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L’obiettivo di questa tesi è lo studio della nozione di phasma nella cutltura della Grecia antica.

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Flaminia Beneventano della Corte Abstract

Φάσµα. Una categoria del sovrannaturale nella cultura della Grecia antica

L’obiettivo di questa tesi è lo studio della nozione di phasma nella cutltura della Grecia antica.

Sono prese in esame tutte le occorrenze del termine dalla prima (P. O. VIII) fino al II secolo d.C., con eccezione delle fonti appartenenti all’ambito culturale giudaico-cristiano, in cui il termine phasma appare, sin da una prima ricognizione dei testi, evidentemente risemantizzato.

Gli studi moderni raramente si sono occupati di phasma e della sua specificità. Le opere che trattano il tema del sovrannaturale interpretano il phasma perlopiù come una sorta di doppio (come in Vernant 1965), oppure come un fantasma o spettro che agisce prevalentemente come revenant (Stramaglia 1999; Ogden 2002; Felton 1999 e 2015). Sebbene tali caratteristiche appartengano senza dubbio ad alcuni phasmata, ridurre la nozione di phasma a questi aspetti esclude una vasta porzione del suo significato.

Da un punto di vista semantico, secondo quanto mostra una preliminare escussione dell’evidenza testuale, phasma è un termine non marcato che può, dunque, essere associato a diversi referenti:

apparizione, spettro, fantasma, visione, presagio, prodigio etc. (si vedano, in proposito, i principali lessici e il TLG). Un approccio di tipo semantico non sembra, pertanto, il più promettente ai fini di questa indagine. Piuttosto che la designazione della parola, questa ricerca indaga la significazione

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di phasma, con gli strumenti della lessicografia, della linguistica, della pragmatica e dell’antropologia.

Per indagare la significazione di phasma, è necessario individuare quelle caratteristiche che associano tutte le occorrenze del termine, indipendentemente dal loro referente semantico.

I phasmata sono, prima di tutto, fenomeni molto visibili (come lo stesso radicale φαν- può suggerire). Malgrado questa visibilità chiara, luminosa e aumentata sia condivisa con le divinità, la visione di un phasma può essere sostenuta dall’imperfetto occhio umano senza alcun danno. Inoltre, i phasmata sono entità inusuali e inaspettate. La loro natura eccezionale, insieme con la loro luminosità, ha il compito di attirare l’attenzione e lo sguardo dei mortali, con l’obiettivo di stabilire una comunicazione tra essi e la sfera sovrannaturale. Lo spazio in cui i phasmata agiscono è, nei fatti, liminale: è uno spazio che può essere definito di frontiera, nel quale ai mortali è concesso entrare in contatto con entità sovrannaturali (dèi, segni divini e presagi, morti etc.).

La funzione comunicativa dei phasmata è dunque cruciale: essi sono infatti capaci di trasmettere informazioni che sono di grande beneficio per i loro destinatari. Tale funzione è evidente soprattutto quando i phasmata agiscono come segni (sēmeia) e innescano, nei destinatari, un processo cognitivo abuttivo-inferenziale.

Infine, è importante sottolineare che i phasmata sono fenomeni benigni: informazioni, messaggi, consigli e istruzioni che essi recapitano, così come gli atti che compiono, sono vòlti a migliorare le capacità umane e la relazione tra dèi e mortali.

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Benveniste 1969 p. 10.

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