso- ciata all’Italia dei Valori ( che da sola otteneva il 4,4%) e che senza di esso si fermava al 33,2 %. Al Senato il PD andava meglio sempre associato all’

Italia dei Valori col 38,01 %. Il Popolo delle Libertà otteneva a Montecitorio il 46,8 % assieme alla Lega Nord ( sola superava l’ 8%) e col Movimento per l’ Autonomia. Senza questi apparen- tamenti il PDL rischiava di subire una cocente sconfitta. Al Senato il Popolo delle Libertà andava meglio ottenendo sempre con Lega Nord e Movimento per l’ Autonomia il 47,3%. Quasi in- variato il dato dell’UDC che al Senato

Aldo Moro

R

oma – Sono passati trent’anni dalla morte di Aldo Moro e gli effetti ne- fasti di quel crimine si riflettono ancora adesso; tutta la sua vita è stata a noi di esempio, fin da gio- vane costituente, per poi essere presidente del Consiglio e guida sicura della DC per oltre vent’an- ni, sempre un passo davanti agli altri nell’indicare strade nuove per il rafforzamento della demo- crazia in Italia, ma il lascito più duraturo è di carattere ideale, ri- assunto in una frase pronunciata nell’ultimo discorso pubblico (ai gruppi parlamentari della DC il 18 febbraio 1978): “o la classe dirigente democratica e con essa il paese civile, il paese che non ammette alternative né teoriche né pratiche alla democrazia ri- escono a suscitare la nascita di un nuovo senso del dovere, di un nuovo, intransigente attac- camento al sistema di libertà, di un più maturo e consapevole rispetto delle sue regole, oppure sarà difficile che questo sistema possa sopravvivere”: parole pro- fetiche! La guida costante della sua azione politica fu una forte consapevolezza della necessità di unire gli italiani nel rispetto della democrazia e delle sue re- gole, senza che nessuno avesse un obiettivo diverso dall’appli- cazione della Costituzione del 1948; Moro era consapevole dei rischi che l’Italia correva avendo un grosso partito (il PCI) fedele a parole alla Costituzione, di cui peraltro era stato uno degli arte- fici, ma nei fatti sotto l’influenza di un paese e di un sistema che di essa erano agli antipodi e de- dicò la sua vita a creare le con- dizioni perché questa situazione fosse superata. Il primo passo fu lo staccare il PSI dal PCI, in due tappe: “il centrosinistra pulito”

dopo le elezioni del ‘58 (il più grande successo del partito dopo l’irripetibile 1948, raggiunto an- che col felice motto elettorale

“progresso senza avventure”) e le “convergenze parallele” del 1960, e, dopo le elezioni del 1963 (nelle quali la DC pagò consape- volmente un alto prezzo), il PSI si staccò dal PCI entrando al Go- verno. Nel 1975, alle regionali il PCI ottenne un grande successo e la DC, al Congresso del mar- zo 1976, capì che doveva dare un forte segnale di rinnovamento ed elesse segretario Zaccagnini, il quale inaugurò la politica del confronto, “non cercato a qua- lunque costo e a qualunque con- dizione, ma costruttivamente e deve avere sempre come postula- to la libertà. Solo a questo patto il confronto con i comunisti è pos- sibile. Senza di esso è impossibi- le”. Nel suo discorso Moro, oltre a rilanciare una stretta collabora- zione col PSI (era stata appena superata una crisi di Governo) espresse fiducia nella possibilità di superare la crisi economica di allora e terminò col concetto “il Paese non si salverà se non na- scerà in Italia un nuovo senso del dovere”. Meno di un mese prima (il 27 febbraio) Berlinguer era in- tervenuto al XXV congresso del

In ricordo di Aldo Moro

PCUS dove (nella fossa dei leo- ni!!) disse: “noi ci battiamo per una società socialista che sia il momento più alto di tutte le con- quiste democratiche e garantisca il rispetto di tutte le libertà indi- viduali e collettive, delle libertà religiose e della libertà della cul- tura, delle arti e delle scienze”

e parlando di impegno interna- zionalista aggiunse “nel quadro delle alleanze internazionali del nostro paese” concludendo “è di decisiva importanza, di principio e di pratica, secondo noi, il rico- noscimento ed il rispetto della piena indipendenza di ogni Pae- se, di ogni movimento progres- sista e di ogni partito comunista operaio”. Alle elezioni del 1976 la DC scongiurò il “sorpasso” da parte del PCI che pure aumen- tò ancora sensibilmente i propri voti e seggi: notava al riguardo la Civiltà Cattolica (Civ.Catt.

1976,III,184): “tuttavia la forza comunista è una realtà con cui fare i conti, oggi più che mai..bi- sogna tener conto delle esigenze di giustizia che essa porta avan- ti..la necessità di questo confron- to esige, però, nello stesso tempo una rinnovata fiducia nei valori cui si ispira il partito di maggio- ranza..” Frattanto c’erano evolu- zioni nel PCI, con l’avvento alla segreteria di Enrico Berlinguer che tre anni prima, impressiona-

to dal golpe di Pinochet in Cile, aveva cominciato a parlare di compromesso storico e che aveva dato l’astensione al monocolore DC dopo le elezioni (governo della “non sfiducia”), trovandosi però costretto ad affermare alla Festa nazionale dell’Unità “il PCI è e rimarrà un partito comu- nista”. Nel luglio 1977 il Gover- no monocolore DC passò dalla

“non sfiducia” all’”intesa limi- tata e temporanea dei sei partiti (DC-PLI-PRI-PSDI-PSI-PCI).

Il PCI nel settembre presentò un progetto a medio termine (“l’au- sterità”), in cui per la prima volta apparve il concetto che la perso- na aveva un valore indipendente dai processi economici. Il 7 ot- tobre 1977 Berlinguer inviò una lettera a Mons. Bettazzi, Vescovo di Ivrea (in risposta ad una lettera del luglio 1976) nella quale so- stanzialmente diceva che il PCI era un partito laico; a rimarcare l’importanza dell’avvenimen- to, la Civiltà Cattolica vi dedicò un editoriale non firmato (Civ.

Catt. 1977-IV-211), in cui criticò ampiamente le argomentazioni di Berlinguer concludendo: “la vera novità sta nel fatto che l’on.

Berlinguer nella sua qualità di segretario del partito ed in un do- cumento pubblico abbia fatto al- cune affermazioni circa la laicità del PCI, quindi circa il rifiuto del

partito di far propria la filosofia materialistica e atea del marxi- smo, anche se non è riuscito a fondarle criticamente”. All’inizio del 1978 il PLI passò all’opposi- zione e, dopo due mesi trattative si decise di passare dall’astensio- ne all’appoggio da parte degli al- tri quattro partiti e Moro fu rapi- to mentre andava a Montecitorio per intervenire nella discussione sulla fiducia. La lunga introdu- zione storica serve a dimostrare che indubbiamente Moro aveva previsto l’evoluzione del PCI, forse l’aveva anche provocata con le sue intuizioni, ma questo gli aveva procurato nemici assai potenti: le Brigate Rosse, anzitut- to, che identificarono in lui una delle cause del cambiamento del PCI verso di loro (da compagni che sbagliano erano diventati ne- mici della classe operaia), la P2, gli USA (nelle ultime settimane sono stati resi pubblici documen- ti sulle intenzioni di USA e Re- gno Unito di intervento in Italia se nel 1976 avesse vinto il PCI) ed URSS (che notoriamente po- teva tollerare nei suoi vassalli una certa indipendenza in politi- ca estera, come per esempio Ce- ausescu in Romania, ma era in- flessibile nello stroncare l’eresia, come Ungheria, Cecoslovacchia e, successivamente, Polonia). È chiaro che la responsabilità pri- ma e principale della morte di Moro è delle Brigate Rosse, ma certo sono stati aiutati da uomini delle istituzioni, che avevano sta-

bilito che Moro dovesse morire:

è stato dimostrato che fra coloro che, ai vertici delle istituzioni, diressero, coordinarono, indiriz- zarono e seguirono le indagini sul sequestro Moro, ben cinquan- tasette erano iscritti alla P2, che ignorarono un’informativa che le Brigate Rosse intendevano rapi- re un importante uomo politico, anzi trasferirono il funzionario che l’aveva scritta, che per 21 giorni (gli ultimi della prigionia di Moro) tennero nascosti i do- cumenti scoperti in via Gradoli (che portavano ad altri covi ed altri terroristi), che stabilirono che Moro era morto fin dal primo giorno della sua prigionia, che prepararono la manipolazione strategica che portò alla morte di Aldo Moro (nella quale cadde anche chi scrive). Comunque, al di là di tutto questo, è necessario raccogliere l’appello di Moro a ricuperare il senso del dovere e della legalità, sempre e da parte di tutti.

Quale futuro per la politica italiana

otteneva quasi il 5.7% e alla Camera superava il 5,6%. Questo riepilogo si rende utile per rivelare e sostenere che il sistema politico italiano è ancora ibrido. Non ha una forma chiara e de- finita poichè dibattuto fra Bipolarismo e Bipartitismo. Gli apparentamenti del Partito Democratico con l’Italia dei Valori come del Popolo delle Libertà con il Movimento per l’ Autonomia del Sud e Lega Nord testimoniano che il Bipolarismo è tutt’altro che defunto.

Il Centro-Sinistra e il Centro-Destra esistono pur poggiandosi su due so- lidi sostegni quali il Partito Demo- cratico e il Popolo delle Libertà. C’è relativamente al passato una differen- za caratterizzata dalla scomparsa delle ali estreme di Sinistra e di Destra che propone come comune denominatore, come terreno di incontro il Modera- tismo in funzione anche e sopratutto delle riforme istituzionali. L’ assenza dell’ Italia dei Valori, della Lega Nord e del Movimento per l’Autonomia del Sud indicherebbe, però, una netta con- trapposizione bipartitica che, stando ai primi dati raccolti nel Pomeriggio del 14 Aprile contrapponeva al 37,3%

del PDL il 33,2% del PD. Cifre che, probabilmente, non avrebbe raggiunto durante la Prima Repubblica la Demo- crazia Cristiana quale Partito di mag- gioranza relativa. Non si vuol fare della dietrologia, nè cimentarsi in esercizi di Matematica Elettorale la cui unica re- ferenza renderebbe fredda l’analisi in itinere ma si vuol arrivare ad indicare che in Italia si è all’ alba del Biparti- tismo. Il voto espresso quindici giorni fa non è emulativo di una inglesizza- zione o americanizzazione del sistema

politico italiano ma sintomatico di una volontà, degli italiani, di esemplifica- re un quadro politico frammentato da partiti e partitini e, la cui eleminazione, pone la necessità di aprire una nuova fase nella storia politica del nostro pa- ese. Se il cavallo di battaglia del PD durante l’ultima campagna elettorale è stato il Riformismo su temi quali il Welfare e l’Istruzione si può sostenere che il Partito Democratico è un sogget- to riformista che trova nella base degli aderenti il proprio principale punto di riferimento. Se il Popolo delle Libertà, al contrario, ha concentrato la propria attenzione sui valori della Patria, della Famiglia e della Sicurezza si consta- terebbe che esso è un Partito Conser- vatore. Volgendo uno sguardo indietro nel tempo è sufficiente ricordare che, all’indomani dell’Unità d’Italia lo scenario politico e parlamentare era contraddistinto dalla presenza di una Sinistra progressista e di una Destra conservatrice e che, questa contrappo- sizione emergeva sul piano della Poli- tica economica col confronto fra una socializzazione ed una liberalizzazio- ne dell’Economia. Su alcune questioni economico-finanziarie questo confron- to esiste ancora. Ragion per cui una presenza bipartitica non sarebbe una novità nella Storia Politica dell’Italia.

La contrapposizione bipartitica cade però nel momento in cui si esamina il 5,6 % dell’ UDC. La compagine di Casini si è presentata autonomamente e col risultato raggiunto ha tenuto alla tempesta che ha travolto il PS, la Sini- stra Arcobaleno e la Destra divenendo di fatto la terza forz politica del Paese superando il 4,4 % dell’Italia dei Valo-

ri pur elettoralmente federata col Par- tito Democratico. Dinnanzi a questo inserimento diverrebbe anacronistico scrivere di Bipolarismo e di Bipartiti- smo poichè in questo Paese esiste un elettorato di antiche tradizioni demo- cristiane espressione del laicato catto- lico ed in parte della classe impiegati- zia sindacalmente legata alla CISL. E allora ? Si deve prendere atto che se il Partito Democratico e il Popolo delle Libertà non si porranno come Partiti interlclassisti e di massa, in Italia la probabilità di inserimento di un Terzo Partito puramente centrista, popola- re perchè radicato nel cattolicesimo e nella Piccola e Media Imprenditoria resterà sempre elevata e quindi sarà più intellettualmente onesto scrivere di Tripartitismo anzichè di Bipartitismo.

Come in Inghilterra anche in Italia l’UDC si candida ad essere una forza liberaldemocratica perchè a detta dui Casini paladina delle libertà e ostile a qualunque forma di Democrazia Bul- gara. Si ricorda che in Gran Bretagna recentemente i Liberaldemocratici hanno ottenuto nelle Amministrative il 24 % giungendo alle spalle dei La- buristi secondi al 25% e preceduti dai Conservatori al 44%. In questa ibridità del Sistema Politico italiano sospeso fra un Bipolarismo di convenienza meramente elettorale e un Bipartiti- smo semplificatorio il Tripartitismo pur individuato in un Centrismo Puro è il terzo incomodo. Solo l’attività par- lamentare della legislatura appena ini- ziata confermerà come smentirà questi teoremi.

Nicola Zuccaro

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