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1.3. Contesto socio-culturale

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Academic year: 2021

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I. I CONTESTI

Hong Kong space is to be differentiated from Hong Kong place. The site is the socialized space of a place. Not many city-entities in the world would show a greater difference between site and place than that shown in Hong Kong. Insignificant in geographic size, it is significant on an international scale. Its site hovers above the place and is part of the globalized configuration. At the same time, the land holds a rich past, from pre-historic excavations to rural architecture going back to a thousand years. There are many Chinese and other languages spoken. Basically a Cantonese city, Hong Kong also caters to cosmopolitan tastes and cultures. The site of Hong Kong is both extensive and ‘thick’, although there is much country park and wilderness a stone's throw from its high urban densities. Such a geographic, cultural and political offers a new Pegasus waiting to be reined in and to be made to trot in iambics and other metres.

Luise Ho, Hong Kong Writing and Writing Hong Kong1

1 L. HO, Hong Kong writing and writing Hong Kong, in K. Bolton, D. Davis (a cura di), «World Englishes», vol. 19, n° 3, (2000), pp. 381-386, qui p. 382.

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1.1. Contesto storico-politico

1.1.1. Hong Kong dopo il 1997: one Country, two Systems

La cerimonia del 30 giugno 1997, suggello dell'operazione comunemente detta Handover, pone fine ai centocinquantasei anni di dominio coloniale britannico a Hong Kong e contrassegna il trasferimento della sovranità dal Regno Unito alla Repubblica popolare cinese. Sono presenti le massime autorità dei due Stati: per la Cina, il presidente Jiang Zemin, mentre in rappresentanza della regina Elisabetta II sono presenti il principe Carlo con il primo ministro Tony Blair e l’ultimo governatore britannico di Hong Kong, Chris Patten.

A partire dal 1 luglio 1997 la Gran Bretagna rinuncia quindi alla sovranità sulla sua ultima colonia del Pacifico per restituirla alla Cina. Questa data rappresenta un momento di fondamentale portata storica per Hong Kong, la quale diviene la prima Regione Amministrativa Speciale della Cina (la seconda è Macao, ex colonia portoghese tornata alla Cina nel 1999). In rispetto al principio

“uno Stato, due sistemi”, formulato da Deng Xiaoping, attraverso cui i cinesi si impegnano a rispettare l'autonomia della regione, inizia un nuovo capitolo per la storia di questa regione.

A differenza di quanto è avvenuto con altre colonie dell'Impero britannico2, in seguito alla fase di decolonizzazione Hong Kong non ha visto l'attuarsi del passaggio da una condizione di territorio colonizzato a quella di territorio indipendente, in quanto, rispettando gli accordi presi con la Dichiarazione Congiunta sino-britannica nel 19843, è ritornata in legittimo possesso della

2 Cfr. S. LAU, Decolonization without Independence and the Poverty of Leaders in Hong Kong, Occasional Paper 1, Hong Kong Institute of Asia-Pacific Studies, Chinese UP, Hong Kong, 1990, p. 1.

3 Nel 1860 l'articolo 6 della Convenzione di Pechino (o Prima Convenzione di Pechino) stabiliva la concessione in perpetuo ai britannici dell'isola di Stonecutter e della parte meridionale della

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XIII

Repubblica cinese. Ma sempre in conseguenza a questi accordi Hong Kong ha il privilegio di essere riconosciuta Regione Amministrativa Speciale della Cina (HKSAR), il che le dà diritto a conservare un proprio sistema sociale ed economico (capitalista) per una cinquantina d'anni, allo scadere dei quali la sua amministrazione passerà a tutti gli effetti sotto il controllo cinese.

Prima della fatidica data del 1 luglio non sono mancati i numerosi pronostici riguardo al futuro di Hong Kong, alcuni dei quali lasciavano trapelare i forti timori per le ingerenze della potenza cinese nella vita politica, economica e sociale della Regione Amministrativa Speciale. E c'è chi, in effetti, lasciatosi

“prendere dal panico”, influenzato anche dagli infausti eventi seguiti alla Primavera democratica cinese, decise di abbandonare la colonia britannica a favore di altri lidi come Canada, Stati Uniti e Australia. Questa sorta di “esodo di massa” interessò in particolare quella fascia della popolazione privilegiata e altamente qualificata, i grandi capitalisti e investitori di Hong Kong, preoccupati per un radicale cambio di registro. In realtà, questi timori si dimostrarono in seguito infondati, in quanto la Cina si impegnò realmente a mantenere lo status quo, almeno a livello dell'economia e della finanza. Durante questo periodo di transizione di cinquant'anni fu avviata una politica di integrazione dei due sistemi, il che ha significato per la popolazione di Hong Kong il confronto con il sistema politico della Repubblica Cinese e per la Cina il confronto con una politica economica non-interventista e del laissez-faire. Fino a oggi, sia Hong Kong che la Cina possono verificare che certe nefaste previsioni non hanno avuto (ancora) modo di manifestarsi, così come alcune delle maggiori aspettative. La Cina si è dimostrata rispettosa degli accordi presi e Hong Kong ha mostrato finora una certa

penisola di Kowloon. Questi territori si aggiungevano all'isola di Hong Kong, ceduta nel 1842 con il Trattato di Nanchino, in seguito alla sconfitta della Cina durante la prima guerra dell'oppio. Solo nel 1984 i governi del Regno Unito e della Repubblica popolare cinese stilarono una Dichiarazione Congiunta, il cui titolo completo è Joint Declaration of the Government of the United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland and the Government of the People's Republic of China on the Question of Hong Kong, che previde il ritorno alla Cina dell'isola di Hong Kong e della penisola di Kowloon il 1º luglio 1997. Fu firmata dai Primi Ministri Zhao Ziyang e Margaret Thatcher il 19 dicembre 1984 a Pechino.

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XIV

collaborazione nel suo operato. D'altro canto, però, molti abitanti di Hong Kong, pur riconoscendo l'integrità delle loro libertà fondamentali, hanno manifestato una certa delusione nel constatare che, nonostante le numerose promesse di ampliamento della democratizzazione, il sistema elettorale nel territorio è ancora solo parzialmente democratico. Mentre per Pechino, la SAR rappresenta in un certo senso una fonte di delusione, visti i bassissimi livelli di consenso alla leadership cinese4. La gente di Hong Kong non si considera particolarmente legata al governo della Repubblica popolare cinese, e, anzi, sono molti gli elementi che portano la popolazione a prendere le distanze da questo, oltre al fatto della

“questione identità”, avvertita dagli abitanti di Hong Kong come distinta da quella cinese5.

È comunque inevitabile l'attuazione di una serie di cambiamenti e di

“pressioni” che vanno a interessare il settore mediatico, le leggi, l'amministrazione e altre aree e ambiti in cui la cultura politica cinese è significativamente diversa da quella precedente colonialista6.

Si assiste quindi alla presenza di un processo a doppiavalenza, da un lato di accettazione, dall'altro di resistenza all'appartenenza allo stato cinese.

Allo stato attuale delle cose il governo di Hong Kong sta concretamente operando nel tentativo di veicolare all'esterno l'immagine di Hong Kong come

“Asia's World City”, un ponte tra Oriente e Occidente che costituisce la via d'accesso al mercato cinese. Hong Kong come città cosmopolita e internazionale, aperta alle più varie influenze. La domanda che rimane da porci è per quanto tempo Hong Kong potrà far parte della Cina e allo stesso essere separata da essa.

4 Secondo un recente sondaggio condotto dallo University of Hong Kong’s Public Opinion Program solo il 10% su un totale di 1.015 intervistati nutre un'ampia fiducia nel governo di Pechino (vedi Figura n° 4, Questionario sul consenso popolare di Hong Kong al governo di Pechino)

5 Vedi Figura n° 5, Questionario sull'identità etnica,

http://hkupop.hku.hk/english/popexpress/ethnic/eidentity/poll/datatables.html

6 Diversi membri appartenenti al settore culturale e di informazione denunciano le ingerenze della potenza cinese: il governo cinese rivede i manuali scolastici e propone il loro

“aggiornamento” per conformarli con la visione storica in vigore nella Repubblica popolare e per liberarli di qualsiasi “ideologia coloniale”. È ampiamente diffuso il timore per le limitazioni della libertà di parola, di stampa, di culto, di riunione.

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XV

Ciò che succederà di preciso allo scadere di questo periodo di cinquant'anni non sembra ancora troppo chiaro, ma i più pessimisti prevedono un futuro ricco di cambiamenti in negativo, soprattutto per quanto riguarda il rispetto delle libertà7.

1.1.2. Organizzazione della SAR. «Una città cinese con caratteristiche inglesi»

Dal punto di vista geografico il territorio di Hong Kong comprende una superficie di 1.104 chilometri quadrati e si compone dell'isola di Hong Kong, cuore della metropoli, della penisola di Kowloon, dei Nuovi Territori, la zona più adiacente alla Cina, e di circa duecentotrentacinque isole in mare aperto, di cui la più grande, l'isola di Lantau, è sede dell'aeroporto internazionale di Chek Lap Kok. La popolazione è concentrata soprattutto sull'Isola di Hong Kong, Kowloon e nei Nuovi Territori e ammonta a oltre sette milioni di abitanti, il che la rende una delle aree più densamente popolate al mondo.

In virtù del principio “one country, two systems”, e della formula “Hong Kong people ruling Hong Kong”, Hong Kong, pur essendo parte della Repubblica popolare Cinese, è definita come una delle due Regioni Amministrative Speciali, il che le consente di avere un alto livello di autonomia nella gestione di tutti i settori, ad eccezione della difesa e della politica estera. Hong Kong gestisce un proprio sistema di controllo delle frontiere e dell'immigrazione, persino in relazione alla Cina, che è considerato territorio altro; conia la propria moneta, il dollaro di Hong Kong, possiede un proprio corpo di polizia e un proprio sistema parlamentare e giudiziario.

7 Cfr. M. F. MARTIN, Hong Kong: Ten Years after the Handover, CRS Report for Congress, p.

33, http://www.fas.org/sgp/crs/row/RL34071.pdf

Tratto dal discorso dell'ultimo governatore britannico Chris Patten durante la cerimonia di restituzione dell'ex-colonia britannica di Hong Kong alla Cina, citato nell'opera H. DENIS, Hong Kong appuntamento con la Cina, tr. it. di G. Lomazzi, Electa/Gallimard, Trieste, 1998, p. 122.

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XVI

Attualmente il sistema politico di Hong Kong prevede un sistema misto di elezioni dirette e indirette dei sessanta membri della legislatura. Il capo del governo di Hong Kong (formalmente il Capo dell’Esecutivo - Chief Executive of Hong Kong) è scelto dal ristretto numero di persone che compongono il Comitato Elettorale, formato da 1.200 membri, scelti tra i leader di ordini professionali e settori economici attraverso un meccanismo complesso. Questo sistema e la ripartizione tra le varie sezioni garantiscono che i settori più vicini agli interessi cinesi siano sovrarappresentati e che vengano elette figure sostenitrici del governo di Pechino.

Oltre al sistema elettorale, differenze notevoli con il governo di Pechino interessano il sistema giudiziario che è indipendente e si basa sul Common Law, il principio del diritto consuetudinario tipico dei paesi anglosassoni. La Legge Fondamentale (Basic Law) di Hong Kong, scritta dopo il passaggio delle consegne tra Regno Unito e Cina, stabilisce che la città avrà “un alto grado di autonomia” in tutti i campi eccetto le relazioni estere e la difesa8.

1.1.3. Lo sviluppo economico: da villaggio di pescatori a colonia britannica, a città globale e infine Regione Amministrativa Speciale della Cina*

La funzione primaria di Hong Kong al momento della sua acquisizione da parte della Corona britannica fu quella di servire da porto franco per il libero commercio in Asia e in particolare in Cina. Il governo coloniale s'impegnò nell'assicurare le condizioni migliori per la massima crescita economica e

8 Per maggiori informazioni sulla struttura del governo, si consiglia la lettura delle pagine ufficiali del sito del Governo di Hong Kong,

http://www.gov.hk/en/about/govdirectory/govstructure.htm

* A. ABBAS, Hong Kong: Culture and the Politics of Disappearance, University of Minnesota Press, Minneapolis, 1997, p. 1.

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XVII

commerciale della città ai minori costi possibili. Ciò che importava era garantire la stabilità del governo, l'ordine generale e un contesto adatto allo sviluppo e alla crescita di Hong Kong, inizialmente utilizzata come grande magazzino per le merci durante il primo secolo di storia coloniale, e in seguito, dai primi anni cinquanta ai primi anni ottanta, come centro per l’economia industriale e d'esportazione. Per più di un secolo e mezzo, durante il “governo coloniale illuminato”9 della Gran Bretagna, Hong Kong ha avuto modo di sviluppare in maniera intensiva i propri commerci e di far crescere notevolmente la propria ricchezza attraverso un sistema economico di tipo capitalistico, alquanto in opposizione con le modalità del comunismo cinese.

Oggigiorno il cosiddetto “scoglio sterile” conta una popolazione di oltre sette milioni di abitanti, è uno dei più grandi centri finanziari mondiali, il suo porto il più grande al mondo in termini di volumi di containers e l'aeroporto di Chek Lap Kok sull'isola di Lantau è tra i più attivi aeroporti al mondo in termini di trasporto merci e passeggeri. Hong Kong è una grossa base locale per le società multinazionali: ad oggi vi sono più di 700 sedi principali regionali e più di mille uffici regionali di ditte straniere10. La popolazione proveniente dall'estero, in precedenza a maggioranza britannica, si presenta ora realmente multinazionale e multietnica. Con le parole di Alan Birch, «Hong Kong è stato il caso più eclatante di una trasformazione sociale basata sulla crescita economica capitalista.»11

Al di là dei vari giochi e accordi politico-diplomatici, ci si interroga anche

9 «British imperial rule in Hong Kong transformed itself from an improved version of the pre- war benevolent autocracy into a government that met all the requirements for the best possible government in the Chinese political tradition by the early 1980s. […] While it remained an essentially British colonial administration, it also fulfilled the basic conditions for such a government, namely, efficiency, fairness, honesty, benevolent paternalism, and non-intrusion into the lives of ordinary people.» tratto da STEVE TSANG, A Modern History of Hong Kong, I.B. Tauris, London, 2004, p. 197.

10 Vedi Figure n° 6-11.

11 A. BIRCH, Il tiro alla fune imperiale, tr. it. di B. Ramaglia, in «Asia», Cesmeo, Torino

(1996/97), 8-9, pp. 36-41, qui pag. 38,

http://www.cesmeo.it/dettaglio_pubblicazione.asp?id_pubblicazione=27&id_testo_pubblicazio ne=28&id_menu=24&id_menu_padre=5&id_voce_menu=29&tipologia=periodica&livello_m enu=2&anno=199.

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XVIII

sulla reazione della popolazione di Hong Kong a questo cambiamento e al ritorno alla madre patria. In che modo gli abitanti di Hong Kong stanno vivendo questo

“ritorno alle origini”? Gli Hongkonghesi, in effetti, dimostrano di essere i grandi assenti, lasciati ai margini della storia politica. Apparentemente, queste decisioni prese dall'alto e in segreto, senza interpellare il popolo, non sembra siano state accolte con particolare entusiasmo da parte dei residenti di Hong Kong, ma nemmeno con ostilità; in apparenza gli abitanti di Hong Kong sembrerebbero rimasti piuttosto indifferenti o, forse, sarebbe meglio dire inermi, di fronte allo stato di cose. C'è chi, come Young, sostiene che le ragioni di questa “apatia” siano dovute a un disinteresse per la partecipazione politica da parte dei cittadini di Hong Kong, «[p]resi tra colonialismo e comunismo, senza alcuna prospettiva di indipendenza, ritenevano fosse inutile la lotta per la democrazia.»12. Crisà addirittura definisce la società di Hong Kong «eterogenea, individualista, fluttuante, diluita in un pathos apolitico.»13 Probabilmente, le ragioni derivano da un lato da questioni culturali14, dall'altro da una certa consuetudine a non aver mai avuto voce in capitolo. Fortunatamente, negli anni più recenti sembra che la situazione sia notevolmente cambiata, di fatto registrando da parte dei cittadini un maggiore coinvolgimento e partecipazione alla vita politica, in virtù anche della ridefinizione del sistema elettorale e governativo in seguito all'Handover, nonché del maggiore interesse dei media per la scena civile e politica15.

12 J.D. YOUNG, Hong Kong cambia identità, tr. it. di B. Ramaglia, in «Asia», Cesmeo, Torino (1996/97), n° 8-9, pp. 14-27, qui p. 23,

http://www.cesmeo.it/dettaglio_pubblicazione.asp?id_pubblicazione=27&id_testo_pubblicazione=

28&id_menu=24&id_menu_padre=5&id_voce_menu=29&tipologia=periodica&livello_menu

=2&anno=1997.

13 D. CRISÀ, Hong Kong '97, tr. it. Maria Vittoria Reschia, in «Asia», Cesmeo, Torino (1996/97), n° 8-9, pp. 56-69, qui p. 64,

http://www.cesmeo.it/dettaglio_pubblicazione.asp?id_pubblicazione=27&id_testo_pubblicazione=

28&id_menu=24&id_menu_padre=5&id_voce_menu=29&tipologia=periodica&livello_menu

=2&anno=1997.

14 Tradizionalmente, ciò che suscita maggiore interesse nel popolo cinese sono gli aspetti sociali quali la famiglia e gli antenati, il benessere economico, la reputazione e l'onore, anziché i temi politici. In effetti, la politica del governo coloniale, orientata al mercato e all'economia e non intrusiva, si conformava molto bene a questo tipo di mentalità e viceversa.

15 Cfr. M. F. MARTIN, Hong Kong: Ten Years after the Handover, CRS Report for Cogress, p.

14, http://www.fas.org/sgp/crs/row/RL34071.pdf

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XIX

1.1.4. Il rapporto con la Cina

Il rapporto tra Cina e Hong Kong si presenta in un certo senso ambiguo e caratterizzato da un forte legame di dipendenza, di natura soprattutto economica – per la Cina Hong Kong rappresenta la maggiore risorsa di investimenti interni ed esteri - ma anche di reciproco sospetto. In effetti, se si comparano i due sistemi, emergono immediatamente le grandi differenze che li portano a contrapporsi l'uno all'altro: la società di Hong Kong, fortemente imprenditoriale, capitalista e indipendente, aperta alle influenze esterne e internazionali, può godere di ampie libertà: libertà di espressione, di aggregazione, di culto e di stampa16. La società della Cina è sottoposta a un regime autoriale comunista, caratterizzato da una corruzione dilagante e nonostante le recenti aperture, per un lunghissimo tempo è rimasta isolata rispetto al resto del mondo, richiusa su se stessa.

Nonostante queste differenze macroscopiche, le due entità sono fortemente legate tra di loro, si influenzano a vicenda ed entrambe hanno bisogno l'una dell'altra per crescere e prosperare.

I maggiori timori della Cina riguardano la possibilità per Hong Kong di divenire un centro di dissenso politico e un possibile covo per cospiratori anti- governo, in virtù delle notevoli maggiori libertà di cui possono godere gli abitanti della regione; inoltre, il timore che queste idee “sconvenienti” possano infettare le menti dei cittadini cinesi è molto alto.

Dal canto loro, gli abitanti di Hong Kong temono proprio per le possibili limitazioni a queste libertà democratiche – Hong Kong è l'unico luogo in Cina in cui è possibile commemorare le vittime di Piazza Tiananmen - e vedono nella popolazione cinese della Mainland un ricettacolo di infezioni (fisiche), pronte a diffondersi tra la popolazione, nonché una minaccia per il loro sistema sanitario e

16 Ibidem, pp. 15-18.

(10)

XX sociale17.

1.1.5. L'ingerenza nei media e la censura*

Hong Kong opera in maniera indipendente dalla Cina a livello politico, legale ed economico e ciò include anche la possibilità di godere di diritti democratici come la libertà di parola e di stampa, diritti non esperibili invece nella Repubblica popolare cinese. Il governo cinese compie notevoli sforzi nel tentativo di porre sotto il proprio controllo l'intero flusso di informazioni in circolazione, in modo particolare attraverso la rete internet, e di evitare la diffusione di notizie riportanti abusi dei diritti umani e che riguardano altri temi sensibili. Alcuni giornalisti denunciano inoltre la strategia di pressioni economiche e di intimidazioni ad opera di Pechino: le testate giornalistiche troppo critiche nei confronti del sistema cinese finiscono per perdere gli introiti economici provenienti dagli avvisi inserzionistici a causa dei timori delle compagnie relativi a ritorsioni da parte del governo18. In

17 «The perceived influx of mainland Chinese at both the top and bottom of the income distribution is causing some tensions within the Hong Kong Chinese population. Much as the United States experienced with its waves of immigrants, some people in Hong Kong view the

“newcomers” with suspicion.54 This suspicious attitude towards mainland immigrants was reinforced by the Tung administration when it released rather dire predictions of the effects of the arrival of mainland children and their families during the “right of abode” controversy. It is not uncommon to hear claims in Hong Kong that mainland immigrants are responsible for a rise in crime, the decline in the quality of education, and a general loss of good manners in Hong Kong since the Handover.» tratto da M. F. MARTIN, Hong Kong: Ten Years after the Handover, CRS Report for Congress, p. 30, http://www.fas.org/sgp/crs/row/RL34071.pdf.

Vedi Figura n° 12, Campagna Facebook contro le partorienti provenienti dalla Cina.

* Cfr. K. PLATT, In post-Britain Hong Kong, history gets a Beijing spin, Christian Science Monitor, 7/7/97, Vol. 89, n° 154,

http://search.ebscohost.com/login.aspx?direct=true&db=ulh&AN=9707082890&site=ehost- live

18 Un recente sondaggio condotto dall'Associazione giornalisti di Hong Kong (Hong Kong Journalists Association) riporta che l'86,9% dei giornalisti intervistati ritiene che la libertà di stampa a Hong Kong sia stata notevolmente ridotta negli ultimi anni, e in particolare durante l'amministrazione di Donald Tsang (in carica al governo fino a giugno 2012), mentre il 79%

ritiene che ci sia stato un incremento del fenomeno di autocensura (dati del sondaggio dal sito Hong Kong Journalists Association: http://www.hkja.org.hk/site/portal/Site.aspx?id=A1- 1003&lang=en-US).

Cfr. M. F. MARTIN, Hong Kong: Ten Years after the Handover, CRS Report for Cogress, p.2, http://www.fas.org/sgp/crs/row/RL34071.pdf

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XXI

motivo di questo, si segnala un aumento del fenomeno dell'autocensura ad opera dei media di Hong Kong in seguito al 199719.

Inoltre, già da tempo è in atto da parte del governo cinese una politica revisionista dei manuali scolastici volta a eliminare dai testi qualsiasi ideologia dell'era coloniale e a riportare i contenuti in linea con la storia di Pechino, stilando una “nuova storia di Hong Kong20.

19 Cfr. Cfr. M. F. MARTIN, Hong Kong: Ten Years after the Handover, CRS Report for Cogress, p. 17, http://www.fas.org/sgp/crs/row/RL34071.pdf

20 Cfr. J.D. YOUNG, Hong Kong cambia identità, tr. it. di B. Ramaglia, in «Asia», Cesmeo, Torino (1996/97), n° 8-9, pp. 14-27, qui p. 16;

K. KWONG, L'“aggiornamento” dei manuali, in D. HIAULT, Hong Kong appuntamento con la Cina, tr. it. di G. Lomazzi, sezione “Testimonianze e documenti”, Electa/Gallimard, Trieste, 1998, pp. 114-115, qui p. 114.

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XXII

1.2. Cronologia

La proposta cronologica che segue si limita a indicare in modo selettivo i fatti storici che riguardano la storia coloniale di Hong Kong e la storia della Cina nel momento in cui quest'ultima si intreccia con gli avvenimenti della Regione Amministrativa a Statuto Speciale.

2 agosto 1842: alla fine della prima guerra dell'oppio l'isola di Hong Kong viene ceduta dalla Cina al Regno Unito e diventa ufficialmente territorio inglese con il Trattato di Nanchino. Rimarranno celebri le parole del Ministro degli Esteri Lord Palmerston che definirà l'isola come «a barren island with hardly a house upon it»21.

29 agosto 1842: viene firmato il trattato di Nanchino, il primo “trattato ineguale” che decreta l'apertura al commercio internazionale di cinque porti strategici: Canton, Shanghai, Amoy, Foochow e Ningpo. Una clausola del trattato cede per sempre l'isola di Hong Kong all'Inghilterra.

1843: hanno luogo i primi stanziamenti.

1845: viene disegnato il piano regolatore e vengono costruiti i primi edifici europei, tra cui la Cattedrale di Saint John, la casa Flagstaff, la residenza del Governatore. Si stabiliscono quelli che saranno i grandi gruppi commerciali come Swire e Jardine&Matheson, e imprese famigliari, tra cui la casa Servanin & Cie.

Testi di riferimento: D. CRISÀ, Storia di Hong Kong. Cronologia, in «Asia», Cesmeo, Torino (1996/97), n° 8-9, pp. 6-13; G. SAMARANI, La Cina del Novecento, Einaudi, Torino, 2004;

M. SCARPARI, a cura di, La Cina, Einaudi, Torino, 2009; H. DENIS, Hong Kong appuntamento con la Cina, tr. it. di G. Lomazzi, Electa/Gallimard, Trieste, 1998.

21 Citazione del ministro presente nell'opera di (mettere un'opera che parli della storia di HK).

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XXIII

1850: primo afflusso immigratorio dalla Cina, in seguito al massacro dei Taiping a Nanchino22. Nel corso dei decenni successivi seguiranno diverse ondate immigratorie dovute alla repressione degli intellettuali modernisti sotto l'imperatrice madre, agli scontri tra i signori della guerra, alla caccia ai comunisti e alla guerra civile, fino a trovare il culmine durante il periodo della Repubblica popolare di Mao.

Dicembre 1857: scoppia la seconda guerra dell'oppio.

Ottobre 1860: viene firmata la Convenzione di Pechino (o Prima Convenzione di Pechino) che pone fine alla seconda guerra dell'oppio. La Gran Bretagna ottiene l'Isola di Stonecutter e la penisola di Kowloon, situata di fronte all'isola di Hong Kong.

1860-70: i primi emigranti cinesi iniziano a insediarsi con le loro famiglie, vengono registrate sessantacinque società cinesi comparabili alle grandi ditte inglesi.

1889: avvengono le prime operazioni di bonifica per sottrarre terra al mare.

1890: epidemie di peste bubbonica.

1895-1900: Hong Kong diviene un centro di cospirazione contro la dinastia Mancese e il rivoluzionario Sun Yatsen vi stabilisce il proprio quartiere generale.

1898: la Gran Bretagna ottiene l'affitto dei Nuovi Territori (New Territories) per novantanove anni; questi si estendono a nord della penisola di Kowloon e comprendono numerose piccole isole; sono abitati dalla minoranza Hakka e dai

22 Si tratta di un movimento rivoluzionario cinese.

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XXIV Punti, contadini cantonesi.

1899: la Walled City, avamposto cinese, viene integrata all'interno della colonia britannica. Formatosi un vuoto di potere in seguito all'evacuazione dell'esercito cinese, diventa covo di traffici illeciti e della malavita, una città nella città, con proprie leggi.

1917: la Cina entra nella prima guerra mondiale a fianco dell'Intesa.

1921: fondazione del Partito comunista cinese.

30 maggio 1925: “Movimento del 30 maggio” a Shanghai; durante le manifestazioni e gli scioperi operai vengono uccisi undici dimostranti, il che scatena un'immediata reazione a Hong Kong con uno sciopero generale: 500.000 scioperanti partono con le loro famiglie per Canton e inizia il boicottaggio dei prodotti inglesi.

1926: Sir Shoushon Chou, il primo cinese nominato membro del Comitato Esecutivo, è sostenuto dalle autorità coloniali e propone l'abolizione dei sindacati locali. Le truppe indiane sparano sui manifestanti e causano cinque morti.

1928: nascita del governo nazionalista con capitale a Nanchino.

1929-anni Trenta: periodo della grande depressione economica in Cina.

1932: Wanchai diventa il centro della prostituzione organizzata.

1937-45: seconda guerra sino-giapponese e inizio della seconda guerra mondiale in Asia orientale.

1940: invasione giapponese della Cina; numerosi cinesi si rifugiano a Hong

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XXV

Kong dove la popolazione sale a un milione e cinquecento mila abitanti.

Dicembre 1941: i giapponesi occupano Hong Kong.

1943: il presidente Roosvelt concede il suo appoggio al Presidente Chang Kai Shek per favorire il ritorno di Hong Kong alla Cina al termine della guerra.

8 settembre 1945: con la resa della Germania, la guerra volge al termine; i Giapponesi si arrendono e gli Inglesi riprendono il dominio nella colonia. Alla fine della guerra, in seguito a emigrazioni forzate e carestie, la popolazione scende a 600.000 abitanti.

1945: il commercio dell'oppio viene ufficialmente vietato.

1946: la polizia coloniale arruola dei Cinesi col rango di sottoispettori.

1947-49: guerra civile tra nazionalisti e comunisti.

1 ottobre 1949: fondazione della Repubblica Popolare Cinese.

6 gennaio 1950: la Gran Bretagna riconosce la nuova Repubblica Popolare Cinese; Hong Kong è considerata dai Cinesi come territorio cinese temporaneamente sotto la sovranità inglese. L'agenzia di stampa Xinhua è la rappresentante ufficiale della Cina a Hong Kong.

1950: a causa della guerra di Corea l'ONU impone l'embargo sui prodotti cinesi, vi è una caduta vertiginosa dei commerci con la Repubblica Cinese.

Centinaia di migliaia di rifugiati, tra cui numerosi imprenditori tessili di Shanghai, invadono Hong Kong, in fuga dal regime comunista. La popolazione sale a tre milioni.

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XXVI

1955-1960: Hong Kong si afferma a livello industriale.

10 ottobre 1956: scontri fra le due fazioni rivali dei sindacati, legate rispettivamente al Partito Comunista e al Partito Nazionalista, nel cosiddetto

“giorno del doppio dieci”.

Maggio-dicembre 1966: scoppia la sommossa ricordata con il nome di Star Ferry Riot e numerose manifestazioni di dissenso contro il governo coloniale, in particolare ad opera della prima generazione nata e cresciuta a Hong Kong, più acculturata e stanca del profondo divario sociale tra le classi più agiate e quelle meno abbienti della manodopera a basso costo.

Si verificano inoltre una serie di sommosse sotto la direzione di gruppi di estrema sinistra legati alla Rivoluzione Culturale (Comitato Clandestino del Partito Comunista).

1970-1980: il nuovo Governatore è MacLehose. Il programma del Community Building (Progetto per la Collettività) pone in posizione centrale la scuola, l'assistenza sociale, la casa e le grandi opere pubbliche. Vengono fondati nuovi insediamenti nei New Territories: Fanling, Taipo, Shatin; in quest'ultima, viene fondata l'Università Cinese di Hong Kong.

1971: vengono ripresi i rapporti diplomatici tra la Repubblica popolare cinese e gli Stati Uniti e viene rimosso l'embargo. La Cina ottiene di essere ammessa al Consiglio di Sicurezza dell'ONU e su sua richiesta Hong Kong (e Macao) viene depennata dalla lista delle “Colonie in attesa dell'indipendenza”

(Colonies/Territories awaiting Indipendence), sostenendo l'appartenenza della regione alla sovranità cinese alla quale avrebbe fatto ritorno.

1973: creazione della Independent Commission Against Corruption.

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XXVII

1974: Il premier Health dichiara che Hong Kong sarà restituita alla Cina nel 1997. Tre milioni di abitanti di Hong Kong sono cittadini britannici. Il cinese è riconosciuto lingua ufficiale a fianco dell'inglese.

1978-1980: stanziamento di compagnie cinesi continentali, quali China Resources Company, China International Trust and Investment Corporation, Bank of China, China Merchant's Steam Navigation Co. che sostituiscono le vecchie istituzioni Jardine, Swire, Hutchison, Shanghai and Hong Kong Bank.

1978-84: avvio delle prime riforme in Cina con Deng Xiaoping, tornato al governo dopo la morte di Mao e apertura delle prime “zone economiche speciali”

nell'ambito del programma delle “quattro modernizzazioni” e delle joint-venture con stranieri. La città di frontiera di Shenzen è dichiarata zona economica speciale e accoglie in condizioni fiscali e doganali privilegiate numerosi investimenti stranieri.

1980: inaugurazione del tratto di metropolitana che unisce l'isola di Hong Kong alla penisola di Kowloon.

1981: nuova legge sul diritto di cittadinanza della nuova categoria del British Dependant Territory Citizen che beneficia della protezione consolare, ma non ha diritto alla residenza in Gran Bretagna.

Settembre 1982: visita del premier britannico Margaret Thatcher in Cina e avvio dei negoziati sino-britannici.

1982: viene introdotto il suffragio elettorale a Hong Kong.

1984: viene firmata la Sino-british Joint Declaration (“Dichiarazione congiunta”) dai governi di Pechino e Londra nel maggio 1985. La Gran Bretagna

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XXVIII

si impegna a ritirarsi da Hong Kong il 30 giugno 1997 e la Cina garantisce l'esistenza di un governo che fruirà di un “elevato grado di autonomia”; Hong Kong diventerà una Regione Amministrativa Speciale nell'ambito della Repubblica popolare cinese, retta da una legge fondamentale valida per un periodo di cinquant'anni, ovvero fino al 30 giugno 2047. Durante tale periodo, usufruirà di un alto grado di autonomia mantenendo i propri poteri esecutivo, legislativo e giudiziario, nonché il sistema socio-economico in vigore e lo statuto di porto franco; la politica estera e di difesa saranno invece di pertinenza del governo cinese che manterrà truppe sull'isola, ma solo a tutela di eventuali minacce dall'esterno.

Si scatena un forte flusso emigratorio, il cosiddetto brain drain (esodo dei cervelli), di matrice essenzialmente politica ed economica, che riguarda una fascia della popolazione privilegiata e altamente qualificata23.

1985: viene introdotto il sistema rappresentativo dagli inglesi e hanno luogo le prime elezioni nella storia della colonia. Saranno eletti ventiquattro parlamentari in rappresentanza di diversi settori economici e professionali. Il numero di votanti è di 25.206 su un totale di 6 milioni di abitanti.

1989: la cosiddetta primavera di Pechino porta all'accendersi di una serie di dimostrazioni studentesche e popolari, brutalmente represse dall'esercito cinese.

1989: in seguito agli avvenimenti di Piazza Tiananmen il 6 giugno 1989, un milione di abitanti scende nelle strade di Hong Kong per manifestare contro la repressione cinese. Si genera una sorta di clima di panico e si verifica un'impennata di richieste di passaporti britannici (50.000) all'Ufficio Emigrazione.

Inizia un vero esodo verso Canada, Stati Uniti e Australia. Nasce l'Alleanza per sostenere il Movimento Democratico in Cina, composta da vari gruppi e

23 Cfr. D. CRISÀ, Hong Kong '97, in «Asia», Cesmeo, Torino (1996/97), n° 8-9, pp. 56-69, qui p. 64, trad. it. di Maria Vittoria Reschia.

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XXIX

associazioni civili, sindacali, solidali con gli studenti di Pechino e impegnati affinché vengano fornite maggiori e più solide garanzie democratiche prima della fatidica data del 1997. L'anno seguente verrà fondato il partito dei Democratici Uniti di Hong Kong (successivamente Partito Democratico).

Il Governatore annuncia la costruzione di un nuovo aeroporto; la Cina ottiene il diritto di veto su tutte le principali decisioni prese durante il periodo di transizione.

Aprile 1990: dopo un lungo processo di elaborazione è promulgata la Basic Law (Legge Fondamentale) di Hong Kong, una sorta di costituzione destinata a divenire operante dopo il 1997.

1990: nasce il Partito dei Democratici Uniti di Hong Kong (United Democrats of Hong Kong), guidato dall'avvocato Martin Lee.

Ottobre 1992: il nuovo Governatore Chris Patten annuncia davanti al Consiglio Legislativo un pacchetto di riforme democratiche volte ad ampliare il bacino elettorale24.

1993: settecentocinquanta società provenienti dal continente sono presenti a Hong Kong. L'ammontare degli investimenti cinesi è calcolato a più di 10.000 milioni di dollari, circa il 10% dei capitali investiti a Hong Kong.

24 Questo pacchetto di riforme andrà a indispettire notevolmente il governo cinese il quale le percepirà come una provocazione e un atto irriguardoso. Dal momento che Hong Kong è sempre stato considerato dalla Cina un suo legittimo territorio, temporaneamente sotto la giurisdizione britannica, la questione dell'indipendenza o di un autogoverno non si pone nemmeno. Questo ci porta a riflettere sulle considerazioni di molti autori che leggono nella situazione di Hong Kong una decolonizzazione anomala a cui non seguirebbe un nuovo stato di indipendenza propriamente detta, ma di fatto inizierebbe una seconda fase coloniale sotto il governo cinese, così, come afferma Abbas, si vivrebbe «[...] the illusion that colonialism is over, when has merely changed its form» A. ABBAS, Hong Kong: Other Histories, Other Politics, in «Public Culture», 1997, v. 9 n. 3, 1997, pp. 293-313, qui pp. 309-310, http://publicculture.dukejournals.org/ . In proposito cfr. anche S. LAU, Decolonization without Independence and the poverty of leaders in Hong Kong, Occasional Paper 1, Hong Kong Institute of Asia-Pacific Studies, Chinese UP, Hong Kong, 1990.

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XXX

Agosto 1994: l'ultimo reggimento inglese in forza allo Stanley Fort lascia il territorio.

Ottobre 1995: elezioni per il Consiglio Legislativo 1995-1999, venti membri sono eletti a suffragio universale, vittoria dei democratici.

Gennaio 1996: insediamento del Preparatory Committee (Comitato Preparatorio) che annuncia lo scioglimento del Consiglio Legislativo il 30 giugno 1997 e la nomina di un'assemblea provvisoria già operativa durante i 6 mesi precedenti il passaggio di sovranità.

Aprile 1996: viene insediato il Selection Committee (Comitato di Selezione) incaricato di nominare il Governatore e i membri dell'Assemblea Provvisoria entro il gennaio 1997.

30 giugno 1997: partenza del Governatore inglese.

1 luglio 1997: Hong Kong diventa ufficialmente territorio cinese. Viene designato governatore dell'isola Tung Chee-hwa (Dong Qihua), si insediano le truppe dell'Esercito Popolare di Liberazione.

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XXXI

1.3. Contesto socio-culturale

1.3.1. Questione di identità: Hongkonghese, Cinese, Cinese di Hong Kong o Hongkonghese in Cina?

Il dibattito sul concetto di “identità di Hong Kong” emerge solo a partire dagli anni settanta, quando di fatto ha cominciato a divenire impellente l'idea della restituzione di Hong Kong alla Repubblica popolare cinese. Di fronte alla possibilità di vedersi imposta un'identità dalla Cina, Hong Kong ha cominciato ad avvertire l'esigenza di darsi una maggiore e più chiara definizione in vari ambiti25.

La separazione del territorio di Hong Kong dal resto della nazione Cinese e la sua gestione “atipica” in quanto colonia britannica26, unite all'insieme delle condizioni storiche27 e delle influenze provenienti da un contesto regionale e globale in termini economici e culturali, hanno portato allo sviluppo di una regione e di una comunità unica, diversa dalle comunità etniche cinesi della madrepatria, con caratteristiche proprie, sebbene non omogenee né unitarie. Hong Kong presenta un suo proprio bacino di lingue, culture ed etnie. Negli ultimi quindici anni la popolazione di Hong Kong ha subito cambiamenti notevoli, con

25 A. ABBAS, Hong Kong: Culture and the Politics of Disappearance, University of Minnesota Press, Minneapolis, 1997, p. 4.

26 Cfr. S. K. LAU, Decolonization without Independence and the poverty of leaders in Hong Kong, Occasional Paper 1, Hong Kong Institute of Asia-Pacific Studies, Chinese UP, Hong Kong, 1990.

27 Il controllo dell'Impero britannico sulla colonia di Hong Kong ebbe una durata superiore al secolo e mezzo; a differenza di altre colonie quali l'India, l'Africa o il Sud America, non

“esiste” un passato storico in termini rilevanti precedente alla storia coloniale di Hong Kong – vi sono tracce di insediamenti che risalgono fino alla dinastia Sung (960-1279), e prima dell'insediamento britannico il territorio ospitava un villaggio di pescatori. La Cina da monarchia imperiale divenne un'oligarchia comunista nella seconda metà del XX secolo e restò isolata dal resto del mondo per un lungo periodo, durante il quale non si interessò particolarmente del riacquisto di Hong Kong. Nel frattempo Hong Kong stava subendo un'evoluzione formale in direzione opposta alla Cina, che l'avrebbe portata a divenire una delle maggiori metropoli capitaliste al mondo.

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XXXII

una diminuzione della presenza di Britannici, Americani e Canadesi (“expats”), a fronte di un sempre maggiore e costante aumento di popoli provenienti dalle zone più a sud dell'Asia: Indonesiani, Filippini, Indiani e Pakistani28.

L'attuale popolazione di Hong Kong è composta per il 94% da una comunità di etnia cinese, orgogliosa delle proprie origini, nonché dell'antica tradizione storica e culturale facente capo alla Repubblica popolare cinese, ma al tempo stesso in grado di percepirsi in maniera differente dai compatrioti provenienti dalla Mainland China (Cina continentale)29. Alcuni componenti di questa comunità si definiscono “Cinesi di Hong Kong”, sottolineando per l'appunto le radici comuni con la madrepatria, ma al tempo stesso evidenziando quel fattore di diversità dovuto al loro vissuto storico, intrecciato con la storia che ha caratterizzato lo sviluppo della Regione Amministrativa Speciale, molto diversa da quella della Repubblica cinese30. Ma un numero significativo di membri di questa comunità si autodefinisce in effetti “Hongkonghese”, dimostrando quindi una certa consapevolezza nella definizione della propria appartenenza culturale e identitaria, distinta da quella cinese.31 La condizione di “sentirsi cinesi”, la

28 Vedi Figura n° 13, Le principali minoranze etniche di Hong Kong e n° 14, Tabella sulle principali minoranze etniche di Hong Kong. Per ulteriori informazioni in merito alle caratteristiche delle minoranze etniche presenti a Hong Kong, si rimanda alla pubblicazione Hong Kong 2011 Population Census Thematic Report: Ethnic Minorities, realizzata dal dipartimento di Censimento e Statistiche:

http://www.censtatd.gov.hk/hkstat/sub/sp170.jsp?productCode=B1120062

29 Cina continentale (中国大陆sempl. Zhōnggúo Dàlùpinyin) è un termine politico-geografico che serve a indicare il territorio della Repubblica popolare cinese. L'espressione Cina continentale non comprende le Regioni Amministrative Speciali di Hong Kong e Macao e la Repubblica di Cina (che comprende il gruppo di isole di Taiwan, gruppo di isole di Pescadores, Quemoy e Matsu, Wuchiu, Taiping e Pratas e altre). Il termine include i territori di Hainan, la Mongolia interna, la Manciuria, il Tibet e lo Xinjiang.

30 Il primo afflusso di cinesi della Mainland risale al 1850 e a questo ne seguiranno numerosi altri; le ondate migratorie di portata maggiore si verificheranno durante gli anni cinquanta del XX secolo e vedranno protagonisti schiere di contadini poverissimi e spesso analfabeti, intellettuali perseguitati, grandi imprenditori e industriali, esperti di industria e finanza. Queste immigrazioni porteranno a una crescita vertiginosa della popolazione della colonia: fra il 1945 e il 1950 da 600.000 si passerà a 1,8 milioni di abitanti; tra il 1953 e il 1961 da 2,4 a 3,2 milioni; tra il 1981 e il 1997 da 5 a 6,2 milioni. Oggi Hong Kong conta una popolazione di circa 7 milioni di abitanti.

31 Secondo un recente sondaggio condotto dallo University of Hong Kong’s Public Opinion

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XXXIII

cosiddetta “chineseness”, risulterebbe più un fatto interiore, relativo al riconoscimento delle proprie origini etniche e ancestrali, ma non riguarderebbe il senso di appartenenza alla nazione cinese, né tanto meno un sentimento di fedeltà alla stato32; questa distinzione e distanziamento si sarebbero formati a partire dagli ultimi sessant'anni, in concomitanza con l'ascesa del comunismo nella madrepatria cinese, da cui molti sarebbero stati costretti a fuggire per trovare rifugio proprio a Hong Kong33.

La questione dell'identità di Hong Kong non è fatto da poco e le implicazioni che ciò comporta vanno ben oltre l'aspetto sociale e si intersecano con elementi di natura politica. Già ben prima del 1997 persino i funzionari governativi erano coscienti della presenza di un'identità altra rispetto a quella cinese, tant'è vero che i rapporti tra Cina e Hong Kong sono stati sigillati non solo in base al principio

“one Country, two systems”, ma anche attraverso la formula “Hong Kong People ruling Hong Kong”34.

Nel momento in cui un residente di Hong Kong esprime la sua identità come

“cinese di Hong Kong” o come “Hongkonghese”, si registra da parte nostra una certa difficoltà nel capire in effetti che cosa ciò significhi, al di là del non sentirsi né britannici, né cinesi, pur comunque riconoscendo le proprie origini cinesi ed essendo fiero di queste, nonché il ruolo giocato dall'impero britannico nello

Program il 42,6% degli intervistati su un totale di 1.015 si considera di etnia mista, il 34,8% si considera Hongkonghese e il 21,8% si considera Cinese (vedi Figura n° 5, Questionario sull'identità etnica,

http://hkupop.hku.hk/english/popexpress/ethnic/eidentity/poll/eid_poll_chart.html

32 «“Belonging to a nation” is taken for granted by people throughout the world today, but Hong Kong people have been an exception. The majority of Hong Kong people have felt little sense of national belonging: China has been their cultural home, but also a dictatorship from which many in Hong Kong once fled; and Great Britain was felt as no home for most, but only a distant colonizer. Today this detachment from national belonging is beginning to fade, as more in Hong Kong come to accept that they indeed emotionally belong to the Chinese nation, if not necessarily to the Chinese state; but this issue of identity continues to be a matter of intense debate.» tratto da G. MATHEWS, E. MA , T. L. LUI , Hong Kong, China: Learning to belong to a nation, New York, Routledge Contemporary China Series, Oxon, 2008, p. XIII, http://www.bniao.org/

33 Cfr. G. MATHEWS, E. MA , T. L. LUI, Hong Kong, China: Learning to belong to a nation, New York, Routledge Contemporary China Series, Oxon, 2008, p. 10, http://www.bniao.org/

34 Cfr. J.D. YOUNG, Hong Kong cambia identità, tr. it. di B. Ramaglia, in «Asia», Cesmeo, Torino (1996/97), n° 8-9, pp. 14-27, qui p. 24

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XXXIV

sviluppo culturale e sociale della ex-colonia. Con le parole di Abbar, «[…] Hong Kong, caught between the not-quite-there (it is Chinese but not quite) and the more-than-there (it is too open to other influences)»35. Apparentemente la definizione di un'identità per Hong Kong sembra possibile solo attraverso il confronto con l'altro e nell'individuazione di ciò che porta a differenziarsi da questo36; nel caso specifico di Hong Kong, il confronto avviene con le due culture prevalenti nel territorio, ovvero la cultura britannica e quella cinese, o meglio, con la rappresentazione che la gente ha di queste due culture37. Naturalmente la costruzione del sé procede anche attraverso il confronto con l'altro e successivamente attraverso un processo di distanziamento. Ed è inoltre bene considerare che la creazione della colonia e, in particolar modo, la formazione di una comunità a Hong Kong sono comunque fatti estremamente recenti, soprattutto se si prende come termine di paragone la storia secolare della Gran Bretagna o addirittura millenaria della Cina. È perciò inevitabile usare come termini di paragone queste due culture e identità per capire cosa possa significare un'“identità di Hong Kong”, emersa nello spazio formatosi tra i due giganti cinese e britannico. Ma se per lo meno è chiaro ciò che la gente di Hong Kong non è, risulta invece meno immediato capire il significato di cosa sia. L'apparente

“impossibilità” da parte della gente di Hong Kong (o Hongkonghesi) di definirsi in termini positivi, ma solo in termini negativi ha portato certi studiosi a parlare di

“crisi di identità” o di “identità schizofrenica”.38

35 A. ABBAS, Hong Kong: Other Histories, Other Politics, in Esther M. K. Cheung, Chu Yiu-wai (a cura di), Between Home and World: A Reader in Hong Kong Cinema, Oxford University Press, Hong Kong, (1997), pp. 273-296, tratto da Public Culture, 1997, v. 9 n. 3, pp. 293-313, qui p. 303, http://hub.hku.hk/handle/10722/42653

36 Cfr. K.C. LO, Crossing boundaries:a study of modern Hong Kong fiction from the fifties to the eighties, Tesi di Laurea, The University of Hong Kong, 1990, p. 11, http://hdl.handle.net/10722/32491

37 Cfr. S. K. LAU, Decolonization without Independence and the poverty of leaders in Hong Kong, Occasional Paper 1, Hong Kong Institute of Asia-Pacific Studies, Chinese UP, Hong Kong, 1990, p. 9.

38 Cfr. C. S. J. CHOW, Postcoloniality in Hong Kong Literature: with special reference to Xi Xi's and Ye Si's Fiction, Tesi di Laurea, The University of Hong Kong, 1994, p. 1-2, http://hdl.handle.net/10722/40361;

W. S. WONG, Design Identity of Hong Kong: Colonization, De-colonization, and Re-

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XXXV

Parlando della questione dell'identità di Hong Kong molti hanno però commesso l'errore di non distinguere l'uso generico del termine dall'uso specifico, generando risultati di ambiguità. È invece importante fare questo distinguo, soprattutto per comprendere il fenomeno che riguarda l'esistenza e la creazione di un'identità all'interno della comunità di Hong Kong, di che tipo di identità si tratti e quali caratteristiche presenti.

Chiaramente, il concetto in sé di identità, così come quello di cultura, costituisce un elemento tutt'altro che facile da esprimere, è per natura sfuggente alla definizione e delimitazione, è un concetto nebuloso, fluttuante, che mal si adatta all'incasellamento all'interno di compartimenti stagni, e che, anzi, può modificarsi e subire le influenze di altri fattori esterni e interni39. Cerchiamo comunque di disambiguare l'uso del termine, partendo da diverse definizioni generali:

dall'enciclopedia Treccani online, “[...] il complesso degli elementi e dei processi relativi all’individuazione di una persona, o di un soggetto collettivo, in quanto tale, da parte di sé o da parte degli altri.”

dal dizionario De Mauro, “[...] l'insieme dei caratteri peculiari che contraddistinguono un individuo, un gruppo di individui e sim.”

colonization, The 6th International Conference of the European Academy of Design, University of the Arts, Bremen, Germany, 2005, p. 1,

http://www.yorku.ca/wsywong/homepage/articlespdf/proceedings/ead06_id117_final.pdf H. Y. F. CHOY, Schizophrenic Hong Kong: Postcolonial Identity Crisis in the Infernal Affairs Trilogy, in «Transtext(e)s Transcultures 跨文本跨文化», Institut d’Etudes Transtextuelles et Transculturelles (2007), 3 “Global Cities”, p. 52-66,

http://transtexts.revues.org/138#tocto1n5

39 «Cultures are very unstable and the way they are constructed does not follow strict rules that could be expressed and understood easily. Since they are always changing, it is in fact impossible to make a list of all the elements entering into what can be called a cultural identity.

It is formed of real objects, concepts, real and virtual spaces, bodily habits, language, literary and artistic traditions as well as a constant flow of exchanges between the actors of any given territory. In the case of Hong Kong, defining the confines of a territory has been quite easy, since ‘territory’ is simply the limits imposed by the former British colony. Defining what the territory of culture means in other places, like Shanghai for instance, is in fact not as easy as in Hong Kong.» tratto da F. VIGNERON, Understanding Hong Kong Art through Hong Kong Culture, “Education Bureau”, Governo della Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong, vol.1 ed, 2013, http://www.edb.gov.hk/attachment/en/curriculum-development/kla/arts- edu/understanding%20hong%20kong%20art%20through%20hong%20kong%20culture%202.p df

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XXXVI

dal dizionario Sabatini Coletti online, “[...] consapevolezza di sé come individuo.”

dal Grande Dizionario Italiano online di Gabrielli Aldo, Hoepli,

“[...] insieme dei caratteri particolari che individuano una persona, una cosa, un luogo, distinguendolo dagli altri.”

dal dizionario Garzanti, “ […] l’insieme dei caratteri fisici e psicologici che rendono una persona quella che è, diversa da ogni altra;

l’insieme di caratteristiche culturali e di tradizioni che un popolo avverte come proprie.”

da Wikipedia, “In sociologia, nelle scienze etnoantropologiche e nelle altre scienze sociali, il concetto d'identità riguarda, per un verso, il modo in cui l'individuo considera e costruisce se stesso come membro di determinati gruppi sociali: nazione, classe sociale, livello culturale, etnia, genere, professione, e così via; e, per l'altro, il modo in cui le norme di quei gruppi fanno sì che ciascun individuo si pensi, si comporti, si situi e si relazioni rispetto a se stesso, agli altri, al gruppo a cui afferisce e ai gruppi esterni intesi, percepiti e classificati come alterità.”40

A seconda dei vari ambiti in cui si adopera il termine è naturalmente possibile intendere il concetto di identità in diversi modi; considerando una prospettiva

40 «Il processo di formazione dell'identità si può distinguere in quattro componenti: di identificazione, di individuazione, di imitazione e di interiorizzazione. Con la prima il soggetto si rifà alle figure rispetto alle quali si sente uguale e con le quali condivide alcuni caratteri;

produce il senso di appartenenza a un'entità collettiva definita come "noi" (famiglia, patria, gruppo di pari, comunità locale, nazione fino ad arrivare al limite all'intera umanità). Con la componente di individuazione il soggetto fa riferimento alle caratteristiche che lo distinguono dagli altri, sia dagli altri gruppi a cui non appartiene (e, in questo senso, ogni identificazione/inclusione implica un'individuazione/esclusione), sia dagli altri membri del gruppo rispetto ai quali il soggetto si distingue per le proprie caratteristiche fisiche e morali e per una propria storia individuale (biografia) che è sua e di nessun altro. Attraverso l'imitazione, che è intesa come attività di riproduzione conscia e inconscia di modelli comportamentali, l'individuo si muove in maniera differente all'interno della società a seconda del contesto sociale in cui si trova. Infine, l'interiorizzazione permette al soggetto di creare un'immagine ben precisa di sé grazie all'importanza che hanno i giudizi, gli atteggiamenti, i valori e i comportamenti degli altri sui noi stessi.» tratto da http://it.wikipedia.org/wiki/Identit%C3%A0_(scienze_sociali)

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