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20 Anno IX N° 6 (116) 30 giugno 2007

SOMMARIO

LEGGE DI TUTELA

Confermato l’elenco dei 32 comuni

Con 15 voti favorevoli il Comitato paritetico ha definito il territorio di tutela

IL DOCUMENTO

La determinazione del Comitato paritetico

SLAVIA FRIULANA-BENE#IJA No alla media bilingue

L’incredibile decisione del Comune di San Pietro

UDINE

Media bilingue: il prefetto incontra una rappresentanza dei genitori

L’APPROFONDIMENTO Le scuole slovene in Italia

MINORANZA SLOVENA

Richiesta di maggiori finanziamenti Rudi Pavœi@ e Drago Œtoka

dal sottosegretario alle Finanze, Paolo Cento

GORIZIA-GORICA

Elezioni, abbiamo toccato il fondo!

«La nostra realtà insegna a fare l’Europa»

Intervista al nuovo sindaco di Tarvisio, Renato Carlantoni

PROSENICCO - PROSNID

Via crucis, un pezzo di storia locale

Grande partecipazione per il ritorno delle 14 tele, dipinte a mano, con scritte in sloveno

SLAVIA FRIULANA-BENE#IJA

Internet, identità slovena quasi sconosciuta Risultati della navigazione

nei www delle Valli del Natisone

GORIZIA-GORICA

GoriziaCinema e la doppia proiezione:

successo dei giovedì in lingua originale

ISSN 1826-6371

(2)

N

el corso della sua terza seduta il neocostituito Comitato paritetico ha nuovamente preso in esame l’elenco dei 32 comuni da inserire nel territorio di tute- la che, con qualche modifica, è stato sostanzialmente con- fermato. Com’è noto, il documento era stato precedente- mente inviato Roma, all’epoca del governo Berlusconi, dal precedente Comitato paritetico, presieduto da Rado Race, ma il governo di centrodestra, dopo continui rinvii non l’a- veva mai approvato. È quanto è stato riferito, nel corso della conferenza stampa seguita alla seduta del nuovo Comitato, dal suo presidente, Bojan Brezigar, e dal suo vice, Livio Furlan.

Brezigar ha riferito che alla seduta hanno preso parte 17 componenti del Comitato, dei quali 15 si sono espressi a favore dell’elenco, mentre l’esponente di Alleanza nazio- nale, Adriano Ritossa, ha votato contro, e l’esponente di Forza Italia, Stefano Rigotti, si è astenuto. Furlan ha defi- nito l’esito della votazione frutto della maturità politica rag- giunta dal Comitato ed ha aggiunto che in Europa esisto- no due destre, la prima aperta e orientata verso la politi- ca europea, la seconda chiusa e ostile alle minoranze lin- guistiche. A suo parere con questa seduta il Comitato pari- tetico ha dimostrato di guardare al futuro in un’ottica euro- pea.

Brezigar ha riferito che nel corso della seduta è stato appro- vato il documento, come risposta al governo italiano che ha chiesto al Comitato di verificare la presenza tradizionale della comunità nazionale slovena a Muggia-Milje presso Trieste, a Gorizia e Cividale. Il Comitato ha, inoltre, dovu- to effettuare una verifica empirica sulla presenza della comunità nazionale slovena in determinati quartieri citta- dini di Trieste-Trst, per la precisione a Barcola-Barkovlje, Gretta-Greta, Rojan-Roiano, San Giovanni-Svet Ivan, Cattinara-Katinara, Longera-Lonjer e Servola-Œkedenj,

«Nel fare questo – ha aggiunto Brezigar – abbiamo fatto riferimento all’elenco delle associazioni culturali, sportive, economiche e cattoliche, alle messe slovene che vengo- no officiate in questi quartieri e città, l’elenco delle scuole con lingua d’insegnamento slovena e a quello delle altre organizzazioni, che attestano la tradizionale presenza di sloveni in questi quartieri di Trieste e, naturalmente, a Muggia-Milje, Cividale-#edad e Gorizia-Gorica». A questo proposito Brezigar ha detto che nella delibera del Comitato non si fa riferimento ad alcun bilinguismo, ma piuttosto ai diritti fondamentali dell’uomo. In poche parole, in questi quartieri di Trieste e città, nei quali è prevista l’attuazione della legge di tutela, non verranno messe da un giorno all’al- tro le scritte bilingui, ma ad ogni cittadino di nazionalità slo- vena verrà riconosciuto il diritto di esigere dall’ammini- strazione pubblica risposta in lingua slovena.

Brezigar ha, inoltre, detto che il documento sarà ora spe- dito al governo, per l’approvazione e il successivo inoltro, per la firma, al presidente della Repubblica. Affinché entri in vigore, entro quattordici giorni dalla firma il documento dovrà essere pubblicato nella Gazzetta ufficiale italiana. Sia Brezigar che Furlan hanno auspicato che l’attuale gover- no approvi il documento entro la fine dell’estate. Nel perio-

do che intercorre dall’insediamento ad oggi il Comitato pari- tetico ha ricevuto diverse proposte e richieste di esclusio- ne dei comuni dall’elenco di tutela, che secondo Brezigar non sono legalmente previste.

Alcuni giorni fa il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, e i consiglieri comunali di destra avevano chiesto al Comitato paritetico di escludere dall’elenco dei comuni l’intero terri- torio del comune di Trieste. Richiesta questa che Brezigar giudica infondata sul piano legale, poiché essa ignora l’ef- fettiva situazione del comune di Trieste e l’impossibilità di abbassare il livello di tutela.

Jup (Novi glas, 21. 6. 2007

IL DOCUMENTO La determinazione del Comitato paritetico

Riportiamo qui di seguito, in forma integrale, il documen - to che il Comitato paritetico per la minoranza slovena ha recentemente inviato a Roma, al dipartimento per gli Affari regionali presso la presidenza del Consiglio dei ministri ad ulteriore conferma dell’elenco dei comuni della regione Friuli Venezia Giulia da inserire nel territorio di tutela.

In relazione alla nota di cui all’oggetto il Comitato istitu- zionale paritetico per i problemi della minoranza slovena in data 15 giugno 2007 ha assunto la seguente determi- nazione.

Premessa

Il Comitato istituzionale paritetico per i problemi della mino- ranza slovena (in seguito denominato Comitato), in ottem- peranza a quanto disposto dall’art. 4, comma 1, della Legge 23 febbraio 2001, n. 38, recante «Norme a tutela della mino- ranza linguistica slovena della Regione Friuli-Venezia Giulia» (in seguito denominata L. 38), in data 26 settem- bre 2003, nei termini stabiliti dalla legge, approvava l’elenco dei comuni e frazioni, nei quali si applicano le misure di tutela previste dalla L. 38 e deliberava l’invio della tabella al Consiglio dei ministri.

La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha ritenuto di inve- stire del problema il Consiglio di Stato, in particolare circa i poteri spettanti agli organi che intervengono nel procedi- mento avente per oggetto l’approvazione del sunnomina- to elenco. Il Consiglio di Stato nel parere del 5 maggio 2004 concludeva che la L. 38 non autorizza il Consiglio dei Ministri ad integrare o modificare autonomamente l’operato del Comitato, precisando che spettava al Comitato stesso la verifica della tradizionale presenza della minoranza nei singoli comuni o frazioni, richiesta dalla Legge.

In data 17 dicembre 2004 il Comitato, nel confermare la tabella approvata il 26 settembre 2003, controdeduceva for- nendo le proprie argomentazioni relative alla tradizionale presenza della minoranza slovena nel territorio di cui alla

Con 15 voti favorevoli il Comitato paritetico ha definito il territorio di tutela LEGGE DI TUTELA

Confermato l’elenco dei 32 comuni

Restano inclusi anche i comuni di Trieste, Muggia, Gorizia e Cividale del Friuli

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deliberazione del 26 settembre 2003.

Nella seduta del 25 novembre 2005 il Comitato approva- va le Precisazioni – integrazioni, relative alle città di Trieste, Gorizia e Cividale, e le trasmetteva alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Il Consiglio dei Ministri, nella riunione del 17 marzo 2006 deliberava di non approvare la tabella, «in quanto contra- stante, per il Comune di Trieste, con la proposta dei con- siglieri comunali, e per i comuni di Cividale del Friuli, Muggia e Gorizia, per omessa verifica dell’effettiva tradizionale pre- senza della minoranza linguistica slovena». Il Consiglio dei ministri deliberava altresì di avviare il procedimento sosti- tutivo di cui all’art. 4, comma 2, della L. 38.

In data 23 marzo 2006 l’estratto del verbale della riunione del Consiglio dei ministri veniva inviato al Comitato con richiesta di esame e risposta ai rilievi entro il termine di 30 giorni, termine peraltro non perentorio.

Considerazioni del Comitato

1 . Il Comitato preliminarmente osserva che il procedimento sostitutivo, di cui al verbale del Consiglio dei ministri, non sembra possa aver luogo. La legge infatti limita tale pos- sibilità al caso in cui “il Comitato non sia in grado di pre- disporre nel termine previsto la tabella”, fatto invece rego- larmente avvenuto, essendo stata la tabella approvata il 26 settembre 2003 e successivamente inviata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Le successive richie- ste di chiarimenti e le relative controdeduzioni rientrano, ad avviso di questo Comitato, in una fase comunque suc- cessiva a quella prevista dall’art. 4, comma 1, della L. 38.

2. Con riferimento alle altre richieste di chiarimento il Comitato osserva che l’ordinamento italiano determina i ter- ritori per i quali viene applicata la tutela delle minoranze linguistiche, in base alla presenza storica e non già in base alla densità rilevata; ne fa eccezione la Provincia di Bolzano con legislazione particolare che peraltro lega la rilevazio- ne con la concessione di particolari benefici, quali l’accesso al pubblico impiego, la concessione di alloggi di edilizia pub- blica, alcune posizioni nelle giunte provinciale e comuna- li ecc.

La Legge n. 482/99, della quale la L. 38 ha sostanzialmente mutuato il meccanismo, lega invece il riconoscimento dei diritti individuali alla presenza storica, esplicitata tramite la richiesta della minoranza (un terzo) dei consiglieri comu- nali o di una quota percentuale non eccessivamente ele- vata (15 per cento) dei cittadini. Va sottolineato che la legge, prevedendo esplicitamente l’iniziativa di un terzo dei con- siglieri comunali, prevede l’eventualità che l’indifferenza o la contrarietà della maggioranza dei consiglieri o/e del sin- daco non impedisca l’inserimento di un comune nell’area di insediamento della minoranza. Va inoltre evidenziato che la legge non esige che i firmatari di tale richiesta (consi- glieri comunali o cittadini del comune) appartengano o dichiarino di appartenere alla minoranza linguistica per la quale si richiede il riconoscimento e che quindi la legge non pone alcun limite minimo al numero dei parlanti, allinean- dosi con ciò con le posizioni più avanzate del Consiglio d’Europa e dell’Unione Europea che riconoscono nella diversità culturale e linguistica un patrimonio comune a tutti i cittadini e non soltanto a coloro che usano una determi- nata lingua.

3.Va poi evidenziato che la legge stessa gia inserisce tre dei quattro comuni oggetto del rilievo governativo (Trieste, Gorizia e Cividale del Friuli) nelle norme applicative della legge stessa, prevedendo esplicitamente l’istituzione di appositi uffici per consentire ai cittadini appartenenti alla

minoranza slovena l’esercizio di alcuni diritti individuali.

Sarebbe alquanto singolare se il legislatore avesse previ- sto tali strutture in aree non ritenute appartenenti al terri- torio di insediamento storico della minoranza.

Inoltre, all’art. 19 della L. 38 viene prevista la restituzione alla comunità slovena di due strutture, il Narodni dom di Trieste ed il Trgovski dom di Gorizia, entrambe ubicate nelle zone centrali delle rispettive città, il che implicitamente prova la presenza storica della minoranza slovena nelle due città.

Infine la L. 38, stabilendo all’art. 15 l’istituzione di una sezio- ne autonoma con lingua d’insegnamento slovena del con- servatorio di musica “Giuseppe Tartini” di Trieste, inseri- sce un’ulteriore riferimento alla città di Trieste, nella quale il conservatorio risulta essere ubicato.

Non può essere infine ignorata la sentenza n.° 28/1982 della Corte Costituzionale, laddove l’Alta Corte nello specifico, dopo lunga e dettagliata argomentazione, riferita esplici- tamente anche alle disposizioni dello Statuto speciale annesso al Memorandum di Londra, conclude che quan- to meno nel territorio triestino, intendendo per tale il già ipo- tizzato Territorio Libero di Trieste, coincidente con l’attua- le Provincia di Trieste (e quindi comprendente i Comuni di Trieste e Muggia), si è in presenza, al di là di ogni dubbio, di una "minoranza riconosciuta".

È inoltre opportuno rammentare che la presenza della mino- ranza slovena nelle città di Trieste e Gorizia è stata espli- citamente menzionata nel primo rapporto del governo ita- liano sull’applicazione della Convenzione quadro per la pro- tezione delle minoranze nazionali del Consiglio d’Europa, come peraltro già specificato nelle controdeduzioni del Comitato del 17 dicembre 2004, già menzionate nella pre- messa del presente documento..

Pertanto, fermo restando il mero riferimento ai diritti indi- viduali, di cui all’art. 8 della L.38, con la precisazione rife- rita ai centri di Trieste e Gorizia ed al comune di Cividale del Friuli, e senza pregiudizio per il riconoscimento dei dirit- ti collettivi, di cui all’art. 10 della L. 38 e per i quali la legge stessa prevede una procedura diversa, il Comitato ritie- ne che l’esclusione totale o parziale di detti comuni dalla tabella sarebbe in palese contrasto con la stessa volontà del legislatore che in più casi di misure applicative della legge ha fatto esplicito riferimento ai comuni di Trieste, Gorizia e Cividale del Friuli.

4. In relazione all’asserita omessa verifica della tradizio- nale presenza della minoranza slovena nei comuni di Gorizia, Muggia e Cividale del Friuli il Comitato precisa inol- tre che, non esistendo dati ufficiali o comunque certi sulla consistenza della minoranza nei singoli comuni, la verifi- ca può essere basata esclusivamente su dati empirica- mente rilevabili e rilevati. Tale rilevazione può essere basa- ta sulla presenza di istituzioni ed organizzazioni della mino- ranza slovena, insediate nei rispettivi territori.

5. Nel comune di Gorizia hanno sede numerose istituzio- ni ed organizzazioni della minoranza slovena. Si eviden- zia la presenza di scuole materne, elementari e medie di primo e secondo grado con insegnamento in lingua slovena, istituite con legge statali, due importanti centri culturali, il Kulturni dom ed il centro Lojze Bratu¡, associazioni cultu- rali, ricreative e sportive, una casa editrice, la redazione centrale di un settimanale, ed altro, attività peraltro rileva- te anche dal Primo rapporto sullo stato delle minoranze lin- guistiche in Italia, pubblicato dal Ministero dell’Interno nel 1994. Si evidenzia inoltre che il Comune di Gorizia è stato inserito nella perimetrazione della L. n. 482/99 per la mino- ranza linguistica slovena e che l’amministrazione comunale ha, in forza a tale inserimento, già adottato numerosi prov-

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vedimenti quali il rilascio di Carte d’identità, certificati ed altri documenti bilingui, l’istituzione dello sportello linguistico ed altro. Infine va ricordata la regolare celebrazione di ss.

Messe in lingua slovena in numerose chiese goriziane. In base a tali dati univoci ed anche tenendo conto dei prov- vedimenti già adottati dallo Stato e dagli enti locali, il Comitato ritiene ampiamente provata la presenza tradi- zionale della minoranza linguistica slovena nel Comune di Gorizia. Rimane inteso che nelle zone centrali della città di Gorizia i diritti individuali potranno essere esercitati attra- verso l’ufficio di cui all’ultima parte dell’art. 8, comma 4, della L. 38.

6. Nel comune di Muggia esistono una scuola materna ed una scuola elementare statali con lingua d’insegnamento slovena, frequentate da bambini provenienti da famiglie insediate in quel comune; esiste inoltre il Circolo degli Sloveni del Comune di Muggia, attivo da molti decenni.

Queste attività confermano la presenza della minoranza slo- vena in quel comune e quindi ampiamente giustificano il suo inserimento nella tabella di cui all’art. 4 della L. 38.

7 . Nel Comune di Cividale del Friuli, nel quale la L. 38 espli- citamente limita l’esercizio dei diritti individuali attraverso l’istituzione di un apposito ufficio, e quindi esonera il Comune e gli altri enti pubblici dall’organizzazione di altri servizi linguistici, hanno sede tutte le maggiori istituzioni della minoranza slovena della Provincia di Udine. In par- ticolare da decenni vi opera il Circolo culturale Ivan Trinko (fondato nel 1955), vi hanno sede il settimanale Novi Matajur, il quindicinale Dom ed il bollettino mensile Slov.it, l’associazione emigranti sloveni, il Centro culturale don Eugenio Bianchini, il gruppo teatrale amatoriale Beneœko gledaliœ@e ed altri. Cividale è anche sede per la provincia di Udine dell’Unione Culturale Economica Slovena, della Confederazione delle organizzazioni slovene, dell’Unione dei Circoli culturali sloveni, dell’Alleanza contadina e dell’Unione regionale economica slovena. Inoltre da decenni nel mese di gennaio a Cividale viene organizza- ta la Giornata dell’emigrante, una delle manifestazioni della minoranza slovena di maggior rilievo delle provincia di Udine, alla quale peraltro regolarmente partecipano nume- rosi esponenti delle autorità. Le attività di cui sopra ven- gono da anni finanziate con fondi pubblici, negli ultimi anni in particolare con i fondi di cui all’art. 16 della L. 38. Pertanto, convenendo sull’opportunità di concentrare, allo stato, l’e- sercizio dei diritti individuali nell’ufficio già menzionato, il Comitato ritiene che la tradizionale presenza della mino- ranza slovena nel comune di Cividale del Friuli non possa essere messa in dubbio.

8. In relazione all’asserito contrasto tra la tabella e la pro- posta dei consiglieri comunali di Trieste si evidenzia che 16 consiglieri comunali del Comune di Trieste avevano pro- posto:

a) che venisse incluso il Comune di Trieste nella tabella prevista dall’art. 4 dando attuazione a quanto previsto dal succitato ufficio di cui al comma 4 dell’art. 8 della L 38, del quale si chiede l’immediata attivazione;

b) che le rimanenti disposizioni dell’art. 8 e quelle dell’art.

10 della citata Legge si applicassero nel territorio di com- petenza delle Circoscrizioni Amministrative I (Altipiano est) e II (Altipiano ovest), …

c) … individuando inoltre, al di fuori della zona centrale della città, altre località del Comune dove la minoranza slove- na è tradizionalmente presente e nell’ambito delle quali le suddette disposizioni fossero applicate in maniera diffe- renziata.

Il Comitato rileva che la proposta dei Consiglieri comuna-

li prevede al punto a esplicitamente l’inclusione dell’intero Comune di Trieste nella tabella, precisando peraltro che l’attuazione debba avvenire attraverso l’ufficio di cui all’art. 8, comma 4 della L. 38.

Il punto b) è riferito alle due Circoscrizioni Amministrative I e II, esplicitamente citate e proposte per l’applicazione estesa dell’art. 8 e quindi non può dar adito a problemi di interpretazione.

In relazione alla parte della richiesta dei Consiglieri comu- nali di cui al punto c) si conviene che la prima stesura della tabella lasciava libertà di interpretazione dell’applicazione dell’art. 8 della L. 38. Per questo motivo il Comitato nelle Precisazioni – Integrazioni del 25 novembre 2005 ha inte- so precisare le «altre località del Comune dove la mino- ranza slovena è tradizionalmente presente». Sono stati così individuati i rioni di Barcola, Gretta, Roiano, San Giovanni, Cattinara, Longera e Servola. Trattasi di rioni nei quali hanno sede numerose istituzioni della minoranza slovena, tra le quali anche scuole pubbliche, peraltro elencate nello Statuto speciale annesso al Memorandum di Londra. A tito- lo esemplificativo viene allegato sub A alla presente un elen- co di associazioni ed organizzazioni della minoranza slo- vena, aventi sede nei territori di dette circoscrizioni. La tra- dizionale presenza della minoranza slovena in questi rioni non può che essere confermata. Inserendo i citati rioni nel- l’elenco trasmesso alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Comitato ha inteso correttamente interpretare la volontà sinteticamente espressa dai consiglieri comunali.

Conclusioni

Quanto premesso consente al Comitato di concludere che la tabella approvata nella riunione del 26 settembre 2003, le successive controdeduzioni al parere del Consiglio di Stato approvate nella riunione del 17 dicembre 2004 e le precisazioni - integrazioni alla tabella approvate il 25 novem- bre 2005, documenti non riportati in dettaglio nella presente risposta in quanto già da tempo trasmessi alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ma recepiti in toto dal Comitato, assieme ai chiarimenti forniti con la presente, contengano elementi dettagliati ed esaurienti che consentano alla Presidenza del Consiglio dei Ministri di predisporre lo sche- ma del D.P.R. previsto dall’art. 4, comma 1, della L. 38.

Il Comitato approva il testo della presente risposta e da mandato al Presidente di trasmetterla alla Presidenza del Consiglio dei ministri con proposta di predisporre la bozza del D.P.R. il base all’elenco dei comuni e frazioni appro- vato in data 26 settembre 2003 con le Precisazioni – inte- grazioni approvate in data 25 novembre 2005, e tra- smetterla al Presidente della Repubblica.

L’ELENCO DEI COMUNI

I 32 comuni per i quali è stato chiesto l’inserimento nel ter- ritorio di tutela 38/2001 sono: Tarvisio-Trbi¡, Malborghetto- Val Bruna/Naborjet-Ov@ja vas, Resia-Rezija, Lusevera- Bardo, Taipana-Tipana, Nimis-Neme, Attimis-Ahten, Faedis- Fojda, Torreano-Tauarjana, Pulfero-Podbuniesac, Savogna- Sauodnja, Grimacco-Garmak, Drenchia-Dreka, Stregna- Sriednje, San Leonardo-Svet Lienart, San Pietro al Natisone-Œpietar, Cividale-#edad, Prepotto-Prapotno, Cormons-Karmin, San Floriano-Œteverjan, Gorizia-Gorica, Savogna d’Isonzo-Sovodnje ob So@i, Sagrado-Zagraj ob So@i, Doberdò del Lago-Doberdob, Ronchi-Ronke, Monfalcone-Tr¡i@, Duino-Aurisina/Devin-Nabre¡ina, Sgonico-Zgonik, Monrupino-Repentabor, Trieste-Trst, San Dorligo della Valle-Dolina, Muggia-Milje.

(5)

P

RESENZA DELLE ORGANIZZAZIONI SLOVENE NEI RIONI DEL

C

OMUNE DI

T

RIESTE

Istituzioni scolastiche con lingua d’insegnamento slovena

Scuola materna Barcola

Scuola materna Gretta

Scuola elementare Barcola

Scuola elementare Roiano

Scuola materna di S. Giovanni Scuola materna di Longera Scuola elementare di S. Giovanni Scuola elementare di Cattinara Scuola media di S. Giovanni Scuola media di Cattinara Scuole secondarie di 2° grado a S. Giovanni

Scuola materna di Servola Scuola materna di S. Anna Scuola elementare di Servola

Scuola elementare di S. Anna (1)

Associazioni Culturali

Ass. K·D Rojanski Krpan Corale MPZ Rojan Ass. SKD Barkovlje Ass. Giovanile Mladinski kro¡ek Barkovlje

Ass. SKD S. Œkamperle Corale Parrocchia S. Giovanni Corale MPZ Sv. Ivan S. Giovanni Ass. Marij Kogoj S. Giovanni Ass. SKD Lonjer Katinara Corale

Ass. Giov. Lonjer Katinara Corale parrocchiale Cattinara

Ass. Ivan Grbec Corale Ivan Grbec Corale MPZ Œkedenj Corale MPZ Sv. Ana Ass. KD Kolonkovec

Associazioni Sportive

Circ. Vela TPK Sirena Barcola

S. messa in lingua slovena

Chiesa di Barcola Chiesa di Roiano

Chiesa di S. Giovanni Chiesa di Longeva Chiesa di Sottolongera Chiesa di Cattinara

Chiesa di Servola Chiesa di S. Anna Attività Roiano - Gretta - Barcola S. Giovanni - Cattinara - Longera Servola

Altro

1) Attività temporaneamente sospesa perché nel 2001 l’edificio è stato danneggiato da un incendio e tuttora non è stato ripristinato.

Centro mariano Marijin dom Rojan Assoc. Assistenziale Podporno druœtvo v Rojanu

Centro mariano Marijin dom S. Giovanni

Suore scol. francescane di Cristo Re Cooperativa Lonjer Katinara

Ass. genitori scuola Mil@inski Ass. genitori scuola Sv. Ciril in Metod

Centro Dom Jakob Ukmar Museo Etnografski muzej Œkedenj

Polisportiva Bor (circoli sportivi autonomi di atletica, pallacanestro, pallavolo, nuoto, calcio, ginnastica) S. Giovanni

Pallacanestro Cicibona S. Giovanni Ciclismo Adria Longera

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rano all'uso della madre lingua friulana, slovena o tede- sca…».

La memoria sulla tutela della comunità slovena presente in provincia di Udine, ricorda che l'Arcidiocesi «ha sempre sostenuto i diritti della comunità slovena presente sul pro- prio territorio». Un impegno particolare è stato profuso nei decenni della sua opera parstorale in questo senso soprat- tutto dall'Arcivescovo Alfredo Battisti che aveva voluto dare concretezza agli enunciati di principio constatando di per- sona, con una visita pastorale nella Slavia, i rischi che la comunità correva con la perdita del proprio linguaggio, attra- verso cui erano stati trasmessi i valori della fede.

Oggi, ancora una volta, l'Arcidiocesi di Udine si fa interprete dei bisogni dei fedeli della Slavia ed «esprime preoccu- pazione per lo stato di sofferenza di queste comunità in campo sociale ed economico, che mina la loro stessa sopravvivenza. Per questo motivo invita la Regione ad inter- venire con efficaci strumenti per assicurare un adeguato sviluppo economico che assicuri un futuro dignitoso a que- ste popolazioni».

L. M.

(Dom, 30. 6. 2007)

TUTELA Clima insopportabile

Il clima politico e sociale nel quale oggi viviamo dà ragio- ne anche ai meteorologi che da tempo annunciano disa- stri per il nostro pianeta. Se è vero che il tempo è bizzar- ro, ancor più lo è quello politico. Dalla fine della guerra, nes- suno ricorda una stagione simile.

È dal 1994 che il confronto politico è diventato scontro senza esclusione di colpi, dove non si discutono progetti o idee, semplicemente li si rifiuta con veemenza.

I telegiornali sono tutti uguali, per quanto riguarda la poli- tica: all’azione ed alle proposte del governo segue una lunga lista di critiche dell’opposizione, fatta sempre con le solite parole, tanto che, da un giorno all’altro, le dichiarazioni sono fotocopia delle precedenti. Anche i dichiaranti sono sem- pre gli stessi. I ministri poi, almeno alcuni, fanno del loro meglio perché le fotocopie riescano bene.

Questo clima insopportabile sembra si sia stabilito anche da noi in Benecìa. C’è sempre un nuovo agitarsi, ma non per contrastare azioni o iniziative che non si condividono, ma per impedire l’applicazione di leggi approvate dal Parlamento, come la legge sulla minoranza slovena in Italia.

Sempre in questo ambito, abbiamo sentito della petizione di un gruppo di persone contro l’avvio della scuola media bilingue di San Pietro e la conseguente trasformazione della direzione didattica in istituto comprensivo.

Ci si chiede il perché. In nome di quale principio si vuole negare agli altri quanto la Costituzione riconosce come dirit- to inalienabile e le leggi finalmente hanno riconosciuto?

Non dimentichiamo che il 14 febbraio del 2001, in dirittu- ra d’arrivo della legislatura, fu approvata la legge di tute- la degli sloveni in Italia e precisamente nelle province di Gorizia, Trieste e Udine.

Chissà perché, alcuni irriducibili vogliono escludere Udine dai benefici di legge. Alcuni consiglieri hanno chiesto la can- cellazione dai benefici di legge dei comuni di Stregna, Pulfero e Taipana, senza dire che i comuni di Pulfero, Savogna e Drenchia non hanno ancora installato le tabel- le stradali bilingui, che stanno così bene, dove le hanno

UDINE

Chiesa udinese: sì alla tutela degli sloveni

La «memoria» dell’Arcidiocesi alla commissione consiliare regionale

«L’Arcidiocesi di Udine ha sempre sostenuto i diritti della comunità slovena presente sul proprio territorio e, attraverso il clero sloveno, ha promosso l’inculturazione della fede con- tribuendo al mantenimento e alla valorizzazione della lin- gua slovena locale nella liturgia, nella catechesi, nelle ric- che tradizioni religiose. Fulgide figure di sacerdoti — tra tutte ricordiamo mons. Ivan Trinko, don Antonio Cuffolo, don Giuseppe Cramaro, mons. Valentino Birtig, don Mario Laurencig… — hanno dedicato la loro vita a queste comu- nità interpretando il loro profondo sentire religioso e il desi- derio di conservare la propria identità culturale e religiosa.

Nelle mutate condizioni culturali e sociali la comunità slo- vena dell’Arcidiocesi di Udine necessita di appropriati stru- menti legislativi per conservare e tramandare alle future generazioni il proprio patrimonio linguistico e culturale».

È questo il passaggio centrale della «memoria» che il vica- rio generale, mons. Giulio Gherbezza, ha inviato a nome dell’Arcidiocesi di Udine al presidente della sesta com- missione consiliare, Kristian Franzil, in vista delle audizio- ni sulla legge regionale di tutela della minoranza slovena, che hanno avuto luogo lo scorso 25 giugno, a Trieste pres- so la sede del consiglio regionale.

A motivo delle mutate condizioni culturali e sociali, si legge nel messaggio «risulta indispensabile un’istruzione ade- guata nella lingua slovena, senza dimenticare la grande ric- chezza rappresentata dai dialetti locali. L’esperienza della scuola bilingue di San Pietro al Natisone negli oltre vent’an- ni della sua attività ha dimostrato di interpretare adegua- tamente le attese della comunità in questo campo. Questa istituzione, riconosciuta dalla legge, necessità di un ulte- riore sviluppo per rispondere alle esigenze delle famiglie che hanno scelto per i loro figli questo tipo di istruzione: il completamento del ciclo della scuola dell’obbligo con l’av- vio della scuola media inferiore e la presenza di questa isti- tuzione nei territori dove se ne sente l’esigenza».

Il documento, che dimostra ancora una volta l’equilibrio e la lungimiranza della Chiesa udinese sulla protezione e la valorizzazione delle comunità linguistiche presenti all’interno della comunità diocesana, prende lo spunto dalle costitu- zioni del quinto Sinodo udinese quinto, nelle quali viene rac- comandato «che le comunità cristiane locali tengano conto del pluralismo etnico-linguistico della Chiesa che è in Friuli.

Esse infatti sono chiamate ad utilizzare quella lingua che permette di far risuonare e percepire meglio il messaggio evangelico.

Non si tratta di strumentalizzare il Vangelo in funzione della tutela o promozione di una lingua, ma di essere fedeli allo stile di evangelizzazione della Chiesa nella sua storia.

Fin dagli inizi la chiesa “imparò ad esprimere il messaggio di Cristo ricorrendo ai concetti e alle lingue dei diversi popo- li. È tale adattamento della predicazione della parola rive- lata, deve rimanere legge di ogni evangelizzazione. Così infatti viene sollecitata in ogni popolo la capacita di espri- mere secondo il modo proprio il messaggio di Cristo e al tempo stesso viene promosso uno scambio tra la chiesa e le diverse culture dei popoli” (Gaudium et spes 44 1461).

Pertanto gli operatori pastorali delle comunità locali ricor-

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L

a scuola media bilingue a San Pietro al Natisone non si fa. Il “no” del sindaco Tiziano Manzini alla richiesta di completare l'educazione bilingue nella scuola pri- maria con l'istituzione della scuola media bilingue, è stato netto. Dopo aver tentato in questi anni di accreditare l'im- magine di sé come di un uomo moderato, aperto al dialo- go ed impegnato ad amministrare a vantaggio di tutti i suoi cittadini, martedì sera in consiglio comunale, Manzini si è tolto la maschera o se non altro ha reso evidente il prez- zo pagato alla destra ed al nazionalismo nostrano. Costi ulteriori da sostenere non ci sarebbero o sarebbero molto limitati perché la 1. classe della media bilingue potrebbe trovare spazio o nei locali della scuola bilingue in viale Azzida o in un'aula delle medie. D'altra parte ci sono state ampie e ripetute rassicurazioni da parte dell'assessore regionale Roberto Antonaz sulla copertura finanziaria. Con questo pretesto però - perché è l'unico aspetto della que- stione in cui è coinvolto il Comune - il sindaco ha tran- quillamente negato ad una parte dei suoi cittadini ed a tutta la comunità delle Valli del Natisone un diritto costituzio- nalmente garantito e sancito dalla legge.

Ma i genitori non intendono mollare: è già partita una dif- fida per il sindaco ed è stato approntato un esposto da invia- re alle più alte cariche dello Stato ed a tutte le autorità com- petenti in cui annunciano di voler procedere all'istituzione della prima classe della scuola media bilingue facendosi carico delle spese e riservandosi di chiedere, poi, a enti e persone che hanno disatteso la loro richiesta il rimborso delle spese sostenute oltre al risarcimento degli eventua- li danni.

Manzini martedì in consiglio comunale ha prima chiama- to in causa la Regione dicendo che interventi una tantum non risolvono il problema. Subito dopo però ha aggiunto le motivazioni vere al diniego. L'offerta formativa delle medie risponde alle esigenze, ha detto, c'è stato un movimento di protesta e al sindaco sono pervenute 400 firme di citta- dini contrari alla scuola media bilingue. Nelle linee pro- grammatiche della maggioranza, ha aggiunto, non era pre- vista l'istituzione della media bilingue e dulcis in fundo «il dialetto non deve essere prevaricato dalla lingua slovena».

Era stata Bruna Dorbolò ad evidenziare il disagio di molti cittadini e dei genitori interessati e le nuove tensioni crea-

te negli ultimi giorni che avevano provocato anche la sospensione del programmato incontro tra sindaci, asses- sore regionale e rappresentanti dei genitori la settimana scorsa. Una riunione convocata da nostri amministratori in questa sala, ha denunciato la Dorbolò, ha portato alla nasci- ta di quello che è stato definito comitato spontaneo con- tro la scuola bilingue. «Non intendiamo tornare indietro di 40 anni» ha dichiarato la Dorbolò invitando il sindaco a riflet- tere sulle sue responsabilità nei confronti di un'intera gene- razione.

I consiglieri della lista civica Simone Bordon e Fabrizio Dorbolò hanno poi chieste le dimissioni dell'assessore Dennetta.

«Non si calpestano i diritti di nessuno» ha affermato il capo- gruppo della lista civica Simone Bordon «non si chiude nessuna scuola, non manca il denaro. E un assessore all'i- struzione che si erge a capopopolo e come Masaniello manifesta contro l’apertura di una scuola dovrebbe dimet- tersi» ha concluso. Richiesta ribadita con forza anche da Fabrizio Dorbolò. In precedenza, in fase di dichiarazione di voto sul bilancio consuntivo, anche il consigliere Firmino Marinig aveva invitato il sindaco a non ascoltare chi grida più forte, ma ad applicare le leggi.

La chiusura della maggioranza di centro-destra che ha fatto cadere nel vuoto ogni appello, è stata totale. Ma la vicen- da avrà un seguito perchè rispetto a 40 anni fa è mutato il contesto geo-politico, storico-culturale e soprattutto nor- mativo.

(Novi Matajur, 28. 6. 2007)

SLAVIA FRIULANA – BENE#IJA Scuola privata come risposta al comune

La decisione dei genitori della bilingue

«L’amministrazione comunale di San Pietro ha detto no all’i- stituzione della scuola media statale bilingue? E noi geni- tori degli alunni della quinta elementare bilingue ne facciamo una privata!».

L’incredibile decisione del Comune di San Pietro al Natisone SLAVIA FRIULANA-BENE#IJA

No alla media bilingue

Ma i genitori degli alunni inviano una diffida al sindaco e un documento alle autorità dello Stato

poste.

Circolano da anni, strane teorie linguistiche sulla origine e identità dei dialetti sloveni della Benecìa. La tenacia con cui alcuni le sostengono non accresce la loro attendibilità, perché quest’ultima si fonda su altre basi, note a chi si inten- de solo un po’ di linguistica. Per questa poi non ci si improv- visa. Qui il volere non basta.

Ma per fortuna, ci sono persone che giudicano le cose in modo diverso, non guidate da opportunità politica o di dub- bia popolarità, ma ispirate dal bene reale. Così, in questi giorni la diocesi di Udine, al pari di quelle di Gorizia e Trieste, nella persona del Vicario generale, mons. Giulio Gherbezza, ha dato il benestare per il disegno di legge regionale sulla

tutela degli sloveni nelle tre province sopra ricordate. L’ha fatto in piena applicazione delle disposizioni sinodali del 1988, nelle quali la Chiesa udinese si faceva e continua ad essere paladina dei diritti fondamentali dei friulani e degli sloveni. Siamo in buona compagnia con i friulani, e assie- me potremo tutelare i nostri diritti. Non dimentichiamo, anco- ra una volta, che una sana e normale concezione della società, non mette mai in discussione i diritti sanciti dalla Costituzione e, per noi cristiani, dalla nostra concezione della persona umana. Per fortuna, in questo caso, le due ispirazioni coincidono.

Marino Qualizza (Dom, 30. 6. 2007)

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È stata questa la logica, anche se sofferta, conclusione di una lunga e tormentata vicenda che si è conclusa nel peg- giore dei modi, creando ancora una volta spaccature su un problema che dovrebbe essere risolto tranquillamente nel rispetto delle leggi vigenti.

La vicenda sembra riportare le lancette dell’orologio indie- tro agli anni in cui ogni iniziativa per valorizzare la lingua e la cultura slovene sbatteva contro il muro dell’insipien- za, eretto da forze occulte che a larghe mani seminavano la paura di invasioni, di spostamento di confini. Sono muta- ti i protagonisti, ma non le finalità: cancellare la presenza di ogni traccia slovena, puntare il dito contro coloro che si adoperano per salvaguardare e valorizzare quanto è rima- sto di una cultura millenaria.

Le motivazioni adottate dal sindaco Tiziano Manzini nel corso del consiglio comunale del 26 giugno – la mancan- za di adeguati finanziamenti da parte della regione per le spese che il comune deve sostenere per la gestione del- l’edificio scolastico – si sono rivelate infondate dalle assi- curazioni arrivate dall’assessore regionale alla Cultura, Roberto Antonaz.

Le ragioni adottate dai consiglieri della Lista civica – Bruna Dorbolò, Simone Bordon e Fabrizio Dorbolò – sono cadu- te nel vuoto, ma la richiesta di dimissioni dell’assessore all’Istruzione (!), che si adopera per impedire la nascita di una scuola nel proprio comune la dice lunga sul clima pro- vocato dalla netta chiusura del comune nei confronti di una legittima richiesta.

La reazione dei genitori della scuola bilingue è stata ferma e dignitosa e la decisione di istituire la prima classe media bilingue privata è stata la logica conseguenza di una chiu- sura inspiegabile, oltre contro la legge di tutela della mino- ranza slovena, ma soprattutto del buon senso, dei più ele- mentari principi pedagogici e didattici.

Tutto ciò ha costretto i genitori ad inviare una diffida al sin- daco Tiziano Manzini e a sottoscrivere un documento in cui esprimono l’intenzione di istituire una scuola media pri- vata, che verrà inviato a tutte le autorità, a cominciare dal presidente della Repubblica per arrivare ai sindaci delle Valli del Natisone.

Naturalmente chiederanno la rifusione delle spese soste- nute per il funzionamento della scuola privata.

Le motivazioni si sprecano. «È inaccettabile che altri deb- bano decidere sul tipo di scuola che deve frequentare mio figlio. La decisione del comune e la petizione di alcune per- sone contro l’istituzione dell’istituto comprensivo della scuo- la bilingue di fatto impedisce il completamento della scuo- la dell’obbligo con il tipo di apprendimento al quale gli alun- ni sono stati avviati a partire dalla scuola dell’infanzia».

«Si tratta di posizioni oscurantiste – sbotta un altro geni- tore – che impediscono lo sviluppo culturale delle Valli del Natisone sia nel senso di un apprendimento linguistico che consolida il radicamento sul territorio, che di possibilità di impiego per i nostri ragazzi».

«Nessuno impone niente a nessuno – fa eco un altro –, per questo non capisco quale fastidio può dare l’avvio della scuola media bilingue come logico compimento del primo ciclo di studi».

«È da anni che aspettiamo la scuola media bilingue e da anni sentiamo solo promesse – ricorda un terzo –. Ora che nelle alte «sfere» qualcosa si sta muovendo, ecco che spun- tano i soliti oppositori, ma questa volta noi genitori andre- mo fino in fondo: se non verranno esaudite le nostre giu- ste richieste, istituiremo una scuola media bilingue priva- ta».

(Dom, 30. 6. 2007)

UDINE

Il prefetto incontra una rappresentanza dei genitori

«Vi starò vicino, cercherò di aiutare voi ed i vostri bambi- ni e mi adopererò per trovare una soluzione naturale alla vicenda». Il prefetto di Udine dott. Camillo Andreana ha con- cluso così l’incontro con i rappresentanti delle associazio- ni slovene della provincia di Udine ed una rappresentan- za dei genitori delle Valli del Natisone che si è tenuto oggi, lunedì 2 luglio, in mattinata in Prefettura a Udine. Tema del- l’incontro la richiesta di istituzione della scuola media bilin- gue a S. Pietro al Natisone a completamento dell’istruzio- ne bilingue nella fascia dell’obbligo.

La richiesta trova fondamento nella legge di tutela della minoranza slovena (38/01) e nella riforma Moratti che arti- cola l’istruzione in due cicli, il primo dei quali nella fascia dell’obbligo comprende la scuola primaria e la scuola secon- daria di primo grado. È stata formalizzata dal Consiglio di circolo della scuola bilingue, ma si è arenata per il rifiuto del Comune di San Pietro al Natisone di dare avvio alla procedura.

Iole Namor per la Unione culturale economica slove- na–Skgz e Riccardo Ruttar per la Confederazione delle organizzazioni slovene–Sso della provincia di Udine hanno illustrato al Prefetto le ragioni del disagio e dello scon- certo della comunità di fronte a questo rifiuto, giudicato incomprensibile, in contrasto con la legge e la volontà dei genitori. Bruna Dorbolò, presidente dell’Istituto per la cul- tura slovena, ha evidenziato il prestigio e la risonanza a livello europeo che la scuola elementare bilingue ha dato a S. Pietro e a tutte le valli del Natisone e come la scuo- la media sia il naturale proseguimento di quella positiva esperienza educativa.

Sono state poi Elena Domenis ed Antonella Bucovaz ad illustrare le ragioni dei genitori che tramite un legale di fidu- cia hanno fatto pervenire al sindaco di S. Pietro al Natisone una diffida, mentre una decina di genitori hanno cancella- to l’iscrizione dei propri figli dalla scuola media di S. Pietro con l’intenzione di istituire il prossimo anno scolastico la prima media bilingue privata con insegnamento in lingua italiana e slovena se non si arriverà ad una soluzione posi- tiva. Il prefetto Andreana, come detto, si è dichiarato pron- to ad intervenire per ricomporre la difficile situazione e dare uno sbocco alla vicenda con l’istituzione della scuola media bilingue.

MINORANZA Sso ed Skgz dal direttore scolastico regionale

In primo piano i problemi urgenti

della scuola slovena in Friuli Venezia Giulia

Il nuovo direttore scolastico regionale, Ugo Panetta, ha rice- vuto, recentemente, presso la sua sede a Trieste, i presi- denti dell’Unione culturale economica slovena-Skgz, Rudi Pavœi@, e della Confederazione delle organizzazioni slo- vene-Sso, Drago Œtoka. All’ordine del giorno le numerose questioni aperte inerenti l’organizzazione e l’attività delle

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scuole slovene in Friui Venezia Giulia. Nel corso dell’in- contro Pavœi@ e Œtoka hanno sottolineato l’importanza fon- damentale che l’istruzione riveste per la comunità slove- na e hanno richiamato l’attenzione del direttore scolastico sulle difficoltà emergenti causate dal ritardo nell’attuazio- ne della legge di tutela 38/2001.

Pavœi@ e Œtoka si sono soffermati, soprattutto, su tre que- stioni. Innanzitutto hanno sottolineato la necessità che ven- gano ripristinati gli organici separati per le scuole slovene.

Si tratta di organici già previsti dal decreto n. 233 del 1998, emesso dal Presidente della Repubblica, in base al quale essi erano già stati costituiti negli anni scolastici dal 1998/1999 al 2001/2002. Dall’anno scolastico 2002/2003 la regionalizzazione degli organici aveva posto fine alla spe- cificità della scuola slovena, il che è causa di innumere- voli problemi, dal momento che nella definizione del nume- ro del personale docente per la scuola slovena non è pos- sibile adottare gli stessi criteri validi per il sistema scola- stico italiano.

I presidenti di Skgz ed Sso hanno, quindi, menzionato l’Ufficio per l’istruzione slovena, previsto dall’art. 13 della legge di tutela, del quale è finora stato nominato il diretto- re provvisorio, mentre restano irrisolte le questioni ineren- ti il personale e le competenze dell’ente. A questo propo- sito Pavœi@ e Œtoka hanno sollecitato una soluzione urgen- te, dal momento che dall’Ufficio dipende l’attività dell’inte- ro sistema scolastico sloveno in Italia.

Di seguito è stata affrontata la questione dell’istruzione bilin- gue nella provincia di Udine, dove alla statalizzazione della scuola bilingue di San Pietro, avvenuta il 1° settembre 2001, non ha ancora fatto seguito la definizione legale delle com- petenze linguistiche del personale docente e non. È stata, inoltre, sottolineata la necessità di assicurare nella fascia territoriale della provincia di Udine, in cui risiede la mino- ranza slovena, la scuola media dell’obbligo bilingue.

Al termine dell’incontro Œtoka e Pavœi@ hanno consegna- to una relazione dettagliata, sui punti affrontati, a Panetta, il quale ha dimostrato sensibilità ed attenzione verso la pro- blematica scolastica esposta.

(Primorski dnevnik, 6. 6. 2007)

ROMA Œtoka e Pavœi@ al Ministero dell’Istruzione

I presidenti dell’Unione culturale economica slovena-Skgz, Rudi Pavœi@, e della Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso, Drago Œtoka, sono stati recentemente rice- vuti presso il Ministro all’Istruzione, a Roma, da Sergio Scala e dal ministro Giuseppe Fioroni.

Nel corso dell’incontro si è parlato soprattutto di due que- stioni: dei cosiddetti organici separati per le scuole slove- ne e delle prospettive dell’istruzione slovena nella provin- cia di Udine. Il ministero è per principio favorevole all’isti- tuzione della scuola media bilingue a San Pietro al Natisone-Œpietar, che garantirebbe una continuità didatti- ca alla locale scuola materna ed elementare bilingue.

L’istituzione della scuola media bilingue, forte anche del sostegno dell’amministrazione e delle autorità scolastiche regonali, dovrebbe essere concretizzata a breve, forse a partire dall’anno scolastico 2008/2009.

Più complessa e non meno attuale è la questione degli orga- nici separati, dal momento che è in gioco l’affermazione dell’autonomia della scuola slovena nell’ambito del siste-

ma scolastico italiano. In questo contesto rientra anche le questione delle cattedre, in merito alla quale Œtoka e Pavœi@

hanno consegnato al ministero uno specifico promemoria.

Precedentemente i presidenti delle due organizzazioni più rappresentative della minoranza slovena avevano avuto un lungo colloquio con il sottosegretario al governo, Miloœ Budin, sull’istruzione, sul finanziamento delle istituzioni cul- turali minoritarie e sulla legge di tutela in relazione alla recente delibera del Comitato paritetico.

Œtoka e Pavœi@ hanno, inoltre, annunciatio che prossima- mente saranno impegnati in un tavolo di lavoro con i sot- tosegretari Ettore Rosato e Miloœ Budin, nel corso del quale saranno affrontate tutte le questioni aperte relative alla mino- ranza slovena e verranno prese decisoni sui prossimi passi da compiere (…).

Positivo il giudizio generale, espresso da Pavœi@ e Œtoka, sui due giorni d’incontri nella capitale. Œtoka ha sottolineato come i rappresentanti del governo siano sufficientemente informati sui problemi della minoranza slovena e ha defi- nito molto utile la pressione esercitata su di essi da Sso e Skgz, «anche se – ha aggiunto – alla fine bisogna giudi- care in base ai risultati concreti».

Della stessa opinione anche Pavœi@, che sottolinea soprat- tutto la necessità di risolvere la questione finanziaria e si aspetta molto anche dal sostegno offerto dai sotosegretari Rosato e Budin.

Per quanto riguarda la legge finanziaria 2008 va ricorda- to che il Consiglio dei ministri ne approverà le direttrici fon- damentali appena prima della pausa estiva. Il prossimo set- tembre, invece, il ministero delle finanze riceverà dagli altri ministeri tutte le proposte relative, tra le quali, si auspica, anche la clausola che prevede maggiori finanziamenti per la comunità slovena.

(Primorski dnevnik, 20. 6. 2007)

L’APPROFONDIMENTO Le scuole slovene in Italia

Pubblichiamo qui di seguito i passi più significativi della rela - zione sulle scuole con lingua d’insegnamento slovena nelle province di Trieste e Gorizia, presentata, nel corso di un recente convegno svoltosi a San Pietro al Natisone, dal diri - gente scolastico prof. Toma¡ Sim@i@. In essa non trova spa - zio la questione scolastica slovena nella provincia di Udine e la scuola di musica slovena, che costituiscono un capi - tolo a sé.

Le scuole slovene – esordisce Sim@i@ – sono state ripri- stinate a Trieste e a Gorizia nell’autunno del 1945 dall’Amministrazione militare alleata-Ama. Esse furono isti- tuite alla fine del 18° secolo, all’epoca della riforma scola- stica promulgata dall’imperatrice d’Austria, Maria Teresa.

L’istruzione pubblica slovena su questo territorio ha, quin- di, alle spalle una tradizione ultracentenaria, che ha subi- to interruzioni drammatiche, come all’epoca del Ventennio fascista, per poi riprendere nuovamente.

Oggi il ciclo scolastico in lingua slovena, a Trieste e Gorizia, copre l’intero percorso formativo dalle scuole materne a quelle superiori. Un apparato questo regolato da una par- ticolare rete scolastica, che comprende 5 direzioni didat- tiche a Trieste e 1 a Gorizia, 1 istituto comprensivo a Gorizia, 5 scuole medie inferiori e 4 istituti superiori a Trieste (classico, scientifico, linguistico, sociopedagogico, com-

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merciale, per geometri, professionale con indirizzo elet- tronico, meccanico e biologico) e due plessi di scuole supe- riori a Gorizia (classico, liceo sociologico e tecnologico, isti- tuto professionale per il turismo, istituto tecnico ad indiriz- zo commerciale e tecnologico).

Per quanto riguarda i dati sugli iscritti, va detto che nel pros- simo anno scolastico la popolazione scolastica comples- siva, frequentante le scuole slovene, ammonterà a 3576 unità, e cioè 1454 a Gorizia e 2122 a Trieste o, ragionan- do per gradi: 887 nella scuola materna, 1277 nella scuo- la elementare, 583 nella scuola media inferiore e 829 in quella superiore.

La rete scolastica di cui parlo e al cui sviluppo hanno con- tribuito gli atti della Ama, i trattati internazionali, gli accor- di bilaterali e la legislazione specifica italiana, è oggi parte integrante del sistema giuridico italiano.

Le caratteristiche peculiari di questo sistema scolastico sono:

1) l’insegnamento curricolare si svolge completamente in lingua slovena (ad eccezione dell’italiano e delle lingue stra- niere); le scuole slovene in Italia sono, quindi, monolingui, e non bilingui, secondo il modello adottato nella nostra peni- sola anche dalla comunità tedesca nel Sud Tirolo e da quel- la francese in Val d’Aosta; nella pratica d’insegnamento quo- tidiano la specificità delle scuole con lingua d’insegnamento slovena si esplica soprattutto (anche se non esclusiva- mente) attraverso la lingua, intesa sia come mezzo di comu- nicazione e reciproca comprensione che come mezzo di espressione di contenuti astratti, spirituali (riguardanti l’ar- te, la letteratura, la poesia, la cultura in generale, ecc.);

2) l’identità slovena di queste scuole si manifesta sul piano simbolico, dell’identificazione con la tradizione politico-nazio- nale slovena e dell’integrazione nella vita culturale slove- na. In questo modo sono molte le scuole slovene in Italia ad aver fatto del loro rapporto verso l’identità slovena parte integrante del loro piano educativo-formativo, che costi- tuisce il documento fondamentale di ogni istituzione sco- lastica. Il liceo scientifico e classico France Preœeren a Trieste, per esempio, sottolinea come esso «in quanto scuo- la con lingua d’insegnamento slovena in Italia è chiamato a promuovere con particolare attenzione la lingua e la cul- tura e a rafforzare l’identità slovena attraverso la convivenza costruttiva con la nazione madre e con le altre culture e identità»;

3) di conseguenza anche il personale docente, impiegato in queste scuole, è sloveno, e cioè di madre lingua slove- na: e ciò secondo una normativa contemplata nel Memorandum di Londra del 1954, che è stata adottata anche dalla legge italiana, in base alla quale, nel 1961, le scuole slovene nel Triestino e Goriziano sono state for- malmente inserite nel sistema legislativo italiano; un simi- le ordinamento è in vigore anche nel Sud Tirolo. La nor- mativa (valida anche per le scuole italiane in Slovenia e in Croazia) mira ad assicurare alla scuola minoritaria un pro- gramma d’insegnamento di qualità sotto il profilo linguisti- co;

4) i diplomi, conseguiti presso queste scuole, sono rico- nosciuti legalmente a livello nazionale e sono equipollen- ti a quelli rilasciati dalle scuole italiane;

5) queste scuole sono integrate a pieno diritto nel sistema legislativo italiano, che sono chiamate ad osservare; a que- sto proposito per le scuole slovene in Italia valgono gli stan- dard, gli orientamenti e i programmi d’insegnamento nazio- nali, naturalmente con le opportune modifiche ed integra- zioni inerenti, soprattutto, l’insegnamento della lingua, la geografia, l’educazione civica, artistica, ecc.

6) in base agli accordi internazionali e bilaterali in diversi ambiti le scuole slovene in Italia sono sostenute dalle auto- rità scolastiche della Repubblica slovena. Questa corre- sponsabilità emerge da accordi quali, per esempio, il Memorandum di Londra del 1954, il Verbale della Comissione mista del 1964, noto anche come accordo Gerin/Klenc, con le successie modifiche e integrazioni, il Trattato di Osimo del 1975; l’accordo culturale del 1994 e il Verbale sulla collaborazione in tema di educazione e istru- zione del 1995. I succitati accordi e trattati oltre che su que- stioni didattiche (sussidiari, formazione e aggiornamento dei docenti, attività del consulente pedagogico, varie gite d’istruzione in Slovenia), vertono anche sul sistema che regola le scuole slovene e sulla cosiddetta rete scolasti- ca. Essi trasferiscono lo status giuridico della scuola slo- vena nel Triestino e Goriziano dalla sfera politica interna italiana al sistema giuridico internazionale.

Naturalmente questo non significa che tutte le questioni, relative all’istruzione slovena in Italia, siano risolte.

Ritengo, infatti, che, a trent’anni di distanza, la pubblica- zione di Bonamore dal titolo «Disciplina giuridica delle Istituzioni scolastiche a Trieste e Gorizia» sia d’insegna- mento e quanto mai attuale. La trafila di cose lasciate incom- piute, non chiarite e non dette, di cui parla l’autore, conti- nua, infatti, ancora oggi. Alcuni esempi: in base alla legge di tutela 38/2001 è stato istituito l’Ufficio per le scuole slo- vene, ma stiamo ancora aspettando che gli sia assegna- to un organico; nel dicembre del 2006 è stato emesso un decreto sulla commissione regionale slovena, dal quale però è stato cancellato l’articolo sulle sue competenze; nel 1998 abbiamo ottenuto la separazione degli organici delle scuo- le slovene da quelle italiane, ciononostante essa non è ancora stata concretizzata; abbiamo ottenuto il dipartimento autonomo dell’istituto pedagogico e di ricerca (Irre), ma la legge finanziaria per il 2007 sopprime questi istituti su tutto il territorio nazionale. E potrei continuare di questo passo, citando numerosi altri esempi.

Mi soffermo, in particolare, su una questione scottante, che è stata lasciata in sospeso nonostante sia d’importanza fon- damentale per il futuro della scuola slovena. La legge 341 del 19 novembre 1990 stabilisce l’obbligatorietà del con- seguimento della laurea per l’insegnamento nelle scuole elementari, mentre per le scuole medie richiede la fre- quenza del biennio di specializzazione post-laurea. Per l’a- bilitazione dei docenti appartenenti alla minoranza slove- na, la legge, al paragrafo 5 dell’art.3, prevede la possibi- lità di stipulare convenzioni con le università slovene. Il 22 marzo del 2002, quando l’attuazione di questa legge era ancora nella fase iniziale, è stata di fatto sottoscritta una convenzione sull’abilitazione dei docenti sloveni tra le uni- versità di Trieste e Udine da una parte, tra quelle di Lubiana e Maribor e la regione Friuli Venezia Giulia dall’altra.

Sorvolando sulle difficoltà finanziarie ed organizzative e su determinate inesattezze giuridiche, inerenti l’attuazione della suddetta convenzione, mi chiedo se sia possibile aspettarsi seriamente che 100, 200 o poco più ore di insegnamento in lingua slovena siano sufficienti per l’abilitazione all’in- segnamento nelle scuole slovene. Se possiamo aspettar- ci da siffatti docenti che diventino paladini della tutela della cultura linguistica slovena, ampiamente promossa su entrambi i versanti del confine. Penso che l’attuale forma- zione dei quadri docenti sia insufficiente ed è questo un problema fondamentale della scuola slovena in Italia oggi.

Un ultimo riferimento va fatto alla struttura nazionale della scuola slovena in Italia. La problematica è complessa e richiederebbe di essere discussa a parte. In questa sede

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organizzazioni slovene-Sso, Drago Œtoka. Pavœi@ e Œtoka hanno consegnato a Cento un promemoria dettagliato sulla situazione finanziaria, le esigenze e le attività delle istitu- zioni culturali minoritarie. Non dobbiamo dimenticare che nell’ambito della Skgz e dello Sso, nelle province di Trieste, Udine e Gorizia, operano circa trecento tra circoli, asso- ciazioni, organizzazioni e vari enti.

Cento, esponente dei Verdi, ha preso atto delle necessità della minoranza slovena e si è impegnato a girarle all’at- tenzione del ministero, guidato dal ministro Tommaso Padoa Schioppa, affinché ne tenga conto nella formulazione della legge finanziaria e del bilancio dello Stato. Il proce- dimento sarà avviato prima della pausa estiva ed entrerà nel vivo il prossimo settembre, quando è previsto un altro incontro tra Cento, Pavœi@ e Œtoka.

Il Ministero delle Finanze ha un ruolo importante in mate- ria di legge finanziaria, mentre le consultazioni coinvolgo- no tutti i ministeri. Per questo motivo Cento ha proposto a Sso e Skgz di presentare le loro richieste a tutti i ministe- ri, che in diversi ambiti si occupano della minoranza slo- vena. A questo proposito Pavœi@ ha riferito di aver di recen- te informato personalmente sulla situazione finanziaria della minoranza slovena i ministri degli Esteri, Massimo D’Alema, degli Affari regionali, Linda Lanzillotta, e il presidente della commissione parlamentare agli Affari costituzionali, Luciano Violante. D’Alema si occupa di minoranza slovena nel- l’ambito dei rapporti con la Slovenia, mentre la Lanzillotta è istituzionalmente interessata alle questioni inerenti le minoranze nazionali e linguistiche.

Per quanto riguarda il sostegno finanziario alla minoranza Pavœi@ e Œtoka hanno esortato anche gli enti locali. Dei loro colloqui presso le autorità competenti a Roma sono rego- larmente informati i sottosegretari al governo, Miloœ Budin e Ettore Rosato. Oltre ai 5 milioni di lire, ai quali abbiamo accennato, l’approvazione dell’elenco dei comuni del Friuli Venezia Giulia da inserire nel territorio di tutela (alla quale il governo avrebbe già dovuto procedere) apporterebbe ulte- riori finanziamenti da Roma. Si tratta di contributi contem- plati da vari articoli della legge di tutela 38/2001, i quali si riferiscono direttamente all’elenco dei comuni e che, per esempio, riguardano le scritte bilingui ed altri interventi.

Questi finanziamenti cospicui sono attualmente fermi nella casse dello Stato e, come abbiamo detto, verranno utiliz- zati solo al momento dell’attuazione delle normative di legge relative all’elenco dei comuni. Il notevole ritardo nell’at- tuazione della legge 38 ha, quindi, arrecato alla comunità regionale slovena gravi danni finanziari. (…)

(Primorski dnevnik, 19. 6. 2007)

LJUBLJANA Pelikan: superare gli anni bui del passato

Il direttore dell’Ufficio per gli sloveni d’oltre confine sulla situazione delle minoranze

(…) In un’intervista il direttore dell’Ufficio sloveno per gli sloveni d’oltre confine e nel mondo, Zorko Pelikan, defini- sce ben organizzate e strutturate le comunità slovene in Italia, Austria e Ungheria, che sono positivamente integrate nell’ambito del più ampio contesto sociale in cui vivono.

Pelikan si è inoltre detto ottimista sul futuro miglioramen- to dei rapporti tra le minoranze slovene e i rispettivi gover- ni di riferimento. (…)

mi limito alla semplice constatazione della scuola come insieme di persone. A chi sono, dunque, rivolte le scuole con lingua d’insegnamento in Italia? Sul piano giuridico una risposta alquanto esauriente viene offerta dal secondo arti- colo della legge 1012, che nel 1961 inserì l’istruzione slo- vena a Trieste e Gorizia nel sistema giuridico italiano: «Le scuole (con lingua d’insegnamento slovena) sono rivolte agli appartenenti alla comunità linguistica slovena». La scuola slovena è, quindi, per legge espressamente rivol- ta agli sloveni, e non a tutti i cittadini indistintamente. Questa norma di legge è frutto del particolare periodo storico, era il 1945, in cui maturò. Da allora, però, la situazione politi- ca, sociale e culturale è cambiata radicalmente. La comu- nità nazionale slovena – che ci piaccia o no – non è più un compatto monolito nazionale, qual era stata nel 1945 e per alcuni decenni nel dopoguerra. Ed è questa una realtà evidente se consideriamo gli utenti della scuola slovena:

tra essi notiamo non solo più esclusivamente appartenenti alla comunità slovena, come recita la legge del 1961, ma anche figli di famiglie miste e non slovene. Molti, infatti, scel- gono di iscrivere i propri figli nella scuola slovena perché questa si distingue dal sistema scolastico maggioritario per la sua offerta formativa linguistica e culturale bilingue, il che non sempre implica il riconoscersi nell’identità nazionale slovena. Un dato questo di per sé non negativo, che indi- ca come sia cambiato il rapporto della società verso la lin- gua slovena, che è diventata un polo d’interesse. Ne pren- diamo atto con soddisfazione, ma ci rendiamo conto di quanto la preparazione del quadro docente sia insufficiente alle esigenze dei discenti. D’altro canto, l’allargamento della cerchia di interessati all’apprendimento della lingua slovena apre una nuova questione, e cioè la necessità di preser- vare un adeguato livello linguistico, che risponda alle atte- se della minoranza slovena, alla quale la scuola slovena è prevalentemente indirizzata. La maggiore sfida che, nei prossimi dieci anni, attende la scuola slovena in Italia sta proprio nella capacità di sapere coordinare e promuovere entrambe queste esigenze.

MINORANZA SLOVENA Richiesta di maggiori finanziamenti

Rudi Pavœi@ e Drago Œtoka

dal sottosegretario alle Finanze, Paolo Cento Negli ultimi quindici anni i finanziamenti destinati dallo Stato italiano alla minoranza slovena sono invariati, nonostante la crescita annuale dell’inflazione e l’aumento delle spese.

Fino all’approvazione della legge di tutela 38/2001 questi fondi (circa 10 miliardi di lire) venivano assegnati in base alla legge per le aree di confine, a partire dal 2002 i con- tributi ammontano a circa 5milioni di euro l’anno. Diciamo circa poiché questo ammontare è stato a volte soggetto ad oscillazioni se non, addirittura, a ribassi sotto i 5 milioni di euro. Va, inoltre, detto che i finanziamenti, che a nome dello Stato vengono assegnati alla minoranza dalla regione Fvg, arrivano generalmente in ritardo e, spesso, subiscono intop- pi burocratici. Tutto ciò crea problemi alle organizzazioni minoritarie, soprattutto a quelle con dipendenti a carico.

Questo il tema principale affrontato nell’ambito del recen- te incontro tra il sottosegretario al ministero delle Finanze, Paolo Cento, e i presidenti dell’Unione culturale economi- ca slovena-Skgz, Rudi Pavœi@, e della Confederazione delle

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Pelikan riconosce l’esistenza di una struttura legislativa di base che assicura una buona tutela alla minoranza slovena in Italia, Austria e Ungheria, la cui attuazione però segna il passo. I motivi vanno ricercati, a suo parere, nelle cir- costanze storiche e nelle convenzioni multilaterali, che con- dizionano l’attenzione dei singoli governi verso la minoranza slovena.

Pelikan riconosce le difficoltà che ostacolano l’attuazione delle leggi, ma sottolinea anche la necesità di essere rea- listi. «È necessario conoscere i fondamenti legislativi – ha detto Pelikan – e impegnarsi ad osservarla ogni giorno. La comunità slovena, forte della sua efficiente organizzazio- ne e delle strutture di cui dispone, può fare valere questi diritti. Ovviamente non si tratta di un procedimento imme- diato, dal momento che ci sono ancora persone che temo- no la slovenizzazione del territorio. E tuttavia nell’Unione Europea, in cui tutti siamo cittadini di un’unica entità, non ha più senso nutrire simili timori».

Pelikan ha, poi, auspicato in una prossima attuazione, su vasta scala, dei diritti già riconosciuti alle minoranze, in modo tale da consentire ai loro appartenenti un’integrazione paritaria nel più ampio contesto sociale. Ha, inoltre, aggiun- to che, grazie alla conoscenza di due lingue e culture, gli appartenenti alla minoranza possono fare da collante tra gli Stati confinanti e arricchire, in tal modo, la comunità nella quale vivono.

Alla domanda che cosa possa fare la Slovenia nella pro- mozione della tutela, Pelikan afferma che più delle pres- sioni politiche sono efficaci altre forme di esortazione all’af- fermazione dei diritti minoritari. «La buona collaborazione tra i governi – ha aggiunto Pelikan – può contribuire signi- ficativamente a facilitare l’affermazione dei diritti minorita- ri e al superamento di quelle paure, che affondano le radi- ci negli anni bui del passato».

«È necessario – conclude Pelikan – superare questi timo- ri e cercare nuove occasioni, sfruttare il fatto di fare parte dell’Unione Europea e l’elevato interesse manifestato, soprattutto dai giovani, verso l’apprendimento della lingua slovena». Il sottosegretario sloveno ha, infine, sottolinea- to la necessità di puntare sui fattori positivi, sulle forme di collaborzione reciproca e di sviluppo, rafforzare i rapporti e aspirare ad un migliore tenore di vita, non solo sul piano economico, ma nel suo più ampio significato culturale.

Maja Lazar Jan@i@/Sta (Primorski dnevnik, 15. 6. 2007)

TRIESTE E LA SLOVENIA Il confine irrisolto

Non fosse una questione seria, vi sarebbe di che sorride- re: una crisi di governo della città causata da una visita a Se¡ana? Suvvia, per la memorialistica triestina quelle quat- tro case erano l’emblema dell’oltreconfine, il grigiore della Jugoslavia di Tito, le code per la benzina a poco prezzo.

Benzina povera di ottani, i dieci chili di bistecche avvolto- late in una carta dozzinale. Chi l’avrebbe mai detto che Se¡ana si sarebbe trasformata nello scacco matto per la diplomazia comunale, un nodo politico da spaccare la mag- gioranza di centrodestra, An contro Dipiazza, le due anime del Polo che vengono ad un insanabile conflitto: ci si va o non ci si va a parlare con il consiglio comunale di Se¡ana?

Roba da far schiattare di divertimento l’indimenticata

«Cittadella» di Carpinteri e Faraguna, ma non da prima

pagina: che, invece, la vicenda occupa e continuerà a occu- pare, a pieno titolo. Perché nel frattempo sono scompar- si Tito e la Jugoslavia, la «Cittadella» (purtroppo) pure, le quattro case sghembe di allora sono una cittadina tirata a lustro che ospita imprese innovative e attrae investimenti dall’estero, ma il confine è per noi ancora un confine irri- solto. E più tende a smaterializzarsi (e fra sei mesi sparirà del tutto), più si fa problema.

Vi sono due cause distinte nel braccio di ferro tra il sinda- co e Alleanza nazionale, sulla visita da farsi o meno al pic- colo municipio di confine. La prima è arcinota e già svi- scerata: il partito della destra, che pure non s’è opposto all’inclusione europea della Slovenia, guarda con diffiden- za oltre confine e, date le vertenze ancora aperte con il mondo degli esuli, vi vede più motivi di rivendicazione che di collaborazione. Ma la vera causa scatenante dell’affai- re Se¡ana NB: IN CORSIVO (a tal punto ci siamo ridotti) è contingente e tutta interna alla maggioranza comunale:

una parte della quale, e specialmente in An, guarda con crescente dispetto ad un sindaco che ha preso a muoversi in autonomia, a tutto campo e trasversalmente rispetto all’asse politico.

Ormai da tempo – sostanzialmente dall’inizio del secondo mandato – Dipiazza ha accentuato il profilo che gli è più consono: quello di amministratore pragmatico e spiccio, orientato ai risultati visibili più che alla logica di schieramento e, quindi, attento ai temi economici o urbanistici più che a quelli storico-politici, di cui invece negli anni del primo man- dato si fece paladino anche acceso, subendo il vincolo di coalizione e, talvolta, rimanendo con il cerino in mano. Oggi, a episodi, come l’ormai celeberrima «abrogazione» del 25 aprile, Dipiazza non si presterebbe più. Si muove per conto suo e questo profilo «illyano» (da lui stesso sottolineato con le frequenti apparizioni a braccetto del governatore), per giunta alla vigilia della campagna per le regionali, crea molti malumori. Di qui le polemiche sul Magazzino vini e Palazzo Carciotti, poi sul piano del traffico, quindi sul piano parcheggi e, infine, sul nervo più scoperto di tutti: i festeggiamenti pro- grammati per la caduta del confine con la Slovenia e, ora, la visita a Se¡ana.

È, dunque, tutta tattica politica? Naturalmente no: al fondo c’è la questione del rapporto con il confine. Se¡ana non è l’ombelico el mondo, ed è forse irrituale come An sostie- ne – che il consigio comunale di un capoluogo di regione si rechi, armi e bagagli, da una municipalità così piccola.

Ma non vi fose stato questo motivo di contrarietà, ne sareb- be spuntato un altro. E, invece, anche Se¡ana conta e meri- ta un incontro, e finanche il gesto d’eleganza che si fa nei confronti del più piccolo, recandosi lì: il circondario è ser- vito dalla nostra Acegas, ospita già oggi l’embrione di un parco scientifico, e vi è una miriade di questioni di confi- ne (pendolarismo, controlli, forza lavoro, disponibilità di ter- reni industriali, costo delle abitazioni) che è interesse anzi- tutto «nostro» regolare. Qui sta il punto: si serve l’interes- se nazionale (o cittadino, come in questo caso) non solo insistendo con tenacia per una soluzione dei problemi lasciati aperti dalla storia, ma anche collaborando lealmente sulla pluralità di temi – anzitutto economici – d’interesse comune: triestino, italiano, sloveno e croato. Ed è, anzi, la piena apertura che illumina la richiesta di giustizia storica e le dà solenne dignità politca, sgomberandola dai sospet- ti di preconcetto.

Rinchiudere Trieste, mentre si stanno per smantellare le strutture del confine, non è tutelarla. Il prossimo anno la Slovenia sarà presidente di turno dell’Ue, e Lubiana per un semestre la capitale d’Europa. I prossimi 27 e 28 giu-

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