Abstract.
L’idea del design for all che mette al centro l’obiettivo sulla “protezione di tutti, in maniera indiscriminata, in base allo stato di bisogno individuale” (Vogliotti, Vattatri, 2014, p. 20) capovolge il pensiero rivolto a organizzare e progettare delle attività sportive solo per un determinato target, aprendo le porte a delle attività in cui la diversità sia presente.
Il processo formativo/educativo degli studenti universitari di scienze motorie costituisce, o almeno dovrebbe, un insieme di competenze e di esperienze tali da poter affrontare nella miglior maniera possibile tutte le situazioni legate alle attività sportive nei diversi contesti (scuole, palestre…) dove esse vengono praticate. Come Bruner dice,
“c’è un modo adatto per insegnare qualsiasi disciplina a qualsiasi ragazzo” ( 1964, p.85) Svolgere delle attività sportive che coinvolgono indistintamente attori con diverse abilità significa riconoscere la diversità come un valore in grado di unire e di costruire relazioni tra i diversi attori, fatto che allo stesso tempo può significare un momento educativo molto ricco. Questa apertura verso le attività sportive inclusive si dimostra ogni volta più presente nel territorio Italiano, riconoscendo il diritto di tutte le persone alla pratica sportiva.
Questo esercizio di riflessione sul significato delle attività sportive ha indirizzato questo lavoro verso la prima domanda, inerente allo sport inclusivo: quale è il suo significato? Ha lo stesso significato lo sport in generale con lo sport inclusivo? Quali sono i valori legati allo sport inclusivo?
Per questo, si propone un analisi dei diversi documenti internazionali che trattano questa tematica, cosi come l’analisi della letteratura inerente sia lo sport che l’inclusione, per trovare i punti di raccordo tra entrambi i concetti, per poi indagare sulla formazione degli studenti di Scienze motorie, confrontando i due sistemi Universitari: da una parte l’Università del Foro Italico e dall’altra parte l’Universitat de València.