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Capitolo 3: Parte sperimentale Scopo della tesi

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Scopo della tesi

Il presente studio si propone di esaminare analiticamente l’incidenza, il trattamento e l’esito del parto distocico nella cavalla mediante lo studio retrospettivo di 601 cartelle cliniche di altrettante fattrici a fine gestazione.

Materiale e metodi

Il lavoro svolto ha avuto ad oggetto lo studio di 601 fattrici da trotto; in particolare è stato esaminato il parto delle anzidette cavalle, al fine di evidenziare e descrivere, in maniera retrospettiva, l’incidenza, il trattamento e l’esito del parto distocico.

Le fattrici esaminate erano ricoverate presso un allevamento da trotto “La Piaggia srl” via Baldacci, 97, Staffoli (Pi), dove erano state sottoposte a inseminazione artificiale, la stagione precedente.

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o pluripare (85,5%; 514/601), da cavalle con un’età inferiore a quindici anni (14,2%; 85/601) o cavalle con un’età superiore a quindici anni (85,8%; 516/601).

In prossimità del termine della gravidanza le fattrici erano ricoverate in paddock durante il giorno (foto 1), nei box da parto (foto 2), con lettiera in paglia, durante la notte, dove erano sottoposte a sorveglianza diretta da parte del personale e mediante telecamera a circuito chiuso.

Foto 2: box da parto

Le cavalle venivano alimentate con razioni costituite da concentrato e fieno polifita.

Tutte le fattrici sono state annualmente vaccinate per l’influenza equina e per il tetano; per quanto concerne la vaccinazione relativa

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all’aborto equino da Herpes Virus Equino tipo1 (EHV-1), durante la gestazione sono stati effettuati 3 richiami al quinto, settimo e nono mese. Venivano eseguiti regolari trattamenti antielmintici incluso il trattamento subito dopo il parto per impedire il passaggio delle uova di parassiti dalla madre al puledro.

Lo studio è stato effettuato durante le stagioni di monta dal 2008 al 2013.

Gli addetti all’assistenza al parto hanno seguito il seguente protocollo: osservazione ininterrotta della cavalla dall’inizio delle doglie prodromiche (sudorazione, leggeri dolori colici, coricamento e innalzamento continui) fino alla rottura delle acque (fine della fase prodromica) e successivamente fino all’espulsione del feto.

Durante questa fase, caratterizzata dalla comparsa del sacco amniotico seguito, quasi simultaneamente, dagli arti anteriori e il muso del feto, il protocollo prevedeva che l’assistete al parto potesse applicare una trazione moderata al feto, in concomitanza delle spinte espulsive della cavalla, aiutandone in tal modo l’espulsione (foto 3).

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Foto 3: completamento della fase espulsiva con la nascita di un puledro vivo e

vitale.

Dopo la nascita del puledro, l’assistente ne controllava i riflessi, il tempo di assunzione della stazione quadrupedale e di suzione e provvedeva alla disinfezione del moncone del cordone ombelicale con tintura di iodio.

Dopo l’espulsione della placenta, l’assistente provvedeva al suo recupero ed esame: la placenta veniva disposta ad “F”, secondo

Foto 4: esame della placenta appena espulsa (Equine reproduction, II

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quanto proposto da (Koterba,1990), con la faccia allantoidea visibile (figura a sinistra); così da valutarne integrità e completezza, quindi dimensione, spessore, colore e presenza o meno di zone ispessite, assottigliate o edematose (Senger, 2003).

Protocollo distocia

In caso di anomalia o dubbi sul procedimento del parto le istruzioni erano quelle di effettuare una delicata esplorazione vaginale e avvertire immediatamente il Veterinario responsabile qualora:

- non avvenisse la rottura delle acque dopo due ore dall’inizio delle doglie prodromiche;

- non comparissero parti del feto entro 20 minuti dalla rottura delle acque;

- comparisse solo un arto o solo la testa o gli arti posteriori; - l’espulsione del feto fosse bloccata in qualsiasi fase.

In caso invece di distacco della placenta, caratterizzato dalla comparsa della cosiddetta “red bag” corrispondente alla comparsa della membrana del corion, l’istruzione era quella di lacerare immediatamente la membrana e di procedere all’estrazione del feto.

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Immediatamente dopo la chiamata del Veterinario il protocollo prevedeva di far camminare la cavalla in modo da prevenire le doglie espulsive che, in caso di distocia, rischiano di forzare il feto nel canale del parto e di indurre il distacco della placenta e la conseguente asfissia del feto.

Durante l’attesa del veterinario, la coda della fattrice veniva fasciata ed il perineo lavato accuratamente ed asciugato, contemporaneamente venivano preparati lubrificanti e le corde da parto.

Il Veterinario, appena giunto sul posto, effettuava l’esplorazione vaginale allo scopo di valutare l’evenienza e il tipo di distocia per poi procedere con le manovre per la risoluzione.

Di seguito le manovre adottate per ciascun tipo di distocia riscontrata :

Flessione monolaterale o bilaterale del carpo: in caso di flessione

monolaterale, il feto si presentava con un solo arto, oltre alla testa, esteso all’esterno della vulva.

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Con la cavalla in piedi, si è provveduto, primariamente, a legare con la corda da parto l’arto che fuoriusciva dalla vulva, in secondo luogo, il Veterinario ha introdotto la mano in utero al fine di reperire l’arto flesso, per poi provvedere a coprire lo zoccolo con il palmo

della mano, così da salvaguardare l’integrità dell’utero durante l’estensione.

Quando necessario è stato richiesto l’aiuto da parte di un assistente per praticare la repulsione del feto e guadagnare spazio per le manovre ostetriche. Allo stesso modo, ripetendo due volte le stesse manovre, è stata risolta la distocia con flessione bilaterale nel carpo. In questo caso nessuno dei due arti anteriori del feto fuoriusciva dalle labbra vulvari.

Flessione carpi e testa: in questo caso nessuna parte del feto

fuoriusciva dalle labbra vulvari e il parto non procedeva dopo la rottura delle acque.

Trattandosi di un feto morto e di una cavalla dai moderati premiti espulsivi si è optato per una fetotomia con la fattrice in

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piedi: la cavalla è stata sottoposta ad una leggera sedazione mediante la somministrazione di xilazina al 10% (Rompum®, BAYER SpA, MILANO) in dose pari a 20 mg/100 kg.

Il filo del fetotomo è stato passato intorno al collo del feto mediante un passafilo fatto scorrere all’interno di due canali di lavoro del

fetotomo e, mantenendolo adeso al collo del feto in modo da evitare qualsiasi danno possibile all’utero, tirato alternativamente a destra e sinistra fino alla discontinuazione della testa e parte del collo.

Rimossa la testa e il moncone di collo, l’operazione è stata ripetuta sui due arti al livello del carpo per poi procedere all’estrazione del feto facendo molta attenzione che i monconi ossei non lacerassero il canale del parto.

Flessione del collo e degli arti: questo tipo di distocia presentava

una situazione in cui dalle labbra vulvari non compariva nulla e il parto non procedeva dopo la rottura delle acque.

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Con la cavalla in piedi, per prima cosa è stato reperito l’arto del feto disposto più caudalmente, mediante trazione l’arto è stato posto in atteggiamento di flessione del carpo per essere poi riposizionato secondo la metodica già descritta. A questo punto l’arto veniva legato con la corda da parto. La manovra è stata ripetuta per il riposizionamento dell’arto contro laterale ed infine, tramite trazione sulla mandibola, sono stati stesi la testa e il collo.

Riposizionato il feto in posizione fisiologica, se ne è facilitata l’espulsione mediante trazione moderata che assecondasse i premiti espulsivi della fattrice.

Flessione della testa e della spalla: in questo caso fuoriusciva dalle

labbra vulvari un solo arto.

Con la cavalla in piedi, assicurato l’arto esteso con una corda da parto, il Veterinario ha introdotto la mano in utero per reperire la testa flessa del feto, applicandovi una leggera repulsione, per poi afferrarla ed estenderla. Assicurata la testa con una corda da parto, è stata applicata una trazione sul feto, leggera sulla testa, più robusta sull’unico arto esteso, contemporanea alle spinte espulsive della madre, fino alla fuoriuscita del feto con la spalla ancora flessa.

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Presentazione dorso-pubica con flessione del collo: questo

tipo di distocia presentava una situazione in cui, dopo la rottura delle acque, dalle labbra vulvari non compariva nessuna porzione del feto.

Con la cavalla in piedi, sono stati reperiti e assicurati gli arti con le corde da parto, dopo di che tramite, trazione sulla testa, il collo è stato esteso in modo da trasformare la presentazione in una dorso-

pubica semplice. A questo punto gli aiuti hanno applicato una leggera trazione, dopo aver incrociato le corde da parto,mentre il Veterinario, agendo con la mano in utero sul collo e sulla spalla del feto, ha favorito la rotazione dalla posizione dorso-pubica a quella dorso-sacrale. Successivamente il feto è stato estratto come di consueto, previa abbondante lubrificazione del canale del parto.

Presentazione longitudinale posteriore (podalica): nei casi

osservati, dopo la rottura delle acque, il parto non procedeva e nessuna porzione anatomica compariva dalla rima vulvare. Il Veterinario, diagnosticata l’anomalia mediante il reperimento della corda del garretto ha applicato le corde da parto agli arti posteriori

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ed ha predisposto per la trazione forzata in modo che questa si svolgesse il più rapidamente e efficacemente possibile allo scopo di limitare al minimo la permanenza del feto nel canale del parto, con il rischio di schiacciamento del cordone ombelicale e conseguente asfissia del feto. Dopo aver lubrificato abbondantemente il canale del parto, alle corde venivano applicate dei bastoncini di legno in modo da rendere più efficace la trazione. Mentre come minimo due aiuti applicavano la trazione, il Veterinario facilitava il passaggio delle natiche dalla rima vulvare. Tutte le manovre si svolgevano con la cavalla in decubito laterale.

Presentazione trasversale verticale (cane seduto): in questo caso

l’assistente si è accorto dell’impossibilità della fuoriuscita del feto quando questo, ormai morto, era incanalato nel canale del parto e impossibilitato a procedere nonostante la trazione.

In tali casi si procedeva all’anestesia generale della fattrice seguendo un protocollo anestesiologico che prevedeva: la premedicazione con somministrazione endovenosa di xilazina al 10% (Rompum®, BAYER SpA, MILANO) in dose pari 20mg/100kg, seguita, dopo 5 minuti, dalla somministrazione

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endovenosa di ketamina cloridrato, 100mg/ml, (Lobotor®, ACME Animal Welfare S.r.l., FIRENZE) in dose pari a 300mg/100 kg, così da indurre l’anestesia e porre la fattrice in decubito dorsale per poi sospenderla per gli arti posteriori di circa 45° per mezzo del sollevatore del trattore.

Il mantenimento dell’anestesia avveniva mediante infusione di una soluzione di 500 ml contenente 40 gr di Guaiafenesina (Knock-Out®, ACME Srl, FIRENZE) a cui erano aggiunti 500 mg di ketamina e 20 mg di xilazina alle concentrazioni già ricordate.

L’anestesia veniva indotta e mantenuta in concomitanza con un continuo monitoraggio delle funzioni vitali della cavalla, attività cardiaca e respiratoria.

In uno dei due casi la distocia è stata risolta senza dover ricorrere alla fetotomia: il Veterinario, introducendo il braccio in profondità al di sotto dell’addome del feto, è stato in grado di effettuare la repulsione dei posteriori, mentre il personale d’ausilio eseguiva la trazione sugli arti anteriori fino all’estrazione del feto.

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Nel secondo caso la distocia è stata risolta, con la fattrice in anestesia generale e in decubito laterale, recidendo trasversalmente la parte del feto esterna alla vulva con il fetotomo; successivamente

la cavalla è stata sospesa, gli arti posteriori del feto assicurati con le corde da parto, per poi effettuare le manovre di rivoluzione (= trazione sugli arti posteriori e repulsione del moncone) e rotazione in modo da estrarre il moncone osseo in presentazione posteriore.

Inerzia uterina: in questo caso, dopo la rottura delle acque e

la fuoriuscita della sola estremità degli arti anteriori, il parto non procedeva. L’esplorazione vaginale eseguita dal personale di sorveglianza al parto, ha rilevato la presenza di una presentazione fisiologica. Pertanto, lo stesso personale provvedeva a legare gli arti anteriori del feto che fuoriuscivano dalla vulva e applicava una trazione, in contemporanea alle scarse contrazioni della madre, in modo da consentire l’espulsione del feto.

Dopo la risoluzione della distocia le cavalle sono state trattate con 20 U.I. di ossitocina (Syntocinon®, NOVARTIS FARMA SpA, Origgio VA), per stimolare le contrazioni uterine e favorire l’espulsione della placenta.

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I dati sono stati analizzati con il programma IBM SPSS Statistics Version 22. Le differenze nell’incidenza del parto distocico sono state analizzate tramite regressione logistica binaria, prendendo come fattori l’anno solare, l’età della fattrice e la parità (primipare vs pluripare).

Risultati

Si sono osservati 16/601 parti distocici (2.7%) di cui 9 (56%) in presentazione anteriore, 5 (31%) in presentazione posteriore e 2 (13%) in presentazione trasversale (Fig 1).

Figura 1: sono raffigurati i dati riguardanti i vari tipi di distocie riscontrate, con il loro rispettivo esito riguardo la sopravvivenza dei puledri.

Presentazione anteriore Presentazione posteriore Presentazione trasversale Puledri vivi Puledri morti 2 3 2 2 7

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Nel dettaglio sono stati riscontrati: 3 casi di carpo flesso (2 puledri vivi), 1 caso di flessione bilaterale dei carpi (puledro vivo), 1 caso di flessione della testa e di entrambi i carpi (puledro morto), 1 caso di flessione della testa e della spalla (puledro vivo), 1 caso di flessione del collo e degli arti (puledro vivo), 1 caso di presentazione dorso pubica con flessione del collo (puledro vivo), 5 casi di presentazione posteriore (3 puledri vivi, 2 morti e un caso di prolasso dell’utero), 2 casi di presentazione a cane seduto (2 puledri e una fattrice morti), ed in fine 1 caso di inerzia uterina associata ad un feto di grandi dimensioni (puledro vivo).

Figura 2: sono raffigurati i dati dettagliati di ogni tipo di distocia riscontrata, con i rispettivi esiti, non solo riguardo la sopravvivenza dei puledri ma anche delle fattrici.

0 1 2 3 4 5 Carpo flesso Flessio ne Bilater ale dei carpi Flessio ne Testa e carpi Flessio ne Testa e spalla Flessio ne Collo e arti Presen t. Dorso-pubica (flessio ne collo) Presen t. Posteri ore Presen t. Cane Seduto Inerzia uterina Casi 3 1 1 1 1 1 5 2 1 puledri vivi 2 1 1 1 1 3 1 puledri morti 1 1 2 2 fattrici morte 1 C a si

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Nel corso delle 16 distocie, sono deceduti, quindi, 6 puledri (37.5%), pari all’1% dei puledri nati (6/601). I 6 feti erano già deceduti al momento dell’intervento del Veterinario, nessuno feto è morto durante le manovre ostetriche.

In una occasione si è osservato il decesso della fattrice in corso di una delle due presentazioni a cane seduto. Oltre ciò una cavalla è morta per rottura dell’intestino retto poche ore dopo un parto eutocico, ma non è stata considerata in questa analisi.

L’incidenza della distocia è stata del 2,3% (2/87) nelle primipare e del 2,7% (14/514) nelle pluripare (NS); del 2,3% (12/516) nelle fattrici fino a15 anni di età e del 4,7% (4/85) in quelle più anziane (NS).

L’incidenza della distocia in ogni anno solare nei quali si è svolto lo studio (2008-2013) è riportata nella figura 3.

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Figura 3: sono raffigurati i dati riguardo l’incidenza del parto distocico nelle cavalle oggetto dello studio, in ogni anno solare.

Discussioni

In questo studio sono stati esaminati 601 parti di cavalle trottatrici e si è osservata una incidenza del parto distocico pari al 2,7% (16/601). Tali percentuali risultano in linea con le percentuali più basse riportate in letteratura che si aggirano intorno al 4% (Vandeplassche, M. 1993).

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In uno studio effettuato da quest’autore su una popolazione di cavalle appartenenti a razze diverse, si sono verificati 601 parti distocici con un’incidenza pari all’8% nelle cavalle di razza da tiro pesante Belga (63% della popolazione); e un’incidenza media della distocia pari al 4%, in cavalle da sella (21% della popolazione), da trotto (13% della popolazione) e in cavalle Purosangue Inglese (3% della popolazione) (Vandeplassche, M. 1987).

In questo studio è stato osservato che in 9/16 (56%) parti distocici i feti erano in presentazione anteriore con il 33,3% delle distocie dovute a flessione monolaterale del carpo; in 5/16 (31%) parti distocici i feti erano in presentazione posteriore e in 2/16 (13%) in presentazione trasversale. Nel lavoro già ricordato (Vandeplassche, 1987), vengono riportati dei dati simili, con un’incidenza del parto distocico in presentazione anteriore del 68% (408/601) di cui il 58% dei casi rappresentati da deviazione testa-collo, con un’incidenza della presentazione posteriore del 16% (95/601), di cui il 46% rappresentato da flessione dell’anca e il 25% da flessione del garretto, e con un’incidenza di parti distocici in presentazione trasversale del 16% (98/601), di cui il 94% in posizione ventrale (Vandeplassch, 1987).

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Altri autori (Frazer et al., 1997) riportano dati simili ai precedenti, con un’incidenza del parto distocico in presentazione anteriore in 107/141 casi (76%), di cui il 58% rappresentati da deviazione testa-collo, di 20/141 casi (14%) in presentazione posteriore, di cui il 50% dovuti a flessione dell’anca e il 25% a flessione del garretto, e con 14/141 distocie (10%) dovute ad una presentazione trasversale, di cui l’86% in posizione ventrale. Questi riscontri sono stati ottenuti in una popolazione di cavalle di razza da tiro pesante (22%), cavalle da trotto (24%), cavalle purosangue (25%), cavalle Quarter horse (17%), cavalle di razza araba (8%) e pony (4%) (Frazer et al. 1997). Le differenze maggiori, tra questa tesi e quanto riportato in letteratura, sono quelle relative al parto distocico in presentazione posteriore pari al 31% di tutti i casi di distocie in questo studio, il doppio, o quasi, rispetto al 16% riportato da Vandeplassche (1987) e al 14% riportato da Frazer et al. ( 1997).

L’incidenza della distocia nelle cavalle osservate in questa tesi è stata nelle primipare del 13% (2/16) e nelle pluripare del 87% (14/16).

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Nell lavoro di Vandplassche (1987), già citato, è stata riportata una incidenza di parti distocici nelle cavalle pluripare pari al 69% (414/601) e nelle primipare pari al 31% (187/601); dati molto simili, riguardo l’incidenza dei parti distocici nelle cavalle pluripare 70% (22/37) e nelle cavalle primipare 30% (11/37), sono stati riportati da Frazer et al. (1997); appare evidente che l’incidenza delle distocie nelle cavalle primipare e pluripare osservata in questa tesi è in linea con i dati riportati in letteratura

L’incidenza della distocia non è stata differente nelle fattrici fino a 15 anni di età, pari al 2,3% (12/516), o più anziane, 4,7% (4/85). Questo non concorda con quanto osservato da Ginther e William (1996) che hanno riportato un’incidenza del parto distocico pari al 12% (38/316), nelle cavalle con un’età inferiore a 15 anni, e al 6% (6/108) in quelle più anziane.

Le cause del parto distocico nella cavalla sono in maggior percentuale riconducibili a malposizioni fetali, poi ad anomalie fetali, torsione uterina, sproporzione materno-fetale, inerzia uterina, parti gemellari ed idrocefalo (Vandplassche et al., 1984).

In questo studio le cause dei parti distocici sono state per il 94% (15/16) malposizioni fetali e per il 6% (1/16) inerzia uterina.

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La rivista di una serie di lavori effettuati su fattrici di razza da tiro pesante, fattrici di razza Purosangue Inglese, fattrici di razza da trotto, fattrici di razza quarter horse e pony (Frazer et al.,1997), riporta che il 75% delle distocie (112/150) sono state imputabili a malposizioni fetali, il 15% (22/150) a inerzia uterina, il 4% (6/150) a parti gemellari (Pascoe et al., 1981), il 3% (5/150) a torsione uterina, il 2% (3/150) ad anomalie fetali (2 contratture tendinee, e un caso di idrocefalo, quest’ultimo in una pony, Rooney, 1966), l’1% (2/150) a sproporzione materno fetale (entrambi verificatasi in 2 cavalle di razza da tiro pesante, LeBlanc, 1991).

La distocia come già affermato, è rara nella cavalla ma quando si verifica deve essere affrontata come una situazione di emergenza (Freeman et al.,1999).

La sopravvivenza del feto e della cavalla in corso di distocia dipende da diversi fattori; minimizzare la durata delle manipolazioni fetali e dei traumi che si possono arrecare all’apparato riproduttivo della fattrice ed organi vicini aumenta le possibilità di sopravvivenza delle cavalle e ne salvaguarda la futura fertilità.

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breve. Generalmente tra i 30 e i 40 minuti (Roberts, 1986).

A conferma di ciò, è stato (Norton et al., 2007) riportato che la durata media di una distocia di 60 minuti era generalmente collegata alla sopravvivenza fetale, mentre quella di 79 minuti alla morte del nascituro:la maggior parte dei puledri vivi erano nati da parti distocici con una durata media di 60 minuti, mentre la maggior parte di quelli deceduti erano nati da parti distocici con una durata media di 79 minuti.

In questo studio, dove l’intervento del Veterinario è avvenuto tra i 30 e i 60 minuti dalla rotture delle acque, nessuno feto è morto nè durante le manovre ostetriche, né nell’immediato post partum: i feti no sopravvissuti alla distocia erano già tutti deceduti al momento dell’intervento del Veterinario.

La durata del parto distocico ha influenza anche sulla sopravvivenza della fattrice in quanto il protrarsi della distocia si traduce in un aumento dei traumi all’apparato riproduttore e ai tessuti adiacenti con possibili lacerazioni del canale del parto che possono avere esito fatale soprattutto se accompagnate da importante emorragia.

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E’ stato anche riportato come un aumento della durata della distocia, influenzi la successiva fertilità della fattrice, osservando, in cavalle Purosangue Inglese una diminuzione dei puledri prodotti in un anno dall’84% prima della distocia, fino al 67%, dopo la distocia (Byron

et al., 2002). In questa tesi non è stato possibile valutare tale dato in

quanto soltanto 2 delle fattrici che sono andate incontro alla distocia sono state mantenute in riproduzione gli anni seguenti.

Il parto distocico nella cavalla è stato collegato alla ritenzione di placenta: Ginther e Williams (1996), ad esempio, riportano una percentuale di ritenzione di placenta del 22% (9 casi su 41) in seguito ad un parto distocico nella cavalla.

Tutte le fattrici studiate in questa tesi hanno espulso la placenta entro 3 ore dal parto.

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Il tasso di mortalità fetale, in caso di parto distocico nella cavalla, varia dal 56% all’89% (Frazer et al., 1997), considerando una popolazione di cavalle da trotto, Purosangue Inglese e da tiro. Risultati apparentemente migliori sono stati ottenuti in questa tesi, su cavalle da trotto, in cui “solo” 6/16 hanno avuto come esito la morte del feto (37,5%).

Il tasso di mortalità delle fattrici osservato in questa tesi è risultato identico a quello riportato in letteratura, 6% (Frazer et al., 1997).

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Conclusioni

L’incidenza delle distocie osservata in questo studio è in linea con quelle più basse riportate in bibliografia, probabilmente perché l’osservazione si è limitata alle cavalle da trotto, e non ho compreso altre razze, quali ad esempio le cavalle pesanti, nelle quali la distocia è più comune.

Lo studio si è svolto in un allevamento nel quale particolare cura è riservata alle cavalle a termine di gravidanza.

Il monitoraggio accurato a cui sono state costantemente sottoposte le fattrici, sia direttamente, sia avvalendosi di telecamere a circuito chiuso, ha consentito un rilievo tempestivo delle anomalie del parto che ha permesso un tempestivo intervento del Veterinario.

L’intervento in un breve arco temporale, 30-60 min. dal riscontro della distocia, ha consentito di risolvere tutte le distocie salvaguardando la vita dei puledri non ancora deceduti e con la perdita di una sola fattrice.

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