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Urzì: I secessionisti attaccano la toponomastica italiana

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Academic year: 2022

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Urzì: “I secessionisti attaccano la toponomastica italiana”

“Ennesimo vile attacco alla toponomastica italiana da parte dei secessionisti”. A denuciarlo è Alessandro Urzì, consigliere della provincia di Bolzano e della regione Trentino Alto Adige con il movimento l’Alto Adige nel Cuore – Fratelli d’Italia.

“In questi giorni – spiega il coordinatore regionale di Fdi – le targhe informative di diversi comuni altoatesini, a partire da quelle di Appiano, sono state tappezzate con adesivi che definiscono fascista la toponomastica italiana, trasmettendo a turisti e visitatori un’informazione partigiana e provocatoria. La toponomastica italiana non è mai stata abusiva e chiediamo alle Istituzioni locali e nazionali di prendere per una volta una posizione chiara di condanna verso chi in maniera ignorante e approssimativa offende anche con la bandiera tricolore, rappresentata su questi adesivi con le bande orizzontali, come quella ungherese”.

“Sulla toponomastica, così come su tutti i tentativi di aggredire l’identità italiana, saremo vigili e pronti ad intervenire per tutelare una storia che in cento anni è divenuta parte integrante della cultura del nostro territorio”, conclude Urzì.

Italia in Comune, parte

sabato il tour del partito

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dei sindaci

“Civici e cittadini insieme per un’idea comune di governo”. E’

questo lo spirito della prima tappa del tour nazionale di Italia in Comune, il nuovo partito dei Sindaci, che si terrà sabato 5 maggio alle 10.30 presso lo Starhotels Du Parc di Parma. Lo slogan “La società che sogniamo, la società che vogliamo” è il messaggio alla base del nuovo progetto politico, di cui Federico Pizzarotti è il presidente e Alessio Pascucci il coordinatore nazionale. L’obiettivo è chiaro:

unire tutte le forze civiche e tutte le persone che si riconoscono nella Carta dei Valori del partito, consultabile e scaricabile al sito www.italiaincomune.it.

La tappa parmigiana di Italia in Comune è la prima di una serie di convention regionali che culminerà nell’assemblea nazionale degli iscritti prevista per il prossimo autunno, con l’obiettivo di dare avvio a una campagna di adesione e di iscrizione al nuovo partito. “Siamo presenti in tutte le regioni – continua Pizzarotti – Italia in Comune è un partito aperto a tutti, inclusivo e pronto a presentare una propria piattaforma programmatica. Nel 2019 ci saranno le Regionali in Emilia Romagna, come in altre importanti regioni: Italia in Comune vuole esserci e rappresentare le persone che guardano con scarso interesse e poca fiducia ai politici che, finora, non hanno saputo dare risposte concrete ai bisogni e alle aspettative degli italiani. Noi dalla nostra portiamo risultati concreti, scritti nero su bianco, ottenuti nelle nostre città: portiamo fatti. In Italia c’è una politica che chiacchiera, attende e non agisce mai. Poi c’è una politica che fa sapendo quel che vuole ottenere. Questa politica è la nostra, e vogliamo portarla avanti con tutte le forze civiche e gli italiani che ci stanno”.

Per il coordinatore nazionale di Itc, Alessio Pascucci “negli ultimi dieci anni sono stati tagliati oltre 40 miliardi di euro agli Enti Locali che sono i primi interlocutori dei

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cittadini, i primi a dover garantire i servizi primari, dall’assistenza sociale alla sanità, fino alla scuola. Una scure insostenibile e ingiustificata che ha messo in ginocchio migliaia di Comuni, un segnale di abbandono insostenibile lanciato da tutti i governi che si sono alternati negli ultimi anni, a dimostrazione di un distacco sempre più incolmabile tra chi governa il Paese e chi invece ogni giorno amministra i territori. Un distacco che noi intendiamo colmare portando le buone pratiche amministrative in Parlamento”.

La politica che verrà.

Lettera al Min Minniti

Roma 28 agosto 2017 – Caro Ministro ti scrivo, così ti illustro come é la situazione italiana e siccome sei lontano dai problemi veri degli Italiani, con più forza te lo dirò.

Da quando sei partito con i tuoi codici c’è una grossa novità.

Ormai hai tirato i remi in barca per inchinarti al politically correct e qualcosa ancora qui non va.

Si esce poco la sera perché in molte aree del paese si ha paura, compreso quando è festa.

Tra poco metteranno dei sacchi di sabbia vicino alla finestra per difendersi. Si sta senza parlare per intere settimane, perché a quei politici che parlano a sbafo senza niente da dire del tempo ne rimane. La gente é stufa di ascoltare

“chiacchiere e distintivo” che non risolvono, ma peggiorano le situazioni a vantaggio di chi non rispetta le regole.

La televisione ha detto che per l’ anno prossimo, il governo agirà perché ci sia una trasformazione e tutti stanno già aspettando che si avverino le promesse quali “sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno”, “ogni povero scenderà dalla croce della precarietà” ed ” i pescispada faranno ritorno nel

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mare”.

“Tutti avranno da mangiare” e “la luce sarà economica tutto l’anno” , mentre “i muti di spirito potranno parlare” ed “i sordi di orgoglio italico potranno sentirlo”, anche se non sono Italiani.

“Si potrà fare l’amore”, così anche le famiglie potranno crescere e non dovremo importare extracomunitari da schiavizzare.

Anche la Chiesa di Bergoglio forse cambierá e forse i preti potranno sposarsi, forse, ad una certa età.

Senza grandi disturbi, forse, qualche politico sparirà. Forse saranno i troppi furbi e cretini di ogni età.

Leggi, caro ministro cosa ti scrivo e ti dico che sono contento di essere qui in questo momento per dirti che, forse, mentre potresti fregare le case degli Italiani, i fautori dell’illegalità, anche Italiani, potrebbero riderci sopra e gli onesti, la maggioranza degli Italiani, potrebbero solo continuare a sperare.

E se quest’anno poi passasse in un istante, vedi ministro, come diventerebbe importante

che in questo istante ci sia anch’io per evitare che tu possa continuare a fare norme per legittimare l’illegalità diffusa.

L’anno che sta arrivando, e tra un anno passerà, io mi sto preparando perché già nel prossimo gli Italiani onesti, con il loro voto, vi caccino dai posti di potere che vi siete creati, prima che rischino di essere derubati di ciò che con il lavoro si sono creati.

È questa la novità, caro Ministro.

Spero che tutto il vostro castello di carte false vi possa cadere addosso ed una risata vi possa seppellire.

Caro ministro ti scrivo che da politico stai pensando alle prossime elezioni. Da statista non vedi oltre la collina, perché non ti rendi conto dei danni che nel tempo potresti determinare.

P.S. Ringrazio Lucio Dalla che mi fornito gli spunti per scrivere ciò che ho scritto.

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Libia – Gli accordi che non si accordano

Roma 05 agosto 2017 – Libia (ex Quarta Sponda)! Teatro di una delle più controverse e sanguinose rivolte della Primavera Araba, gestita anche da paesi UE (UK e Francia in primis), che scalzó uccidendolo il Colonello Gheddafi.

Oggi rimane teatro di scalate al potere, epicentro di quel traffico di clandestini che sta invadendo l’Italia grazie al pusillanime governicchio Gentiloni.

Perché gli accordi non si accordano? Troppi interessi legati al petrolio, nonostante tutti si dichiarano ecologisti, rimane ancora la principale fonte energetica occidentale ed il maggior affare per i governanti libici.

La storia della Libia, divisa tra interessi centrali e controllo del territorio, é nelle mani delle tribù nomadi.

L’Italia ne fece il suo obiettivo coloniale nel 1911, approfittando della decadenza dell’Impero Ottomano che aveva il dominio sulla Libia. Vinse la guerra, ma non ebbe mai il vero controllo del territorio interno e del deserto.

Oggi l’Italia, con un governo capace solo di copiare male Matteo SALVINI, si inventa accordi con uno dei capi della Libia. Gli risponde quello forte, militarmente parlando, che minaccia attacchi alle navi italiane ed a cui rispondono il nostro governo prendendo sottogamba le dichiarazioni e la UE che appoggia l’Italia con una sorta di “armiamoci e partite”.

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Nella realtá, difficilmente un attacco militare, tipo quello che nel 1987 colpí la fregata USA STARK colpita da missili francesi lanciati da caccia iracheni avrebbe successo, ma lo stesso non varrebbe per un attacco suicida, possibile e realizzabile, mediante un veicolo o un barchino veloce.

In una simile ferale evenienza come farebbe a giustificare la propria responsabilità il governicchio Italiano? Userebbe il noto bacile e scaricherebbe il barile sull’ultima ruota del carro?

Intanto, fanno sentire la loro voce Saif GHEDDAFI, figlio del Colonnello che cacciò gli Italiani nel 1970 rubandogli tutti gli averi, ed il vice di SERRAJ. Per loro, la presenza di navi italiane é un insulto alla sovranità della Libia e chiedono intervento ONU. Lo stesso ONU, che tramite l’UNHCR, chiede all’Italia di presentare le prove del coinvolgimento delle ONG nel traffico dei migranti.

Non so se il Ministro Pinotti o Minniti abbiano compreso le slides che il COI gli avrà presentato per illustrare l’azione da svolgere, i rischi e le minacce presenti e possibili (treath assessement) per la missione navale, che rischia di essere staffa tra incudine e martello.

L’unica cosa certa é che questo governo di poco competenti, quando prova ad abbaiare, viene messo a cuccia da tutti gli altri che pensano di essere padroni a casa nostra.

Ecco perché gli accordi non si accordano. Il governo italiano pensa di suonare una sinfonia, mentre resta una prova di orchestra felliniana molto stonata.

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Immigrazione: prendiamo schiaffi a Tallin E ce li dobbiamo tenere perché abbiamo violato le regole di Dublino

Roma 08 giugno

di Salvatore Sfrecola

Credo nell’Europa, fortemente. Io innamorato della mia Patria, uomo “del Risorgimento”, come suole ripetere un mio amico, perché fortemente ancorato ai valori che hanno trovato accoglienza in quello straordinario processo unitario che seppe mettere insieme idee e ambizioni personali, territori e culture, il rivoluzionario Mazzini e il liberale Cavour, la Sicilia e il Piemonte, confluiti nel Regno d’Italia sotto lo scettro di Vittorio Emanuele II. Un “miracolo”, come ha scritto Domenico Fisichella.

Credo nell’Italia e perciò credo nell’Europa alle cui radici il nostro Paese concorre in virtù della sua storia, della tradizione di Roma, del suo senso dell’universalità, del suo diritto, le cui regole innervano oggi tutti gli ordinamenti civili al di qua e al di là dell’oceano. L’Italia della cultura, dell’arte, della filosofia, del pensiero medievale, moderno e rinascimentale. E soffro nel constatare che l’Italia, socio fondatore di quella Comunità che nel frattempo è diventata Unione, non riesce ad essere partner credibile e, pertanto, determinante nella definizione delle politiche pubbliche europee, a cominciare, per motivi di attualità, da quelle della immigrazione. Un fenomeno “epocale”, si è detto

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con l’enfasi del politically correct per qualificarlo immediatamente come irrimediabile, che poco c’è da fare per contrastarlo o, anche solo, per regolarlo secondo gli interessi dei migranti e dei paesi che li accolgono di buona o di mala voglia.

Poi ci si accorge, ma sarebbe stato facile capirlo prima, che il fenomeno “epocale” in realtà è organizzato, con il concorso di interessi vari, economici e politici. Di chi recluta, assiste e trasporta per terra e per mare migliaia di esseri umani. Non gruppetti di fuggiaschi ma persone che pagano somme rilevanti, fino a 5000 dollari/euro, si dice, per essere trasportati in Europa. Quanto basta per aprire un’attività produttiva in Africa spesa per una traversata!

L’Europa ha capito. Lo aveva certamente già presente, ma lasciava fare all’Italia, volonterosa e caritatevole, dove con i soldi del contribuente si arricchiscono organizzazioni le più varie, anche criminali se qualcuno ha potuto affermare che, con l’accoglienza dei migranti, si guadagna più che con la droga.

Era prevedibile, dunque, che i nodi sarebbero venuti al pettine, che gli ingressi indiscriminati e incontrollati a v r e b b e r o c r e a t o p r o b l e m i d i t e n u t a d e l s i s t e m a dell’accoglienza e della sicurezza interna. Del resto una massa di soggetti sbandati e senza lavoro è naturalmente portata a ricercare espedienti per sopravvivere o per non annoiarsi. E così, quando abbiamo deciso di fare quello che avremmo dovuto fare all’inizio per frenare il fenomeno, i nostri partner europei giustamente non accettano di essere c h i a m a t i a r i s o l v e r e u n ’ e m e r g e n z a c h e n o i a b b i a m o volontariamente provocato, come ha affermato l’ex Ministro degli esteri ed ex Commissario europeo Emma Bonino. Parlando di immigrazione in un intervento alla 69sima Assemblea generale di Confartigianato, al quale i mezzi d’informazione hanno riservato uno speciale rilievo, la Bonino ha affermato:

“all’inizio non ci siamo resi conto che era un problema

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strutturale e non di una sola estate. E ci siamo fatti male da soli. Siamo stati noi a chiedere che gli sbarchi avvenissero tutti in Italia, anche violando Dublino”. In sostanza, è la tesi dell’ex Ministro, tra il 2014 e il 2016, il governo italiano, in accordo con altri stati o autonomamente, avrebbe deciso che il coordinamento delle operazioni in mare sarebbe stato gestito in esclusiva dalla Guardia Costiera Italiana con la conseguenza che, da allora, i migranti sbarcano solamente in Italia, anche se soccorsi in acque internazionali o di altri Paesi, come dimostra la circostanza che unità delle marine di altri paesi europei, negli ultimi giorni navi del Regno di Spagna e del Regno Unito, hanno accompagnano nei porti italiani soggetti recuperati in mare in acque non italiane.

In sostanza, ha voluto dire l’ex Ministro, abbiamo fatto sbarcare tutti in Italia, anche coloro che, sulla base della Convenzione di Dublino, raccolti in acque di altri stati, avrebbero dovuto essere accompagnati nei porti di quei paesi ai fini della richiesta di asilo. In questo sta la violazione della Convenzione di Dublino.

E così rimaniamo col cerino in mano, screditati, avendo dimostrato per molto tempo di agire con colpevole leggerezza anche contro gli interessi dei migranti e dei paesi di provenienza, come se volessimo fare un piacere al lucroso business dell’accoglienza o della carità pagata dal contribuente. Per cui prendiamo solo schiaffi con la consolazione, che solamente il ministro Minniti può ritenere tale, che a Tallin, al vertice dei Ministri europei dell’interno, tutto è andato secondo le previsioni. Insomma gli schiaffi previsti li abbiamo presi. E ce li teniamo.

7 luglio 2017

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Fabio FORTE ritorna in politica e sceglie NOI con SALVINI

Frosinone 03/07/2017 – In un sereno clima di speranza ed alla presenza del Coordinatore Regionale LAZIO Francesco ZICCHIERI, presso il Caffè MINOTTI, è stato ufficializzato l’ingresso di Fabio FORTE in NOI con SALVINI

Fabio FORTE è politico di lungo corso della provincia di Frosinone. E’ stato prima consigliere comunale e poi stimato sindaco per due mandati ad ARPINO. Successivamente ha ricoperto la carica di Presidente presso Unionfidi Lazio.

Oggi, rientra in politica dopo 4 anni dal ritiro a seguito della mancata elezione, per una manciata di voti, a consigliere della Regione Lazio nel 2013.

La politica è una passione che continua a bruciare sotto le ceneri del passato. Fabio FORTE ha resistito per questi anni prima di trovare lo stimolo giusto per rientrare nell’agone politico.

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