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Troppe mastiti e cellule somatiche negli allevamenti di montagna

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Academic year: 2022

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I n c o n t r i z o o t e c n i c i

34 SU P P L E M E N T O A L’ IN F O R M A T O R E AG R A R I O 3/2005

ni il numero degli allevamenti attivi, che hanno ovviato alla diminuzione del reddito con l’aumento della pro- duzione totale, tramite l’aumento del numero di capi in stalla e della loro produttività.

Questo adeguamento, se è stato possibile in zone di pianura vocate alla zootecnia, si è verifi cato in misura minore in zone montane dove l’ur- banizzazione di fondo valle ha tolto

spazio alla zootecnia. Una valida pos- sibilità per conoscere la realtà zootec- nica di una determinata zona è quella di verifi care la presenza di capi sotto- posti ai controlli funzionali e analiz- zarne i dati. Grazie all’utilizzo dei da- ta base dell’Associazione provinciale allevatori di Bergamo, si evince che la realtà montana bergamasca è com- posta da allevamenti di piccole dimen- sioni; più del 75% degli insediamenti è rappresentato da stalle con meno di 10 capi adulti, con produzioni di latte limitate e destinate alla produzioni di formaggi dop. I dati messi a disposi- zione dell’Apa riguardavano i controlli funzionali dell’anno 2003 su 3.087 capi distribuiti in 183 allevamenti (fi gura 2). Va rammentato che il territorio del Bergamasco è caratterizzato da punte di eccellenza, basti pensare che la Val Taleggio ha dato origine all’omonimo formag- gio dop conosciuto in tutta Italia. La diffusa presenza di insediamenti zootecnici ha svolto e svolge tuttora una importante azione di man- tenimento del territorio e di caratterizzazione del pae- saggio.

La produzione di latte ad alta percentuale di grasso e di proteine tipica di queste stalle è legata sia alla raz- za allevata, Bruna Italiana, sia alla gestione aziendale che ha favorito la qualità al- la quantità. In questa realtà

Figura 2 - Capi sottoposti a controlli funzionali per comune

da 250 a 460 capi (6) da 100 a 250 capi (30) da 30 a 100 capi (33) da 1 a 30 capi (32) Vacche per comune

area montana censimento Istat 2000

Lago di Endina

Lago d’Iseo

La realtà produttiva del latte, nel- le zone montane della provincia di Bergamo, rappresenta una tradizione zootecnica di notevole impor tanza dell’area alpina italiana, nonostante la diffi cile realtà orografi ca del terri- torio interessato. Prendendo spunto dall’ultimo censimento dell’agricoltu- ra Istat dell’anno 2000, e in particolare riferendosi alla statistica riguardante le presenze di insediamenti con più di due bovini adulti da latte

per singolo comune in area montana, si ottiene una som- matoria di 9.870 capi adulti, che rappresentano un gran- de nucleo bovino composto per la maggior parte da bo- vine di razza Bruna. È da sottolineare che in 6 comu- ni si contavano presenze comprese tra 250 e 400 capi (fi gura 1).

La continua diminuzione di redditività riscontrata in tutte le realtà produttive, e in particolare nelle zone montane (Ismea 2004) ha modificato ulteriormente nell’arco degli ultimi 5 an-

PER MIGLIORARE LA QUALITÀ DEL LATTE

Troppe mastiti e cellule somatiche negli allevamenti di montagna

La qualità intrinseca del latte di montagna è generalmente superiore a quella del latte prodotto in pianura, ma spesso viene compromessa da tecniche di mungitura sbagliate e condizioni di allevamento delle bovine poco attente alla salubrità della stalla e delle cuccette. Alcuni utili consigli

Lucio Zanini

Figura 1 – Bovini da latte presenti per comune

da 100 a 190 (9) da 30 a 100 (27) da 10 a 30 (18) da 1 a 10 (9) Capi per comune

aderente ai controlli

funzionali

11

1

1 8 3

2 7

4 51

4 2 1 1

1 1 1

1 1

101

8 4

1

4 1

3 3 3

7 8 7

8 1

5 5

4

1 1 14 2 1 2

2 3

7

3 1 11 3

1 7 1 1 2

2 4 2

4

1

Vacche di razza Bruna al pascolo sulle montagne lombarde

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produttiva un livello elevato di cellule somatiche è la problematica di più diffi cile soluzione. La forte presenza di mastiti risulta essere la causa di perdita economica più importante per le aziende montane bergamasche, dopo il mancato guadagno dovuto alla bassa fertilità.

La perdita economica causata dalla mastite è dovuta per il 65% alla minore produzione lattea, alla quale si deve aggiungere un 35% di costi diretti rela- tivi a farmaci e spese veterinarie.

Per affrontare il problema mastite la prevenzione continua a essere la tecnica più effi cace al fi ne di ridurre al massimo le perdite produttive e qualitative e ottimizzare il reddito.

Il monitoraggio dei parametri quan- titativi e qualitativi, cellule somatiche comprese, è il primo passo per pun- tare a produrre latte di alta qualità.

Solo con una precisa analisi dell’an- damento delle cellule somatiche in funzione dello stadio riproduttivo per ogni singolo capo si dà la possibilità di analizzare e interpretare l’eventuale dinamica delle problematiche dell’al- levamento, e in particolare la presen- za di mastiti cliniche o subcliniche e l’incidenza di nuove infezioni nell’arco del tempo. Questa azione preventiva è attuabile per mezzo dei controlli funzionali offerti dalle Associazioni provinciali allevatori.

Oltre ai controlli funzionali, un altro sevizio indispensabile è il controllo della effi cienza dell’impianto di mun- gitura (Scm), punto di congiunzione tra l’animale e l’uomo. Il regolare fun- zionamento giornaliero, il corretto livello di vuoto, la costanza del livello dello stesso e un’adeguata manuten- zione, garantiscono una mungitura funzionale. Una regolare sostituzione del materiale di consumo come le guaine, che invece spesso vengono utilizzate anche se usurate, preven- gono la formazioni di traumi ai ca- pezzoli.

La prevenzione della mastite è stret- tamente correlata al benessere anima- le. Stalle pulite e asciutte prevengono l’instaurarsi di nuove infezioni dovute a batteri di origine ambientale, oltre a facilitare le operazioni di mungitura e abbattere la carica batterica nel latte.

Molto importanti sono anche la tipo- logia e la quantità dei substrati delle lettiere utilizzate per singolo capo e la frequenza con cui vengono rinnovate:

una corretta gestione della lettiera contiene l’insorgere di nuove mastiti nell’allevamento.

Per una corretta tecnica di mungitura

Tutti questi interventi non avranno alcun risultato se la tecnica di mun- gitura attuata dall’allevatore non è corretta. Essa rappresenta infatti la migliore prevenzione per mastiti e infezioni. La pulizia della mammella con carta monouso per ogni singola bovina evita il passaggio di infezioni da vacca a vacca.

Una corretta eiezione del latte per mezzo della stimolazione dei capez- zoli favorisce una messa a latte veloce

e completa.

Il controllo dei primi spruzzi di lat- te è invece importante per rilevare precocemente le mastiti. L’attacco del gruppo di mungitura deve rispettare i tempi di risposta della preparazione della mammella e dell’ossitocina, i ca- pezzoli devono essere turgidi per fa- vorire tempi di mungitura più brevi.

Il corretto posizionamento del grup- po di mungitura favorisce uno svuota- mento equilibrato della mammella sia dei quarti anteriori che dei quarti po- steriori. Il controllo del fl usso del latte a fi ne mungitura permette lo stacco del gruppo al momento oppor tuno ed evita la sovramungitura, ovvero l’utilizzo dell’impianto anche quando il latte è stato estratto completamente dalla mammella sollecitando oltremo- do i capezzoli e gli sfi nteri.

A fi ne mungitura è indispensabile una corretta metodica di disinfezione del capezzolo con prodotti ef ficaci per ridurre l’incidenza delle mastiti.

Tutte queste azioni che riguarda- no la tecnica di mungitura sono di indiscutibile impor tanza e il ser vi- zio Sata sta attuando uno studio sul fl usso del latte tramite l’utilizzo di ap- posita apparecchiatura: il Lactocor- der. Dall’analisi statistica delle curve di eiezione raccolte dai tecnici Sata di varie province, in collaborazione con l’Anarb (Associazione naziona- le allevatori razza bruna) e Alberto Tamburini dell’Istituto di zootecnia dell’Università di agraria di Milano si evidenzia che un indice di buona tecnica di mungitura è rappresentato dal parametro di bimodalità (7° Con- vegno Sata - Padenghe 2004).

Il servizio Sata è sempre a disposi- zione degli allevatori per individuare e risolvere le problematiche riguar- danti la qualità del latte.

Lucio Zanini Specialista qualità latte Sata luciozanini@virgilio.it Vacche di razza Bruna in malga

Vacche Brune al pascolo nel Tarvisiano (Friuli Venezia Giulia)

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