Un’introduzione generale ai temi della mobilità sostenibile
(e un piccolo focus sulla mobilità di scambio)
Carlo Carminucci, Isfort
La categoria di “sviluppo sostenibile” nasce negli anni ’80 in risposta all’esigenza di conciliare la crescita economica con un’equa distribuzione delle risorse e tutelare maggiormente l’ambiente ed il benessere sociale.
« Lo sviluppo sostenibile, lungi dall’essere una definitiva condizione di armonia, è piuttosto processo di cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico ed i cambiamenti istituzionali siano resi coerenti con i bisogni futuri oltre che con gli attuali » (dal Rapporto Brundtland delle Nazioni Unite “Our Common Future”, 1987)
Per analogia si può dedurre che un sistema di mobilità è «sostenibile» quando sotto il profilo ambientale, sociale ed economico è in grado di soddisfare i bisogni delle generazioni presenti senza arrecare danno alle generazioni future.
Cosa dobbiamo intendere per «mobilità sostenibile»?
Quale sistema di trasporto auspichiamo?
…quindi l’obiettivo ultimo della mobilità sostenibile è un sistema di trasporto non solo a basso impatto (sostenibilità ambientale), ma anche accessibile, inclusivo, sicuro (sostenibilità sociale) ed efficiente (sostenibilità economica), in coerenza con i tre pilastri della Strategia europea 2020 dello sviluppo («sostenibile», «intelligente», «inclusivo»).
Numeri e tendenze-chiave della mobilità in Europa:
il nodo dei «costi esterni»
Il peso economico
✓ 11 milioni di occupati
✓ 5% del PIL
✓ 13% delle spese dei cittadini
✓ 20% delle esportazioni I costi esterni
✓ 20% delle emissioni inquinanti prodotte dal solo trasporto su strada
✓ oltre mezzo milione le morti premature causate dall’esposizione a particolati, biossido di azoto e ozono
✓ oltre 25.000 i morti in incidenti stradali
✓ 1% del PIL il valore stimato dello spreco di risorse per congestione da traffico (100 miliardi di euro)
La centralità della mobilità urbana
✓ il 55% della popolazione mondiale vive oggi in aree urbane; nel 1950 era appena il 30%; l’ONU stima che nel 2050 questa quota salirà al 68%
✓ in Europa, oltre il 70% della popolazione vive in città, percentuale che salirà all’85%
nel 2050
✓ in Italia circa 3 spostamenti su 4 sono di scala urbana (Isfort, Osservatorio Audimob
)In particolare: la grande emergenza del riscaldamento globale e i vincoli internazionali
Gli Accordi di Parigi (COP21) del 2015 (tutti i Paesi tranne USA): limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2ºC rispetto ai livelli preindustriali come obiettivo a lungo termine.
Rapporto IPCC di ottobre 2018: è indispensabile limitare il riscaldamento a +1,5°C per contenere siccità, innalzamento del livello del mare, alluvioni, riduzione della biodiversità ecc. Già oggi è stato raggiunto il livello di riscaldamento di circa 1°C, con gli attuali impegni presi secondo l’IPCC il livello tendenziale potrebbe superare i 3°C
Conclusione: bisogna fare molto di più e da subito!
Europa in prima linea, gli obiettivi al 2030:
1. riduzione dei consumi energetici del 32,5%
2. incremento della quota di fonti rinnovabili al 32%
3. riduzione delle emissioni di gas serra di almeno il 40%
rispetto al 1990 (possibile ora una riduzione del 45%)
Il contributo del settore trasporti alla riduzione delle emissioni
In Europa i trasporti sono il principale settore di emissione dei gas serra con il 27% del totale (% simile in Italia)
I target di riduzione per l’Italia al 2030 e al 2050
La mappa dello smog in Europa: la posizione critica dell’Italia
Pm2,5 Ozono
L’agenda dell’Unione Europea: la Comunicazione della Commissione «L’Europa in movimento» (maggio 2017)
Tre pilastri: una mobilità PULITA, COMPETITIVA e INTERCONNESSA per tutti
Fonte: European Environment Agency (EEA), 2016
Emissioni CO2: vari modi di trasporto
Mezzi di trasporto differenti, differenti costi esterni:
l’impatto ambientale (un possibile confronto tra tanti…)
Nel 2017 si sono registrati in Italia 174.933 incidenti stradali (appena lo -0,5% in meno del 2016), con 246.750 feriti e 3.378 decessi (95 in più rispetto al 2016)
3,17
0,08 0,09
0,0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0 3,5
Morti per milardodi pax-km
Auto Treno Bus Classe II e III
Fonte: elaborazioni Isfort su dati Aci-Istat
Mezzi di trasporto differenti, differenti costi esterni : l’impatto sociale (l’esempio critico della sicurezza)
L’auto contribuisce alla mortalità stradale 40 volte più di bus e treni!
Un bus di media dimensione può sostituire il traffico di 50 vetture con conseguenti effetti positivi sulla vivibilità urbana e benefici economici:
minori consumi di carburante, riduzione del tempo perso in code, calo del numero di incidenti e delle spese sanitarie per la collettività.
Fonte: Cycling Promotion Fund (2012) Campaign (Copyright) Photo: Canberra, Australia
Mezzi di trasporto differenti, differenti costi esterni:
l’impatto su vivibilità e aspetti economici (congestione)
2017 2008
A piedi 22,3 17,5
In bicicletta 5,3 3,6
Totale mobilità non motorizzata 27,6 21,1
Totale mobilità motorizzata 72,4 78,9
Totale 100,0 100,0
Distribuzione % degli spostamenti totali e non motorizzati per mezzi di trasporto
2017 2008
Auto 81,6 81,4
Moto 4,2 5,7
Mezzi pubblici 14,2 12,9
Totale 100,0 100,0
Distribuzione % degli spostamenti motorizzati per mezzi di trasporto
Partiamo male: lo squilibrio modale in Italia
Fonte: Isfort, Osservatorio «Audimob» sui comportamenti di mobilità degli italiani
37,2 35,6 36,2 33,7
31,0 30,1 31,2
30,1 31,5
30,2 29,0 28,2
30,9
27,6
31,1
37,9
10 20 30 40 50
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017
La dinamica del Tasso di mobilità sostenibile (% spostamenti mezzi pubblici+piedi+bici sul totale)
Un modello di mobilità poco sostenibile,
con qualche recente segnale di miglioramento
Fonte: Isfort, Osservatorio «Audimob» sui comportamenti di mobilità degli italiani
Cosa fare? Un’articolata «cassetta degli attrezzi»
a partire dalla strategia ASI (Avoid, Shift, Improve)
Approccio
«AVOID»
Approccio
«SHIFT»
Approccio
«IMPROVE»
Strategie e politiche per ridurre le esigenze di spostamento delle persone/delle merci riorganizzando gli spazi e i
sistemi di vita in città (il meno praticato)
Strategie e politiche per migliorare l’impatto ambientale, sociale ed economico dei trasporti attraverso strategie di riequilibrio modale e il passaggio di utenti dall’auto ad altre forme di spostamento
(il più diffuso a livello locale)
Strategie e politiche per migliorare le prestazioni dei mezzi di trasporto in termini di efficienza energetica ed emissioni unitarie
(assorbe molte risorse)
Il Piano Strategico nazionale della mobilità sostenibile recentemente approvato dimostra che se le risorse non sono adeguate questa leva è poco efficace (non si riesce a svecchiare il materiale rotabile del Tpl…)
Approccio
«SHIFT»
La strategia più diffusa e più «a portata» delle politiche locali/urbane
Orientamento verso la domanda (pianificazione, misure di
regolazione/pricing, educazione/formazione)
Orientamento verso l’offerta (pianificazione, rafforzamento di servizi e reti)
✓ misure di moderazione del traffico
✓ misure di restrizione degli accessi (ZTL, low emission zone-LEZ, isole ambientali/zone verdi)
✓ misure di tariffazione/pricing (ticket di ingresso in centri/aree urbani,
✓ park pricing)
✓ servizi di infomobilità per l’ottimizzazione dei flussi e della sosta dei veicoli privati
✓ campagne di sensibilizzazione
✓ potenziare reti e servizi per la mobilità ciclabile e per quella pedonale
✓ potenziare le reti dedicate per il trasporto pubblico (reti ferroviarie, corsie
preferenziali, corridoi della mobilità, parcheggi di scambio)
✓ potenziare i servizi di trasporto pubblico (incremento offerta, servizi flessibili, integrazione tariffaria)
✓ incentivare le nuove forme di mobilità condivisa (car/bike/scooter/van sharing, car pooling ecc.)
✓ promuovere l’infomobilità per il trasporto pubblico
% spostamenti intermodali
(sul totale spostamenti motorizzati)
2,3 2,5
3,8
4,9 5,0 4,6
5,4 5,3 5,4 5,3 5,9
4,5
5,4 5,4
0 2 4 6 8 10
2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017
2017 2016 2008 2001
Combinazioni tra soli mezzi privati 1,9 5,0 1,9 2,9
Combinazioni tra mezzi pubblici e mezzi privati 71,1 75,2 72,8 68,9
di cui: Combinazioni tra passeggero del mezzo privato
(non conducente) e mezzo pubblico 50,0 50,0 50,0 50,0
Combinazioni tra mezzi pubblici 21,1 19,8 25,4 28,2
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0
Ripartizione % degli spostamenti intermodali per tipologia di combinazione
Quanto pesa la «mobilità di scambio»?
Un’opzione minoritaria, ma in crescita e ad alto potenziale
Fonte: Isfort, Osservatorio «Audimob» sui comportamenti di mobilità degli italiani
Una indagine BCG-Ipsos del 2017 sulla mobilità a livello europeo ha evidenziato che:
• solo il 32% dei cittadini italiani è soddisfatto dei punti di coincidenza tra le diverse modalità di trasporto (contro il 44% della media europea)
• se venissero effettuati gli investimenti necessari in termini di intermodalità, il 73% dei cittadini italiani (contro il 66% della media europea) sarebbe pronto a ridurre l’utilizzo dell’auto
La propensione verso la mobilità di scambio è alta…
a) Maggiore impegno multilivello delle istituzioni per potenziare ed efficientare l’offerta dei sistemi park&ride (es. piani di finanziamento straordinari nazionali e regionali, linee guida per gli ter progettuali ecc.)
• Corollario Maggiore attenzione strategica nel posizionamento dei nodi di scambio (luoghi esterni di confluenza del trasporto su ferro e gomma, nei comuni di residenza del pendolare più che in quelli di arrivo)
b) Migliore integrazione (fisica e tariffaria) delle aree di sosta con la rete del trasporto pubblico locale
• Corollario Potenziamento dei servizi ausiliari: navette di collegamento aggiuntive, informazioni in tempo reale sui posti disponibili e sui tempi di attesa
• Corollario Adeguate politiche di incentivazione e di pricing
c) Pianificazione in logica di area vasta per affrontare meglio alcuni persistenti nodi strutturali (carenza di aree disponibili, difficoltà di programmare opere a cavallo tra comuni) e strategici (intercettare le relazioni forti di pendolarismo disponibilità a «consumare» più intermodalità)
Dai risultati di un focus Isfort-Asstra sull’intermodalità (di qualche anno fa)