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C Il gioco pericoloso dei luoghi comuni

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Academic year: 2022

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’è nel nostro Paese un gioco di società che sta andando per la maggiore: parlare male della pubblica

Amministrazione, del Servizio sanitario nazionale, dei dipendenti pubblici.

È un gioco in cui tutti i giocatori possono disporre senza limite di gettoni che il titolare del lunapark distribuisce con larghezza. Egli, infatti, sa che più i giocatori si accaniscono, più alla fine potrà incassare una rendita interessante. La privatizzazione dei servizi pubblici.

Esercitarsi nel linciaggio di ogni servizio pubblico non è faticoso. Nel nostro Paese, infatti, produciamo infiniti esempi che dovrebbero indurre a una decisiva reazione verso le cause di tanti disastri amministrativi.

Invece, si sta costituendo un nuovo movimento totalitario. Un nuovo movimento ideologico che accomuna in modo trasversale tutti i benpensanti in un pensiero unico: il luogo-

comunismo.

È un luogo comune, quindi una sacrosanta verità, che la pubblica Amministrazione non funzioni.

È un luogo comune, quindi una sacrosanta verità, che gli ospedali non funzionino.

È un luogo comune, quindi una sacrosanta verità, che i medici siano

dei macellai (Brunetta).

È un luogo comune, quindi una sacrosanta verità, che i dipendenti pubblici non lavorino.

È un luogo comune, quindi una sacrosanta verità, che i servizi veterinari siano inefficienti.

E via di questo passo.

Molti dei soggetti che hanno preso parte nel creare il disastro oggi si stanno offrendo come portatori di soluzioni rivoluzionarie. I privati, gli stessi che hanno gestito liberamente le banche che hanno affondato

l’economia, sono pronti a offrire la loro esperienza per creare joint venture pubblico-privato, project financing, SpA, per supportare i servizi pubblici e farli diventare improvvisamente redditizi ed efficienti.

Le difficoltà della Finanza pubblica sono oggettive, una certa inefficienza non può essere negata, ma spesso sono rilevanti solo dove la commistione tra amministrazione della cosa pubblica, politica e illegalità ambientale, hanno fatto lievitare i costi della cosa pubblica e il consociativismo all’infinito.

Se è vero che poche Regioni (6) determinano l’85% del disavanzo della spesa sanitaria, allora siamo davanti a un quadro in cui le inefficienze non sono da ricercare

Il gioco pericoloso dei luoghi comuni

C

4 Aldo Grasselli

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nella impostazione del Sistema sanitario nazionale, ma in quella stretta mortale che è l’alleanza tra amministrazioni ammalate di

clientelismo, politica di sopravvivenza senza alcuno scrupolo, logica di appartenenza al posto della logica del merito.

Una lettura forzata e non dirimente della spesa sanitaria e della sua genesi

favorisce l’ipotesi di un arretramento delle coperture universali.

Ipotesi che offriranno al mercato quella Sanità che, nella maggioranza delle Regioni non crea sprechi, è un settore economicamente sano e maturo, ma che, contro ogni logica, può essere svenduto in base a

pretestuose urgenze di alleggerimento della spesa pubblica.

Abbiamo anche parti della nostra stessa categoria che si prendono la libertà di delegittimare a ogni occasione il servizio pubblico e che, non appena i giornali registrano un caso di contraffazione alimentare, spargono un po’ di fango sui veterinari pubblici.

Abbiamo parti della categoria che ritengono utile distruggere conquiste storiche come la dirigenza medica e veterinaria per abbassare tutta la professione al rango “europeo” di veterinari liberi professionisti convenzionati.

Abbiamo altre parti della categoria che, contraddicendo un poco la logica dei precedenti, demonizzano a priori, negano pregiudizialmente, il diritto del veterinario pubblico ad esercitare la libera professione.

Abbiamo parti della categoria che sono pronte a svendere senza scrupolo la dirigenza veterinaria, ciò che il SIVeMP ha conquistato in anni di seria e limpida azione sindacale.

Abbiamo pochi furbi che, in un trito déjà vu, indicano ai tanti giovani veterinari disoccupati la dirigenza veterinaria come il nemico storico.

Nel mentre gli stessi furbi assumono in nero nelle loro cliniche i veterinari disoccupati e li pagano come

infermieri extracomunitari, ma la colpa è dei veterinari del Ssn.

La nostra organizzazione sindacale rappresenta un pezzo di quella professione «Senza la quale», come dice il presidente della FNOVI, Penocchio, «Si ferma il mondo».

Noi non abbiamo ambizione di fermare il Paese, non abbiamo neppure ambizione di fermare la nostra categoria.

Anzi, abbiamo pazienza, abbiamo capacità di ascolto, abbiamo rispetto per chi non la pensa come noi, abbiamo voglia di costruire qualcosa di migliore per tutti i veterinari italiani e per il nostro Paese.

Ma non siamo disposti a farci umiliare, a farci offendere, né a farci sottrarre diritti che riteniamo legittimi.

Si tratti di ministri, di assessori o di semplici esimi colleghi.

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