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REGIONE SICILIA

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Academic year: 2022

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Disegni di riferimento N°: Scala disegno:

Approvato: Disegno num.:

Ultima rev.:

Progetto generale:

Nome cliente: Località:

PROVINCIA di PALERMO COMUNE di CARINI

REGIONE SICILIA

IL RICHIEDENTE (timbro e firma) IL PROGETTISTA (timbro e firma)

Sede legale: Via G. Galilei, 9/11, 90044 - Carini (PA) Tel.: 091-8668680

Email: rubbinosrl@libero.it Pec: rubbinosrl@pec.it Parti

ta i .v .a .:

0 65 77 77 08 26

Rubbino S.r.l.

Rubbino S.r.l.

Rubbino S.r.l.

Via Galileo Galilei, 9/11 90044 Carini (PA) Tel.: 091-8668680 Email: rubbinosrl@libero.it

Pec: rubbinosrl@pec.it P.Iva: 06577770826

Nuovo S.r.l.

Strada Gaglierano, 70 65013 Città Sant'Angelo (PE) P.Iva 02185910680

mobile (+39) 339.3255861 - (+39) 329.7609789 e-mail: info@nuovosrl.it url: www.nuovosrl.it

Fase Preliminare al P.A.U.R., ai sensi dell'art. 26-bis del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii., per un centro di stoccaggio e recupero rifiuti, impianto di essiccamento fanghi e valorizzazione energetica rifiuti solidi da realizzarsi in c.da Dominici s.n.c. (p.lla 2651 del Foglio n. 16) nel

Comune di Carini (PA).

Rubbino S.r.l.

Impianto di essiccamento fanghi e valorizzazione energetica rifiuti solidi

Studio d'Impatto Ambientale Preliminare

Art.26 bis

---- ----

Nuovo S.r.l.

17/12/2021

Nuovo S.r.l.

25/01/2022

1 di 1 Carini (PA)

RS12SIA0001A0

Firmato digitalmente da:

FIEROTTI MARIA ELENA Firmato il 03/02/2022 10:58

Seriale Certificato: 166737694527189027229609092015107545212

Valido dal 09/12/2019 al 08/12/2022 ArubaPEC S.p.A. NG CA 3

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Sommario

1. PREMESSA ... 8

2. INQUADRAMENTO NORMATIVO ... 10

3. LOCALIZZAZIONE DELL’IMPIANTO ... 12

3.1 Sito di localizzazione ... 16

3.2 Viabilità territoriale e accessibilità del sito ... 17

4. VINCOLI ... 19

4.1. Strumenti di pianificazione e programmazione ... 23

4.1.1 Aree naturali protette – Rete Natura 2000... 24

- ITA020023 - Raffo Rosso, Monte Cuccio e Vallone Sagana ... 25

- ZSC – Codice: ITA020021 – Montagna Longa, pizzo Montanello. ... 25

4.1.2 Carta di Rischio idraulico – Pericolosità Idraulica ... 27

4.2 Impianti a rischio di incidente rilevante ... 29

5. ASPETTI DI COERENZA CON LE NORME E CON GLI STRUMENTI PIANIFICATORI VIGENTI ... 30

5.1 Rifiuti prodotti in Sicilia ... 33

Produzione dei rifiuti differenziati in Sicilia ... 35

Raccolta per frazione merceologica, regione Sicilia, anno 2020 ... 36

5.2 PIANO REGIONALE PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI ... 38

5.2.1 Criteri di localizzazione ... 47

6. LA SCELTA IMPIANTISTICA ... 51

6.1 La fattibilità dell’intervento ... 52

6.2 Cumulo con altri progetti ... 53

7. ALTERNATIVA “ZERO” ... 54

8. APPLICAZIONE DELLE BAT ... 58

8.1 DECISIONE DI ESECUZIONE (UE) 2017/1442 DELLA COMMISSIONE del 31 Luglio 2017(Decisione 2017) Errore. Il segnalibro non è definito. 8.2 Direttiva 2010/75/UE ... 75 8.3 NOTA DIRETTIVA 2010/75 UE: DEFINIZIONI ... Errore. Il segnalibro non è definito.

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8.4 DECISIONE DI ESECUZIONE (UE) 2019/2010 DELLA COMMISSIONE del 12 novembre 2019(Decisione 2019) ... Errore. Il segnalibro non è definito.

9. OPERE DI CANTIERIZZAZIONE E COSTRUZIONE ... 82

10. DESCRIZIONE E ANALISI DELL’ATTIVITÀ PRODUTTIVA ... 86

10.1 Materie prime utilizzate ... 86

10.2 Codici CER... 86

10.3 Impianti ed attività di stoccaggio e trattamento rifiuti ... 89

10.4 Conferimento rifiuti in ingresso alla piattaforma ... 90

Ricezione del rifiuto e controllo ... 90

10.5 Stipula del contratto di trattamento e smaltimento ... 91

10.5.1 Richiesta di smaltimento da parte del cliente all’ufficio commerciale ... 91

10.5.2 Pre-valutazione dati, informazioni, scheda di omologa ... 91

10.5.3 Formalizzazione dell’offerta ... 92

10.5.4 Pianificazione conferimenti ... 92

10.6 Programmazione della ricezione rifiuti conferiti ... 93

10.6.1 Ricezione amministrativa ... 93

10.6.2 Ricezione operativa: accettazione ... 94

10.6.3 Elaborazione dati ... 96

10.7 Scarico del materiale ... 97

10.8 Trasporti e viabilità interna, sosta automezzi ... 98

10.9 LINEA 1: Impianto di essiccazione fanghi (Operazione D9-D15-R3-R13) ... 99

10.9.1 Descrizione del rifiuto trattato ... 99

10.9.2 Descrizione generale dell’impianto di essiccazione fanghi ... 100

10.10 LINEA 2: Impianto di coincenerimento (Operazione R1) ... 101

10.11.1 Descrizione del rifiuto trattato ... 103

10.11.2 Descrizione generale dell’impianto di coincenerimento ... 103

10.12 Materie prime ... 109

10.13.1 Materie prime utilizzate ... 109

10.13.2 Reagenti chimici utilizzati ... 109

(5)

5

10.14 Consumi di acqua industriale ... 110

10.15 Consumi di acqua potabile ... 111

11. ENERGIA ... 112

11.1 Consumi di energia elettrica ... 112

11.2 Produzione di energia elettrica ... 113

12 EMISSIONI ... 114

12.1 Emissioni in atmosfera ... 114

12.1.1 Emissioni generate dalle linee produttive ... 114

12.1.2 Impianto di trattamento aeriformi (fumane) dell’essiccazione ... 115

12.1.3 Impianto di abbattimento fumi coincenerimento ... 128

12.1.4 Punti di emissione ... 134

12.2 Scarichi idrici ... 136

12.2.1 Reti di raccolta acque ... 136

12.2.2 Acque di prima pioggia ... 138

12.2.3 Scarichi idrici ... 143

12.3 Rifiuti prodotti ... 144

12.3.1 Premessa ... 144

12.3.2 Produzione rifiuti ... 144

13. VALUTAZIONE INTEGRATA DELL’INQUINAMENTO, DEI CONSUMI ENERGETICI ED INTERVENTI PREVISTI DI RIDUZIONE INTEGRATA ... 146

13.1 Sistema centralizzato di supervisione ... 146

13.2 Riduzione integrata dell’inquinamento – applicazione delle BAT ... 147

13.2.1 Migliori tecniche disponibili (BEST AVAILABLE TECHNIQUES) ... 147

13.2.2 Piano di controllo ... 147

14. BONIFICA DEL SITO E RIPRISTINO AMBIENTALE ... 149

15. CATEGORIE AMBIENTALI INDIVIDUAZIONE, STIMA, VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI ED INTERVENTI DI MITIGAZIONE ... 151

15.1 Caratterizzazione climatica ... 152

15.2 Caratteristiche idro-geologiche ... 153

(6)

6

15.3 INDIVIDUAZIONE E STIMA DEGLI IMPATTI POTENZIALMENTE SIGNIFICATIVI E OPERE DI

MITIGAZIONE DI PROGETTO ... 155

15.3.1 Traffico veicolare ... 155

15.3.2 Emissioni in atmosfera ... 155

15.3.3 Ambiente idrico ... 156

15.3.4 Vegetazione, flora e fauna - Ecosistemi ... 156

15.3.5 Rumore e vibrazione ... 156

15.4 IMPATTO AMBIENTALE E MITIGAZIONI ... 158

15.4.1 Possibili impatti significativi e matrice ambientale ... 158

15.4.2 Fase di cantiere ... 158

15.4.3 Suolo e sottosuolo ... 164

15.4.4 Ambiente idrico ... 165

15.4.5 Atmosfera... 165

15.4.6 Rumore e vibrazioni ... 166

15.4.7 Energia, materie prime e rifiuti ... 167

15.4.8 Rifiuti ... 167

15.4.9 Natura e biodiversità... 167

15.4.10 Patrimonio sociale, culturale e paesaggistico ... 168

15.4.11 Inquinanti specifici ... 168

14.9. Alternative ... 168

16. CONCLUSIONI FINALI ... 170

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7

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8

1. PREMESSA

La presente relazione di Studio Preliminare Ambientale è redatta allo scopo di attivare la procedura descritta dall’art. 26-bis del D.Lgs n. 152 del 2006 per la realizzazione di un impianto di essiccamento fanghi e valorizzazione energetica dei rifiuti solidi non pericolosi (biomassa) in contrada Dominici nel Comune di Carini (p.lla 2651 del Foglio 16 del Catasto).

La Società “Rubbino S.r.l.” con sede legale in Via Galileo Galilei 9/11 – 90044 - del Comune di Carini (PA), azienda già attiva nel settore del trattamento e smaltimento rifiuti, e con la realizzazione dell’opera in oggetto, si prevede la costruzione e l’esercizio di un impianto costituito da due linee così definite:

- Linea 1 – Impianto di essiccazione fanghi (Operazioni D9-D15-R3-R13);

- Linea 2 – Impianto di coincenerimento (Operazione R1)1.

La capacità di trattamento della sezione di essicamento fanghi sarà in grado di ritirare e trattare circa 47.500 Mg/anno di fango umido (contenuto d’acqua medio del 75%), producendo una quantità di fango essiccato di circa 14.850 Mg/anno.

Il fango essiccato, miscelato insieme a opportune quantità di cippato, sarà trattato mediante un termovalorizzatore (impianto coincenerimento) per produrre energia elettrica allo scopo di rendere l’impianto capace di autosostenersi e cedere energia in rete.

L’impianto di coincenerimento è stato dimensionato per un quantitativo annuo di 19.250 Mg/anno di rifiuti solidi.

Gli impianti progettati sono finalizzati allo smaltimento di fanghi disidratati non pericolosi con conseguente produzione di energia elettrica e termica da utilizzare per l’autosostentamento della piattaforma.

Lo sviluppo del progetto segue le linee dei principi dell’ingegneria chimica e delle operazioni unitarie dell'ingegneria sanitaria - ambientale nonché delle migliori tecnologie disponibili (BAT) adottabili dal punto di vista tecnico ed economico.

1Art. 237-ter del D.Lgs. 152/06 , comma 1, lettera c) – “c) "impianto di coincenerimento": qualsiasi unità tecnica, fissa o mobile, la cui funzione principale consiste nella produzione di energia o di materiali e che utilizza rifiuti come combustibile normale o accessorio o in cui i rifiuti sono sottoposti a trattamento termico ai fini dello smaltimento, mediante ossidazione dei rifiuti, nonché altri processi di trattamento termico, quali ad esempio la pirolisi, la gassificazione ed il processo al plasma, a condizione che le sostanze risultanti dal trattamento siano successivamente incenerite.

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2. INQUADRAMENTO NORMATIVO

I riferimenti normativi presi come riferimento per la redazione del presente studio sono:

• La normativa di riferimento a livello nazionale e regionale in materia di Studio Preliminare Ambientale

• Decreto Legislativo 3 aprile 2006 n.152 “Norme in materia ambientale” e s.m.i.

• Decreto Legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 “Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità”.

• Decreto Legge 24 giugno 2014 n. 91 convertito con Legge 11 agosto 2014, n. 116 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, recante disposizioni urgenti per il settore agricolo, la tutela ambientale e l'efficientamento energetico dell'edilizia scolastica e universitaria, il rilancio e lo sviluppo delle imprese, il contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche, nonché per la definizione immediata di adempimenti derivanti dalla normativa europea.”

• Normativa europea (dell’Unione Europea) o Direttiva 85/337/CEE del Consiglio del 27 giugno 1985, concernente la valutazione di impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati, come modificata ed integrata con la direttiva 97/11/CE del Consiglio del 3 marzo 1997 e con la direttiva 2003/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 maggio 2003.

• Direttiva 92/43/CEE del 21 maggio 1992 Relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. (G.U.C.E. 22 Luglio 1992, n. 206). o Direttiva 97/62/CE del Consiglio del 27 ottobre 1997 recante adeguamento al progresso tecnico e scientifico della direttiva 92/43/CEE del Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (GUCE n. L 305 del 08/11/1997).

• Altre normative di livello statale.

• Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 "Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137".

• Legge quadro sulle aree protette n. 394 del 6 dicembre 1991.

• Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio 25 marzo 2005 Elenco dei Siti di importanza comunitaria (SIC) per la regione biogeografica continentale, ai sensi della direttiva 92/43/CEE (G.U. della Repubblica Italiana n. 156 del 7 luglio 2005).

• Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio 25 marzo 2005 Elenco delle Zone di Protezione Speciale (ZPS), classificate ai sensi della direttiva 79/409/CEE (G.U. della Repubblica Italiana n. 168 del 21 luglio 2005).

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• Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n.357 “Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”.

• Sentenza del Consiglio di Stato n.1229 del 28/02/2018.

• Legge 14 giugno 2019 n.55 che modifica il comma 3 del’art.184-ter del DLgs 152/2006 e s.m.i..

• Decreto del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio in data 5 febbraio 1998

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3. LOCALIZZAZIONE DELL’IMPIANTO

Elaborati di riferimento:

RS12AEG0001A0 – “Rendering di progetto preliminare”

RS12AEG0002A0 – “Fotoinserimento”

RS12AEG0005A0 – “Comparazione superfici e volumi edifici da demolire e nuova realizzazione”

RS12AEG0006A0 – “Mappa Catastale”

RS12AEG0007A0 – “Stralcio del PRG”

RS12AEG0008A0 – “Carte tematiche”

Il lotto in cui la società “Rubbino S.r.l.” intende realizzare il progetto, distinto in Catasto nel foglio di mappa 16 particella 2651, è ubicato nel comune di Carini in c.da Dominici, con accesso dalla via omonima. Nel sito sono presenti attualmente edifici ad uso industriale e una pesa per gli automezzi posizionata in prossimità del cancello di ingresso.

L’area interessata dallo studio ricade nel comune di Carini, topograficamente nella tavoletta I.G.M.I. 1.25.000

“Foglio 249 III N.E. "Carini” Nella Carta Tecnica Regionale ricade nella sezione, n°594070, in scala 1:10.000.

L’area di progetto descritto di forma trapeziodale è ubicata all’interno dell’agglomerato industriale del Comune di Carini, e precisamente nei punti di coordinate geografiche UTM 38° 9.090’ Lat. Nord e 13°

11.821’ Long Est, a una quota topografica di circa m. 43 s.l.m.

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Dal PRG relativo alla zonizzazione dell’area ove insiste l’area in oggetto risulta cha l’area è censita “D1 - AREA INDUSTRIALE ESISTENTE” come mostrato in figura 1.1.2: Stralcio PRG.

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Figura 2.1.1.: Stralcio PRG

Dagli atti catastali, della proprietà della suddetta ditta, risulta che l’area di ubicazione dell’impianto ricade al foglio n° 16 particella n° 2651 del Catasto.

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Figura 2.1.2.: Mappa catastale

3.1 Sito di localizzazione

L’ubicazione dell’impianto in parola è previsto su un lotto destinato all’insediamento di attività produttive esistente della provincia di Palermo e situato nella zona industriale di Carini.

Il terreno si presenta di forma trapezoidale e tracciando una circonferenza di raggio 1 km dal perimetro della società in esame, come mostrato in figura seguente, possiamo individuare gli insediamenti presenti in tabella qui sotto riportata.

TIPOLOGIA SI NO NOTE

Attività produttive X

Case di civile abitazione X

Scuole, ospedali, etc. X Scuola

Impianti sportivi e/o ricreativi X

Infrastrutture di grande comunicazione X Ferrovia

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17

Opera di presa idrica destinate al consumo umano X

Non presenti nel raggio di 500 mt

Corsi d’acqua, laghi, mare, etc. X

Riserve naturali, parchi, zone agricole X Zone agricole

Pubbliche fognatura X

Metanodotti, gasdotti, acquedotti, oleodotti X Acquedotto

Elettrodotti di media/alta tensione X

Elettrodotto di media tensione

3.2 Viabilità territoriale e accessibilità del sito

L’area d’intervento è in una posizione strategica rispetto alle infrastrutture generali di collegamento territoriali (aeroporto Falcone – Borsellino, porto di Palermo, rete ferroviaria, rete autostradale) che assicurano un’eccellente accessibilità generale.

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L’autostrada A29 Palermo-Mazara del Vallo, situata circa a mt 2.000 in linea d’aria, serve l’area di Carini attraverso due svincoli. Il primo, lo svincolo di Carini, a servizio dei flussi da e per la città di Palermo verso il centro e la zona industriale di Carini, è posto ad est e dista dall’area d’intervento 5 Km circa. Il secondo, svincolo di Villa Grazia, è posto ad ovest subito dopo lo svincolo Aeroporto, proseguendo in direzione Mazara del Vallo, e ben si collega attraverso la SS 113.

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4. VINCOLI

Sul sito di insediamento dell’impianto della Rubbino s.r.l. proposto dalla presente, non gravano vincoli rilevanti, essendo l’area di interesse censita come “D1 - AREA INDUSTRIALE ESISTENTE”, come si evince dal PRG.

Si vedano le seguenti carte tematiche in allegato.

Elaborati di riferimento:

RS12AEG0006A0 – “Mappa Catastale”

RS12AEG0007A0 – “Stralcio del PRG”

RS12AEG0008A0 – “Carte tematiche”

Nella progettazione del Layout di impianto si è tenuto conto del vincolo della fascia di rispetto di mt 30 dalla FERROVIA DELLO STATO.

Si veda il seguente elaborato in allegato, dove si evidenzia con la linea magenta, parallela alla Ferrovia, la distanza di 30 metri di tutto l’impianto dalla stessa (vedi stralcio in figura).

Elaborato di riferimento:

RS12EPF0001A0 – “Layout impianto Preliminare”

Figura 10.1.: Estratto del LAYOUT IMPIANTO PRELIMINARE

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20

Inoltre, nella fase successiva dello studio ambientale, sarà necessario eseguire una verifica per eventuale vincolo aeroportuale, presso ENAC di Palermo, in considerazione del fatto che nell’impianto è presente un punto di emissione (E2) dell’impianto di coincenerimento, con un’altezza pari a 18 metri.

Si veda il seguente elaborato in allegato, dove si evidenzia la sezione A-A del camino (E2) con altezza di 18 metri da piano zero (vedi stralcio in figura).

Elaborati di riferimento:

RS12EPF0001A0 – “Layout impianto Preliminare”

RS12AEG0004A0 – “Planimetria punti di emissione e scarico”

Figura 10.2.: Estratto della PLANIMETRIA PUNTI DI EMISSIONE E SCARICO

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L’area interessata dallo studio non è sottoposta a vincolo idrogeologico R.D. 3267/323.

Non ricade nella fascia di rispetto dai corsi d’acqua di 150 m L. 431/’85 e risulta quindi libera da ogni vincolo.

L’area in esame non rientra nelle aree perimetrate dall’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente - “Piano Straordinario per l’Assetto Idrogeologico” descritte come aree a rischio R4, R3, R2 e R1 e zone a Pericolosità Geomorfologica P1 e P2 –P3, P4- P.A.I.- Area Territoriale tra il Bacino Idrografico del Fiume Oreto e Punta Raisi (040) (Decreto Luglio 2006).

Inoltre non risultano, nel corpo della descrizione dei dissesti idrogeologici, problematiche di alcun tipo per l’area in esame.

Si riporta lo stralcio della Carta del Rischio Idrogeologico e del Dissesto idrogeologico, in scala 1:10.000.

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22

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23

Con l’entrata in vigore dell’OPCM 3274 del 2003 nell’ambito della classificazione dell’intero territorio nazionale, il Comune di Carini è stato classificato come zona 2 cioè, “zona con pericolosità sismica media, ove si possono verificare terremoti abbastanza forti- 0,15 ≤ PGA < 0,25g”.

La Regione Sicilia ha imposto l’obbligo del calcolo antisismico per tutte le zone sismiche del tipo 2, con accelerazione orizzontale con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni (ag/g) 0.15-0.25, e accelerazione orizzontale di ancoraggio dello spettro di risposta elastico (ag/g) 0,25.

La legislazione vigente affronta il problema del “Rischio sismico” essenzialmente con il DM 17/01/2018, sulle Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni che modifica la legge n°64 dello 02/02/1974 e precisamente con ordinanza OPCM 3274 come modificato dall’OPCM 3134 del 3/5/2005 che detta provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per zone sismiche e definisce la Categoria dei Suoli di Fondazione e con OPCM 3907/2010 e OPCM 4007/2012-(Contributi per interventi di prevenzione del Rischio Sismico), Legge 24/06/2009 n°77.

4.1. Strumenti di pianificazione e programmazione

Per quanto riguarda gli strumenti e gli atti di pianificazione territoriale, ambientale e di settore, nella presente sezione sono stati analizzati:

• Aree naturali protette - Rete natura 2000;

• Carta di sensibilità Ecologica;

• Carta di Rischio Idraulico;

• Carta di Pericolosità Idraulica.

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4.1.1 Aree naturali protette – Rete Natura 2000

Natura 2000 è lo strumento della politica dell'Unione Europea per la conservazione della biodiversità.

Nel dettaglio, si tratta di una rete ecologica creata al fine di garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario. La rete Natura 2000 è costituita dai Siti di Interesse Comunitario (SIC) e comprende anche le Zone di Protezione Speciale (ZPS).

Dall’analisi della cartografia messa a disposizione (estratto in figura sottostante) si evince come sull’area in oggetto non risultano presenti aspetti naturalistici degni di nota, né vincoli di salvaguardia e di tutela di aree di pregio ambientale.

Figura 2.1.1.1: Estratto Habitat Natura 2000 – Vincoli Ambientali

Figura 2.1.1.2: Estratto Rete Natura 2000 – Vincoli Ambientali

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25

Figura 2.1.1.3: Aree Naturali Protette – Vincoli Ambientali

In particolare il sito in questione si trova a circa 3.450 mt da due siti SIC-ZPS - ZSC elencati di seguito:

- ITA020023 - Raffo Rosso, Monte Cuccio e Vallone Sagana - ZSC – Codice: ITA020021 – Montagna Longa, pizzo Montanello.

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27

4.1.2 Carta di Rischio idraulico – Pericolosità Idraulica

Con il Piano per l’Assetto Idrogeologico viene avviata, nella Regione Siciliana, la pianificazione di bacino, intesa come lo strumento fondamentale della politica di assetto territoriale delineata dalla legge 183/89, della quale ne costituisce il primo stralcio tematico e funzionale. Il Piano Stralcio per l’ Assetto Idrogeologico, di seguito denominato Piano Stralcio o Piano o P.A.I., redatto ai sensi dell’art. 17, comma 6 ter, della L.

183/89, dell’art. 1, comma 1, del D.L. 180/98, convertito con modificazioni dalla L. 267/98, e dell’art. 1 bis del D.L. 279/2000, convertito con modificazioni dalla L. 365/2000, ha valore di Piano Territoriale di Settore ed è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni, gli interventi e le norme d’uso riguardanti la difesa dal rischio idrogeologico del territorio siciliano.

Dalla consultazione del P.A.I., l’area di prevista installazione dello stabilimento, per come già rappresentato, non risulta essere individuata fra i siti interessati da rischio idraulico e pericolosità idraulico (come mostrato nelle figure sottostanti).

Figura 2.1.3.1: Estratto del P.A.I. Sicilia: Rischio Idraulico

Figura 2.1.3.2: Estratto del P.A.I. Sicilia: Pericolosità Idraulica

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28

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4.2 Impianti a rischio di incidente rilevante

L’impianto non rientra nel campo di applicazione della normativa in materia di incidenti rilevanti, il Decreto Legislativo n. 105 del 26 giugno 2015.

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5. ASPETTI DI COERENZA CON LE NORME E CON GLI STRUMENTI PIANIFICATORI VIGENTI

Il Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti stato redatto nel Luglio 2012, facendo seguito alla nomina del Presidente della Regione Siciliana quale Commissario Delegato pro tempore per l'Emergenza Rifiuti in Sicilia, revisionato ed adeguato nel 2015 ed approvato definitivamente con Decreto di Giunta Regionale del 18 gennaio 2016.

Il Piano persegue in prima istanza l’autosufficienza e la condizione di equilibrio del sistema regionale nel suo complesso. L’analisi dei dati relativi alla produzione annua di rifiuti evidenzia, dal 2006, un trend decrescente.

In via cautelativa, nonostante sia prevedibile per gli anni futuri una ulteriore diminuzione della produzione, per le elaborazioni è stato utilizzato il dato di produzione dell’anno 2009, pari a 2.601.798 t/anno, considerandolo valido anche per la produzione di rifiuti nel periodo 2010-2015.

Il "Piano" aggiornato al 2015 in sintesi prevede:

- la ricognizione dei flussi di rifiuti e dello stato attuale di gestione integrata dei rifiuti solidi urbani;

- la definizione di un nuovo sistema integrato di gestione dei rifiuti urbani;

- la definizione degli obiettivi da raggiungere, articolati in tre fasi: emergenziale (con interventi del Commissario delegato da gennaio 2011 a dicembre 2012), transitoria (da gennaio 2012 a dicembre 2013) e di regime (da gennaio 2014 a Dicembre 2015); la definizione della potenzialità degli impianti necessari alla gestione ed al trattamento dei rifiuti urbani (sulla base dei flussi e del sistema integrato di gestione definiti) a scala provinciale;

- la definizione della potenzialità degli impianti necessari alla gestione ed al trattamento dei rifiuti urbani (sulla base dei flussi e del sistema integrato di gestione definiti) di interesse regionale;

- la pianificazione degli interventi infrastrutturali indispensabili al conseguimento degli obiettivi prefissati;

- la stima di massima di costi per l'infrastrutturazione prevista.

Il piano in definitiva propone un modello di Gestione integrata che tende verso un’assoluta minimizzazione dell’uso della discarica, intesa quale “cimitero dei rifiuti”, introducendo anche per quelle ad oggi in esercizio, l’idea di discarica vista come “piattaforma industriale per la produzione di materie ed energia dai rifiuti”.

“La gestione integrata dei rifiuti urbani”, dal piano viene definita come una crucialità di ordine normativo, tecnico, economico e culturale la cui combinazione più o meno ottimale, conduce sempre ed in ogni caso alla determinazione di un numero: il costo del servizio. Quindi una logica gestionale e amministrativa che intende il “rifiuto come risorsa economica”, da cui trarne profitti capaci di ridurne il costo di gestione.

La Gestione integrata dei rifiuti, prevede le azioni che sottendono al ciclo, che in sintesi possono essere così declinate in termini di vera e propria scala di priorità:

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1) Azioni di prevenzione e riduzione dei rifiuti (v. compostaggio domestico), a monte delle raccolte;

2) Raccolta Differenziata stradale, “porta a porta” , contestuale alla realizzazione dei C.C.R. (Centri comunali e/o intercomunali di raccolta);

3) La messa in esercizio nell’Ambito territoriale degli impianti di recupero della frazione secca (selezione) e della frazione umida (compostaggio) provenienti dalla R.D.;

4) Recupero energetico da biomasse (biogas) , sia della frazione umida della R.D. che della frazione organica del R.U.R (il sottovaglio del TMB), nell’un caso posto a monte della fase di compostaggio e nell’altro a monte della produzione di F.O.S. (frazione organica stabilizzata);

5) Il Trattamento meccanico biologico (T.M.B.) a “bocca di discarica” e non, del R.U.R. (Rifiuto Urbano Residuo) a valle della R.D.;

6) Il Recupero di materie le c.d. “materie prime/seconde” dalla selezione meccanica della frazione secca del R.U.R. (il c.d. sopravaglio);

7) Produzione di CSS combustibile in conformità al DM 14 febbraio 2013 n.22, dagli scarti e sovvalli residuali dalla selezione della frazione secca del TMB del R.U.R. e scarti della frazione secca della R.D. con pc.i (potere calorifero inferiore).> di 16.000 KJ/Kg ;

8) La produzione di F.O.S. (frazione organica stabilizzata) da TMB del sottovaglio del RUR;

9) Valorizzazione energetica anche con tecnologie diverse dall’incenerimento, degli scarti e sovvalli con p.c.i.

< di 13.000 KJ/Kg., residuali della selezione della frazione secca del TMB del R.U.R., nonché della F.O.S.

allorquando presenta un p.c.i > di 7.500 KJ/Kg.

10) Conferimento in discarica del residuale costituito da: FOS (altrimenti non utilizzata) per capping, sottovaglio da spazzamento stradale dei R.U., inerti da R.S.U., vetro altrimenti non recuperabile.

Il piano sulla base delle composizioni merceologiche del rifiuto solido urbano e da analisi merceologiche condotte sul rifiuto in ingresso ha elaborato una composizione merceologica media rappresentativa del rifiuto solido urbano prodotto in Sicilia. Tale composizione merceologica è riportata nelle figure che seguono ed è stata espressa sia in termini percentuali, che in termini di peso rapportato ad un totale di 500 kg di rifiuto tal quale.

Il piano, in una logica di salvaguardia dell’ambiente e della salute pubblica, evidenzia che una corretta pianificazione della gestione dei rifiuti nel territorio, non potrà mai prescindere da una inderogabile Direttrice: nel più assoluto rispetto delle matrici ambientali, far sì che il cittadino paghi sempre meno un servizio assolutamente primario del vivere civile: lo smaltimento dei rifiuti.

Lo schema di fig. 2.5.2. sintetizza gli obiettivi del Sistema di Gestione Integrata dei Rifiuti (S.G.I.R.), in ragione dell’omogeneo conseguimento nella regione di una percentuale di R.D. 65% (ad oggi in Sicilia la percentuale di R.D. è del 13,3% secondo il Rapporto RSU ISPRA del 2015), laddove per completezza di informazione in ragione degli scenari che si determinano al crescere della R.D., sono riportate su una base nominale di 100

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ton. di RSU prodotto, le percentuali dei Flussi “in” e “out” per ciascuna delle fasi della Gestione ed un correlato Bilancio delle Masse relativo alle materie recuperabili, a quelle non recuperabili, oltreché a quelle destinate a possibile valorizzazione energetica ovvero in alternativa da conferire in discarica

Il piano individua le seguenti infrastrutture del Sistema integrato di gestione regionale classificate per tipologia, in esercizio, già programmate e da programmare:

1) i C.C.R. (Centri Comunali di Raccolta) a servizio della R.D.;

2) gli Impianti di compostaggio, con produzione di biogas e non;

3) gli Impianti di selezione della “frazione secca” da R.D. (v. par.fo 3 del Capitolo XI°);

4) le Piattaforme CONAI deputate al conferimento della “frazione secca” della R.D.;

5) gli Impianti di T.M.B. del RUR “a bocca di discarica e non”, con recupero di MPS;

6) gli Impianti di recupero energetico;

7) gli Impianti di trattamento del percolato;

8) il c.d. “compostaggio di comunità”.

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5.1 Rifiuti prodotti in Sicilia

Una stima dei rifiuti prodotti, in riferimento alla provincia di Palermo, è possibile effettuarla valutando il

"PIANO REGIONALE DI GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI DELLA REGIONE SICILIANA" APPROVATO CON DECRETO DEL MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE 11 LUGLIO 2012, PUBBLICATO IL GAZZETTA UFFICIALE N. 179 DEL 2 AGOSTO 2012, successivamente modificato con Deliberazione n. 2/2016.

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I dati a disposizione, raccolti ed elaborati direttamente dall’Ufficio del Commissario delegato per l’emergenza rifiuti in Sicilia grazie alle campagne annuali di raccolta dati, consentono di determinare a livello provinciale, di ambito territoriale ottimale e comunale i quantitativi di rifiuti urbani biodegradabili raccolti, per singole tipologie di rifiuto urbano, in modo differenziato e non differenziato.

Il rilevamento evidenzia i quantitativi di rifiuti urbani indifferenziati avviati a discarica (differenziati per flussi convogliati direttamente a discarica e flussi che invece vengono avviati a discarica solo a seguito di trattamenti intermedi) e quelli avviati ad impianti di trattamento (frazione umida per la produzione di compost di qualità, separazione e valorizzazione degli scarti cellulosici).

Di seguito si riporta una tabella, dal Piano di Gestione dei Rifiuti in Sicilia, con i dati della raccolta differenziata riferita all’anno 2012.

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35 Produzione dei rifiuti differenziati in Sicilia

SI aggiornano tali riferimenti con i dati pubblicati da ISPRA nel “Rapporto Rifiuti Urbani” edizione 2018, che si riportano di seguito:

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Da quanto sopra riportato si evincono criticità per il conferimento della raccolta differenziata in idonei impianti e soprattutto criticità per lo smaltimento degli scarti di lavorazione (individuati principalmente con il CER 191212). Essi sono attualmente classificati come rifiuti speciali (non pericolosi) e, anche se suscettibili di recupero, sono nella stragrande maggioranza smaltiti in discariche per rifiuti non pericolosi.

Corre l’obbligo di aggiornare tali dato con i riferimenti dell’ISPA per l’anno 2020:

Raccolta per frazione merceologica, regione Sicilia, anno 2020

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L’impianto proposto è finalizzato alle attività di stoccaggio e di trattamento di rifiuti speciali.

Sono rifiuti speciali, ex art. 184, comma III, tra gli altri, i rifiuti prodotti dalle attività economiche e dunque, provenienti da attività agricole e agro-industriali, da lavorazioni industriali e artigianali, da attività commerciali, da attività di servizio, i fanghi prodotti dalla potabilizzazione, dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi etc.

In questo senso, infatti, il Progetto sottoposto ad esame, non prevede il trattamento di CER di provenienza urbana (provenienti dalla raccolta differenziata) ma di quei rifiuti che per la loro provenienza sono da considerarsi speciali.

Oggi, a seguito delle Ordinanze del Presidente della Regione Sicilia, l’ Ordinanza n.04/Rif del 7 giugno 2018

“Disposizioni per l'incremento della Raccolta differenziata-Integrazioni. Misure urgenti e straordinarie per gli impianti di recupero e trattamento” reiterata con l’Ordinanza n. 6/Rif del 10 agosto 2018, con le quali

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vengono sollecitati i Comuni ad incrementare la percentuale di raccolta differenziata oltre il 30% si prevede un progressivo aumento della RD.

Le citate Ordinanze prendono atto delle volumetrie in esaurimento di molte discariche siciliane e della criticità relativa agli impianti della frazione differenziata e di conseguenza evidenziano la necessità di porre in atto tutte le azioni necessarie per prevenire l’insorgere di nuove emergenze.

Da quanto sopra riportato si evincono criticità per il conferimento della raccolta differenziata in idonei impianti e soprattutto criticità per lo smaltimento degli scarti di lavorazione (individuati principalmente con il CER 191212). Essi sono attualmente classificati come rifiuti speciali (non pericolosi) e, anche se suscettibili di recupero, sono nella stragrande maggioranza smaltiti in discariche per rifiuti non pericolosi.

5.2 PIANO REGIONALE PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI

L’attuale normativa relativa alla Gestione dei Rifiuti Speciali in Sicilia fa riferimento all’Aggiornamento del Piano Regionale per la gestione dei Rifiuti Speciali del 09/02/2016 e successivo adeguamento del 22/02/2017.

Il documento del predetto piano è stato elaborato tenendo conto dei seguenti elementi:

- quadro normativo di riferimento a livello comunitario, nazionale e regionale;

- produzione dei rifiuti speciali in Regione Sicilia, tenendo conto delle rilevazioni effettuate negli anni precedenti;

- diverse modalità di recupero e smaltimento;

- valutazione dei fabbisogni.

l rifiuti speciali oggetto di tale Piano, classificati secondo quanto previsto dall'art. 184, comma 3, del decreto legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 come modificato dal decreto legislativo n. 4 del 16 gennaio 2008, sono:

a) i rifiuti da attività agricole e agro-industriali;

b) i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonché i rifiuti che derivano dalle attività di scavo, fermo restando quanto disposto dall'articolo 186;

c) i rifiuti da lavorazioni industriali;

d) i rifiuti da lavorazioni artigianali;

e) i rifiuti da attività commerciali;

f) i rifiuti da attività di servizio;

g) i rifiuti derivanti dalla attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acquee dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi;

h) i rifiuti derivanti da attività sanitarie;

i) i macchinari e le apparecchiature deteriorati ed obsoleti;

l) i veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti;

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39 m) il combustibile derivato da rifiuti.

Nel Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti Speciali viene indicata la produzione regionale dei rifiuti speciali che è stata quantificata, a partire dalle informazioni contenute nelle banche dati MUD relative alle dichiarazioni annuali effettuate ai sensi della normativa di settore. I dati illustrati di seguito si riferiscono al biennio 2011-2012 e sono stati desunti dalle dichiarazioni presentate negli anni 2012 e 2013.

Sempre dal Piano risulta che la Sicilia rispetto alla produzione rilevata ha gestito circa 4.256.775 tonnellate di rifiuti speciali nel 2012 registrando una lieve diminuzione rispetto al 2011 con 4.684.911 tonnellate gestite.

Nel 2012 il 67% ha subito un’operazione di recupero di sostanze inorganiche (R5) e il 14% invece è stata espansa sul suolo a beneficio dell’agricoltura o dell’ecologia (R10).

Per quanto riguarda le operazioni di smaltimento (D) solo il 29% va in discarica (D1) e invece il 59% subisce una trattamento fisico-chimico (D9).

Si denota per il periodo in esame 2011-2012 un aumento della percentuale di rifiuti speciali smaltiti per tutte le operazioni, passando dal 22% al 29% di rifiuti smaltiti in discarica e un aumento di 8.438 tonnellate di rifiuti inceneriti. ln tutta la regione sono attivi soltanto 3 inceneritori di rifiuti speciali, ad Augusta, Carini e a Catania.

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Si riportano di seguito le tabelle riferite ai rifiuti recuperati e smaltiti in regione nell’anno 2012.

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Stima dei fabbisogni impiantistici di riferimento nella Regione Siciliana.

Applicando il criterio del potenziale destino ai flussi di rifiuti della produzione “base” regionale, si ottiene il quadro complessivo delle diverse gestioni riferibili al recupero ed allo smaltimento dei rifiuti, così come illustrato nelle successive tabelle.

A) Riepilogo della gestione delle diverse tipologie di recupero

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Si ricorda che le indicazioni riportate comprendono fabbisogni diretti di recupero/smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi da produzione “base”, oltre che del percolato di discarica, e fabbisogni indiretti di recupero/smaltimento di rifiuti speciali (sia non pericolosi che eventualmente anche pericolosi) derivanti dalle attività di recupero e smaltimento dei suddetti rifiuti speciali non pericolosi

B) Riepilogo della gestione delle diverse tipologie di smaltimento

Formulato quanto sopra circa le quantità oggetto dei trattamenti da operare al fine del conseguimento del

“corretto destino” dei rifiuti come sopra rappresentato, l’evidenza che la sommatoria dei fabbisogni impiantistici per effettuare le suddette operazioni di recupero e smaltimento risulta essere molto maggiore della produzione dei rifiuti speciali così come riportata in Tabella. Infatti a fronte di una produzione di rifiuti speciali che risulta essere per l’anno 2014 pari a 2.061.116 ton., la sommatoria dei fabbisogni impiantistici risulta essere pari a c.a. 3.973.976 t/a.

Il Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti Speciali riporta la successiva TAB.1 che compendia il fabbisogno impiantistico, riportato in forma di “range” anche per tenere in debito del trattamento delle masse di potenziali rifiuti speciali discernenti ad esempio dalle attività di bonifica anche dei suoli, assolutamente non quantificabili né pianificabili in questa sede.

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Questi dati mettono in luce una situazione di carenza di un sistema impiantistico regionale che non è in grado di garantire il trattamento e lo smaltimento di importanti flussi di rifiuti generati dalle attività produttive che si svolgono in regione.

Risulta importante focalizzare l’attenzione sui dati riferiti alle operazioni:

- R3c Riciclo/recupero sostanze organiche con un fabbisogno impiantistico per ton/anno da 83.560 a 100.000.

- D9l trattamento chimico/fisico (rifiuti liquidi) con un fabbisogno impiantistico per ton/anno da 470.646 a 550.000.

- D10-R1 Incenerimento/recupero energetico con un fabbisogno impiantistico per ton/anno da 156.185 a 200.000.

Risulta evidente che l’impianto proposto dalla RUBBINO risulta adeguato rispetto al fabbisogno preventivato in tale piano.

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5.2.1 Criteri di localizzazione

I criteri per la localizzazione degli impianti che le Province devono adottare, possono contemplare elementi di salvaguardia aggiuntiva rispetto ai sovraordinati criteri regionali, ma limitatamente ad aree di rilevanza ambientale/naturale in conformità al PTCP vigente e dai relativi piani di settore e non possono in ogni caso essere meno prescrittivi dei criteri regionali.

Ai sensi dell’art.196 comma 3, “le Regioni privilegiano la realizzazione di impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti in aree industriali, compatibilmente con le caratteristiche delle aree medesime, incentivando le iniziative di autosmaltimento. Tale disposizione non si applica alle discariche”.

In particolare, l’identificazione del sistema dei vincoli relativi alla localizzazione di nuovi impianti per lo smaltimento ed il recupero di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, fatte salve tutte le norme che disciplinano i requisiti tecnici e operativi degli impianti di gestione dei rifiuti (D.lgs 133/2005; 36/2003), è stata ispirata ai seguenti criteri:

a) assicurare l’armonizzazione con la pianificazione per i rifiuti urbani ed il coordinamento con gli altri strumenti di pianificazione regionali previsti dalla normativa vigente, ove adottati (art. 199, comma 4, del Dlgs 152/2006 s.m.i.);

b) favorire la minimizzazione dell’impatto ambientale degli impianti e delle attività in considerazione dei vincoli ambientali, paesaggistici, naturalistici, antropologici e minimizzando i rischi per la salute umana e per l’ambiente;

c) prevedere che la localizzazione di tutti i nuovi impianti, eccetto le discariche, nel rispetto delle disposizioni vigenti in materia urbanistica, avvenga in maniera privilegiata in aree industriali definite ai sensi del D.M. n.

1444/1968 come zone di tipo D, relative alle parti del territorio destinate a nuovi insediamenti per impianti industriali o ad essi assimilati (art. 196, comma 3, e 199, comma 3, lett. a), del Dlgs 152/06 s.m.i.) ovvero, in relazione alla tipologia di impianto e di attività anche in aree non industriali purché le attività siano connesse/asservite alle altre attività produttive già esistenti (a titolo esemplificativo e non esaustivo deve essere ritenuta adeguata la localizzazione di impianti per il recupero degli inerti in aree ove sono in essere attività estrattive od anche attività di recupero di biogas in aree ove sono presenti attività agricole);

Il Piano prevede che anche l’applicazione delle BAT (Best Available Techniques) di settore per impianti non in regime di AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) può essere ritenuta una misura idonea di mitigazione che nel caso di discariche fa riferimento al D.Lgs. n. 36/2003 e ss.mm.ii.

La Legge regionale 8 Aprile 2010 n. 9 e ss.mm.ii., recante le norme della“ Gestione integrata dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati” all’articolo 17 stabilisce modalità di accelerazione e semplificazione delle procedure autorizzative per l’attivazione degli impianti necessari alla gestione integrata dei rifiuti, prevedendo al comma 3 che “Le opere per la realizzazione degli impianti necessari alla gestione integrata dei

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rifiuti nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione degli impianti, sono di pubblica utilità, indifferibili ed urgenti. Le predette opere possono essere ubicate anche in zone classificate agricole dai vigenti strumenti urbanistici comunali, purché distino almeno 5 chilometri dal perimetro del centro abitato”; tale comma è stato poi modificato dalla Legge Regionale n.26 del 9 maggio 2012 (Finanziaria Regionale per l’anno 2012) portando la distanza di 5 chilometri a 3 chilometri dai centri abitati.

ll centro abitato è qui considerato come definito dall’art. 3 Comma 1 punto 8 del nuovo codice della strada D. Lgs. n. 285/1992 e smi. La delimitazione del C.A., che sarà curata dal Comune, indica: l’insieme di edifici (raggruppamento continuo, ancorché intervallato da strade, piazze, giardini o simili, costituito da non meno di venticinque fabbricati e da aree di uso pubblico con accessi veicolari o pedonali sulla strada).

Posto che l’impianto della RUBBINO ricade in area censita D1, ovvero Area con impianti industriali esistente”, il criterio di distanza dal centro abitato non è applicabile..

Per quanto attiene alle alternative di localizzazione in funzione della destinazione urbanistica, occorre preliminarmente evidenziare che nel Piano di Gestione dei Rifiuti Urbani in Sicilia per quel che riguarda gli impianti di compostaggio fa riferimento all’Ordinanza Commissariale n. 426 del 29 Maggio 2002

“Approvazione delle Linee guida per la progettazione, costruzione e gestione degli impianti di compostaggio”, disciplina i vincoli escludenti l’ubicazione degli impianti ed i vincoli da considerare in funzione delle condizioni locali come di seguito riportato.

Tali vincoli sono riferiti per la localizzazione di impianti di trattamento meccanico-biologico, di digestione anaerobica e valorizzazione energetica.

Vincoli escludenti:

• Le aree individuate dagli artt. 2 e 3 del DPR 8/9/97 n. 357;

• Le aree collocate nelle zone di rispetto (art. 6, DPR 236/88) per un raggio non inferiore a 200 metri dal punto di approvvigionamento idrico a scopo potabile pubblico, salvo eventuali deroghe da parte delle autorità competenti supportate da analisi di rischio;

• Le aree a distanze dai centri abitati < 200 m (distanza dal nucleo abitato così come definito dal Codice della Strada), derogabile per il compostaggio di scarti verdi;

• Le aree soggette a esondazione; per la verifica relativa ad aree in fregio ad aste fluviali deve, al riguardo, essere presa come riferimento la piena con tempo di ritorno pari a 50 anni. (20 anni nel caso di compostaggio di scarti verdi);

• Le aree ricadenti nelle fasce di rispetto previste dalla L.R. n° 78/76;

• Le disposizioni previste nella L.R. n° 71/78 e successive modifiche ed integrazioni.

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Le distanze fanno riferimento al limite dell’area di impianto, intendendo con tale termine l’area strettamente connessa al ciclo di lavorazione dei rifiuti, ivi compreso lo stoccaggio dei prodotti recuperati e degli scarti.

E’ evidente che la localizzazione dell’impianto proposto dalla RUBBINO non ricade in nessuna delle situazioni

“escludenti” elencate sopra.

Dall’aggiornamento del Piano per la gestione dei rifiuti speciali in Sicilia del 2017 corre l’obbligo di evidenziare che risulta “preferenziale” la localizzazione degli impianti, esclusi gli impianti di compostaggio, in ambiti industriali/produttivi/artigianali esistenti o dismessi come nel caso in esame.

Inoltre la presenza di una buona viabilità di accesso e la possibilità di collegamento alle opere di urbanizzazione primaria è ritenuta altresì “preferenziale”:

L’impianto in questione si trova a poca distanza dal centro abitato di Carini e si riscontra la presenza di una buona viabilità attraverso alla SS113 che raggiunge l’autostrada A29.

Sempre nell’Aggiornamento del Piano Regionale per la gestione dei Rifiuti Speciali viene ritenuto come motivo “penalizzante” la localizzazione di un impianto di trattamento rifiuti a distanza inferiore di km 3 rispetto a “case sparse”, così per come riportato nella seguente tabella:

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A circa 80 mt dall’impianto proposta dalla RUBBINO S.r.l. si individuano dei fabbricati assimilabili a “case sparse”, ma si può affermare che le misure di mitigazione adottate in progetto garantiranno una elevata tutela sia ambientale sia per la salute umana, in definitiva, che ai sensi della giurisprudenza citata l’area proposta per la realizzazione dell’impianto in questione è pienamente conforme con la destinazione urbanistica dell’area.”

Il sito dove effettuare l’intervento proposto è stato scelto in quanto il completo ed integrale recupero di fabbricati esistenti in stato di abbandono e degrado ha consentito l’inserimento di nuova strutture con riqualificazione del sito e pertanto annullare il consumo di suolo naturale.

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6. LA SCELTA IMPIANTISTICA

La crescente attenzione alle strategie di lotta al cambiamento climatico e la conseguente enfasi sulla produzione energetica da fonti rinnovabili ha determinato un ragionevole interesse ed una crescente tendenza alla adozione di sistemi di recupero energetico.

Il trattamento dei rifiuti previsto (essiccamento) è un sistema di trattamento ex situ di residui basato su meccanismi fisici e/o chimici.

L’indirizzo normativo in atto al ciclo di gestione dei rifiuti, con evidenti risvolti sul piano tecnico, impone la scelta di soluzioni tecnico-progettuali in grado di ottimizzare le risorse e dunque i costi. La scelta di ricorrere pertanto alla realizzazione di impianti, nei quali si realizza una evidente contrazione dei costi in atto all’intero ciclo di gestione, appare oggi dunque legata allo spirito della norma.

La potenzialità della piattaforma comunque è rappresentata dalla sezione di valorizzazione energetica dei rifiuti e della biomassa in uscita dalla linea 1 tramite un impianto di gassificazione.

Il processo di gassificazione può essere definito come la conversione termochimica di un combustibile solido o liquido in un gas, attuata mediante la presenza di un agente gassificante (aria/ossigeno e/o acqua/vapore) conducendo ad una sua parziale combustione. Il processo di degradazione termica avviene a temperature elevate, la miscela gassosa risultante costituisce il fluido che viene definito gas di sintesi (syngas).

Quest’ultimo può essere bruciato direttamente o convertito in combustibile sintetico oppure utilizzato per produrre metanolo o idrogeno. Oltre al produrre syngas si otterranno materiali di scarto sotto forma di ceneri con dei residui di processo chiamati char e tar. La composizione ed il potere calorifico del syngas proveniente dalla gassificazione varia a seconda dell’agente gassificante impiegato, della tipologia di materiale in ingresso e del tipo di tecnologia di gassificazione utilizzata.

I vantaggi della gassificazione sono diversi:

• Versatilità rispetto alle caratteristiche del materiale in ingresso: con la tecnologia della gassificazione è possibile recuperare energia da ogni materiale a base di carbonio;

• Sostenibilità energetica del processo globale: le reazioni, anche complesse, che avvengono durante il processo di gassificazione con aria, producono sufficiente calore da autoalimentare tutto il processo, evitando così l’apporto di energia primaria dall’esterno (ad es. metano, gasolio, ecc.).

• Ridotto impatto ambientale e di emissioni aeriformi: in questa tecnologia non è il combustibile solido ad essere bruciato, come nelle tecnologie tradizionali di incenerimento, ma con essa viene estratto un gas (syngas) che rappresenta il vero combustibile. Essendo quindi la combustione di un combustibile gassoso, si realizzano tutti i vantaggi in termini di facilità di gestione del processo, ridotti

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volumi complessivi e di aria necessaria, emissioni di inquinanti molto ridotte rispetto alle tecnologie tradizionali.

• Miglioramento del rendimento di conversione grazie alla conversione di un combustibile solido in uno gassoso.

Molte tecnologie, inoltre, presentano limiti tuttavia i risultati dei test in corso dimostrano l’applicabilità di alcuni di questi approcci

- Trattamenti biologici: favoriscono la degradazione dei contaminanti ad opera dei microrganismi presenti mediante la somministrazione di sostanze (ossigeno, nutrienti) direttamente nei sedimenti o nel capping (copertura reattiva);

- Trattamenti chimici: producono la distruzione dei contaminanti ad opera di composti chimici.

La scelta del trattamento con sistema di desorbimento termico è stata dettata dalla maggiore versatilità impiantistica e soprattutto perché le alternative, quali: chimico-fisico, ultrafiltrazione, osmosi, biologico, setacci molecolari, etc… hanno dei limiti di trattamento su alcune tipologie di rifiuto.

Il sistema di evaporazione non pone limiti sulla tipologia di rifuto in ingresso, inoltre ha i seguenti vantaggi:

- Semplicità di gestione;

- Meno costoso;

- Riduzione dei punti di emissione in atmosfera in quanto il trattamento di riduce ad un solo passaggio;

- Ridotto ingombro;

- Facilità di gestione con conseguente tutela sugli aspetti ambientali e di sicurezza.

L’indirizzo normativo in atto al ciclo di gestione dei rifiuti, con evidenti risvolti sul piano tecnico, impone la scelta di soluzioni tecnico-progettuali in grado di ottimizzare le risorse e dunque i costi. La scelta di ricorrere pertanto alla realizzazione di impianti, nei quali si realizza una evidente contrazione dei costi in atto all’intero ciclo di gestione, appare oggi dunque legata allo spirito della norma.

6.1 La fattibilità dell’intervento

Come già esposto nel quadro di riferimento programmatico, non ci sono particolari problematiche legate alla fattibilità dell'intervento in quanto si tratta di attività rientranti nel fabbisogno impiantistico del Piano Regionale dei rifiuti speciali.

Le stesse considerazioni valgono anche dal punto di vista strettamente ambientale, poiché come verrà esposto nel quadro di riferimento ambientale non vi sono incompatibilità tra la realizzazione dell'impianto

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rispetto alle locali condizioni geologiche, geomorfologiche, idrogeologiche, floristiche, faunistiche e paesaggistiche.

6.2 Cumulo con altri progetti

L’impianto oggetto della presente valutazione riguarda esclusivamente una conversione tecnologica di un sito impiantistico preesistente, tenendo conto che nel raggio di almeno 10 chilometri non sono presenti altri impianti similari, per quanto a conoscenza dei proponenti si può affermare che nell’area di intervento relativamente al cosiddetto “effetto cumulativo” tra più impianti della stessa tipologia, non è presente, in particolare per le Linee 1 e 2.

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7. ALTERNATIVA “ZERO”

Le alternative di progetto possono essere di differenti tipologie:

▪ alternative di processo o strutturali, definibili in fase di progettazione e consistenti per esempio nell’adozione di tecnologie differenti da quelle proposte o nell’uso di materie prime diverse;

▪ alternative di localizzazione dell’opera, definibile sempre in fase di progettazione in funzione della conoscenza dell’ambiente, dell’uso del suolo e dei limiti rappresentati da aree sensibili o critiche;

▪ alternative nell’adottare misure di mitigazione diverse da quelle proposte;

▪ alternativa di non procedere con il progetto di ampliamento (alternativa zero).

Per effettuare una corretta ed esaustiva analisi degli impatti ambientali che un’opera può produrre sul territorio, occorre verificare anche la possibilità di non procedere alla realizzazione di alcun intervento e, sulla base di ciò, tentare di prevedere l’evoluzione degli scenari futuri a seguito di un “non-intervento” (alternativa zero).

Ad oggi la Sicilia continua ad attraversare un periodo di profonda crisi nel settore dei rifiuti che ha condotto, come visto in passato, alla proclamazione dello stato di emergenza ed al successivo commissariamento della Regione da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Se è sotto gli occhi di tutti che la crisi riguarda fortemente il comparto dei Rifiuti Solidi Urbani (R.S.U.), è altrettanto vero che agli occhi degli operatori economici soprattutto del settore industriale il territorio siciliano è, ad oggi, fortemente sprovvisto di impianti per lo stoccaggio, il trattamento e lo smaltimento finale dei rifiuti pericolosi e non pericolosi, le cui produzioni sono aumentate progressivamente ed inesorabilmente nel corso degli anni.

Stante questa situazione, gli operatori del settore sono costretti a smaltire i rifiuti presso impianti di trattamento ubicati oltre i confini regionali, con evidenti e non indifferenti costi legati al trasporto ultraregionale.

Non a caso si è osservato sempre più frequentemente negli ultimi anni il fenomeno del rinvenimento di numerose discariche e smaltimenti abusivi sparsi su tutto il territorio regionale che costituiscono una continua minaccia agli già indeboliti e delicati equilibri ecosistemici.

Oggi, a seguito delle Ordinanze del Presidente della Regione Sicilia, l’ Ordinanza n.04/Rif del 7 giugno 2018

“Disposizioni per l'incremento della Raccolta differenziata-Integrazioni. Misure urgenti e straordinarie per gli impianti di recupero e trattamento” reiterata con l’Ordinanza n. 6/Rif del 10 agosto 2018, con le quali vengono sollecitati i Comuni ad incrementare la percentuale di raccolta differenziata oltre il 30% si prevede un progressivo aumento della RD.

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Le citate Ordinanze del Presidente della Regione Sicilia prendono atto delle volumetrie in esaurimento di molte discariche siciliane e della criticità relativa agli impianti della frazione differenziata e di conseguenza evidenziano la necessità di porre in atto tutte le azioni necessarie per prevenire l’insorgere di nuove emergenze.

L’intervento proposto, nello spirito di propugnare soluzioni impiantistiche coadiuvanti la crescita della raccolta differenziata nonché creare uno sbocco per i rifiuti di provenienza industriali, vede l’attuazione di uno schema di trattamento finalizzato – senza trascurare i benefici di ricaduta sul contenimento dell’impatto ambientale alla concreta transizione ad un impianto “integrato” per la produzione di materie prime seconde sinergica al recupero energetico dai rifiuti, attraverso il processo di digestione anaerobica.

Non sono state esaminate alternative di localizzazione in quanto l’opera proposta è una conversione migliorativa rispetto all’impianto autorizzato.

Per quanto riguarda le misure di mitigazione, si ritiene che quelle adottate in fase di progettazione dell’impianto siano del tutto idonee per la minimizzazione dei potenziali impatti dell’opera.

La produzione di syngas insieme al trattamento dei fanghi costituisce uno dei principali vantaggi dell’impiantistica proposta

Tra le caratteristiche e vantaggi del processo, occorre considerare che:

Atmosfera

Per quanto riguarda la componente “atmosfera”, i potenziali impatti derivanti dell’opera proposta sono legati all’emissioni odorigene e di polveri ed altri possibili inquinanti sia durante la fase di costruzione che di esercizio. Al riguardo saranno adottate le seguenti misure:

▪ installazione di opportuni sistemi di abbattimento emissioni;

▪ ubicazione delle linee di trattamento all’interno di capannoni opportunamente confinati;

▪ uso di contenitori ermetici per il trasporto e conferimento dei materiali da trattare.

Ambiente idrico

Le fasi di costruzione della piattaforma impiantistica non comporteranno interferenze con l’ambiente idrico nel suo complesso.

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Le caratteristiche costruttive dell’opera, che prevede un’impermeabilizzazione delle aree di lavoro e una rete di raccolta dedicata del percolato, consentirà di evitare qualsiasi tipo di sversamento sui suoli; pertanto, il pericolo di convogliamento di inquinanti in fase soluta verso i corpi idrici recettori, è praticamente nullo.

Considerato la situazione attuale di tale componente ambientale e le misure di prevenzione/mitigazione sopra citate, si ritengono trascurabili gli effetti legati alla realizzazione della nuova opera, come testimoniato dal confronto delle due matrici degli impatti e non si rilevano elementi penalizzanti rispetto a quanto già autorizzato.

Suolo e sottosuolo

Per quanto riguarda il suolo e il sottosuolo, la fase di costruzione interferisce con la componente in esame a causa della viabilità, dell’utilizzo di risorse materiali.

Al contrario, in fase di esercizio sono escluse possibili interferenze con la componente in esame. Infatti, le caratteristiche costruttive dell’opera, che risulta prevista con c.a. impermeabilizzato e di un sistema di raccolta, permettono di escludere perdite di inquinanti in soluzione acquosa verso il suolo/sottosuolo.

Flora e fauna

I potenziali fattori d’impatto sugli ecosistemi presenti nell’area sono costituiti essenzialmente dalle emissioni in atmosfera e dal rumore in fase di costruzione ed esercizio del nuovo impianto.

Essendo lo stabilimento ubicato in una zona caratterizzata da una buona pressione antropica, siamo infatti in zona con delle strutture esistenti che per lo più verranno riconvertite, si ritengono trascurabili gli effetti legati alla realizzazione della nuova opera e non si rilevano elementi penalizzanti rispetto a quanto già autorizzato.

Rumore

Per quanto riguarda la fase di esercizio della piattaforma impiantistica, si riportano le misure di mitigazione e prevenzione previste per limitare l’innalzamento del livello sonoro; tali misure sono:

▪ saranno usati raggi di curvatura grandi nelle tubature e cambiamenti di sezione continui anziché discontinui e sarà evitata la cavitazione dei sistemi di pompaggio;

▪ le trasmissioni saranno di preferenza elicoidali anziché ad ingranaggi con denti diritti;

▪ le masse in rotazione saranno equilibrate

▪ sarà assicurata la lubrificazione degli elementi

▪ sarà fatto ricorso preferibilmente a modalità di trasmissione più silenziosi quali accoppiamenti elastici o trasmissione idrauliche, cinghie dentate.

Per ridurre il rumore irradiato dai macchinari sarà realizzato quanto segue:

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▪ saranno utilizzati materiali a smorzamento interno elevato (ghisa, lamiere multi strato, materie plastiche)

▪ saranno chiuse tutte le aperture ed i giunti ove possibile

▪ le macchine più rumorose installate all’esterno saranno dotate di cabine insonorizzanti.

▪ installazione delle nuove linee all’interno di capannoni;

▪ piantumazione di alberi intorno al perimetro dell’area.

Paesaggio

La realizzazione dell'impianto comporterà un impatto permanente sulla componente paesaggio, in quanto l'impianto modificherà la percezione visiva di un intorno di territorio a configurazione rurale che trae origine fra l'unione dei terreni coltivati dall'uomo e le relative strutture abitative e di esercizio.

Al fine di rendere minima la visibilità dell'impianto è stato previsto in progetto, la realizzazione di una fascia arborea di protezione a separazione , costituito da alberi di ulivo e piante di alloro, tali specie arborea è autoctona e pienamente compatibile con la vegetazione esistente.

Ad ogni modo, rispetto al progetto autorizzato, minor impegno di superficie a parità di rifiuto trattato, pur tenendo conto delle superfici necessarie per il compostaggio, grazie alla maggior compattezza dell’impiantistica anaerobica.

Conclusioni

In conclusione, sulla base dei risultati delle analisi sviluppate e delle caratteristiche e finalità proprie dell’intervento si può ritenere che gli impatti diretti e/o indiretti sull’ambiente derivanti dalla realizzazione del nuovo impianto, siano trascurabili fatto salvo il rispetto delle modalità di lavoro e dei criteri di protezione ambientale come richiamati in sede di progettazione.

Alla luce di quanto sopra riportato, appare evidente che la scelta di non realizzare le opere di conversione impiantistica (Opzione “Zero”) comporterebbe un aggravio della già pesante situazione in tema di gestione rifiuti in ambito regionale nonché provinciale.

Riferimenti

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