GIARDINO DEI FRUTTI DIMENTICATI
I settori della depressione destinati alla realizzazione del frutteto.
Obiettivo del progetto: trasformare un esteso cratere spoglio e privo di vita attorno ad insediamenti, in un’area di oltre 21 ettari (presidio e salvaguardia del territorio) popolata di
piante, animali, strade, sentieri, integrata nel paesaggio culturale, attività agricole ecologiche ed economiche, sport e passatempi, occasioni di incontro e di
crescita, in una logica di consumo consapevole.
GIARDINO DEI FRUTTI DIMENTICATI
INTRODUZIONE (3) IL FRUTTETO (4)
1. Localizzazione – Caratteri fisici dell’ambiente (4) 2. Elementi di progetto (6)
3. Interventi e attività consentite ex PAC (7) 4. Successione temporale degli interventi (8) 5. L’impianto del frutteto (8)
5.1 Obiettivi (8)
5.2 Quantità di piante per unità di superficie (9) 5.3 Distanza tra i filari (9)
5.4 Altri elementi (9)
5.5 Componenti del frutteto (10)
5.6 Abaco delle piante da frutto antiche (10) ALLEGATI
A. Specie arboree ed arbustive di possibile impiego (12) B. Bibliografia (18)
C. Iconografia (20).
INTRODUZIONE
Il presente elaborato descrive riassuntivamente, ad integrazione del correlato avente per titolo “Descrizione degli interventi vegetazionali e ambientali”, le metodologie e tipologie più significative da applicare nella realizzazione del “frutteto dei frutti dimenticati”, previsto dal Piano attuativo comunale (PAC) ex art. 25 LR 5/2007, di recente approvazione (delibera C.c. 18 marzo 2019, n° 9), promosso dall’Impresa industriale
“General Beton Triveneta S.p.A.” e posto in essere nell’interesse della comunità locale in applicazione dello strumento urbanistico generale (PRG) e successive varianti, in particolare la tematica sui siti estrattivi.
Redatto secondo i principi del vigente ordinamento ambientale (Codice dell’Ambiente ex d.lgs.152/2006) ed in conformità alla normativa in materia estrattiva (LR 12/2016), il progetto è preordinato al recupero, trasformazione e riassetto ambientale delle aree costitutive il comparto meridionale della dismessa (a partire dalla seconda metà degli anni ’80) cava di ghiaie sopra falda “Ceolini”, localizzata dalla Regione con decreto del Direttore del Servizio Geologico 5 luglio 2018, n° 2542/AMB, sita in località Croce Vial di Roveredo in Piano (ai limiti confinari con i territori di Fontanafredda e Porcia), il cui scopo finale è quello di conseguire un articolato Parco natura, a forte connotazione ambientale e paesaggistica poiché segnato da una miriade di alberi (querce, frassini, aceri, tigli, olmi, sorbi, ciliegi, ecc.), di piante alimentari, medicinali e aromatiche, ove il frutteto diventa protagonista dell’esteso e rigenerato brano territoriale.
Esso costituisce specifico elemento del progetto generale dello studio sugli aspetti ambientali afferente alla procedura di valutazione di impatto ambientale V.I.A. ai sensi del Titolo III della Parte seconda del d.lgs. 152 (C.A.), finalizzata alla tutela preventiva dell’interesse pubblico ambientale riguardo i profili localizzativi e strutturali, che si svolge all’interno del più ampio procedimento volto a conseguire il “Provvedimento autorizzativo unico regionale” (PAUR), di cui al successivo articolo 27 bis (introdotto dall’articolo 16, comma 1, del d.lgs. 16 giugno 2017, n° 104). *
Sul punto, va segnalato che la compatibilità ambientale degli interventi di trasformazione del sito (limitato al comparto Ceolini Sud, poiché il contrapposto comparto
di cava Ceolini Nord sarà oggetto di altro Piano particolareggiato), è stata positivamente valutata: a) dalla Regione, nel procedimenti di verifica preventiva screening ai fini VIA ex DPR 12 aprile 1996 e art. 9 bis L.R. 7 settembre 1990, n° 43, come introdotto dall’art. 32 della L.R. 15 maggio 2002, n° 13, di cui al decreto Direttore regionale dell’Ambiente 9 settembre 2003, n° AMB/1095/SCR/178; b) dal Comune, nel procedimento di verifica preventiva ai fini VAS, attraverso il “Rapporto preliminare” ex art. 12 del D.Lgs.
152/2006, di cui alle delibere G.c. 122 e 17 assunte rispettivamente in data 9 dicembre 2013, n° 122 e 4 marzo 2019, n° 17.
Si evidenza riassuntivamente: 1) le caratteristiche degli interventi sono concepite oltre che dall’esigenza di minimizzare e compensare al massimo gli effetti dell’attività estrattiva sull’ambiente, soprattutto a produrre, nel tempo, una serie d’effetti sul territorio, anche in termini di miglioramento della qualità della vita che ne consegue, posto che il nuovo ambiente costituirà elemento certo e concreto di collegamento degli attuali insediamenti (abitato di Ceolini, case sparse, fabbriche, ecc.) con la natura, offrire bellezza alla zona per renderla un po’ più accogliente, più viva e naturale 2) in questa fase l’attuazione del Piano particolareggiato è limitata ai soli interventi indicati nel computo metrico estimativo, secondo le fasi attuative del crono programma (zona – opere – tempo);
3) l’assetto compositivo del frutteto – esplicitato nella planimetria allegata – costituisce una mera ipotesi, posto che al momento trova esplicitazione quello rappresentato nella tavola al mille (allegato P.C.13 “Planimetria stato finale – Componenti del Parco”).
La cava si colloca tra il territorio agrario, le rade propaggini orientali della recente espansione abitativa dell’antico borgo Ceolini, insediamenti a carattere industriale e artigianale, case sparse e un’ampia cava correttamente recuperata secondo gli obsoleti canoni di intervento ante lex regionale 12 del 2016 (in parte riadattata a discarica per rifiuti inerti e per rifiuti non pericolosi monodedicata a RCA in matrice compatta), sita in territorio di Porcia, poco oltre via Vallessa ove s’attesta il fronte meridionale dell’area progetto, mentre il frutteto nel settore Sud-Est della depressione.
L’elaborato riporta, unitamente ad altri elaborati di progetto, l’elenco delle piante costitutive il frutteto – compresa la planimetria con la collocazione – come s’è detto a mero titolo indicativo – delle piante e si completa con la seguente cartografia facente parte questa del progetto esecutivo: 1) Planimetria secondo lotto – Riassetto ambientale; 2) Planimetria stato Finale – Componenti del Parco; 3) Abaco delle specie e sesti di impianto, oltre all’elenco delle specie arboree e arbustive di possibile impiego.
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(*) Recita il 1° comma dell’art. 27 bis: “Nel caso di procedimento di VIA di competenza regionale il proponente presenta all’autorità competente un’istanza ai sensi dell’articolo 23, comma 1, allegando la documentazione e gli elaborati progettuali previsti dalle normative di settore per consentire la compiuta istruttoria tecnico-amministrativa finalizzata al rilascio di tutte le autorizzazioni, intese, concessioni, licenze, pareri, concerti, nulla osta e assensi comunque denominati, necessari alla realizzazione e all’esercizio del medesimo progetto e indicati puntualmente in apposito elenco predisposto dal proponente stesso. L’avviso al pubblico di cui all’articolo 24, comma, reca altresì specifica indicazione di ogni autorizzazione, intesa, parere, concerto, nulla osta, o atti di assenso richiesti.
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FRUTTETO DI VARIETA’ ANTICHE E RARE 1. Localizzazione – Caratteri fisici dell’ambiente
L’unità ambientale destinata alla coltivazione di un frutteto, che possiamo definire
“Giardino dei frutti dimenticati” (articolo 12 norme di esecuzione del Piano particolareggiato), condotto con metodi biologici (agroecologia) quindi con divieto nella difesa fitosanitaria dell’uso di diserbanti e fitofarmaci, riguarda come s’è visto il settore Sud-Est del Parco (costituito esclusivamente da aree di cava abbandonata), arretrato da Via Vallessa di un tanto per non interferire con il “dormiente”, da illo, tempore, tracciato della
“Gronda Nord” e la relativa zona di rispetto. La localizzazione è stata effettuata considerata l’attuale struttura orografica, la quale verrà in alcune parti mantenuta, l’esposizione al sole e alla ventilazione (luogo ben delimitato e protetto).
Il fronte sud della cava ripreso nel settembre ’2003.
Territorialmente è definito a Sud dalla striscia di terreno che si frappone tra la futura arteria di interesse regionale (la cui previsione, nel territorio di Porcia, è stata soppressa attraverso la variante n° 32 al PRGC di recente adozione e di profilo innovativo:
26 febbraio 2019) e il versante Sud della depressione, a Ovest dalla prevista strada di penetrazione che ad oriente delimita l’ambiente destinato per lo più alla fornitura di servizi di supporto al Parco (ristoro, vendita di prodotti agricoli, didattica ambientale, ecc.) e coltivazioni agricole specializzate (antiche specie ortive del nostro territorio oramai da considerare perdute), a Nord per lo più dal promontorio, esterno al Piano e di proprietà di terzi, che presenta pendii fortemente dissestati, pressoché verticali e smottati in più parti, a Est dal profondo cratere attestato a quota altimetrica 55 m.
STRALCIO DEL PAC
Il frutteto si colloca tra il “promontorio” il limite orientale dell’anfiteatro il versante Sud e la strada di penetrazione
Essa è formata da quella parte di cava che presenta una situazione di evidente maggiore devastazione, comunque habitat con accertata presenza di molti animali selvatici;
caprioli, lepri, volpi, scoiattoli, ecc. I pendii, molti scoscesi e dilavati in ampi settori, sono pressoché spogli di vegetazione, se si escludono quelli del versante orientale in cui le scarpate, da considerare pressoché in sicurezza idrogeologica, sono ricoperte da una fitta coltre arborea e arbustiva in continua evoluzione naturale, con elevata presenza della specie invasiva Robìnia pseudoacacia.
In questo ambiente l’anfiteatro presenta le maggiori profondità: la fossa al piede del versante di ponente è profonda ben 24 m. (45 m. s.l.m.) mentre quella contrapposta, al di là della strada di cantiere, la quale attualmente é in parte utilizzata per il deposito dei limi e, saltuariamente, della materia prima da recapitare agli impianti di lavorazione, 15 m. (53 m. s.l.m.).
Abbraccia una superficie, di configurazione molto irregolare e in parte sinuosa, delimitata dal fronte Sud della cavità (coincidente con il sedime del tracciato della “Gronda Nord”), dalle due strade di progetto che si dipartono dalle vie Vallessa e Lino Zanussi e che confluiscono nel parcheggio allocato nel fondo della cavità (quota altimetrica 53 m.), dal promontorio che per un lungo tratto incombe “minaccioso” entro la cava e, a concludere, con la parte meridionale del fronte orientale ove in sommità presenta una folta fascia boscata, per lo più piante di acacia, percorsa al centro, per alcuni tratti, da conduttori della linea elettrica sorretti da piloni intelaiati, a delimitazione di un vasto podere di rigido geometrismo che si spinge sino alla provinciale che porta all’abitato di Roveredo in Piano (Via XX Settembre).
2. Elementi di progetto
Il progetto di sistemazione finale delle aree relitte, costitutive l’ambiente del frutteto, concerne per lo più l’impianto di piante da frutto coltivate più o meno poco oltre il secondo dopoguerra e caratterizzanti il paesaggio rurale e storico della campagna Veneto- Friulana (albicocchi, peschi, ciliegi, noci, susini, nespoli, peri, giuggioli, meli, melograni, fichi, sorbi, cotogni, noccioli, gelsi, cachi dai frutti piccoli, ecc.) che non sono state manipolate (cioè geneticamente identiche), quindi di grande ricchezza genetica e in armonia con il ricostruito ambiente, le quali con la loro produzione possono coprire il periodo più lungo possibile durante l’anno, da maggio a novembre e che costituiscono anche una grande ricchezza culturale fatta di usi, tradizioni, ricordi, ecc.
Pensato anche per costituire una delle principali attrazioni del Parco (meta del turismo culturale, visite scolastiche, ecc.), il frutteto – comprendente anche un orto di specie ortive del nostro territorio, totalmente o in parte (tutto rigorosamente biologico e biodinamico) – deterrà un ruolo importante nella costituzione, assieme alle altre due unità ambientali attigue che compongono il Parco, una destinata a servizi di supporto al Parco (ricettività, enogastronomia con ricette del territorio, ecc.) l’altra allo svago nella natura, di un qualificato polo di attrazione turistica, di ricreazione, di educazione culturale naturalistica, di studio e di ricerca, nell’ambito di un territorio che in alcune sue parti moderatamente antropizzate (che si estende ad occidente di via Armentaressa), presenta ancora particolari caratteri sotto l’aspetto paesaggistico e culturale.
Il frutteto e/o “giardino dei frutti dimenticati” (con fini quindi anche didattici), costituito da piante antiche di varietà ed ecotipi locali, che possiamo definire a ragion veduta oramai in via d’estinzione, in cui le alberature saranno preferibilmente disposte per lo più a trama a “quinconce“ (cinque del dado), potrà essere associato a piante culturalmente considerate medicinali e aromatiche, presenti nel regno vegetale, nonché di flora endemica della zona, questa ultima comunque messa a dimora ai fini della stabilità e consolidamento dei pendii oltre che per conseguire un migliore reinserimento paesaggistico.
Il nuovo ambiente - la cui costituzione mira a preservare per il futuro, prima della definitiva scomparsa, le piante da frutto che nel passato venivano coltivate, per lo più, in questa area geografica concorrendo a caratterizzarla - andrà strutturato per il riuso finale compiuti gli interventi di sistemazione ambientale, quindi cessata l’attività estrattiva che sarà svolta in una parte dell’area contrapposta. La scelta, per l’interesse scientifico e turistico che presenta il frutteto (dedicato a Pomona), viene quindi assunta come elemento
di accentuata qualificazione dell’intero progetto di recupero ambientale, reinserimento paesaggistico, riuso e valorizzazione nel più ampio interesse.
Per questa “isola” verde, che avrà una radura (estesa mq 22.719 circa) a quota prevalente 50 m. s.l.m.) circoscritta da pendii moderatamente scoscesi e orizzontamenti
“morbidi” e ondulati, si prevedono in particolare i seguenti interventi in esecuzione parziale delle previsioni del Piano particolareggiato: 1) riprofilatura, ove necessario, delle scarpate per portarle a pendenze di sicurezza; in particolare quelle pressoché verticali della incombente propaggine che si incunea all’interno della depressione e che presentano un indubbio maggiore impegno realizzativo oltre che un notevole costo; 2) sopraelevazione del fondo della fossa più profonda (circa 5 m.); 3) abbassamento dell’altra cavità di 3.50 e 11 m. circa; 4) realizzazione di fossi di guardia in sommità (ove risulti necessario in corso d’opera) e alla base dei pendii, nonché di ampi pozzi perdenti per lo scarico nel sottosuolo delle acque piovane e per la raccolta delle stesse da utilizzare per l’irrigazione delle piante;
5) inerbimento di tutte le superfici e consolidamento dei pendii più ripidi attraverso inserimenti anche di essenze arbustive; 6) messa a dimora di piante da frutto di varietà antiche e rare, precisamente quelle specie coltivate per secoli negli orti, nei frutteti, nelle zone collinari, in pianura accanto alle case coloniche e nelle pertinenze delle dimore patrizie, che costituiscono una indubbia straordinaria ricchezza varietale doverosamente da tramandare alle generazioni future; 7) inserimento di un piccolo parcheggio in sommità capiente 9 autovetture; 8) realizzazione, su indicazione dell’autorità competente, di eventuale piazzola ecologica per la raccolta differenziata su via Vallessa, la quale sarà a disposizione anche degli altri due ambienti costitutivi il Parco.
Va fatto presente che nell’ambiente potrà eventualmente essere realizzata, come previsto dal Piano particolareggiato, anche una modesta costruzione per la conduzione del frutteto e le altre coltivazioni, atta ad esercitare attività direzionali, scientifiche, produttive e di vendita (con uno spazio destinato alla fruizione della gente), inserita nel verde e realizzata nel più rigoroso rispetto dell’ambiente ricostruito, oltre che con l’impiego di tecnologie appropriate (basate comunque su criteri ecologici e principi della biodinamica), ponendo attenzione al risparmio di energia elettrica e di acqua.
La coltivazione del frutteto, associata all’apicoltura con grande beneficio per l’ecosistema, si svolgerà quindi secondo una metodologia produttiva delle regole ambientali e dell’agricoltura sostenibile e la prevenzione dagli agenti nocivi per le piante andrà attuata secondo tecniche ecosostenibili.
3. Interventi e attività consentite dal PAC
L’utilizzazione dell’area è pertanto esclusivamente ai fini agricoli con sistemi come reiteratamente detto biologici (bioagricoltura), con inserimenti di piante (alberi da frutto, arbusti, specie erbacee perenni, annuali e biennali, rampicanti) medicinali e aromatiche e piccoli frutti (lampone, fragole, mora, mirtillo, ribes), con finalità anche didattiche, divulgative e ricreative; si escludono in ogni caso qualità arboree scientificamente riprodotte. In essa possono svolgersi attività commerciali di conservazione, trasformazione e commercializzazione (vendita diretta) dei prodotti agro- silvo-forestali.
Viene ipotizzato anche l’eventuale svolgimento dell’esercizio del cosiddetto
“Hobby Farming", cioè la coltivazione da parte della gente di ortaggi per poter trascorrere il tempo all’aria aperta e facendo attività fisica in mezzo alla natura e lo svolgimento del mercatino del giardinaggio.
Inoltre, è consentito l’inserimento di una eventuale struttura edilizia per la conservazione (fruttaio) e commercializzazione dei prodotti agricoli, deposito concimi e terriccio, attrezzi e sementi, ricovero dei mezzi e delle attrezzature (macchine operatrici) per la conduzione del frutteto e dell’orto, semenzaio (anche riscaldato), servizi igienici, delle seguenti dimensionali: superficie max mq. 450; altezza max m. 3,50 in cui si potranno esercitare anche attività scientifiche e di ricerca (laboratorio, erbari, biblioteca).
Nel caso si rilevasse utile incentivare la presenza della gente sono ammessi anche punti attrezzati per il ristoro all’aperto e pic-nic, dotati delle necessarie strutture (panche e
tavoli, cestini porta rifiuti, ecc.), d’osservazione e di sosta nonché fontanelle d’acqua potabile.
Per addolcire il paesaggio e arricchire l’ambiente il Piano contempla anche l’inserimento, nelle zone maggiormente scoscese, di muretti a secco a formare terrazzamenti per le coltivazioni, aiuole tematiche e pergolati, nonché combattere l’erosione e correlativamente creare le migliori condizioni microclimatiche per le piantagioni.
4. Successione temporale degli interventi
Il recupero dell’area, che avverrà anche attraverso le tecniche di ingegneria naturalistica e la piantumazione di essenze arboree e arbustive armoniche rispetto ai luoghi viciniori, si svilupperà per fasi progressive, in base al computo metrico estimativo e al crono-programma; prenderà avvio contemporaneamente all’attività di coltivazione degli inerti (primo lotto) e si concluderà, compresa la formazione del frutteto, al più tardi entro 10 (dieci) anni dal rilascio dell’autorizzazione regionale ad esercitare l’attività estrattiva e quindi al termine del secondo lotto. Contestualmente prenderà avvio anche l’intervento di riassetto-recupero delle aree pertinenti l’obsoleto tracciato della cosiddetta “Gronda Nord”
(previsione nel comune di Porcia soppressa attraverso la recente variante generale in itinere al PRG, arteria prevista dallo strumento urbanistico generale in applicazione della programmazione regionale “Piano regionale delle infrastrutture di trasporto della mobilità delle merci e della logistica”, redatto ai sensi dell’articolo 3 ter della L.R. n° 23 del 2007, adottato ed approvato con delibere 2763 del 29 dicembre 2010 e 2318 del 24 novembre 2011, il cui tracciato, da Cordenons a Sacile, è ancora da definirsi.
5. L’impianto del frutteto 5. 1 Obiettivi
L’albero di kaki allevato a vaso.
Riassumendo, il frutteto ovvero il giardino produttivo (ambiente capace di generare cibo, salute, conoscenza, diversità, riflessione, bellezza, nel tempo di configurarsi arboreto a scopo didattico, scientifico e ornamentale, oltre costituire fattore di elevata attrazione antropica per il Parco, nonché economico), il cui scopo principale come s’è detto mira alla tutela e conservazione delle varietà locali di piante da frutto di cui progressivamente si sta perdendo la memoria (che possiamo definire a ragione
“archeologia arborea”) e ancora presenti nella campagna veneto-friulana, al fine di garantirne la sopravvivenza e di promuoverne il reinserimento, detiene un ruolo di spicco nell’ambito del programma di reinserimento paesaggistico, salvaguardia della biodiversità e
costituzione di un armonico, gradevole e ameno ambiente inserito nel paesaggio culturale, che offra bellezza, emozioni, sensazioni e stimoli in una commistione di alberi (anche isolati per aumentare l’effetto paesaggistico) che si fondono col paesaggio, frutti, ortaggi diversi espressione di pratiche colturali comuni, piante medicinali e odorose, arbusti decorativi quali rose nelle varietà rifiorenti, Arbutus unedo, Pittosporum tobira, Crataegus monogyna, ilex aquifolium, ecc., fiori di vario genere, bordure erbacee lungo i percorsi con colori esaltanti, animali, il tutto a costituire luogo vivace e interessante, possibile meta del turismo culturale in campagna per coloro che intendono condividere i suoi valori.
5. 2 Quantità di piante per unità di superficie
La densità d’impianto esprime il numero di piante che è necessario mettere a dimora per unità di superficie, normalmente ci si riferisce a un ettaro, ed è il risultato della combinazione tra la distanza lungo il filare e la distanza tra i filari in un frutteto tradizionalmente impostato in filari regolari, disposizione necessaria per consentire l’agevole passaggio dei mezzi meccanici utilizzati per le operazioni colturali.
Nel caso che ci riguarda, in questa prima fase di attuazione del Piano particolareggiato, si è ipotizzato un frutteto a media densità di piante (500 – 1000) per ettaro, in modo tale che ciascuna pianta ha ampio spazio a disposizione sia per lo sviluppo della chioma sia dell’apparato radicale. Per l’occupazione di tale spazio attraverso lo sviluppo delle strutture legnose è necessario tempo (6-10 anni), al termine del quale le piante raggiungono grandi dimensioni, che consentono alla pianta di avere buona autonomia, in termini di irrigazione e concimazione.
Si è esclusa una densità d’impianto alta poiché presuppone di condurre il frutteto con tecniche altamente professionali nella gestione della nutrizione (accurata fertirrigazione), del carico di frutti e dello sviluppo della chioma, tenendo anche conto che il numero alto di piante da mettere a dimora comporta notevoli costi iniziali di impianto.
Per l’approntamento del frutteto si fa comunque riferimento come già riferito all’elaborato sinottico “P.C.17 – Abaco delle specie e sesti di impianto” , riflettente il sesto di impianto di tre gruppi di tipologie di piante da frutto e, per quanto riguarda la distribuzione della piante nel contesto dell’area all’uopo deputata, all’allegato planimetrico
“P.C..13” al 1000, avente per titolo “Planimetria stato finale – Componenti del Parco”.
5.3 Distanza tra i filari.
Date le caratteristiche morfologiche dell’area, e il ruolo che riveste il frutteto nel Parco, non è comunque indispensabile seguire l’organizzazione esclusivamente in filari, ma è possibile disporre le piante anche in ordine sparso (vedasi l’allegata tavola dimostrativa, non cogente, limitata alla zona frutteto), restituendo così un aspetto più naturale e un più consono reinserimento paesaggistico, qualora non si preveda l’utilizzo di mezzi meccanici, se non di piccole dimensioni, le distanze tra le piante saranno legate unicamente alla necessità del loro sviluppo.
Per il caso di specie è opportuno non scendere sotto gli 8 – 10 mq a disposizione per ogni albero da frutto e di 30 mq per ogni pianta di olivo. Per un corretto sviluppo delle piante, è importante evitare che si ombreggino reciprocamente, perciò le distanze tra i filari saranno pari o superiori all’altezza definita dalle piante, che viene scelta in base alle necessità o meno di gestire da terra le operazioni colturali (in particolare potatura e raccolta) e alla forma di allevamento che si vuole applicare (per esempio a vaso o a palmetta. In genere questa distanza non supera i 6 metri, se non per piante di grandi dimensioni (per esempio il noce).
5.4 Altri elementi
Per ciascuna forma di allevamento le distanze d’impianto presentano una certa variabilità, poiché vanno adottate tenendo in debita considerazione le caratteristiche qui indicate: a) vigore del portainnesto. Distanze maggiori vanno adottate con i portinnesti più vigorosi, al fine di migliorare la distribuzione della luce e quindi la qualità e la colorazione dei frutti e gestire meglio la crescita dei germogli; distanze minori vanno invece prese in
considerazione per i portinnesti deboli in modo da aumentare la produttività del frutteto. dei frutti e gestire al meglio la crescita; b) tipologia di sviluppo della pianta. Distanze minori per piante che si sviluppano in modo assurgente e maggiori per quelle a portamento espanso. In ogni caso, è necessario valutare lo spazio che ciascuna pianta deve avere a disposizione sulla base delle sue caratteristiche genetiche, della forma di allevamento adottate e delle condizioni di fertilità, ma anche all’impegno che si è disposti a investire nella sua cura. Discorso a parte si può fare per le piante da frutto non arboree come la vite, il lampone e il rovo che possono essere disposte anch’esse in filari, distanti 2-3 metri, e che lungo la fila possono essere collocate a distanza molto variabili da 5 a 1 metro per lampone e rovo, da 0,8 a 3 metri per la vite.
5.5 Componenti del frutteto
Il progetto esecutivo del frutteto è come s’è visto delineato attraverso due elaborati: la tavola “P.C.13” che esplicita l’assetto distributivo dell’ambiente nelle sue componenti essenziali, costituito da una vasta piantagione di alberi da frutto di varietà antiche e da una altrettanto importante superficie riservata alla produzione di piccoli frutti e alla costituzione di aiuole di erbe medicinali e aromatiche e la tavola sinottica “P.C.17“
contenente l’abaco delle specie da impiegare, con le relative percentuali, in aggiunta al sesto di impianto riguardo indicativamente: 1) Albicocchi, Peri, Meli, Kaki, Giuggioli e Susini; 2) Gelsi, Ciliegi, Ulivo e Fico; 3) Azzeruli, Melograni, Sorbi e Nespoli.
Per la copertura vegetale delle aree contermini, pendii, superfici in quota, ecc., resta fermo il progetto di riassetto ambientale come delineato attraverso gli elaborati costitutivi il PAC e ripresi in maggior dettaglio, se si esclude l’inalterato elaborato
“Descrizione interventi vegetazionali e di manutenzione ambientale”, dall’odierno progetto esecutivo posto in essere nel più ampio contesto del procedimento indicato in epigrafe ex art. 27 bis del d. lgs, 152/2006.
A latere del progetto esecutivo, il quale pedissequamente si allinea alle Norme di attuazione del Piano urbanistico attuativo, s’aggiunge come più volte detto, a mero titolo indicativo, una diversa soluzione progettuale, quale possibile alternativa, da valutarsi nel corso della fase realizzativa del progetto. Per quanto sin qui non detto, si rimanda ai contenuti dell’elaborato “Specifica tecnica per gli interventi vegetazionale e di manutenzione ambientale”.
5.6 Piante da frutto antiche
Amareno ( Prunus cerasus ) o ciliegio acido Azzeruolo bianco
Azzeruolo rosso ( Crataegus azorolus ) Azzeruolo giallo ( Crataegus canadensis ) Corniolo ( Cornus mas )
Cotogno ( Pyrus cydonia ) maliforme, o “melo cotogno”
Cotogno piriforme o “pero cotogno”
Figo moro ( Ficus ) Gelso bianco ( Morus alba ) Gelso nero ( Morus nigra ) Giuggiolo ( Ziziphus jujuba ) Marasche ( Prunus cerasus ) Melograno ( Punica granatum ) Melo selvatico ( Malus silvestris ) Nespolo europeo ( Mespilus germanica ) Nespolo del Giappone ( Eriobotrya japonica ) Pado o Ciliegio a grappoli ( Prunus padus ) Pero corvino ( Amelanchie canadensis ) Sorbo comune ( Sorbus domestica ) Sorbo degli uccellatori ( Sorbus aucuparia ) Sorbo montano o farinaccio ( Sorbus aria )
Varietà antiche o rare di piante comuni Albicocco “Orange”
Albicocco precoce “Cremonini“
Ciliegio “Burlat“ “Bigarreau Burlat“
Ciliegio “Durone giallo“
Ciliegio “Progressiflora“
Ciliegio “Mora di Vignola“
Ciliegio “Durone di Vignola“
Fico “Brogiotto bianco“
Fico “Brogiotto nero“
Fico “Fiaschetta lunga di Campagnola“
Fico “Bianco precoce“
Kaki “Vaniglia “ ( Diospyros kaki ) Kaki/mela ( Diospyros kaki ) Melo “Annurca“
Melo “Cavilla bianca d’inverno”
Melo “Api etoilée”
Melo “Renetta grigia di Torriana”
Melo “Renetta rugginosa”
Melo “Renetta Canada”
Melo da sidro “Redfoxwhelp”
Pero “Brut e Bon”
Pero “Fico di Udine”
Pero “Coscia tardivo”
Pero “Moscatello” (o “Moscatello” o Moscadellide”) Pero “Butirra Clairgeau”
Pero “Butirra Precoce Morettini”
Susino Regina Claudia verde o trasparente Susino Regina Claudia gialla (D’Oullin) Susino “Ramasin”
Ulivo “Bianchera”
Uva fragola nera e bianca (con viti maritate su sostegni vivi)
Progettista coordinatore Committente (Arch. Italo Durante) General Beton Triveneta S.p.A.
(Geom. Gianfranco Tonon)
Progettisti
GEO-SAT progetti s.r.l. - Trieste
Geologo Giulio Sossi Perito Ind. Marco Carli Ingegnere Jessica Patrono
_____________Cordignano, dicembre 2019_____________
ALLEGATI
A. SPECIE ARBOREE ED ARBUSTIVE DI POSSIBILE IMPIEGO
La scelta delle specie vegetali relative all’impianto arboreo, su cui si basa l’ossatura qualitativa e quantitativa del Parco, è stata effettuata dopo accurato studio sulla caratterizzazione ecologica del contesto ambientale di riferimento e considerando il riuso finale e la valenza che può rivestire nel contesto territoriale.
Le specie da mettere a dimora o da favorire per gli interventi di forestazione, comprese quelle da collocare a contatto e/o in vicinanza con il territorio agrario, sono quindi prevalentemente indigene ed armoniche rispetto ai luoghi; d’utilità risulta comunque la scelta di alcune specie sempreverdi accanto a quelle caducifoglie e di altre in grado di produrre frutti eduli per la fauna selvatica e per nascondere brutture antropiche.
Quelle da introdurre nel settore Sud-Est del Parco, destinate a costituire un ambiente prevalentemente con piante da frutto, sono state scelte tra le specie di cui progressivamente si sta perdendo la memoria (tipiche della campagna del Friuli occidentale e del Veneto orientale), ovvero in via di estinzione.
Di seguito si indicano, assieme alle essenze arboree e arbustive indigene, alcune specie con funzione ornamentale, che possono essere impiegate in zone con minor grado di naturalità e nel fondo cava, al fine di rendere il territorio meno monotono e paesaggisticamente più incentrato all’armonia e alla dolcezza. Si vedano al riguardo anche le norme di esecuzione del PAC allegate all’odierno progetto afferente allo studio di impatto ambientale (SIA) ai fini VIA, posto che nella scelta delle piante si è fatto riferimento ai vari testi specifici in materia e che quelle non autoctone sono impiegate con prudenza.
Settori Nord e Sud-Ovest dell’area progetto
Foresta di latifoglie originaria della Pianura Padana
Il settore Nord comprende le aree dell’attuale cantiere dove vengono trattati gli inerti, le quali sono potenzialmente deputate alla fruizione pubblica; i settori Sud-Ovest e Sud-Est riguardano invece quelle parti della depressione deputate rispettivamente ai fini dello svolgimento, in via principale, di attività di ristorazione e servizi del Parco e costituzione di un frutteto di piante di cui si sta perdendo la memoria e irrimediabilmente in via di estinzione, comprendente orti e aiuole di piante medicinali, aromatiche e ornamentali.
Alberi
Abies alba [due esemplari] (Abete bianco) **
Acer campestre (Acero campestre) Acer pseudo-platanoides (Acero di monte) Acer platanoides (Acero riccio)
Alnus incana (Ontano bianco) Alnus cordata (Ontano italiano) Alnus glutinosa (Ontano nero) Juglans regia (Noce)
Arbustus unedo (Corbezzolo) Betulla papyriféra (Betulla) Betula pendula (Betulla pendula) Carpinus betulis (Carpino bianco).
Celtis australis (Bagolaro o Spaccasassi) (°°) Cercis siliquastrum (Albero di Giuda o di Giudea)
Cupressus sempervires ** (Cipresso), immune dal cancro corticale Fraxinus excelsio (Frassino maggiore) (1)
Fraxinus ornus (Orno – Orniello – Frassino da manna) (1) Gleditsia triacanthos (Spino di Giuda)
Juniperus communis (Ginepro) **
Juglans regia (Noce) Laurus nobilis (Lauro)
Liriodendron Tulipifera (Liliodendro tulipifera) Liquidambar orientalis
Liquidambar styraciflua “Festival”
Liquidambar styraciflua “Rotundiloba”
Liquidambar styraciflua “Prendula”
Liquidambar styraciflua “Variegata”
Liquidambar styraciflua “Worplesdon”
Liquidambar styraciflua “Parasol”
Liquidambar styraciflua “Palo alto”
Liquidambar styraciflua “Golden sun”
Liquidambar styraciflua “Ascalycina”
Liquidambar styraciflua “Amdreew H.”
Liquidambar styraciflua “Pendula Punica granatum (Melograno) Malus silvestris (Melo selvatico) Mespilus germanica (Nespolo comune) Morus alba (Gelso bianco) Morus nigra (Gelso nero) Ostrya carpinifolia (Carpino nero, carpinello) (°) Pyrus communis (Pero selvatico) Prunus cerasifera (Susino mirabolano)
Prunus avium (Ciliegio selvatico) Prunus insititia (Pruno da innesto) Prunus mahaleb (Ciliegio canino) Prunus padus (Ciliegio a grappoli, Pado) Pinus mugo (Pino mugo)
Punica granatum (Melograno) Quercus alba (Quercia bianca) Quercus coccinea (Quercia scarlatta) Quercus ilex (Leccio) **
Quercus petraia (Rovere) (1) Quercus pubescens (Roverella) (1) Quercus robur (Farnia) * (1) Quercus rubra (Quercia rossa) (1) Salix eleagnos (Salice di ripa) Sophora japonica pendula ●
Sorbus aucuparia (Sorbo degli uccellatori, S. Sevatico) Sorbus domestica (Sorbo domestico)
Tilia cordata (Tiglio selvatico) (°°°) Ulmus laevis (Olmo ciliato)
Ulmus minor; U. carpinifolia – U. campestris (Olmo) (**) Di possibile inserimento nel contesto degli accessi Sud e Est (°) Specie avventizia
(°°) Contro le polveri sottili (°°°) Adatto ad assorbire CO2 (●) Ingresso Ovest
(1) Trattengono bene il terreno con elevate inclinazioni
Nota finale. 1) Il Liquidambar, albero slanciato e armonioso alto oltre 30 m., verde in primavera (fiorisce da marzo ad aprile), si fa notare sopratutto in autunno quando le sue chiome si colorano di mille sfumature (la metamorfosi avviene da ottobre in poi; sopra una base arancione o gialla, appaiono grandi pennellate rosse, viola e persino nere). Rustico e robusto, è di facile coltivazione. 2) Per il Carpinus betulis utilizzare possibilmente la varietà Vallis Clausa, immune dal cancro colorato mentre per il Cupressus sempervires quello immune dal cancro corticale. 3) Gli aceri, i platani e gli olmi sono considerate varietà indicate contro lo smog.
Arbusti e rampicanti Arbutus unedo (Corbezzolo)
Arundinaria japonica, [Bambusa metake] (Bambù) (1) Calycantus floridus (Calicanto)Amorpha fruticosa
Clematis [sempreverdi o a foglia caduca e di vari colori] (Clematide) Corylus avellana (Nocciolo-Avellana)
Cornus mas (Corniolo)
Cornus sanguinea (Sanguinella)
Crataegus monogyna (Biancospino comune) (°) Berberis vulgaris (Crespino)
Euonymus europaea Forsythia (Forsizia)
Hedera helix [verde, non striata] (Edera) **
Ilex aquifolium (Agrifoglio) Juniperus communis (Ginepro) Laurus nobilis (Alloro)
Lonicera periclymenum (Caprifoglio) Ligustrum vulgare (Ligustro) Nerium oleander (Oleandro) Prunus mahaleb (Ciliegio canino) Prunus spinosa (Prugnolo)
Punica granatum (Melograno ornamentale) Ostrya carpinofoglia (Carpino nero) Quercus pubescens (Roverella) Rhamnus catartica (Spino cervivo) Rhus typina (Sommaco)
Rosa canina (Rosa canina) Rosa Rugosa (Rosa rugosa) Rosa xanthina (Canary bird) (2) Rubus caesius (Rovo bluastro) Rubus fruticosus (Rovo senza spine) Salix alba (Salice bianco) * Salix eleagnos (Salice di ripa) Sambucus nigra (Sambuco nero)
Sorothamnus scoparius (Ginestra dei carbonai) Syringa vulgaris (Lillà) (3)
Spartium Junceum (Ginestra odorosa) Viburnum lantana (Lantana)
Vubuurnum opulus (Pallon di maggio)
(°) Adatto ad assorbire polveri sottili (*) Specie igrofila
(**) Delle bacche ne sono ghiotti Merli e Tordi
(1) In adiacenza dell’abitato di Ceolini e della cabina ENEL entro la cava (2) Da inserire negli accessi al Parco e in altri luoghi sottovento
(3) Varie specie a costituire una aiuola monotematica in prossimità del parcheggio grande
Nelle aree ubicate in prossimità degli insediamenti (limiti orientali e occidentali del Piano), le quali detengono un bassissimo o nullo grado di “naturalità”, si prevede l’inserimento di particolari specie arbustive ed erbacee ornamentali (consistenti in componenti vegetali prive dell’aspetto fisionomico proprio delle formazioni naturali), le quali hanno la funzione di rendere più piacevole l’approccio alla depressione, raccordare i tessuti edilizi con il Parco, migliorare la prospettiva, mimetizzare elementi antropici, creare aiuole tematiche, percorsi odorosi e macchie di colore nelle varie stagioni, attrarre Lepidotteri (farfalle) ed altri insetti simili (Efemerotteri, Neurotteri, Odonati, Tricotteri, Imenotteri e Ditteri) che prediligono ambienti ricchi di fioritura, favorire la fecondazione di alcune specie animali.
Nel seguito si elencano alcune specie (denominazione scientifica) di piante da impiegare per la formazione, in tale contesto, di siepi, aiuole, sentieri, terrazzamenti per raccordare dislivelli, decorazioni delle infrastrutture di servizio (belvedere, parcheggi, viabilità di connessione alla cava, aree per il pic-nic, eccetera).
Gli spazi da attrezzare ad aiuole, e l’inserimento di giardini rocciosi, andranno concepiti secondo linee irregolari ma armoniose ed equilibrate, escludendo, nel limite del possibile, tracciati geometrici.
Specie arbustive per siepi (verde ornamentale)
Le siepi sono previste per formare cortine frangivento e/o per separare una parte tematica dall’altra. In prossimità del territorio di maggiore pregio naturalistico vengono indicate prevalentemente siepi di alberi decidui, quali carpini, ovvero Olmi e Aceri campestri in relazione all’ampiezza degli spazi interessati.
E’ possibile anche l’impiego, in vicinanza dell’abitato di Ceolini e della cabina di trasformazione elettrica di Bambù, il quale possiede un’eguagliabile valore ornamentale per l’ariosa eleganza dei loro fusti e foglie (sono adatti a formare boschetti o barriere di relativa rapida crescita ed esigono suoli umidi, ma ben drenati, ricchi di sostanza organica, in posizione soleggiata od in leggera ombra. La specie Arundinaria japonica e/o Bambusa metake è molto resistente al freddo, raggiunge i 3-5 metri di altezza).
Arundinaria japonica Berberis x stenophylla Berberis vulgaris Buxus sempervirens Crataegus monogyna Carpinus betulus Forsythia “Lynwood”
Fuchsia magellanica Ilex aquifolium Laurus nobilis Ligustrum Pittosporum tobira Rosa
Rosmarinus officinalis “Fastigatus”
Syringa microphylla Syringa vulgaris Taxus baccata
Settore Sud-Est dell’area progetto (frutteto)
Nelle aree sommitali di questo settore, quindi a livello del piano di campagna, saranno impiegate le specie arboree e arbustive in precedenza illustrate e distribuite secondo le tavole progettuali al 1000 a costituire - unitamente ad eventuali gruppi di ulivi in quota e/o in pendio lieve per rendere più armonioso il paesaggio, soprattutto nel periodo invernale - una cornice ideale al sottostante frutteto che esprimerà per lo più una collezione di piante antiche o rare, con la precisa funzione di “Conservatorio botanico” di diversi ettari di superficie.
Per ingentilire ulteriormente il paesaggio si prevede l’inserimento tra gli alberi da frutto (nelle parti più soleggiate) di arbusti fiorenti nelle varie stagioni dell’anno (forsythia, oleandro, rosa (nelle testate dei filari di viti), ginestra, hibiscus syriacus, lilla’ [Syringa vulgaris], viburno e palle di neve, spiraea a foglie di salice, Hibiscus siriacus, Pallon di maggio, ecc.).
L’elenco delle piante, riportato in precedenza e riguardante per lo più la campagna del Friuli occidentale, deriva da conoscenze dirette, da ricerche bibliografiche, da esperienze e lavori di progettazione simili e/o del verde in generale.
Situazione paesaggistica finale
A sistemazione avvenuta, in questo vasto anfiteatro vegeteranno ampie zone boscate, intervallate da squarci prospettici e radure con linee dolci, che presenteranno per lo più aspetti tipici dei boschi planiziale (tipologia B). Tale ambiente, in cui saranno già attivate catene alimentari, svolgerà concretamente funzione da richiamo della fauna.
Inoltre, l’intera area costituirà, attraverso la messa a dimora di un rilevante numero d’alberi, un interessante biotipo d’elevate caratteristiche sia naturali che paesaggistiche e un ambiente con effetto benefico sul clima della zona. Nella sostanza, dalla pianura circostante (costellata da una miriade di capannoni, discariche, case, infrastrutture di ogni tipo; vedasi
per ultima l’ingombrante antenna delle telecomunicazioni di recente installata (2013) lungo via Vallessa) si noterà il nucleo boscato, il quale presenterà un aspetto molto vario rispetto alle poche emergenze vegetali attuali a prevalenza di robinia e pioppi ed estremamente monotoni dal punto di vista paesaggistico.
Infine, occorre rilevare che questa nuova realtà, collocata nella pianura coltivata (coltivi aperti e semi-aperti), dove le zone boscate naturali o perlomeno create secondo criteri naturalistici sono del tutto assenti, assumerà un indiscutibile valore ambientale.
Concludendo, non vi è dubbio che attraverso questo progetto l’area di cava si trasformerà in un’entità territoriale con interessanti prospettive e valenze, sia per il ripopolamento di specie a beneficio del territorio antropizzato che per la fruizione del sito, qualunque ne possa essere il riuso finale tra le varie ipotesi previste dal PRGC.
Accostamento
Poiché non tutti i colori armonizzavano tra loro, nella decorazione cromatica di aiuole con piante da fiore si dovrà evitare di accostare direttamente colori contrastanti. In linea generale si indicano le tinte che meglio si armonizzano e quelle in disaccordo, secondo le indicazioni di massima riportato nei principali testi in materia, tra cui in particolare nel “Manuale di progettazione di Spazi Verdi” e nell’”Encyclopedia of Gardening”.
1. Tinte in armonia tra loro
Il rosa si armonizza con: rosa della stessa gradazione, alcune gradazioni di azzurro. Il rosa armonizza con: rosso della medesima gradazione, azzurro, giallo, alcune gradazione di viola. Il giallo armonizza con: azzurro, rosa e viola. Il viola armonizza con:
giallo, arancione, alcune tonalità di rosa, alcune tonalità di azzurro. L’arancione armonizza con: azzurro e viola.
2. Tinte in disaccordo
Il rosso disarmonizza con: arancione, giallo. Il viola disarmonizza con: alcune tonalità di azzurro, rosso. L’azzurro disarmonizza con: alcune tonalità di viola.
Disarmonizzano inoltre le varie tinte con se stesse (a meno che non si tratti della medesima tonalità). Il colore bianco non presenta alcun problema di disarmonia.
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Nota. La copertura vegetale (macchie e radure), mantenuta nel tempo stabilmente a prateria, va protratta attraverso sfalci periodici e regolari, condotti con modalità corrette e asportando il materiale sfalciato, al fine di garantire la conservazione della diversità e la continuità fisica del cotico erboso. Sono da considerare incompatibili le attività e le utilizzazioni che riducano la qualità ecologica delle aree inerbite, quali lo spandimento di liquami, fertilizzanti di sintesi, presidi fitosanitari, erbicidi e ogni altra sostanza tossica o inquinante, fatti salvi i prodotti ammessi dalla normativa sulle tecniche di coltivazione biologica.
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~ Gert Streidt, Peter Feierabend, “ Prussia – Arte e Archiettura “. Editore Könemann.
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~ David Burnie, “ Fiori spontanei del mediterraneo ”. R.C.S. Libri S.p.A., Milano, 1999
~ Aichele Schwegler “ Che albero è questo? ”. Editore Franco Muzzio & Co, Padova 1977.
~ Maria Adriana Giusti Burbatti “Naturalmente giardino. Il verziere di Montalto Dora”.
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~ “ Atlante illustrato delle piante medicinali e curative “, edito per l’Italia da Il Castello s.r.l., Cornaredo (MI), 2012.
C. CARTOGRAFIA
Ipotesi schema iconografico del frutteto
_____
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L’iconografia è plasmata considerando le possibilità di intervento previste dalle N.T.A. del PAC.
Nel contesto dell’odierno procedimento ex art. 27 bis del D.Lgs, 152/06, trovano applicativo riscontro le planimetrie in scala 1:1000 ed il computo metrico
estimativo.
Ipotesi schema iconografico del frutteto
IL FRUTTETO
1. Giardino fruttifero 2. Ingresso
3. Area di difesa biologica 4. Aiuole fiorenti 5. Alberi da frutto
6. Orto e altre piante alimentari erbacee 7. Piccoli frutti
8. Piante aromatiche 9. Piante officinali 10. Roseto
11. Accesso al frutteto 12. Area olivetata
13. Cisterna raccolta acque piovane 14. Filare di vite maritata a sostegni vivi
1
12 5
4
4 5
5
5 10
4
9
14
8
6 7
3 11
13