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3.1 La necessità di “riempire” il vuoto dell'attesa

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Capitolo III: La Fase dell'Attesa

3.1 La necessità di “riempire” il vuoto dell'attesa

Il protrarsi del periodo di tempo che intercorre dall'ottenimento dell'idoneità all'incontro con il bambino ha comportato l'emergere di una nuova fase del percorso adottivo non prevista, e di conseguenza non disciplinata, nell'iter disegnato dal legislatore: quella dell'attesa. Tale periodo genera ulteriori difficoltà a un cammino già di per se strutturalmente complesso

177

.

Infatti per le coppie impegnate nell'iter adottivo il “fattore tempo”, con il suo

“fardello di emozioni e aspettative

178

” riveste un ruolo cruciale, in cui i vissuti emozionali irrisolti della storia passata si mescolano ai desideri, alle preoccupazioni e alle aspettative per il futuro. I vissuti che caratterizzano questo periodo si possono riassumere nella seguente contrapposizione

179

:

 si possono esperire momenti di fatica: in cui si alimenta la rabbia verso l'ente autorizzato, in cui prevale la paura, il senso di inadeguatezza, il distacco emotivo e l'allontanamento dal progetto;

 l'attesa può essere considerata da parte della coppia come momento di crescita, di presa di consapevolezza delle proprie risorse e delle proprie capacità, anche in relazione all'eventuale ri-definizione del progetto genitoriale.

177 Marco Chistolini. 2010. Orientarsi nel territorio dell'attesa: alcuni criteri teorico operativi. In AA.VV.

La qualità dell'attesa nell'adozione internazionale. Significati, percorsi, servizi. Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti. Firenze.

178 Maria Teresa Vinci. 2010. I tempi dell'adozione nelle risultanze empiriche della Commissione. p.76 In AA.VV. La qualità dell'attesa nell'adozione internazionale. Significati, percorsi, servizi. Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti. Firenze.

179 Graziella Teti. 2010. L'accompagnamento e il sostegno alle coppie nel periodo dell'attesa. In AA.VV.

La qualità dell'attesa nell'adozione internazionale. Significati, percorsi, servizi. Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti. Firenze.

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80 Da un monitoraggio sui principali forum web effettuato dalla Commissione delle Adozioni Internazionali, relativo alle rappresentazioni delle coppie adottive, emerge come le caratteristiche prevalenti che connotano le coppie siano il senso di impotenza, di solitudine, di dipendenza da altri, il sentirsi relegati in una condizione di passività, l'esperire sentimenti di angoscia; esemplicativa per riassumere tali vissuti è la seguente affermazione: “ci sentiamo abbandonati ai nostri sogni, angosciati

180

”. Questo per le coppie è vissuto come un momento indefinito e indefinibile in cui vivono fronteggiando aspetti oggettivi di incertezza. La presenza di forum web in cui le coppie condividono esperienze e scambiano informazioni indica la presenza di “grossi buchi nel percorso

181

” di attesa, identificabili nel vuoto di relazioni con i servizi, in quanto nel nostro sistema non si è ancora consolidata una cultura dell'attesa. Nelle recenti indagini effettuate dalla Commissione per le Adozioni Internazionali, volte a conoscere il punto di vista delle famiglie sull'iter adottivo, è stato evidenziato che, in seguito al conferimento dell'idoneità all'adozione internazionale, la maggioranza delle coppie si ritrovano a procedere nel percorso da sole, non intrattenendo più alcun contatto con i servizi territoriali. Sopratutto nei casi in cui il rapporto con i servizi nella fase di indagine psicosociale è stato vissuto come costruttivo e significativo, le coppie affermano di esperire in questa fase un vissuto di abbandono

182

. Frequentemente i coniugi denunciano l'assenza di supporto da parte dei servizi specialmente nel delicato momento della scelta dell'ente autorizzato a cui conferire il mandato, nonché la difficoltà ad orientarsi da soli nel complesso panorama degli enti autorizzati, al fine di individuare quello che (in base a profili quale territorialità, costi, tempi, programmi formativi, stato in

180 Ondina Greco. 2010. Le coppie adottive e i tempi dell'attesa nel monitoraggio dei principali forum web. Un ulteriore ipotesi di lettura. p. 124. In AA.VV. La qualità dell'attesa nell'adozione internazionale. Significati, percorsi, servizi. Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti. Firenze.

181 Ibidem p. 132

182 Collana della Commissione per le adozioni internazionali. I percorsi dell'adozione internazionale. Il punto di vista delle famiglie. Indagine conoscitiva sulle coppie che hanno adottato nel 2009. Istituto degli Innocenti. 2011. Firenze.

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81 cui opera) possa rispondere in maniera adeguata alle loro esigenze peculiari

183

. Se si vuole raggiungere un percorso di qualità che connoti l'intero iter adozionale, è importante che i servizi pubblici continuino a rappresentare una presenza significativa a fianco della coppia che esperisce la necessità di sentirsi accompagnata nella scelta dell'ente

184

.

Nella coppia aspirante, l'attesa mette alla prova la differenza tra bisogno e desiderio, con il rischio di proiettare aspettative rigide sul profilo del bambino atteso. Come osserva Marina Farri, nell'attesa si attivano una serie di pattern relazionali tipici del genitore che si possono scontrare con fattori esterni inaspettati, aspetti burocratici/procedurali/amministrativi che spesso vanno ad ostacolare tale disposizione emotiva, la frustano e la contrastano mortificandola

185

.

Questo particolare momento non deve essere considerato come statico, “vuoto”, in quanto, in tal caso, la dimensione del tempo che passa può esporre la coppia adottante al rischio del logorio del desiderio e della disponibilità, a una riduzione dello spazio affettivo per accogliere il minore in arrivo, contribuendo in tal modo ad alimentare uno stato di disagio. É evidente come tale stress renda indispensabile la necessità che gli operatori siano in grado di contenere la pressione delle famiglie, trasformando tale percorso verso una crescita di consapevolezza nelle stesse, che deve tradursi in un incremento della capacità di accoglienza del figlio come persona e non come proiezione dei propri desideri

186

. Poiché la condizione che rende il tempo dell'attesa fonte d'angoscia è connessa al vissuto di passività e impotenza che le coppie esperiscono, è opportuno che le

183 Collana della Commissione per le adozioni internazionali. I percorsi dell'adozione internazionale. Il punto di vista delle famiglie. Indagine conoscitiva sulle coppie che hanno adottato nel 2010. Istituto degli Innocenti. 2013. Firenze.

184 Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Verso la qualità del percorso di adozione internazionale. Report finale dicembre 2009. Dall'esperienza agli orientamenti e indirizzi per un intervento di qualità nella presa in carico e accompagnamento delle famiglie adottive. Istituto degli Innocenti. 2010. Firenze.

185 Marina Farri. 2010. Le opinioni dei discussant (gli operatori dei servizi territoriali). In AA.VV. La qualità dell'attesa nell'adozione internazionale. Significati, percorsi, servizi. Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti. Firenze.

186 Milena Santerini. 2010. I tempi dell'attesa: quale formazione. In AA.VV. La qualità dell'attesa nell'adozione internazionale. Significati, percorsi, servizi. Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti. Firenze.

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82 stesse siano attori di esperienze significative

187

. Solo in questo modo il tempo può essere vissuto come occasione di costruzione e non subito come tempo perso e vuoto. In assenza di un ancoraggio alla realtà, che deve essere sostenuto attraverso l'intervento professionale, le coppie in attesa sono esposte al rischio di elaborare un'immagine idealizzata del figlio, della situazione familiare e di sé come genitori, rappresentate come totalmente positive in quanto inconsapevolmente aderenti ai propri bisogni. Questo aspetto costituisce una rilevante criticità, poiché si traduce nell'assenza di strumenti da parte dei genitori per affrontare le difficoltà che inevitabilmente si presenteranno

188

. Come sottolineano Greco e Rosnati

189

per diventare genitori è necessario costituire uno spazio mentale che possa accogliere il bambino reale, con le sue risorse, le sue difficoltà, i suoi bisogni.

Un'ulteriore rischio è che la lunga fase di attesa generi una visione salvifica dell'adozione, anche quest'ultimo è un atteggiamento rischioso che pone il bambino in una condizione di debito di riconoscenza

190

.

Le coppie hanno bisogno, in questa delicata fase dell'iter, che la rete dei servizi svolga un ruolo di contenimento dei timori, ansie, scoramenti, e mantenga con loro un rapporto, individuando, nel territorio di riferimento, quali strumenti e quali risorse possano essere offerti alle coppie quando le proprie e quelle della loro famiglia sembrano essersi esaurite. É opportuno prestabilire un programma di contatti che renda possibile alle coppie chiedere chiarimenti o comunicare i propri timori e le proprie apprensioni, anche in assenza di elementi oggettivi di novità rispetto all'iter. Il rischio che si paventa, nel caso in cui le coppie vengano lasciate sole nella gestione di tale fase, è quello che tali timori e apprensioni vengano agiti all'interno delle relazioni del sistema famiglia-bambino-servizi.

187 Ondina Greco. 2010. Le coppie adottive e i tempi dell'attesa nel monitoraggio dei principali forum web. Un ulteriore ipotesi di lettura. In Op. Cit.

188 Ibidem.

189 Greco, O., Rosnati, R. 2006. Cura della relazione genitoriale, in Scabini, E., Rossi, G. (a cura di), Le parole della famiglia, Milano, Vita e pensiero.

190 Antonio D'andrea. 2010. Le coppie adottive e i tempi dell'attesa nel monitoraggio dei principali forum web. Un'ipotesi di lettura. In AA.VV. La qualità dell'attesa nell'adozione internazionale.

Significati, percorsi, servizi. Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti. Firenze.

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83 Infatti, quanto più le coppie giungono stremate all'incontro con il bambino, tanto più sarà automatico l'innescarsi di dinamiche idealizzanti che possono rischiare di relegare la famiglia adottiva in relazioni difficili e dolorose.

La legge, individuando l'ente autorizzato come il riferimento per la coppia, non attribuisce in questa fase di attesa alcun ruolo ai servizio-territoriali, tuttavia un loro intervento può prevenire l'innescarsi nella famiglia adottiva di dinamiche disfunzionali, prevenendo i fallimenti adottivi e risparmiando ai servizi un carico di lavoro successivo

191

.

Dunque come appena delineato questo tempo se utilizzato in maniera impropria, sterile, in cui si permane in un limbo carico di ambivalenze e incertezze può compromettere un adeguato inserimento del minore nel nucleo familiare; se utilizzato in maniera adeguata può divenire tempo di “potenzialità vitali

192

”, stimolando riflessioni, cambiamenti, trasformazioni, processi di maturazione, permettendo di rimodulare la propria disponibilità all'accoglienza, di mettere in campo risorse e potenzialità personali e di affinare la consapevolezza e la capacità della coppia di accogliere un minore. Inoltre il tempo dell'attesa può divenire una risorsa per gli aspiranti genitori che non hanno una “idoneità forte”, (ossia per coloro che non hanno avuto una positiva relazione dei servizi pubblici e una buona valutazione d'idoneità) di incrementare le proprie capacità autoriflessive, conoscitive ed educative e di poter beneficiare di effetti maturativi che questo lasso di tempo può produrre, attraverso un percorso di supporto da parte di tutti gli attori dell'adozione internazionale

193

.

Per i nuclei familiari che si dichiarano disponibili ad adottare un minore straniero, “l'attesa deve rappresentare quel tempo utile ed elaborativo, necessario per prepararsi su come diventare interlocutori validi per questi bambini, per farli

191 Ondina Greco. 2010. Le coppie adottive e i tempi dell'attesa nel monitoraggio dei principali forum web. Un ulteriore ipotesi di lettura. In Op. Cit.

192 Marina Farri. 2010. Le opinioni dei discussant (gli operatori dei servizi territoriali). p. 104 In Op. Cit.

193 Gennaro Izzo. 2010. Spunti e riflessioni dai gruppi di elaborazione. In AA.VV. La qualità dell'attesa nell'adozione internazionale. Significati, percorsi, servizi. Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti. Firenze.

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84 diventare in seguito i loro figli

194

”. Deve essere utilizzato da parte della coppia per porre le fondamenta per una relazione accogliente con il minore. Il lavoro nel tempo dell'attesa, non può essere pensato come un progetto standard, da proporre in egual misura e con la stessa metodologia a tutte le coppie che hanno ottenuto l'idoneità; bensì deve essere pensato come un prosieguo del lavoro preventivo che ha inizio nel periodo che precede l'idoneità: nei gruppi informativi formativi, negli studi psicosociali di valutazione e nei colloqui che le coppie sostengono con i Giudici Onorari presso il Tribunale per i Minorenni

195

.

Questa fase dell'adozione dovrebbe configurarsi come un percorso in cui la coppia si forma, si confronta e vive il tempo che la separa dalla conclusione dell'adozione in maniera attiva e dinamica, fino all'arrivo del minore in Italia

196

. Dunque si deve considerare l'attesa come un momento di crescita, di predisposizione, di incremento e mantenimento delle risorse delle coppie per facilitare il passaggio dallo stato di figli allo stato di genitori

197

. La formazione può dare loro una possibilità di empowerment, di incremento di “fertilità psicologica

198

” di rafforzamento delle loro capacità che non devono essere eccezionali, ma devono concretizzarsi nella competenza all'ascolto, sensibilità e umiltà

199

. Per cui è molto importante porre l'accento sull'aspetto dell'accompagnamento, sostegno e monitoraggio delle coppie da parte delle Istituzioni pubbliche in questa fase

200

.

Al fine di progettare un programma di intervento che risponda alla possibilità di rendere tale periodo produttivo per la coppia, Chistolini

201

individua i seguenti

194 Jolanda Galli. Vivere l'attesa: riflessioni su un quadro teorico di riferimento, p. 31 in “ Nemmeno le balene. Adozioni internazionali. Come vivere l'attesa: esperienze internazionali a confronto”, atti del convegno internazionale 15 e 16 marzo 2007. Quaderni di Veneto Adozioni.

195 Ibidem

196 Maria T. Vinci. 2010. I tempi dell'adozione nelle risultanze empiriche della Commissione. In Op. Cit.

197 Grazia Campanato. L'attesa nei paesi di accoglienza, in Nemmeno le balene. Adozioni internazionali.

Come vivere l'attesa: esperienze internazionali a confronto”, atti del convegno internazionale 15 e 16 marzo 2007. Quaderni di Veneto Adozioni.

198 2010. Le opinioni dei discussant (gli operatori dei servizi territoriali). p. 108 In Op. Cit.

199 Milena Santerini. 2010. I tempi dell'attesa: quale formazione. In Op. Cit.

200 Maria T. Vinci. 2010. I tempi dell'adozione nelle risultanze empiriche della Commissione. In Op. Cit.

201 Marco Chistolini. 2010. Orientarsi nel territorio dell'attesa: alcuni criteri teorico-operativi. In Op. Cit.

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85 obiettivi che sarebbe auspicabile, da parte degli enti autorizzati e del servizio pubblico, raggiungere:

 fornire sostegno emotivo e accompagnamento alla coppia: gli operatori coinvolti dovrebbero farsi carico di coadiuvare gli aspiranti genitori adottivi nella gestione e nel contenimento delle emozioni connesse all'attesa e dei possibili sentimenti negativi che possono insorgere, contrastando il senso di solitudine esperito dalla coppia, facilitando il riconoscimento e l'integrazione dei propri stati emotivi, favorendo l'elaborazione di nuovi significati relativi alla scelta adottiva e incrementando l'investimento di sostegno reciproco nella coppia;

 incrementare la preparazione all'adozione: tale esperienza formativa deve comprendere le seguenti dimensioni: l'orientamento (che si concretizza nell'indirizzare i candidati ad operare una scelta consapevole); la conoscenza (che si traduce nel sostenere i futuri genitori nell'acquisizione di consapevolezza delle peculiarità della genitorialità adottiva);

l'abilitazione (si esplica nell'aiutare la coppia ad acquisire competenze emotivo/relazionali e comunicativo/comportamentali). La preparazione si concretizza nell'incrementare il grado di consapevolezza della complessità dell'adozione; nell'accrescere i livelli di consapevolezza su di sé, sulle dimensioni emotive; nell'aumentare i livelli di consapevolezza sul minore e ridurre la distanza emotiva, fisica e culturale; nel rendere i genitori competenti ad affrontare frustrazioni e imprevisti

202

;

 monitorare l'evoluzione delle risorse: poiché dall'attribuzione dell'incarico all'ente autorizzato all'arrivo del bambino trascorrono mediamente circa due anni, è opportuno in questo lasso di tempo accertarsi che l'idoneità rilasciata dal tribunale per i minorenni mantenga la sua attendibilità, al fine di tutelare gli interessi del minore. In un periodo di tempo così ampio possono verificarsi numerosi cambiamenti anche importanti in seno al

202 Franco Santamaria. 2010 Spunti e riflessioni dai gruppi di elaborazione. In AA.VV. La qualità dell'attesa nell'adozione internazionale. Significati, percorsi servizi. Collana della commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti 2010 Firenze.

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86 nucleo familiare, per questo motivo l'assenza del monitoraggio degli eventuali cambiamenti nella coppia può compromettere l'accoglienza del minore pregiudicando l'andamento dell'adozione. Una pubblicazione promossa dalla regione Veneto

203

sulle crisi adottive individua come elemento significativo volto a prevenire esiti fallimentari, il modus operandi di alcuni enti autorizzati consistente nell'effettuare ulteriori valutazioni sulla coppia, intercettando eventuali modificazioni della condizione della stessa dal momento della valutazione dei servizi a quello del conferimento dell'incarico all'ente autorizzato; questo si configura come uno strumento utile per poter intercettare e trattare eventuali problematicità della coppia. L'assenza di un momento di valutazione della coppia anche da parte dell'ente volto a monitorare la permanenza delle condizioni che permettano al minore di integrarsi nel nucleo familiare può dar luogo ad adozioni di minori con modalità tali da favorire successive crisi irreversibili;

 Verificare/incoraggiare l'eventuale modifica della disponibilità: gli operatori devono attivarsi affinché si incrementino le risorse dei genitori in vista di una maggiore sintonizzazione tra le attese dei candidati e la realtà dei bambini in adozione, aiutando la coppia a capire se possiede le competenze necessarie ad accogliere un minore con determinate caratteristiche;

 sostenere e accompagnare l'abbinamento e la partenza per il paese di origine del figlio: la proposta di abbinamento rappresenta una fase delicatissima del processo di adozione in quanto le aspettative della coppia si confrontano con una prospettiva concreta di genitorialità. É importante dunque sostenere i coniugi affinché accettino o meno la proposta nella maniera più consapevole possibile;

203 Tartari, Morena 2011. Le crisi dell'adozione: rappresentazioni ed esperienze di operatori, genitori, ragazzi. Regione Veneto.

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87

 consolidare una postura di disponibilità che contempli la possibilità che l’incontro non si verifichi.

3.2 La collaborazione istituzionale quale elemento costitutivo del lavoro nel tempo dell'attesa

La collaborazione tra i soggetti istituzionali deve essere interpretata come un elemento costitutivo, necessario e non opzionale del lavoro nel tempo dell'attesa

204

.

La presente fase evidenzia numerosi rischi e limiti, potendo risultare mortifera rispetto al desiderio del figlio. La coppia può entrare in crisi, o può affrontare cambiamenti di contesto e di sistema, che devono essere registrati e comunicati

205

. Più in generale, è possibile che la disponibilità della coppia, negli anni che intercorrono dalla valutazione circa la prognosi della capacità genitoriale posta in essere dai servizi territoriali sino al periodo di abbinamento, possa modificarsi nel tempo. Ci sono coppie che in questo periodo maturano la disponibilità ad adottare bambini di un'età maggiore rispetto a quella inizialmente desiderata o all'adozione di minori problematici o di fratrie; dunque questo periodo risulta prezioso per valutare se i coniugi sono stati in grado di modificare la propria disponibilità

206

. Occorre quindi elaborare un circuito comunicazionale tra gli attori del percorso adottivo che permetta di monitorare e condividere le informazioni relative alla coppia, per poter attivare, se le esigenze lo richiedano, azioni congiunte volte a sostenerla

207

. Poiché i servizi territoriali hanno un ruolo secondario in questa fase dell'iter, è opportuno che gli enti autorizzati elaborino strumenti volti a monitorare eventuali cambiamenti della

204 Franco Santamarina. 2010 Spunti e riflessioni dai gruppi di elaborazione. In Op. Cit.

205 Marina Farri. 2010. Le opinioni dei discussant. In Op. Cit.

206 Piercarlo Pazè. 2010. La fine del tempo dell'attesa e l'abbinamento coppia-bambino: diceci questioni discusse. In AA.VV. La qualità dell'attesa nell'adozione internazionale. Significati, percorsi, servizi.

Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti. Firenze

207 Marina Farri. 2010. Le opinioni dei discussant. In Op. Cit.

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88 coppia e li segnalino ai servizi territoriali. Come afferma Piercarlo Pazè

208

, il prerequisito a monte per assicurare che i servizi seguano la coppia è rappresentato dalla presenza di un coordinamento istituzionale stabile con gli enti autorizzati.

La Commissione per le Adozioni Internazionali

209

individua la collaborazione tra servizi pubblici sociali e sanitari ed enti autorizzati come elemento qualificante per garantire la qualità nel percorso di adozione, che si deve tradurre nei seguenti aspetti:

 tempestiva comunicazione del conferimento di incarico alla Commissione per le adozioni internazionali, al tribunale per i minorenni e ai servizi pubblici sociali e sanitari;

 tempestiva instaurazione di un rapporto collaborativo tra ente autorizzato e servizi pubblici sociali e sanitari;

 progettazione coordinata e integrata degli interventi di sostegno/accompagnamento delle coppie idonee, da parte dei servizi pubblici sociali e sanitari e degli enti autorizzati in eventuale raccordo con le associazioni familiari;

 attenzione e monitoraggio di particolari situazioni (es. estensione della disponibilità) e problematiche insorte dopo il decreto di idoneità che possono modificare l'idoneità della coppia;

 accompagnamento e ri-orientamento della coppia in caso di caduta della motivazione;

 Valutazione da parte dell'ente autorizzato sulla compatibilità della proposta di abbinamento proveniente dal Paese straniero con quanto contemplato nel decreto di idoneità e nello studio di coppia;

208 Piercarlo Pazè. 2010. La fine del tempo dell'attesa e l'abbinamento coppia-bambino: diceci questioni discusse. In Op. Cit.

209 Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Verso la qualità del percorso di adozione internazionale. Report finale dicembre 2009. Dall'esperienza agli orientamenti e indirizzi per un intervento di qualità nella presa in carico e accompagnamento delle famiglie adottive. Istituto degli Innocenti. 2010. Firenze

(11)

89

 collaborazione tra enti autorizzati e servizi pubblici sociali e sanitari per sostenere le coppie ad affrontare eventuali cambiamenti nel Paese prescelto che possono ostacolare il progetto adottivo.

È opportuno valutare la necessità di attivare dei progetti integrati, un lavoro di rete che coinvolga per il tempo dell'attesa prioritariamente enti autorizzati e servizi territoriali, e secondariamente il tribunale per i minorenni e la Commissione per le Adozioni Internazionali, individuando momenti di confronto e di aggiornamento comuni

210

, attivando e integrando tutte quelle risorse e opportunità peculiari dei singoli attori coinvolti, che rischiano altrimenti di non essere né conosciute né valorizzate

211

.

Il requisito per effettuare un buon lavoro integrato che dia luogo a una presa in carico concreta che sviluppi percorsi adottivi omogenei e integrati, è costituito dal completarsi tra enti autorizzati e Servizi territoriali, trasmettendosi informazioni sulla coppia e sul suo percorso nel periodo dell'attesa. Nei territori in cui la comunicazione interistituzionale è meno efficiente, i servizi territoriali non vengono neanche avvisati dall'ente autorizzato dell'avvenuto conferimento dell'incarico, questa informazione viene spesso lasciata alla discrezionalità della coppia

212

.

Le comunicazioni e lo scambio tra questi due enti consentono di superare la frammentazione delle informazioni sulla coppia, di confrontarsi sui problemi che possono emergere, di evidenziare criticità nel percorso, di condividere le decisioni sugli abbinamenti, di scambiare informazioni necessarie al fine di attivare un buon percorso di post-adozione, di far capire alla coppia che è accompagnata in questo iter da un insieme di soggetti che condividono la medesima metodologia

213

. Interessante potrebbe configurarsi l'idea di attivare

210 Elisabetta Paroletti. 2010. Le opinioni dei discussant. In Op. Cit.

211 Ondina Greco. 2010. Le coppie adottive e i tempi dell'attesa nel monitoraggio dei principali forum web. Un ulteriore ipotesi di lettura. In Op. Cit.

212 Gennaro Izzo. Le rappresentazioni dell'attesa nell'adozione internazionale. In Minorigiustizia 2009 n.1 p. 123-159. Franco Angeli. Milano.

213 Mary Rimola. 2010. Spunti e riflessione dai gruppi di elaborazione. In Op. Cit.

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90 percorsi di accompagnamento, formazione e sostegno alla coppia co-gestiti tra servizi territoriali ed enti autorizzati. Una modalità operativa orientata a creare azioni di coordinamento volte a concordare le procedure e formalizzare i livelli minimi delle azioni che compiono gli operatori, rende alle coppie un servizio maggiormente qualificato ed efficace per prevenire esiti negativi delle adozioni

214

.

Inoltre la stretta connessione tra enti e servizi-territoriali permetterà alla coppia nella fase di rientro con il bambino di trovare già individuati gli operatori dei servizi che saranno i riferimenti nel percorso di accompagnamento postadottivo

215

.

Al fine di progettare interventi innovativi e non ridondanti è necessario svolgere un'indagine conoscitiva sulle risorse presenti sul territorio, monitorando le attività già in essere presso gli enti autorizzati, le associazioni di famiglie adottive e i servizi pubblici, integrando le diverse iniziative al fine di presentare alla famiglia un'offerta di accompagnamento articolata e che tenga conto della complessità del percorso di adozione. A tal fine, risulta strategico il ricorso alla stipulazione di linee guida, protocolli operativi volti a definire con chiarezza i compiti e le responsabilità dei diversi attori coinvolti nel processo, nonché la presenza di tavoli di coordinamento provinciali, in quanto luogo privilegiato di programmazione e monitoraggio delle attività promosse nel territorio che permette di favorire la conoscenza reciproca tra operatori, agevolare il confronto tra gli stessi, lo scambio di esperienze e la progettazione condivisa ed è utile ad evitare sovrapposizioni e contrapposizioni tra i soggetti

216

. Anche la formazione comune per operatori delle èquipe adozioni, dei servizi dei Comuni e degli enti autorizzati può connotarsi come un'ulteriore strategie atta a favorire percorsi di

214 Gennaro Izzo. Le rappresentazioni dell'attesa nell'adozione internazionale. In Minorigiustizia 2009 n.1 p. 123-159. Franco Angeli. Milano.

215 Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Verso la qualità del percorso di adozione internazionale. Report finale dicembre 2009. Dall'esperienza agli orientamenti e indirizzi per un intervento di qualità nella presa in carico e accompagnamento delle famiglie adottive. Istituto degli Innocenti. 2010. Firenze.

216 Francesco Marchianò. 2010. Spunti e riflessioni dai gruppi di elaborazione. In AA.VV. La qualità dell'attesa nell'adozione internazionale. Significati, percorsi, servizi. Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti. Firenze.

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91 scambio tra i diversi attori presenti

217

. Si denota la necessità di adottare una metodologia di lavoro basata sull'analisi dei processi, interrelando le varie funzioni svolte dai diversi soggetti e orientandole verso un obiettivo comune.

La mancanza di connessioni tra i soggetti coinvolti in questo percorso determina una parcellizzazione delle responsabilità e ridondanza, che ricade sulla coppia, generando confusione e costringendola ad orientarsi da sola tra parti di istituzioni che non comunicano tra loro

218

. Tuttavia un ostacolo che si può frapporre alla creazione di una rete per l'adozione internazionale in fase di attese è la scarsità di risorse per il finanziamento delle attività degli operatori in favore delle coppie, la quale può determinare la riduzione dell'intervento dei servizi territoriali.

3.3 Metodologie e strumenti operativi in favore delle coppie

Le azioni da intraprendere, da parte degli operatori pubblici e privati, in questa fase per accompagnare nel miglior modo possibile le coppie all'incontro con il bambino sono molteplici e rispondono alle seguenti necessità

219

:

 accompagnamento;

 informazione: fornire notizie su aspetti procedurali, diritti e doveri della coppia;

 orientamento: fornire alla coppia gli strumenti che le permettano di maturare potenzialità e risorse;

 sostegno: fornire supporto nei momenti di difficoltà mettendo a disposizione le competenze istituzionali;

217 Piercarlo Pazè. 2010. La fine del tempo dell'attesa e l'abbinamento coppia-bambino: diceci questioni discusse. In Op. Cit.

218 Gennaro Izzo. Le rappresentazioni dell'attesa nell'adozione internazionale. In Minorigiustizia 2009 n.1 p. 123-159. Franco Angeli. Milano.

219 Franco Santamaria. 2010. Spunti e riflessioni dai gruppi di elaborazione. In Op. Cit.

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92

 formazione: si traduce nell'accompagnare la transizione da coppia a famiglia, evidenziando le specificità della provenienza del bambino e la sua unicità.

Per assolvere a tali funzioni gli enti autorizzati mettono in atto una serie di strumenti quali: colloqui con gli operatori, gruppi attesa, cioè spazi di condivisione con altre coppie, supporto esperto, serate a tema, incontri formativi, serate informative, feste e momenti conviviali, gruppi di auto-mutuo aiuto, compiti a casa, esercitazioni, giochi di ruolo ecc.

220

.

L'attività di sostegno alla coppia viene assicurata mediante colloqui individuali e di coppia e tramite attività di gruppo. Per quanto riguarda i colloqui con l'operatore, l'obiettivo perseguito è quello di offrire uno spazio di comprensione rispetto ai vissuti della coppia fornendo una consulenza individualizzata. Il colloquio di coppia dovrebbe prevedere tematiche di approfondimento della realtà familiare, cui seguono colloqui di abbinamento e quelli approfondimento prima della partenza. Qualora da tali incontri emergano situazioni di difficoltà gli enti offrono alla coppia la possibilità di essere supportati dai servizi oppure dagli operatori degli enti

221

.

Alcuni enti, una volta realizzato l'abbinamento, attivano esperienze di counseling in favore di coppie che si sono dichiarate disponibili ad accogliere minori con handicap o con storie particolarmente dolorose. Supporto che sembra essere determinante per far acquisire ai genitori la consapevolezza circa le conseguenze della loro scelta

222

.

Per quanto concerne l'attività di gruppo, quest'ultima si configura come strumento di supporto molto diffuso, essendo uno spazio in cui le coppie possono conoscersi e confrontarsi con altre famiglie del territorio creando una rete di solidarietà tra le varie coppie che si trovano ad affrontare la medesima situazione

220 Francesca Gallo. Confronto tra enti autorizzati e servizi del territorio. in “ Nemmeno le balene.

Adozioni internazionali. Come vivere l'attesa: esperienze internazionali a confronto”, atti del convegno internazionale 15 e 16 marzo 2007. Quaderni di Veneto Adozioni.

221 Ibidem

222 Gennaro Izzo. 2010. Spunti e riflessioni dai gruppi di elaborazione. In Op. Cit.

(15)

93 riducendo così quel senso di solitudine che frequentemente contraddistingue le coppie in attesa

223

. Il gruppo di genitori adottivi è uno strumento di condivisione dei vissuti, di confronto e di elaborazione di strategie utili a fronteggiare l'attesa, dove le coppie possono esprimere con spontaneità le proprie ansie rispetto alle problematiche che potrebbero trovarsi ad affrontare, alle possibili reazioni che il minore può avere non solo nel primo incontro, ma anche nelle fasi successive della relazione con i genitori

224

; stimola la riflessione sulle aspettative della coppia e sui bambini che incontreranno. I futuri genitori si raccontano l'un l'altro le loro immagini che si sono fatti dell'adozione, le fantasie del primo incontro; si confrontano sulle paure di non essere in grado di poter rispondere ai bisogni del figlio.

Più volte è stata sottolineata nella presente trattazione l'importanza della formazione nel favorire processi maturativi nella coppia. In un'indagine promossa dalla regione Veneto sulle crisi adottive è stato evidenziato come una adeguata preparazione e formazione della coppia nella fase di attesa costituisca un fattore preventivo per i fallimenti adottivi; la stessa ha inoltre richiamato la necessità di inserire il tema delle crisi irreversibili e delle relative esperienze nei corsi formativi dell'ente autorizzato rivolti ai genitori, in quanto consente di

“dotare le coppie di rudimenti per ravvisare in seguito eventuali campanelli d'allarme della crisi

225

”.

Si configura come strategica la formazione di tipo psicologico volta ad approfondire la disponibilità e risorse della coppia, le immagini del bambino, il vissuto e la storia personale; la formazione su temi specifici è diretta soprattutto a situazioni particolari (fratrie, minori adolescenti) o alle condizioni dell'integrazione (scuola ambiente sociale). La formazione deve inoltre

223 Simonetta Vernillo. 2010. L'esperienza di un ente autorizzato nella formazione per le coppie durante l'attesa. In AA.VV. La qualità dell'attesa nell'adozione internazionale. Significati, percorsi, servizi.

Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti. Firenze.

224 Laura Ebranati. 2010. Il percorso dell'attesa. In AA.VV. La qualità dell'attesa nell'adozione internazionale. Significati, percorsi, servizi. Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti. Firenze.

225 Tartari, Morena 2011. Le crisi dell'adozione: rappresentazioni ed esperienze di operatori, genitori, ragazzi. Regione Veneto. p. 36.

(16)

94 approfondire i seguenti aspetti: formazione tecnica (riguardante temi giuridici o medici); formazione sui paesi di origine (volta a descrivere le condizioni sociali e culturali dei contesti di origine); formazione alle competenze interculturali (per aiutare la coppia a gestire le differenze in modo dinamico, ad incrementare le capacità di apertura, di ascolto, di decentramento e di mettersi al posto dell'altro)

226

.

La formazione da parte degli enti autorizzati si esplica attraverso incontri, colloqui, corsi. Gli incontri possono essere sia di tipo informativo, sia specifico;

sia di gruppo che di carattere individuale, secondo un percorso base di preparazione e qualificazione svolto dalla maggior parte delle associazioni, che prevede informazioni sui tempi, modalità, costi, corsi di formazione su tematiche complessive, colloqui individuali. Per preparare i genitori all'incontro, frequentemente si utilizza la metodologia del gruppo, delle lezioni frontali, proiezioni di film, consultazione di libri e materiale informativo. L'obiettivo è quello di avvicinare la famiglia alla cultura di origine del minore, di attuare un processo di “sintonizzazione culturale

227

”, di renderla consapevole delle modalità di accudimento ricevute durante l'infanzia e di fornirle una conoscenza minima della lingua del paese d'origine del minore che consenta di facilitare il dialogo e la comprensione alle famiglie. A tal fine vengono organizzati lavori di gruppo focalizzati su specifici paesi; nell'ambito di tali attività è opportuno attribuire alle famiglie un ruolo attivo, volto a stimolare la loro curiosità e le proprie risorse nel documentarsi, effettuando ricerche sul paese in cui pensano di adottare

228

. In tale contesto risulta produttivo anche assegnare al gruppo compiti di confronto su aspetti specifici utilizzando strumenti come il role playing, discussione di situazioni concrete, incontro con l'esperienza di genitori adottivi. Ondina

226 Milena Santerini. 2010. I tempi dell'attesa: quale formazione. In Op. Cit.

227 Agata Distefano. 2010. La preparazione delle coppie all'origine del bambino nell'esperienza di Agapè In AA.VV. p. 302 La qualità dell'attesa nell'adozione internazionale. Significati, percorsi, servizi.

Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti. Firenze.

228 Anna Maria Barbiero. 2010. “I viaggi e le storie.” La preparazione della coppia al Paese di origine del bambino In AA.VV. La qualità dell'attesa nell'adozione internazionale. Significati, percorsi, servizi.

Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti. Firenze.

(17)

95 Greco

229

riferisce come sia proficuo anche attribuire alle coppie compiti concreti guidati: come compiti di osservazione della relazione genitori-bambino in situazioni comuni, come al parco giochi, al supermercato o in situazioni appositamente create; compiti di care taking con nipoti, figli di amici ecc.

Un ulteriore strumento volto a consentire un avvicinamento tra la coppia e il minore è rappresentato dalla psicomotricità, ossia il lavoro sulla comunicazione non verbale, il quale permette ai genitori adottivi di poter comunicare ed entrare in sintonia con il minore sin dai primi incontri. L'esperienza psicomotoria favorisce la conoscenza e la comprensione dell'altro e pone in secondo piano la razionalità per concentrarsi sulle emozioni, sulle percezioni corporee e sul contatto interpersonale

230

.

Un aspetto innovativo dei percorsi di formazione, riguarda la possibilità di progettare dei corsi rivolti al nucleo familiare esteso in cui verrà accolto il bambino, volti ad offrire occasioni di confronto e a farli sentire protagonisti, partecipi e coinvolti rispetto alla futura accoglienza del minore. Anche in questo caso risulta proficuo l'utilizzo di una metodologia basata su esercitazioni individuali/di coppia e la discussione in gruppo

231

.

Un'ulteriore proposta di intervento che può essere definita di “bassa soglia” è rappresentata dall'attivazione di laboratori di narrazione autobiografica rivolti a piccoli gruppi di futuri genitori adottivi

232

. L'approccio autobiografico è un metodo concreto strumentale all'esercizio della soggettività, che produce apprendimento e cambiamento. Permette di riflettere e di risignificare i propri vissuti, incrementando la consapevolezza di sé e delle proprie emozioni, di sentire se stessi come genitori reali, di raccontarsi come persone per presentarsi al nuovo venuto, in modo che possa condividere da subito gli aspetti più

229 Ondina Greco. 2010. Le coppie adottive e i tempi dell'attesa nel monitoraggio dei principali forum web. Un ulteriore ipotesi di lettura. In Op. Cit.

230 Maria Teresa Persico; Giovanna Riva. 2010. Un'esperienza significativa dell'ente autorizzato Ciai:

“Una proposta con il corpo...” In AA.VV. La qualità dell'attesa nell'adozione internazionale.

Significati, percorsi, servizi. Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti. Firenze.

231 Laura Ebranati. 2010. Il percorso dell'attesa nella famiglia allargata. In Op. Cit.

232 M. Castiglioni. “Mi narri la tua attesa? Una proposta di intervento pedagogicamente orientata nell'adozione internazionale.” In Minori giustizia 2009 n.1 p. 140-146. Franco Angeli. Milano.

(18)

96 significativi delle storie di vita dei suoi nuovi genitori

233

. L'esercizio narrativo permette alla coppia di sintonizzarsi con il progetto adottivo di tipo internazionale, riflettendo sui proprio vissuti, sulle risorse e i limiti per poterli poi elaborare e creare un tessuto narrativo in cui collocare il bambino al fine di accoglierlo nel modo migliore

234

. All'interno di questi laboratori si può consigliare ai genitori di preparare un album di presentazione del nucleo familiare, un diario dell'attesa con immagini, foto, disegni, poesie, scritture che raccontino al bambino il percorso fatto dai genitori, di preparare una scatola dei ricordi dell'attesa. Questi oggetti sono un patrimonio che potrà essere condiviso in futuro con il figlio, e permette ai genitori di nutrire sentimenti e atteggiamenti funzionali a garantire una buona accoglienza

235

.

Ulteriori attività che possono essere attivate in favore delle famiglie in attesa sono le serate a tema, ovvero spazi monotematici generalmente dedicati ad un singolo paese o area geografica dove a volte si può riscontrare la presenza degli operatori stranieri. In questi eventi i coniugi, oltre a ricevere chiarificazioni sull'iter generale delle procedure in un determinato paese, hanno la possibilità di conoscere e confrontarsi con il referente che accompagnerà la coppia nella procedura all'estero. Ulteriori strumenti offerti in favore della coppia sono le serate informative; strumenti che gli enti attivano quando è necessario fornire informazioni sui cambiamenti legislativi o nelle procedure ad esempio nei paesi stranieri, o su temi di ordine generale, dove la coppia può avere un contatto diretto con gli operatori dell'ente. Si ridefiniscono incontri di percorso, si danno gli aggiornamenti delle attese e vi è l'opportunità di ricevere risposte dirette ad eventuali dubbi o titubanze.

Frequentemente vengono organizzate anche feste e momenti conviviali, queste serate supportano l'attesa in quanto sono volte a creare reti di relazioni tra

233 Anna Maria Pedretti. 2010. L'approccio auto(bio)grafico: una metodologia per favorire la riflessività e la relazione. In AA.VV. La qualità dell'attesa nell'adozione internazionale. Significati, percorsi, servizi. Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti. Firenze.

234 M. Castiglioni. “Mi narri la tua attesa? Una proposta di intervento pedagogicamente orientata nell'adozione internazionale.” In Minorigiustizia 2009 n.1 p. 140-146. Franco Angeli. Milano.

235 Anna Maria Pedretti. 2010. L'approccio auto(bio)grafico: una metodologia per favorire la riflessività e la relazione. In Op. Cit.

(19)

97 famiglie adottive, rappresentando occasioni di confronto con coppie che hanno già adottato

236

.

Sebbene la legge attribuisca la titolarità della fase dell'attesa agli enti autorizzati, anche i servizi-territoriali più attenti alle condizioni della coppia, alla continuità nell'accompagnamento e a conservare un clima relazionale collaborativo, attivano degli interventi in favore della stessa. Le attività previste sono in genere orientate a rafforzare e consolidare il processo di maturazione e di crescita della coppia e a favorire il confronto tra le coppie aspiranti all'adozione facendo ricorso all'attività di gruppo (gruppi di auto-mutuo-aiuto, gruppi di sostegno condotti dagli operatori, incontri di sensibilizzazione su tematiche specifiche, gruppi in parallelo), e attivando interventi di consulenza e sostegno individuali su richiesta delle coppie. Continuare a mantenere contatti da parte dei servizi pubblici con le coppie in questa fase consente di creare un clima di maggiore fiducia e apertura verso i servizi specialistici dedicati ai minori, che consentirà ai genitori di rivolgersi agli stessi con più facilità per chiedere aiuto e sostegno qualora subentrino periodi di criticità all'interno del nucleo familiare

237

. La scrivente ritiene particolarmente significativo, nonché fonte di ispirazione per le altre regioni, il progetto “nemmeno le balene

238

” sperimentato dalla regione Veneto a sostegno delle coppie in fase di attesa. Gli obiettivi posti dallo stesso sono i seguenti: sostegno alle coppie nella fase dell'attesa successiva al conferimento dell'incarico e facilitazione dell'azione degli enti autorizzati che hanno aderito al protocollo regionale nella fase di abbinamento. Il progetto si articola in tre ambiti d'intervento: attività di sostegno in favore delle coppie, l'attivazione della rete, gli aspetti sanitari.

236 Francesca Gallo. 2007. Confronto tra enti autorizzati e servizi del territorio. in Op. Cit.

237 S. Russo; D. Losco; E. Campolmi; A. Venturini. 2010. La costruzione della genitorialità interiore.

Un'esperienza di gruppo per futuri genitori in attesa di adozione nel Servizio di salute mentale infanzia e adolescenza. In AA.VV. La qualità dell'attesa nell'adozione internazionale. Significati, percorsi, servizi. Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti. Firenze.

238 Giuseppe Dal Ben. Il progetto “Veneto Adozioni Nemmeno le Balene. in “ Nemmeno le balene.

Adozioni internazionali. Come vivere l'attesa: esperienze internazionali a confronto”, atti del convegno internazionale 15 e 16 marzo 2007. Quaderni di Veneto Adozioni.

(20)

98 Per ciò che concerne l'attività di sostegno alle coppie le azioni poste in essere sono state l'istituzione di un numero telefonico dedicato, l'attivazione del sito internet, la progettazione di interventi per l'attesa e di unità di sostegno a servizio della coppia. La regione ha istituito un numero verde al fine di configurarsi come punto di riferimento ed offrire un supporto sia alle coppie in attesa che agli operatori degli enti autorizzati e delle èquipe adozioni. É stato inoltre attivato un sito internet contenente riferimenti ed informazioni utili per le famiglie in attesa.

Un'ulteriore azione prevista è l'istituzione dell'unità di sostegno, composta di professionisti esperti nell'ambito dell'adozione internazionale (esperti in ambito legale, psicologico, socio educativo e sanitario) che può attivarsi a supporto della coppia in situazioni critiche di particolare gravità. Sono inoltre previsti interventi di sostegno rivolti a tutte le coppie, attraverso interventi di consulenza specifica per le coppie richiedenti e mediante incontri provinciali organizzati per gruppi.

Per ciò che concerne la costruzione della rete, sono state predisposte attività di promozione di azioni di sostegno all'estero, organizzazione di convegni e seminari rivolti alle imprese, Ong, ed enti veneti, scambi internazionali e microprogetti di cooperazione internazionale.

Relativamente agli aspetti sanitari sono state prefigurate come azioni strategiche, la definizione di un protocollo di diagnostica clinica, ed attività di collaborazione con pediatri al fine di fornire loro programmi di sensibilizzazione e formazione.

Vengono inoltre fornite alle coppie consulenze specialistiche sia quando la coppia riceve la relazione sanitaria, sia quando è all'estero per l'incontro con il minore.

Alla luce di quanto sin qui delineato, si deduce come sono molteplici le modalità

attraverso cui la coppia può essere sostenuta nel percorso che precede l'incontro

con il minore ed è auspicabile che vengano poste in essere in modo uniforme in

tutte le regioni, incrementando in tal modo la qualità del percorso di adozione,

riducendo il rischio di fallimenti. Occorre sottolineare che molti fallimenti

adottivi “rilevano la mancata integrazione simbolica tra le due realtà e i due

sistemi di appartenenza, come se nell'incontro con un bambino proveniente da

(21)

99 un'altra cultura, origine e generatività non si fossero creati i presupposti per un iniziazione della coppia a un comune sistema di riferimento

239

”. Dunque le metodologie sin qui delineate si rilevano strategiche, in quanto sono finalizzate a rendere la coppia competente e consapevole delle specificità culturali di cui sono portatori i minori e delle modalità più opportune per integrare i vissuti degli attori coinvolti.

3.4 La preparazione del minore

Un elemento di forte criticità insito nell'adozione internazionale concerne la frequente assenza di preparazione dei bambini all'adozione. Per far comprendere la portata di tale problematica la scrivente ritiene opportuno citare le parole di un'operatrice di un’èquipe adozione riportata nell'indagine promossa dalla regione Veneto sulle crisi adottive: “la mia esperienza è che nell'adozione internazionale i bambini non sono preparati. E questa è una cosa gravissima!

{…} Questo caso qua che sta fallendo, ma li sono tutti così. Bambina che ha dieci anni, ha visto il padre fino a tre giorni prima di incontrare la coppia adottiva. Non vuole partire e viene detto dalla referente dell'ente: «tu devi andare, e non credere che sennò resti qua in questo posto perché noi ti mandiamo a duemila chilometri di distanza e comunque qui fai la fame e là vai a star bene!».

E noi ne abbiamo tanti di bambini che non sanno. Nell'adozione nazionale i bambini sono preparati, sono stati visti dai servizi, i bambini sanno e sono a conoscenza delle tappe della loro storia e quindi come dire, sono bambini che sanno. Che poi sapere significhi accettare è un altro paio di maniche. Però per lo meno hanno consapevolezza

240

”.

239 Angela Sordano. 2012. Il gruppo nel tempo dell'attesa: obiettivi, contenuti, metodologia. p.145. In AA.VV. I percorsi formativi nelle adozioni internazionali. L'evoluzione del percorso e gli apporti internaionali. Attività 2010-2011.Istituto degli Innocenti, Firenze.

240 Tartari, Morena 2011. Le crisi dell'adozione: rappresentazioni ed esperienze di operatori, genitori, ragazzi. Regione Veneto p. 44.

(22)

100 Da quanto sin qui delineato si deduce che al fine di prevenire l'emergere di crisi che possono determinare esiti fallimentari del processo adottivo, diviene indispensabile intraprendere azioni volte alla preparazione del minore. A conferma di ciò occorre evidenziare che il tempo vissuto dal bambino in attesa di essere adottato lo può esporre al rischio di subire uno smarrimento identitario

241

. Lo stesso può giungere gradualmente a non comprendere il significato di sentirsi un membro permanente di una famiglia, ciò può comportare conseguenze critiche rispetto alla possibilità di attribuire un significato evolutivo alla relazione di attaccamento e di appartenenza che si andrà ad instaurare con i genitori adottivi

242

. È importante minimizzare la portata negativa di questa fase di attesa per evitare che i bambini vivano in una sorta di limbo affettivo, modificando in primo luogo le prassi operative nei contesti in cui i bambini vengono accolti dopo l'abbandono

243

. Nello specifico, gli operatori che si prendono cura dei minori che vivono nei contesti di istituzionalizzazione devono aiutarli a comprendere e ad attribuire un senso a quello che stanno vivendo trasformando in tal modo questo periodo in un “tempo vitale” per i minori, propedeutico al buon inserimento nella futura famiglia adottiva. L'accompagnamento del minore in questa fase è anche strategico per mantenere il bambino su un piano di realtà, aspetto rilevante al fine di evitare l'attivazione di pericolosi processi di idealizzazione, sia rispetto alla futura esperienza adottiva, sia rispetto ai genitori biologici

244

(aspetto molto presente nel vissuto dei figli adottivi come strategia difensiva verso le fantasie persecutorie di essere stati rifiutati e abbandonati

245

). Questo lasso temporale deve poter essere vissuto come contesto significativo sia per ricostruire rapporti

241 Antonio D'andrea. 2012. L'adozione di un bambino grande o di gruppi di fratelli. In AA.VV. I percorsi formativi nelle adozioni internazionali. L'evoluzione del percorso e gli apporti internaionali.

Attività 2010-2011. Istituto degli Innocenti. Firenze.

242 Antonio D'andrea 2011. La preparazione della coppia che adotta, l'ingresso del bambino in famiglia e le specificità della preadolescenza e dell'adozione di fratelli. In AA.VV. L'italia e il Brasile per il benessesere dell'infanzia nelle adozioni internazioni. Innovazioni formative e scambio di esperienze.

Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti. Firenze.

243 Antonio D'andrea. 2012. L'adozione di un bambino grande o di gruppi di fratelli. In Op. Cit.

244 Antonio D'andrea 2011. La preparazione della coppia che adotta, l'ingresso del bambino in famiglia e le specificità della preadolescenza e dell'adozione di fratelli. In Op. Cit.

245 G.C. Zavattini. 2010. Quale lavoro con la coppia durante l'attesa: orientamenti teorico-metodologici In AA.VV. La qualità dell'attesa nell'adozione internazionale. Significati, percorsi, servizi. Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti. Firenze.

(23)

101 di fiducia con gli adulti, sperimentando la vicinanza di un adulto di cui si può fidare, sia per consolidare il rapporto con i pari. Per raggiungere tale fine le istituzioni che lo accolgono devono far sentire il minore come parte di un gruppo, di una comunità, meritevole di affetto e cura e tentare di ricostruire un ponte tra le diverse esperienze vissute. Un simile atteggiamento affettivo, può evitare che il bambino viva colpevolmente il suo abbandono, può ridurre i suoi atteggiamenti di sfida per ristabilire quel patto fiduciario con l'adulto che l'abbandono può aver compromesso

246

. É importante preparare con cura e gradualità i minori all'adozione, in coerenza con la loro età, quando si trovano nel loro ambiente di vita affinché possano lasciare il loro mondo con meno sensi di colpa nei confronti di chi rimane e possano vivere la transizione culturale nel modo più armonioso possibile

247

. In tal modo si può creare una familiarità che nasce e si sviluppa nell'attesa, e sin da prima dell'esperienza e dell'incontro reale con i genitori, consentendo di maturare gradualmente l'idea del cambiamento che sta per avvenire. La preparazione all'adozione può mitigare quel senso di disorientamento e di inadeguatezza connesso alla radicale interruzione di un percorso di vita per potersi inserire in una realtà che non presenta aspetti noti, prevedibili, in qualche modo interpretabili e governabili

248

.

La preparazione del minore è volta a sostenerlo nell'elaborazione del lutto rispetto alla famiglia che ha perso, nella rilettura e risignificazione della storia passata e delle possibilità future, per consentirgli di aprirsi a nuovi affetti

249

. É necessario che il bambino abbia la possibilità di comprendere il suo passato, riscattando i legami positivi e attribuendo un nuovo significato alle esperienze

246 Antonio D'andrea. 2012. L'adozione di un bambino grande o di gruppi di fratelli. In Op. Cit.

247 Vadilonga F. Curare l’adozione, modelli di sostegno e presa in carico della crisi adottiva, R.Cortina Editore, 2010.

248 S. Lorenzini, M. P. Mancini. Adozioni internazionali: un nucleo interculturale di affetti, ma non sempre. Storie di adozioni impossibili o fortemente problematiche, Progetto Editoriale: Servizio politiche familiari, infanzia e adolescenza, Regione Emilia-Romagna, 2007.

249 A.M. Barbiero. 2010. “Ma mi porti lontano?” La preparazione del bambino nel paese di origine. In Op. Cit.

(24)

102 più dolorose e traumatiche

250

. Il minore che nel paese di origine ha esperito relazioni significative o ha avuto la possibilità di rielaborare la sua storia passata e il lutto dell'abbandono è un minore che si relaziona con i futuri genitori con una possibilità di fidarsi maggiore per poter instaurare relazioni significative di attaccamento

251

.

Nel lavoro di riparazione con il bambino è opportuno affrontare non solo il passato, ma anche il presente, il contesto in cui è inserito e che esso stesso può ulteriormente influire nella creazione del vincolo affettivo con la futura famiglia adottiva. L'operatore deve conoscere e valutare il legame del bambino e le sue relazioni con l'istituto, con la scuola e con il gruppo dei pari al fine di valutare le risorse personali presenti e i meccanismi di adattamento attivati. Queste informazioni risulteranno preziose in fase di abbinamento. Il processo di accompagnamento del minore deve quindi partire dall'elaborazione della storia passata e dall'abbandono dei sensi di colpa per potersi poi proiettare nel futuro, così da permettergli di poter rappresentare ed esprimere desideri ed aspettative rispetto a ciò che avverrà, comprese le ansie e i timori. Questo processo consente al minore di percepirsi come soggetto portatore del diritto di essere protetto, amato e rispettato, alla stregua di ogni altro bambino. Se lo stesso non riesce ad immaginarsi il futuro all'interno di una famiglia occorre coadiuvarlo nel riconoscere il valore di avere dei genitori ed intraprendere un lavoro sulle emozioni che questo provoca e sulle rappresentazioni o fantasie che tali immagini evocano

252

.

Quando questo tipo di accompagnamento viene attuato prima di abbinare il bambino ad un famiglia, esso concorre a permettere al minore di sentirsi protagonista del proprio percorso. Come sostiene Chiara Pasqualini, gli viene evitato che l'adozione gli capiti addosso proprio come gli è capitato di essere

250 Valeria Bonfaldini. 2010. La preparazione del bambino all'adozione e modalità di incontro con la famiglia adottiva. In AA.VV. La qualità dell'attesa nell'adozione internazionale. Significati, percorsi, servizi. Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti. Firenze.

251 A.M. Barbiero. 2010. “Ma mi porti lontano?” La preparazione del bambino nel paese di origine. In Op. Cit.

252 Valeria Bonfaldini. 2010. La preparazione del bambino all'adozione e modalità di incontro con la famiglia adottiva. In Op. Cit.

(25)

103 abbandonato, in una sequenza di eventi traumatici, e permette un avvio meno difficile del percorso adottivo che andrà a vantaggio sia del bambino che dei suoi futuri genitori

253

.

Un accompagnamento esplicito, come quello si qui delineato, è possibile laddove il minore sia già grandicello, mentre per i bambini più piccoli, sino ai 2, 3 anni, la preparazione si configura come un processo maggiormente complesso, in quanto si tratta di una fase in cui hanno iniziato a parlare nella lingua del Paese di origine e a sviluppare attaccamento all'ambiente, tuttavia non è sempre possibile comunicare loro verbalmente in modo adeguato e compiuto ciò che vivranno con l'adozione

254

. Gli strumenti da utilizzare nella preparazione devono essere commisurati alle competenze cognitive ed emotive dei bambini; per i minori più piccoli sarà opportuno l'utilizzo di strumenti quali favole, disegni, storie, drammatizzazioni, cartoons che permettano di cominciare ad avviare quel processo di elaborazione che consentirà loro di comprendere il senso della propria storia

255

. Nel caso di bambini più grandi la preparazione è opportuno che sia rivolta anche a garantire il processo di adattamento nel nuovo ambiente sociale e culturale, ad esempio attraverso interventi tesi alla familiarizzazione con la cultura del paese di destinazione. Si tratta di interventi anche molto semplici, come mostrare una toilette occidentale, cucinare pasti tipici del paese di destinazione, raccontare le usanze in atto, fornire suggerimenti sulla pulizia e l'igiene, mostrare come si mangia con il cucchiaio, insegnare a livello rudimentale la lingua parlata nel nuovo paese, trascorrere dei momenti nelle case di volontari e del personale per abituarli alla vita familiare ecc; tutti questi aspetti permetteranno al minore di integrarsi in modo agevole nella nuova famiglia

256

.

253 Chiara Pasqualini. L'adozione internazionale in Etiopia nei suoi aspetti procedurali. In atti del convegno “L'adozione tra agire locale e pensare globale. Restituzione delle esperienze di stage all'estero degli operatori veneti.” Padova 29 Maggio 2008. Quaderni di Veneto Adozioni.

254 Milena Santerini.2010. I tempi dell'attesa: quale formazione. In Op. Cit.

255 Antonio D'andrea 2011. La preparazione della coppia che adotta, l'ingresso del bambino in famiglia e le specificità della preadolescenza e dell'adozione di fratelli. In Op. Cit.

256 S.S. Ashraya. Vivere l'attesa nella prospettiva dei bambini: il difficile compito degli operatori dei paesi di origine. in Nemmeno le balene. Adozioni internazionali. Come vivere l'attesa: esperienze internazionali a confronto”, atti del convegno internazionale 15 e 16 marzo 2007. Quaderni di Veneto Adozioni.

(26)

104 Una volta effettuato l'abbinamento sarà necessario creare un vincolo affettivo tra il minore e la famiglia adottiva prima che si realizzi concretamente l'incontro, in modo che entrambe le parti acquisiscano familiarità e l'adattamento tra loro ne risulti in seguito facilitato

257

. Si considerano proficue quelle situazioni in cui viene permesso ai futuri genitori di preparare del materiale adeguato e utilizzabile (come l'invio della foto dei futuri genitori e della futura casa, lettere, disegni, regali) che consenta al minore di familiarizzare con dei visi, degli ambienti e dei paesaggi che contraddistingueranno la sua vita futura. Alcuni contesti virtuosi consentono anche che la relazione tra il minore e la coppia aspirante all'adozione nasca cresca e si sviluppi ancora prima dell'incontro attraverso la conoscenza del bambino a “distanza”, mediante il ricorso a telefonate periodiche oppure mantenendo dei contatti tramite mail, in questo modo il futuro nucleo familiare può instaurare un primo legame affettivo che faciliterà il primo incontro, in quanto la preparazione graduale fa si che il primo contatto tra la coppia e il bambino non sia tra estranei, bensì tra persone che si conoscono. Inoltre questa modalità operativa consente di ridurre nella coppia la discrepanza che in genere si crea tra il bambino ideale e il bambino reale.

Conoscere il minore mediante telefonate, mail, foto o filmati, consente ai futuri genitori di accoglierlo in modo più idoneo, in quanto già si conoscono le sue caratteristiche generali e i suoi bisogni

258

. Nelle realtà dove l'incontro non prevede una preparazione, il primo contatto si può configurare come un'esperienza faticosa, sia per il bambino, che per la coppia

259

.

Tuttavia occorre sottolineare che la preparazione dei minori non sempre avviene in quanto frequentemente negli istituti in cui gli stessi risiedono, il numero degli

257 Valeria Bonfaldini. 2010. La preparazione del bambino all'adozione e modalità di incontro con la famiglia adottiva. In Op. Cit.

258 Silvia Carboni. 2010. La preparazione del bambino all'adozione e modalità di incontro con la famiglia adottiva. L'integrazione fra struttura e famiglia. In AA.VV. La qualità dell'attesa nell'adozione internazionale. Significati, percorsi, servizi. Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti. Firenze.

259 C. Avataneo; D. Simonini. 2010. La preparazione dei bambini all'adozioni internazionale nell'esperienza dell'ARAI-Regione Piemonte. In AA.VV. La qualità dell'attesa nell'adozione internazionale. Significati, percorsi, servizi. Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti. Firenze.

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