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È Musiche di } di futfi i giore di. Edizione CHIANTORE XX hr do. RR mill

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(1)

BEATA BRUNIA IRSNANI

È Musiche di }

di futfi i giore di

Edizione CHIANTORE -

1941 XX hr do

“mill RR

(2)

PROPRIETÀ RISERVATA

Stamperia Editoriale Aurora - Via Corte d'Appello, 7

(3)
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Il piccino

Non poteva dormire.

Notte così calda, Con tutto l’odore Delle rose dell’orto.

Discese piano dal letto E guardò lo sfavillio D'argento nel cielo.

Cos’era quell’altissima Cupola raggiante?

Allora gli sembrò, . Poco a poco,

Che il raggio di una stella Gli scivolasse sul capo.

Poi quel raggio

RR A

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Corse dal suo capo nell’orto E tracciò a lettere d’oro Sotto l’alto sfavillio La parola che era Come un volo d’ali

Sulla bocca della mamma: Dio,

(7)
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(9)

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LS ii

»

4 : VT ee Cani

Nella cucina il fumo

| Del fornelletto

Fa un’aureola alle teste Dei tre piccolini.

I biondi capelli Vaporano azzurti.

Fuori è l’inverno Con grigie nebbie Sotto il pallore del cielo.

I tre piccolini Aprono sulle nebbie Gli occhi neri e turchini.

E vedono, vedono, I tre piccolini

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Le nebbie della terra Salire ai visi dei cherubini Aureolare d’azzurro I capelli divini,

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L’hai disegnato, il mondo:

Un tondo: fulve terre, azzurri mari.

Più delle terre e più dei mari è grande La pagina del tondo.

Così, fanciullo, il vero mondo: un tondo In un’aerea pagina più grande.

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)

LA MATTINA

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(16)

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(17)

La mattina

S'è riempite le mani 5 Di foglie di prato

E cammina cammina cammina Fra orti e giardini.

Ha una veste d’argento fino

I suoi occhi sono gocce di luce ROIO)

I capelli nube odorosa.

Cammina, cammina, cammina, Ove va?

Nessuno lo sa.

Ma dove ella passa, È Bionda, svelta e sottile, L’azzurro d’aprile E’ un canto di felicità.

— 19-

(18)
(19)

Pai

NON SAPRAI MAI

gf 19

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(21)

Il cielo è così grande, così grande!

Ma un dì, guardando in te, giù nel tuo [cuore, Vedrai un altro cielo, oh! ben più grande.

E’ un chiaro cielo che da noi si spande Sempre più vasto, sempre più profondo.

In lui scivolerai dal grigio mondo Nell’ore meno dolci e meno belle E tu non saprai mai come e perchè.

E la terra con tutte le sue vite Ed il cielo con tutte le sue stelle Ti sembreranno, sì, come una fuga Di vele verso ignote albe infinite.

E tu non saprai mai come e perchè.

23

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La sera passa

Dinanzi al tuo balcone Con risa di bimbi Suoni di campane Odori di giacinti.

Tu odi e guardi

Con il tuo viso miracoloso, E tutto è immobile:

Aria anime tempo.

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(27)

Hi

LUI E LEI

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*

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Quelle sue floride carni Penetrate di luce, Soffici e calde

Come la terra generante, Egli le sentì oggi

Vicinissime al suo spirito alato.

Ma non seppe e non sa Se offrendosi alla sua avidità Egli sarebbe diventato terra O lei sarebbe diventata cielo.

Nel dubbio, non parlò.

Essa andò per la sua strada, Snella, flessibile, ardente, Pensando: chi mi prende, - Così come sono:

Pane carne e vino Attimo o destino?

ELA

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LEI:EOLUI

* tia .

(32)

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Treni

(33)

Egli non ti ha chiesto In questo giorno d’inverno Nel barino freddo e deserto Un’ora d’amore.

Egli ti ha detto:

« Stammi vicina;

Dammi in quest’ombra Un filo di luce;

In quest’inverno Un po’ di primavera ».

Bastava che tu lo guardassi Senza parlare.

Egli avrebbe sentito La tua giovine vita Fluire in lui dolcemente

— 35—

(34)

Come una chiara vena In un torbido mare.

Tu invece volevi il convegno Nella casetta di fronte, Il bacio violento E un poco d’argento.

Tu eri colei che se dà Un'ora all’ignoto

Non vuole vedergli nel cuore Non vuole svelargli il suo cuore.

Ed egli è rimasto solo Con la sua inutile sete D'un poco d’anima buona.

Tu sei già lontana.

Ma egli non dice:

Creatura ignara ed impura!

Egli dice: perdona Se t'ho lasciata andare Povera e sola

Nella neve e nel vento Senza il piccolo dono D'un poco d’argento.

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Siedono innanzi a me; sono due Venuti certo dall’amore; un poco Li immagino nell’ora degli inviti Vicendevoli ai baci: occhi brillanti, Mani ardenti, un parlare rotto e fioco.

Ora guardan nel vuoto e sono come i Assenti e par che nulla più vi sia Fra loro due di quello che li unì.

Ciascuno, tu lo sai, anima mia, Vuole alzarsi ed andar per la sua

90)

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Oggi le tue parole In questa conca alpina Non hanno più il colore Ed il suono della tua voce.

L’azzurro delle vette E l’argento dei torrenti Sono azzurro ed argento Nella tua voce.

Qualche volta le cose Come l’amore e il dolore

Fanno di una voce e di un cuore Un'altra voce ed un altro cuore.

Pe

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IL DONO

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Stamattina, nel suono delle strade, Egli e lei, la bellissima ventenne, Eretta con il lampo del suo viso Sui fianchi àgili a fendere la vita.

E fende anch’egli, nuovamente, cinto D’una trepida aureola, con gli occhi A cieli azzurri, strade anime ignoto.

O giovinezza, musica che svegli Le favolose immagini dei sogni, Splendore di miracolosi doni!

SIE yo,

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NON RISPONDERE"PIÙ

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La piccolina è seduta Vicino allo zio Dinanzi al mare.

E’ seduta con un libro aperto Sulle ginocchia

} E legge nel libro

La storia di Fortunellino.

Lo zio è come affondato, Bianco, così bianco!

In una grande poltrona.

Egli è tanto ammalato E sa che deve morire.

Vorrebbe parlare un poco . Con la piccolina

(50)

Si dii ARI

Ma non può parlare.

Poi la piccolina non sa Cosa voglia dire morire.

Perchè dovrebbe tralasciare Di leggere la storia

Di Fortunellino?

Egli muore,

Scavato nelle reni.

Forse domani

Sarà già tanto lontano.

E vi sarà, come oggi, Jl mare azzurro L'aria chiara

L’odor salino

E la piccolina sarà seduta, Come oggi, nel fresco giardino.

La piccolina

Avrà sulle ginocchia La storia di Fortunellino.

Ma non leggerà.

Essa guarderà,

Le

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Pensando allo zio,

Il mare ed il cielo laggiù. 0 *"

Poi le sembrerà

Di sentirsi chiamare p° Ph E si volterà: « zio, sei tu? »+ 7 Lo zio non risponderà.

Allora la piccolina Comprenderà Che morire Vuol dire

Non rispondere più, Mai più.

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NON VI SARÀ STELLA

*i

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Anche stanotte Mario, il ragioniere, L’ha passata nell’alto terrazzino

A contemplare il vortice degli astri.

E? sceso all’alba, freddo, insonnolito.

Un dormiveglia, e poi, presto, al cantiere.

Eccolo nello studio ove ogni giorno Empie di cifre i grandi cartolari.

Un consigliere d’amministrazione n Punta un dito sui densi cartolari:

«Errori, gravi errori! ieri sera Il consiglio ha deciso l'immediata Vostra retrocessione da contabile Ad aiuto contabile; quest’oggi Voi avrete le debite istruzioni

| -

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Dal nuovo capo-ufficio ». Il ragioniere Siede dinanzi ai cartolari e piange.

Piange pensando a lei, alla sua santa, Che tante sere, sì, l’ha consigliato:

«Figlio, non stare più sul terrazzino Tutta la notte a contemplar le stelle;

Le notti sono fatte per il sonno;

Stelle e pianeti lasciali al buon Dio;

Se nella vita i calcoli non tornano Le nostre così piccole razioni Diventeranno, ahimè, delle frazioni E non vi sarà stella in tutto il cielo Che faccia di frazioni una razione ».

Femminile materna anima saggia!

E inutilmente, figlio, inutilmente...

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io

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(59)

Ti svegliavi al mattino, così stanca, T'alzavi lenta, lenta ti vestivi.

Lo specchio ti dicea: come sei bianca!

Poi, lentamente, discendevi e uscivi.

Tornavi alla tua scuola e coi quaderni Sulla cattedra antica risalivi.

Per quanti autunni, ahimè, per quanti [inverni!

Veniva primavera e poi l'estate Ma i verbi e i sostantivi erano eterni.

E le sere? oh le sere desolate Con l’incubo del pallido domani Col peso delle tue gravi giornate!

Sie

(60)

Ora non più: in uno dei due vani Dove sei morta pendono dal letto Sulla stinta coperta le tue mani.

(61)

DI

SIGNORA PER BENE

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Sì, ti piace, signora, uscir di casa»

Al pomeriggio: andar per una strada Deserta, entrar guardinga in una porta

Salir le scale con piedi leggeri, ’ Sgusciar per l’uscio semi aperto e tosto Sentirti presa l’anelante bocca

Dalla bocca che sai: oh, se ti piace!

Poi rientrar, che è-quasi sera, nella Tua casa, un po’ languida, segnate D’ombra azzurra le tremule pupille

Accarezzare sui capelli i bimbi, k

Dire: fanciulli, e il compito, già fatto?

Fra poco verrà il babbo ed io bisogna Che dica al babbo: sono stati buoni, Proprio buoni... Bisogna essere buoni,

Fanciulli; anche la vostra mamminella, w Per essere, vedete, molto buona,

Fa qualche giorno, oh sì, le sue fatiche,

PI

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Fu in un giorno Molto lontano.

Era senza sonno E senza cibo;

Il freddo gli metteva Un gemito in bocca;

Girava come un cane scacciato Per la città.

Allora decise Di rubare;

Di rubare per mangiare

Ed anche per essere preso e rinchiuso Dentro una cella, poichè

Egli ebbe paura di sè.

ii

(68)

Paura di fermare qualcuno All’angolo di una strada E di stringerlo alla gola;

Paura di uccidere

Come accade, qualche volta, Agli insonni ed agli affamati.

Ma non c’era nessuno;

Cioè, sì, c'era un fanciullo Che veniva per la strada Con un portamonetino aperto E vi contava dentro le monete.

Figlio di mamma!

Erano forse denari di casa O i suoi piccoli risparmi O il regalo di qualcuno, E il bimbo contava.

Egli fu sopra al fanciullo;

Gli strappò il portamonetino E il fanciullo rimase

Con le mani penzoloni E gli occhi atterriti.

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Guardò egli, un istante, Quelle mani e quegli occhi Poi fuggì, perchè aveva Tanto freddo

E si sentiva morire:

Del latte, una tazza di latte!

Quanti anni Sono passati?

Una vita!

Lunga, faticosa, inutile vita, Come tutte le vite.

Eppure no!

Qualcosa gli ha dato la vita:

Un po’ di ricchezza, Figli, nuore, nipoti;

Quanti anni d’allora!

Ripassa, solo, In quella strada.

Mattino di novembre Come allora.

Cielo grigio Come allora.

— Mia

(70)

OTO I O PO ee 11) ì

Egli pensa al bambino Che oggi è uomo.

(Oh! fame di quel mattino, Tazza di latte, bevuta Vedendo gli occhi atterriti!).

Ma ecco, Esce una donna Da una porta;

Una piecola magra donna Con un cestello in mano.

. Egli prende in tasca Il suo portafogli;

Ne toglie un biglietto Si avvicina alla donna E le dice così:

« Abitava qui Tanti anni fa Una creatura Che mi fu cara;

Vi dono questo

Per il ricordo di lei ».

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(71)

La donna guarda

Si illumina negli occhi %:

Dice «o signore!»

E gli prende una mano, E vuole baciargli la mano. +»

Egli saluta la donna E va giù per la strada;

Ha il cuore un po’ più leggero Ma pensa che quel bacio E’ stato un po’ troppo per lui.

E che forse quella donna

Non gli avrebbe baciato la mano Se avesse saputo

Quello che mai si sa:

Per quali oscure ragioni Si fa, spesso, la carità.

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9

(74)
(75)

Oggi un dicembre lontano Cammina sull’anima tua;

Cammina pian piano. |

Ha un bianco cappuccio di neve Un volto sottile sottile;

Il tempo lo ha fatto sì lieve.

Intorno a lui, ombra, v'è come Un’ombra che svaria più scura;

Ombra di visi e di chiome.

Di quante! le vide ben vive Un dì questo vecchio dicembre Ed erano sì fuggitive.

n

(76)

Rimane di loro quell’ombra Intorno al cappuccio di neve;

E vanno, lor ombre, lui ombra.

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Questo sognare Questo amare Questo patire!

E un giorno si va E il perchè non si sa.

Ogni giorno, quanti perchè!

Sono tanti e tanti Sospesi su noi:

E su tutti i perchè Uno grandissimo c’è.

Arco di cupa ombra

Con qualche raggio di stella.

Tu non lo guardi mai.

Ma senza guardarlo tu sai

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(80)

Che su te e su me Su tutti noi

L’arco grandissimo c’è;

L’arco che si chiama: il poi.

(81)

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(82)
(83)

Sedici anni!

Li vedo oggi, dinanzi a me, Nel suo corpo agile

Cinto d’un’aria d’aprile, Negli occhi azzurri Dove la luce dei mattini

Cerca le ombre della mia anima Per farla nuovamente fiorire.

Sedici anni!

Ritorno indietro Sul fiume del tempo

Verso la lontana giovinezza, E sono, come lei,

Appoggiata ad un albero fiorito

‘— 89—-

(84)

mr

Cimii-szzoi

Sotto il sole di mezzogiorno Con un canto nella gola.

Sedici anni!

Ala di grazia Che sfiora la mia Melanconia, Fiore che spande Petali lievi fragranti Sulle mie pallide ore.

Ed io guardo » Il viso d’aurora Come una stella

A cui l’insaziato cuore Beva ancora

Nella sua fuga all’ignoto Il riso del mondo. .

(85)

IL DESTINO

ui)

(86)
(87)

E’ venuto di lontano A bussare alla mia porta:

E’ venuto di lontano

Con i piedi così stanchi;

Il suo volto era consunto I capelli erano bianchi.

To gli chiesi: cosa vuoi?”

Mi rispose: un po’ di fuoco;

To gli diedi pane e fuoco To gli feci un dolce letto E gli dissi: dormi in pace, O venuto di lontano.

— 89

(88)

Ma sull’alba, allo svegliarmi, Non lo vidi nel suo letto;

Chiamai forte: uomo, uomo!

E lui no, non c’era più;

Vidi solo un suo biglietto Sul cuscino del suo letto.

Stava scritto: «ti ringrazio Del tuo pane e del tuo fuoco;

Ora torno al mio’ cammino Io, l’incognito destino;

Ma pel fuoco che mi hai dato Per il pane e per il letto Mentre placida dormivi T’ho baciata e benedetta ».

"Doni ognuno pane e letto All’incognito destino

Se alla sveglia del mattino Vuol sapersi benedetto.

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(89)

Hi Ù

PRIMAVERA

4" +

(90)
(91)

Grazia di primavera!

Come son chiari i mattini Odorosi di biancospini;

Come son dolci i tramonti Che tingono di rosa

Le nevi dei monti.

Grazia di primavera!

Viene dai cieli azzurri Con tanti freschi susurri Di chiome e di nidi

E dice ad ogni cuore Che piange: sorridi!

LLe'OgS

(92)

Grazia di primavera È Per ogni cuore che pianse x

Per ogni cuore che spera!

x

(93)

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STELLE SMARRITE

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Danza di donne belle sul mare notturno

Occhi di lei nella penombra azzurra: pai Stelle smarrite che cercano un cielo.

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VORREI ESSERE

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Vorrei essere

Quella fonte scintillante Che tra le verdi piante

Ha come un riso d’aurora. i

Vorrei essere A

Quel raggio di sole Cui da tutte le aiuole L’odor dei fiori vapora.

Vorrei essere

Questo silenzio in cui la terra Senz’eco di guerra

L’eterno spirito adora.

— 101 —

(100)

Ma vorrei essere, bambino, Il tuo cuore giocondo

Per dirmi: nulla nel mondo Vale il mio fresco mattino.

(101)

9 |

CANTILENA DI GIOVINETTE

- x è a 4

.

(102)
(103)

Come fu dolce sognare Come fu dolce cantare In quella sera lontana!

Ridea la luna sul mare E il mare era tutto d’argento E non v'era nube nè vento Ma tanta luce sul mare.

Come fu dolce sognare Sotto i fioriti rosai!

In ogni onda veniva Un po’ di luna alla riva

E il mar d’argento che udiva Il nostro gaio cantare

Faceva l’eco che sai:

— 105

(104)

«O fanciulle, fanciulle, Voi sognate l’amore Voi sognate le culle Ed i bamboli belli;

Jo nei vostri capelli Metto un vivo diamante;

Su, cantate, cantate,

Ed il vivo diamante si fa cuore E il cuore vi susurra: io son l’amore ».

O bianca luna, o fresche rose, o mare E tu diamante, luminoso cuore!

Quant’è lontana quella dolce sera Tutta d’argento, chiara come aurora.

Ma tu sorella, lasciami sognare, Ma tu sorella, lasciami cantare, Sì, come allora:

O cuore, amore Del nostro cuore!

(105)

SALUTO ALLA TERRA Ai

gi

.

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(107)

Il sole è nato.

Pòrpora i monti, Il cielo è di perla.

Come dolce a berla, Piena di susurri D’aromi e d’incanti, L’aria dell’aurora!

Guardo il sole Ed alzo alate parole Non al tenero amore O alla gloria bella

Ma a questa volante stella Della terra

Che nei grandi mattini

(108)

Si fa tutta d’argento Perchè un vento

La prenda e rapini In abbagliati cammini.

— 110

(109)

INDICE

Dio . . . MT.)

Le nebbia della TE È x , è Il mondo . a 5 A 5 : La mattina. . 3 a 3

Non saprai mai . Tutto è immobile . Lui e lei . O i Lei e lui . 3 È Gli amanti a Le cose . ; È Il dono . È Non rispondere più Non vi sarà stella . Vecchia insegnante Signora per bene . La carità , =

Vorrei essere . È Cantilena di giovinette Saluto alla terra .

Lor ombre, lui omne 5 È ° 75

Il poi r 3 5 7 " È

Sedici anni . 3 i

Il destino 5 ) 5

Primavera A .

Stelle smarrite G È

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NEL DICEMBRE 1940 A. XIX.

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