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Ricerca e investimenti, questa è l'eccellenza italiana [file.pdf]

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Dossier Sardegna – Pag. 118 20 novembre 2009

Ricerca e investimenti: questa è l'eccellenza italiana

Non ha dubbi il presidente di Farmindustria Sergio Dompé: le imprese del farmaco rappresentano «un valore strategico per la crescita industriale». E parlando del comparto come «campione del made in Italy», plaude alla Toscana «dove la farmaceutica è il care business della regione».

Il settore farmaceutico conferma di avere tutte le carte in regola per contribuire allo sviluppo del Paese, sebbene sia comunque chiamato ad affrontare le emergenze derivate dalla congiuntura economica. Crisi che non ha risparmiato l'occupazione, in discesa negli ultimi due anni del 7% rispetto al 2,9% dei principali Paesi europei, gli investimenti in ricerca e produzione, che dal 5% nel 2007 sono scesi al 2% nel 2008 e la redditività, in frenata dal 2001, come dimostra un recente studio Cergas Bocconi. «Anche a fronte di questo scenario particolarmente sfavorevole - sottolinea Sergio Dompé presidente di Farmindustria - le imprese del farmaco hanno saputo reagire sviluppando i mercati esteri, riducendo i costi e aprendo nuovi centri di ricerca e produzione per centinaia di milioni di euro». Questi dati dimostrano «che la farmaceutica ha affrontato le emergenze dettate dalla grave congiuntura economica internazionale». Le imprese, quindi, «possono continuare a investire solo in presenza di prospettive di medio-lungo termine, assolutamente fondamentali per un'industria che per la ricerca di un nuovo farmaco impiega quasi 15 anni e fino a 1 miliardo di euro». È, infatti, grazie alla fiducia nei confronti del Paese e nelle sue capacità, che le imprese del farmaco hanno saputo reagire sviluppando i mercati esteri e riducendo i costi. «A dimostrarlo ci sono l'apertura, negli ultimi anni, di nuovi centri di ricerca e produzione da parte di aziende nazionali e multinazionali per centinaia di milioni di euro, e quelli per un miliardo in tre anni degli Accordi di programma definiti con l'Aifa».

In che modo le industrie farmaceutiche costituiscono un valore strategico?

«Il nostro settore può e vuole essere uno dei motori per uscire dalla crisi. Con 69.500 addetti, tra i più qualificati nel panorama industriale, 6.230 addetti alla R&S, la farmaceutica esporta il 53% della propria produzione e sviluppa innovazione in oltre 200 progetti di ricerca italiani. Le imprese generano, inoltre, con i loro acquisti diretti, un

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indotto che conta più di 60mila addetti, 11 miliardi di produzione e una propensione all'innovazione che rende la farmaceutica leader sui mercati internazionali».

Lei ha detto che "medicinali e vaccini vanno visti come investimento per il Servizio sanitario nazionale". In che senso?

«Farmaci e vaccini sono anche un investimento per il benessere delle persone. Un mese di vita guadagnato ogni quattro è il risultato dell'allungamento della vita media in Italia dal 1951 in poi. E ciò può essere attribuito per il 40% ai frutti della ricerca farmaceutica.

L'uso appropriato di farmaci e vaccini genera, inoltre, significativi risparmi per un Welfare più efficiente e sostenibile. Ad esempio con la prevenzione, rendendo non necessari interventi chirurgici, rallentando la degenerazione e attenuando i sintomi di alcune malattie tipiche dell'invecchiamento, accorciando i tempi di ospedalizzazione o evitando i ricoveri e riducendo il rischio di malattie invalidanti. Uno studio condotto dal Centro Europa Ricerche mostra come la disponibilità di farmaci per patologie cardiovascolari, respiratorie e del sistema nervoso, che rappresentano la maggioranza delle cause di morte in Italia, garantisce una migliore qualità di vita e un risparmio di 6,4 miliardi per minori costi sanitari e 6 miliardi per minori costi indiretti».

Come commenta i tempi nelle procedure di autorizzazione dei farmaci?

«È necessaria una revisione regolatoria della metodologia di valutazione delle acquisizioni scientifiche che consenta procedure più snelle e tempi più brevi per lo sviluppo e la produzione di nuovi farmaci. Naturalmente sempre nel rispetto dei più elevati standard di sicurezza per la tutela della salute dei pazienti. Sembra andare nella giusta direzione la recente riorganizzazione dell'Aifa con il raggruppamento degli uffici in aree di competenza più ampie e il rafforzamento dei canali di collegamento con le altre Agenzie europee».

Cosa chiede alle istituzioni?

«Fino ad oggi siamo riusciti a contrastare la crisi, ma come ogni sistema ad alta specializzazione, in un'ottica di lungo periodo chiediamo regole certe e stabili che sappiano attrarre nuovi investimenti e consolidare quelli esistenti. Riconoscere questo valore è fondamentale perché significa incentivare la ricerca e quindi i progressi nelle terapie. Non chiediamo sconti, bensì uno snellimento delle procedure burocratiche e l'assoluta parità di comportamenti tra tutte le Regioni. Così come, altrettanto necessari, sono gli interventi di tutela della proprietà intellettuale e di riconoscimento del valore del marchio anche alla scadenza del brevetto».

La Toscana è la terza regione italiana per presenza di industrie farmaceutiche.

Qual è il quadro della situazione in regione?

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«La farmaceutica è nel core business dell'industria in Toscana, terza regione in Italia dopo Lombardia e Lazio, con più di 7mila addetti diretti. La farmaceutica è anche tra i primi tre settori industriali a Firenze e Siena, tra i primi cinque a risa e ha una presenza rilevante a Lucca. In questa regione operano imprenditori e manager coraggiosi a capo di grandi imprese a capitale nazionale, tra cui il primo gruppo italiano, imprese italiane a capitale estero e realtà più piccole, ma molto attive. Con 690 ricercatori, il 20,9% del totale nelle imprese della Toscana vanta una specializzazione nella farmaceutica, nei vaccini, negli emoderivati e nelle biotecnologie»

LA SARDEGNA PUNTI SULLA RICERCA

L’isola non rientra nelle grandi regioni che producono farmaci, ma ha tutte le carte in regola per fare ricerca e sperimentazione in diversi rami della farmaceutica. Il futuro per la farmacologia sono i distretti tecnologici: anche piccoli laboratori dove cercare l'innovazione e trovare nuove idee di farmaco. La Sardegna è partita bene con Polaris il parco scientifico e tecnologico della Sardegna, con sede a Pula. Lo scorso ottobre presso la sede ha avuto luogo la Convention Ict e Biomedica, organizzata dalla Regione e dall'Istituto nazionale per il commercio estero, con il supporto di Sardegna ricerche, l'agenzia regionale che gestisce Polaris. L’obiettivo è attirare l'attenzione di investitori esteri e favorire partnership scientitifiche e tecnologiche tra imprese e centri di ricerca locali e operatori esteri. Al forum hanno partecipato rappresentanti di aziende, enti e centri di ricerca provenienti da 14 Paesi stranieri, per un totale di 61 imprese. Sono intervenuti, Amin Al Miri,sottosegretario al ministero della Salute degli Emirati Arabi, Antonio Tilocca, presidente Sfirs, e l'assessore alla Sanità Liori. L’assessore ha sottolineato il fatto che le biotecnologie trovano finalmente delle straordinarie applicazioni nel campo della medicina. «Oggi in medicina ci sono quattro importanti campi di applicazione: i vaccini,gli anticorpi monoclonali, la terapia genica e le cellule staminali per i trapianti e la riparazione dei tessuti. È giusto che la Regione Sardegna si impegni strategicamente per valorizzare i nostri cervelli».

Giusi Brega

Riferimenti

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