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LA LIQUIDAZIONE DEL DANNO DA INABILITA' TEMPORANEA

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LA LIQUIDAZIONE DEL DANNO DA INABILITA' TEMPORANEA

Dr. Francesco Cardì

La liquidazione del danno da temporanea ha sempre aperto problematiche di diversa natura.

Innanzitutto sovente ci vengono prodotte certificazioni perfettamente concatenate in cui viene prolungato a dismisura il periodo di inabilità del danneggiato per lesioni non particolarmente gravi che sicuramente nella realtà avrebbero un decorso molto più rapido.

Questo atteggiamento compiacente, per non dire complice, di alcuni medici genera nel danneggiato aspettative non commisurate alle lesioni subite e contemporaneamente pone la Compagnia Assicuratrice in una posizione difficile dato che si troverà a dover controbattere le richieste di controparte solo con la trattativa dialettica con il legale, cioè con la tecnica di ricondurre a i.t.t. solo i giorni riconosciuti dal P.S. o da altra struttura pubblica e come i.t.p., tutto o parzialmente, il periodo comprovato dai certificati del medico di parte.

Il risultato è che l’esborso inizialmente previsto per un lieve danno può comunque notevolmente lievitare incidendo sul costo medio dei sinistri di quella tipologia.

Qualche volta, in alcuni casi macroscopici, abbiamo provveduto ad incaricare il medico ns.

fiduciario per una visita sul danneggiato, ottenendo una relazione che riportava in termini molto più realistici la valutazione dell’inabilità temporanea, anche se questo poi ci portava a scontrarci con il legale dell’infortunato che insisteva sulle conclusioni contenute nei certificati medici di parte.

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TAGETE n. 3 Settembre 2003 Anno IX

Liquidatore sinistri Società Cattolica di Assicurazione Centro di Liquidazione di Catania per Sicilia e Calabria

Tagete n. 3-2003 Ed. Acomep

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A creare qualche problema è stata anche la struttura pubblica, che dovrebbe essere “super partes”, con qualche certificazione anch’essa concatenata che ha suscitato qualche perplessità sulla veridicità, anche se i controlli effettuati a tutt’oggi non hanno confermato questa impressione.

Probabilmente il fenomeno è dovuto al fatto che i sanitari della struttura pubblica di fronte alle pressanti insistenze del danneggiato preferiscono certificare un prolungamento dell’inabilità anziché entrare in una insidiosa polemica che potrebbe avere anche dei risvolti negativi sul piano della responsabilità professionale nel caso in cui vi possa essere (ed effettivamente il sanitario non può avere assolute certezze) anche un minimo rischio di repentini peggioramenti della salute del paziente.

Altri problemi si sono creati nei casi in cui si è ricevuto un certificato di avvenuta guarigione a distanza di parecchi mesi dalla data di sinistro e vi era la pretesa del danneggiato che tutti i giorni compresi fra il giorno dell’evento e quello della guarigione dovessero essere conteggiati.

Anche in questa casistica ci stato d’aiuto il medico fiduciario fornendoci dei dati di riferimento e una valutazione congrua della durata dell’inabilità.

In ultimo i casi di certificazioni provenienti da medici le cui specializzazioni nulla avevano a che spartire con la lesione subita (es. fratture ossee valutate da ginecologi etc.).

Quanto sopra esposto porta comunque a delle riflessioni circa il comportamento di una parte della classe medica che non riesce a sottrarsi a connivenze con i danneggiati,o è costretta a cedere a pressioni o minacce da parte di alcuni di essi, provocando nel mercato assicurativo, oltre che un aggravio di costi, anche delle facili ironie sulla distribuzione di tali “compiacenze”.

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TAGETE n. 3 Settembre 2003 Anno IX

Tagete n. 3-2003 Ed. Acomep

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TAGETE n. 3 Settembre 2003 Anno IX

Tagete n. 3-2003 Ed. Acomep

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