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CAPITOLO III

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Academic year: 2021

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CAPITOLO III

“You are just in a dream”: le soglie ermeneutiche e le soglie ontologiche

3.1 Le soglie ermeneutiche

Possiamo individuare le più importanti soglie ermeneutiche in “A Beleaguered City”, “The Portrait”, “Old Lady Mary” e “The Open Door”.1 Come precedentemente accennato, con questo termine vogliamo fare riferimento agli atteggiamenti mentali e ai programmi attanziali che le

figure-soglia, cioè i personaggi che fungono da intermediari tra il mondo dei vivi e quello dei morti,

manifestano durante l’approccio con l’area liminale. Chiunque incontri la soglia nel proprio percorso, infatti, non può rimanervi indifferente, poiché la sua presenza impone il dovere di prendere delle decisioni nel cammino da intraprendere. In qualunque universo culturale, infatti, tre sono le azioni sono tra le quali si deve scegliere nell’incontro con essa: restare immobili decidendo di non oltrepassarla, avanzare scegliendo di superarla, oppure si può optare per una non scelta, cioè transitare sulla soglia.2

Esaminiamo, anzitutto, quanto avviene in “A Beleaguered City”, dove viene narrata la vicenda della città di Semur, in Borgogna, dove accadono eventi strani e inquietanti. Gli spiriti dei defunti si sono impossessati della cittadina, spingendo la popolazione ad uscire dai cancelli: gli abitanti si trovano improvvisamente senza casa al di là delle mura. Dopo un’assemblea, alcuni uomini vengono scelti per compiere una spedizione all’interno della città, al fine di comprendere il vero motivo della loro espulsione improvvisa. Tra gli altri, viene scelto anche Paul Lecamus, un uomo che possiede la capacità di percepire gli spiriti dei defunti; egli è, infatti, un medium e si fa portavoce dei loro messaggi: “They who have sent me would have you know that they come, not in anger but in friendship […]”3 Gli spiriti rivelano a Lecamus come essi non siano tornati per nuocere bensì per esortare la popolazione ad espiare le proprie colpe e a compiere un esame di coscienza. Per questo motivo, gli abitanti pregano il loro concittadino perché porti ai fantasmi un messaggio di totale obbedienza, a patto che questo gli permetta di tornare alle proprie dimore: “‘M. Lecamus go, tell these Messieurs that we will have masses said for them, that we will obey in everything’ […]”4

1 La soglia ermeneutica (rappresentata dagli atteggiamenti mentali e dal programma attanziale di Mr. Temple) ricorre

anche in un’altra produzione della Oliphant: “The Lady’s Walk”, Longmans, Green & co, London 1883, pp. 241-49.

2 M. SQUILLACCIOTTI, op. cit., p. 2. 3 M. OLIPHANT, ABC, cit. p. 49. 4 Ivi, p. 50.

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In questo passo si evince la volontà degli abitanti di riappropriarsi delle antiche funzioni religiose e di riavvicinarsi alla fede in Dio. Essi promettono di celebrare messe (“masses”) in ricordo dei defunti, pratica che avevano abbandonato con l’avvento dell’era del progresso. Lecamus non è intimorito dalla prova che lo aspetta e rientra, insieme ai prescelti, nella città i cui cancelli tornano ad aprirsi: “[…] Then the little postern slowly opened before us, and once more we stood within Semur.”5

Il termine “slowly opened” mostra come il cancello abbia la funzione di invito: gli spiriti esortano Lecamus a varcare la soglia della città e il suo rientro nelle mura allude al cammino interiore indispensabile per la salvezza di tutta la popolazione. Egli è un personaggio emarginato ed è l’unico uomo della città a non essere terrorizzato dall’idea che gli spiriti siano tornati sulla Terra:

From my childood up I have shrunk from close contact with my fellow-men. I have desired to investigate the mysterious and unseen. […] Why should it be a matter of wonder that the dead should come back? The wonder is that they do not.6

Come si può notare in questo passo, il personaggio ha sempre provato un innato interesse per tutto ciò che riguardava il mondo invisibile, impercettibile ai sensi degli umani. Conformemente ad un promotore del movimento spiritualista, egli crede, a differenza degli altri abitanti, nell’effettiva esistenza degli spiriti ed è convinto della loro reale presenza sulla Terra. La sua spiccata religiosità è ulteriormente ravvisabile in un altro passo all’interno del testo: “To my comrades these have been a source of alarm and disquiet, but not to me; is not God in the unseen with all His angels?”7 Lecamus non è intimorito dalla presenza di queste entità poiché è convinto che esse provengano dal regno di Dio: egli crede che il contatto tra i viventi e gli spiriti avvenga semplicemente per la volontà del progetto divino e questo, a differenza degli altri cittadini, non genera in lui né turbamento (“disquiet”) né preoccupazione (“alarm”).

Una volta rientrato nella città apparentemente deserta, egli rimane impressionato dal viavai che percepisce: “[…] The streets were full. There was in them a flow and movement of the unseen, sensible only to the soul. […] I have often been in crowds but never, it seemed to me, never I was aware of so many, of so great a multitude.”8 Gli spiriti dei defunti gremiscono le strade e il personaggio riesce a percepire la loro eterea presenza grazie alla profondità della sua anima, l’unico mezzo che permette di guardare oltre la mera materialità delle cose. Gli spiriti si accorgono di Lecamus e gli parlano con voci tenui e tintinnanti: “If they spoke in our language or in another, I

5 M. OLIPHANT, ABC, cit. p 51. 6 Ivi, p. 52.

7 Ivi, p. 52 8 Ivi. p. 53.

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cannot tell; but I understood.”9 Egli coglie il loro messaggio, sebbene non ne conosca la lingua: per questo motivo, può essere definito clairaudient (dal fenomeno chiamato Clairaudience) cioè medium che possiede la capacità di percepire suoni che sono al di fuori della normale portata sensoriale degli uomini, come, appunto, i messaggi degli spiriti per i viventi.

Dopo la misteriosa comunicazione, egli si dirige nuovamente verso le porte d’accesso della città, le quali tornano ad aprirsi: “When I came to the gate I said not a word, nor any one to me; but the door rolled slowly open before me, and I was put forth into the morning light.”10 Dopo essere stato sospinto fuori (“put forth”) dalle mura della città, la missione del personaggio può dirsi compiuta: egli si è fatto portavoce dei suoi concittadini, recapitando agli spiriti il loro accorato appello, con la promessa di diventare una comunità migliore e più devota: “The message I delivered was said through me; I can tell no more.”11 Lecamus è una figura-soglia poiché è sensibile all’influsso degli spiriti: egli svolge una funzione medianica che gli permette di ricevere e trasmettere messaggi (“the message I delivered was said through me”), facendo da intermediario tra il mondo materiale e quello spirituale.

In conclusione, la soglia ermeneutica è rappresentata, in questo racconto, dagli atteggiamenti mentali di Lecamus e dal suo programma attanziale. Questo personaggio esprime una visione del mondo caratterizzata da una profonda spiritualità; egli comprende ed ammette, infatti, l’esistenza di una realtà potenzialmente opposta a quella consueta ed è convinto dell’effettiva presenza degli spiriti sulla Terra: questo lo pone in linea con il pensiero diffuso dal movimento spiritualista. Inoltre, il ruolo attanziale del personaggio viene definito mediante la sua decisione di varcare la soglia della città assediata: il suo cammino all’interno delle mura si carica di un valore soteriologico poiché garantisce la salvezza di tutta la popolazione. Egli può essere definito, quindi, una figura-soglia, poiché grazie alla sua capacità di percepire gli spiriti dei defunti, egli agisce da intermediario tra il loro mondo e la sua comunità.

Esaminiamo, ora, quanto avviene in “The Portrait”. Il racconto narra la vicenda del giovane Philip Canning, il quale vive insieme al padre, un ricco proprietario terriero. Una sera, Mr. Canning mostra al figlio un dipinto nel salotto e gli rivela come la bellissima donna ritratta sia in realtà sua madre Agnes, morta durante il parto. Dopo avere appreso questa notizia, Philip passa molto tempo nella stanza ad osservare il ritatto: “Looked at so, the slight figure in its white dress seemed to be stepping down into the room, coming down towards me, coming back to her life.”12 La figura della donna sembra volere sbalzare fuori dalla cornice del dipinto per incontrare il figlio mai conosciuto: questo passo rappresenta il momento del contatto medianico poiché lo spirito sembra tornare alla vita

9 M. OLIPHANT, ABC, cit., p. 56. 10 Ivi, pp. 60-61.

11 Ibid. 12 Ivi, p. 299.

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(“coming back to her life”) per avviare una comunicazione con il protagonista. Dopo qualche tempo, egli viene investito da un impulso incontrollabile e spaventoso; una forza misteriosa gli impone di varcare la soglia dello studio del padre:

I felt the blood bound in my veins, my mouth became dry, my eyes hot, a sense of something insupportable took possession of me. […] I was gradually losing all power on myself. […] before I knew where I was going, went into my father’s library with my lamp in my hand.13

Come si evince da questo passo, il protagonista sperimenta tutti i sintomi riconducibili all’esperienza della trance, cioè una condizione ipnotica durante la quale il medium è controllato da uno spirito. Essa comporta alterazioni dello stato e del comportamento dell’individuo come, ad esempio, agitazione motoria incontrollata (“something insupportable took possession of me”), sensibilità al calore (“my mouth became dry, my eyes hot”) e agitazione (“the blood bound in my veins”).14 Il protagonista perde lentamente il controllo del corpo e senza un’apparente ragione si reca presso lo studio del padre: “He did not understand me, nor did I, now that it was over, understand myself.”15 Entrambi non riescono a spiegarsi l’accaduto, finché la sera successiva, il protagonista manifesta nuovamente le avvisaglie dell’esperienza della trance: “My heart melted in the midst of the tumult […] my steps took the same course: I went through the dim passages in an exaltation indescribable, and opened the door of my father’s room.”16

Un senso di esaltazione pervade la sua anima ed egli si dirige, di nuovo, involontariamente, presso lo studio del padre: questa volta ad attenderlo però non c’è solo Mr. Canning, ma una signora e una bellissima ragazza. Ella supplica Mr. Canning perché prenda con sé la giovane, la quale è rimasta sola al mondo e senza mezzi di sostentamento. Sebbene ella sia la giovane cugina della moglie defunta, Mr. Canning rifiuta categoricamente il fatto di poterla accogliere nella sua casa e di renderla beneficiaria dei suoi averi. Solo a quel punto, Philip capisce il motivo che l’ha spinto più volte a recarsi nello studio contro la sua volontà: “‘Some one, who can speak to you only by me, speaks to you by me; and I know that you understand. You know, and I know now, that some one sends me, some one who has a right to interfere.’”17

Come si può vedere in questo passo, il protagonista è una figura-soglia poiché svolge una funzione medianica che gli permette di agire da intermediario tra il mondo materiale e quello spirituale: egli

13 M. OLIPHANT, ABC, cit., p. 296. 14 T. J. LEONARD, op. cit., pp. 115-16. 15 M. OLIPHANT, ABC, cit., p. 297. 16 Ibid.

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capisce, infatti, di essere il portavoce dei messaggi di sua madre per il padre (“Some one speaks to you by me”). Attraverso la trance, lo spirito della donna si è impossessato del corpo e della mente del figlio e lo ha condotto presso lo studio di Mr. Canning (“some one sends me”) per esprimere all’uomo il proprio messaggio: egli comprende, finalmente, la volontà della moglie e decide di accogliere la ragazza nella propria dimora: “He flung up his arms above his head, and uttered a distracted cry, so wild that it seemed the last outcry of nature: ‘Agnes!’ then he fell back like a sudden ruin, upon himself, into his chair.”18 Mr. Canning diventa consapevole dell’esistenza dello spirito della moglie e sebbene il suo messaggio faccia breccia nel suo cuore, egli prova un senso perturbante poiché è costretto ad ammettere qualcosa che non riteneva possibile, cioè l’esistenza degli spiriti.

Alla fine del racconto, il giovane protagonista comprende l’importanza del suo ruolo medianico e si rammarica di averne avuto paura: “Why should I have feared to be influenced, to be the messenger of a blessed creature, whose wishes could be nothing but heavenly?”19

Il termine “messenger” significa “messaggero” e allude, appunto, alla piena consapevolezza raggiunta dal personaggio: egli si trasforma da tramite inizialmente inconsapevole, in un individuo con perfetta cognizione di sé e delle sue capacità di medium. Inoltre, il protagonista non teme più il contatto con lo spirito della madre poiché è convinto che la sua, sia una presenza celestiale (“blessed”) e animata da nobili scopi.

In conclusione, la soglia ermeneutica è rappresentata, in questo racconto, dagli atteggiamenti mentali e dal programma attanziale del protagonista, Philip. Egli acquisisce, attraverso l’esperienza della trance, una nuova visione di sé e del mondo: in primo luogo, egli riesce a colmare un vuoto interiore, riallacciando il rapporto, prematuramente interrotto, con la madre. Allo stesso tempo, egli ammette l’effettiva presenza degli spiriti sulla Terra e di conseguenza l’esistenza di una realtà potenzialmente opposta a quella concreta. Inoltre, il suo ruolo attanziale viene definito nel momento in cui egli decide di varcare la soglia del salotto poiché proprio in questo luogo, avviene il contatto medianico che porterà allo scioglimento dell’intreccio. Il protagonista è, quindi, una figura-soglia poiché recapitando i messaggi di sua madre al padre, agisce da intermediario tra il mondo del Seen e il mondo dell’Unseen.

Esamineremo ora quanto avviene in “Old Lady Mary. Il racconto narra la vicenda dell’anziana Lady Mary, la quale vive una vita tranquilla insieme alla nipote Mary Vivian. Un avvocato la sollecita più volte a redigere un testamento che data la sua età avanzata, provvederebbe al sostentamento di sua nipote in caso di morte improvvisa. Ella continua però a posticiparne la realizzazione, finché un giorno, presa da un impulso repentino, scrive un testamento di suo pugno: “The little sheet of paper

18 M. OLIPHANT, ABC, cit., p. 309. 19 Ivi, p. 311.

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that meant so much lay openly, innocently, in her writing-book, along with the letters she had written, and looking of as little importance as they.”20 La protagonista decide di nasconderlo all’interno di un vecchio armadietto tra alcune lettere datate. Alla sua morte però, il documento non viene ritrovato e la giovane Mary rimane priva di mezzi e senza casa. Una volta arrivata nell’Aldilà, Lady Mary si rende conto del grosso danno arrecato alla nipote e chiede il permesso di potere tornare sulla Terra per riparare il torto fatto, non sapendo però quali spiacevoli sorprese l’attendono nel suo vecchio mondo. Giunta nella sua precendente dimora, Lady Mary si rende conto che nessuno la può vedere né udire; comprende di essere invisibile anche agli occhi della sua adorata nipote, la quale nel frattempo è stata assunta come governante dai Turner, i nuovi abitanti della sua vecchia casa. Solo Connie, la più piccola della famiglia si accorge della presenza di Lady Mary: “Next day she heard all the floathing legends that were beginning to rise in the house. They all rose from Connie’s questions about the old lady whom she had seen going upstairs before her, the first evening after the family’s arrival.”21 Le rivelazioni della bambina mettono in subbuglio la tranquillità della casa: ella sostiene di avere visto, infatti, un’anziana signora dirigersi al piano superiore della casa. Le visioni della piccola si ripetono nei giorni seguenti, sempre con maggior frequenza: ““She was either looking for something she had lost […] my lady is sorry about something’”22 Ella rivela agli abitanti della casa come la signora sia intenta a cercare qualcosa, sebbene non riesca a comprendere esattamente di cosa si tratti.

Come si evince in questo passo, Connie si riferisce all’anziana signora con il termine “my lady”: l’aggettivo possessivo “my” sottolinea come ella sia consapevole di essere l’unica, tra tutti i suoi famigliari, a riuscire a percepire la sua presenza. Possiamo dire quindi che Connie è una figura-soglia poiché è sensibile all’influsso degli spiriti e svolge una funzione medianica che la fa agire da intermediario tra il loro mondo e quello dei viventi. Nonostante le rivelazioni della bambina, la giovane Mary Vivian e gli altri membri della famiglia cercano di non dare molto peso alle sue parole: “It is all a delusion. She has seen a picture.”23 Essi pensano che si tratti di una semplice illusione (“delusion”) poiché, guidati dalla loro razionalità, non ammettono la presenza di entità soprannaturali. Nonostante le vane rassicurazioni degli adulti, pochi giorni dopo, Connie rivede lo spirito di Lady Mary approcciarsi alla soglia della sua vecchia camera da letto:

She clutched Mary round the neck and with her other hand pointed to the door. ‘The Lady! The Lady! Oh, come and see where she is going!’ […] Connie, holding by her skirts went along the

20 M. OLIPHANT, ABC, cit., p. 220. 21 Ivi, p. 254.

22 Ivi, p. 256. 23 Ivi, p. 259.

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corridor to the other door, now deserted, of Lady Mary’s room. ‘There, there! Don’t you see her? She is going in.’ […]24

Come si evince da questo passo, la bambina esorta Mary Vivian ad accorrere per dimostrarle la veridicità delle sue rivelazioni. In questo momento, emerge chiaramente il ruolo attanziale della piccola: quest’ultima varca, infatti, la soglia della porta seguendo la medesima direzione dell’eterea presenza di Lady Mary (“She is going in”). Ancora una volta, come dimostra l’uso del termine “deserted” (“vuoto”) per descrivere la stanza, nessuno, a parte la bambina riesce a percepire lo spirito della signora. Quest’ultima viene vista da Connie avvicinarsi al vecchio armadietto: “And she was standing there all the time […] standing with her hand upon that cabinet, looking and looking, oh, as if she wanted to say something and couldn’t.”25 La bambina, rivolgendosi a Mary Vivian, descrive ciò che lei sola riesce a vedere: riporta, infatti, come lo spirito sia scrupolosamente intento (“looking and looking”) a cercare qualcosa all’interno dell’armadio. Questo episodio porterà al ritrovamento del testamento di Lady Mary, il cui recupero avrà conseguenze positive per la sorte della giovane nipote.

In conclusione, la soglia ermeneutica è rappresentata, in questo racconto, dagli atteggiamenti mentali di Connie e dal suo programma attanziale. La bambina ha un animo puro e quindi più aperto verso l’intuizione spirituale: ella è, infatti, recettiva alla presenza dello spirito poiché la sua visione del mondo non è ancora plasmata dalla ragione e la sua mente non è contaminata dalla logica e dai preconcetti degli adulti. Inoltre, il suo ruolo attanziale viene definito nel momento in cui ella decide di varcare la soglia della camera da letto di Lady Mary: in questo luogo, infatti, ella agisce da medium tra lo spirito e gli abitanti della casa, portando al ritrovamento del testamento perduto. Questo personaggio può quindi essere definito una figura-soglia poiché sebbene non comprenda pienamente l’importanza del suo ruolo medianico data la tenera età, agisce da intermediario tra il mondo dei vivi e quello dei morti.

Per concludere, esaminiamo quanto avviene in “The Open Door”, dove viene narrata la vicenda di Colonel Mortimer, proprietario della tenuta Brentwood House. Nei pressi della sua casa, vengono udite delle urla strazianti che provengono dalle rovine del vecchio castello Colinton. Il protagonista comincia ad indagare la natura dei lamenti tormentati e chiede aiuto a tre personaggi: Sandy Jarvis, Dr. Simson e Dr. Moncrieff. Quest’ultimo conferma, alla fine del racconto, l’origine soprannaturale delle grida e sarà colui che aiuterà l’anima dolente a ricongiungersi con Dio.

Esamineremo, adesso, il ruolo attanziale di questi tre personaggi poiché come vedremo, essi incarnano perfettamente le azioni tra cui si deve scegliere nell’incontro con la soglia: restare immobili

24 M. OLIPHANT, ABC, cit., p. 270. 25 Ivi, p. 271.

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decidendo di non oltrepassarla, avanzare scegliendo di superarla oppure optare per una non scelta, cioè transitare sulla soglia.

Partiamo ad analizzare il personaggio di Sandy Jarvis: egli è da molto tempo custode di casa

Brentwood e conosce il distretto palmo a palmo: “[…] it was impossible but that he must know

everything that was going on, and all the traditions of the place.”26 Questo personaggio è al corrente di tutte le tradizioni (“traditions”) del luogo e delle superstizioni che girano sul suo conto: per questo motivo, una notte, Colonel Mortimer si presenta a casa sua, chiedendogli di accompagnarlo presso le rovine del vecchio castello. Jarvis però rifiuta categoricamente di condurre Mortimer presso il rudere, ammettendo, con riluttanza, il verificarsi delle urla, rivelando, allo stesso tempo, come esse si intensifichino nei mesi di novembre e dicembre: “In the opinion of the Jarvises, and of everybody about, the certainty that the place was haunted was beyond all doubt.”27 Il termine “haunted” significa, infatti, “infestato dagli spiriti” e si riferisce, appunto, agli inquietanti eventi che accadono nei pressi della “vacant doorway” delle rovine. Il ruolo attanziale di questo personaggio viene quindi definito chiaramente, in quanto egli decide di non oltrepassare la soglia delle antiche macerie.

Dopo il rifiuto di Sandy Jarvis, Mortimer non si dà per vinto e coinvolge nella sua indagine il dottor Simson, il medico che assiste suo figlio. A differenza del custode, egli accetta con entusiasmo di recarsi presso le rovine: “My dear fellow, there’s no accounting for the freaks our brains are subject to.”28 Egli però ammonisce Colonel Mortimer poiché è convinto che i lamenti provenienti dal rudere siano, in realtà, solamente un’illusione, scherzi prodotti dalla sua mente (“freaks”). Dopo avere udito le consuete grida strazianti, il dottore cerca di dare una spiegazione razionale al fenomeno:

The miserable voice, the spirit in pain, he could think of as a result of reverberation, or any thing you please: an elaborate prolonged hoax executed somehow by the tramp that found a lodging in the old tower. ‘There must be human agency, I feel sure.29

Egli pensa che i lamenti siano la conseguenza di un’eco (“reverberation”) o che possano trattarsi di una burla messa in atto da un vagabondo: ad ogni modo, egli è convinto che il fenomeno sia il risultato di un’opera umana. Egli continua, quindi, a dare una spiegazione logica all’evento, sebbene si mostri realmente scioccato per ciò che ha udito: “Simson all the time stood in the doorway, with an expression in his face such as words could not tell, his underlip dropped, his eyes wild, staring.”30

26 M. OLIPHANT, ABC, cit. p. 183. 27 Ivi, p. 184.

28 Ivi, p. 195. 29 Ivi, p. 210. 30 Ivi, p. 206.

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Da questo passo, possiamo evincere il ruolo attanziale di questo personaggio: nonostante la sua radicata razionalità gli impedisca di credere nell’origine soprannaturale delle grida, egli decide di non varcare lo spazio della “vacant doorway”. Questo personaggio transita sulla sua soglia (“stood in the doorway”), optando così per una non scelta: il suo orgoglio gli ha impedito di rifiutare l’offerta di Colonel Mortimer ma, allo stesso tempo, egli ha desistito nell’oltrepassarla poiché il fenomeno a cui ha assistito ha provocato in lui un effetto perturbante. La peculiarità di questo personaggio è la sua incapacità di credere ed ammettere la presenza degli spiriti sulla Terra: la sua rigida fede nella scienza gli impedisce, infatti, di comprendere la possibile esistenza di una realtà opposta a quella percepibile dai sensi degli uomini.

Successivamente, Colonel Mortimer cerca consiglio dal pastore Dr. Moncrieff: egli accetta di recarsi alle rovine poiché è convinto che uno spirito sofferente abbia bisogno del suo aiuto. Questo personaggio comprende immediatamente di chi si tratta: i lamenti uditi presso le rovine appartengono allo spirito Willie, un giovane del luogo morto prematuramente, il quale vaga presso la soglia della sua vecchia casa, sperando di potere ricevere riparo. Il pastore decide di soccorrere l’anima dolente, praticando un esorcismo: “[…] ‘Go home, ye wandering spirit! go home Willie! Do you hear me? He’ll let you in! […] if you will lie and sob and greet, let it be at heaven’s gate, and no your poor mother’s ruined door.’”31 Egli chiede a Willie di abbandonare le rovine della sua antica e abbandonata dimora e di tornare a casa (“go home”) cioè nell’aldilà: il suo fantasma è rimasto legato alla Terra e vaga (per questo viene definito “wandering”) nei luoghi che gli erano famigliari nella sua vita precedente.

Lo spirito dolente è confinato all’esterno della soglia della “vacant doorway”; per questo motivo, Dr. Moncrieff invoca Dio perchè lo accolga nel Suo regno, dove egli potrà ritrovare finalmente la pace: “‘Go home to the Father, the Father !’ Here the old man sank down upon his knees, his face raised upwards, his hands held up with a tremble in them. […] ‘Lord, take him into Thy everlasting habitations. Who can open to him but Thee?’”32

Come si può vedere in questo passo, il pastore è una figura-soglia poiché svolge una funzione medianica che gli permette di agire da intermediario tra lo spirito e Dio: egli chiede a quest’ultimo di accogliere l’anima dolente, aprendo la porta del suo Regno eterno (“everlasting habitations”). Inoltre, la potenza dell’esorcismo praticato dal personaggio è riscontrabile nei termini che rimandano a movimenti del corpo violenti e repentini, quali “sank down” (“cadere”), “raised upwards” (“sollevare”) e “held up” (“alzare”).

31 M. OLIPHANT, ABC, cit. p. 205. 32 Ivi, p. 206.

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A seguito dell’invocazione, lo spirito oltrepassa repentinamente la soglia della porta: “I sprang forward to catch something in my arms that flung itself wildly within the door.”33 L’anima della creatura tormentata si ricongiungerà con Dio e non sarà più costretto ad errare sulla Terra. Inoltre, il pastore è l’unico personaggio a non essere intimorito dalla presenza di questa entità: “[…] Dr Moncrieff was not terrified, as I had been myself, and all the rest of us.”34 A differenza degli altri, egli comprende la vera condizione dello spirito: come si può notare nel passo citato precedentemente, ne riconosce l’identità chiamandolo, appunto, “Willie”, nome che apparteneva alla sua vita mortale.

All’interno di questo racconto quindi, possiamo vedere tre diversi atteggiamenti mentali nei confronti del contatto con i defunti che appartengono a visioni del mondo contrapposte.

Il primo atteggiamento mentale appartiene a Sandy Jarvis e può essere definito “superstizioso”: il personaggio mira, infatti, ad allontanarsi dalle rovine poiché credute erroneamente infestate da spiriti maligni. Il secondo può essere definito “razionale” poiché il Dr. Simson nega l’esistenza degli spiriti e cerca di trovare una causa logica ai lamenti strazianti. Infine, il terzo atteggiamento, appartenente al Dr. Moncrieff, può definirsi “spirituale” poiché è orientato al soccorso e alla ricerca di un contatto comunicativo positivo: la sua spiritualità gli permette, infatti, di percepire e di prestare aiuto allo spirito che si aggira per le rovine.

In conclusione, la soglia ermeneutica è rappresentata, in questo racconto, dagli atteggiamenti mentali del Dr. Moncrieff e dal suo programma attanziale. Egli esprime una visione del mondo caratterizzata da una profonda spiritualità che gli permette di guardare oltre e di comprendere la vera essenza delle cose come, in questo caso, l’origine soprannaturale delle grida. Inoltre, il ruolo attanziale del personaggio viene definito mediante la sua decisione di varcare la soglia della “vacant doorway”: in questo spazio avviene, infatti, il contatto medianico ed è il luogo dove viene praticato l’esorcismo. Quest’ultimo assume un valore soteriologico poiché garantisce la salvezza dello spirito, il quale non sarà più legato alla Terra e riuscirà a tornare nell’aldilà. Il pastore può essere definito, quindi, una figura-soglia poiché grazie alla sua capacità di medium, egli agisce da intermediario tra lo spirito e Dio.

33 M. OLIPHANT, ABC, cit. p. 206. 34 Ivi, p. 209.

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58 3.2 Le soglie ontologiche

All’interno di queste ghost stories, le soglie non possiedono solamente una natura materiale, bensì sono dotate di valenza psichica e antropologica. Esse traspongono strutturalmente dei fenomeni psichici ed esistenziali, cioè momenti cruciali di passaggio della vita dell’individuo e del suo sviluppo mentale. Questo pensiero venne sviluppato dall’antropologo Victor Turner nel suo “Betwixt and Between: the Liminal period in Rites of Passage” capitolo contenuto nel saggio The Forest of

Symbols, da lui pubblicato nel 1967.35 Secondo Victor Turner, il concetto di liminalità può essere applicato, oltre che a gruppi di persone e ad intere società, anche a singoli individui, la cui vita impone mutamenti e passaggi fisiologici: essi mutano necessariamente il proprio status nel corso della loro esistenza, ad esempio passando dalla fase adolescenziale all’età adulta. La società, soprattutto quella arcaica, per mantenere la propria stabilità, istituisce delle fasi di margine che hanno la funzione di marcare il passaggio da un ruolo all’altro in modo da mantenere e controllare lo status quo all’interno della comunità. Queste fasi intermedie sono spesso segnate da veri e propri riti di passaggio i quali, secondo Turner, sono quelli che accompagnano il cambiamento dello status sociale di un individuo (o un gruppo di individui) e riguardano le fasi critiche della vita umana. I riti di iniziazione riguardano i momenti di passaggio da uno status sociale all’altro e hanno universalmente una struttura schematica tripartita: essi di solito comportano lunghi periodi di isolamento o allontanamento dell’iniziando dalla comunità, confinandolo in una zona liminare. Dopo la separazione dalla società, l’iniziando attraversa una fase di transizione, che Turner chiama appunto “limen” finché, al termine del periodo prestabilito, verrà reintegrato nella comunità acquisendo un nuovo status. Questo accade, ad esempio, in alcune tribù australiane e africane, quando nel caso dell’entrata nella vita adulta, un ragazzo viene sottoposto all’iniziazione ed è costretto a vivere per molto tempo nei boschi lontano dalla sua comunità. Durante questo periodo di transizione, l’iniziando è reputato invisibile e viene privato del nome in modo da sconvolgere gli attributi sociali con cui egli era precedentemente connotato, al fine di passare ad un nuovo status. Oltre a marcare un momento cruciale della vita di un individuo, il rito di passaggio comporta acquisire un nuovo status all’interno della società; motivo per il quale, per alcuni personaggi di questi racconti, appartenenti agli stadi intermedi della vita per eccellenza, l’atto del varcare la soglia rappresenta un necessario rito di iniziazione.

Esaminando il racconto “The Secret Chamber”, si può vedere come la porta della camera segreta rappresenti per il personaggio una soglia che deve obbligatoriamente superare. Essa allude ad un rito di iniziazione a cui ogni membro maschio della casata deve sottostare, una volta raggiunta la

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maggiore età: “‘You are going to encounter the greatest trial of your life. This was how it happened to heir after heir, as told from father to son, one after another, as the secret came down”36 Qui si vedono tutti i tratti caratteristici del rito di passaggio individuati da Victor Turner; in particolar modo riusciamo a vedere come anche questo rito di iniziazione, a cui il personaggio deve sottostare, abbia una struttura schematica tripartita. La notte del suo compleanno, il giovane viene condotto dal padre sulla soglia della Secret Chamber: “For want of speech he pointed to another door in the further corner of this small vacant room, gave him to understand by a gesture that he was to knock there.”37 Una volta varcata la soglia, egli si trova all’interno della camera segreta: “What was this world of mystery into which he was plunged?”38 Il personaggio viene allontanato dalla sua famiglia e condotto sulla soglia della Secret Chamber; egli viene confinato in questa zona liminale e vive, al suo interno, una fase di transizione, durante la quale dovrà confrontarsi con un essere malvagio assetato di sangue: “[…] I want flesh and blood to reign and to enjoy. Come, Lindores!”39 Dopo aver affrontato la creatura malvagia, il protagonsita fuoriesce dalla porta della camera segreta: “Lindores himself appeared, ghastly indeed as a dead man, but walking upright and firmly […]”40 La soglia della Secret

Chamber assume, quindi, un carattere rituale che segna il passaggio del protagonista dall’adolescenza

all’età adulta; essa rappresenta un rito d’iniziazione con la tipica struttura schematica tripartita: quella della separazione dal gruppo, quella del margine, vera fase di transizione e quella della riaggregazione, in cui il personaggio viene reintegrato all’interno della sua famiglia con un nuovo status: “You could stand against him – you! […] You are the conqueror!”41

Torniamo adesso ad esaminare il pensiero di Victor Turner il quale sottolinea, nello stesso capitolo “Betwixt and Between: the Liminal period in Rites of Passage”42, la valenza ambigua dell’area liminale. Egli descrive topologicamente il limen come la fase dello spazio tra dentro e fuori evidenziando, inoltre, come certi soggetti rappresentino o incarnino l’ambiguità stessa della liminalità, prendendo come esempio le minoranze etniche e gli immigrati, i quali si trovano betwixt

and between la cultura del loro paese d’origine e quella nuova. Nel nostro caso l’ambiguità peculiare

della fase liminale viene incarnata dai personaggi adolescenti, i quali non solo subiscono un graduale mutamento fisiologico ma che, dal punto di vista mentale, hanno perso l’innocenza della fanciullezza e allo stesso tempo non possiedono ancora la consapevolezza tipica dell’adulto; essi sono quindi, per eccellenza, individui del betwixt and between.

36 M. OLIPHANT, ABC, cit., p. 115. 37 Ivi, p. 118.

38 Ivi, p. 118. 39 Ivi, p. 121. 40 Ivi, p. 127. 41 Ivi, p. 129

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Un esempio lampante dell’ambiguità caratteristica della fase liminale è rappresentata dalla protagonista della ghost story “The Library Window”. La ragazzina viene invitata da sua zia Mary a passare le vacanze estive nella cittadina universitaria di St.Rule. Ella passa la maggior parte del tempo ad osservare una delle finestre dell’opposta College Library; questa genera una lunga discussione all’interno del circolo di amiche della signora Mary poiché tutti sostengono, tranne qualche eccezione, che essa sia, in realtà, una finestra finta cioè solamente dipinta. Nonostante gli adulti sostengano il contrario, la ragazzina è convinta della concreta esistenza della finestra; ella riesce a vederne chiaramente l’interno e colui che vi lavora instancabilmente: “I felt there was so much going on in that room across the street! He was so absorbed in his writing, never looked up, never paused for a word, never turned round in his chair […]”43 Apparentemente, solo la giovane protagonista riesce a percepire il contenuto della finestra e questo la getta nello sconforto.

La protagonista si trova in una fase intermedia; possiede infatti la tipica inconsapevolezza infantile che non le permette di distinguere ciò che è reale e vivo da ciò che non lo è:

It did indeed bring tears to my eyes to think that all those clever people, solely by reason of being no longer young as I was, should have the simplest things shut out from them; and for all their wisdom and their knowledge be unable to see what a girl like me could see so easily.44

Nonostante i continui suggerimenti di sua zia, ella non capirà, sino alla fine, che colui che scorge dalla finestra si tratti, in realtà, di un fantasma e non di un uomo in carne ed ossa: “‘You are just in a dream. If you were wise you would think of him no more.’”45 Allo stesso tempo, però, ella prova sensazioni peculiari dell’età adulta, in particolar modo quella dell’eccitazione sessuale:

I watched him with such melting heart, with such a deep satisfaction as words could not say; for nobody could tell me now that he was not there, nobody could say I was dreaming any more. I watched him as if I could not breathe, my heart in my throat, my eyes upon him.46

Qui, i riferimenti sessuali, ravvisabili nei termini “melting heart”, “satisfaction” e nelle espressioni “I could not breathe” e “my eyes upon him”, sono espliciti e dimostrano come questo personaggio stia attraversando una fase di graduale mutamento, incarnando pienamente la condizione del betwixt and

between.

43 M. OLIPHANT, ABC, cit., p. 380. 44 Ivi, p. 379.

45 Ivi, p. 381. 46 Ivi, p. 395.

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In conclusione, la giovane protagonista di “The Library Window” incarna pienamente l’ambiguità peculiare della fase liminale: ella è, infatti, una figura adolescente che, dal punto di vista mentale non detiene ancora la consapevolezza tipica dell’adulto, ma allo stesso tempo, non possiede più la purezza e il candore tipico dei bambini.

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