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NOVITÀ GENNAIO-FEBBRAIO 2022

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(1)

DeriveApprodi G E N N A I O -F E B B R A I O 2 0 2 2

a cura di Antonio Bove e Francesco Festa

Gli autonomi

L’Autonomia operaia meridionale. Parte prima

Massimo Ilardi

Le due periferie. Il territorio e l’immaginario

Paolo Virno

Negli anni del nostro scontento.

Diario pubblico (1988-1991)

Gianfranco Manfredi

Letterariamente scorretto. Codici e trasgressioni nella narrativa di ogni genere (1851-1969)

Adele Clarke e Donna Haraway

Making Kin. Generare parentele, non popolazioni

Annalisa Metta

Il paesaggio è un mostro.

Attraversare la città selvatica

a cura di A. Balzano, E. Bosisio, I. Santoemma

Pinguini, conchiglie e staminali.

Verso futuri transpecie

N O V I T À G E N N A I O - F E B B R A I O 2 0 2 2

(2)

Con questo suo decimo volume la fortunata «serie» Gli autonomi inizia ad aff rontare le diversifi cate e complesse vicende dell’Autonomia operaia nel Meridione. Una pluralità di voci – intellettuali, operai, disoccupati, studenti, femministe – raccontano un decennio di lotte e organizzazione, di contraddizioni e limiti. Emerge una storia sconosciuta perché rimossa dalla politica e dalla cultura istituzionali, omologata nello stigma del

«terrorismo».

Gli autonomi meridionali non ebbero la fabbrica e l’operaio della catena di montaggio come elementi centrali del proprio intervento politico. La loro azione si concentrò principalmente nella dimensione urbana e sui territori, i soggetti di riferimento costituivano l’allora nascente «operaio sociale».

L’immutabile staticità, cui lo Stato continuava a inchiodare il Sud, veniva rotta da pratiche che rievocavano lo spettro dei briganti dell’Ottocento, a suon di sollevazioni e contestazioni a preti, politici e padroni.

In quel Mezzogiorno che si voleva narcotizzato sorsero così collettivi autonomi che diedero vita a lotte e rivendicazioni che segnarono un’intera generazione, con un prolifi co lavoro culturale costituito da riviste, pamphlet, giornali, radio diff use sul piano locale e regionale.

Antonio Bove

è nato nel 1975 a Napoli, dove vive e lavora come medico. Ha fatto parte del collettivo politico del Csoa Offi cina 99 di Napoli e dell’Area antagonista campana. È tra i fondatori dell’Istituto Italiano per gli Studi Europei di Giugliano (NA). Ha pubblicato Vai Mo.

Storie di rap a Napoli e dintorni (Monitor, 2016).

Francesco Antonio Festa

, lucano, ha militato in Offi cina 99 e Ska di Napoli e ha partecipato al movimento no global. Di formazione storica, ha curato con altri il volume Briganti o emigranti. Sud e movimenti fra conricerca e studi subalterni (ombre corte, 2014). Ha scritto numerosi articoli sulla storia del Sud Italia, sui movimenti sociali e sui dispositivi di razzializzazione.

I libri DeriveApprodi

978-88-6548-408-1 pp. 320 | euro 20,00 | cm 14 x 23

a cura di Antonio Bove e Francesco Festa

Gli autonomi

L’Autonomia operaia meridionale.

Parte prima

La riscoperta del Meridione

ribelle e sovversivo

(3)

DeriveApprodi G E N N A I O -F E B B R A I O 2 0 2 2

L’obiettivo del libro è defi nire cos’è il territorio oggi, in un tempo in cui ha acquisito una centralità fondamentale: è su di esso, infatti, che si proiettano le pratiche di libertà e i desideri di una società del consumo priva di politica, di valori e di futuro. Il territorio è il nostro presente, proprio quando sembrava che tutto si potesse capire e risolvere sulla tastiera di un computer.

Lo sguardo è rivolto soprattutto verso le periferie urbane perché è proprio qui che gli specifi ci caratteri del territorio assumono estrema rilevanza e chiarezza:

le minoranze sociali che le abitano, le culture e le mentalità che le attraversano, la violenza che defi nisce rapporti e gerarchie.

La politica tradizionale, con le sue categorie, utopie ed etica, diventa l’agnello da sacrifi care se si vuole capire quello che sta accadendo. La stessa democrazia, con i suoi istituti della rappresentanza e della maggioranza, va in crisi davanti all’esplodere di culture antagoniste e delegittimanti che trovano sulla strada e non nell’azione politica la loro forza e il loro potere.

Dal confl itto sociale a una violenza sociale senza confl itto:

è questo il passaggio fondamentale che non solo va studiato, ma andrebbe applicato nell’analisi politica.

Massimo Ilardi,

sociologo, ha insegnato Sociologia urbana presso l’Università di Camerino. È stato direttore delle riviste «Gomorra» e «Outlet». Le sue ultime pubblicazioni sono Il tempo del disincanto (2016), Potere del consumo e rivolte sociali. Verso una libertà radicale (2018), Sinistra. La crisi di una cultura (2019).

anomalie urbane

978-88-6548-409-8 pp. 128 | euro 12,00 | cm 11,5 x 20

Massimo Ilardi

Le due periferie

Il territorio e l’immaginario

Periferie urbane e politiche

sociali, tra comportamenti,

violenza e gerarchie

(4)

Questo libro è un diario pubblico esente da buoni sentimenti, che registra e commenta, giorno dopo giorno, la grande trasformazione del modo di produzione dominante, delle forme di vita, degli stili di pensiero, seguita alla sconfi tta dei movimenti rivoluzionari. L’autore, che di quei movimenti fece parte e insieme a molti altri fu imprigionato, dopo la sconfi tta si è dedicato alla fi losofi a. Ma dal 1988 al 1991 ha osservato la controrivoluzione capitalistica: non una restaurazione dell’ordine antico, ma una rivoluzione al contrario, impetuosa e cruenta. Innovazione del processo lavorativo: fl essibilità, part-time, prevalenza di prestazioni linguistiche e cognitive. Innovazione della sfera sentimentale, con il dilagare di paura, cinismo, opportunismo. Innovazioni fi losofi che, dal «pensiero debole» a teorie della mente ignare di storia e politica. L’autore recensisce il libro di memorie del giudice che lo ha condannato, discute della scomparsa dei fl ipper, beff eggia Habermas e Vattimo, racconta la fi ne ingloriosa del Pci e del socialismo sovietico, elegge l’esodo a modello politico. E si trattiene volentieri su piccole cose, incidenti quotidiani, programmi televisivi ridicoli o infami, voci dal sen fuggite: come si addice a ogni diario pubblico che si rispetti.

I testi qui raccolti sono cronache minuziose di tutto questo. Ma anche tentativi di individuare il terreno del confl itto prossimo venturo.

Paolo Virno

(1952) è un fi losofo, semiologo, accademico e attivista politico italiano, docente di fi losofi a del linguaggio, semiotica ed etica presso il Dipartimento di Filosofi a, comunicazione e spettacolo dell’Università Roma Tre. Tra i più recenti dei suoi numerosi saggi: Avere. Sulla natura dell’animale loquace (2020) e Saggio sulla negazione. Per una antropologia linguistica (2013), entrambi per Bollati Boringhieri. Con DeriveApprodi ha pubblicato: Grammatica della moltitudine. Per una analisi delle forme di vita contemporanee (2014); Convenzione e materialismo.

L’unicità, senza aura (2010); ha inoltre tradotto e prefato la recente riedizione de L’individuazione psichica e collettiva di Gilbert Simondon.

Forme di vita

978-88-6548-410-4 pp. 304 | euro 20,00 | cm 14 x 23

Paolo Virno

Negli anni

del nostro scontento

Diario pubblico (1988-1991)

L’aff ermazione della

controrivoluzione raccontata

da una penna magistrale

(5)

DeriveApprodi G E N N A I O -F E B B R A I O 2 0 2 2

Il libro analizza trenta opere narrative di largo consumo dalla metà dell’Ottocento agli anni Settanta del Novecento. Con il progressivo allargamento del mercato editoriale, è in questo arco temporale che si defi niscono nuovi generi letterari e si aff ermano campi narrativi specifi ci (il romanzo storico oppure erotico, l’avventura, il western, il giallo e l’horror, la commedia o il melodramma ecc.). In un magma in cui i processi diventano sempre più rapidi e i prodotti sempre più effi meri, che senso ha parlare di correttezza e scorrettezza? I parametri imposti dalle accademie e dalla censura vengono continuamente violati da scorrettezze letterarie che diventano nuovi paradigmi, attraverso cui è possibile aderire alla rapidità dei tumultuosi mutamenti del mercato e della società. Il concetto di politically correct, pur nato dai movimenti di contestazione, implica un problematico passaggio al riconoscimento istituzionale, all’adozione cioè di un nuovo codice di riconoscimento universalmente valido.

Attraverso una ricca e minuziosa analisi storica e letteraria, l’autore mette a critica le semplifi cazioni e schematizzazioni oggi dominanti delle forme narrative e dell’immaginario.

Gianfranco Manfredi

(1948) è uno dei cantautori più importanti del decennio Settanta.

Sceneggiatore cinematografi co e televisivo, dagli anni Novanta passa al fumetto, dove, lavorando per la Bonelli editore, scrive storie per Dylan Dog, Tex e Nick Raider. Ha scritto e pubblicato saghe a fumetto di grande successo, quali Magico Vento, Volto Nascosto e Shanghai Devil, oltre a numerosi romanzi (Cromantica 2008) e al saggio Ma chi ha detto che non c’è (2017). Con DeriveApprodi ha pubblicato C’era una volta il popolo. Storia della cultura popolare (2020).

humanities

978-88-6548-411-1 pp. 352 | euro 25,00 | cm 17 x 24

Gianfranco Manfredi

Letterariamente scorretto

Codici e trasgressioni nella narrativa di ogni genere (1851-1969)

La storia di scorrettezze

letterarie che sono diventate

nuovi generi narrativi

(6)

Con l’aumento del numero di umani sul pianeta e la diff usione di una maggiore coscienza ecologista, scienze, economia e politica introducono nuove domande su popolazioni, famiglie e parentele. Dai programmi governativi progettati per contrastare il calo dei tassi di natalità in Europa e Asia orientale, passando per le controverse politiche di contenimento della popolazione nei paesi in cui i tassi di

natalità rimangono elevati, fi no all’aumento delle disuguaglianze di reddito a livello transnazionale, le questioni relative alla riproduzione e al numero di persone presenti su questo pianeta sono portatrici di nuovi e complessi dilemmi etici e politici.

Making Kin, ovvero generare parentele e non popolazioni, volume ideato e curato da Donna Haraway, prende parola su questi temi spinosi con saggi di eminenti studiose femministe, antirazziste ed ecologiste. I contributi indagano con coraggio materie quali intimità e parentele, giustizia riproduttiva, giustizia ambientale, genocidi umani e non umani, nuove pratiche per generare famiglie e relazioni.

In modo tempestivo, questo volume off re proposte per immaginare la continuità della vita a prescindere da famiglia e riproduzione. Con testi di:

Ruha Benjamin, Adele E. Clarke, Donna Haraway, Yu-Ling Hung, Michelle Murphy, Kim Tallbear, Chia-Ling Wu

Donna Haraway,

professoressa emerita presso l’università di California a Santa Cruz, è tra le principali protagoniste del pensiero contemporaneo. Femminista, fi losofa della scienza ed ecologista, tra i suoi libri disponibili in lingua italiana: Manifesto Cyborg (1995), Testimone_modesta@FemaleMan_incontra_OncoTopo (2001) e Cthulhucene (2019). Nel catalogo DeriveApprodi già fi gura il suo Le promesse dei mostri (2019).

habitus

978-88-6548-413-5 pp. 144 | euro 14,00 | cm 13 x 20

Adele Clarke e Donna Haraway

Making Kin

Generare parentele, non popolazioni

Amicizie e relazioni

di un pianeta vivente: l’ecologia

relazionale di Donna Haraway

(7)

DeriveApprodi G E N N A I O -F E B B R A I O 2 0 2 2

In tutti gli immaginari mitologici, fi abeschi o fantascientifi ci, i mostri sono l’incontro

«sovrannaturale» o «contronatura» tra l’umano e il selvatico e sono perciò controversi, paradossali, irriducibili all’unità, alla coerenza, alla semplifi cazione.

Creature divinatorie, i mostri sono fatti di futuro, sono avvertimenti. Anomalie non prevedibili né uniformabili, appaiono perciò disfunzionali. Eppure sono potentissimi, capaci di scardinare l’assuefazione analgesica alla nostalgia e l’ossessione prestazionale per l’effi cienza.

Il paesaggio è un mostro quando sa infrangere le partizioni e le tassonomie del controllo, superare l’alterità tra urbano e naturale, sovvertire l’isomorfi smo dell’habitat umano, sospenderne le sedazioni etiche ed estetiche e turbare con visioni laicamente prodigiose, oltre le religioni dell’ecologia, del «verde» e della naturazione consensuale.

A partire dalla rifl essione sul «selvatico» che negli ultimi anni ha attraversato tanto la progettazione urbana quanto le scienze sociali, questo libro rilegge la «natura del paesaggio»

alla ricerca di nuovi strumenti per ripensare l’urbano e l’opposizione tra natura e cultura sulla quale è fondato.

Il tentativo è di tratteggiare i lineamenti di paesaggi che, come mostri, ci ammoniscono e ci rivelano che quanto vogliamo sono la sorpresa, il piacere, la mescolanza, l’incertezza, l’alterità, la metamorfosi. Più di quanto si creda, più di quanto si tema.

Annalisa Metta,

architetto, è professore associato in Architettura del Paesaggio presso il Dipartimento di Architettura dell’Università Roma Tre. Italian Fellow all’American Academy in Rome (2016), di cui dal 2017 è Advisor. Nel 2007 è tra i partner fondatori di Osa architettura e paesaggio, a Roma. La sua ricerca si volge ad approfondimenti teorico-critici ed esperienze applicate, tutti inerenti al progetto paesaggistico, a diverse scale spaziali e temporali.

habitus

978-88-6548-412-8 pp. 192 | euro 17,00 | cm 13 x 20

Annalisa Metta

Il paesaggio è un mostro

Attraversare la città selvatica

Abitare la natura ibrida:

immaginari e progetti

della città futura

(8)

Pinguini, conchiglie e staminali è un’antologia di testi di autrici femministe ed ecologiste che mette a fuoco i temi della rifl essione internazionale più contemporanea quali la cura e la riproduzione, le identità sessuali e l’alterità delle forme di vita, a partire da un orizzonte ecologico di nuovo tipo. I femminismi di oggi sanno che la cura va oltre la specie umana e che la vita di pinguini e staminali, conchiglie e cyborg – che in questo libro valgono come spunti di esempio – è legata alla rigenerazione dell’umano e della Terra tutta. Che la si chiami Antropocene o Capitalocene, questa era geologica pone sfi de teoriche e politiche a cui le voci qui raccolte intendono rispondere con gli strumenti del pensiero e delle pratiche femministe.

Da Donna Haraway a Melinda Cooper (già autrici del catalogo DeriveApprodi), passando per Stacy Alaimo e Maria de la Bellacasa, questa raccolta di testi indaga i nessi tra biologia e cultura, fi sica ed economia, desiderio e tecnologia, spingendoci a interrogarci sulle continuità tra le attuali forme ri-produttive degli umani, del Capitale e delle alterità non-umane.

Quali sessi per quali politiche? Come ripensare le soggettività per le comunità e per le ecologie future? Come reinventare futuri tecno-ibridi per forme di vita alternative? Le risposte attingono a un pensiero radicale che sa maneggiare scienze e politica, esempi e immaginario, con l’obiettivo di superare l’autoreferenzialità dell’umano, verso futuri transpecie.

Con testi di:

Stacy Alaimo, Maria Puig de la Bellacasa, Melinda Cooper, Beth Dempster, Sarah Franklin, Donna Haraway, Luciana Parisi, Zoë Sofi a, Noël Sturgeon

Angela Balzano, Elisa Bosisio, Ilaria Santoemma

, tra ricerca accademica e pensiero critico, portano avanti una rifl essione a largo spettro su ecologia e femminismi.

habitus

978-88-6548-407-4 pp. 192 | euro 17,00 | cm 13 x 20

a cura di A. Balzano, E. Bosisio, I. Santoemma

Pinguini, conchiglie e staminali

Verso futuri transpecie

C’è vita tra i femminismi:

pensiero di genere

e pensiero ecologico

(9)

DeriveApprodi M A R Z O -A P R I L E 2 0 2 2

Fabrizio Salmoni

I senza nome

Il servizio d’ordine in Lotta continua

a cura di Sergio Bianchi

Nanni Balestrini – millepiani

Massimo La Torre

Bioetica in tempi di pandemia Morale, diritto, libertà

Jacques Rancière

Lo spettatore emancipato

Silvia Federici

Caccia alle streghe e Capitale

Alle origini della modernità occidentale

Franco Berardi Bifo

Vive la Commune!

Guerra civile e rifiuto del lavoro

Natascia Tosel

Gabriel Tarde

Molecolare. Desiderio. Imitazione.

Differenza. Fatti futuri

Vincenzo Rosito

Ivan Illich

Descolarizzazione. Iatrogenesi. Vernacolare.

Convivialità. Pervertimento

N O V I T À M A R Z O - A P R I L E 2 0 2 2

(10)

L’autore di questo libro negli anni Settanta ha militato a Torino nell’organizzazione extraparlamentare Lotta continua con un ruolo di direzione nel suo servizio d’ordine. Una struttura nata con scopi di autodifesa dalle aggressioni delle forze dell’ordine e dei neofascisti della quale si erano dotati anche altri gruppi. Ben presto però i militanti inquadrati in quella struttura accentuarono i caratteri militari della loro militanza trasformando, in alcuni casi, la violenza autodifensiva in violenza off ensiva contro i militanti delle organizzazioni affi ni e addirittura all’interno del proprio gruppo. L’analisi sull’«esercizio della forza», ritenuto in quegli ambiti politici indispensabile requisito rivoluzionario, è qui occasione per una dettagliata ricostruzione storica delle vicende di Lotta continua, dalla sua nascita all’interno dei tumulti operai dell’autunno caldo del 1969 alla sua dissoluzione nel 1976 a causa delle contraddizioni maturate in seguito alla rivolta della componente femminista e all’interno dei suoi servizi d’ordine.

Una ricostruzione storica nella quale l’autore, avvalendosi di una ricca messe di testimonianze, in più occasioni accusa il ceto politico dirigente dell’organizzazione di aver scientemente e opportunisticamente

disertato dalle proprie responsabilità politiche ed etiche abbandonando alla deriva decine di migliaia di propri militanti «senza nome».

I libri sulle vicende di Lotta continua sono pochi e perlopiù scritti dai suoi dirigenti. Il libro di Salmoni non mancherà di suscitare un vivo interesse nel vasto circuito ex militante del gruppo, nei giovani dei nuovi movimenti e negli ambiti della ricerca storica.

Fabrizio Salmoni

è giornalista e blogger. Laureato in Storia Americana all’Università di Torino ha conseguito un master in Studi Americani all’Università del Texas. Ha diretto «American West. La rivista italiana di Western Lifestyle». In Val Susa ha contribuito a fondare i presidi giornalistici «Tg Maddalena» e «Tg Vallesusa». Collabora con il Centro Studi Piero Gobetti di Torino per la cura del Fondo di documentazione Tav di cui è promotore.

I libri DeriveApprodi

978-88-6548-418-0 pp. 288 | euro 20,00 | cm 14 x 23

Fabrizio Salmoni

I senza nome

Il servizio d’ordine in Lotta continua

Un libro su Lotta continua,

scritto da un «militante

politico di base», che non

piacerà ai suoi ex dirigenti

(11)

DeriveApprodi M A R Z O -A P R I L E 2 0 2 2

A maggio 2021 ricorre il terzo anniversario della scomparsa di Nanni Balestrini, poeta, scrittore e artista visivo di fama internazionale. Nella sua fi gura si riassume un’intera stagione di storia e di cultura, italiana ed europea, di compresenza e reciproca infl uenza tra avanguardie artistiche e avanguardie politiche. Quel magico tempo degli «intellettuali militanti» che agirono dentro una temperie di lotte operaie e giovanili che fecero epoca e che segnarono il destino delle successive generazioni.

Partecipe ai «Novissimi», e poi tra i fondatori del «Gruppo 63», per oltre sessant’anni Balestrini ha progettato, organizzato e costruito un infaticabile lavoro culturale utilizzando una molteplicità di piani: poesia, narrativa, cinema, audiovisivo, teatro, musica, collage, pittura, scultura, editoria, impegno politico e altro ancora. Balestrini, cioè, uomo-rete dei millepiani.

È di questa sua ricchezza ideativa e pratica che diamo conto nel libro percorrendone scenari e articolazioni attraverso testimonianze e omaggi di oltre 40 tra amic*, collaboratori, compagn* tra i quali: Eco, Fioroni, Nicolai, Tronti, Negri, Guglielmi, Bonito Oliva… Nanni Balestrini conserva un notevole seguito di appassionati lettori i quali rivolgeranno una sicura attenzione all’opera qui proposta, anche per i suoi caratteri di preziosità e originalità dei contenuti.

Un libro, in formato espanso, che è anche un catalogo delle più rappresentative opere visive di Balestrini, molte delle quali inedite e attinte dal suo archivio privato.

Sergio Bianchi,

direttore editoriale della casa editrice DeriveApprodi, ha curato numerosi saggi sui movimenti politici e sociali degli anni Settanta.

I libri DeriveApprodi

978-88-6548-419-7 pp. 320 | euro 25,00 | cm 17 x 24

a cura di Sergio Bianchi

Nanni Balestrini – millepiani

50 ritratti di un artista

e il catalogo delle sue opere

(12)

Non c’è, purtroppo, momento più attuale e rilevante per parlare di bioetica di quello presente. Abbiamo attraversato un periodo diffi cile e triste, dovuto all’emergenza sanitaria provocata dal diff ondersi dell’epidemia del Coronavirus. Siamo stati tutti in pericolo. Molta gente, purtroppo, è morta. In questa contingenza drammatica, qualcosa di inaspettato e inedito ha rotto la nostra quotidianità: una malattia contagiosa.

Come rispondere a questa epidemia quando si tratta della vita e della morte delle persone è una tipica questione bioetica. Ma quali sono gli strumenti della bioetica?

Bastano la morale e il diritto per confi gurare l’etica della vita? Qual è il rapporto con la giustizia e in cosa consiste una fi losofi a morale applicata?

Quali strumenti fornisce la bioetica alla costruzione della comunità?

Anche parlando di bioetica fi niamo per imbatterci nella fi gura del cittadino, del soggetto che si impegna nella comunità e coltiva la solidarietà e la cura dell’altro. Ma oggi questa fi gura sembra essere sostituita da un’altra, quella del consumatore, fruitore di merci, di immagini, di spettacoli.

La pratica morale, allora, non è più sostenuta che da poche evidenze sempre più confuse, sostituite dal luccichio dei tanti schermi che circondano oggi la nostra giornata e dai quali una pandemia non è bastata a distrarci.

Massimo La Torre

insegna all’Università di Catanzaro. È stato ricercatore e professore

associato dell’Università di Bologna e ricercatore e professore dell’Istituto Universitario Europeo di Firenze. Presso le nostre edizioni ha pubblicato: Nostra legge è la libertà. Anarchismo della modernità (2017).

Labirinti

978-88-6548-420-3 pp. 224 | euro 18,00 | cm 14 x 23

Massimo La Torre

Bioetica in tempi di pandemia

Morale, diritto, libertà

Cura, individui e comunità:

lezioni di bioetica a

partire dalla pandemia

(13)

DeriveApprodi M A R Z O -A P R I L E 2 0 2 2

Chi guarda non sa vedere: questo è il presupposto che attraversa la storia della fi losofi a e dell’emancipazione, dalla caverna platonica alla debordiana società dello spettacolo. Per guarire lo spettatore da tale infermità, fi losofi e rivoluzionari – e da alcuni decenni anche gli artisti – si troveranno accomunati nell’intento di strapparlo dalle illusioni percettive e conoscitive che ne farebbero un subalterno.

Il libro di Jacques Rancière – tradotto in decine di lingue e tra quelli di maggior successo di questo importante fi losofo francese – propone un integrale rovesciamento: l’emancipazione della quale la fi gura dello spettatore è portatrice passa per lo sguardo e la passività, per un diverso uso delle capacità di percepire che sono di ciascuno e la possibilità di tradurre in pensiero o in azione anche ciò che si guarda senza conoscere. Da questa prospettiva, quella di una comune incapacità e di una comune ignoranza, si tratta di defi nire proprio altre capacità e altri saperi, passando da un mondo sensibile dato a un altro mondo sensibile. Nella produzione di questo dissenso, che manderà in frantumi un mondo comune creandone un altro, il ruolo che vi è svolto dall’arte è quanto questo libro si propone di indagare.

La nuova edizione di un classico di estetica di uno dei massimi fi losofi contemporanei. Un testo di riferimento per la critica d’arte e per l’analisi dei rapporti tra arte e politica.

Jacques Rancière

è tra i più importanti fi losofi contemporanei. Tra le sue opere disponibili in italiano nel catalogo di DeriveApprodi fi gura anche: La partizione del sensibile (2016).

humanities

978-88-6548-421-0 pp. 176 | euro 16,00 | cm 11,5 x 20

Jacques Rancière

Lo spettatore emancipato

Pensare l’emancipazione, pensare la comunità,

pensare il mondo sensibile

(14)

A partire da Il grande Calibano, scritto insieme a Leopoldina Fortunati e pubblicato negli anni Ottanta, Silvia Federici ha trasformato il modo di leggere la nascita e lo sviluppo del capitalismo: lungi dall’essere un fenomeno marginale o un residuo dell’oscuro Medioevo, la caccia alle streghe e dunque la questione di genere sono centrali nella costituzione della modernità occidentale.

In questo volume Federici ritorna su questa decisiva ipotesi di interpretazione, illustrando il

fondamentale nesso tra l’accumulazione originaria, il controllo sulla riproduzione e il disciplinamento dei corpi delle donne.

Le «streghe», tuttavia, non sono le semplici vittime di questa ricostruzione storica, ma fi gure forti, portatrici di saperi collettivi e pratiche di resistenza. La radicale violenza contro di loro aveva come obiettivo di spezzare questa forza potenzialmente pericolosa per i nascenti rapporti di produzione capitalistici.

Silvia Federici

ha insegnato all’Università di Port Harcourt in Nigeria ed è stata docente di Filosofi a politica e Studi Internazionali al New College dell’Hofstra University a New York. Tra le sue pubblicazioni in lingua italiana: Il punto zero della rivoluzione (2014), Calibano e la strega (2015) e, nel catalogo della casa editrice DeriveApprodi, Genere e capitale (2020).

Input

978-88-6548-422-7 pp. 96 | euro 10,00 | cm 11,5 x 20

Silvia Federici

Caccia alle streghe e Capitale

Alle origini della modernità occidentale

L’opera di una delle principali teoriche del

femminismo internazionale

(15)

DeriveApprodi M A R Z O -A P R I L E 2 0 2 2

Il 18 marzo 1871, tra i fumi delle barricate e degli scontri, la bandiera rossa viene issata sull’Hôtel de Ville, il municipio di Parigi. È l’inizio della Comune.

Durò poco più di due mesi, ma ha segnato in modo profondo l’immaginazione politica del secolo successivo, arrivando fi no ai nostri giorni. La sua novità fu colta subito da Marx, che la defi nì «la forma politica fi nalmente scoperta». Franco Berardi Bifo rilegge l’immaginazione comunarda attraverso un confronto approfondito e innovativo con La guerra civile in Francia, un breve documento pubblicato nel giugno del 1871. Le pagine centrali sono, ovviamente, quelle dedicate alla Comune.

In questo libro, agile ed effi cace, Bifo non si limita a ripercorrere il passato ma si interroga sull’attualità di quell’evento apparentemente lontano, di cui lo scorso anno si sono celebrati i centocinquant’anni.

Autonomia e rifi uto del lavoro, ieri come oggi, sono per l’autore le coordinate della liberazione dalla guerra, dallo sfruttamento e dall’infelicità.

Per questa ragione, in appendice, viene ripubblicato il testo di Paul Lafargue, che all’esperienza della Comune prese parte in modo diretto. Un testo straordinariamente famoso ed evocativo fi n dal titolo: Il diritto all’ozio.

Franco Berardi Bifo

è autore di innumerevoli saggi sulle trasformazioni del lavoro e sulle innovazioni dei processi comunicativi. Tra le pubblicazioni per DeriveApprodi: Quarant’anni contro il lavoro (2017). Da ultimo: Fenomenologia della fi ne (2020) e La congiunzione (2021).

Input

978-88-6548-423-4 pp. 96 | euro 10,00 | cm 11,5 x 20

Franco Berardi Bifo

Vive la Commune!

Guerra civile e rifi uto del lavoro In appendice: Il diritto all’ozio di Paul Lafargue a cura di F. Bedani

Il mito intramontabile

della Comune di Parigi

(16)

Gabriel Tarde (1843-1904) è stato un autore prolifi co, poliedrico e soprattutto controcorrente all’interno del dibattito fi losofi co di fi ne Ottocento.

Le sue rifl essioni si contraddistinguono per l’originalità e la capacità di innovazione in diversi campi di ricerca:

dalla criminologia alla sociologia passando per la fi losofi a e la scienza politica. Il testo ricostruisce il «punto di vista sociologico universale» di Tarde attraverso l’ausilio di cinque concetti-chiave che permettono di far emergere la sorprendente attualità e vitalità di un pensiero che si è proposto di indagare ogni fenomeno sociale a partire dai fl ussi di desiderio che lo abitano.

Dalla criminologia ai costumi, dall’opinione alla folla, il pensiero di Gabriel Tarde ci aiuta a leggere la democrazia mediatica del nostro presente.

Natascia Tosel

ha conseguito il dottorato di ricerca in fi losofi a politica presso l’Università degli Studi di Padova e l’Université Paris 8 Vincennes-Saint-Denis con una tesi sul pensiero politico di Gilles Deleuze. Ha dedicato numerosi articoli all’opera di Gabriel Tarde e alle sue riletture contemporanee.

essentials

978-88-6548-424-1 pp. 96 | euro 10,00 | cm 13 x 20

Natascia Tosel

Gabriel Tarde

Molecolare. Desiderio. Imitazione.

Diff erenza. Fatti futuri

Ogni fenomeno è un fatto sociale: Gabriel Tarde

in cinque concetti

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DeriveApprodi M A R Z O -A P R I L E 2 0 2 2

Ivan Illich (1926-2002) è un pensatore sorprendente e attualissimo per la capacità di penetrare la storia e le istituzioni. Poliedrico e disinserito, il suo pensiero aff ronta con incredibile freschezza la critica del paternalismo e delle professioni disabilitanti, le ossessioni securitarie presenti nel sistema scolastico e sanitario.

Quello di Illich è uno sguardo visionario e lungimirante nel riconoscere il valore delle realtà conviviali e dei contesti di vita popolare.

Uno degli autori più originali del Novecento, il cui pensiero ha enormemente infl uenzato anche il ’68 italiano. Dalla critica del produttivismo industriale alla proposta di una comunità conviviale, Ivan Illich è un autore trasversale nelle cui istanze etiche si sono riconosciuti tanto i movimenti cristiani quanto gli anarchici.

Vincenzo Rosito

insegna Storia e cultura delle istituzioni familiari presso il Pontifi cio Istituto Teologico Giovanni Paolo II. È autore di Theodor W. Adorno, Minima moralia (2020) e di Dio delle città. Cristianesimo e vita urbana (2018).

essentials

978-88-6548-425-8 pp. 96 | euro 10,00 | cm 11,5 x 20

Vincenzo Rosito

Ivan Illich

Descolarizzazione. Iatrogenesi.

Vernacolare. Convivialità. Pervertimento

Uno sguardo anzitempo

sul futuro delle istituzioni

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