RISCHIO BIOLOGICO DA HCV TRA I LAVORATORI OSPEDALIERI
Risultati di un follow-up Dr. Dario Mairano ∗
L’esposizione professionale al rischio di contrarre infezione da HCV (virus dell’epatite C) è fonte di sempre maggiore interesse ai fini della sorveglianza sanitaria degli operatori sanitari (oo.ss.)
Come è noto l’inoculo di liquido biologico da paziente ad operatore comporta il reale pericolo di infezione da HIV HBV e HCV.
Mentre larghe serie epidemiologiche di studio di contatti tra paziente HIV+ e oo.ss. hanno permesso di stabilire come il rischio sia esiguo e mentre la disponibilità di vaccino antiepatite B ha debellato l’infezione professionale, la possibilità di contrarre l’epatite C si sta concretizzando come rischio reale e consistente, sebbene meno conosciuto.
Nel nostro ospedale è in corso da molti anni una sorveglianza in merito, con detezione di ogni evento e annotazione della serologia della fonte e del contatto al tempo zero, follow up del contatto e rilevazione delle modalità dell’incidente.
Gli infortuni cosiddetti “biologici” rappresentano il 57.60 % di tutti gli infortuni nei primi nove mesi del 1999.
Di questi, su un totale di 53 eventi, soltanto 7 avvenivano con contatto da fonte HCV+, di cui 4 per inoculo (taglio o puntura) 2 per contatto su cute lesa o mucose, 1 per semplice contatto su cute sana (dinamica solitamente ritenuta inefficace alla trasmissione).
Per ogni infortunio si è proceduto, a cura della direzione sanitaria, ad intervistare l’infortunato circa la dinamica: strumento utile a definire la correttezza delle procedure e a richiamare l’attenzione degli oo.ss.
sull’osservanza delle procedure universali. In merito va sottolineato come si siano ridotti, rispetto al passato, gli incidenti dovuti a “reincapucciamento” , a cattiva manualità, a incongruo smaltimento dei rifiuti.
Circa poi lo studio di prevalenza, questo è tuttora in corso. Si sono a tutt’oggi sottoposti allo screening 237 oo.ss. pari al 27% con riscontro di 4 casi di positività: due già presenti all’assunzione e appartenenti a categorie a rischio extraprofessionale, uno presentava semplice sieropositività antiHCV senza segni di interessamento d’organo, il quarto una epatite cronica C-positiva senza dato anamnestico di contatto professionale. I dati iniziali depongono per una prevalenza non difforme da quella della popolazione generale.
∗ Responsabile Medicina del Lavoro A.S.L. 4 - Torino
Tagete n. 4-2001 Ed. Acomep